Indice Articoli
Caltagirone editore ricavi a quota 145 milioni
Fermi incentivi per 350 milioni
Le web company devono fare la propria parte per un mercato equo e sostenibile
Caltagirone: ricavi a -5%, ridotto il rosso
Chessidice in viale dell’ Editoria
I direttori e le onde dello tsunami politico
I direttori: la crisi sarà lunga e complicata
Caltagirone Editore, ricavi a quota 145 milioni
Milano-Francoforte gemellaggio permanente per i giovani editor
Caltagirone editore ricavi a quota 145 milioni
Il Mattino
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ROMA Il Gruppo Caltagirone Editore ha chiuso il 2017 con perdite più che dimezzate rispetto all’ esercizio precedente. Il risultato netto di gruppo, spiega la società dopo il cda che ha approvato il progetto di bilancio, «è negativo per 29,6 milioni dopo la svalutazione di immobilizzazioni immateriali a vita indefinita per 35,1 milioni (era stato negativo per 62,4 milioni nel 2016 dopo la svalutazione di attività immateriali per 45,4 milioni)». I ricavi 2017 si attestano invece poco sotto 145 milioni (144,8 per la precisione, 152,3 milioni nel 2016) a fronte di un mol negativo per 122 mila euro (da -1,9 milioni nel 2016) «per effetto di oneri non strutturali sul personale al netto dei quali il margine risulterebbe positivo per 3,4 milioni (2,6 milioni nel 2016)». Le attività digitali proseguono la crescita: +26,5% la vendita di copie ed abbonamenti digitali. Il fatturato pubblicitario su internet è ormai pari al 13,7% di quello complessivo.
Fermi incentivi per 350 milioni
Il Sole 24 Ore
Carmine Fotina
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ROMA Nell’ interregno tra un governo e l’ altro la macchina amministrativa spesso rallenta fino quasi a fermarsi. Restano congelati atti e decreti con norme di natura ordinamentale, ma non solo: da una ricognizione del Sole 24 Ore, il governo uscente deve ancora portare al traguardo provvedimenti attuativi che in un triennio valgono circa 850 milioni di agevolazioni alle imprese. Di questi, oltre un terzo riguarda misure indirizzate al rilancio dell’ economia del Mezzogiorno: le “Zone economiche speciali” e il “Fondo imprese Sud”. A tutt’ oggi è difficile immaginare quanto questo governo uscente resterà in carica. E dopo l’ esito elettorale, con l’ exploit di partiti come M5S e Lega con posizioni antitetiche sulle politiche per il Mezzogiorno, è altrettanto complicato immaginare che, prima di certezze sul prossimo esecutivo, l’ amministrazione acceleri su interventi a forte connotazione territoriale. In altri casi, soprattutto per provvedimenti di respiro nazionale, incidono su questa fase di stallo soprattutto le complicazioni dell’ iter di approvazione spesso reso barocco dal concerto incrociato dei vari ministeri. Ancora una volta, in sostanza, si conferma la necessità di varare leggi che contengano misure di immediata applicazione, che non necessitano cioè di norme di secondo livello. Vediamo nel dettaglio lo stato delle agevolazioni più attese. Per il credito d’ imposta per gli investimenti nelle Zone economiche speciali, previste dal decreto Mezzogiorno del giugno 2017, siamo a metà strada. Sulla Gazzetta ufficiale n. 47 del 26 febbraio scorso è stato pubblicato il Dpcm (decreto della presidenza del consiglio) che stabilisce le modalità di istituzione e i criteri generali delle Zone. Manca ancora il Dpcm che deve specificare le semplificazioni di cui, oltre al beneficio fiscale, possono usufruire le imprese. E soprattutto, dopo un fiorire di impegni ed annunci nel corso della campagna elettorale, mancano i singoli Dpcm che devono mettere nero su bianco le varie proposte che devono avanzare le Regioni (in prima fila ci sarebbero le aree di Gioia Tauro e Napoli-Salerno). Gli stanziamenti ammontano a 25 milioni nel 2018; 31,25 milioni di euro nel 2019 e 150,2 milioni di euro nel 2020. È invece in una fase ancora più embrionale il Fondo imprese Sud, istituito dalla legge di bilancio a sostegno della crescita dimensionale delle piccole e medie imprese. È previsto uno stanziamento pubblico di 150 milioni, da raddoppiare con l’ ingresso nel Fondo di fondi di investimento privati. Non è stata ancora firmata la convenzione tra la presidenza del Consiglio e la controllata del Mef, Invitalia, che dovrà gestire il Fondo anche con il supporto della Banca del Mezzogiorno. Al contrario, non ha avuto bisogno di ulteriori passaggi il rifinanziamento del credito di imposta per investimenti in beni strumentali al Sud (200 milioni per il 2018 e 100 milioni per il 2019), anch’ esso previsto dalla manovra. Rivolgendo invece l’ attenzione alle agevolazioni di natura nazionale, il quadro è ancora più frastagliato. Appare ancora lontano dalla meta il “Fondo per il capitale immateriale, la competitività e la produttività” previsto dalla manovra