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Rassegna Stampa del 28/02/2018

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Indice Articoli

Da New York a Roma: la guerra degli appalti Rai arriva a Cantone

Comcast offre 22 miliardi di sterline per Sky

I social minano la democrazia? Obama lancia l’ allarme

Comcast lancia la sfida per conquistare Sky

Caccia globale alla fusione tra contenuto e distribuzione

Ora l’ Europa diventa terreno di conquista nella partita dei media

La tv Nbc sfida Disney e MurdochMaxi offerta da 25 miliardi per Sky

Mediaset mette nel mirino la pubblicità Rai

Chessidice in viale dell’ editoria

Comcast vuol soffiare Sky a Murdoch

Discovery Italia va al riassetto

Giornali Usa: congresso aiuti contro Google e Facebook

Comcast vuole acquisire Sky

Mediaset, con Vivendi l’ appuntamento in tribunale è rinviato a ottobre E intanto il Biscione porta a casa l’ utile spagnolo in crescita del 15,5%

L’ americana Nbc offre 31 miliardi per conquistare Sky

Paola Gallo responsabile editoriale di InBlu Radio | Prima Comunicazione

Comcast sfida Murdoch Sul piatto 25 miliardi per Sky

La mossa di Comcast su Sky per sfidare Murdoch in Europa

“Repubblica” finalista al premio per il giornale meglio disegnato

Da New York a Roma: la guerra degli appalti Rai arriva a Cantone

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Una gestione degli appalti che ha provocato ricorsi, proteste e polemiche. In Rai scoppia la grana per la produzione dei servizi della sede di New York, ma anche per quelli di Roma. Partiamo dagli Usa. Negli ultimi tre anni (dal 29-09-2014 al 29-09-2017) la gestione dei servizi giornalistici Rai presso la sede di New York è stata gestita dalla Global Vision Group, previa vittoria di un regolare bando nel 2014. Il contratto, scaduto lo scorso settembre, è stato prorogato di altri tre mesi per consentire lo svolgimento di una gara per il triennio 2018-2020 del valore di circa 8 milioni di euro. Tre le società in gara: Gvg, Mediakite e Cpa srl. Nonostante le buste con le offerte siano state aperte ai primi di dicembre, ancora non si conosce il vincitore. Il ritardo ha portato Viale Mazzini a concedere un’ ulteriore proroga a Gvg con scadenza a fine marzo 2018. Mediakite però fa sapere alle maestranze di essere lei l’ assegnataria dell’ appalto, che sarebbe stato vinto con un ribasso del 19%, riduzione doppia rispetto alle altre due aziende. Il titolare di Mediakite, Francesco Malatesta, infatti, il 16 dicembre 2017 invia una mail ai dipendenti di Gvg per invitarli a dei colloqui “per garantire la continuità del vostro lavoro in vista della transizione nella gestione dell’ ufficio di corrispondenza Rai di Ny”. “Non sappiamo ancora i tempi della transizione, ma stiamo lavorando per essere pronti quando ci sarà richiesto”, si legge nella mail. Tutto ciò fa drizzare le antenne alla Gvg che, tramite i suoi legali, registra altre anomalie. Tre su tutte: l’ utilizzo, in passato, di personale dotato di “I Visa” (il visto per lavorare negli Stati Uniti) non collegabile a Mediakite ma ad altre società, fatto che contravviene alle leggi americane sull’ immigrazione; l’ aver dichiarato di non utilizzare subappalti quando Mediakite non sarebbe in grado di garantire servizi extra poiché non dispone degli strumenti necessari; un possibile conflitto d’ interessi del presidente della commissione giudicante, Vittorio Longati, che in passato aveva affidato lavori a Mediakite. Secondo i concorrenti, dunque, Mediakite non aveva le credenziali per il bando. Per questo da Gvg è partito un esposto all’ Anac di Raffaele Cantone, che ha aperto un fascicolo. Viale Mazzini, il 14 dicembre scorso, ha risposto alle obiezioni affermando che i requisiti per partecipare al bando “debbono essere in opera nella fase esecutiva dell’ appalto”. E comunque l’ operato Rai “è stato improntato al massimo rispetto dei principi di imparzialità e trasparenza, garantendo pari trattamento a tutti i partecipanti”. Mediakite aveva già lavorato per la Rai: scelta da Monica Maggioni per i suoi servizi quando era corrispondente dagli Usa per il Tg1 di Gianni Riotta, la società di Malatesta (la cui ex moglie è Francesca Leoni, giornalista Rai) tra il 2012 e il 2014 è stata fornitrice unica di servizi della sede di New York, mentre nel 2016 si è occupata della messa in onda della notte delle elezioni del 2016 vinte da Donald Trump, con un appalto a chiamata diretta del valore di 750 mila euro. Altre polemiche riguardano, invece, l’ appalto per i servizi di ripresa nell’ area metropolitana di Roma. Il bando è stato diviso in sei lotti, di cui il principale è il numero uno che prevede fino a dieci servizi giornalieri (ogni troupe è composta da due operatori, per un totale di 20 persone). “Oltre ai criteri discutibili sull’ assegnazione (il numero dei servizi realizzati negli ultimi 3 anni, ndr) che già fa intuire in anticipo i vincitori, la Rai ha preteso che tutti gli operatori diano la disponibilità a essere reperibili 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana, contravvenendo a tutte le regole del diritto del lavoro, che prevede turni di riposo e maggiorazioni di stipendio per il lavoro durante i festivi”, fa sapere Nicola De Toma, segretario generale dell’ Autonomo sindacato audiovisivi, che ha chiesto un incontro al Cda di Viale Mazzini e si dice pronto allo sciopero per il prossimo 13 marzo.

Comcast offre 22 miliardi di sterline per Sky

Il Manifesto

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Comcast offre 22,1 miliardi di sterline per Sky, sfidando l’ offerta di Rupert Murdoch sul gruppo satellitare inglese e mettendo in pericolo i piani del tycoon di vendere parte di 21st Century Fox a Walt Disney. Il colosso della tv americano mette sul piatto 12,50 sterline per ogni azioni Sky, con un premio del 16% rispetto alle 10,75 sterline offerte da Murdoch. «Vogliamo l’ intera Sky, ma accetteremmo anche il 50% piu un’ azione» afferma l’ amministratore delegato di Comcast, Brian Roberts, che si è visto nei mesi scorsi chiudere la porta in faccia proprio da Murdoch. Il tycoon ha preferito per la vendita degli asset dell’ intrattenimento di Fox i 66 miliardi di dollari offerti da Disney. Partita quindi molto complicata..

