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Rassegna Stampa del 22/03/2018

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SE ERDOGAN SI PRENDE TUTTA LA STAMPA TURCA

Gruppo vicino a Erdogan compra i media d’ opposizione

IL TAVOLO SULL’ INFORMAZIONE DIGITALE

Timvision punta a 4,5 milioni di clienti

Utili e margini in crescita nel 2017 Per la Rai una cedola da 35,8 milioni

Radio Italia cavalca i giovanissimi

Poligrafici Editoriale, raccolta online a +4,5%

Pubblicità, tax credit per la stampa

Chessidice in viale dell’ Editoria

Discovery Italia, partenza sprint

Editoria, i decreti che mancano

Diritti tv, Cairo: «Capire la lettera di Mediapro»

I primi 10 anni del Corriere Fiorentino

Gruppo Espresso, i pm indagano su «falsi» stati di crisi

Poligrafici, ricavi a quota 142 milioni QN conferma il primato in edicola

Milano – Seminario Big&Small Data. Quando usare i Big e quando gli Small? | Prima Comunicazione

Da Rai Way cedola da 35,8 milioni a Viale Mazzini

SE ERDOGAN SI PRENDE TUTTA LA STAMPA TURCA

La Repubblica
MARCO ANSALDO
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Hurriyet, il quotidiano laico più importante della Turchia, passa nelle mani di imprenditori vicini a Recep Tayyip Erdogan, e all’ ombra del Bosforo le sorti del giornalismo indipendente subiscono l’ ennesimo colpo. Uno dei pochi organi di stampa rimasti sufficientemente equidistanti dal potere, nonostante ripetuti rovesci, è finito a una holding il cui presidente è gradito al capo dello Stato. Viceversa, l’ uomo d’ affari che lo ha venduto, Aydin Dogan, storico imprenditore editoriale, per salvare il suo impero aggredito da critiche, accuse e imposizioni fiscali altissime, ha scelto di dismettere tutto il settore dedicato ai media. Si dedicherà d’ ora in poi alle altre attività, energia e costruzioni, per evitare di finire sotto la mannaia di Ankara. È l’ ennesima batosta per la stampa in Turchia. Il nuovo che avanza è invece rappresentato dal capo della cordata di acquirenti, Yildirim Demiroren. Già presidente del Besiktas calcio attuale campione in carica, uomo adesso alla testa della Federazione che ha ambizioni di ospitare gli Europei del 2024, Demiroren già 8 anni fa aveva acquisito altri media da Dogan, come il quotidiano laico Milliyet, subito trasformato in organo compiacente con il partito conservatore di origine religiosa. Nulla al confronto di quanto accadrà nel 2013 a Sabah, divenuto una sorta di Pravda turca (ma interessante da leggere per cogliere gli umori del vertice), e successivamente ai media vicini all’ imam accusato del golpe fallito, Fethullah Gulen, come il quotidiano Zaman: da un giorno all’ altro “liberato” dei suoi giornalisti con la polizia in redazione, commissariato dal governo, occupato da cronisti fedelissimi prima della sua brutale chiusura. Hurriyet è solo il gioiello della dismissione attuata da Dogan a favore di Demiroren. Perché la nuova holding ha acquisito, oltre alla testata storica, anche il tabloid Posta, il giornale sportivo Fanatik, e i due influenti canali televisivi CnnTurk e Kanal D. Per l’ 81enne uomo d’ affari turco, la vendita (conclusa per 1,25 miliardi di dollari) era diventata un passo obbligato. Quasi 10 anni fa, con Erdogan già allora potentissimo primo ministro, aveva ingaggiato un braccio di ferro feroce che lo aveva costretto a pagare una super-multa (poi ridotta dal Consiglio di Stato) per presunta evasione fiscale, ma gravida di pesanti conseguenze per la sua attività editoriale. Dopo il mancato golpe del 2016, due alti dirigenti del suo gruppo erano stati anche arrestati per legami con Gulen. Ora il Sultano controlla tutti i media principali. Un piccolo giornale come Birgun calcola che 21 dei 29 quotidiani a tiratura nazionale facciano parte della stretta cerchia attorno al capo dello Stato, rappresentando il 90% delle copie pubblicate. E la clamorosa operazione finanziaria, mirata a occupare i pochi territori mediatici ancora liberi, marca la presa quasi totale della stampa. Con lo stato d’ emergenza post-golpe in vigore, e la repressione che conta 160mila dipendenti pubblici licenziati e 55 mila persone arrestate. Fra queste, 154 giornalisti, editori, traduttori e scrittori. A rimanere professionalmente vivi, nel deserto turco dei media che fronteggiano la censura, uno sparuto gruppo di corrispondenti stranieri, e poche voci locali confinate nel ridotto di quotidiani quasi privi di pubblicità e di cronisti (imprigionati, come al laico e repubblicano Cumhuriyet). Anche qualche sito indipendente. Non è un caso che la notizia della vendita di Hurriyet sia uscita, a sorpresa, sulla benemerita testata online T24. Segno che lo spazio per informazioni non ufficiali trova sempre la forza e il modo di filtrare. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Gruppo vicino a Erdogan compra i media d’ opposizione