per favorire soprattutto il trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0. La dotazione finanziaria è di 5 milioni per il 2018, 125 milioni per il 2019 e altrettanti per il 2020 più ulteriori finanziamenti negli anni a seguire. L’ iter è molto articolato: una delibera del Consiglio dei ministri deve stabilire gli obiettivi da perseguire con il Fondo, mentre un regolamento da concordare tra più ministeri (Mef-Mise-Miur)deve definirne gestione e organizzazione. È invece all’ esame del ministero dell’ Economia e del Lavoro il decreto preparato dal Mise sul credito di imposta al 40% per attività di formazione sulle tecnologie 4.0. In questo caso le risorse pubbliche a disposizione ammontano a 250 milioni per il 2018. Avanzato l’ iter delle agevolazioni per le Pmi che si quotano: il Mise e il Mef hanno condiviso il regolamento sul credito di imposta al 50% per le spese di consulenza, ora serve il vaglio della Corte dei conti. Per questa misura sono disponibili 20 milioni per il 2019 e 30 milioni sia per il 2020 sia per il 2021. Risulta essere più avanti di tutti, infine, ma non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, il Dpcm sul credito d’ imposta al 75% per le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali che effettuano investimenti incrementali in campagne pubblicitarie su quotidiani e periodici (anche online), Tv e radio locali (a disposizione 62 milioni di euro). .@CFotina © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Le web company devono fare la propria parte per un mercato equo e sostenibile
Italia Oggi
ANTONIO MARTUSCIELLO*
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Il Journalism, media and technologies trends and prediction 2018 ha rilevato che il 55% degli editori del campione analizzato sono fortemente preoccupati dello strapotere delle web company. Questi percepiscono aziende come Twitter, Facebook e Google «come una delle più grandi minacce per il 2018». Non sorprende. Il fenomeno di contrazione delle risorse infatti investe da un lato l’ esercizio della professione giornalistica (complice il ridimensionamento della componente redazionale all’ interno dei media tradizionali) e dall’ altro conseguentemente la qualità del prodotto offerto (che sconta modalità di ricerca e approvvigionamento proprie delle fonti di informazione non specialistica). L’ offerta di servizi forniti dalle piattaforme è spesso gratuita in termini monetari e la valorizzazione dei contenuti digitali si fonda sulla generazione di audience con il fine della vendita di contatti agli inserzionisti di pubblicità. Così le piattaforme competono direttamente con gli stessi editori per l’ acquisizione di quote pubblicitarie, senza però sopportare i costi di produzione dei contenuti. Del resto, è noto che l’ offerta online si limiti spesso a ri-aggregare, in forme sempre nuove e innovative, notizie già presenti in rete o sugli altri media. Una recente ricerca realizzata dal Future Media Lab ha evidenziato che su 1 euro investito in pubblicità digitale dall’ inserzionista, 10 centesimi vanno all’ agenzia, 29 all’ editore, e ben 61 centesimi alle ad tech companies. Una struttura poi che si mostra sempre più insostenibile non solo per i media tradizionali. Risale a qualche mese fa, il taglio di 100 posti di lavoro da parte del colosso dell’ informazione online BuzzFeed, complice il modello di business pubblicitario incapace di competere con le grandi piattaforme digitali. Cambiano le abitudini di consumo, ma anche gli attori del mercato. Fino a qualche decennio fa a dominare la pubblicità erano giornali e tv, oggi i dati dimostrano uno scenario profondamente mutato e motori di ricerca e social network esercitano un peso considerevole sull’ andamento di questi ricavi attraverso l’ attività di raccolta. Certo, se le risorse pubblicitarie nella tv in chiaro cercano di resistere alla “concorrenza” delle piattaforme, con una leggera ripresa nel 2016, non si verifica altrettanto nell’ editoria, ove i proventi pubblicitari diminuiscono sia per i quotidiani che per i periodici. All’ opposto, i ricavi relativi alla pubblicità online registrano invece un significativo consolidamento. Un dato che non stupisce se consideriamo che anche in Italia, secondo la Global Survey Nielsen, l’ 87% di coloro che navigano sul web compra regolarmente online. Appare evidente quindi l’ esigenza di assicurare un mercato più equo e sostenibile. Ecco che allora, per arginare il fenomeno, la Commissione europea, nell’ ambito della riforma della Direttiva Copyright, ha proposto un diritto connesso al diritto d’ autore sugli articoli da attribuire agli editori. Il Press Publisher Right, in modo simile a quanto avviene per i broadcaster tv e radio, consentirebbe di vietare la riproduzione di estratti degli articoli (gli snippet) utilizzati dagli aggregatori di notizie. Da un lato, impedire la pubblicazione a questi soggetti potrebbe indurli a sottoscrivere accordi con gli editori, dall’ altro però esperienze simili già realizzate in Germania e in Spagna non hanno mostrato risultati incoraggianti. Attenzione, però, nessuna piattaforma può avere miliardi di utenti attivi e non ritenersi parte integrante nella diffusione globale di notizie. Del resto, come sottolineava Churchill, «la responsabilità cos’ è, se non il prezzo della grandezza». Certo una grandezza intesa in termini economici e di mercato, ma che richiede comunque una rinnovata partecipazione di questi operatori. *Commissario Agcom © Riproduzione riservata.
