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Gli svizzeri bocciano l’ abolizione del canone Tv Vince il “no” con il 72%
Comcast, il terzo incomodo nella tv europea Brian Roberts vuole Murdoch e sfida Disney
Nhc, Novari tesse le alleanze con Bizboost e Vetrya
Alice Fedele cresce in Turner
Italia Oggi Sette
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Alice Fedele è stata nominata content director di Turner e Boing e assumerà la responsabilità sulla programmazione e le acquisizioni di contenuti dei canali pay e free to air. Fedele è entrata in Turner nel 2016 come programming & acquisition manager. Ha iniziato la sua carriera nel 2004 lavorando per importanti broadcaster nazionali ed internazionali, tra cui Sky Italia, Discovery e OSN. Nel 2009 si è trasferita a Londra ed è entrata in The Walt Disney Company, ricoprendo vari incarichi all’ interno del team programming, fino ad assumere il ruolo di non linear programming manager per i canali Central & Eastern Europe, South Africa, Turkey, Greece & Middle East.
Gli svizzeri bocciano l’ abolizione del canone Tv Vince il “no” con il 72%
La Stampa
GINEVRA
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Netta sconfitta in Svizzera del referendum per la soppressione del canone radiotelevisivo. Al termine di una lunga ed accesa campagna, il 71,6% dei votanti ha bocciato il testo promosso dalle sezioni giovanili di due partiti di destra (Unione democratica di centro e Partito liberale radicale) che volevano l’ abolizione della tassa in nome del libero mercato. Se l’ iniziativa fosse stata accettata, la Svizzera sarebbe stato il primo Paese in Europa ad abolire il servizio pubblico nel settore della radio e della televisione, come aveva sottolineato il governo, fortemente contrario alla proposta che minacciava «la sopravvivenza» della Società svizzera di radiotelevisione (Ssr), l’ equivalente della nostra Rai. Il responso delle urne è stato chiarissimo, con una valanga di «No» superiore a quanto pronosticato dai sondaggi e una rara e totale unanimità dei cantoni. . Oltre alla Ssr, che fornisce un servizio pubblico multimediale in tutte le regioni e le lingue nazionali (tedesco, francese, italiano e romancio), i proventi del canone sono destinati a radio locali e Tv regionali che adempiono un mandato di servizio pubblico. Pari a 451 franchi annuali (circa 390 euro), il canone svizzero è tra i più cari in Europa. Dal primo gennaio del 2019 scenderà in ogni caso a 365 franchi all’ anno. Dovrà essere pagato indipendentemente dal possesso di apparecchi di ricezione. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Comcast, il terzo incomodo nella tv europea Brian Roberts vuole Murdoch e sfida Disney
Affari & Finanza
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Alberto Flores d’ Arcais New York B rian Roberts non è certo conosciuto al grande pubblico come Rupert Murdoch, ma il ceo di Comcast potrebbe diventare in un prossimo futuro l’ uomo più potente del pianeta nel mondo delle telecomunicazioni. La sua azienda (sede centrale a Philadelphia), in Europa e in Italia non è particolarmente nota, ma negli Stati Uniti chiunque sa di che cosa si parla: è la più grande società di telecomunicazioni globali degli Usa, la prima televisione via cavo per numero di abbonati, la seconda multichannel complessiva con la sua Xfinity (dopo At&t che controlla U-Verse e Direct Tv), il più grande fornitore di servizi Internet nelle case americane. Un gigante, che oltre a Xfinity, possiede canali nazionali come Nbc e Telemundo, diversi canali solo via cavo (tra cui MsNbc, CNbc, USA Network, lo sportivo Nbc-Sn, quello che trasmette le gare della Premier League, The Weather Channel e altri) ma che è anche proprietario dello studio di produzione cinematografica Universal Pictures e dei parchi gioco tematici Universal Parks & Resorts a Los Angeles, Orlando, Osaka e Singapore. Inoltre sta costruendo gli Universal Studios di Pechino, che diventeranno i più grandi studios di cinema della Cina. Un gigante che adesso ha deciso di muovere alla volta dell’ Europa. Come? Andando alla conquista di Sky. Roberts ha offerto a Sky 12,5 sterline per ogni azione (per un totale di 22,1 miliardi di sterline, ovvero 30,87 miliardi di dollari – o circa 25 miliardi di euro