Il Sole 24 Ore

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In Turchia, il gruppo Domiroren, considerato vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan, ha concluso un accordo per acquistare il quotidiano Hurriyet e la Cnn Turk, rafforzando così ancora di più il controllo del governo di Instanbul sui mezzi di comunicazione del Paese. Domiroren – secondo quanto ha detto un manager del gruppo, anticipando l’ annuncio ufficiale – ha infatti accettato di rilevare la divisione media del gruppo Dogan in un’ operazione (da 1,25 miliardi di dollari) che include anche il quotidiano Posta e quello sportivo Fanatik, anche questi tra i più diffusi in Turchia. Yildirim Demiroren, ex proprietario della squadra di calcio del Besiktas e attuale presidente della Federazione calcistica turca, nel 2011 aveva già acquistato i quotidiani dell’ opposizione laica, Milliyet e Vatan, cambiando radicalmente la loro linea editoriale per sostenere il governo. Anche in quel caso a vendere era stato il gruppo Dogan, dopo essere stato multato per 2,5 miliardi di dollari per tasse non pagate. Dopo il golpe fallito del 2016, la repressione di Erdogan ha colpito anche la stampa non allineata: sono 154 i giornalisti finiti in carcere e molti i media chiusi perché accusati dal governo di legami con il terrorismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

IL TAVOLO SULL’ INFORMAZIONE DIGITALE

Il Sole 24 Ore

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Gli obiettivi Nella delibera del 6 novembre scorso, l’ Agcom ha deliberato l’ istrituzione di un tavolo per contrastare i fenomeni di disinformazione e lesione del pluralismo informativo online I partecipanti Al tavolo, cui possono prendere parte tutti gli enti istituzionali e i soggetti pubblici o privati a vario titolo interessati, sono invitati gli attori dell’ informazione online e, in particolare, le maggiori piattaforme di social network e motori di ricerca, gli editori di stampa e radiotelevisivi (inclusi quelli che si avvalgono di piattaforme distributive online), le associazioni delle imprese del settore dei media e dell’ informazione Scambio di dati e informazioni I partecipanti al tavolo favoriscono lo scambio di informazioni su prevenzione, blocco o rimozione dei contenuti online lesivi della correttezza, dell’ imparzialità e del pluralismo, sulle loro fonti di finanziamento e sul contrasto agli account falsi.

Timvision punta a 4,5 milioni di clienti

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Obiettivo 4,5 milioni di clienti nel 2020, il triplo rispetto al livello attuale, come da piano strategico DigiTim da poco presentato. Telecom passa alla “fase due” per Timvision: una fase nuova, voltando pagina rispetto al piano – per ora tramontato – della joint venture con la Canal+ dell’ azionista di controllo Vivendi. Il 28 dicembre 2016 Timvision era diventata società: una Srl totalmente controllata da Telecom con l’ obiettivo di produrre, co-produrre, ideare e realizzare opere cinematografiche, programmi e contenuti audiovisivi. Dopo poco più di un anno, arriva il vero e proprio start, visto che domani per i clienti della piattaforma di Tim – arriverà la serie “Skam Italia”: remake di una serie norvegese cult per i teenager, coprodotta per l’ Italia da Timvision, che ne avrà l’ esclusiva , con la società Cross Production. «Per tutto il 2017 abbiamo realizzato un attento lavoro di scouting sul mercato – spiega al Sole 24 Ore Daniela Biscarini, presidente esecutivo di Timvision Srl – per trovare progetti validi, in linea con le nostre ambizioni e che ora siamo in grado di proporre ai nostri clienti». Skam Italia è la prima serie in ordine di apparizione, cui seguirà una docuserie sul gruppo musicale “Dark Polo Gang”, coprodotta con Oplon Film in associazione con Ringo Film e fra qualche mese, in autunno, la serie “L’ amica geniale”, tratta dal best seller di Elena Ferrante e targata Hbo-Rai Fiction e Timvision. Fra produzioni e coproduzioni la controllata di Tim punta ad accelerare lasciandosi alle spalle, come detto, il progetto di jv con Canal +. «È chiaro – replica Biscarini – che il progetto joint venture non è da escludere in futuro, che si tratti di Canal+ o altri player. In questo mondo le alleanze aiutano a fare business». Oggi «Timvision va avanti da sola». Bocche cucite sul budget a disposizione. A quanto risulta al Sole 24 Ore, se la joint venture fosse andata in porto la dotazione complessiva per produzione e acquisizione di contenuti sarebbe stata nell’ ordine dei 150 milioni di euro annui. Il budget, anche in opzione stand-alone, dovrebbe avvicinarsi nel tempo a questa cifra, a dimostrazione di quanto in Telecom puntino sui contenuti, che si tratti di serie Tv o di film per il cinema dove Timvision ha partecipato ora a “Ride”, prodotto da Lucky Red e Mecurious e a “Manuel”, presentato alla mostra di Venezia. Certo, tutto questo si scontra con un panorama in cui gli over the top internazionali come Netflix o Amazon (che ieri ha annunciato l’ aumento del servizio Prime da 19 a 36 euro all’ anno) stanno crescendo. ««Il nostro prodotto può essere complementare ad altre offerte che sono spesso con contenuto esclusivamente internazionale. Timvision integra ai contenuti provenienti dal mercato internazionale una offerta italiana di alto livello. Inoltre grande attenzione sarà rivolta a progetti per i giovani, realizzati proprio da autori e registi giovani. Questo secondo noi farà la differenza». Quel che potrebbe fare la differenza è il calcio. Tim è al momento fra gli interlocutori dell’ intermediario indipendente spagnolo Mediapro che, seppur con qualche patema, è chiamato a breve a chiudere il cerchio sui diritti della Serie A per il prossimo triennio. «Dal punto di vista generale – dice il presidente di Timvision – è innegabile che il calcio sia un elemento di attrazione notevole. Noi come Tim siamo interessati a entrarci ma, come abbiamo sempre detto, al giusto prezzo». Lo sport è ora comunque presente grazie in parte grazie all’ accordo con Discovery-Eurosport. Si vedrà. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Utili e margini in crescita nel 2017 Per la Rai una cedola da 35,8 milioni

