Indice Articoli
Addio a Necco C’ era la città riconoscente
La fabbrica mondiale delle notizie false si trova in Macedonia
Chessidice in viale dell’ Editoria
Ora Disney si organizza Piattaforma, hi-tech e raccolta in una sola area
Il Giornale, Stile va al rilancio
Nomine Rai, anche il Consiglio di Stato vuole trasparenza
Informazione Giornaliste contro gli abusi
Addio a Necco C’ era la città riconoscente
Corriere del Mezzogiorno
LUIGI NECCO
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napoli «Maestro di giornalismo». «Uomo di grande cultura». «Un riferimento per Napoli». Nei confronti di Luigi Necco, scomparso ieri l’ altro al Cardarelli per una insufficienza respiratoria, nel giorno dell’ addio sono state pronunciate parole di ammirazione e di affetto. Verso il professionista e l’ uomo. In tanti, nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, in piazza degli Artisti al Vomero, hanno voluto far sentire la propria partecipazione. C’ era la politica, con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il sindaco Luigi de Magistris e Roberto Fico, del M5s; c’ era il «vecchio» Napoli, con esponenti del calibro di Luis Vinicio e Faustino Canè; c’ era l’ ex presidente degli scudetti, della coppa Uefa e di Maradona, Corrado Ferlaino. Mancava, invece, il Napoli di oggi, quello guidato da Aurelio De Laurentiis. Un’ assenza notata anche se, nel pomeriggio, dalla società è filtrata la notizia che il prossimo match casalingo della squadra di Maurizio Sarri, quello di domenica con il Genoa, sarà aperto con un minuto di silenzio dedicato al grande giornalista scomparso. «Era – ha ricordato – l’ uomo dalle straordinarie contraddizioni. Sapeva saltare dall’ entusiasmo alla tristezza, celandola con il suo fare giocoso» ha ricordato monsignor Gennaro Matino nel corso del rito funebre. Ed è stato proprio grazie ai suoi toni scherzosi che Necco, negli anni ’80, è entrato nel cuore dei napoletani, soprattutto dei tifosi azzurri: i suoi «botta e risposta» pro Napoli con i colleghi di 90esimo Minuto, durante i collegamenti dai campi, resteranno negli annali della tv. Ma Necco, come ha detto ancora il caporedattore della Tgr Campania, Antonello Perillo, «è stato anche un maestro di giornalismo e cronista di razza»: ha raccontato il sisma del 1980 e le relazioni tra camorra e calcio. Per questo, fu gambizzato, nel 1981, a Mercogliano, in provincia di Avellino, verosimilmente per avere raccontato un bacio tra il boss della Nco Raffaele Cutolo e l’ allora presidente dell’ Avellino Calcio, Antonio Sibilia. Toccanti anche le parole di un ex caporedattore della Rai, Giuseppe Blasi, come quelle di Gianni Testa, decano dei giornalisti avellinesi ed ex presidente del Corecom Campania.
La fabbrica mondiale delle notizie false si trova in Macedonia
Italia Oggi
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La fabbrica mondiale delle fake news si trova alle porte dell’ Europa. In Macedonia, per la precisione. La cittadina di Veles ospita una vera e propria industria di false informazioni diffuse da siti Internet che hanno captato una audience molto importante, inizialmente grazie a falsi account Facebook e Twitter, creati anch’ essi, quasi certamente, nella città della ex Yugoslavia. Qualche mese prima dell’ elezione di Donald Trump il sito Usa BuzzFeed e quello del quotidiano britannico Guardian hanno rivelato che Veles ospitava un centinaio di siti pro-Trump. «Il nuovo ecosistema dei media vuol dire che tutto è vero e niente lo è», spiega il settimanale americano New Yorker. Il meccanismo di remunerazione, soprattutto attraverso Google AdSense, la regia pubblicitaria del più importante motore di ricerca, dipende dal numero di visite. Più internauti (in particolare americani) si connettono, più i ricavi pubblicitari aumentano. Secondo un’ inchiesta realizzata dalla Cnn, non solo i falsi siti hanno permesso ad alcuni dei loro editori di guadagnare fino a 2.500 dollari (circa 2 mila euro) al giorno, ma vengono organizzati anche corsi a pagamento che insegnano le tecniche per creare i profili di personaggi immaginari. Uno degli insegnanti, Mirko Ceselkoski, ha spiegato alla Cnn che nella cittadina c’ è una grande comunità di giovani che non hanno niente da fare. Ceselkoski promette loro una retribuzione mensile di circa un migliaio di euro. Il docente ha detto di avere almeno un centinaio di allievi che hanno realizzato falsi siti di informazioni sulla politica Usa. Per contrastare questi meccanismi perversi, Google e Facebook hanno messo a punto delle soluzioni per smascherare i falsi siti e gli account immaginari. Ma le tecniche evolvono e gli «esperti» macedoni sperano di aggirare i controlli per proseguire nel loro lucrativo commercio di fake news. © Riproduzione riservata.
