Indice Articoli
Dall’ Authority alla Rai, 350 i posti di prima fila in bilico
Solferino (Rcs) scalda i motori in «Tempo di libri» a Milano
Col 4k il dvd resisterà a Netflix
Sky riorganizza la comunicazione italiana Raynaud vp sports e advertising in Germania
Pubblicità, aspettando l’ onda
chessidice in viale dell’ editoria
In Italia più lettrici che lettori Ma tra gli autori solo una su tre
Dall’ Authority alla Rai, 350 i posti di prima fila in bilico
Il Mattino
Andrea Bassi
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ROMA Dalle società pubbliche alle Authority di garanzia, dal capo della Polizia fino ai vertici della Rai. Nei prossimi mesi, secondo i conteggi, ci sono da fare almeno 350 nomine in gangli importanti della macchina amministrativa ed economica dello Stato. Alcune delle scelte rischiano di cadere nell’ interregno, non si sa quanto lungo, tra il governo uscente di Paolo Gentiloni e il prossimo, che ancora non si vede all’ orizzonte. L’ appuntamento più vicino è la scelta di un successore alla guida dell’ Authority dell’ Energia. Il garante Guido Bortoni è già in un regime di proroga che scadrà l’ 11 aprile. Una decisione andrà presa. L’ Authority non può rimanere senza guida, visto che sovrintende al sistema elettrico che va governato giorno per giorno per non rischiare black out. L’ ipotesi più accreditata è che il governo Gentiloni approvi un decreto legge che allungare la permanenza di Bortoni e dell’ attuale consiglio almeno per altri sei mesi. Più complessa la partita sulla Cassa depositi e prestiti, i cui vertici scadranno in primavera. Il presidente Claudio Costamagna è nominato dalle Fondazioni e dunque, nel caso volesse, non dovrebbe avere problemi di riconferma. L’ ad Fabio Gallia è scelto dal Tesoro e quindi più legato alle evoluzioni del quadro politico. C’ è poi il nodo Saipem, società quotata controllata da Cdp. Stefano Cao potrebbe essere riconfermato, magari a tempo come nel precedente di Umberto Vergine. A novembre scade anche l’ Antitrust di Giovanni Pitruzzella. Sono invece due le date che più di ogni altra interessano la questione sicurezza. Il 19 maggio quando scadrà la nomina di Franco Gabrielli a capo della polizia di Stato, e il 16 giugno, giorno in cui, due anni fa, si è insediato ai vertici dell’ Aisi, il Servizio di sicurezza interno, Mario Parente. L’ incarico ha una durata di due anni. E quindi c’ è da chiedersi quale sarà la scelta del nuovo esecutivo. I due prefetti hanno garantito un livello molto elevato di sicurezza. Non sarà facile trovare nomi allo stesso livello. Garantite per altri 12 mesi, invece, le posizioni di Pansa al Dis, e di Manenti alla direzione dell’ Aise, gli 007 con competenze estere. In quel caso, però, il governo Gentiloni è dovuto intervenire con un decreto ad hoc, perché la questione era legata a un raggiunto limite di età. E la stessa cosa è stata fatta per il comandante generale della Guardia di finanza, Alfonso Toschi, prorogato fino al 2019. È fresco di nomina il generale Giovanni Nistri, insediatosi qualche settimana fa ai vertici dell’ Arma dei carabinieri. Intanto dopo la vittoria di Cinque Stelle e Lega nei corridoi Rai di Saxa Rubra, come di viale Mazzini, è già tutto un correre a riposizionarsi. C’ è chi posta selfie con Salvini o Di Maio e chi si cerca in tutti i modi di imbattersi in uno dei due leader. Il consiglio di amministrazione scade a luglio. Con il nuovo cda la riforma della governance della Rai, voluta dal governo Renzi, va finalmente a regime. La nomina di colui che di fatto prenderà i poteri di Mario Orfeo, attuale direttore generale della Rai, spetta quindi al governo, ma quale? La speranza di molti, se non di tutti, è che per luglio ci sia un governo in grado di operare. Una situazione di stallo tra i partiti potrebbe portare ad una sorta di congelamento sotto forma di proroga, pur rispettando le novità della riforma. Un governo di tutti o del Presidente, potrebbe invece favorire una soluzione quasi tecnica promuovendo Nino Rizzo Nervo, attuale vicesegretario generale della presidenza del Consiglio, giornalista ed ex membro del cda della Rai. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Solferino (Rcs) scalda i motori in «Tempo di libri» a Milano
Il Sole 24 Ore
