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Rassegna Stampa del 07/03/2018

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Il flop dei volti tv candidati. Un robot per la Carlucci

Nicola Sinisi lascia Ter per dirigere Rai Canone

Radio, indagini ascolti nel caos

Il vecchio male della tv conservatrice

Garelli, Mulè, Sensi e gli altri Tutti i giornalisti «onorevoli»

Il flop dei volti tv candidati. Un robot per la Carlucci

Italia Oggi
DI GIORGIO PONZIANO
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Bruno Vespa ed Enrico Mentana alle prese coi risultati elettorali. I loro due talk (Porta a Porta su Rai1 e MaratonaMentana su La7) sono paragonabili solo in parte per i diversi orari e le differenti lunghezze. Mentana ha iniziato la diretta alle 22,30 di domenica fino a notte fonda. Poi à tornato alle 6,30 di lunedì, totalizzato una media di 2,3 milioni di spettatori (15%), un record per La7. Ma pure Vespa può vantare un ottimo risultato: 3,2 milioni (22%). Agli altri è rimasto poco: Nicola Porro con Matrix (Canale5) ha totalizzato poco più d’ un milione (8%), Maurizio Mannoni con Tg3-Speciale elezioni s’ è fermato a 645 mila (4,5%), il Tg2 a 208 mila (2,3%). Tra le all news in testa si colloca SkyTg24, (337mila spettatori, 2,2%) seguita da RaiNews 24 (135mila, 0,9%) e TgCom24 (100 mila, 0,6%). Francesca Barra, ex TikiTaka su Italia1, e Bella Davvero su RadioRai2, era candidata nel collegio Melfi-Matera nella lista Pd. Non ce l’ ha fatta a spiccare il volo verso il parlamento. È arrivata addirittura terza, per lei solo il 18%. Insuccesso (a meno di improbabili ripescaggi) anche per Gianluigi Paragone, conduttore de La Gabbia (La7) in gara coi 5stelle ma superato dall’ avversario leghista, e per la Iena (Italia1), Dino Giarrusso, anche lui coi grillini ma superato dal radicale Riccardo Magi. Ce l’ ha fatta invece Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24, col M5s (a Roma). Orietta Berti tradisce Fabio Fazio (Che tempo che fa, Rai1) per Maurizio Costanzo. Ha infatti accettato di partecipare a una delle otto puntate di Ieri Oggi Italiani, il programma ideato dal grande vecchio della tv e che sarà condotto da Rita Dalla Chiesa (la figliol prodiga ritorna a Rete4 dopo il castigo per averla abbandonata per La7) insieme a Sebastiano Lombardi. Il debutto è previsto per il 19 marzo in seconda serata. Giancarlo Magalli aggiunge alla conduzione dei Fatti Vostri (Rai2) un impegno radiofonico: ogni venerdì (ore 23.30) partecipa a Me Anziano YouTuber su Radio2. Insieme agli animatori del programma, Claudio Di Biagio e Federico Bernocchi, zigzagherà tra mondo del web e ironia, nello stile dell’ irriverente trasmissione. Milly Carlucci scommette su un robot, che sarà il terzo conduttore di Ballando con le stelle (Rai1). Ai piani alti di Saxa Rubra hanno storto il naso, dubbiosi che la trovata sarà funzionale allo show. Ma la Carlucci non indietreggia e anzi ha anticipato che Robozao (questo il nome) sarà pure sexy: «bello, giovane, atletico e molto alto». Tra l’ altro lei è alle prese con l’ inaspettata mossa di Canale5, che ha deciso di allungare di due settimane C’ è posta per te e quindi mettere Maria De Filippi in diretta concorrenza con l’ inizio dello show. Il prossimo sabato si assisterà alla sfida tra le primedonne. Caterina Balivo dopo avere festeggiato (a fine gennaio) le 900 puntate di Detto Fatto (Rai2) da domani proporrà insieme ad Elisa D’ Opsina un talent (all’ interno della trasmissione) per top model, ma riservato a quelle cosiddette curvy, cioè over taglia 38. 16 ragazze si cimenteranno in alcune prove e dopo 5 settimane si conoscerà la vincitrice, che vincerà un contratto per cimentarsi in alcune sfilate. Serena Rossi sarà dal 30 marzo ogni venerdì in prima serata su Real Time con Da qui a un anno, format che ospiterà 75 persone che saranno seguite per un intero anno dopo che si sono impegnate a raggiungere un preciso obiettivo e in un certo senso a cambiare il loro stile di vita in ambiti diversi: maternità, disabilità, adozione, dimagrimento, ecc. Dice Gesualdo Vercio, direttore di RealTime (appartiene a Discovery): «Per anni abbiamo emozionato con programmi che ci arrivavano dalla casa madre. Ma ora ci proponiamo con un programma nostro e molto ambizioso perché si tratta di un format che