Cairo, con La7 ci guadagno
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Rai Uno e Canale 5 sono ormai le uniche due vere reti televisive generaliste, dal palinsesto sempre acceso. Le altre cosiddette generaliste stanno invece diventando sempre più canali a target, anche se, spesso, fanno fatica a trovare una direzione coerente e omogenea. Rai Due e Rai Tre cercano una loro identità, prive di programmi e volti di riferimento (Rai Due si deve attaccare a Costantino della Gherardesca, Rai Tre a Chi l’ ha visto); pure Rete 4, dopo l’ addio di Emilio Fede, bisogna dire che stenta a trovare una propria originalità (la si ricorda per i talk politici litigiosi e il Quarto Grado di Gianluigi Nuzzi), mentre Italia Uno evoca solo Le Iene. Tv8 di Sky si accende e si spegne un po’ troppo a intermittenza (qualche volta ha la MotoGp, altre volte le partite di Europa League, c’ era pure Fiorello ma lo showman si è stancato presto di share da 1,8%), e Nove di Discovery, se non fosse per lo show di Maurizio Crozza, vivacchia senza infamia e senza lode. Quanto a forti volti di riferimento, precisa identità di rete, controllo dei costi di palinsesto e performance di share, quella che sta impostando meglio il lavoro, perlomeno negli ultimi mesi, è La7. Una all news mascherata, come l’ ha definita lo stesso Enrico Mentana, direttore del Tg di La7. Un canale che ha star riconosciute, da Lilli Gruber a Giovanni Floris, passando per Massimo Giletti, lo stesso Mentana o Corrado Formigli. E che, anche grazie al dibattito politico pre e post elezioni, sta crescendo molto bene negli ascolti di prima serata, spingendo La7 ben oltre Rete 4 e a incalzare addirittura Italia Uno, Rai Due e Rai Tre: 4,2% medio di La7 nel prime time di novembre, 4% in dicembre, 4,7% in gennaio, 4,4% in febbraio, e attorno al 5,5% nei primi 13 giorni di marzo. «Peraltro l’ effetto elettorale sugli ascolti», spiega a ItaliaOggi l’ editore di La7, Urbano Cairo, «c’ è stato in maniera forte soprattutto a marzo. Negli altri mesi, invece, la crescita di La7 è stata più strutturale, grazie al completamento in novembre del nostro palinsesto con Giletti e Atlantide». Tutto ciò, però, non si traduce in un deciso rialzo nella raccolta pubblicitaria: i primi nove mesi del 2017 (ma non erano ancor arrivati il nuovo palinsesto e la spinta elettorale) si sono chiusi con ricavi per 71,2 milioni di euro, in calo del 6,2% rispetto al 2016, e una perdita netta per La7 pari a 2,5 mln di euro (il rosso era di 2,8 mln nei primi nove mesi del 2016). Le stime di Nielsen attribuiscono a La7 una chiusura di esercizio 2017 a -2,7% di ricavi pubblicitari rispetto al 2016. Anno nel quale la tv di Urbano Cairo aveva completato un esercizio da 108,7 milioni di ricavi per 1,3 mln di perdite. Presumibile, quindi, che pure il 2017 si chiuda con una perdita per La7, seppur molto contenuta e nell’ ordine di qualche centinaio di migliaia di euro: «Il 2017 è stato un anno particolare, con il nuovo mux, problemi di risintonizzazione, siamo stati un po’ penalizzati nei primi sei mesi e la raccolta ha un filo sofferto. Da novembre in poi c’ è una decisa tendenza positiva, e una crescita importante nel 2018, con ascolti che marciano a +20%. Quando si guarda ai conti di La7 non bisogna fermarsi al bilancio civilistico», prosegue Cairo, «dove gli ammortamenti sono molto alti e scontano anche scellerati acquisti fatti da altri nel passato. Bisogna ragionare pure col bilancio consolidato di Cairo communication. E nel consolidato, l’ impatto di La7 dal 2014 al 2017 ha prodotto un utile netto consolidato di circa 13-14 milioni di euro. Insomma, una società che con Telecom Italia avrebbe perso 400 milioni di euro in quattro anni, e che con noi, invece, ne ha guadagnati 13-14. Direi non male. Credo che nel 2018 ci sarà un bel decollo per La7, e con questi ascolti e questa raccolta pubblicitaria, civilistico o non civilistico, il bilancio 2018 mostrerà dei conti molto interessanti». Così come i conti di Rcs MediaGroup, casa editrice acquisita da Cairo nel 2016 e che oggi presenterà al mercato dei conti 2017 positivi, con una importante riduzione del debito e un buon utile. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Reworld Media conferma l’ interesse per Mondadori France. Secondo quanto reso noto da France Presse, che ha intervistato il presidente di Reworld Media Pascal Chevalier, l’ editore transalpino specializzato nell’ integrazione carta-digitale è interessato alle riviste e ai siti internet della divisione del gruppo di Segrate. Stando a precedenti indiscrezioni di stampa (vedere ItaliaOggi del 20/1/2018), Reworld è assistita dai consulenti di Banca Rothschild nel progetto che prevede l’ acquisizione di Mondadori France che, a sua volta, arriverebbe ad avere una partecipazione dell’ editrice francese al termine dell’ intera l’ operazione sul mercato dei periodici. Google: nel 2017 rimosse 100 pubblicità «cattive» al secondo. Nel 2017 sono stati rimossi oltre 3,2 miliardi di pubblicità che violavano le policy di Google, che equivale ad un ritmo di 100 pubblicità irregolari al secondo, quasi il doppio rispetto al 2016. A renderlo noto è stato ieri il motore di ricerca nel suo periodico rapporto Bad Ads. Gli annunci «cattivi» sono quelli che diffondono virus malevoli (malware) e phishing per rubare dati, oppure quelli trick-to-click, ovvero che inducono a cliccare su un’ immagine con finalità ingannevoli. Rcs lancia «Il senso del design» e apre CasaCorriere. Alla prossima Milano Design Week (dal 17 al 22 aprile), per la prima volta il gruppo Rcs presenta un programma di incontri e eventi organizzati da Corriere della Sera, Living e Abitare, aprendo CasaCorriere nella cornice della Sala Buzzati, a Brera. I giornalisti delle tre testate daranno vita infatti a «Il senso del design» mettendo anche a disposizione spazi e servizi e presentando agli ospiti installazioni e performance. Il Corriere della Sera, in particolare, seguirà la Milano Design Week con un dorso speciale dedicato al design in edicola il 17 aprile insieme al quotidiano.
Ora Disney si organizza Piattaforma, hi-tech e raccolta in una sola area
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Walt Disney dispone le truppe in vista del lancio del suo servizio di video streaming in chiave anti Netflix: il colosso Usa si riorganizza così in 4 macro-divisioni, a partire dalla nuova unità internazionale rivolta agli utenti finali che gestirà la tecnologia, la distribuzione e quindi i contenuti della nuova piattaforma multimediale. Il debutto della tv on demand è previsto per la seconda parte del 2019 mentre il nome non è stato ancora scelto, seconda la stessa Disney. Nella struttura, che sarà guidata dall’ attuale chief strategy officer Kevin Mayer, confluiranno anche la nuova offerta editoriale sportiva Espn+ e la partecipazione in Hulu, oltre a tutti i contenuti del gruppo allargato di Topolino, da Pixar a Marvel e Lucasfilm. Ha spiegato esplicitamente le finalità dell’ intero progetto di ristrutturazione il ceo Robert Iger, secondo il quale: «Ci riposizioniamo strategicamente per il futuro, costruendo un organigramma più efficiente e globale, in modo da sostenere la crescita e creando maggior valore per gli azionisti». Ma, sempre a giudizio di Iger, si tratta anche e soprattutto di «raggiungere coi nostri contenuti d’ intrattenimento e sport i consumatori nel mondo, offrendo opzioni di scelte, personalizzazione e convenienza». L’ annuncio, in realtà, è il secondo fatto da Disney per prepararsi a gareggiare in campo streaming. Quest’ ultimo riguarda la struttura aziendale e fa il paio con il precedente focalizzato sui contenuti, di cui la casa di Topolino vuole accelerare la creazione, tra l’ altro grazie a nuova serie di film della saga di Star Wars con David Benioff e D.B. Weiss, creatori della serie tv Game of Thrones. Senza tralasciare che, industrialmente, Disney si è già rafforzata acquisendo 21st Century Fox di Rupert