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Lo stand è quello del Corriere della Sera all’ interno di “Tempo di Libri”, la fiera internazionale dell’ editoria libraria iniziata ieri e che si svolgerà a Milano, nei padiglioni 3 e 4 di Fieramilanocity, fino a lunedì. Poco dopo le 17, al termine di un incontro sul dramma dei conflitti in giro per il mondo, il cambio di scena avviene in maniera repentina. Basta un pannello, quello con il simbolo di Solferino: C e S che si incrociano e che, nei fatti, significano il ritorno della Rcs targata Urbano Cairo nel settore libri dopo la vendita di Rcs Libri a Mondadori a metà 2016. Nessuno speech, solo un brindisi. Comunque un segnale che dopo gli annunci la casa editrice del gruppo Rcs sta scaldando i motori. Da aprile potrebbe partire la pubblicazione di qualche titolo, in vista del debutto ufficiale a maggio, al Salone di Torino. Il duplice appuntamento fa evidentemente gioco a Rcs. Il “derby” fra Milano e Torino però, in generale, fatica a venir meno. Un esempio? «L’ idea di avere due fiere dell’ editoria non ha molto senso, non lo ha anche guardando a quello che accade nel mondo». Parola di Enrico Selva Coddè, amministratore delegato Mondadori Libri area Trade. (A. Bio.)
Col 4k il dvd resisterà a Netflix
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Il mercato dell’ home video continua a reggere nonostante non si faccia che parlare di Netflix e delle altre piattaforme di streaming. E oggi è pronto a far propria la nuova sfida tecnologica anche in Italia, il 4k Ultra Hd, il formato a definizione cinematografica che ci si attende porterà un rinnovato interesse anche nei confronti dei supporti fisici. L’ Ultra Hd interesserà non solo le nuove produzioni ma anche titoli del catalogo home video che meritano di essere riproposti con la nuova tecnologia. Un esempio è il restauro in 4k di Suspiria di Dario Argento, primo film italiano a essere rimesso in commercio con l’ altissima definizione di cui si parlerà oggi durante l’ evento di apertura degli Univision Days a Milano (all’ interno di Cartoomics) organizzati da Univideo, l’ associazione degli editori audiovisivi su media digitali (dvd, blu-ray ecc.) ma anche online. Sull’ online, però, Univideo guarda a quella parte del mercato differente rispetto al video on demand su abbonamento stile Netflix, ovvero al transactional video on demand, la pay per view stile iTunes o Chili. «Si parla molto di Netflix perché è la novità di questi ultimi anni», spiega Lorenzo Ferrari Ardicini, presidente di Univideo oltre che di Cg Entertainment, «ma allo stesso tempo c’ è un settore home video più stabile e maturo, dove le nuove tecnologie sono comunque in continuo sviluppo. Devo dire che siamo più assediati dal fenomeno pirateria piuttosto che da Netflix». In effetti, dvd o servizi di pay per view rispondono a bisogni differenti rispetto allo streaming su abbonamento. Tanto per cominciare le finestre temporali sono differenti: quella dell’ home video e del tvod è la prima finestra dopo quella delle sale cinematografiche (105 giorni dopo la prima proiezione al cinema i film sono disponibili, solo dopo passano alle altre offerte). Si è proposto più volte di ridurre questa finestra per contrastare la pirateria, ma gli esercenti fanno resistenza perché resta loro la possibilità di sfruttare un titolo per un tempo superiore. «La finestra temporale è un aspetto molto importante», continua Ardicini, «però devo anche dire che per il consumatore medio è un aspetto più difficile da percepire perché non conosce la data di uscita di un film. Un motivo fondamentale di scelta del supporto fisico è il discorso della collezionabilità, un fattore che ancora rafforza il nostro mondo. Inoltre l’ home video ha un catalogo imbattibile, il nostro settore rappresenta ancora l’ unico mezzo all’ interno del quale è possibile reperire una profondità di catalogo impressionante, cosa che gli altri mezzi non possono offrire. Altro grosso valore dei supporti fisici sono i contenuti extra». Il settore dell’ home entertainment si è ovviamente ridimensionato negli ultimi anni, passando dai 590 milioni del 2010 ai 381,5 milioni del 2016 (i dati 2017 saranno pronti fra qualche settimana). Dal 2014 al 2016 si è assistito però a un nuovo periodo di crescita seppure contenuta, in cui il digitale si è fatto strada (82,5 milioni di fatturato) mentre il prodotto fisico venduto nei canali tradizionali (non edicola né noleggio) resta sostanzialmente stabile nel lungo periodo. Dopotutto proprio i punti di forza dei dvd mostrano come possano essere ricercati ormai soprattutto da un pubblico di nicchia. In questo quadro si innesta il 4k: «È sicuramente uno dei fattori su cui stiamo puntando molto», conclude il presidente di Univideo. «In questo momento siamo all’ inizio ed è poco noto in Italia, però arrivano i primi supporti blu-ray Ultra Hd e questa è la nuova frontiera che porta la qualità cinematografica a casa». © Riproduzione riservata.
