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Rassegna Stampa del 02/03/2018

Indice Articoli

Netflix e Sky si alleano in Europa e lanciano un ‘pacchetto unico’

Dopo l’ accordo con Sky l’ altro colpo grosso di Netflix sono gli anime

Sky, Netflix e il risiko della tv alla carta

Costa (Fieg): Google e Facebook? I contenuti di qualità si pagano

Sky e Netflix in un unico pacchetto: al via la grande partnership europea

Diritti tv, per i ricavi ai club più peso a spettatori e punti

Sky-Netflix, ok alle nozze «anti-Amazon»

Netflix nel pacchetto Sky, sfida in Europa

Class Editori cede a StarTIP una partecipazione di minoranza in Telesia

Ora si allarga la guerra delle tv a caccia del magico streaming

Sky e Netflix si alleano in Europa

Vivendi congela la vendita di Persidera e notifica alla Ue il passaggio a un trust

Ascolti, si consolidano le big

«Un web più sociale vuole regole sicure»

chessidice in viale dell’ editoria

La Formula 1 lancia il suo canale

LE NOZZE SKY-NETFLIX

Sky e Netflix, la grande alleanza che cambia lo scenario della tv

Nozze Sky-Netflix prove di tv unica: tutto lo show in un telecomando

Due coppie e un weekend la commedia di Micheli

Netflix e Sky si alleano in Europa e lanciano un ‘pacchetto unico’

Il Fatto Quotidiano

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L’ annuncio della partnership tra Sky e Netlix in Europa è stato dato ieri: dal 2019 gli abbonati Sky in Europa potranno sottoscrivere abbonamenti con i quali accedere anche a tutti i contenuti Netflix attraverso la piattaforma Sky Q. La notizia arriva nel momento in cui Sky è contesa da Comcast (proprietario di Nbc e Universal Pictures) e da Disney (attraverso Fox) . “Sky – spiega una nota – renderà disponibile la vastità dell’ offerta Netflix ai clienti nuovi ed esistenti creando un pacchetto TV di intrattenimento ad hoc”. In pratica, la App Netflix sarà integrata in Sky Q e gli abbonati Sky potranno accedere ai contenuti all’ interno del menu Sky Q. Ai clienti Netflix, viceversa, verrà offerta la possibilità di migrare il proprio account nel nuovo pacchetto Sky TV . I primi paesi saranno Gran Bretagna e Irlanda. poi Italia, Germania e Austria. Nessuna notizia sui prezzi. L’ alleanza conviene: Sky evita la concorrenza, Netflix si allea con un operatore di peso che ha ricavi sicuri. Jeremy Darroch, ceo di Sky, ha aggiunto: “Riunendo i contenuti Sky e Netflix sotto lo stesso tetto, al fianco dei programmi targati HBO , Showtime, Fox e Disney, stiamo rendendo l’ esperienza di intrattenimento ancora più semplice e immediata”.

Dopo l’ accordo con Sky l’ altro colpo grosso di Netflix sono gli anime

Il Foglio

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Roma. C’ è stato un tempo in cui le serie tv, o comunque tutti i prodotti che venivano confezionati per la televisione, erano considerati secondari, subalterni, niente in confronto alla cultura alta del grande schermo. C’ è stato un tempo in cui gli anime, cioè l’ animazione giapponese, era considerato dagli occidentali un prodotto per spostati, per nerd, da relegare alle bizzarrie culturali del mondo nipponico. Ma oggi tutto sta cambiando, e per capire dove va il mercato bisogna guardare alle operazioni delle grandi piattaforme streaming. Funziona più o meno allo stesso modo nella musica: mentre nei negozi di dischi tornavano i vinili, Spotify si arricchiva grazie a nuovi generi sconosciuti alla cultura regolamentare, tipo la trap, e gli ascolti venivano trainati dal K -pop, le canzonette coreane – e infatti è finita che la società di streaming svedese si quota a Wall Street e punta ad arrivare al miliardo di dollari con la vendita delle azioni, mentre con i vinili è ancora difficile mettere insieme il pranzo con la cena. Insomma, come sempre è il mercato che fornisce le regole. Dopo la notizia del grande accordo, quello con Sky Europa – a partire dal 2019 gli abbonati Sky potranno sottoscrivere un pacchetto con il quale accedere anche a tutti i contenuti Netflix – non c’ è da stupirsi se Netflix ha annunciato per il 2018 il più grande investimento di sempre sugli anime. E così, dopo aver scippato alla televisione occidentale Shonda Rhimes e Ryan Murphy, nell’ ottobre scorso la piattaforma californiana ha reclutato Taito Okiura, un nome noto nella produzione giapponese, prima dipendente della Gonzo (una delle case di produzione di anime più famose del mondo) e poi fondatore nel 2007 della David Production, in seguito acquistata dalla Fuji Tv. Con un manager come lui alla direzione del settore anime, Netflix non vuole soltanto riproporre prodotti già confezionati ma produrne di nuovi, originali, in casa – l’ in vestimento della società è passato da 6 miliardi di dollari nel 2017 a 8 miliardi quest’ anno, dedicati esclusivamente alla fattu radi prodotti originali. Sui settecento nuovi titoli targati Netflix previsti sulla piattaforma streaming per il 2018, trenta saranno nuovi anime, e rivolti non solo al pubblico giapponese: pur essendo la Netflix Japan quella più fornita ormai già da qualche mese – ha superato per numero di titoli anche quella americana – il 90 per cento del traffico sulle serie anime che sono già in catalogo non viene dal Giappone. In un’ intervista a Taito Okiura di qualche giorno fa, pubblicata sul Japan Times, il produttore spiega l’ enorme possibilità che si apre con gli investimenti di Netflix, e lo fa con un esempio: “Devilman Crybaby” di Masaaki Yuasa. Scriveva qualche mese fa sul manifesto Matteo Boscarol, saggista e critico tra i più esperti di cose giapponesi: “L’ animatore e regista che si è rivelato al pubblico nel 2004 con ‘Mind Game’ è a tutt’ oggi qualcosa di completamente diverso e quasi impensabile nell’ animescape nipponico, più contiguo alla sperimentazione animata prodotta al di fuori dei confini giapponesi, ma anche a quella dell’ arcipe lago, come il lavoro di Koji Yamamura o Kunio Kato”. Masaaki Yuasa è uno sperimentatore, uno dei registi di anime più importanti, in un settore dove già da decenni la differenza tra serie tv e lungometraggi praticamente non esiste. Spiega Taito Okiura che il suo “Devilman Crybaby” (adatta mento del capolavoro “Devilman” di Go Nagai, un manga degli anni Settanta) è stato acclamato dal pubblico e dalla critica perché quel prodotto “non potrebbe esistere senza la sua esplicita violenza e l’ eroti smo”, e mantenere quel tipo di “libertà artistiche” è stato possibile “solo grazie a Netflix” che, secondo Okiura, “ha permesso al regista Yuasa Masaaki di riportare sullo schermo il nichilismo che esiste nel manga di Nagai, ma che fu eliminato nella sua prima messa in onda come serie tv di supere roi per bambini, nel 1972”. Per imparare a scrivere storie che vendano, Netflix insegna, non ci sono solo i prodotti americani. Giulia Pompili.

Sky, Netflix e il risiko della tv alla carta

Il Mattino
Vittorio Zambardino
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Per capire che cosa succede fra Sky e Netflix basta prendere un treno dell’ alta velocità. Decine di computer, di telefoni, di tablet servono per un’ attività relativamente vecchia: guardare calcio, film, serie, X Factor e cuochi d’ inferno. Insomma le persone in treno – e poi a casa, in vacanza, in metropolitana – guardano «la televisione». Solo che lo fanno in modo totalmente individualizzato, personalizzato e in grandi numeri. È l’ effetto di internet sulla tv, che ha moltiplicato le sue forme come in un mosaico di specchi, frantumandola e moltiplicandola. C’ è un problema però: le persone consumano tv ad una velocità «luce», che bruciano i contenuti come mai è accaduto prima. Il termine «binge watching» indica l’ abitudine ormai diffusa di consumare in due giorni tutti gli episodi di una stagione, anche diciotto «puntate». E se la serie non mi prende, ne voglio un’ altra, e poi un’ altra e un’ altra ancora. Segue a pag. 42 Del Pozzo a pag. 17.