I social minano la democrazia? Obama lancia l’ allarme

Corriere della Sera
MASSIMO GAGGI
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La radicalizzazione del confronto politico esacerbata dal ruolo di reti sociali come Facebook e Google sta «segregando gli americani in due realtà completamente differenti. Luoghi nei quali non solo le opinioni ma anche i fatti più elementari vengono contestati e rimessi in discussione. È molto difficile immaginare come una democrazia possa continuare a funzionare nel lungo periodo in condizioni simili». Allarmi sui rischi per la democrazia, Barack Obama ne aveva lanciati anche in passato, ma mai in modo così crudo. Nel discorso pronunciato venerdì scorso al Mit di Boston davanti a una platea accademica e di professionisti dello sport e dell’ industria l’ ex presidente americano si è, invece, lasciato andare. Aggiungendo anche inedite considerazioni critiche sui giganti della tecnologia. Comprese aziende «amiche» come Google e Facebook con esponenti (il presidente della prima e il confondatore della seconda) che lavorarono per lui ai tempi della prima elezione, nel 2008. Oggi Obama le avverte: «Rappresentano un bene comune, oltre a essere imprese commerciali» e dovrebbero domandarsi «se stanno contribuendo in qualche modo a corrodere la democrazia». Parole dure, anche se poi il leader democratico ha cambiato tono riconoscendo che «è anche vero che queste piattaforme sociali sono solo uno strumento»: può fare molto di buono, ma viene anche sfruttato da forze del male come l’ Isis o i neonazisti. Forse Obama è stato più franco del solito perché il discorso, pronunciato a porte chiuse, doveva essere off the record : niente tweet nè foto, telefonini spenti. Ma alla fine una registrazione è arrivata alla rivista Reason . Rimbalzando, poi, su altri siti come Business Insider. Obama, che in 8 anni non ha mai imposto vincoli alla Silicon Valley, ora sembra invocare qualche intervento di regolamentazione. Non accusa, come fanno altri, i «monopoli digitali», ma aggiunge che «giganti mediatici come Google e Facebook dovrebbero tenere ben presente che il governo degli Stati Uniti ha un ruolo da svolgere nell’ assicurare il rispetto di alcune regole di base per far sì che tutti coloro che operano nell’ informazione lo facciano su un terreno livellato»: un riferimento alla necessità di estendere alle imprese digitali regole e responsabilità per i contenuti messi in rete che oggi gravano solo sugli editori tradizionali.

Comcast lancia la sfida per conquistare Sky

Il Sole 24 Ore
Marco Valsania
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new york Comcast ha lanciato il suo guanto di sfida alla Disney scendendo in campo per rilevare Sky, uno dei gioielli controllati dall’ impero della Fox di Rupert Murdoch ormai in procinto di essere acquisito dalla società di Topolino. Comcast ha offerto ieri 31 miliardi di dollari (22,1 miliardi di sterline) per la televisione satellitare del Vecchio continente con sede in Gran Bretagna. Un’ offerta pari a 12,50 sterline per azione, un premio del 16% rispetto a quanto messo in campo da 21st Century Fox per rilevare il 61% del satcaster che oggi non possiede – e che ha battuto del 13% le quotazioni di chiusura di lunedì. La proposta di Fox di assorbire interamente Sky, oltretutto, si era finora scontrata con l’ opposizione delle autorità di Londra, dopo gli scandali sulle intercettazioni che avevano scosso le testate di Murdoch e le preoccupazioni di un’ eccessiva espansione del suo gruppo. A proposito dell’ offensiva di Comcast, in uno stringato comunicato diffuso in serata 21st Century Fox ha detto che «resta impegnato» a rispettare la sua offerta in contanti per Sky annunciata il 15 dicembre 2016 L’ assalto a Sky apre un fronte europeo – e internazionale – nel duello per la supremazia esploso tra Comcast e Disney. E lo scontro potrebbe essere ancora soltanto agli inizi, dando vita a una vera a propria asta con rilanci che facciano lievitare ulteriormente il prezzo di vendita: di questo appare convinto il mercato, che ha spinto nelle ultime ore i titoli del satcaster in rialzo fin del 21 per cento. Per la Disney guidata da Bob Iger, che ha concordato lo scorso dicembre un’ acquisizione di gran parte degli asset di Fox per 52,4 miliardi di dollari, Sky rappresenta una delle grandi ragioni di interesse. Fox e Disney sperano tuttora di poter rimettere in carreggiata l’ operazione che porti in casa del tutto Sky prima della chiusura del loro merger. L’ amministratore delegato di Comcast Brian Roberts, erede della famiglia che ha costruito il colosso di media e telecomunicazioni, ha tuttavia sottolineato come proprio la possibilità di rafforzare la sua presenza all’ estero e il raggio d’ azione di Sky – da servizi di tlc a canali Tv, da trasmissioni di sport a produttore di contenuto originale – facciano assai gola alla sua azienda oltre che a Disney. Robert ha citato tra gli esempi di content attraente la recente conferma a vantaggio di Sky e costi inferiori al previsto dei diritti a partite di calcio della Premier League. La pay-tv, nell’ insieme, porterebbe in dote circa 23 milioni di abbonati in paesi che vanno dalla Gran Bretagna all’ Italia, dall’ Irlanda alla Germania e all’ Austria. «Crediamo che Sky sarebbe molto importante per noi mentre cerchiamo di espanderci internazionalmente» ha detto il 58enne Roberts. «Vediamo significative opportunità di crescita da una combinazione dei business. Unendo contenuto, know how tecnologico e investimenti di Comcast con la leadership di mercato e il talento di Sky potremo creare una grande piattaforma per crescere in tutta Europa». Roberts ha definito le due aziende una «combinazione perfetta», perché entrambe hanno punti di forza nella «creazione e distribuzione di contenuto». Ha messo in chiaro di avere nel mirino il controllo dell’ intera Sky, compresa la quota oggi in mano a Fox, ma ha precisato che potrebbe accontentarsi della quota di maggioranza del 61%, lasciando cioè il 39% a Fox stessa oppure a Disney una volta venisse completata la loro fusione. Comcast, che ha il quartier generale a Philadelphia e una presenza radicata in 40 stati americani, vanta oggi di essere ormai diventata società leader nel settore media, all’ avanguardia oltre che nel proprio tradizionale segmento dei sistemi via cavo e di internet ad alta velocità anche nello spettacolo con attività quali la rete televisiva Nbc, numerosi canali di Pay Tv e i grandi Studios cinematografici hollywoodiani di Universal Pictures. E le sue ambizioni non sono mai mancate: in passato, nel 2004, aveva inutilmente cercato di rilevare direttamente la Disney, per 54 miliardi. Più di recente, l’ anno scorso, aveva a lungo corteggiato Fox, senza poterla strappare alla rivale Disney. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Caccia globale alla fusione tra contenuto e distribuzione