attraversa tutto un anno». Alessia Marcuzzi conduce con mano ferma la nuova serie dell’ Isola dei famosi (Canale5) che viaggia oltre i 4 milioni di telespettatori (23,8%). Ma bisogna mettere un po’ di pepe per mantenere alto l’ interesse e i concorrenti rispondono all’ appello a cominciare da Francesca Cipriani che ha pensato bene di fare il bagno nuda sulle spiagge dell’ Honduras. Sale l’ audience, si scatenano i social, la Marcuzzi gongola. James Pallotta, presidente della squadra di calcio della Roma, insofferente alle critiche che riceve dalle radio. Dice: «A Roma c’ erano nove radio che parlavano della squadra 24 ore su 24. Finora ne abbiamo mandate in bancarotta due, ne mancano altre sette». A rispondere è Ilario Di Giovambattista, direttore di RadioRadio: «Pallotta vorrebbe annullare qualsiasi voce critica per far ascoltare un pensiero unico. Non avrebbe esitazione a mandare sul lastrico decine di persone che in quelle radio lavorano. Senza rispetto per chi negli anni, anche quelli più bui, magari con qualche eccesso, ha alimentato la passione». Germana D’ Orazio è la direttrice di una nuova tv locale, Telesirio L’ Aquila (canale 289 del digitale terrestre), nuovo ramo di Telesirio, emittente che ha come editore Giuliano Gentile e trasmette in Abruzzo e Lazio. In una periodo di crisi dell’ emittenza locale non si può che salutare con piacere la nascita di una nuova tv, anche se concentrata su una sola città. Farà concorrenza all’ altra tv aquilana, LaQtv. La redazione è formata da sei giornalisti, tutti concentrati sull’ informazione cittadina. Mario Volanti, fondatore e conduttore di Radio Italia, sta già lavorando a uno degli eventi più significativi della sua emittente: il concerto estivo. La settima edizione si terrà il 16 giugno, sempre in piazza del Duomo, a Milano. Il sindaco Beppe Sala ha dato l’ ok: «Sarà un’ altra imperdibile edizione che porterà in piazza decine di migliaia di persone, nonostante l’ attenzione sempre costante alle misure di sicurezza che anche quest’ anno verranno gestite al meglio». Barbara D’ Urso e il siparietto a Domenica Live (Canale5) con Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia doveva stare negli stessi tempi concessi al precedente intervistato, Paolo Gentiloni. Invece ha tracimato e la D’ Urso non è riuscita a interromperlo. «Mi farai prendere una multa», ha chiosato. E lui: «La pago io». Infatti è poi arrivata la lettera di contestazione dell’ Agcom, letta nella puntata successiva dalla conduttrice e con le sue scuse sembra si sia chiusa la faccenda. Roberta Petrelluzzi ripropone Un giorno in pretura (Rai3) dal 17 marzo. Nessun mutamento nel canovaccio della trasmissione, sempre centrata sulla ripresa nelle aule dei tribunali di casi giudiziari. In palinsesto però la collocazione non sarà delle più felici: dopo mezzanotte. Una scelta discutibile del direttore di Rai3, Stefano Coletta, considerando i costi e l’ impegno che questo programma comporta. Alice Braga è la protagonista di Regina Del Sud, soap che dopo Netflix approda da domani su Nove. Girata in Texas, racconta di una donna costretta ad aderire a un cartello criminale per vendicare la morte del suo compagno. Alessandra De Stefano confermata alla conduzione del Processo alla tappa (Rai2), la popolare trasmissione post-gara ideata nel 1962 da Sergio Zavoli. Tutti i giorni dal 4 al 27 maggio. Rai2 tra dirette e differite proporrà 300 ore dedicate alla corsa. Tra le novità Viaggio nell’ Italia del Giro, programma turistico-culturale dalle 14 alle 14,30, condotto da Edoardo Camurri. Nadia Toffa, l’ inviata delle Iene (Italia1) che ha esternato la sua malattia oncologica, è diventata cittadina onoraria di Taranto. Poco importa che sia nata a Brescia e abbia poco a che fare con la città pugliese, a parte l’ impegno mediatico a favore dell’ oncologia pediatrica del locale ospedale. Il consiglio comunale ha approvato all’ unanimità di consegnarle le chiavi della città poiché lei si è «occupata delle problematiche locali soprattutto connesse al problema ambientale dandone risalto a livello nazionale». La Toffa è anche in pole per fare parte del pool che condurrà il Grande Fratello Nip, che Canale5 ha in palinsesto dal 16 aprile. Una scommessa rischiosa: senza i Vip il vetusto reality quanto seguito avrà? Twitter: @gponziano.