al cambio attuale), una proposta più allettante per ben il 16% di quella della 21st Century Fox di Rupert Murdoch (che aveva offerto 10,7 sterline ad azione per il 60% che ancora non possiede). Una mossa che ha preso di sorpresa lo “squalo” australiano- americano. Comcast Corp. ha una storia di mezzo secolo. Era il 1963, quando Ralph Roberts (il padre di Brian, morto nel 2015 a 95 anni), uomo d’ affari nato a New York (i genitori erano ebrei-russi che si erano arricchiti grazie alle loro farmacie), un passato in marina e un piccolo business come venditore di antenne televisive nella Pennsylvania rurale (si era nel frattempo trasferito a Philadelphia) intuì che il futuro della televisione era nel cavo. Insieme a due soci acquistò (per 500mila dollari) American cable Systems, un piccolo operatore di cable-tv di Tupelo (Mississippi) che aveva solo milleduecento clienti. Pochi anni dopo, era il 1969, mentre la società iniziava ad espandersi le cambiò nome: ComCast, una combinazione tra le due parole communications e broadcasting. Uomo riservato e affabile, Ralph Roberts non ha mai acquisito lo stesso profilo pubblico (e non ha mai avuto la stessa notorietà e pubblicità) degli altri grandi pionieri della tv via cavo degli anni Sessanta/Settanta: come Ted Turner (il fondatore della Cnn), John C. Malone (meglio conosciuto come “The Cable CowBoy” per le sue battaglie nel mondo delle telecomunicazioni), Charles F. Dolan (il fondatore di Cablevision) o John Rigas (il fondatore di Adelphia, che è stata una delle più importanti tv via cavo, prima che Rigas venisse travolto da uno scandalo di corruzione). Roberts era meno conosciuto di loro, ma il suo impatto nell’ industria televisiva americana è stato forse anche maggiore (“l’ industria tv come la conosciamo oggi l’ ha inventata Ralph Roberts”, ha detto di lui uno dei più noti analisti). È stato lui, più (o insieme) agli altri a dare ai telespettatori americani centinaia di canali, in qualsiasi area degli States, dove una volta ne avevano massimo una dozzina. È stato lui (e quelli come lui) a convincere decine di milioni di americani che dovevano pagare per qualcosa (la tv) che nella cultura degli Usa fino agli anni Settanta/ Ottanta era sempre stata gratis. L’ anno della svolta è il 1990, quando Ralph decide di lasciare le redini dell’ azienda al figlio (Comcast è una delle rare dinastie familiari nell’ America del nuovo secolo e dell’ economia digitale) e Brian diventa presidente. Dando fin da subito – complice un mercato della tv via cavo sempre più importante per numeri e profitti – il via all’ espansione della società sul territorio nazionale. Sotto la sua direzione Comcast ha iniziato ad acquistare la proprietà di canali sportivi regionali come “E!” (che è oggi uno dei principale canali di intrattenimento) oltre a diventare il proprietario di due squadre: Philadelphia 76ers (basket) e Philadelphia Flyers (hockey). Da allora in poi è stato un successo (e un’ acquisizione) dietro l’ altro. Con l’ acquisto (nel 2001) di AT&T Broadband, che era all’ epoca il maggior provider di tv via cavo, e soprattutto con quello (2011) di Nbc Universal (nel logo attuale di Comcast c’ è la ruota di pavone multicolore che è il simbolo del più conosciuto network televisivo) quella che era nata come una piccola azienda familiare è diventata un gigante. Ora la sfida finale. Acquistando Sky – che è la più importante televisione satellitare in molti paesi d’ Europa come Italia, Regno Unito, Germania e Spagna – Comcast diventerebbe la prima azienda di telecomunicazioni globali al mondo. Brian Roberts è convinto che la propria offerta sia migliore non solo in termini economici, ma soprattutto per le conoscenze e le risorse di cui dispone la sua azienda (basti pensare che con Nbc e Universal Pictures detiene una delle principali emittenti generaliste negli Stati Uniti e uno dei più grandi studi di produzione cinematografica al mondo). Ha anche spiegato di essere disponibile a condividere la proprietà di Sky con Fox o Disney: basta che Comcast possa comunque detenere il maggior numero di azioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Brian Roberts, ceo di Comcast: ha offerto 31 miliardi di dollari per il controllo di Sky spiazzando la precedente offerta della Disney.