El País lascia Le Monde
Italia Oggi
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El País pronto a uscire da Le Monde. Il gruppo editoriale Prisa, che pubblica il quotidiano spagnolo, sta decidendo se lasciare o meno il capitale del giornale francese per cercare di mettere ordine ai propri conti e incanalare meglio le risorse. Dalla crisi dell’ editoria internazionale, quindi, si iniziano a sciogliere alcuni intrecci tra grandi gruppi editoriali operanti su mercati diversi. Gli spagnoli non solo avevano una quota intorno al 15% dell’ editrice parigina ma, secondo la stampa iberica, aveva partecipato anche all’ acquisizione di una quota in Le Monde Libre, assieme agli attuali editori de Le Monde Matthieu Pigasse e Xavier Niel. Da Prisa, al momento, la posizione ufficiale sul piano di disinvestimenti è che nessuna decisione è stata ancora presa.
Vita ritenta il concordato
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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C’ è un periodico (Vita magazine) di nuovo a rischio fallimento dopo la conclusione a ottobre di un concordato preventivo, c’ è un imprenditore-socio (Franco Cappiello) che vuole fare l’ editore della testata ma non c’ è l’ accordo con gli altri azionisti (tra gli altri come i fondatori Giuseppe Frangi e Riccardo Bonacina, entrambi giornalisti impegnati anche nella redazione del giornale): è questa la situazione che si sta protraendo da giorni al magazine specializzato su terzo settore, volontariato e modelli alternativi di crescita economica. Venerdì prossimo, però, è in calendario un cda dell’ omonima società editoriale e, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, s’ intravede un possibile compromesso tra i due fronti. L’ ipotesi sul tavolo è che Vita magazine avvii un nuovo concordato, onde evitare il fallimento, con relativa iniezione di nuove risorse (circa 2 milioni di euro) al fine di coprire parte dei debiti che ammontano complessivamente a oltre 4 milioni di euro (vedere ItaliaOggi del 27/2/2018). A metterci i soldi per un nuovo concordato saranno i vari azionisti, che comprende tra gli altri la Fondazione Vita (con Frangi e Bonacina) e varie importanti associazioni del Terzo settore italiano di cui Cesvi, Telefono Azzurro, Filo d’ oro e Arci sono solo alcuni esempi. Non parteciperà invece all’ operazione Cappiello che mantiene, comunque, la sua quota di maggioranza relativa al momento del 35,7% circa. Inizialmente Cappiello si era detto disponibile a ricapitalizzare interamente ma l’ opzione e il suo piano di rilancio non hanno riscontrato grandi approvazioni nel resto della compagine. L’ intenzione, infatti, era avviare sinergie tra Vita magazine e Reteconomy, canale generalista tv di cui Cappiello è editore dalla fine dello scorso settembre (on air al canale 512 di Sky e al numero 260 del digitale terrestre). Non solo, Cappiello (con partecipazioni in varie aziende e un trascorso da ristrutturatore di aziende in difficoltà) aveva in mente anche operazioni editoriali col Gruppo B Editore (sempre suo), che pubblica magazine più incentrati sull’ astronomia e l’ aerospaziale. Di Vita magazine sarebbe rimasto sia il periodico sia le sue declinazioni online, ma con un baricentro più spostato verso le attività del nuovo editore. Adesso invece ci si vuole concentrare sul rilancio del giornale stesso (al momento gli abbonamenti sono sospesi) e proseguire con i servizi editoriali già in essere e rivolti ad associazioni di volontariato o aziende terze, per la redazione di riviste house organ e bilanci sociali. Per poter riproporre il suo piano di sviluppo e sinergie annesse, quindi, Cappiello dovrà aspettare almeno la fine del prossimo concordato. A meno che, nel frattempo, non diriga la sua attenzione verso altre realtà del terzo settore, un settore che tutto sommato continua a mantenere la sua importanza visto che di recente anche Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, ha annunciato un progetto di «social impact banking», che avvicina il mondo delle banche a quello delle associazioni no-profit, del microcredito e incentiva l’ educazione finanziaria.