Nicola Sinisi lascia Ter per dirigere Rai Canone

Italia Oggi
JACOPO MATANO, UFFICIO STAMPA RAI
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In merito a quanto pubblicato ieri da ItaliaOggi nell’ articolo «Ter, Sinisi verso le dimissioni» si precisa che Nicola Sinisi ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente e consigliere del cda del Tavolo Editori Riuniti a seguito dell’ incarico assunto in Rai come direttore di Rai Canone. Pertanto le eventuali tematiche legate alle rilevazioni degli ascolti nulla hanno a che vedere con tale decisione.

Radio, indagini ascolti nel caos

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Dopo le dimissioni di Nicola Sinisi, presidente di Ter che se ne torna in Rai per assumere la direzione di Rai Canone, torna il caos sulle indagini degli ascolti radiofonici, da cui dipende, in ultima analisi, l’ allocazione di circa 400 milioni di euro all’ anno di pubblicità. La ricerca messa a punto da Ter-Tavolo editori radio continua a non piacere ad alcuni editori (Mediaset e Rai, in primis), ovvero quelli che si ritengono penalizzati nelle rilevazioni delle audience, mentre, naturalmente, viene difesa da altri gruppi, come Rtl 102,5, che invece ne rimarcano la scientificità e l’ efficacia per tutto il mercato. Difficile comprendere chi abbia ragione in questa querelle. Ma se torna la fibrillazione tra soci, che anni fa portò alla messa in liquidazione di Audiradio e che ora ha di sicuro agevolato, si rischia di cadere nuovamente in una situazione di stallo, negativa per tutti. I detrattori della indagine Ter si sono nuovamente inalberati nel mese di febbraio, quando sono arrivati i nastri degli ascolti di maggio-dicembre 2017 da destinare ai centri media per la pianificazione degli investimenti pubblicitari. Molti editori hanno trovato discrepanze esagerate e hanno fatto pressione per un cambio di marcia. Nel frattempo sono mutate anche alcune caratteristiche dell’ indagine: i panel sono stati modificati, per evitare che ci fossero ancora incrostazioni della precedente indagine Radiomonitor di Gfk-Eurisko, e pure il ruolo di Gfk è diverso. Non sarà più il coordinatore unico della ricerca, potendo governare e gestire in autonomia i dati raccolti sia da Gfk sia da Ipsos. Ma d’ ora in poi, invece, verrà creato un gruppo di lavoro congiunto Ipsos-Gfk. La vera svolta chiesta da alcuni importanti soci di Ter è però uno sforzo di tutti gli editori radiofonici per tornare a coinvolgere Upa, ovvero le principali aziende che investono in pubblicità, nella ricerca. Perché a Upa, cioè al mercato, interessano i dati di audience veri. Mentre al singolo editore, ed è abbastanza normale, interessa portare a casa i dati di audience migliori per sé. Per convincere Upa a entrare in Ter (dove al momento siedono solo editori radiofonici), tuttavia, c’ è una sola strada: l’ introduzione del meter come strumento per la rilevazione degli ascolti, gettando alle ortiche l’ indagine telefonica con metodo Cati. Un passaggio delicato, che lede l’ interesse di molti editori: l’ intervista telefonica, infatti, mostra una platea di ascoltatori radiofonici molto ampia, che determina investimenti pubblicitari importanti. È noto, invece, che un’ indagine puntuale attraverso il meter vedrebbe di sicuro diminuire la platea, e quindi, probabilmente, il livello degli investimenti pubblicitari verso il mezzo radio (ma non è detto). Comunque, Sinisi ha rassegnato le sue dimissioni a partire dal 14 marzo, per tornare in Rai. Verrà, con tutta probabilità, nominato un reggente di Ter (un consigliere anziano) che accompagnerà la società alla approvazione del bilancio 2017. Poi potrebbe esserci un comitato ristretto per approntare alcune modifiche alla governance di Ter (dove, al momento, il presidente ha poteri molto ampi). E solo dopo tali modifiche verrà nominato il successore di Sinisi che, per statuto, dovrà essere espresso dalla componente radio locali. I prossimi dati sugli ascolti radiofonici verranno pubblicati in luglio, mentre gli editori riceveranno, in via riservata, dati sul primo trimestre 2018, probabilmente a metà maggio. © Riproduzione riservata.