Costa (Fieg): Google e Facebook? I contenuti di qualità si pagano

Corriere della Sera
Corinna De Cesare
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Erano un po’ come gli Oasis e i Blur, i Beatles e i Rolling Stones. Rivali che ora scendono a patti: Sky e Netflix, i due ex nemici, hanno annunciato ieri una partnership europea che dice molto sulle strategie dei due gruppi. E che dal 2019 porterà sul mercato inglese e irlandese (a seguire Italia, Germania e Austria) l’ intero servizio Netflix in un nuovo pacchetto di abbonamento Sky TV. Come funziona? L’ accordo, il primo al mondo di questo genere, offrirà a milioni di clienti Sky accesso diretto a Netflix ma solo per chi ha Sky Q, la nuova piattaforma tecnologica del gruppo Murdoch lanciata in Italia da pochi mesi. Sky renderà disponibile i film e le famose serie tv Netflix ai clienti nuovi ed esistenti, creando un pacchetto TV di intrattenimento ad hoc mentre ai vecchi clienti Netflix verrà offerta la possibilità di migrare il proprio account sulla piattaforma Sky. Non sono ancora noti i dettagli dei pacchetti che i due player vogliono proporre, insieme ai costi per i clienti. Quel che è certo è che le novità arriveranno non prima del 2019 e partiranno dalla Gran Bretagna e dall’ Irlanda. Dopo si estenderanno anche in Italia. L’ accordo, di cui non sono stati resi noti i termini economici, è una degna metafora dei tempi in cui il modello delle tv a pagamento si adegua allo streaming. Ma è anche vero il discorso contrario: nonostante i suoi 117 milioni di abbonati, Netflix deve far fronte ormai a una saturazione di mercato. Troppo offerta di intrattenimento (vedi i recenti investimenti di Amazon) e troppi pochi clienti. Quando Netflix sfidò le tv via cavo, ne annunciò prematuramente la morte. Evidentemente non è andata proprio così. I eri anzi, Reed Hastings, amministratore delegato e cofondatore di Netflix si è detto «lieto di collaborare con Sky per riunire sotto lo stesso tetto il meglio delle ultime tecnologie e dello storytelling». Allo stesso modo soddisfazione è stata espressa da Jeremy Darroch, ceo del gruppo e da Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia.

Sky e Netflix in un unico pacchetto: al via la grande partnership europea

Il Mattino
Diego Del Pozzo
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Dall’ anno prossimo, gli appassionati italiani ed europei potranno godersi i contenuti di Sky e di Netflix attraverso un’ unica piattaforma televisiva di nuova generazione, integrata e tecnologicamente avanzata, grazie all’ accordo tra le due aziende, presentato ieri con toni trionfalistici ed esecutivo a partire dal 2019, prima in Gran Bretagna e Irlanda, a seguire in Italia, Germania e Austria. Con la nuova partnership, dunque, sarà possibile gustarsi, per esempio, il nuovo talk show di David Letterman o spettacoli di successo come «X-Factor» e «Masterchef», ma anche serie italiane kolossal come «Gomorra» e «Suburra» o internazionali come «The Walking Dead», «Il trono di spade», «Stranger Things» e «Narcos», all’ interno di un unico pacchetto tv di intrattenimento ad hoc, attraverso la piattaforma multimediale Sky Q, che la società di Murdoch ha lanciato tre mesi fa anche sul mercato italiano. In questo modo, Sky renderà disponibile la vastissima offerta di film, serie, documentari, cartoni animati e show di Netflix ai suoi clienti vecchi e nuovi, in un pacchetto Sky Tv decisamente potenziato e arricchito, pronto per gestire tecnologicamente, attraverso la piattaforma Sky Q, anche i contenuti in ultra hd. Grazie alla app di Netflix del tutto integrata in Sky Q e alla programmazione della streaming television statunitense promossa assieme ai contenuti già presenti in Sky, sarà possibile accedere a tutti i contenuti finora diffusi separatamente attraverso un unico interfaccia utente, intuitivo e pratico, nonché dotato delle funzioni di ricerca e comando vocale di Sky Q. A loro volta, i clienti Netflix potranno migrare il proprio account nel nuovo pacchetto Sky Tv, oppure accedere alla app di Netflix utilizzando i dettagli dell’ account esistente, godendo comunque di una maggiore praticità di fruizione. L’ accordo si estende anche ai servizi streaming di Sky senza abbonamento, come per esempio Now Tv, che dal prossimo anno proporrà sulla sua home page anche la app di Netflix. Per l’ ad di Sky Italia, Andrea Zappia, «l’ accordo è una tappa rivoluzionaria nel nostro percorso di innovazione tecnologica e culturale, che oggi può accelerare grazie agli investimenti e alle sinergie sviluppate a livello di gruppo. Appena tre mesi fa, con il lancio di Sky Q anche in Italia, abbiamo presentato un modo nuovo di vivere la tv. Oggi, grazie a un accordo senza precedenti, Sky Q diventa la piattaforma dove è possibile trovare tutti i migliori contenuti di intrattenimento al mondo, accessibili con un solo click. Siamo felici che Netflix abbia scelto Sky come partner europeo e che la loro popolare offerta di titoli sarà così disponibile accanto ai contenuti Sky». Gli fa eco anche Jeremy Darroch, ceo del gruppo Sky: «Le nuove interessanti funzionalità in arrivo su Sky Q consentiranno a milioni di nostri clienti di avere maggior accesso al miglior intrattenimento offerto sulla migliore piattaforma di prodotto. Riunendo i contenuti Sky e Netflix sotto lo stesso tetto, al fianco dei programmi targati Hbo, Showtime, Fox e Disney, stiamo rendendo l’ esperienza di intrattenimento ancora più semplice e immediata». Da parte sua, il fondatore e amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, sottolinea l’ importanza dell’ accordo per tutte e due le società: «Siamo lieti di collaborare con Sky per riunire sotto lo stesso tetto il meglio delle ultime tecnologie e dello storytelling. Grazie a questa nuova partnership e allo straordinario catalogo di contenuti originali Netflix da tutto il mondo, infatti, i clienti Sky potranno avere accesso diretto e godersi il meglio dell’ intrattenimento su una sola piattaforma». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Diritti tv, per i ricavi ai club più peso a spettatori e punti