Il Sole 24 Ore
Ce. Do.
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Rai Way manda in archivio il 2017 con ricavi a 216,2 milioni di euro (+0,5%), utile netto a 56,3 milioni (+34,6%), Ebitda adjusted a 115,5 milioni (+3,8%) ed Ebit a 81,4 milioni (+24,1%). Gli investimenti ammontano a 23,7 milioni (a fronte dei 19,5 milioni del 2016). A fine 2017, l’ indebitamento è pari a 4,8 milioni (9,4 milioni al 31 dicembre 2016) a conferma, precisa la nota diffusa ieri dalla società guidata da Aldo Mancino, «della solida generazione di cassa». Il cda ha poi proposto un dividendo di 20,26 cent per azione (con la Rai che staccherebbe un assegno da 35,8 milioni di euro), corrispondente ad un valore complessivo in linea con l’ utile netto 2017 e a un dividend yield del 4,4 per cento. Nella conference call con gli analisti seguita al cda, Mancino è poi tornato sulla vendita di Persidera, la società dei multiplex detenuta da Telecom Italia e Gedi, per la quale Rai Way aveva presentato un’ offerta congiunta vincolante con F2i, fatta poi scadere. «Restiamo in contatto con i venditori», si è limitato a dire il numero uno. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Radio Italia cavalca i giovanissimi

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Radio Italia è pronta a cavalcare l’ interesse che i giovanissimi stanno nuovamente mostrando nei confronti del rap. Per questo ha lanciato una web radio interamente dedicata al genere, ascoltabile sul sito e sull’ app, insieme con un canale televisivo per ora presente su Sky e TivùSat. Lo ha rivelato ieri il responsabile marketing dell’ emittente, Alessandro Volanti, al 2° Milano Marketing Festival di Class Editori in un incontro con il vicedirettore di Class Cnbc, Franco Tagliaferri. «È un modo per ampliare i nostri ascoltatori aggiungendo una fetta di pubblico che normalmente non ascolta Radio Italia. Oggi l’ età media di inizio d’ ascolto della radio è sui 19 anni, grazie ai talent che l’ hanno abbassata, ma con il rap si può raggiungere un pubblico ancora più giovane e magari accompagnarlo fino ai 35-40 anni». Radio Italia Rap sarà solo online, per ora nessun progetto di farla sbarcare sul Dab, il digitale terrestre radiofonico (d’ altronde i giovani ascoltano soprattutto in rete), e così anche per il canale non è in programma per il momento la trasmissione sul digitale terrestre che richiede investimenti maggiori. Anche questo è uno dei segnali del rinnovamento del mezzo radiofonico, che si sta dimostrando più dinamico che mai in questi ultimi anni. «Oggi la radio sta molto bene», ha detto Alessandro Volanti, figlio del presidente e fondatore di Radio Italia Mario Volanti, «lo si vede dai dati di ascolto, dal fermento che c’ è attorno, da quello che riescono a organizzare. È un mezzo in salute e in grado di adattarsi a uno scenario molto cambiato». La radio non è più soltanto il dispositivo tradizionale da cui esce solo l’ audio: questa resta la sua forza principale, poi ci sono una serie di strumenti che aiutano ad allargare il perimentro e il target: «la radio aveva l’ enorme gap di non avere la parte visual, poi è entrata nei social e in tv e si è riusciti ad aggiungere anche il video. «Si può vivere anche senza avere la tv, in realtà, anche senza i social. Dipende dal campionato in cui vuoi giocare: le radio principali sono sui social, la maggior parte ha anche un canale tv. Sono tutti strumenti che servono se vuoi competere a un livello importante». Dopotutto, aggiunge Volanti, la crescita negli ascolti di Radio Italia si deve anche alla moltiplicazione delle possibilità di entrare in contatto con la radio. Tra l’ altro l’ emittente oggi ha 3 milioni di applicazioni scaricate e gli ascolti su questa piattaforma iniziano a diventare consistenti. Uno dei momenti di coinvolgimento e di grande impatto sul pubblico è sicuramente Radio Italia Live il concerto, tradizionalmente a Milano ma l’ anno scorso proposto anche a Palermo. «È una città che ha pochissimo in termini di musica, non ha strutture. Noi tramite il comune siamo riusciti a organizzare il concerto al Circo Massimo, siamo riusciti a fare una cosa enorme e abbiamo avuto un riscontro bellissimo. Purtroppo quest’ anno rimaniamo a Milano. Fare due date ha una complessità enorme, abbiamo quasi raddoppiato il cast. Questo implicherebbe scendere di livello e siccome negli ultimi anni sono sbocciati tanti eventi musicali vogliamo dare il massimo e resteremo con un unica data il 16 giugno». Il concerto 2017 peraltro è stato trasmesso oltre che su Radio Italia tv anche su Nove e Real Time, dopo che per anni era andato in onda su Italia 1. Una novità seguita all’ ingresso di Mediaset nel mondo delle radio che ha portato anche all’ impossibilità per l’ emittente di Volanti di rinnovare il contratto di concessione pubblicitaria con Mediamond in seguito ai vincoli antitrust. «Ci siamo trovati a cercare partnership alternative per tutto quello che si faceva con Mediaset. Devo dire che i risultati con Nove e Real Time sono stati ottimi con l’ 8% di share che il canale non fa nemmeno con Crozza». © Riproduzione riservata.