Il Sole 24 Ore
MarcoValsania
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La «guerra mondiale» nei mass media è diventata, se possibile, ancora più globale. La caccia alla fusione tra contenuto e distribuzione, tra servizi di tlc e internet e programmi televisivi, cinematografici come sulla frontiera digitale; la spinta a dare i natali a imperi che vantino dimensioni senza precedenti e siano in grado di tener testa a rivoluzioni tecnologiche avvenute e a venire; questo inarrestabile fermento sta dando vita a drammatici rimescolamenti tra i protagonisti. È questo il messaggio della nuova scommessa multimiliardaria di Comcast su Sky. Che forse complica – ma non fa oggi deragliare – l’ altrettanto multimiliardaria marcia di Disney sulla 21st Century Fox. La nuova «legge» alla quale queste spinte al consolidamento rispondono sta diventando ferrea: nel clima concorrenziale sempre più acceso, occorre per chi intende rimanere sulla cresta dell’ onda prendere in mano da un lato infrastrutture di internet, telecomunicazioni e trasmissioni televisive – insomma la distribuzione. Dall’ altro possedere il «content», il contenuto che serve a riempire questi canali multimediali vecchi e nuovi – vale a dire la produzione. Un contenuto diventato ormai sempre più prezioso, secondo lo slogan ormai luogo comune che «content is king», regna sovrano. Questi processi di merger vedono molteplici protagonisti in movimento, che confermano una tendenza in piena evoluzione che trasforma i connotati di settori contigui. Se la partita a quattro tra Comcast, Fox, Sky e Disney è salita alla ribalta, ecco che altrettanto simbolico e influente è lo strenuo sforzo di AT&T, colosso tlc, per conquistare Time Warner, con i suoi preziosi contenuti premium per piccolo e grande schermo compreso il canale di informazione CNN, al suono di 85 miliardi di dollari. Un’ operazione, quest’ ultima, osteggiata dalle autorità di regolamentazione del Dipartimento della Giustizia dell’ amministrazione di Donald Trump, ma che non vede i suoi protagonisti desistere: anzi, hanno indicato di voler procedere se necessario a un imminente scontro in tribunale per far valere le loro ragioni e smentire preoccupazioni antitrust nel mercato della Pay Tv. La data per il processo è stata fissata per il 19 marzo. Altri protagonisti mediatici americani, quali Viacom e Cbs della famiglia Redstone, stanno considerando re-merger dopo anni vissuti da società separate, con l’ obiettivo di rafforzarsi o quantomeno di diventare meno facili prede di nuovi giganti in cerca di potenziamento. Un altro colosso delle tlc, Verizon, è reduce dall’ aver assorbito vecchi marchi online quali Aol e Yahoo, unendoli in una nuova divisione battezzata Oath. Sullo sfondo, intanto, continuano a operare aggressivamente i leader di new media e di Internet, a cominciare da Amazon, che dalle origini nell’ e-commerce è divenuta un asso pigliatutto con voci che la vogliono oggi interessata a Cbs, per arrivare al re dello streaming Netflix. Proprio streaming e internet hanno aggravato la crisi di modelli di business basati unicamente su tradizionali abbonamenti televisivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ora l’ Europa diventa terreno di conquista nella partita dei media

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Che la sfida sui contenuti abbia contorni globali è chiaro. Con il tentativo di takeover di Comcast su Sky diventa però ancora più evidente che sull’ Europa si giocherà la parte preponderante di questa partita. Non è un caso che Comcast – poco conosciuta in Europa, ma nei fatti uno dei più grandi operatori via cavo negli Usa – abbia puntato al pezzo grosso: al “gioiello della corona” dell’ impero Murdoch che nel suo essere “paneuropeo” ha il suo punto di forza. Se l’ operazione andasse in porto Comcast diventerebbe il principale operatore di pay tv nel mondo – esclusi quelli sul mercato domestico cinese – con oltre 45 milioni di abbonati solo nell’ offerta pay, entrando da protagonista in mercati come Italia, Uk, Germania, nonché Irlanda e Austria. E in mercati come Italia o Germania il potenziale di sviluppo è anche nell’ offerta broadband. «Per i grandi gruppi media statunitensi – spiega Emilio Pucci, direttore della società di ricerche e-Media – la grande sfida competitiva sul versante editoriale, come produzione e offerta di contenuti, è con i giganti dello streaming, da Netflix ad Amazon, ma anche Google, Facebook e Apple se questi dovessero decidere di muovere passi più decisi e importanti sul mercato video televisivo». In questo, Amazon è forse l’ operatore più temibile perché mostra l’ intenzione chiara di innovare il modello Svod (video on demand con sottoscrizione) verso un modello propriamente televisivo. Ma è qui che si innesta il ragionamento con cui si può tentare di dare una lettura a una maxioperazione come quella di Comcast su Sky. Se dimensione e capacità di presidio globale diventano le conditio sine qua non, allora il mercato statunitense non basta neanche ai colossi come AT&T (ora in possesso di Direct Tv in attesa di uno sblocco dell’ affare Time Warner) o Comcast. Quindi cosa fare? Considerando che il grande mercato cinese è di fatto impenetrabile – con le sue piattaforme locali fortissime in casa e quasi del tutto assenti sui mercati esteri – e che l’ India è un mercato grande ma complicato, l’ Europa diventa il vero territorio da conquistare dove una piattaforma distributiva può trovare spazi di mercato per sviluppare o completare quella globalizzazione che già Netflix e Amazon hanno sviluppato.È vero che la pay Tv non cresce e che mostra segni di stagnazione e in alcuni casi di recessione, ma si tratta anche dell’ unica forma di offerta tv con una base di abbonati e un sistema tecnologico sempre più evoluto (si pensi a SkyQ) che si presta a sviluppare quelle pay Tv extension o quei servizi stand-alone (si pensi a Now Tv di Sky o a Sling Tv di Dish Network) che sono gli elementi di base per reggere la competizione con gli operatori pure-Internet. «È una sfida difficile – conferma Pucci – per operatori che devono allo stesso tempo difendere la propria customer base su satellite o cavo e allo stesso tempo sviluppare una customer base in ambiente Ott». Si tratta forse di quella stessa sfida che perse drammaticamente Blockbuster che, zavorrata dai punti vendita fisici, non riuscì ad arginare il primo fenomeno Netflix vedendo giorno dopo giorno declinare il proprio business. Ma per i media storici oggi non ci sono alternative. E l’ Europa è un crocevia in cui l’ operazione Comcast difficilmente rimarrebbe un unicum. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