Il Sole 24 Ore
Marco BellinazzoAndrea Biondi
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Mentre Mediapro avvia le trattative per la cessione agli operatori dei diritti di trasmissione della Serie A per il triennio 2018-21, in extremis sulla tabella di marcia il Governo provvede a licenziare i decreti attuativi della “legge Lotti” che ha rivisto i parametri di ripartizione dei ricavi ai club. Dalla prossima stagione la società che ottiene di più non potrà incassare più del triplo di quanto riceve la società con i minori introiti (attualmente il rapporto è di 4,5 a 1). Grazie agli accordi con Img per i diritti esteri – con Mediapro per quanto riguarda quelli domestici (in attesa dell’ ok dell’ Antitrust) e altri pacchetti minori ancora da piazzare come la Coppa Italia – la Lega potrebbe trovarsi tra le mani un assegno annuale di oltre 1,5 miliardi di euro. Trecento milioni in più del precedente triennio. Ai club della Serie A andranno perciò, al netto delle quote di mutualità, circa 1,2 miliardi. L’ obiettivo della riforma della legge Melandri è di assicurare una maggiore competitive balance al campionato tricolore riducendo le distanze tra le prime della classe e le ultime. Mossa indispensabile per attrarre sponsor e media. L’ ingresso nel mercato italiano dei catalani di Mediapro può essere anche letto come un segnale in questa direzione. Anche se i grandi club dovranno rinunciare a una fetta degli introiti attesi alla luce della precedente disciplina. A dicembre 2017, dunque, nella legge di Bilancio con il “pacchetto sport” si è stabilito che dalla prossima stagione: la quota attribuita equamente alle società passa dal 40 al 50%; una quota del 30% viene assegnata in base ai risultati (il 15% sulla base dei punti e della classifica dell’ ultimo campionato, il 10% commisurato all’ ultimo quinquennio e il 5% sulla base dei risultati nazionali e internazionali ottenuti dalla stagione sportiva 1946/47); mentre una quota residua del 20% viene attribuita in base al “radicamento sociale”, legato al numero di spettatori paganti nelle gare casalinghe degli ultimi tre campionati di ciascuna squadra e all’ audience televisiva delle singole formazioni . Si tratta di una percentuale che vale circa 300 milioni. In sostanza si darà più peso ai punti in classifica incentivando la competitività in tutte le gare e si spingerà i club a realizzare politiche di prezzo dei biglietti per favorire l’ affluenza delle famiglie. Il decreto arriva nel mezzo di una partita sui diritti tv della Serie A arrivata a uni snodo cruciale. Mediapro punta a creare uno spezzatino dei match in modo da salvaguardare il valore delle piccole squadre, che avranno garantite due ore di esposizione esclusiva in tv e ad allargare la base-clienti distribuendo tutte le partite su più piattaforme possibili per abbassare i prezzi. I catalani devono tuttavia passare prima da Mediaset e Sky. Con la tv di Berlusconi l’ accordo potrebbe essere più semplice. Il target di Mediapro è di un prezzo tra i 250 e i 300 milioni in cambio della cessione di un pacchetto con almeno sei delle otto migliori squadre a livello di audience. Cosa che potrebbe convincere Mediaset, che attualmente paga 370 milioni per gli otto team più seguiti. La piattaforma tecnologica di Mediaset peraltro potrebbe essere usata in futuro qualora si concretizzassero le condizioni per fare un canale della Lega. I catalani ritengono che questa intesa con il concorrente attivo sul digitale terrestre potrebbe “semplificare” la trattativa con Sky interessata in teoria a tutte le 20 squadre per la piattaforma satellitare ma piuttosto fredda verso gli spagnoli. Mediapro vorrebbe spuntare almeno 550-600 milioni. Per pareggiare i costi di acquisizione di un miliardo e 50 milioni all’ anno basterebbe vendere agli Ott e alle telco minipacchetti, studiati ad hoc e prodotti chiavi in mano, quindi con costi ridotti al minimo, per complessivi 200 milioni. Dalla Spagna non arrivano notizie confortanti sulle intenzioni di spesa in tal senso delle telco sulla Liga. Ma come ha spiegato l’ ad di Infront Luigi De Siervo, che ha ristabilito i contatti con Perform a inizio settimana, «ci sono soggetti come Amazon interessati al nostro calcio ma che non vogliono aprire una struttura editoriale e chiedono un prodotto finito. Il bando parla di distribuire agli operatori e confezionare prodotti audiovisivi. Cosa che Mediapro può tranquillamente fare». Dal canto suo la società sino-spagnola, una volta acquisito il giusto know how, potrebbe implementare il canale del calcio italiano dal 2021, quando eliminate le restrizioni dell’ attuale bando e con lo sviluppo del 5G e delle adeguate tecnologie, si renderà obsoleta la distinzione tra i vari device (tv, mobile, pc, smartphone). © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Sky-Netflix, ok alle nozze «anti-Amazon»

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Due customer base che si rafforzano e si “legano” a vicenda consolidando quelle aree di sovrapposizione già esistenti e facendo passare il messaggio che si può essere complementari e non “sostitutivi l’ uno dell’ altro”. L’ accordo fra Sky e Netflix comunicato ieri è una di quelle intese che hanno le carte in regola per essere lette come partnership strategiche in cui si uniscono aspetti commerciali, industriali, tecnologici. Si partirà il prossimo anno in Uk e Irlanda. Poi la novità approderà in Italia, Germania e Austria. In sostanza ci sarà n pacchetto tv ad hoc con all’ interno contenuti Sky e Netflix. Il tutto attraverso la piattaforma Sky Q. Tempi non immediati, dunque, ma l’ intesa ha il sapore di una mossa con cui si uniscono le forze – e i relativi plus fra cui i contenuti originali Netflix sulle serie Tv – in un mercato in cui, se per Sky la minaccia viene dal cord cutting e dalle piattaforme Ott (fra cui la stessa Netflix), per il colosso Usa del videostreaming più di qualche timore arriva in particolare da Amazon che, mettendo in sinergia i diversi segmenti di mercato in cui opera, può con la sua Prime Video scompaginare le carte. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Netflix nel pacchetto Sky, sfida in Europa

Il Messaggero

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IL PATTO NEW YORK Mentre a New York si continua a discutere di una sua possibile vendita contesa tra più acquirenti, Sky ha annunciato ieri a Londra la conclusione di un accordo destinato a potenziare i suo bacino di utenti, e rafforzare la sua posizione nel mercato europeo. Il gruppo televisivo britannico ha firmato un patto con Netflix, che permetterà a partire dal prossimo anno ai suoi abbonati di accedere ai due cataloghi di film e di serie televisive, tramite la piattaforma unica di Sky Q, che in Italia ha appena debuttato lo scorso dicembre. L’ offerta dei programmi di intrattenimento raddoppierà grazie all’ accordo. L’ utente potrà effettuare la ricerca o richiederla con il comando vocale, e sullo schermo vedrà apparire l’ intera lista potenziata dei due archivi. Gli attuali clienti di Netflix potranno trasferire il loro contratto su Skype e approfittare ugualmente dell’ offerta. La strategia che ha spinto il gruppo di Rupert Murdoch verso la trattativa era già evidente con l’ arrivo di Sky Q, un servizio che non richiede più l’ installazione di una parabola, ma che raggiunge il decoder tramite Internet e la banda larga. È l’ avvio di un processo di trasformazione che nel futuro trasferirà le trasmissioni televisive dal satellite allo streaming. La rete tv britannica Bbc ha recentemente parlato dell’ ipotesi che tutti i canali di Sky oggi distribuiti dal satellite siano presto trasmessi tramite la banda larga, e dell’ idea che l’ Italia, tra tutti i paesi nei quali Sky è presente, potrebbe essere la testa di ponte per tale trasformazione. Una volta compiuto questo passo, Netflix è divenuto un approdo quasi inevitabile. La società californiana è stata la prima a tracciare il solco in questa direzione quando è nata venti anni fa. Il suo avvento ha condannato all’ obsolescenza i negozi di noleggio di dvd, che fino a quel momento erano l’ unico accesso per i consumatori alle limitate collezioni di film che potevano entrare negli scaffali. Netflix ha spalancato le finestre su decine di migliaia di nuove opzioni, attingendo contemporaneamente ai cataloghi delle majors e delle piccole case indipendenti. Poi sono arrivate le produzioni delle fortunate serie televisive: House of Cards, Orange is the New Black, The Crown, Alias Grace; e infine quelle di film originali. L’ OBIETTIVO Nell’ anno in corso Netflix raggiungerà l’ obiettivo di pareggiare i conti nel catalogo che offre al pubblico tra il numero di filmati di sua produzione e quelli acquistati presso altre società. L’ investimento previsto per le varie produzioni per il 2018 è di 8 miliardi, e i titoli cinematografici in lavorazione per l’ anno sono 80. Ci vorrà del tempo prima che l’ accordo diventi operativo: l’ accoppiata delle biblioteche di Sky e Netflix sarà disponibile in un primo momento per i soli spettatori britannici e quelli irlandesi, all’ inizio del 2019. Prima della fine dell’ anno l’ offerta si estenderà ad Austria, Italia e Germania. Il prezzo del nuovo abbonamento rifletterà l’ espansione del catalogo, ma dovrebbe essere inferiore alle tariffe cumulative oggi da pagare per i due servizi separati, e forse sarà articolato in diversi pacchetti a seconda delle preferenze degli utenti. Insieme, le due aziende saranno in grado di costituire un argine poderoso in Europa contro le concorrenti che si affacciano con simili offerte di programmi streaming. Amazon e Facebook in prima linea, entrambe in crescita con un loro pacchetto di offerta di film e programmi televisivi. Flavio Pompetti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Class Editori cede a StarTIP una partecipazione di minoranza in Telesia