Poligrafici Editoriale, raccolta online a +4,5%

Italia Oggi

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Poligrafici Editoriale ha chiuso il 2017 con una perdita netta consolidata di 2,9 milioni di euro rispetto all’ utile di 800 mila euro dell’ esercizio precedente. Il conto economico, neutralizzato dei risultati delle attività cedute, ha evidenziato un utile consolidato netto di 1,3 milioni di euro. I ricavi netti del gruppo guidato dal vicepresidente e a.d. Andrea Riffeser Monti si sono attestati a 142,4 milioni di euro rispetto a 150,4 milioni di euro del 2016, con un decremento del 5,3%. I ricavi di vendita dei quotidiani e delle riviste hanno registrato invece una flessione del 7%. I ricavi pubblicitari consolidati sono stati sostanzialmente in linea con l’ esercizio precedente (-0,7%) segnando dei risultati nettamente migliori rispetto agli andamenti del mercato. La raccolta pubblicitaria sui quotidiani cartacei editi dal gruppo (il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Il Telegrafo e il dorso sinergico QN Quotidiano Nazionale,) hanno registrato infatti una contrazione del 1,4%, con un incremento del 3,8% per la pubblicità commerciale nazionale, mentre la raccolta locale, comprensiva della rubricata, finanziaria e di servizio, ha visto una flessione del 3,6%. Anche la raccolta pubblicitaria online nazionale e locale, pari a 5,2 milioni di euro (9,5% sul fatturato totale pubblicitario), ha evidenziato segnali positivi con un incremento, a valori complessivi, del 4,5% e del 14% a parità di testate gestite. Gli interventi di riorganizzazione editoriale ed industriale, abbinati agli interventi sul costo del lavoro, sia strutturali che congiunturali, hanno determinato una diminuzione dei costi operativi e del costo del lavoro di 4 milioni di euro rispetto al precedente esercizio. Il margine operativo lordo è stato positivo per 12,2 milioni rispetto a 15 milioni del 2016, mentre l’ indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2017, pari a 30,9 milioni di euro, è migliorato di 10,8 milioni di euro. Il QN Quotidiano Nazionale, fascicolo sinergico di informazione e cronaca nazionale del Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e Il Telegrafo, ha consolidato il primato di primo quotidiano italiano per copie medie giornaliere vendute in edicola (fonte Ads dicembre 2017). Inoltre ha raggiunto l’ obiettivo di essere, per la seconda rilevazione Audipress consecutiva, al primo posto tra i giornali generalisti cartacei più letti con una media giornaliera di 2 milioni di lettori. Ieri il titolo Poligrafici Editoriale ha chiuso in Borsa a 0,2910 euro in calo del 4,28%.