Il vecchio male della tv conservatrice

Il Manifesto

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Èstato detto e scritto con solennità che la televisione generalista è stata nuovamente la protagonista assoluta del red carpet mediatico dell’ ultima campagna elettorale. Sarà, ma simile certezza è messa in discussione da due elementi rilevanti. Innanzitutto, proprio la televisione si è rivelata -negli atteggiamenti dominanti piuttosto distante dal nuovo senso comune, essendo stati chiaramente sospinti nel flusso delle notizie Partito democratico insieme al governo e Forza Italia ben aldilà della forza effettiva. A fare da polarità dialettica negativa è stato scelto il Mov5Stelle, tanto abbondante nel tempo di notizia quanto citato in modo critico o sarcastico. Insomma, Rai e Mediaset hanno votato per un rinnovato «Patto del Nazareno» e hanno perso. Un incrocio tra i dati forniti dall’ Osservatorio di Pavia (perla commissione parlamentare di vigilanza) e quel lidi Geca Italia (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ci fornisce un complesso di indicazioni, a cominciare dal la sottovalutazione pesante della Lega e dalla cancellazione di una lista come Potere al popolo. Altro che par condicio. La legge 28 del 2000 è stata rivista di fatto, fuori da ogni procedura democratica. Infatti, le pari opportunità tra idi versi soggetti in campo -che nell’ ultimo mese prima del voto dovrebbero essere rigorose ed egualitarie- hanno riguardato prioritariamente le forze ritenute importanti. La par condicio ha categorie differenti, a seconda del peso post -voto supposto o desiderato. Pure Liberi e Uguali ha sofferto l’ emarginazione, come si evince dal puntuale monito raggio svolto da un gruppo di ricerca del dipartimento di comunicazione e ricerca sociale della Sapienza di Roma diretto da Christian Ruggiero. I successi di Di Maio e Salvi ni ci fanno capire come la vecchia televisione sia inguaribilmente conservatrice e troppo abituata a ruotare attorno al potere politico conosciuto. Raramente (qualche eccezione nel servizio pubblico e La7) si coglie il coraggio rabdomantico di leggere la realtà sotto la superficie dei segni, offrendo agli utenti -cittadini una lente di ingrandimento. E poi arriva il voto vero a smentire. Chissà ora che accadrà, perché il “duopolio” starà certamente stretto ai due vincenti, per motivi forse opposti. Un’ altra osservazione è d’ obbligo. Al di là dei minuti concessi ai contendenti (calcolati a prescindere dal rapporto con l’ ascolto effettivo, come invece conduceva le rilevazioni il Centro d’ ascolto radicale, di cui abbiamo nostalgia) è essenziale guardare all’ agenda delle priorità artificiosamente imposta. E, allora, si capisce che la campagna elettorale nei media classici conta fino a un certo punto. Infatti, se si scruta l’ andamento della e nella rete prima della campagna elettorale canonica , si coglie il vento che tira. Migranti e xenofobia, odio razziale e urla pauperiste, riabilitazioni dei fascismi eri chiami all’ odio sono stati componenti forti e pervasive. Na turalmente, va osservata la crescente quota dark dedicata selettivamente ai profili immagazzinati negli abnormi archivi digitali posseduti dagli Over The Top. A cominciare da Facebook. Il clima di opinione costruito con il contributo essenziale delle ciniche sequenze degli algoritmi è ben più rilevante della prevedibile grancassa del piccolo schermo. La televisione generalista conta ancora molto nella rassicurazione propagandistica dei bacini elettorali già convinti, piuttosto che nell’ espansione creativa e dinamica delle aree di consenso. La “terza repubblica” dei media è cominciata.