Sky riorganizza la comunicazione italiana Raynaud vp sports e advertising in Germania
Italia Oggi
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Novità ai vertici di Sky in Germania e riorganizzazione alla direzione comunicazione della pay tv in Italia. Dal 1° aprile Jacques Raynaud, che ha guidato la direzione Sky Sport Channels & Sky Media nella Penisola negli ultimi otto anni, diventerà executive vice president sports and advertising di Sky Deutschland. Sarà a diretto riporto del ceo Carsten Schmidt con la responsabilità di sviluppare ulteriormente l’ offerta sportiva e il business pubblicitario della tv a pagamento. Il cambiamento va inquadrato in un più vasto rafforzamento dell’ organizzazione di Sky in Germania, dove il group finance director Colin Jones assumerà il ruolo di cfo, mentre il group director for people Deborah Baker supporterà ulteriormente il ceo Schmidt. A Raynaud riporteranno l’ evp sports Roman Steuer e i managing director di Sky Media Thomas Deissenberger e Martin Michel. In Italia, invece, la direzione communication & public affairs di Sky guidata dall’ executive vice president Riccardo Pugnalin viene riorganizzata in cinque aree: programming & sport communication, public affairs & institutional communication, strategy & corporate projects, research, audience & insight ed events. L’ area programming & sport communication, affidata a Ilenia Moracci, coordinerà le attività di comunicazione esterna di programming e news (nelle mani di Isabella Ferilli), sport (gestita da Laura Belloli) e di communication pm & magazine (seguita da Nicoletta Barci). L’ area public affairs & institutional communication, affidata a Roberto Scrivo, svolgerà il compito di posizionare l’ azienda nel sistema istituzionale attraverso la gestione dei rapporti con i decisori pubblici, gli opinion makers e le associazioni. La struttura è composta dalle strutture legislative hub & technical cabinet (seguita da Marco Valentini), public policy (curata da Alfredo Borgia con il contributo di Nadia Rollè), european & international affairs (gestita da Stefano Ciullo) e institutional communication (sotto la responsabilità di Scrivo ad interim, con il contributo di Carmen Ruggeri per l’ area di media relations & media partnership e di Silvia Romana Mazzucco per l’ area di external projects organization). Nel team arriva Andrea Bonini, che, dopo aver lavorato a lungo a Sky Tg24, entra a par parte della direzione communication & pa supportando Scrivo nella gestione delle relazioni con gli stakeholder. Nasce inoltre una nuova area, strategy & corporate projects, affidata a Gianluca Rumori, che supporterà tutta la direzione nel definire le strategie relative ai progetti di sviluppo. L’ area research, audience & insight è affidata a Stefano Barbato e quella events a Marika Pisoni. © Riproduzione riservata.