Caltagirone: ricavi a -5%, ridotto il rosso
Italia Oggi
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Ricavi operativi a 144,8 milioni di euro per Caltagirone editore nel 2017, un calo del 5% rispetto ai 152,3 milioni del 2016. Il gruppo, ha spiegato una nota, ha chiuso l’ esercizio con risultati che continuano a risentire della congiuntura negativa che caratterizza il settore dell’ editoria ormai da diversi anni. I ricavi diffusionali sono stati pari a 56,2 milioni di euro con una flessione del 5,3%. In particolare i ricavi derivanti dalla vendita delle copie cartacee dei quotidiani del gruppo hanno registrato una contrazione del 6,3% in parte bilanciata dall’ incremento delle vendite di abbonamenti e copie multimediali che hanno registrato un +26,5% rispetto al 2016 e rappresentano oggi il 4,2% del fatturato editoriale complessivo. A partire dal mese di giugno, Caltagirone ha aumentato il prezzo di vendita del Messaggero in parte dell’ area diffusionale. La raccolta pubblicitaria ha registrato un decremento del 6,2%. In particolare, i ricavi pubblicitari sulle edizioni cartacee si sono ridotti del 6,9%. La raccolta pubblicitaria su internet è pari al 13,7% del fatturato pubblicitario complessivo. Il margine operativo lordo è stato negativo per 122 mila euro (negativo per 1,9 milioni euro al 31 dicembre 2016) compresi gli oneri non strutturali sul personale legati ai piani di riorganizzazione posti in essere da alcune società del gruppo. Al netto di tali oneri il margine operativo lordo avrebbe registrato un saldo positivo per 3,4 milioni di euro (2,6 milioni di euro nel 2016). Da rilevare in particolare che il costo del lavoro, al netto degli oneri poc’ anzi indicati, ha registrato una diminuzione del 6,8% rispetto al precedente esercizio. Il risultato operativo è stato negativo per 43,4 milioni di euro (negativo per 56,3 milioni di euro al 31 dicembre 2016) e comprende le svalutazioni di immobilizzazioni immateriali a vita indefinita per complessivi 35,1 milioni di euro (45,4 milioni di euro nel 2016), ammortamenti per 6,6 milioni di euro (6,5 milioni di euro nel 2016) accantonamenti per 209 mila euro (697 mila euro nel 2016) e la svalutazione di crediti per 1,4 milioni di euro (1,8 milioni di euro nel 2016). La perdita è stata di 29,6 milioni di euro in riduzione rispetto a quella da 62,4 milioni al 31 dicembre 2016. La posizione finanziaria netta, pari a 128,5 milioni di euro, si è ridotta di 5,9 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2016 (134,4 milioni di euro) principalmente per effetto del fabbisogno finanziario legato agli investimenti in immobilizzazioni tecniche e ai piani di ristrutturazione aziendale al netto dell’ incasso dei dividendi su azioni quotate. Il gruppo, intanto, vuole avere la possibilità di espandere le occasioni di business. Il consiglio di amministrazione ha deliberato di convocare l’ assemblea straordinaria degli azionisti per modificare l’ articolo 2 dello statuto sociale, al fine di ampliare l’ oggetto sociale prevedendo la possibilità di poter assumere e gestire partecipazioni, azionarie e non, anche di controllo, oltre che nei settori dell’ editoria, della raccolta pubblicitaria, della telecomunicazione e di internet, anche in settori diversi. Per quanto riguarda l’ andamento di quest’ anno, il trend negativo dei ricavi diffusionali e pubblicitari continua sia a livello di mercato che a livello aziendale, ha fatto sapere il gruppo, e non si manifestano al momento segni di inversione di tendenza. In assenza di novità tale tendenza negativa continuerà anche nell’ esercizio in corso. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Sui giganti globali della pubblicità 3 miliardi di scommesse al ribasso. Pesanti scommesse ribassiste in Borsa sui giganti globali della pubblicità. Da Wpp a Omnicom, da Interpublic a Publicis, secondo il Financial Times una serie di fondi di investimento, tra cui Marshall Wace, Lone Prime, Maverick Capital, più diversi hedge fund si sono posizionati al ribasso sul comparto, complessivamente per oltre 3 miliardi di dollari. L’ intero settore sta subendo un rallentamento della crescita assieme a erosioni dell’ attività tradizionale dovute al combinato disposto dei tagli dei clienti e di nuovi giganti di fatto del comparto, quali Facebook e Google. Wpp in particolare ha visto il titolo cadere ai minimi da tre anni a questa parte, mentre su Omnicom ci sono posizioni di investimento al ribasso sull’ equivalente del 13% del capitale. La Due-B produzioni di Luna Berlusconi debutta in Discovery. Nuova collaborazione con Discovery della Due-B di Luna Berlusconi con la messa in onda della prima produzione già ad aprile su Real Time. La società di produzione televisiva nata nel 2012 ha un portfolio di produzioni made in Italy che sono riuscite anche a sbarcare all’ estero. Dopo la parentesi del 2015 con Vaya Fauna per il prime time di Telecinco, il canale televisivo spagnolo, oggi il ritorno sul mercato internazionale con #Riccanza che è riuscito ad arrivare in Francia. Per quanto riguarda l’ Italia, su Real Time arriverà Hello Goodbye, traslocato da Rete4, dal prossimo 6 aprile con la conduzione di Pablo Trincia. Aperti i nuovi casting di #Riccanza, mentre lo spin-off Mamma che #Riccanza andrà invece in onda con quattro episodi da oggi alle ore 22.50 su Mtv. La primavera vedrà anche il ritorno sul piccolo schermo di Bella più di prima con la quinta edizione sempre su La5, il canale free femminile del gruppo Mediaset. I Telegatti in autunno a Milano. Dopo 10 anni tornano i Telegatti. La serata di premiazione avverrà a Milano a metà ottobre. Lo ha annunciato Tv Sorrisi e Canzoni, il settimanale del Gruppo Mondadori nel corso della presentazione del libro Il Telegatto. Storia del premio più amato dalle star, che si è svolta nell’ ambito di Tempo di Libri, Fiera Internazionale dell’ Editoria a Milano. La direzione creativa dei Telegatti è stata affidata al gruppo Armando Testa con Jacopo Morini e il nuovo team dedicato a operazioni speciali e branded content. L’ Economia del Corriere compie un anno. L’ Economia, il settimanale del Corriere della Sera in edicola ogni lunedì, celebra il 16 marzo il suo primo anno con un numero speciale e un evento ospitato nella sede di Borsa Italiana a Milano, entrambi dedicati alle eccellenze delle pmi italiane. Aperto il bando di concorso «Visioni Incontra» per i documentari work in progress. Confermata Visioni Incontra, la sezione Industry dedicata ai professionisti del settore, per la quarta edizione del Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà, l’ appuntamento con il cinema del reale organizzato dalla società di produzione FrankieShowbiz, che si terrà a Milano dal 13 al 16 settembre. Dopo l’ edizione dello scorso anno che ha registrato oltre 200 presenze tra editor televisivi, circuiti cinema, piattaforme, produttori indipendenti, distributori, acquisition manager, sales agent e direttori di festival, gli organizzatori confermano e presentano la nuova edizione di Visioni Incontra, la sezione Industry a inviti dedicata ai professionisti del settore. Visioni Incontra si terrà nei primi due giorni del Festival, giovedì 13 e venerdì 14 settembre. Da ieri e fino al 15 giugno 2018 è aperto il bando di concorso Visioni Incontra dedicato esclusivamente ai progetti work in progress. Rai5, Cinekino, 120 anni di cinema europeo. I 120 anni del cinema europeo raccontati attraverso le testimonianze dei suoi protagonisti e le scene significative di alcuni tra i più bei film di dieci Paesi. È la nuova serie Cinekino, che Rai Cultura propone in prima visione da oggi alle 23 su Rai5. Ogni documentario della serie, composta da dieci appuntamenti, parte dalla cinematografia di uno specifico paese per arrivare a descrivere la diversità e la ricchezza dell’ intero cinema europeo. Attraverso registi celebri, grandi attori, momenti chiave e film di culto la serie esplora le culture