Murdoch che, a sua volta, punta a comprare Sky (nel mirino, però, anche di Comcast). Comunque, a conferma dell’ importanza della divisione internazionale per i consumatori, è qui che verrà assorbita anche la rete mondiale per la vendita di pubblicità. In parallelo ma altrettanto importante per i conti del colosso Usa, i parchi tematici per bambini si uniscono al sistema delle licenze internazionali, al mondo dei negozi assieme al relativo portale di e-commerce Shopdisney.com. In questo caso sarà Bob Chapek il responsabile di tutto il portafoglio attività, essendo già al timone di parchi&resort. A fine 2017, per esempio, il trimestre s’ è chiuso con ricavi su del 3,8% a 15,35 miliardi (12,5 miliardi di euro) e in utile di 4,42 miliardi (3,6 miliardi di euro) contro i precedenti 2,48 miliardi (2 miliardi di euro). I risultati hanno beneficiato della riforma fiscale Usa ma, per l’ appunto, anche delle performance di parchi a tema e hotel. Chiudono il cerchio della riorganizzazione la divisione media (con Ben Sherwood alla guida della tv Abc e con James Pitaro per Espn) e quella Studio Entertainment diretta da Alan F. Horn per la produzione di film e cartoni animati (ma decurtata dalla parte vendita che finisce nella divisione internazionale diretta ai consumatori finali). © Riproduzione riservata.
Il Giornale, Stile va al rilancio
Italia Oggi
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Il 23 marzo torna in edicola Stile, periodico gratuito allegato al quotidiano Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti. Dopo un 2017 dedicato alla moda, il magazine a cura di Marco Lombardo viene rilanciato nella forma e nella grafica e seguirà in ogni numero un tema portante come filo logico di racconti e servizi, sempre nell’ ottica del lifestyle. L’ uscita di marzo è dedicata alle icone e in copertina avrà Javier Zanetti, l’ ex capitano dell’ Inter e attuale vicepresidente del club nerazzurro. All’ interno anche un colloquio di Vittorio Macioce con Nick Mason dei Pink Floyd, e poi le interviste a Richard Geoffroy («chef» del Dom Perignon) allo stilista Thom Brown. Tra le nuove firme di Stile Carlo Annese (ex vicedirettore di Gq) e Vincenzo Martucci (a lungo inviato della Gazzetta dello Sport).
Nomine Rai, anche il Consiglio di Stato vuole trasparenza
Il Fatto Quotidiano
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Il consiglio di Stato conferma una sentenza del Tar il 2 febbraio scorso che di fatto costringe la Rai alla trasparenza. La causa riguarda un giornalista, da 30 anni in Rai, che ha partecipato alla selezione a caporedattore per i telegiornali dei tre canali principali. La scelta del nuovo capo, indetta il 20 dicembre 2016, avveniva con il job posting, ossia facendo una selezione tra il personale interno. Quando viene escluso, il giornalista chiede all’ azienda di capire perché non è tra i fortunati. Vuole la documentazione dei colloqui sostenuti dai colleghi. La Rai prima risponde solo parzialmente, consegnando “le valutazioni negative” relative al proprio colloquio e non quelle dei candidati vincenti. La motivazione? La privacy. Poi smette anche di rispondere. Così il giornalista, rappresentato dall’ avvocato Enzo Iacovino, si rivolge al Tar, che gli dà ragione e stabilisce che “il ricorrente escluso da un concorso ha il diritto di accedere a tutti gli atti della procedura concorsuale”. I giudici affermano che “deve ritenersi ammissibile, nei limiti che si specificano, l’ accesso agli atti richiesti in quanto attinenti a procedura selettiva di avanzamento”. La Rai ha fatto ricorso al Consiglio di Stato che gli ha dato torto.
Informazione Giornaliste contro gli abusi
La Repubblica
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Rafforzare il ruolo dell’ informazione contro gli abusi e ridurre il gender gap nei media: è il messaggio lanciato da molte giornaliste dal convegno “Cronache del dissenso”, ieri a Roma.
L'articolo Rassegna Stampa del 15/03/2018 proviene da Editoria.tv.