Italia Oggi

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Class Editori comunica di aver venduto ieri a StarTIP S.r.l. (controllata al 100% da Tamburi Investment Partners S.p.A.) una quota di minoranza di Telesia Spa, società quotata sul mercato AIM Italia, al prezzo di 1,492 milioni di euro. A seguito dell’ operazione, la quota di Class Editori in Telesia Spa passa dal 77,17 al 65,74%. La cessione a StarTIP, società promossa da Tamburi Investment Partners S.p.A che riunisce tutte le partecipazioni del gruppo in startup e in società attive nel digitale e nell’ innovazione, si inquadra nella strategia di valorizzare la Go Tv, in forte crescita, con partner qualificati. «Avere come socio il gruppo Tamburi, sicuramente il più brillante e affidabile merchant banker italiano, è per Telesia e Class Editori un motivo di grande soddisfazione», ha commentato Paolo Panerai, vicepresidente e amministratore delegato di Class Editori e vicepresidente di Telesia. «Questo investimento conferma la potenzialità di sviluppo e valorizzazione di Telesia anche in relazione ai suoi progetti innovativi, come WeCounter (WiFi Active Tracking Solution), lo strumento di misurazione dell’ audience della Go Tv secondo le metriche richieste dall’ Auditel e nella prospettiva della total audience perseguita dall’ istituto di raccolta e analisi dei dati di tutte le tv». © Riproduzione riservata.

Ora si allarga la guerra delle tv a caccia del magico streaming

Il Messaggero

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IL FOCUS ROMA Contro 117 milioni di abbonati in giro per il mondo, in 190 Paesi, è meglio non andare alla guerra. Meglio farseli amici, e quindi fare un’ alleanza. Deve aver pensato questo un big della pay tv come Sky (23 milioni di abbonati Ue) quando ha deciso la svolta con e non contro Netflix in Europa. Ma questa è soltanto l’ ultima mossa di una sfida cruciale: far tornare i conti in un mercato delle tv che in tutto il mondo assiste all’ impennata della televisione on-demand a danno di quella cosiddetta lineare, cioè tradizionale. Anche le pay tv, in affanno, si trovano a imitare il modello on-demand, un menù super-ricco di contenuti da consumare dove e quando vuoi. E questo perché quel mix micidiale di video accessibili su richiesta, offerta digitale degli over the top, come Netflix o Amazon, insieme al moltiplicarsi degli schermi a disposizione del consumatore, ha di fatto indebolito l’ offerta televisiva costringendo anche i big dei media Usa ad andare a caccia di un nuovo modello. I TRE TITANI Così già da tempo si agitano tre tycoon dei media come Brian Roberts, il numero uno di Comcast, Rupert Murdoch, il patron di 21st Century Fox (azionista di Sky) e Bob Iger, l’ amministratore delegato di Walt Disney. Quest’ ultima, la più grande compagnia di media ed entertainment del mondo, si è mossa per prima per agganciare il mercato dello streaming. Il patto da 52,4 miliardi di dollari siglato a fine 2017 con Murdoch per acquistare gli studios e la pay tv della 21st Century Fox punta proprio a imporre la major di Topolino come campione dello streaming video. Al termine del processo di trasformazione, Disney avrà tre piattaforme di streaming video con le quali catturare il pubblico in fuga dalla televisione tradizionale. Ma Iger, si sa, conta soprattutto su Sky, finora controllata al 39% da casa Murdoch. La stessa 21st Century Fox ha infatti lanciato da tempo un’ offerta da 11,7 miliardi di sterline pur di portare a casa il 100% della pay tv per poi passare la mano a Iger. Tutto studiato nei dettagli per portare a Murdoch una rotonda plusvalenza e per dare a Iger le chiavi per affrontare la concorrenza degli Over the Top. Peccato, però. che si sia già messo, di traverso l’ Antitrust inglese, per niente convinto sul dossier. Un’ occasione perfetta per permettere alla Comcast Corporation, il più grande operatore televisivo via cavo degli uSA (proprietario di Nbc, Cnbc, Universal e Dreamwork) di fare la sua mossa. Roberts ha dunque lanciato un’ offerta da 22,1 miliardi di sterline (circa 25 miliardi di euro) su Sky per puntare sul mercato Ue. La proposta è superiore a quella di Murdoch, ma non si possono escludere rilanci. In ogni caso, la battaglia si preannuncia dura. Perché questa volta non sarà facile convincere Roberts a mollare la presa. Già anni fa il numero uno di Comcast aveva fatto la sua offerta per comprare la Walt Disney guadagnando un secco no grazie. Più di recente ci aveva provato con Murdoch: avrebbe comprato l’ intero pacchetto della 21st Century Fox. Ma Murdoch ha preferito Iger. Chissà che non sia arrivato ora il momento della resa dei conti. In questo contesto si inserisce, a stretto giro di boa, la mossa di Sky con Netflix. Un nuovo scenario con il quale fare i conti in Europa anche per gli altri competitors. A partire da Vivendi che finora puntava sulla joint venture tra la pay tv di casa e la Tim, per prepararsi alla sfida di Netflix. Il contributo di Mediaset poteva essere prezioso. Ma a quanto pare, almeno per ora, il progetto franco-italiano della Netflix europea è congelato. Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Sky e Netflix si alleano in Europa

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Dal 2019 i contenuti di Netflix saranno visibili a tutti gli abbonati alla piattaforma Sky Q nel Regno Unito e in Irlanda. E, nei mesi successivi, la partnership sarà operativa pure in Italia, Germania e Austria. Una bella rivoluzione per Netflix, che, dopo essersi affermata a livello mondiale con produzioni tipo Orange is the new black o House of cards cedute anche a broadcaster terzi, da almeno un paio di anni aveva deciso che le nuove produzioni sarebbero state visibili in esclusiva solo sulla sua piattaforma di streaming a pagamento. L’ intesa con Sky, invece, apre subito il ricco mercato dei circa 2 milioni di abbonati a Sky Q in Uk, dove nel 2019 verrà creato un pacchetto tv di intrattenimento ad hoc che, per la prima volta, raggrupperà sotto lo stesso tetto i contenuti di Sky e Netflix, con centinaia di ore in standard Ultra Hd che andranno ad aggiungersi alla programmazione Ultra Hd di Sky. In sostanza, quindi, ai contenuti di Netflix (film, serie tv, show, documentari) si potrà accedere da un ambiente Sky. E la stessa cosa accadrà per i contenuti musicali di Spotify, con cui Sky Uk ha appena chiuso analoga intesa, per trasformare così la piattaforma Sky Q in una sorta di media centre rivolto a tutta la famiglia. Sky, perciò, viene percepita dai grandi colossi americani come la porta d’ accesso privilegiata per il mercato europeo, grazie ai suoi 23 milioni di abbonati nel Regno Unito, Germania, Italia, Austria e Irlanda che fruttano un fatturato annuo attorno ai 15 miliardi di euro. Netflix si accorda con Sky per entrare un po’ più comodamente nelle case di un target alto (gli abbonati a Sky Q) e dare più visibilità ai propri contenuti. Mentre, nel contempo, Fox, Disney e, adesso, Comcast si sfidano a colpi di rilanci miliardari per acquisire l’ intero gruppo Sky (offerti 31 miliardi di dollari, pari a 25,5 mld di euro) e sviluppare maggiormente il business americano in Europa. In più, Netflix ha pure bisogno di fare cassa. Il suo business si sta espandendo vorticosamente, corre verso i 124 milioni di abbonati complessivi e ha chiuso il 2017 con 11,7 miliardi di dollari di ricavi. Però ha un free cash flow (un flusso di cassa) negativo per 2 miliardi di dollari. Significa che non riesce ad autofinanziare le sue attività, che necessitano di investimenti altissimi (nel 2018 Netflix investirà tra i 7,5 e gli 8 miliardi di dollari in contenuti originali, dopo i 6 miliardi investiti nel 2017). E non è un caso che i debiti a lungo termine siano raddoppiati da un anno all’ altro: dai 3,3 miliardi di dollari di fine 2016 ai 6,5 miliardi di dollari di chiusura esercizio 2017. Insomma, il business dello streaming online a pagamento non è tutto rose e fiori, la concorrenza di Amazon Prime video si fa sentire, e un po’ di certezze vecchia scuola, tipo le intese con il gruppo Sky, sono le benvenute: «Siamo lieti di collaborare con Sky», spiega Reed Hastings, fondatore e a.d. di Netflix, «per riunire sotto lo stesso tetto il meglio delle ultime tecnologie e dello storytelling. I clienti Sky potranno avere accesso diretto e godersi il meglio dell’ intrattenimento su una sola piattaforma». Chiave di volta dell’ operazione è Sky Q, «lanciato in Italia tre mesi fa», racconta Andrea Zappia, a.d. di Sky Italia, «e che rappresenta il nuovo modo di vivere la tv, come piattaforma dove è possibile trovare tutti i migliori contenuti di intrattenimento al mondo, accessibili con un solo clik». E in effetti, conclude Jeremy Darroch, ceo del gruppo Sky, «riunendo i contenuti di Sky e Netflix sotto lo stesso tetto, al fianco dei programmi targati Hbo, Showtime, Fox e Disney, stiamo rendendo l’ esperienza di intrattenimento ancor più semplice e immediata». © Riproduzione riservata.