Pubblicità, aspettando l’ onda
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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I dati sulla raccolta pubblicitaria 2017 in Italia, diffusi da Nielsen qualche giorno fa, confermano la presenza di un mercato piuttosto sbilanciato. Unico mezzo tradizionale a crescere è stato la radio (+5,4%), per il resto la tv è risultata in calo dell’ 1,6% e la stampa ha registrato un -7,1%. Dopodiché c’ è internet, che è cresciuto del 7,7% e vale 2,45 miliardi di euro sugli 8,25 miliardi totali del mercato. Se però si eliminano dall’ online la pubblicità legata al search, ai video e ai social, ovvero principalmente Google e Facebook, la crescita è stata soltanto dell’ 1,7%. Inoltre, dei 2,45 miliardi dell’ online le categorie appena citate pesano per oltre il 67%. Google e Facebook raccolgono insomma 1,65 miliardi di euro. L’ allarme era già stato lanciato a novembre durante lo Iab Forum, l’ incontro annuale degli operatori del settore, dall’ Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano: i grandi player internazionali «hanno oramai quasi il pieno controllo del mercato pubblicitario online» a scapito degli editori italiani. Per capire cosa sia successo nel tempo, c’ è un grafico di Nielsen che con un colpo d’ occhio mostra 45 anni di mercato pubblicitario italiano. Nel 1972, come si può vedere in pagina, la stampa aveva di gran lunga la supremazia della raccolta, con una quota vicina al 65%. La televisione ancora non era esplosa e valeva poco più del 15%, la radio intorno al 10% e così l’ outdoor, un po’ meno il cinema. Poi, fino agli inizi degli anni 2000, il cuneo della tv si è allargato sempre più raggiungendo il 50% del mercato e ne hanno fatto le spese gli altri mezzi ma soprattutto la carta stampata scesa intorno al 15%. Dal 2002 circa in poi un altro sconvolgimento: si insinua un secondo cuneo, quello di internet. Mentre la tv si riduce (ma tutto sommato resiste) e così gli altri mezzi, è ancora una volta la stampa a cedere il passo a fronte di una raccolta online che diventa la seconda per ricavi dopo quella televisiva. Questo sguardo d’ insieme aiuta a comprendere cosa sia accaduto, ma non dice tutto. Il problema è che la torta non è rimasta sempre la stessa. Nielsen, nel secondo grafico in pagina, mostra agli andamenti del settore negli ultimi 25 anni. Di solito un ciclo iniziava con 2/3 anni di assestamento, seguiti da un lungo periodo di crescita di 5/6 anni per poi collocarsi a livelli più alti di quelli di partenza. Così è accaduto nel 1992-2000 così sembrava dovesse accadere nel 2001-2008. Ma dal 2008 in poi non si sono più visti periodi di lunga crescita e si sono susseguiti momenti di alti e bassi con cambiamenti bruschi, per arrivare infine negli ultimi anni a una situazione di incertezza da cui ancora non si è usciti. Un ottovolante, con la differenza che in passato c’ erano lunghi periodi in salita che permettevano di rilassarsi, negli ultimi dieci anni solo batticuore. «I cambiamenti nel settore pubblicitario non sono una novità, ci sono sempre stati, come in qualsiasi settore», commenta Alberto Dal Sasso, Ais managing director di Nielsen. «La differenza degli ultimi anni è stata la velocità del cambiamento. Si è visto cosa è successo alla stampa, la cui quota si è ridotta dagli anni 70 fino al 2000 mentre parallelamente quella della tv aumentava. Ma oggi anche la televisione si sta evolvendo in maniera diversa: si è passati da 7 canali nazionali ai 200 attuali, poi è arrivato il successo dei video online, l’ ingresso dei nuovi player over the top. Sono tutti elementi che stanno avendo un impatto nel business televisivo tradizionale. Questo fa capire come anche i mezzi ritenuti più forti non sono esenti dal cambiamento. È la tecnologia che guida quanto accade, il business fa più fatica ad adeguarsi, però ci arriva comunque». Gli editori tradizionali in questi anni si sono mossi per seguire le persone nelle loro nuove abitudini di fruizione dei contenuti e ovviamente anche per riguadagnare con l’ online i ricavi che stavano perdendo offline. Ma la pubblicità su Internet ha lo stesso valore di quella offline? Il contatto con il lettore-utente è ripagato allo stesso modo? «L’ approccio sulla pubblicità online è molto diverso», continua Dal Sasso. «La pubblicità non è meno remunerativa ma viene comprata e venduta per quello che effettivamente rende, non più sulla base di previsioni che tengono conto delle persone raggiunte nei periodi precedenti. Credo che l’ individuo valga allo stesso modo, ma i differenti mezzi sono utilizzati per raggiungere scopi differenti. Basta pensare che Amazon, uno dei quattro grandi punti di riferimento mondiali del business online, fa pubblicità in televisione. La tv serve per raggiungere grandi numeri, per farsi conoscere, poi la pubblicità online serve magari per comunicare in un momento più vicino al processo di acquisto». Resta il problema che il mercato della pubblicità online è oggi sbilanciato. «I grandi player sono Google e Facebook», dice Andrea Lamperti, il direttore dell’ Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano. «Non sta a me dire se sono giganti cattivi o buoni, hanno portato interesse e crescita nel settore ma anche molto fatturato per loro. La loro fetta è superiore al 70% della raccolta digitale italiana e tenderà a crescere ancora. Questi colossi internazionali si sono trovati di fronte player internet nazionali medio-piccoli e hanno avuto gioco facile. Penso che in generale serva una migliore e maggiore regolamentazione di questi mercati: sono pieni di zone grigie, per mancanza di legislazione o semplicemente perché la tecnologia e i player vanno a una velocità ben maggiore rispetto alla regolamentazione. Anche se non è facile, perché il rischio è che questi interventi, per assurdo, peggiorino la situazione». © Riproduzione riservata.