NETFLIX
Affari & Finanza
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È la vera novità, quella che ha scompaginato tutti i piani e sta sconvolgendo, insieme ad Amazon Tv le regole del mercato televisivo e i rapporti di forza. Le ultime indiscrezioni parlano di un pacchetto unico d’ offerta con Sky.
Nhc, Novari tesse le alleanze con Bizboost e Vetrya
Affari & Finanza
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LA QUOTATA GUIDATA DA LUCA TOMASSINI È ENTRATA COL 10 % NEL CAPITALE DELLA SOCIETÀ DELL’ EX AD DI H3G GRAZIE A UNA RICAPITALIZZAZIONE VARATA A FINE 2017. OGGI LA PERCENTUALE DEL FONDATORE È SCESA ALL’ 85,5 MENTRE IL RESTANTE 4,5 PER CENTO È DI NATHALIE DANA Andrea Giacobino Roma V incenzo Novari, già timoniere di H3G, si sta muovendo a 360 gradi con la sua Nhc – Novari Holding e Consulting costituita dopo l’ uscita dal gruppo telefonico. Proprio nei giorni scorsi, infatti, ha trovato un alleato importante in quella Bizboost che ha lanciato lo scorso anno per fornire servizi consulenziali di comunicazione e digitali alle imprese. La quotata Vetrya guidata da Luca Tomassini è entrata col 10% nel capitale a seguito di una ricapitalizzazione varata a fine dello scorso anno e oggi Nch è scesa all’ 85,5% mentre il restante 4,5% è di Nathalie Dana, ex content manager di HG3G. Il gruppo di Tomassini, che proprio recentemente ha ampliato il proprio Corporate Campus, ad Orvieto, con aree e servizi aperti anche al pubblico, è leader nello sviluppo di servizi digital, applicazioni e soluzioni broadband ed è facile immaginare le sinergie future che potrà sviluppare con Bizboost. Intanto in Softyou Novari ha affidato a Stefano Piastrelli lo sviluppo di una serie di progetti di start-up digitali. Piastrelli ha lavorato 10 anni in Saiwa (ex Gruppo Danone) con il ruolo di marketing manager e, poi, in Omnitel come direttore marketing e in H3G, dal 2000, ha seguito il lancio di oltre 100 campagne di advertising. Uno degli altri progetti importanti al quale sta lavorando Novari è il lancio di un fondo specializzato nel cinema e nella produzione di contenuti media. Non a caso il manager è entrato recentemente col 5% in Q10 Media, società di produzione fondata e controllata da Giancarlo Leone dopo la sua uscita dalla Rai e partecipata dalla moglie Diamara Parodi Delfino al 20%, l’ editore Carlo Perrone (5%) e Antonello Perricone, ex amministrator delegato di Rcs (1%). Il fondo per il cinema ideato da Novari, e per il quale ha avuto contatti anche con Marco Bogarelli già numero uno di Infront in Italia, potrà giovarsi della nuova carica di Leone quale presidente dell’ Associazione Produttori Televisivi. Le frontiere del digitale interessano all’ ex top manager di H3G anche nell’ applicazione ai business più classici. Si spiega così perché tramite Nhc è entrato col 4% in Frhome: costituita nel 2015 da Gianmarco Lanese e Vincenzo Nicolosi che ne sono gli azionisti di controllo, l’ azienda sviluppa il business dell’ e-commerce di capsule di caffè tramite il portale ilcaffeitaliano. it. E Frhome è partita a razzo perché il primo bilancio significativo (2016) ha registrato ricavi per oltre 1,2 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA A sinistra, la sede di Vetrya Vincenzo Novari, ex timoniere di H3G e ora a capo della Nhc.
L'articolo Rassegna Stampa del 05/03/2018 proviene da Editoria.tv.