Vivendi congela la vendita di Persidera e notifica alla Ue il passaggio a un trust

Il Messaggero

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LA SVOLTA ROMA Vivendi congela la vendita di Persidera e notifica alla Commissione Ue il trasferimento del 70% nella società dei multiplex in un blind trust che procederà a sua volta alla vendita al meglio dell’ asset. Il 28 febbraio scadeva il termine per trovare una soluzione definitiva e la Ue non avrebbe concesso deroghe. E’ l’ epilogo maturato nelle ultime ore nonostante l’ offerta binding congiunta di F2-Rai Way in scadenza oggi e la manifestazione di interesse di I Squared Capital che a sua volta, sempre nelle ultime ore, avrebbe tentato di trasformarla in una proposta definitiva, seppure condizionata a una due diligence. Il tandem italiano ha offerto poco più di 250 milioni, il fondo americano era disponibile a versarne 290 milioni, sia pure dopo aver visionato i conti. Il restante 30% di Persidera è posseduto da Gedi che, a sua volta, per il momento resta in stand by, in attesa si proceda alla vendita successiva da parte del fiduciario. Tim quindi prende atto della soluzione imposta dalla capogruppo francese che lo controlla con il 23,94%. Va detto che sull’ intera vicenda Persidera si sarebbero riacuiti i distinguo di Lucia Calvosa e Francesca Cornelli, due dei cinque rappresentanti di Assogestioni da tempo critici rispetto alle decisioni dei francesi. E sembra che venerdì 23, durante il cda straordinario che ha dato mandato ad Amos Genish di finalizzare la vendita a F2i tenendo aperta la porta al fondo Usa con l’ alternativa di spostare l’ asset in un trust, Calvosa e Cornelli si sarebbero differenziate su tutta la linea. Ma Tim non poteva fare altrimenti non avendo potuto chiudere la vendita nei tempi prescritti. Sull’ offerta di F2i e Rai Way c’ era l’ opposizione di Gedi a causa di un prezzo che il gruppo ex Espresso non poteva accettare per non contabilizzare una minusvalenza. Il 30 maggio 2017 la Commissione Ue ha certificato il controllo di fatto di Tim da parte di Vivendi con una decisione subordinata alla cessione del 70% nella società dei multiplex. Il trasferimento al Trust è l’ ultimo atto che precede la presentazione del piano industriale all’ esame del cda di martedì 6: uno dei punti forti sarà lo scorporo della rete. r. dim. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ascolti, si consolidano le big

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il Festival di Sanremo e la campagna elettorale contribuiscono a rivoluzionare ancor di più uno scenario televisivo italiano già in cambiamento. La tendenza vedeva una estrema polarizzazione degli ascolti verso le due big, Rai 1 e Canale 5. Che, effettivamente, in febbraio si consolidano entrambe, con l’ ammiraglia Rai al 25,2% di share in prima serata (2,5 punti in più del febbraio 2017) e Canale 5 al 15,8% (14,1% nel febbraio 2017). Il 41% dell’ audience italiana in prime time, quindi, se lo spartiscono Rai 1 e Canale 5, alla faccia della crisi della tv generalista. In effetti il vero fenomeno da sottolineare è che i sette canali generalisti di un tempo sono invece rimasti solo due. Gli altri cinque fingono di esserlo ancora, ma in realtà stanno diventando canali a target specifico, in diretta concorrenza con quelli nati successivamente, da Tv8 a Rai 4, da Iris a Nove o Rai movie. Comunque, dietro a Rai 1 e Canale 5, e a distanza siderale, ecco salire Italia 1, col suo 5,2% di share in prima serata. Il canale, che conferma i dati del 2017, approfitta della grande crisi in cui versano sia Rai 3, sia Rai 2. Spolpate delle loro star (Rai 3) e senza una identità editoriale (Rai 2), devono subire le strategie di viale Mazzini, che ha deciso di concentrare tutte le risorse verso Rai 1, in grado di intercettare meglio delle sorelle minori le pianificazioni pubblicitarie più interessanti. Perciò Rai 3 crolla al 5% (era al 6,6% nel febbraio 2017) e Rai 2 al 4,8% (era al 6,2%). E vengono pericolosamente avvicinate da La7, che sul traino del dibattito politico per la campagna elettorale si erge al 4,4% di share in prima serata, 1,1 punti meglio del febbraio 2017. Rete 4, che più o meno conferma gli ascolti 2017, è ormai strutturalmente il settimo canale in prime time, col suo 3,7% medio. I cosiddetti nuovi canali (ormai non più nuovi perché, in alcuni casi, hanno anche oltre dieci anni) crescono bene, con Tv8 di Sky all’ 1,9% di share, Rai 4 all’ 1,6%, Iris di Mediaset all’ 1,5% e Nove di Discovery all’ 1,4%. Quanto agli ultimissimi arrivati, Food Network di Scripps (ma a breve passerà a Discovery Italia) è allo 0,2%, e Alpha di De Agostini è allo 0,1%. Lo scenario degli ascolti nelle 24 ore cambia un pochino. Resta il primato di Rai 1 e Canale 5, Rai 3 si conferma terza col 6,6% di share, davanti a Rai 2 che invece scende al 5,6% (nessun effetto benefico dalle Olimpiadi invernali). Italia 1 è quinta (4,7%), seguita da Rete 4 (3,8%), La7 (3,3%) e Tv8 (1,7%). I giochi olimpici, infine, hanno però un notevole impatto su Rai Sport, che sale allo 0,7%, rispetto allo 0,2% del febbraio 2017. © Riproduzione riservata.

«Un web più sociale vuole regole sicure»