chessidice in viale dell’ editoria
Italia Oggi
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Internet, raccolta a -3,2% in gennaio. Secondo i dati rilevati dall’ Osservatorio Fcp-Assointernet (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità), nel mese di gennaio 2018 la raccolta pubblicitaria sul mezzo ha raggiunto i 26,2 milioni di euro, in calo del 3,2% rispetto all’ anno precedente. In particolare gli investimenti su desktop/tablet sono stati pari a 20,4 milioni di euro, in flessione dell’ 8,6%, quelli su smartphone a 5,9 milioni di euro (+21,9%), smart tv/console a 24 mila euro (-40,1%). Per quanto riguarda l’ andamento degli investimenti per modalità di fruizione, il browsing ha totalizzato 24,9 mln di euro (-5,2%), le app 1,35 milioni di euro (+56,6%). Scott Jovane lascia Eprice per approdare in Tim. L’ ex chief executive officer di Rcs e Microsoft Pietro Scott Jovane lascia l’ incarico di amministratore delegato di Eprice a far data dal 15 aprile. Tutte le deleghe operative del gruppo specializzato nell’ e-commerce passano al fondatore della società, Paolo Ainio, che viene nominato a.d. della società che ha chiuso il 2017 con una perdita netta di 24,8 milioni di euro rispetto all’ utile di 10,1 milioni di euro del 2016 che beneficiava per 24,8 milioni di euro del risultato delle attività dismesse, inclusa la plusvalenza sulla vendita di Banzai Media e Saldiprivati. Secondo fonti vicine all’ azienda raccolte da Class Cnbc, Iovane sarà il nuovo chief revenue officer di Tim a diretto riporto dell’ a.d. Amos Genish. Sotto la sua responsabilità ci saranno i 15 miliardi di euro di fatturato domestico di Telecom, le strategie commerciali e le attività legate ai piccoli e grandi clienti. La Gazzetta dello Sport porta in edicola la storia dell’ Inter. Sarà in edicola da domani con La Gazzetta dello Sport al prezzo di 12,99 euro 1908-2018 Solo Inter. Uomini, storie, gol e partite leggendarie, il libro che ripercorre in maniera cronologica i 110 anni di storia della società nerazzurra e propone focus su temi trasversali alle diverse epoche, dai capitani dell’ Inter ai giocatori più amati dai tifosi, dalle dieci partite leggendarie della squadra alla classifica per ruolo del miglior 11 di sempre e ai derby più importanti vinti dal club.