La tv Nbc sfida Disney e MurdochMaxi offerta da 25 miliardi per Sky

Corriere della Sera
Giuseppe Sarcina
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Il nuovo obiettivo è il gruppo Sky. L’ offerta: 22,1 miliardi di sterline (25,1 miliardi di euro). Comcast, il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti, sede a Philadelphia, vuole accelerare l’ integrazione tra tv e Internet. «Puntiamo al 100% di Sky, ma siamo disponibili a chiudere l’ operazione anche con il 50% più un’ azione», ha fatto sapere l’ amministratore delegato Brian Roberts. Il suo concorrente, al momento, è Rupert Murdoch. Il titolare di Fox ha già in portafoglio il 39% di Sky e sta cercando di raggiungere la maggioranza, mettendo sul piatto 10,50 sterline per azione. Comcast, ora, rilancia con 12,50. Sky, quartier generale a Grant Way, Londra, ha un fatturato pari a circa 14,7 miliardi di euro, 31 mila dipendenti e attività nel Regno Unito, Italia (seconda piazza con 2,7 miliardi di euro) Germania, Austria e Irlanda. Molto interessante il tabellino degli azionisti. Il blocco più consistente è quello di 21 Century Fox, poi si apre una sequenza di grandi fondi, con quasi il 26% del capitale. Nell’ elenco spiccano il 6,18% degli svizzeri di Ubs (Investment Management), il 4,58% di The Baupost Group di Boston, il 3,16% dei britannici di Hsbc Global Asset Management. Il flottante in Borsa è pari al 35% del monte titoli. Tutti questi numeri indicano che la partita è aperta e che gli attori in campo sono tanti, europei e americani, grandi investitori e piccoli azionisti. C’ è poi la variabile politico-istituzionale: l’ Antitrust britannico ostacola la scalata di Murdoch, sostenendo che con il pieno controllo di Sky il tycoon australiano avrebbe troppa influenza sui media. Il duello su Sky rientra nello scontro tra i big delle telecomunicazioni e dell’ intrattenimento. La scossa parte dagli Stati Uniti dove Comcast, At&t e Verizon stanno costruendo realtà sempre più integrate: web più produzione e distribuzione di film, serie tv, contenuti sportivi. Comcast, in particolare, nel 2011 aveva acquisito la Nbc Universal, un contenitore di network televisivi e di cinema. Oggi su un totale di ricavi pari a 80 miliardi, circa 25 provengono dall’ entertainment. Il 16 novembre scorso il «Wall Street Journal» aveva scritto che gli americani erano pronti ad acquisire una parte di 21 Century Fox: la divisione cinema, le tv via cavo e tutta la parte del business internazionale. Ma si inserì la Walt Disney che alla fine concluse l’ affare versando 66 miliardi di dollari. La famiglia Murdoch conservò «Fox News», la tv che sostiene Donald Trump con spirito militante, Fox broadcast network e i canali sportivi. Murdoch, dunque, decise di ridimensionare il business, concentrandosi sulle news e lo sport. Logico, quindi, il tentativo di consolidarsi in questi due settori, blindando il controllo su Sky. Comcast, però, respinta a novembre, rispunta ora con un attacco diretto e con un’ apertura internazionale. La società può contare su circa 29 milioni di abbonati alle sue piattaforme, tra le quali Xfinity. Ma anche questa formula si sta avvicinando alla saturazione: i ricavi complessivi della pay tv stanno calando e la stessa Comcast nell’ ultimo trimestre ha registrato un passo indietro delle sottoscrizioni. Sky ne porterebbe in dote 22,4 milioni (4,8 milioni in Italia). Si profila una partita a tre, perché Disney non resterà a guardare. Le ipotesi sono le più diverse, compresa la spartizione o la cogestione del gruppo britannico.

Mediaset mette nel mirino la pubblicità Rai

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Mediaset ha messo nel mirino la pubblicità Rai. L’ esito non è da dare per scontato come non sono da considerare definiti e delineati i tempi. Ma l’ esposto che il Gruppo di Cologno ha presentato in Agcom contro l’ interpretazione dei limiti di Viale Mazzini sugli affollamenti pubblicitari un effetto pratico lo ha prodotto. L’ Autorità, infatti, ha chiesto qualche giorno fa approfondimenti al servizio giuridico e al servizio economico-statistico sull’ argomento . Il tema “vale” decine di milioni di raccolta che Mediaset punta così a sottrarre alla Tv pubblica. Tutto nasce dal fatto che per legge (la 223/90, modificata dalla Gasparri e poi ripresa nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici del 2005) la Rai ha un doppio limite all’ affollamento pubblicitario: uno orario al 12% e uno settimanale, al 4%. Mediaset vuole che questo limite settimanale sia attuato su ciascuna rete, mentre la Rai lo applica sulla media delle tre reti generaliste (interpretazione ritenuta valida da una precedente consiliatura Agcom). Se l’ Authority aderisse all’ interpretazione del gruppo di Cologno per la Rai verrebbe a crearsi un problema visto che, con un limite d’ affollamento come media fra le reti, Rai 1 – con maggiore audience e listini più alti – viene caricata a discapito delle altre due. Per questo la richiesta di approfondimenti da parte del Consiglio di Agcom, che arriveranno fra qualche settimana, è stata indirizzata al servizio economico-statistico oltre che al giuridico: per capire l’ impatto di una scelta del genere su settore e conti della Rai. A ogni modo, la questione è in fondo un’ ulteriore prova di come Mediaset stia puntando forte, dopo l’ avventura non proprio felice della pay, sul suo core business della tv in chiaro, come testimonia anche l’ avvio di due nuovi canali free fra aprile e maggio – canale 20 e una rete a marchio Focus (marchio di proprietà di Mondadori e ancora trasmesso così da Discovery) – e dall’ acquisto dei diritti dei Mondiali di calcio. Certo, non è detto che sia unicamente Mediaset a godere delle risorse che eventualmente tornerebbero in circolo: ci sono i competitor nel mercato tv come i giganti del web. È anche vero però che con maggiori risorse – e di converso raccolta sottratta alla Rai – Mediaset potrebbe non avere ostacoli a fare di Canale 5 la prima rete nazionale. Va detto che quella degli affollamenti pubblicitari è tematica annosa e il fatto che sia ritornata in auge può avere vari “mandanti”. Innanzitutto c’ è un mercato pubblicitario per la tv che non è più quello di un tempo, insidiato dalla concorrenza di Facebook e Google. Non a caso per il mezzo Tv – che comunque vale ancora il 45,8% del mercato – il 2017 si è chiuso (dati Nielsen) con -1,6% di raccolta. A questo va aggiunto che la concorrenza sul mezzo (in cui Mediaset continua a fare la parte del leone con il 56,8% di market share) è aumentata visto l’ impegno nel free di player che vanno da Sky a Discovery, Sony, Viacom. Dopo gli approfondimenti il Consiglio Agcom potrà deliberare un orientamento o prendere tempo, magari in attesa del varo a livello europeo della prossima direttiva “Smav” (servizi media audiovisivi) che andrà poi recepita dagli Stati membri. Ma il fattore tempo non è da trascurare. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

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Fcp-Assotv, Cardani presidente. L’ assemblea di Fcp-Assotv ha eletto Matteo Cardani, general manager marketing di Publitalia ’80, nuovo presidente dell’ associazione. Inoltre, è stato eletto consigliere Giuliano Cipriani, direttore generale di Discovery Media. Entrambi entrano a fare parte del consiglio federale di Fcp. Pezzuto per la comunicazione dell’ Autorità di sistema portuale Alto Tirreno. A partire da questa settimana Vittorio Pezzuto ha iniziato a svolgere a Livorno le funzioni di dirigente della comunicazione dell’ Autorità di sistema portuale Alto Tirreno (Livorno, Piombino, Isola d’ Elba, Portoferraio e Capraia).