Il Messaggero
MICHELE NERI
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L’ INTERVISTA La travolgente rivoluzione digitale ha creato una società basata sull’ informazione, trasformandoci in soggetti che si nutrono, emettono e condividono dati. Ora che si progetta di far interagire cervello e Intelligenza Artificiale, i problemi etici ed esistenziali si moltiplicano: a mutare è il significato stesso di essere umano. Ne abbiamo parlato con un grande esperto, il filosofo Luciano Floridi (nato a Roma nel 1964 ma naturalizzato inglese), professore ordinario di Filosofia e Etica dell’ Informazione e direttore del Digital Ethics Lab all’ Università di Oxford, autore de La quarta rivoluzione (Raffaello Cortina editore). Floridi, membro del ristrettissimo comitato per il diritto all’ oblio di Google, è stato incaricato di trovare il punto di equilibrio tra l’ anonimato di chi compie le ricerche, e la salvaguardia della reputazione di Google come primo indirizzo da cliccare per ogni esigenza d’ informazione. Una sfida filosofica impervia: formulare un’ idea di oblio adatta a Internet. All’ inizio del lavoro nel team di Google, lei ha accennato alla necessità di uno sforzo controintuitivo – usò la metafora del salto alla Fosbury per far coesistere privacy e diritto d’ informazione. Ci siete riusciti? «Ci siamo riusciti solo in parte. L’ erosione della privacy continua, ma diciamo che è stata molto rallentata, anche se non invertita. È un peccato, ma vorrei essere fiducioso. Avendo invertito la rotta, possiamo recuperare il terreno perduto, per continuare nella metafora dell’ erosione. Ma serve molto di più di un semplice sforzo a livello legale o normativo. Serve uno sforzo socio-politico e culturale, che incentivi la protezione della privacy, e che non punisca solo il suo mancato rispetto». Che cosa pensa del nuovo Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) dell’ Unione europea, in vigore dal prossimo 25 maggio? «Il Gdpr è una buona piattaforma dalla quale partire. Ha come limite il fatto che si tratta di un compromesso tra tante mentalità e esigenze diverse a livello europeo, e inevitabilmente la sua gestazione non accoglie le ultime trasformazioni tecnologiche in termini di fake news, intelligenza artificiale, ingerenza politica di bots, nuovi algoritmi (deep learning) e così via. Essendo uno strumento legale non può e non deve rimpiazzare la strategia politica, la quale dovrà indirizzare quale società dell’ informazione vogliamo sviluppare in Europa. Lei ha coniato il termine infosfera. Cosa significa? «Il mondo è passato dall’ essere solo analogico all’ essere anche digitale, creando un nuovo spazio ibrido, onlife (online e offline) e digitalogico (digitale e analogico), che ho definito infosfera. Sempre più parte della nostra vita avviene nell’ infosfera, dalla scuola (si pensi alla discussione sui cellulari in classe), al lavoro (Industria 4.0), dai rapporti sociali (Facebook) alla comunicazione (Twitter), dal commercio (Amazon) alla medicina (IBM). E noi siamo diventati organismi informazionali (inforgs), che vivono e prosperano meglio o peggio, secondo i flussi e le interazioni digitali di cui possono godere». Si parla di fondere umano e artificiale: quali sono gli aspetti etici più importanti a riguardo? «L’ Intelligenza Artificiale è un crescente bacino di capacità d’ azione interattiva, autonoma e flessibile. Le opportunità sono straordinarie, ma le sfide sono molte e serie. Ne evidenzierei cinque. Delega: l’ IA controlla sempre più processi, ma dovremo rimanere consapevoli dei limiti e dell’ inflessibilità delle sue soluzioni, mantenendo il controllo finale. Dipendenza: il mondo funziona sempre di più grazie all’ IA perciò dovremo assicurarci contro i suoi malfunzionamenti. Responsabilità: in caso di malfunzionamento, dovremo poter identificare la responsabilità umana e non attribuirla alla tecnologia. Produzione: l’ IA sta rivoluzionando lavoro e occupazione, con vantaggi futuri e svantaggi presenti, che richiedono ammortizzatori sociali. Adattamento: dovremo garantire che sia l’ IA ad adattarsi alle nostre esigenze e non viceversa». È possibile che dal rapporto umano-artificiale, l’ etica possa arricchirsi? «Sì, perché il digitale ci spiazza, togliendoci l’ illusione di essere al centro dell’ infosfera. È la quarta rivoluzione dopo Copernico, Darwin e Freud. Un’ etica non antropocentrica, ma allocentrica sarebbe il miglior arricchimento, per mettere al centro non tanto l’ altro, ma la relazione con l’ altro. Non un partito o un altro, ma la politica». Impareremo ad avere fiducia nell’ intelligenza delle macchine? «Si tratta di chiedersi se possiamo averne nell’ intelligenza umana che le costruisce e le impiega. Le macchine sono prive di intelligenza, come un fiume. Non ripongo la mia fiducia nel fiume, ma in chi lo draga, costruisce gli argini, i ponti. Un po’ come quando mio padre mi spiega una partita a scacchi consultando il Friz16. E’ un programma potente. È affascinante studiare le soluzioni spettacolari che trova, ma quello su cui discutere è come usarlo, quale apertura o variante adottare». Lei ha richiamato l’ urgenza di riprendere il controllo dell’ architettura dell’ informazione… «Negli anni novanta avremmo potuto creare un web non commerciale e orientato al sociale. Si parlava di Internet come una nuova agorà. L’ opportunità è sfumata, anche per miopia politica. Oggi se vogliamo che Internet sia una fonte di crescita informativa, culturale e civica invece di essere inquinata da false notizie, strumentalizzata da propaganda e fondamentalismi dobbiamo trasformare le grandi multinazionali che gestiscono il web in buoni cittadini (good corporate citizens), interessati a bonificare l’ infosfera e a creare ricchezza nel modo giusto. Il libero mercato non basta. Serve una forza politica robusta per trattare con aziende gigantesche; salda, per dare una direzione stabile e ferma da un punto di vista sociale e regolativo; e lungimirante, per identificare e costruire il futuro della società dell’ informazione che vogliamo lasciare alle prossime generazioni. Questa forza oggi può essere l’ Unione Europea». Tra i rischi, lei ha indicato il fatto di vivere dentro una bolla d’ informazioni… «Viviamo sempre in qualche bolla informativa, fatta dalle circostanze in cui ci troviamo e comunichiamo. Il problema sorge quando la bolla è singola, impermeabile e immutabile, con tutti che la pensano ugualmente sulle stesse cose. È confortevole, ma rafforza le nostre opinioni che, senza essere sfidate, avvizziscono nell’ ignoranza». Che cosa la rende ottimista e cosa pessimista? «Sono ottimista sulla nostra capacità di creare soluzioni tecnologiche sempre migliori, ma non sulla nostra capacità di usarle al meglio. La tecnologia potrebbe aiutarci nel sostenere strategie verdi (ambientalismo) e blu (digitale) per una crescita sostenibile ed equa. La vera sfida non è l’ innovazione digitale ma la sua governance. Per questo servirebbe una politica del digitale informata, intelligente, avveduta e cosmopolita. Capisce quindi il mio limitato ottimismo». Michele Neri © RIPRODUZIONE RISERVATA.

chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

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Io Donna, Cairo e l’ ironia. «Quanti siete?» e soprattutto «quanti giornali fate» tutti insieme?: ha esordito con ironia Urbano Cairo in visita alla redazione di Io Donna, settimanale del Corsera (in tutto circa 60 dipendenti, giornalisti e non). Il motivo della visita di ieri era presentare ufficialmente il nuovo direttore Danda Santini (da Elle). Ma, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la sua battuta ha colto di sorpresa giornalisti e dipendenti editoriali, categorie ultimamente a rischio in Italia. Con l’ arrivo di Santini, Cairo vuole «battere ancora di più il rivale D di Repubblica come il Corsera ha battuto Repubblica». «Strafelice» del suo debutto anche la stessa Santini che ha sempre pensato che «Io Donna (prima diretto da Diamante D’ Alessio, ndr) avesse un grande potenziale. Forse, ora, anche di più». Radio, raccolta a +5,3% a gennaio. Il fatturato pubblicitario del mezzo radio cresce a gennaio del 5,3%, secondo l’ Osservatorio Fcp-Assoradio (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità), dato che corrisponde a un fatturato totale di 21.033.000 di euro. «Per quanto riguarda il mercato pubblicitario siamo all’ inizio di un altro anno caratterizzato da previsioni di andamento e chiusura improntate alla massima prudenza», ha dichiarato il presidente Fcp-Assoradio Fausto Amorese. «Il mezzo radio fa segnare in avvio di 2018 un ulteriore incremento: gennaio cresce del +5,3% sul 2017. Progresso che registriamo a fronte di un aumento del +5,4% nel fatturato dello scorso anno». Giuli firma per Libero, Il Tempo e Corriere dell’ Umbria. Il giornalista Alessandro Giuli, già direttore del settimanale Tempi, ha firmato un contratto di esclusiva con Libero, Il Tempo e il Corriere dell’ Umbria. Roma, apre la Facebook Election Lounge. Facebook inaugura a Roma uno spazio interamente dedicato alle elezioni. Situata in Piazza San Lorenzo in Lucina, consentirà di conoscere e provare gli strumenti a supporto della partecipazione civica lanciati in queste settimane, seguire in tempo reale le conversazioni su Facebook relative alle elezioni e creare contenuti nel photo-boot di Instagram. Zuckerberg vende azioni di Facebook. Mark Zuckerberg, fondatore e a.d. di Facebook, ha venduto circa 500 milioni di dollari (409,7 milioni di euro) di azioni della sua società a febbraio. I proventi serviranno al numero uno del social network americano per finanziare il suo veicolo di investimento filantropico, Czi (Chan Zuckerberg Initiative). Zuckerberg aveva già annunciato che avrebbe venduto nei prossimi anni il 99% delle sue azioni in favore di Czi. tg|adv raccoglie per Radio Monte Carlo. tg|adv è la nuova concessionaria di tutte le attività digitali di Radio Monte Carlo. La concessionaria di Trilud Group si occuperà della raccolta pubblicitaria di www.radiomontecarlo.net, delle due app Rmc e Rmc2, oltre che della raccolta pubblicitaria sul digital audio. Casta Diva, nastro argento per miglior docufilm. La multinazionale del settore della comunicazione, quotata su Aim Italia, si è aggiudicata il nastro d’ argento Doc 2018 come miglior docufilm, col suo primo film Diva! sulla vita di la vita di Valentina Cortese. San Andreas in 4D a Gardaland. Una versione in 4D da 15 minuti del film San Andreas (Warner Bros.) arriva a Gardaland con occhialini 3-D e poltrone in sala che sobbalzano e si muovono a seconda delle scene on air sullo schermo di 13 metri per 6 di altezza.