Pubblicità, tax credit per la stampa

Italia Oggi
GIANFRANCO FERRONI
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Il tax credit pubblicità valorizza la carta stampata. Ne sono convinti Fieg e Unindustria, che sollecitano le imprese a investire nella comunicazione sui giornali. «Chi smette di investire in pubblicità è come chi vuole fermare il tempo bloccando gli orologi», ha sostenuto l’ amministratore delegato di Medusa Film e vicepresidente del Gruppo tecnico turismo e industria creativa di Unindustria Giampaolo Letta citando Henry Ford, nel suo intervento ieri mattina a Roma nell’ auditorium del Maxxi in occasione dell’ evento «Comunicare, oggi conviene. Investi in comunicazione e scopri le nuove agevolazioni fiscali». E sottolineando che il «tax credit ha avuto successo nel cinema, aiutando il bilancio dello stato, e la stessa cosa accadrà con il tax credit pubblicità nella carta stampata», ha fornito uno splendido assist al direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti. A nome della Federazione italiana editori giornali, il dg ha subito rilevato che «per la comunicazione commerciale la stampa quotidiana e periodica è conveniente ed efficace», fornendo i dati Audipress relativi ai lettori dei quotidiani (16,8 milioni), dei settimanali (14,4 milioni) e dei mensili (12,8 milioni), che sono «numeri significativi», illustrando quali sono le differenti tipologie di pubblico, dove il settimanale è «un prodotto tipicamente orientato a un pubblico femminile», e il mensile vanta «un equilibro uomo/donna, con un’ ottima presenza di imprenditori, dirigenti e liberi professionisti, che consente di focalizzare le campagne». Senza dimenticare «la penetrazione regionale», elemento fondamentale per «meglio calibrare gli strumenti di pubblicità». Ma cos’ è la pubblicità? Carotti ha risposto senza esitare: «È un contenuto di servizio», dove «l’ autorevolezza e la qualità della testata si trasferisce al marchio oggetto dell’ investimento pubblicitario». Bisogna puntare il dito «sull’ importanza dell’ identità e dell’ identificazione per la comunicazione commerciale e sul valore della fruizione della lettura, attenta e rituale, lenta e immersiva di chi si informa grazie alla carta stampata: non è fugace, c’ è un senso di appartenenza, e produce effetti positivi sulla comunicazione pubblicitaria». Davanti alla platea di imprenditori radunati da Letta, Carotti ha sottolineato il valore del beneficio derivante dal tax credit pubblicità, «uno strumento importante che ha bisogno di un avvio, di un rodaggio»: i vantaggi sono indiscutibili, con un credito sul «75% del valore degli investimenti pubblicitari complementari (90% microimprese, pmi e start-up innovative), il cui valore superi almeno dell’ 1% gli analoghi investimenti effettuati sugli stessi mezzi di informazione nell’ anno precedente, con una eventuale ripartizione percentuale se l’ ammontare dei crediti richiesti eccede le risorse, ovvero nel 2018 i 30 milioni di euro per la stampa e i 12,5 mln alle radio-tv locali». Carotti, nell’ intervento, ha messo in evidenza l’ importanza dell’ incentivo: «È una misura anticiclica, positiva per l’ economia, che riconosce il valore della stampa ed è strutturale, perché valida per il futuro. Tutto nell’ attesa del decreto attuativo», in arrivo entro qualche settimana. Per il managing director di Cannes Lion Festival, José Papa, «le opinioni sbagliate che ci sono nel mondo ci dicono che non siamo in grado di capire come la creatività ci porta ai risultati. Ma dobbiamo sempre ricordare che la creatività è un viaggio, un viaggio del cliente in un’ esperienza di e-commerce, con gadget e messaggi potenti che mirano al risultato». E tra gli interventi della mattinata, da segnalare quello della responsabile pubblicità promozione e brand di Poste, Cristina Quaglia: «Non trascuriamo la stampa, visto che l’ autorevolezza della testata si ripercuote positivamente sul nostro marchio». Per poi far concludere con entusiasmo a Letta, rivolto a Carotti e al suo impegno nel promuovere il tax credit pubblicità: «Ci ha convinto». © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Lega Calcio: Cairo, speriamo di evitare vie legali con Mediapro. Il patron del Torino Calcio, Urbano Cairo, si augura che la vicenda legata ai diritti per la trasmissione dei prossimi tre campionati di serie A che si è aggiudicata la spagnola MediaPro non abbia strascichi nelle aule giudiziarie. Ora «ci deve essere un primo pagamento e l’ assistenza di una fidejussione per il primo importo», ha detto ieri l’ imprenditore piemontese a margine dell’ iniziativa «forse non tutti sanno che…», in Assolombarda. «Se così non fosse, evidentemente ci sarebbero dei problemi e quindi dovremo gestire la cosa a livello legale. Spero che questo non accada». Cairo ha inoltre ricordato che la proposta da 1,05 miliardi con cui Media Pro si è aggiudicata la partita» è un’ offerta importante che aveva bisogno di ottenere un lasciapassare dell’ antitrust», poi effettivamente concesso solo per l’ intermediazione e non per la gestione. Il numero uno del Torino Calcio ha detto inoltre di non essere preoccupato per la lettera che MediaPro ha indirizzato alla Lega Calcio chiedendo la sospensione dei termini di pagamento dell’ offerta. «È la lettera che un contraente ti manda quando fa un’ offerta importante, quindi evidentemente occorre capire se chiede un fine tuning della situazione o altro». Publitalia ospita il congresso internazionale delle concessionarie tv. Oggi Publitalia ’80 ospiterà a Milano2 per la prima volta in Italia «Digital Next», l’ annuale congresso internazionale organizzato da Egta, l’ associazione delle concessionarie di pubblicità dei più importanti broadcaster radio e tv in Europa. «Transcending Television» è il titolo della giornata di lavori che si prefigge l’ obiettivo di definire linee guida comuni per affrontare al meglio la trasformazione digitale. Speaker da tutta Europa condivideranno la loro esperienza in merito a nuove forme di pubblicità che rendono la televisione più innovativa e interattiva. Uno speciale per i 10 anni del Corriere Fiorentino. Il Corriere Fiorentino diretto da Paolo Ermini, dorso regionale del Corriere della Sera, compie 10 anni e per l’ occasione sarà distribuito in tutte le edicole della Toscana un numero speciale gratuito di trentadue pagine, con una tiratura straordinaria: un dorso da collezione che raccoglie alcune delle prime pagine storiche e una selezione degli articoli più rilevanti usciti in questo decennio. Radio Italia al fianco di Elite Model look Italia 2018. Prendono il via i live casting di Elite Model Look Italia 2018, il concorso per aspiranti top model giunto alla sua 35esima edizione. Tra aprile e luglio i model manager di Elite incontreranno i partecipanti alle selezioni nel corso di cinque tappe ospitate nei Centri Commerciali del Gruppo Klépierre da cui verranno scelti i semifinalisti che saranno convocati al casting nazionale del 18 luglio a Milano, che si terrà presso il Verti Music Place di Radio Italia, radio ufficiale di Elite Model Look Italia 2018. Al termine della giornata verranno selezionati una ragazza e un ragazzo che rappresenteranno a fine anno l’ Italia alla 35esima Elite Model Look World Final.