Comcast vuol soffiare Sky a Murdoch

Il Giornale
Maddalena Camera
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Maddalena Camera Comcast vuole i 23 milioni di abbonati alla pay tv di Sky in Europa, sparsi tra Gran Bretagna, Germania e Italia, mettendo sul piatto 25 miliardi di euro per un’ Opa da cui conta di acquisire almeno il 50% e quindi il controllo. Un’ offerta generosa rispetto a quella di 21st Century Fox, la società di Rupert Murdoch che possiede già il 39% di Sky e che voleva comprare il 61% attualmente in Borsa e in mano a investitori istituzionali. Vero è che l’ offerta fatta per la quota di Sky da parte di Murdoch era bassina: circa 13,2 miliard di euro; e quindi molti investitori avevano storto il naso. Inoltre era stata pure respinta dall’ Antitrust britannico dato che in Uk la famiglia Murdoch possiede già il Times e il Sun. Il parere definitivo dell’ autorità è atteso per il prossimo primo maggio. Ieri Rupert Murdoch ha detto che «resta impegnato» a rispettare la sua offerta in contanti per Sky annunciata il 15 dicembre 2016 e ha fatto notare che «al momento, nessuna offerta definitiva è stata fatta da Comcast. La vicenda però è complicata visto che la 21st Century Fox di Murdoch dovrebbe passare a Disney che, in dicembre, ha fatto un’ offerta da 54 miliardi di dollari. L’ operazione è in attesa delle verifiche da parte dell’ Antitrust Usa ed è di questo che Comcast ha approfittato. «Ci piacerebbe possedere Sky – ha detto Brian Roberts ad di Comcast – e se avremo successo, l’ acquisizione migliorerà il cash flow di gruppo già nel primo anno. Sky è perfetta per noi». Comcast, che è la maggior società Usa per la tv via cavo, presidia già la piazza londinese con NBC Universal (di cui è proprietaria) e a questa vorrebbe affiancare Sky. Che, secondo Roberts, potrebbe aumentare ricavi internazionali dal 9% al 25%. La mossa ha certamente scompaginato i piani di Disney che contava molto sui 23 milioni di abbonati di Sky in Europa (la società oltre ai tre paesi già menzionati è presente anche in Irlanda e in Austria). E, infatti, era già previsto che, prima della chiusura della cessione a Disney, la partecipazione di Fox in Sky sarebbe aumentata al 100%. Disney è oggi la quinta media company mondiale, secondo un report pubblicato a maggio, mentre la galassia Fox occupa la sesta piazza e Comcast è terza. D’ altronde il riposizionamento di Rupert Murdoch (che diverrebbe un socio di Disney) nel mondo del cinema e della televisione è legato proprio alle difficoltà che i broadcaster tradizionali stanno vivendo dinanzi alla concorrenza sempre più agguerrita delle grandi compagnie digitali, da Netflix a Google ad Amazon. Ora in campo per Sky ci sono due giganti statunitensi come gli altri protagonisti dell’ entertainement via web. L’ acquisto di Fox per Disney sarebbe anche un modo per rafforzare la sua presenza nello streaming online potendo contare innanzitutto sul controllo di maggioranza di Hulu. Attualmente la società di Topolino ha il 30% dell’ operatore online ma, acquisendo il 30% in mano a Fox, porterà la sua quota al 60%, mentre Comcast e Time Warner rimarranno rispettivamente al 30 e al 10% della piattaforma. Disney ha già annunciato l’ intenzione di interrompere la collaborazione con Netflix nel 2019 per la distribuzione dei suoi film. Quanto alla Borsa, Sky ha festeggiato con un rialzo a Londra del 20% mentre i titoli Comcast hanno subito un ribasso del 6,5% a New York.

Discovery Italia va al riassetto

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Le Olimpiadi invernali di Pyeongchang, Corea del Sud, lasciano un retrogusto dolce-amaro negli uffici di Discovery Italia. I canali Eurosport, che il gruppo guidato da Alessandro Araimo controlla e che hanno trasmesso integralmente l’ evento a cinque cerchi, hanno infatti trainato gli ascolti della piattaforma pay Mediaset Premium, con share decuplicate nel periodo 9-25 febbraio rispetto alle audience consuete; nulla di olimpico, invece, è andato in onda sulla piattaforma Sky, l’ altra che ospita i canali Eurosport, e che, rispetto al canone concordato, non ha voluto versare un euro in più a Discovery per avere i diritti tv delle gare coreane. Comunque i vertici di Discovery stanno già voltando pagina, impegnati nel riassetto del portafoglio canali televisivi italiani. Il colosso Discovery, negli Usa, sta infatti per annunciare ufficialmente l’ acquisto di Scripps networks interactive: una operazione già avviata la scorsa estate e che solo ora verrà però formalizzata versando agli azionisti di Scripps circa 14,6 miliardi di dollari in cash e azioni (quasi 12 mld di euro). Ma questa acquisizione avrà conseguenze dirette pure in Italia, dove Scripps edita il canale tv Food network, trasmesso in chiaro all’ lcn 33 del digitale terrestre e con una share attorno allo 0,4% nelle 24 ore. Canale che quindi entrerà a tutti gli effetti sotto la gestione diretta di Discovery Italia, e che con tutta probabilità cambierà concessionaria, passando a Discovery Media, tenuto conto che invece, finora, è stato raccolto da Viacom Italia. Scripps networks interactive, peraltro, ha appena presentato i suoi conti 2017, con ricavi pari a 3,6 miliardi di dollari (+4,7%), di cui 1,5 miliardi dalla raccolta pubblicitaria (+2,2%), e un risultato netto di 624 milioni di dollari (-7,4%), in calo a causa di un nuovo sistema di tassazione negli Usa e in Polonia, di più alti investimenti sui palinsesti, nel marketing e nel comparto big data. Discovery Italia, peraltro, dovrà anche confrontarsi con le strategie di Mediaset. Che non solo debutterà con il nuovo canale Venti il prossimo 8 aprile al posto di Rete Capri, ma che in maggio si riapproprierà del brand Focus, canale finora trasmesso da Discovery all’ lcn 56. Focus, marchio di proprietà di Mondadori, dovrebbe slittare all’ lcn 35, dove adesso va in onda Italia 2, lasciando quindi libero l’ lcn 56 sul quale Discovery lancerà uno dei brand del suo ricco portafoglio canali editi in tutto il mondo. Quindi, in estate, il gruppo Discovery Italia dovrebbe presentarsi al mercato con otto canali in chiaro (Nove, Real Time, Dmax, Giallo, K2, Frisbee, Food network e un altro nuovo canale free) per una share complessiva attorno al 7% nelle 24 ore, cinque canali pay ospitati su Sky (tra cui Discovery channel e Investigation Discovery), e i due canali Eurosport ospitati sia su Premium, sia su Sky (il contratto scade dopo l’ estate e, a seguito delle tensioni nelle trattative per le Olimpiadi invernali, i rapporti tra Sky ed Eurosport sono ora piuttosto freddi).

Giornali Usa: congresso aiuti contro Google e Facebook

Italia Oggi

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La News Media Alliance, organizzazione che unisce oltre 2 mila quotidiani negli Stato Uniti, sta per presentare un Pac (Political action committee) attraverso il quale chiedere al Congresso nuove leggi antitrust per combattere lo strapotere di Google e Facebook. Si tratta del primo Pac della storia fondato dall’ industria dei media ed è un chiaro segno che il settore sta cercando di fermare il declino dovuto al passaggio al digitale e alla crescita esponenziale dei social media.