cinematografiche di dieci paesi europei: Germania, Francia, Italia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Polonia, Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Protagonista del primo appuntamento è il cinema tedesco. Rai, più di mille studenti per Porte Aperte a Tempo di Libri. Oltre cinquanta classi, ma anche bambini con le loro famiglie a Tempo di Libri, la Fiera Internazionale dell’ Editoria di Milano, nello spazio Rai di Porte Aperte, con cento metri quadri all’ interno del grande spazio Rai dedicati a chi voleva provare l’ emozione del fare tv. Accompagnati dai professionisti del Centro di Produzione Tv Rai di Milano, i ragazzi hanno potuto scoprire il dietro le quinte del piccolo schermo – tra regie, monitor e mixer – e cimentarsi nella conduzione di un vero telegiornale, con interviste e collegamenti.
I direttori e le onde dello tsunami politico
Il Sole 24 Ore
S.Sa.
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Il terremoto politico del voto del 4 marzo e cinque direttori delle maggiori testate quotidiane italiane intervistati da un ex direttore di giornali (Ricardo Franco Levi), oggi passato a dirigere l’ associazione degli editori: un dibattito che, di fatto, ha chiuso in maniera alta la Fiera Tempo di Libri di Milano, portando il pubblico (una sala gremita) a riflettere – ma anche a divertirsi, visto il finale affidato alla verve comica di Enrico Bertolino – sulle difficoltà del momento italiano così come è uscito dalle urne. «La situazione politica italiana non ha eguali in nessun Paese Europeo», ha detto Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. «Rispetto ad altri Paesi siamo in un nuovo mondo politico, fatto di partiti populisti che superano il 50% e non accade da quasi nessuna altra parte d’ Europa». Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, ha scelto di porre l’ accento sulla «rivolta del ceto medio e sul vento di protesta contro le diseguaglianze, che ha travolto ciò che restava dei partiti tradizionali, con una forte sconfitta del Pd». Non poteva non soffermarsi sul Partito democratico il direttore de La Repubblica, Mario Calabresi, che ha a lungo discusso sulle ragioni della sconfitta del Pd. «È stato vissuto come il partito più attaccato alle poltrone che ci fosse. E secondo me farebbe un gran bene a stare fuori dal potere e a non entrare in formule di governo che prevedono ministri. Farebbe bene a prendere un po’ d’ aria». Il confronto si è rivitalizzato sulla percezione di ciò che gli elettori hanno voluto dire con il voto. Da una parte un’ onda lunga che affonda le sue mosse iniziali negli anni nei quali la globalizzazione ha portato i suoi benefici, dall’ altro «l’ onda corta», come l’ ha definita il direttore del Sole 24 Ore, Guido Gentili, che accosta piuttosto l’ origine di questo terremoto elettorale agli effetti della crisi economica recente. «Quello che è uscito dalle urne elettorali è un Paese diviso in due con un Mezzogiorno che ha reclamato decenni di abbandono e con il Nord Italia agganciato all’ Europa». I risultati del Mezzogiorno spiegano bene come per gli elettori del Sud abbia pesato una proposta economiche come il reddito di cittadinanza, per altro difficilmente realizzabile. Sul Sud si è soffermato anche Virman Cusenza, direttore del Messaggero. «Il Movimento 5 Stelle al Sud ha fatto un’ operazione mimetica, si è fatto a forma di elettore meridionale: i 5 Stelle hanno mutuato e interpretato le istanze più profonde, dando segnali di volersi occupare di una parte del Paese che invece è stata dimenticata da altri partiti». Molti gli scenari possibili su cosa potrebbe uscire ora dall’ impasse. E tante le possibilità: appoggi esterni, maggioranze impossibili, procedure formali da parte del presidente Mattarella. «Fantasia e rapidità» (Molinari) sono state evocate come forme per risolvere il complicato rebus delle alleanze e, se Calabresi indica che il primo che tra Salvini e Di Maio capirà che non può avere una