Discovery Italia, partenza sprint

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il gruppo televisivo Discovery Italia ha iniziato il 2018 in grande spolvero: la raccolta pubblicitaria, infatti, cresce del 14,5% nel primo bimestre rispetto allo stesso periodo gennaio-febbraio 2017, con il comparto brand solutions su del 66%, la parte digital che sale del 48%, i canali satellitari a +20%. Il 2017, intanto, si era chiuso con un +9,6%, rispetto a un mercato pubblicitario televisivo che era invece arretrato complessivamente dell’ 1,6%. Questo significa, in base a stime di ItaliaOggi, che nell’ esercizio 2017 Discovery Italia (Nove, Real Time, Dmax, K2, Frisbee, Giallo, i canali di Eurosport e, dal 2018, Food network e Motor Trend, che sostituirà Focus) dovrebbe aver incassato circa 225 milioni di euro in pubblicità, con proiezioni vicine ai 250 milioni per il 2018. Ma di queste cifre, ovviamente, i manager del gruppo televisivo americano non possono parlare. È comunque molto positivo e ottimista Giuliano Cipriani, svp ad sales general manager della concessionaria Discovery Media. Domanda. Siete l’ unico gruppo televisivo con una raccolta pubblicitaria che cresce nel 2017 quasi in doppia cifra, a parità di perimetro e senza eventi eccezionali. Perché? Risposta. Ci sono almeno tre fattori. L’ Italia è un paese lento a recepire i cambiamenti. E raccogliamo ora quello che in realtà ci spettava già da tempo per quanto rappresentiamo dal punto di vista editoriale. In secondo luogo, la tv, in generale, ha ascolti che stanno imboccando una deriva verso target più anziani. Noi, invece, siamo più aggressivi nelle fasce giovani, abbiamo una età media di 10 anni più bassa rispetto alla tv nel suo complesso, e i nostri telespettatori sono light viewer. Diventiamo quindi molto complementari nelle pianificazioni. Infine, la verticalità di contenuti e il brand dei nostri canali ci consente di costruire brand solutions (product placement, contenuti sponsorizzati, ecc, ndr) che piacciono molto ai clienti pubblicitari. D. C’ è ancora molta tensione sul fronte prezzi, con accuse di dumping verso alcuni grossi gruppi televisivi, che fanno sconti eccezionali sui listini commerciali della pubblicità? R. È un tema di cui si parla meno, ma la sostanza non è cambiata. Il fatto è che i soldi investiti in pubblicità televisiva sono sempre gli stessi, se non un po’ meno, i player sono aumentati, ed è abbastanza naturale che si vada a lavorare sulla leva prezzo. Noi, tuttavia, stiamo aumentando il costo grp nel primo trimestre 2018. D. Come mai a fine aprile lanciate Motor Trend, un altro canale maschile, dopo che tanti altri gruppi tv hanno debuttato nel comparto, per fare concorrenza al vostro Dmax? R. Focus ci ha accompagnato in questi anni, però guarda di più a un mondo da carta stampata che non ci appartiene. Quindi al suo posto parte Motor Trend, con tutta la sua piattaforma digital dedicata al mondo dei motori. È vero che negli ultimi anni in Italia sono nati altri canali tv maschili. Ma nessuno con l’ unicità sui motori. Che poi si presta tantissimo alle brand solutions, ai contenuti brandizzati. D. Discovery ha rilevato il gruppo Scripps. Quando passerà a Discovery Media la raccolta del canale Food network? R. Food network è nostro. La logica, quindi, vorrebbe che fossimo noi a raccoglierlo. Ma i tempi e i modi con i quali subentreremo al contratto ora in essere con la concessionaria di Viacom non li conosco. D. Di punto in bianco Sky non ha trasmesso le Olimpiadi invernali in onda in febbraio su Eurosport. Cosa avete raccontato ai vostri clienti italiani, che avevano pianificato Eurosport con ascolti previsti sia su Premium, sia su Sky? R. Abbiamo fatto delle controproposte, e sono state accettate dal 90% dei clienti. Con un cliente automotive, poi, abbiamo lavorato sul concetto di convergenza dei media. Cioè, abbiamo costruito per lui, a prescindere dallo schermo, una reach video sul loro target. Reach che è arrivata dalla tv, dai nostri siti, dal portale mobile. D. Lo scandalo sulle profilazioni di Facebook fa sperare che parte delle pianificazioni pubblicitarie vengano stornate da questi grandi player per andare verso editori più tradizionali? R. A livello mondiale c’ è già più attenzione a pianificare i grandi player digitali. E questa cosa, unita al fatto che la tv resta centrale nella dieta mediatica di ciascuno, mi fa essere ottimista. D. Quanto pesano il digital e la parte brand solutions sul totale dei ricavi pubblicitari di Discovery media? R. Il digital è sotto il 5%, la parte brand solutions vale circa il 15%. Sono tutte attività in grande crescita, che ci hanno consentito di arrivare a quota 285 clienti pubblicitari nel primo bimestre 2018, 15 in più rispetto al 2017. D. Sarà conscio che un +15% nel primo bimestre 2018 diventa impegnativo da confermare. E nel frattempo i vertici del gruppo Discovery si abituano a questo tipo di crescite R. Allora metto già le mani avanti: marzo non sarà così, causa elezioni politiche. Poi viene Pasqua, tutto un po’ si ferma. Diciamo che il primo trimestre 2018 presenterà ancora una crescita per Discovery Media, ma non sarà più in doppia cifra. © Riproduzione riservata.

Editoria, i decreti che mancano

Corriere della Sera
ANDREA DUCCI
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ROMA All’ appello manca il parere del Consiglio di Stato sui decreti attuativi. Un ultimo passaggio tecnico – atteso entro qualche settimana – destinato ad avere effetti sul mercato degli investimenti pubblicitari su giornali, oltre che su radio e televisioni locali. Il provvedimento, ribattezzato Tax Credit pubblicità, ricorda il meccanismo di incentivazione fiscale adottato nel mercato cinematografico. In pratica, per gli investitori pubblicitari è stabilito un credito d’ imposta al 75% (sale al 90% se a investire sono Pmi, microimprese e startup innovative), laddove acquistino spazi promozionali o effettuino campagne di comunicazione su quotidiani, periodici, tv e radio locali. «La Tax Credit è un’ opportunità perché fa risparmiare il 75% di listino di acquisto della pubblicità su stampa, radio e tv alle imprese che comprano spazi pubblicitari», spiega Giampaolo Letta, vicepresidente di Unindustria. «In altri termini il 75% dell’ investimento lo mette lo Stato, quindi pagare 25 ciò che costa 100 per un’ azienda, soprattutto per le piccole imprese è un’ opportunità da non lasciarsi sfuggire». In attesa del Consiglio di Stato, la legge intanto prevede il credito d’ imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali effettuati già dal 24 giugno al 31 dicembre 2017, la capienza del fondo per il secondo semestre 2017 è di 20 milioni di euro. Le risorse per il 2018 ammontano a 42,5 milioni (30 milioni per la stampa quotidiana e periodica, 12,5 milioni per tv e radio locali). «Il tax credit è uno strumento molto potente, con uno degli incentivi più elevati del nostro sistema fiscale», osserva Fabrizio Carotti, direttore generale di Fieg, la Federazione italiana editori giornali.