Comcast vuole acquisire Sky

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Anche Comcast, il maggiore operatore via cavo degli Stati Uniti, vuole Sky: ieri il proprietario fra gli altri di Nbc Universal ha annunciato una possibile offerta da 31 miliardi di dollari (25,2 mld di euro) sul gruppo televisivo, rilanciando del 16% su quella fatta dalla 21st Century Fox di Rupert Murdoch che vuole acquisire il 61% del capitale che ancora non possiede. Per Comcast avere Sky significherà attivare sinergie su contenuti e tecnologie e garantirsi un incremento consistente dei ricavi internazionali. L’ offerta, che dovrà prima passare il vaglio dell’ assemblea degli azionisti, è di 12,50 sterline per azione (circa 14 euro), ben oltre le 10,75 sterline di quella di Fox che Sky ha già accettato 14 mesi fa. Comcast punta ad avere il controllo della società, almeno il 50% delle azioni più una, e questo significa che inizialmente potrebbe anche trovarsi in società con Fox per poi accordarsi sul controllo completo. Gli scenari possibili, però, sono diversi e già si parla di un’ asta per accaparrarsi Sky che ieri ha visto infiammarsi il prezzo delle azioni, salito del 20,5% a 13,3 sterline, più dell’ offerta di Comcast. Innanzitutto c’ è quello che potrebbe fare Fox. Al momento Murdoch sta aspettando l’ esito dell’ analisi antitrust inglese sulla propria offerta. La decisione definitiva dovrebbe arrivare a maggio, ma già la Competition and markets authority britannica ha espresso un parere preliminare non positivo, sollevando dubbi sul pluralismo perché Murdoch controllerebbe sia Sky News sia i giornali che fanno capo alla News Corp. In caso di via libera, però, è lecito aspettarsi che Fox rilanci per superare l’ offerta di Comcast. La questione, però, si complica con un altro attore: Murdoch ha a sua volta accettato di vendere la maggior parte di Fox, Sky compresa, a Disney per 52,4 miliardi di dollari. Perciò, anche ammettendo che l’ antitrust inglese blocchi l’ acquisizione di Sky da parte di Fox, a rilanciare direttamente potrebbe essere Disney che non vuole perdere quello che ritiene uno dei pezzi pregiati da inglobare insieme al resto di Fox. La curiosità è che i tre player, Comcast, Disney e Fox sono già soci nella piattaforma streaming Hulu. I prossimi mesi, insomma, potrebbero ancora riservare sorprese. Non bisogna dimenticare, peraltro, che lo scorso anno Comcast ha cercato di acquisire le attività entertainment di Fox, prima di Disney e per una cifra superiore, 60 miliardi di dollari. Il gruppo di Murdoch allora non accettò adducendo di temere problemi antitrust per una concentrazione che sarebbe stata di tipo verticale, ma non è detto che Comcast non ci riprovi visto quello che sta accadendo. In un comunicato il ceo di Comcast, Brian L. Roberts, ha spiegato il motivo dell’ offerta: «Pensiamo che Sky sia un’ azienda eccezionale. Ha 23 milioni di clienti e posizioni di primo piano nel Regno Unito, Italia e Germania. Sky è stato un innovatore costante nel suo uso della tecnologia per fornire una fantastica esperienza di visione e ha un record di investimenti in informazione e programmazione di cui andare fieri. Ha persone fantastiche e un management team molto forte e capace. Comcast intende utilizzare Sky come piattaforma per la crescita in Europa. Abbiamo già una forte presenza a Londra attraverso le nostre operazioni internazionali Nbc Universal, e intendiamo mantenere la sede centrale di Sky nel Regno Unito». Con Sky Comcast aumenterà i ricavi internazionali dal 9 al 25% del totale di gruppo. «Credo che ci siano molte opportunità sul lato dei contenuti di lingua inglese», ha detto ancora Roberts durante la conference call. «Siamo in grado di sederci a un tavolo con i creativi della Nbc e il team creativo di Sky e ci saranno opportunità sinergiche per lavorare insieme su concetti di show, distribuzione di film e tecnologia». © Riproduzione riservata.

Mediaset, con Vivendi l’ appuntamento in tribunale è rinviato a ottobre E intanto il Biscione porta a casa l’ utile spagnolo in crescita del 15,5%

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Una giornata davvero densa quella di ieri per Mediaset. In mattinata c’ è stato il rinvio al 23 ottobre della causa civile contro Vivendi legata al mancato rispetto del contratto per l’ acquisto di Premium. Il rinvio si è reso necessario per favorire il deposito delle tre memorie difensive il cui termine è stato fissato al 30 luglio prossimo. Fininvest aveva chiesto di riunificare i due procedimenti legati al mancato acquisto di Premium alla nuova causa in cui si chiede ai francesi di scendere nel capitale di Mediaset sotto il 10%. A ottobre quindi il giudice, Vincenzo Perrozziello, sarà chiamato a decidere se unificare i due procedimenti, se ammettere le prove o rinviare interamente o una parte al collegio sulle questioni preliminari. Nella vicenda ci sono in gioco richieste di risarcimento superiori a 3 miliardi di euro. Il rinvio dell’ udienza, ha spiegato uno dei legali del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, non chiude comunque all’ ipotesi di un eventuale accordo extragiudiziale. Nel tardo pomeriggio, invece, sono stati diffusi i conti 2017 di Mediaset España che ha chiuso l’ anno con un utile netto in crescita tendenziale del 15,5% a 197,5 milioni di euro e ricavi in aumento dello 0,4% a 996,26 milioni. L’ ebitda adjusted è salito dell’ 8,8% a 262,25 milioni. Il titolo del gruppo a Piazza Affari si è però infiammato nella giornata insieme con gli altri del settore media dopo le notizie sull’ offerta Comcast per Sky e quindi di un rinnovato interesse del settore verso fusioni e acquisizioni. A fine contrattazioni ha chiuso con un incremento dello 0,76% a 3,17 euro, ma durante la giornata ha raggiunto incrementi dell’ 1,8%. © Riproduzione riservata.