maggioranza e farà un passo indietro sarà in vantaggio, Fontana pensa invece che la crisi non sembra essere rapida e non esclude che si possa tornare a breve a elezioni. Molto più cauto il giudizio di Guido Gentili: «I mercati per ora hanno reagito con razionalità e pazienza, ma l’ indifferenza dei mercati non può reggere a lungo e poi dovremo fare i conti con la politica della Bce, che finora è stata accondiscendente. Ma dobbiamo tenere i piedi per terra. Lo scenario è di diffusa incertezza, anche se dalle urne l’ indicazione delle forze che hanno vinto è stata chiara». «Si è ristretta molto l’ area del voto moderato», ha chiosato Virman Cusenza. Alla fine, Ricky Levi ha chiuso il dibattito augurandosi che il prossimo anno al tavolo della discussione, in veste ufficiale, ci possa anche essere una donna. Un gesto non solo di galanteria. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
I direttori: la crisi sarà lunga e complicata
La Stampa
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L’«incontro dei direttori», in una sala gremita, ha visto discutere di voto e dopo-voto quelli dei cinque principali quotidiani: Luciano Fontana del Corriere della Sera , Mario Calabresi di Repubblica , Maurizio Molinari della Stampa , Guido Gentili del Sole-24 Ore e Virman Cusenza del Messaggero , stimolati da Ricky Levi presidente degli editori. Le diagnosi sono diverse, la prognosi difficile per tutti: la crisi forse sarà lunga e di certo è complicata. Per fortuna a far sorridere ha poi provveduto Enrico Bertolino. Alla fine, applausi un po’ preoccupati per tutti.
Caltagirone Editore, ricavi a quota 145 milioni
Il Messaggero
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I CONTI 2017 ROMA Il Gruppo Caltagirone Editore ha chiuso il 2017 con perdite più che dimezzate rispetto all’ esercizio precedente. Il risultato netto di gruppo, spiega la società dopo il cda che ha approvato il progetto di bilancio, «è negativo per 29,6 milioni dopo la svalutazione di immobilizzazioni immateriali a vita indefinita per 35,1 milioni (era stato negativo per 62,4 milioni nel 2016 dopo la svalutazione di attività immateriali per 45,4 milioni)». I ricavi 2017 si attestano invece poco sotto 145 milioni (144,8 per la precisione, 152,3 milioni nel 2016) a fronte di un mol negativo per 122 mila euro (da -1,9 milioni nel 2016) «per effetto di oneri non strutturali sul personale al netto dei quali il margine risulterebbe positivo per 3,4 milioni (2,6 milioni nel 2016)». Le attività digitali proseguono la crescita: +26,5% la vendita di copie ed abbonamenti digitali. Il fatturato pubblicitario su internet è ormai pari al 13,7% di quello complessivo.
Milano-Francoforte gemellaggio permanente per i giovani editor
Corriere della Sera
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Si è chiusa guardando al futuro la seconda edizione di Tempo di Libri. E non soltanto perché il tema di ieri era il mondo digitale, con tutto ciò che comporta in termini di trasformazioni per la società, per i consumi, per il nostro modo di comunicare. Guarda molto avanti il mondo dei libri, fino al 2023 quando il nostro Paese sarà l’ ospite d’ onore della Buchmesse di Francoforte, a 35 anni dall’ ultima volta. Un appuntamento che non coinvolgerà soltanto i libri, ma anche l’ arte, il cinema, la musica. L’ annuncio è stato dato giorni fa ma ieri c’ è stato il primo incontro pubblico ufficiale, alla presenza di Ricardo Franco Levi, direttore dell’ Associazione italiana editori, Romano Montroni, presidente del Centro per il libro e la lettura del Mibact, Juergen Boos, direttore della Buchmesse di Francoforte e la responsabile della presenza dell’ ospite d’ onore, Simone Buhler. Intanto Tempo di Libri ha portato a Milano il programma di fellowship di sette giovani editor che, ha detto Levi, «diventerà uno degli elementi permanenti del rapporto tra Milano e Francoforte». ( f. vi. )
L'articolo Rassegna Stampa del 13/03/2018 proviene da Editoria.tv.