Diritti tv, Cairo: «Capire la lettera di Mediapro»

Corriere della Sera
Fabrizio Massaro
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Davanti al primo numero della Gazzetta dello Sport stampato su carta verde 122 anni fa il 3 aprile 1896, che in quanto «icona del Made in Italy» nata in Lombardia resterà esposta per un mese nella hall dell’ Assolombarda a Milano il presidente di Rcs Media Group, Urbano Cairo, a fianco del presidente della associazione confindustriale Carlo Bonomi, loda il quotidiano sportivo – «Avere un giornale che arriva a 122 anni così in salute, come primo quotidiano per lettori in Italia è motivo di soddisfazione» – ma non evita i nodi più delicati della partita dei diritti tv e della governance della Lega serie A. A cominciare dalla lettera di Mediapro, il gruppo spagnolo che si è aggiudicato come intermediario i diritti della serie A per 1,05 miliardi, circa le modalità di vendita delle licenze dopo il faro acceso dall’ antitrust. Una mossa che mette in dubbio il pagamento della prima tranche da 50 milioni: «Ci deve essere il primo pagamento e una fideiussione per l’ intero importo», dice Cairo, parlando come presidente del Torino, «se così non fosse ci sarebbero dei problemi e quindi dovremmo gestire la cosa a livello legale. Spero non accada. Bisogna capire se si chiede semplicemente un “fine tuning” o altro». Spende parole di apprezzamento per Gaetano Micciché, neo presidente della Lega: «Ha un curriculum di primissimo ordine, è una persona di altissimo livello, credo che sia molto utile per darci una spinta e per uscire dalle secche di un commissariamento troppo lungo», mentre glissa sulla ricerca dell’ amministratore delegato (per il quale si fanno i nomi di Stefano Domenicali e Marzio Perelli): «Non sono nomi esaminati in commissione», rinviando al lavoro del cacciatore di teste.

I primi 10 anni del Corriere Fiorentino

Corriere della Sera
Marco Gasperetti
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FIRENZE Si inizia con una promessa. Anzi, con una promessa che si rinnova, dieci anni dopo. «Continueremo a fare il nostro lavoro con la testa e con il cuore», dice non senza emozione Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino , davanti alla platea dell’ Auditorium della Camera di commercio di Firenze, al gran completo – c’ erano anche Matteo Renzi e la moglie Agnese – per festeggiare i dieci anni del quotidiano. Che non è solo dorso locale del Corsera, ma «un vero giornale che ha dato stimoli anche a noi», dice il direttore del Corriere della Sera , Luciano Fontana. Non è stata una semplice cerimonia quella che ieri ha celebrato i due lustri del Corriere Fiorentino anche in musica (con i ragazzi dell’ orchestra di Fiesole), ma si è fatto del buon giornalismo. Perché, dopo la sorpresa della torta regalata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e un video che ha raccontato la nascita e l’ affermazione del giornale in città, è arrivata la cronaca con un dibattito sulla Firenze del 2028 al quale hanno partecipato anche il governatore della Toscana Enrico Rossi (che ha ribadito il sì all’ ampliamento dell’ aeroporto), Luigi Salvadori (presidente di Confindustria Firenze), Luigi Dei (rettore dell’ ateneo fiorentino), Claudio Marenzi (Pitti Immagine), Leonardo Bassilichi (presidente della Camera di commercio). Subito dopo un incontro con alcuni calciatori della Fiorentina accompagnati da Giancarlo Antognoni e dal vicepresidente Gino Salica. Con Riccardo Saponara e Marco Sportiello, che erano suoi amici, ci si è commossi per Davide Astori. E si è sorriso quando i viola hanno donato a Ermini la maglia numero 10. All’ iniziativa era presente Urbano Cairo. Nella veste di editore e di presidente di quel Torino che con la Fiorentina è gemellato. «Ringrazio il direttore Ermini e la redazione del Corriere Fiorentino – ha detto Cairo – per aver fatto un giornale ricco e per aver conquistato uno spazio importante a Firenze e in Toscana». Poi il presidente di Rcs Mediagroup ha guardato ai prossimi dieci anni del giornale. «Perché crediamo molto nelle edizioni locali – ha spiegato Cairo – ed è importantissimo coniugare l’ autorevolezza del Corriere della Sera con la presenza sul territorio dei dorsi».

Gruppo Espresso, i pm indagano su «falsi» stati di crisi

Il Manifesto

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Il sostituto procuratore Francesco Dall’ Olio ha aperto un fascicolo per verificare la correttezza delle attività che hanno permesso alle società del gruppo Gedi De Benedetti – editore di Espresso e Repubblica – di accedere alle provvidenze statali e alle facilitazioni contributive previste dal riconoscimento dello «stato di crisi» tra il 2012 e il 2015. La finanza sta acquisendo documenti e riscontri testimoniali nelle sedi del gruppo: il danno subito dalla sola Inps si aggirerebbe sui 30 milioni di euro, attraverso gravi irregolarità nell’ accesso del gruppo a cig e prepensionamenti. La denuncia è partita da segnalazioni anonime inviate all’ Inps, che si è dunque rivolto alla Procura di Roma. Sotto la lente degli inquirenti 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, tutti a carico dello Stato, Inps e Inpgi, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà.