La Formula 1 lancia il suo canale

Italia Oggi
MARCO LIVI
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La Formula 1 lancia il proprio canale che trasmetterà gare, qualificazioni, interviste e conferenze stampa dei Gran Premi della nuova stagione. Si chiamerà F1 TV e sarà via streaming: si potrà vedere su tv connesse, pc e app mobile per un costo di 8/12 dollari al mese. Si tratta del maggiore investimento fino a ora realizzato per la trasformazione digitale della Formula 1, ha spiegato una nota, uno dei passi più importanti del piano di Liberty Media per allargare pubblico e giro d’ affari del campionato. La piattaforma over the top non riguarderà però l’ Italia, per lo meno in questa prima fase: sarà lanciata in due dozzine di paesi, tra i quali Germania, Francia, Usa, Messico e molta parte dell’ America Latina, ovvero quei paesi in cui l’ organizzazione è riuscita ad accordarsi per i diritti. In Italia sarà Sky l’ unico a trasmettere la Formula 1. Ci saranno due versioni del canale, una Pro, a pagamento, e una gratuita, chiamata Access. Nella versione pay ci saranno le gare live e tutto il resto, un commento multilingue (inglese, francese, tedesco e spagnolo), niente pubblicità e soprattutto la possibilità di scegliere di guardare la corsa attraverso una delle telecamere a bordo di ciascuna delle auto dei 20 piloti. Non ci sarà solo la Formula 1, ma anche Formula 2, GP3 e Porsche Supercup. La versione gratuita, invece, avrà soltanto una diretta radio, gli highlights in differita e materiali di archivio. «Con il lancio di F1 TV, stiamo iniziando il viaggio per costruire una pietra miliare della nostra trasformazione digitale», ha detto Frank Arthofer, direttore di Digital e New Business della Formula 1. «I prodotti in abbonamento F1 TV sono rivolti in modo chiaro e centrale ai nostri maggiori fan, e siamo fermamente convinti che mentre stiamo cercando di portare nuovo pubblico a questo sport dobbiamo sempre rimanere concentrati sulla fornitura di prodotti ed esperienze per i fan più accaniti della F1. Il nostro obiettivo con F1 TV è semplice: offrire a questi fan il miglior servizio disponibile per guardare i Gran Premi dal vivo e offrire loro la migliore esperienza di ott nel mondo». © Riproduzione riservata.

LE NOZZE SKY-NETFLIX

Libero

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FABRIZIO BIASIN C’ è questo accordo storico tra colossi. Da una parte Sky, dall’ altra Netflix. Proviamo a spiegare in parole povere cosa succede. Sky è la nota pay-tv: esiste da parecchi anni, ha numeri importanti e contenuti di un certo livello (film, sport, documetari, serie, Massimo Mauro); Netflix è la nota piattaforma streaming: è arrivata in Italia da non molto, ha numeri in crescita e contenuti del genere che ti metti sul divano e non ti alzi mai più (film, serie, documentari, ma non Massimo Mauro). COME UNA FUSIONE In apparenza la differenza è che su Sky c’ è Massimo Mauro e su Netflix no, ma non finisce qui: le due realtà dell’ intrattenimento si sono accorte che «far da sole» è bene, ma «fare insieme» è anche meglio. E, allora, ecco l’ accordo su micidiale «scala-Europea»: tutto il cucuzzaro-Netflix sarà accessibile anche su Sky grazie a quel prodigio della tecnologia che prende il nome di Sky Q (che poi è il nuovo decoder, presentato tre mesi fa). Considerato che Netflix comprende centinaia di ore di contenuti in Ultra-Hd e che Sky a sua volta ha la sua beata programmazione in Ultra-Hd, la sensazione è che sei destinato a soggiornare per l’ eternità sull’ Ultra-divano. E uno dice: come si fa? Devo chiamare l’ elettricista? Giucas Casella? No. Banalmente l’ applicazione di Netflix viene integrata nello Sky Q. L’ interfaccia, a quanto pare, è a prova di cretino e quindi ti metti lì e guardi quello che ti pare «finché interesse superiore non li separi». Trattasi in definitiva del più classico «l’ unione fa la forza» che rende felici coloro che hanno stretto il patto ma, soprattutto, i rispettivi clienti, che potranno trovare le pere e le mele senza dover andare da due fruttivendoli diversi. E uno dice: «Caspita! Unisco il dilettevole al dilettevole, ditemi dove si compra!». E invece no, questi qui ti lusingano, ti mostrano il frutto prelibato, ma poi ti chiedono pazienza. L’ accordo prenderà vita a partire dal 2019 nel Regno Unito, quindi arriverà in Italia (ma anche in Germania e Austria). «ACCORDO STORICO» Così Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia e per qualcuno erede legittimo al Trono di Spade: «Siamo di fronte a una tappa rivoluzionaria nel nostro percorso di innovazione tecnologica e culturale. Grazie ad un accordo senza precedenti, Sky Q diventa la piattaforma dove è possibile trovare tutti i migliori contenuti di intrattenimento al mondo. Siamo felici che Netflix abbia scelto Sky come partner europeo». La replica di Reed Hastings, pari grado di Netflix: «Siamo lieti di collaborare con Sky per riunire sotto lo stesso tetto il meglio delle ultime tecnologie e dello storytelling». Due re che scendono a patti in nome di un bene comune e superiore (come nel Trono di Spade, appunto). riproduzione riservata Gli abbonati Sky potranno avere accesso a Netflix e viceversa.