In Italia più lettrici che lettori Ma tra gli autori solo una su tre
Corriere della Sera
ALESSIA RASTELLI
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Il nastro di Tempo di Libri, anno secondo, è fucsia, non rosa. Perché la prima giornata, l’ 8 marzo, dedicata alle donne, vuole anche essere un manifesto contro stereotipi e luoghi comuni. E così, Sofia, 9 anni, taglia il nastro. Poco più in là, nella nuova sede di Fieramilanocity, la scrittrice e poetessa Silvana Lattmann parla del suo romanzo autobiografico Nata il 1918 (Casagrande). Mentre poco prima dell’ ora di cena (quest’ anno la rassegna chiude più tardi) la filosofa Francesca Rigotti, autrice di un novello De senectute (Einaudi), discute della vecchiaia femminile. In mezzo ci sono diverse generazioni di donne che la kermesse di Milano racconta con format variegati: incontri con le scrittrici, ma anche ricerche, documentari come L’ altra America su Fernanda Pivano (Sky Arte), reading come quello di Chiara Gamberale tratto dal suo Qualcosa (Longanesi), concorsi letterari come quelli dell’ editore indipendente Le Mezzelane, dopo che al mattino il sindaco Giuseppe Sala ha presentato il Patto per la parità e contro la violenza di genere. Piena la sala – seduto per terra il presidente dell’ Associazione italiana editori (Aie), Ricardo Franco Levi – per Laura Donnini, amministratore delegato di HarperCollins Italia, ed Elena Salvi di Pepe Research. Con la società di ricerca, l’ Osservatorio Aie sui consumi editoriali ha condotto uno studio sulle differenze di genere: Leggere è donna. Scrivere è maschile . Si conferma il dato che le lettrici sono più dei lettori. In Italia legge il 48,9% delle donne e il 35,9% degli uomini (dati Istat, 2015, campione dai 6 anni in su). Cifre che salgano se tra i libri consumati si annoverano tutte quelle pubblicazioni che non sono strettamente narrativa o saggistica, ad esempio i fumetti, e se si includono i volumi mai finiti: in questo caso, tenendo conto che si modifica in parte il campione (14-75 anni, dati Osservatorio Aie), la forbice tra i generi resta comunque stabile: legge il 69% delle donne e il 56% degli uomini. Quanto ai guadagni, aggiunge la ricerca, più della metà del mercato dei libri è sostenuto dalle donne, che acquistano (e regalano) più volumi rispetto agli uomini. Eppure le percentuali si invertono se si parla di chi scrive (il 36,3% è donna, il 63,7% è uomo) e di ruoli dirigenziali ai vertici delle case editrici (22,3% contro 77,7%, per quanto le donne crescano rispetto al 2010, quando erano il 16,6%). «È ora di finirla – commenta Donnini – di dire che la percentuale attorno al venti è positiva. Tanto più che nel computo entrano tante piccole case editrici mentre, se considerassimo i grandi gruppi, le figure femminili al vertice sarebbero ancora meno. Serve una presa di consapevolezza e una grande rivoluzione culturale. Vi do però la notizia che il primo mega trend internazionale del 2018 è proprio il nuovo femminismo». Speranza ce n’ è. Per quanto nelle classifiche annuali prevalgano autori uomini, diversi casi degli ultimi anni sono scrittrici: J. K. Rowling, presumibilmente la misteriosa Elena Ferrante, E. L. James, che Donnini rivendica di aver contribuito a pubblicare: «Il fatto che Cinquanta sfumature sia uscito per Mondadori lo ha sdoganato». Esistono, secondo l’ ad, ancora tanti pregiudizi sui libri «considerati di genere femminile, spesso bollati come romanzi rosa: una fetta di mercato che in Italia è valsa, nel 2017, 30 milioni». Nella sua casa editrice, spiega, «proponiamo una varietà di libri che riguarda le donne, su temi diversi, titoli ispirazionali, sulla lotta contro una malattia, non solo storie d’ amore». Citato il caso di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, le autrici di Storie della buonanotte per bambine ribelli (Mondadori), ora in libreria con il secondo volume e oggi a Tempo di Libri (ore 18, Sala Volta) in una sorta di staffetta che dalla giornata delle donne porta a quella della ribellione. Che la costruzione di una società in equilibrio passi dai più piccoli, lo sottolinea pure la pedagogista Irene Biemmi (Università di Firenze), autrice di Educazione sessista (Rosenberg&Sellier). «Ho analizzato – testimonia alla presentazione del Patto per la parità e contro la violenza di genere – i manuali per la quarta elementare. “Coraggiosi, fieri, furiosi” sono tra gli aggettivi con cui vengono definiti i maschi, “docile, apprensiva, pettegola” tra quelli usati per le bambine. Anche la scuola deve farsi motore di cambiamento». Varie le proposte nel programma ragazzi (quest’ anno i corridoi sono affollati di alunni delle scuole). Diverse attività puntavano ieri sul rapporto delle giovani con la scienza, contro il pregiudizio che siano più capaci nelle materie umanistiche. Un esempio: il laboratorio DeAgostini sul libro illustrato Rosie Revere. L’ ingegnera , cui ha partecipato una cinquantina di bambine e bambini.
L'articolo Rassegna Stampa del 09/03/2018 proviene da Editoria.tv.