Poligrafici, ricavi a quota 142 milioni QN conferma il primato in edicola

Il Giorno
ACHILLE PEREGO
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Achille Perego BOLOGNA LA CONFERMA del primato di copie vendute in edicola e di lettori medi giornalieri per QN-Quotidiano Nazionale, una forte riduzione dell’ indebitamento, la crescita della raccolta pubblicitaria nazionale e un risultato consolidato che, al netto delle componenti straordinarie, mostrerebbe un utile netto in aumento rispetto a quello del 2016. Sono i risultati significativi e positivi realizzati da Poligrafici Editoriale nel 2017 approvati ieri dal cda. Nel contesto di un settore editoriale che mostra ancora andamenti in flessione, sia per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria sia per la vendita dei quotidiani, il gruppo guidato dal vicepresidente e ad Andrea Riffeser Monti è riuscito a ottenere risultati sopra la media del mercato. QN-Quotidiano Nazionale, fascicolo sinergico di informazione e cronaca nazionale de il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e Il Telegrafo, spiega una nota, ha consolidato il primato di primo quotidiano italiano per copie medie giornaliere vendute in edicola (fonte Ads dicembre 2017). Inoltre ha raggiunto l’ importante obiettivo di essere, per la seconda rilevazione consecutiva, al primo posto tra i giornali generalisti cartacei più letti con una media giornaliera di 2 milioni di lettori (fonte Audipress 2017/III)). QN è sempre più identificabile come un fascicolo sinergico pronto a conquistare nuovi lettori anche in aree diverse da quelle di diffusione storica, sviluppando – com’ è successo con l’ accordo siglato con l’ editore de la Città, quotidiano diffuso a Salerno e provincia e con la distribuzione a Roma nel periodo aprile-ottobre in abbinamento con Il Tempo – alleanze e collaborazioni con testate di editori terzi e a offrire una maggiore visibilità a tutti i clienti pubblicitari. Nel 2017 i ricavi netti consolidati – anche per effetto della cessione a dicembre della quota in Grafica Editoriale Printing (GEP) – si sono attestati a 142,4 milioni. In particolare, i ricavi pubblicitari sono rimasti in linea (-0,7%) con l’ esercizio precedente, evidenziando risultati nettamente migliori rispetto agli andamenti del mercato e una crescita del 3,8% per la pubblicità commerciale nazionale da marzo 2017 gestita completamente dalla concessionaria del gruppo SpeeD. Bene anche la raccolta (+4,5%) per le testate online che a dicembre hanno raggiunto oltre 24 milioni di visite al mese e circa 78 milioni di pagine viste medie al mese. Il margine operativo lordo consolidato, grazie anche alla riduzione per 4 milioni dei costi operativi e del lavoro, è risultato positivo per 12,2 milioni (15 nel 2016) mentre quello economico registra una perdita di 2,9 milioni sulla quale però ha inciso la minusvalenza di 3,2 milioni legata alla cessione di GEP. Senza questo onere, il gruppo avrebbe registrato un utile netto di 1,3 milioni rispetto agli 0,8 del 2016. NEL bilancio 2017, spicca anche la sensibile riduzione dell’ indebitamento finanziario netto sceso a dicembre di 10,8 milioni a quota 30,9. Infine, per quanto riguarda le previsioni sull’ esercizio 2018, nonostante l’ andamento del settore e le incertezze economico-politiche, il gruppo grazie alle efficienze realizzate, prevede il mantenimento di una marginalità positiva e la generazione di flussi di cassa che consentiranno di ridurre ulteriormente l’ indebitamento.

Milano – Seminario Big&Small Data. Quando usare i Big e quando gli Small? | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione

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Milano – Seminario Big&Small Data. Quando usare i Big e quando gli Small?Milano – Seminario Big&Small Data. Quando usare i Big e quando gli Small?21/03/2018 | 13:00A che cosa servono veramente Big Data? Quanto sono utili? Quando usare i Big e quando gli Small? Quali sono i loro limiti e come superarli? In che modo utilizzarli al meglio? Big o Small Data sono opportunità per l’ intelligence aziendale che devono essere conosciute e ben gestite, nelle loro specificità e integrazione. Il seminario assume un carattere molto operativo, con esempi e simulazione, e sempre l’ occhio alla utilità per i processi decisionali quotidiani dell’ Impresa. Un duetto semiserio, tra due ricercatori con decenni di esperienza alle spalle: Laura Cantoni (Mrs Small), esperta in tutte le metodologie delle ricerche di marketing, dato il lungo training nei vari istituti di ricerca nazionali e internazionali – ma ora indipendente nella sua società Astarea – e Gianmarco Stefanini (Mr Big), ricercatore di marketing guadagnato da dieci anni alla ricerca sul web, di cui è uno dei più attrezzati analisti in Italia – e fondatore di Web research, specializzata in analisi sui Social, Blog e Forum. Il 22 marzo dalle ore 17.30-19.30, c/o La Cordata, via San Vittore 49, Milano. Info: tel. 02.89423927; email: workshop.tendenze@astarea.it/

Da Rai Way cedola da 35,8 milioni a Viale Mazzini

La Repubblica

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ROMA Rai Way ha realizzato nel 2017 un utile netto di 56,3 milioni di euro, in progresso del 34,6% sull’ anno precedente. I ricavi sono a loro volta cresciuti dello 0,5% a 216,2 milioni, mentre l’ Ebitda in versione rettificata si è attestato a 115,5 milioni, in aumento del 3,8%. Il progetto di bilancio al 31 dicembre precisa che gli investimenti sono stati pari a 23,7 milioni, mentre l’ indebitamento finanziario netto è sceso a 4,8 milioni (dai 9,4 milioni di fine 2016). Il cda, riunito sotto la presidenza di Raffaele Agrusti, proporrà all’ assemblea un dividendo di 20,26 centesimi per azione. Un simile dividendo porterebbe alla casa madre Rai un assegno da 35,8 milioni di euro (contro i 27,13 dell’ anno scorso). A proposito di Persidera, l’ ad di Rai Way Mancino dice: restiamo in contatto con i venditori.

L'articolo Rassegna Stampa del 22/03/2018 proviene da Editoria.tv.


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