L’ americana Nbc offre 31 miliardi per conquistare Sky

Libero

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ANTONIO SPAMPINATO Gli azionisti del colosso satellitare Sky ieri hanno brindato a champagne e di quello buono. Il titolo alla Borsa di Londra ha registrato un balzo di oltre il 20% superando le 13,30 sterline. Dietro alla performance da capogiro c’ è l’ offerta di Comcast, il numero uno della tv via cavo degli Stati Uniti, che ha offerto 12,50 sterline per azione pari a 22 miliardi di sterline (o 31 miliardi di dollari) per portarsi a casa il media britannico di proprietà per il 39% della 21st Century Fox di Rupert Murdoch. Un anno fa il magnate australiano aveva proposto 10,75 sterline per azione (pari a 14,6 miliardi di dollari) per il restante 61% della televisione satellitare. Proposta accettata senza troppe difficoltà visto che il figlio di Murdoch, James, è sia presidente di Sky che amministratore delegato di Fox. Ma il disegno di Murdoch andava ben oltre: un paio di mesi fa ha firmato con la Disney un’ intesa che prevede la cessione di buona parte degli asset della 21st Century Fox, Sky compresa, per 52,4 miliardi di dollari. Ora cosa racconterà ai disegnatori di Topolino? GUERRA FREDDA L’ offerta di Comcast, proprietaria tra l’ altro di Nbc e Universal Pictures, ha bisogno dell’ appoggio degli azionisti di minoranza perché sarà difficile che i Murdoch accolgano a braccia aperte il seppur generoso presente degli americani. E l’ assaggio si è avuto ieri quando il cda di Sky ha consigliato gli azionisti di aspettare: «Gli Amministratori Indipendenti di Sky sono consapevoli dei loro doveri fiduciari e dei loro obblighi ai sensi delle norme britanniche in materia di acquisizioni. Dal momento che nessuna offerta definitiva è stata formulata a questo punto, gli azionisti sono invitati a non intraprendere nessuna azione», si legge nella nota di Sky. «Un ulteriore annuncio sarà fatto come e quando sarà ritenuto appropriato». LEADER Gli yankee però non molleranno facilmente visto il premio che hanno voluto dare già al primo rilancio: «Ci piacerebbe avere Sky nel suo complesso e cerchermo di acquisire oltre il 50% delle azioni», ha detto l’ ad di Comcast Brian Roberts in un comunicato. «Sky e Comcast calzano a pennello: sono entrambe leader nella creazione e distribuzione di contenuti», ha sottolineato Roberts in una conference call. «L’ innovazione è al cuore di quello che facciamo: combinando le due società creiamo significative opportunità di crescita». Un ruolo determinante l’ avrà l’ autorità per la concorrenza britannico. A gennaio l’ Authority aveva scritto che l’ offerta lanciata da 21st Century Fox su Sky «non è nell’ interesse pubblico», preoccupata per la «pluralità dei media» dato che la famiglia Murdoch possiede già il Times e il Sun. Il parere definitivo dell’ Autorità dovrà essere emesso entro il prossimo primo maggio. Ora però le carte in tavola sono cambiate anche perché Comcast ha pochissimi interessi in Gran Bretagna e la sua proposta potrebbe ottenere il via libera senza problemi. riproduzione riservata In Gran Bretagna il magnate australiano Murdoch possiede oltre al 39% di Sky anche il Times e il Sun

Paola Gallo responsabile editoriale di InBlu Radio | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione
PAOLA GALLO
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Paola Gallo responsabile editoriale di InBlu Radio27/02/2018 | 18:00Paola Gallo è la nuova responsabile editoriale di InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Conferenza episcopale italiana. Conduttrice radiofonica e giornalista musicale, per 20 anni voce di Radio Italia, Gallo già dal 2002 collabora con l’ emittente Cei e il gruppo Avvenire, firmando come consulente artistico format radiofonici e la programmazione musicale.Paola GalloBiografia:Milanese, Gallo ha frequentato il Liceo Ginnasio Omero e successivamente la facoltà di Scienze Politiche, negli anni 80, sempre a Milano. Giornalista professionista dal 2004, dal 1998 al 2018 ha lavorato a Radio Italia solo musica italiana.Conduttrice radiofonica e giornalista musicale, ha seguito da inviata i principali eventi culturali e musicali italiani (Festival di Sanremo, Festival del Cinema Venezia, Salone del libro Torino, Festival Gaber, O’ Scià di Claudio Baglioni), ma anche le dirette di concerti in Italia e all’ estero e le direttedalle Olimpiadi da Londra e Pechino. Dal 1999 le interviste e le corrispondenze sono seguite anche dal canale televisivo satellitare Video Italia in seguito canale digitale Radio Italia Tv. Autore e conduttore del programma di concerti dal vivo Radio Italia Live in onda su Radio Italia e Radio Italia tv e dello speciale su Cesare Cremonini trasmesso da Italia Uno.Dal 2002 è principale consulente dell’ emittente radiofonica InBlu e del gruppo Avvenire (Conferenza Episcopale Italiana), dove ha firmato format radiofonici e la programmazione musicale. Consulenze artistiche anche per l’ altra emittente della Cei, Tv2000.Nell’ ottobre del 2016 ha inaugurato il blog musicale OndeFunky, che a marzo 2017 ha consegnato a Fiorella Mannoia il premio Sanremo Funky.Nel suo curriculum esperienze precedenti in radio locali anche come direttore responsabile (Radio Cooperativa Rho dal 1995 al 2000) e varie collaborazioni con quotidiani e settimanali (La Prealpina, Pratica, Bella) per articoli musicali, di spettacolo e sport.E’ Membro stabile della giuria del Premio Pierangelo Bertoli.Articoli correlati.

Comcast sfida Murdoch Sul piatto 25 miliardi per Sky

La Stampa
SANDRA RICCIO
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Comcast mette sul piatto 22,1 miliardi di sterline (25 miliardi di euro) per comprare Sky. Sfida così apertamente l’ offerta di Rupert Murdoch sul colosso inglese dei media e punta a mettere in pericolo i piani del tycoon di vendere parte di 21st Century Fox a Walt Disney. La mossa a sorpresa ha messo il turbo ai titoli Sky in Borsa (+ 20%) intravedendo la possibilità di una guerra al rialzo dei prezzi. In rosso Comcast che perde più del 6,2%. Con Sky, Comcast punta a conquistare l’ Europa, forte dei suoi 29 milioni di abbonati negli Usa. In dettaglio l’ offerta della tv Usa prevede: 12,50 sterline per ogni azione Sky, con un premio del 16% rispetto alle 10,75 sterline offerte da Murdoch. «Vogliamo l’ intera Sky, ma accetteremmo anche il 50% più un’ azione» ha spiegato ieri l’ ad di Comcast, Brian Roberts, che si è visto nei mesi scorsi chiudere la porta in faccia proprio da Murdoch. Il tycoon ha preferito per la vendita delle attività dell’ intrattenimento di Fox i 66 miliardi di dollari offerti da Disney. La partita è complicata, vista anche l’ ostilità delle autorità inglesi al tentativo di Murdoch di acquistare il 61% di Sky che Fox non ha ancora in portafoglio. Ora per Murdoch possono aprirsi diversi scenari, ma tutti condizionati da Disney. Nel primo caso il tycoon può aumentare l’ offerta per Sky anche se probabilmente avrà bisogno dell’ ok di Topolino. Un’ altra possibilità è vendere la quota di Sky a Comcast, ma anche in questo caso il via libera di Disney potrebbe essere necessario. Terza ipotesi: Fox potrebbe anche mantenere il 39% in Sky e diventare partner Comcast fino a quando l’ operazione con Disney non si sarà chiusa. «È il momento giusto per la presentazione di un’ offerta superiore in contanti» spiega Roberts, mettendo in evidenza come la tempistica scelta consente a Comcast di avviare il processo regolamentare e essere pronta a presentare un accordo ai soci Sky quando anche Fox lo farà fra giugno o luglio. A stretto giro è arrivata la risposta della rivale 21st Century Fox che ha detto che «resta impegnata» a rispettare la sua offerta in contanti per Sky annunciata il 15 dicembre 2016. Il gruppo ha fatto notare che «al momento, nessuna offerta definitiva è stata fatta da Comcast. Ulteriori dichiarazioni verranno fatte se appropriate». Secondo gli analisti, l’ acquisto di Sky è strategica per Comcast perché le consentirebbe di espandersi in Gran Bretagna, Germania e Italia: l’ effetto immediato sarebbe la crescita dei suoi ricavi internazionali al 25% dall’ attuale 9%. Ma anche la possibilità di fondere Sky con il suo ampio portafoglio, che già include gli Universal Studios, DreamWorks Animation e i canali Nbc. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