Garelli, Mulè, Sensi e gli altri Tutti i giornalisti «onorevoli»

Il Tempo
MASSIMILIANO LENZI
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Massimiliano Lenzi Il giornalismo ha in sé una dose di ambiguità irrisolta, come la vita umana, una bipolarità che è ben riassunta nei punti di vista differenti di due giornalisti italiani, che, seppur in diverso modo, hanno segnato la storia di questo paese così contraddittorio. Il primo di questi giornalisti, Benito Mussolini, direttore prima del quotidiano socialista «Avanti» e poi del «Popolo d’ Italia» soleva ripetere che il giornalismo è un mestiere che può condurre a tutto, persino – aggiungiamo noi – ad una dittatura. Il secondo Indro Montanelli, toscano di Fucecchio aveva invece un opposto punto di vista sull’ argomento, che esorcizzava con un memento scaramantico: «Io mi considero un condannato al giornalismo, perché non avrei saputo fare niente altro». Bene, nell’ Italia del 2018, c’ è una nutrita schiera di giornalisti che si è convinta di poter fare qualcosa d’ altro rispetto al mestiere dello scriba. Questo altro è il politico. Chi, come, quando, dove, perché e quanti giornalisti sono passati al Parlamento in queste elezioni? Vediamo, e proviamo a raccontare una mutazione antropologica. Ce l’ hanno fatta a conquistare il seggio l’ ex direttore del «Centro» Primo Di Nicola, candidato Movimento 5 Stelle a Pescara, e, sempre per i pentastellati, l’ ex direttore di Sky Tg24 Emilio Carelli, a Fiumicino. Un altro giornalista, Gianluigi Paragone, anche lui candidato M5S al Senato a Varese, ha perso la sfida con il leghista Stefano Candiani, ma è rientrato tramite il listino proporzionale. E ce l’ ha fatta pure Filippo Sensi, portavoce di Paolo Gentiloni candidato in Toscana ed in passato articolista di «Europa», il giornale che non leggeva (quasi) nessuno. Anche Forza Italia ha piazzato due ex direttori: Andrea Cangini («Quotidiano nazionale») eletto nelle Mar che e Giorgio Mulè («Panorama») eletto in Liguria. Per il Pd risulta eletto nel collegio di Milano l’ ex condirettore di «Repubblica», Tommaso Cerno. Non ha vinto invece la sfida dell’ uninominale a Matera, la piddina Francesa Barra. Un’ altra bocciatura eccellente riguarda Dino Giarrusso, la Iena candidata alla Camera dal Movimento Cinque Stelle, che non metterà piede a Montecitorio. La sua avventura politica è finita prima di cominciare ma, a suo onore, va il fatto che non aveva con sé paracaduti. Nel collegio al Gianicolo ha dovuto cedere il passo a Riccardo Magi, il candidato di +Europa. Una sconfitta che pesa su Giarrusso che aveva lasciato momentaneamente le Iene per giocarsi la scommessa politica con i pentastellati. Giarrusso ha riconosciuto la propria sconfitta con un post su Facebook: «Sono felice di essermi candidato, benché fossi in un collegio praticamente impossibile da vincere. Sono felice di più belle e formative della mia vita: avrei voluto portare le loro istanze alla Camera, e mi spiace non poterlo fare. Ho perso la sfida, non andrò in Parlamento, e faccio gli auguri di buon lavoro a chi mi ha battuto». Ha poi aggiunto: «Sono orgoglioso di far parte del MoVimento Cinquestelle, e sono entusiasta dei risultati ottenuti, compresa la mia sconfitta. Grazie a tut ti, ed in particolare agli attivisti che mi hanno aiutato durante questa bellissima campagna elettorale». Rispetto ai tempi di Mussolini e Montanelli, comunque la pensiate, il giornalismo è di certo molto cambiato. Se in meglio o in peggio, giudicate voi, cari lettori.

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