Sky e Netflix, la grande alleanza che cambia lo scenario della tv

La Stampa
FRANCESCO SPINI
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Sullo scacchiere della tv europea a pagamento è la mossa del cavallo che può cambiare le sorti della partita: la satellitare Sky e la regina dell’ intrattenimento via Internet Netflix si alleano. I loro contenuti finiranno sotto lo stesso tetto, la piattaforma Sky Q. È la prima volta che un servizio «over the top», che viaggia cioè esclusivamente in rete, come quello fondato da Reed Hastings, sigla un’ intesa di questo genere in un matrimonio (solo commerciale) che darà benefici a entrambi. Sky (14,4 miliardi di ricavi) può allargare la sua offerta «on demand» sfruttando la complementarietà dei contenuti. Netflix – 9,5 miliardi di fatturato, con un business che poggia sulla continua crescita dei clienti, che nel mondo sono oltre 117 milioni – può «pescare» in uno stagno di 23 milioni di famiglie europee dalla buona propensione al consumo e giovarsi della tecnologia della nuova piattaforma di Sky. Si parte nel 2019 e i primi a sperimentare il nuovo «pacchetto» che avrà un prezzo non ancora reso noto ma inferiore alla somma dei due abbonamenti (quello standard di Netflix costa 10,99 euro), saranno gli inglesi e gli irlandesi. Poi il tutto arriverà in Germania, Austria e in Italia. L’ ad di Sky Italia, Andrea Zappia, parla di «tappa rivoluzionaria nel nostro percorso di innovazione tecnologica e culturale». Gran giubilo insomma in casa Sky, dove per un giorno possono dimenticare la contesa in corso tra Rupert Murdoch e Disney da una parte, e l’ americana Comcast dall’ altra, che vuole passare alla conquista dell’ Europa. L’ alleanza è una reazione anche all’ espansione di attori Usa come Prime Video di Amazon. Sky e Netflix bruciano inoltre sul tempo i francesi di Vivendi e il loro patron, Vincent Bolloré. Che fin dai tempi dell’ accordo (poi mandato a monte) con Mediaset puntano a creare un grande gruppo latino dei media che rompa l’ egemonia culturale anglofona. E invece mentre Sky estende l’ alleanza con Netflix anche ai suoi servizi streaming senza abbonamento, come Now Tv, mostrando la chiara strategia del gruppo guidato dall’ ad Jeremy Darroch di allargarsi sempre più anche nella distribuzione via Internet, Vivendi fatica nella campagna d’ Italia, prima tappa del suo progetto. Con Mediaset è fallita la mediazione e si procede nella causa, in attesa di un nuovo, complicato, costoso accordo che saldi pure i danni (346 milioni chiesti dal Biscione) di Dailymotion. E tutta in salita è anche l’ alleanza tra Canal+ – società di produzione e di pay tv francese – con Tim, visto che la procedura per creare la joint venture, osteggiata dai consiglieri indipendenti, è ripartita da zero, con esiti assai incerti. Per non parlare di Persidera, società di frequenze tv controllata da Tim e partecipata al 30% da Gedi (cui fa capo questo giornale) che Vivendi si è impegnata con l’ Antitrust Ue a cedere per poter mantenere il controllo di Telecom . Oggi alle 12 scade l’ offerta Rai Way-F2i da 270 milioni circa. Per contro I Squared Capital ha avviato una due diligence per confermare o meno i 290 milioni prospettati. Situazione complicata. All’ orizzonte, in caso di stallo, c’ è che l’ opzione secondo cui Tim potrebbe inserire la sua quota in un trust. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

Nozze Sky-Netflix prove di tv unica: tutto lo show in un telecomando

La Repubblica
JAIME D’ ALESSANDRO
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Di che cosa stiamo parlando Vecchie e nuove realtà della televisione si sono lanciate offrendo i loro contenuti online, spinte dalla concorrenza dei colossi dello streaming come Netflix e Amazon. Ma dopo il moltiplicarsi delle iniziative, delle app e degli abbonamenti, con una continua frammentazione, ora sembra iniziata una fase diversa: al centro delle attenzioni di Disney, Comcast e Fox che ne vogliono il controllo, Sky unisce ora le forze con un concorrente di prima grandezza. roma La vecchia signora e il giovane rampante. Matrimonio improbabile, se non del tutto impossibile. Fino a ieri. Sky e Netflix hanno siglato un patto e così lo scontro fra modi diversi di fare televisione è divenuto accordo. Dal prossimo anno prima in Inghilterra e in seguito in Italia, Germania e Austria, con il decoder di Sky di ultima generazione si potrà navigare anche fra serie, film e documentari del colosso dello streaming californiano. Gomorra al fianco di Narcos, Trono di Spade vicino a The Crown. Un solo telecomando, quello del decoder Q, per due universi che sembravano destinati a restare separati e soprattutto antagonisti. Si vede che la ” vecchia signora”, per la quale si stanno battendo la Disney, la Comcast e Fox, poi tanto vecchia non è. Si vede anche che il giovane rampante per continuare a raccogliere abbonati andando oltre gli attuali, e proseguire così la sua galoppata in borsa, deve raggiungere quel pubblico che per età e attitudine non si è mai avvicinato allo streaming. « Divisa in mille rivoli, offerta ovunque, su più dimensioni». Diane Tryneski, a capo della divisione digitale di Hbo, fabbrica di successi planetari come Trono di Spade, WestWorld, Sopranos, True Detective, il futuro della tv a noi lo aveva raccontato così poche settimane fa. La sua azienda, tanto per fare un esempio, in America e nord Europa ha un’ app streaming, ma continua a passare via cavo e da noi viene distribuita da Sky. «Tutti competono con tutti e a volte si alleano, secondo il mercato, le esigenze, il momento » . Ecco. A quanto pare, dopo la stagione del tutti contro tutti, la stagione delle grandi alleanze, matrimoni e acquisizioni è iniziata. Se siete già abbonati sia a Sky sia a Netflix, l’ operazione vi riguarda relativamente. Potrete però inserire le vostre credenziali e avere tutto assieme sul Q e continuare a vedere i due mondi separatamente su altri dispositivi. Ma dei quattro milioni e 678mila spettatori italiani di Sky, quelli dal doppio abbonamento non sono poi molti. I dettagli dell’ offerta, iniziando dal prezzo, devono ancora esser stabiliti. Si dice però che sarà un prezzo competitivo. Sky costruirà un pacchetto che affiancherà agli altri con dentro tutti i contenuti di Netflix aggiungendone alcuni propri. Aumenterà la sua attrattiva con una maggiore quantità di contenuti, Netflix metterà un piede in case dove la porta difficilmente sarebbe riuscita a farsela aprire. Pensate alla casalinga di Voghera. « Una bomba » , taglia corto Paolo Pescatore, vice presidente della Ccs Insight, azienda di consulenza inglese che si occupa di media da decenni e che di italiano (oltre al nome) ha solo le origini essendo cresciuto nel sud di Londra. «La rivoluzione della televisione online sta portando cambiamenti profondi ma una frammentazione altissima. Si rischia di arrivare a una situazione dove per passare da una serie all’ altra bisogna passare da un abbonamento all’ altro. Questo è un accordo che funziona per entrambe ed è un accordo storico». I commenti di rito da parte delle due aziende sono entusiasti. Quelli di Netflix però sensibilmente più asciutti. E oltre al comunicato (di Sky) non si va. «È un ottimo modo per attirare l’ attenzione e rafforzare la lucentezza dei propri marchi » , commenta Luca Barra, che all’ Università di Bologna si occupa di tv e media digitali. «Il matrimonio unisce due dei nomi più forti nella produzione di contenuti. Ma sembra più una tregua armata in un’ epoca piena di stravolgimenti. Un esperimento per esser certi di superare la tempesta in attesa di una normalizzazione del settore». Una normalizzazione che, fatalmente, alla fine vedrà dei vincitori e dei vinti. Il tempo degli spettatori, così come la loro possibilità di sottoscrivere abbonamenti, ha infatti un limite. E questo sia a Netflix sia a Sky lo sanno bene. © RIPRODUZIONE RISERVATA Decoder e streaming insieme. Per scambiarsi spettatori. “Accordo storico in un panorama di offerte frammentate” Ma il tempo libero del pubblico, così come la sua possibilità di fare abbonamenti, ha un limite.

Due coppie e un weekend la commedia di Micheli

La Repubblica (ed. Napoli)

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Via Tarsia, 40 Ore 21 Credono di innamorarsi ma non si innamorano, credono di divertirsi ma si annoiano, provano a cambiar vita ma non ci riescono i quattro personaggi protagonisti di “Il più brutto week end della nostra vita”. Fino a domenica al Bracco la commedia di Norm Foster vede in scena Maurizio Micheli, anche regista, Benedicta Boccoli, Nini Salerno e Antonella Elia in doppia coppia per far vivere equivoci e colpi di scena di questo spettacolo che prende in giro convenzioni e quotidiani luoghi comuni. Le scene dello spettacolo sono firmate da Lorena Curti, i costumi da Martina Piezzo e le luci da Francesco Saverio De Iorio. – g. ba.

L'articolo Rassegna Stampa del 02/03/2018 proviene da Editoria.tv.


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