La mossa di Comcast su Sky per sfidare Murdoch in Europa

La Repubblica
FEDERICO RAMPINI
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Di che cosa stiamo parlando La 21st Century Fox di Rupert Murdoch nel dicembre del 2016 ha lanciato un’ offerta sul 61% di Sky che non possiede, al prezzo di 10,75 sterline per azione. Nel 2017 sempre la 21st Century Fox ha avviato la fusione con la Disney. Entrambe le operazioni non hanno tutte le autorizzazioni necessarie in Usa, Europa e Regno Unito. Ora il gruppo Usa Comcast lancia un’ Opa concorrente su Sky Dal nostro corrispondente NEW YORK I giganti della tv americana si interessano anche al mercato europeo; ed è in buona parte una reazione all’ avanzata di nuovi soggetti come Netflix e Amazon nella streaming-tv. È questo il senso della battaglia – accesa e anche complicata – per il controllo di Sky. L’ ultimo a entrare in campo è il colosso Usa della cable-tv Comcast. Ieri mattina ha preannunciato che lancerà un’ Opa da 31 miliardi di dollari per il controllo di Sky. Quest’ offerta è in diretta competizione con quella già presentata dall’ azionista di maggioranza relativa di Sky, che è ancora per adesso la Fox americana di Rupert Murdoch. Inoltre la mossa aggressiva di Comcast s’ inserisce come un cuneo dentro l’ altra operazione con cui la famiglia Murdoch sta vendendo gran parte delle attività di Fox alla Disney. In quel pacchetto che interessa la Disney ci sta pure Sky. Attorno alla tv inglese (con ampia presenza nel resto d’ Europa) si svolge dunque una contesa che ha per protagonisti tre gruppi americani. Il più generoso in termini economici, almeno fin qui, è l’ ultimo arrivato: con l’ offerta di ieri mattina Comcast si dice disposta a pagare la totalità del capitale Sky al prezzo di 12,50 sterline per azione (la società è quotata alla Borsa di Londra) mentre Fox offriva 10,75 sterline per rastrellare il 61% delle azioni Sky che non possiede ancora. La Borsa ha reagito ovviamente con un’ impennata delle quotazioni di Sky che sono subito salite oltre il prezzo di offerta di Murdoch. Tutto questo complica per la famiglia Murdoch il disimpegno dalla televisione, che era stato annunciato (abbastanza a sorpresa) pochi mesi fa. Sul finire dell’ anno scorso, prendendo atto che l’ irruzione di Netflix e Amazon nei servizi di streaming sta sconvolgendo le abitudini di consumo e quindi le regole del gioco del mercato televisivo e i rapporti di forze, Murdoch si era detto “troppo piccolo” per competere con quei giganti. Donde la decisione di cedere gran parte delle attività Fox alla Disney per 52 miliardi di dollari. Ora la Disney vede arrivare un terzo incomodo che vuole “sfilare” dalla Fox uno dei gioielli, cioè appunto Sky. Che raggiunge un mercato di 23 milioni di utenti fra Regno Unito, Italia, Germania, Austria e Irlanda. Ieri mattina in una videoconferenza negli Stati Uniti il chief executive di Comcast, Brian Roberts, ha raccontato i retroscena della sua scalata con aneddoti gustosi. Tra i quali il racconto di un suo recente viaggio a Londra, durante il quale una conversazione con un tassista locale lo avrebbe vieppiù convinto dell’ appetibilità di Sky. Il tassista in questione a quanto pare è uno spettatore affezionato, che gli ha spiegato nei dettagli l’ importanza del calcio in tv per gli inglesi (un argomento sul quale un americano non è per forza preparato). Il chief executive di Comcast ha citato tra le ragioni della sua decisione la recente vittoria di Sky nella gara per i diritti della English Premier League. La battaglia per Sky scombussola i piani per la ritirata di Murdoch dal business televisivo. L’ acquisto del 61% di Sky da parte sua era uno dei passaggi verso la cessione di gran parte dell’ impero televisivo alla Disney. Murdoch rimarrebbe comunque uno dei maggiori editori mondiali nella carta stampata. Negli Stati Uniti possiede tra l’ altro The Wall Street Journal, a Londra The Times, in Australia rimane dominante nei quotidiani. La necessità di reagire all’ invasione di campo di Amazon e Netflix è all’ origine di altri tentativi di fusione-acquisizione sul mercato televisivo americano. Alcuni dei quali hanno anche attirato un’ evidente ostilità da parte dell’ Amministrazione Trump. È il caso dell’ AT&T che ha lanciato un’ offerta da 85 miliardi di dollari per comprare Time Warner. La logica è quella dell’ integrazione verticale, tra coloro che possiedono le infrastrutture (cavo, linee a fibre ottiche) e offrono abbonamenti multiuso (tv, telefono, Internet), e coloro che invece producono i contenuti di spettacolo e informazione da far transitare su quelle infrastrutture. L’ antitrust ha ostacolato l’ operazione AT&T-Time Warner, secondo alcune interpretazioni per imporre la vendita della rete Cnn invisa alla Casa Bianca. La controversia si trascinerà per qualche tempo nei tribunali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Editore Rupert Murdoch, vuole uscire dal settore televisivo.

“Repubblica” finalista al premio per il giornale meglio disegnato

La Repubblica
STEFANIA PARMEGGIANI
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Repubblica è tra i sette finalisti del premio al giornale meglio disegnato al mondo, assegnato annualmente dalla Society of News Design, organizzazione internazionale no profit fondata a New York nel 1979. La giuria ha analizzato la scrittura, lo storytelling visivo, l’ uso delle risorse, l’ esecuzione, la fotografia, i titoli e la progettazione generale dei quotidiani di tutto il mondo scegliendo, oltre al nostro giornale, il New York Times (Usa), Die Zeit (Germania), Het Parool (Olanda), HS Viikko (Finlandia), La Nación (Argentina) e Politico Europe (Belgio). Repubblica è stata scelta perché «brilla per la sua eleganza discreta, la stampa raffinata, la tavolozza dei colori e la squisita organizzazione. Conosce chiaramente il suo pubblico scrivono i giudici – e si rivolge ad esso. Ben curato a tutti i livelli, il giornale usa sottili spunti visivi e uno stile grafico intelligente e sofisticato per spiegare storie ai suoi lettori e inserirli nel suo mondo». La candidatura arriva a pochi mesi dal restyling grafico, pensato da Angelo Rinaldi e Francesco Franchi, che ha cambiato il volto del giornale adottando tra le altre cose un nuovo font ribattezzato “Eugenio” per omaggiare nel nome e nel progetto il fondatore Scalfari. Il vincitore del World’ s Best-Designed Newspaper sarà annunciato nel corso del seminario annuale della SND, dal 22 al 24 marzo a New York.

L'articolo Rassegna Stampa del 28/02/2018 proviene da Editoria.tv.


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