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Rassegna Stampa del 24/02/2018

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L’ intervista è diventata un film

Rcs, diminuisce l’ indebitamento

Tim, Persidera verso F2i-Rai Way

Dailymotion di Vivendi deve rimuovere tutti i video di Mediaset

Cairo: il debito di Rcs continua a scendere Balzo a Piazza Affari

Persidera, spunta nuova offerta

«Debito cala al ritmo di 8 milioni al mese»

Il riscatto dei giornali di carta, più credibili nella descrizione della Storia che accelera

Lutto nel giornalismo: è morto Carione

L’ intervista è diventata un film

Italia Oggi
DA BERLINO ROBERTO GIARDINA
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Era un bel mestiere, il giornalista, appena qualche anno fa. Mestiere perché chi lavora per un giornale o una rivista è un artigiano. O lo era. Al giornalismo è dedicato The Post, ma la protagonista è in realtà la proprietaria del giornale, Katharine Graham. E al nostro mestiere è dedicato uno dei film migliori in concorso alla Berlinale (che si chiude domani), Tre giorni a Quiberon. Pochi dei nostri critici se ne sono accorti. Non è un caso. La regista Emily Atef, franco-tedesca di origine iraniana, racconta tre giorni nella vita di Romy Schneider. Nel marzo del 1981, l’ attrice in crisi, a 42 anni, si è ritirata in un Kurhotel sull’ Atlantico, in Bretagna, senza alcol e fumo. Ma accetta di incontrare un giornalista e a un fotografo di Stern, l’ intervista si trasforma in una battaglia crudele. Il film, in un bellissimo bianconero, è la cronaca quasi esatta di quei giorni, giornalista e fotografo hanno i nomi reali, Michael Jürgs, 73 anni, e Robert Lebeck, scomparso nel 2014. La Schneider, che morirà l’ anno dopo, è interpretata da Maria Baümer, candidata all’ Orso d’ argento come migliore attrice, a meno che non vinca la piccola Sara Casu, 11 anni, la bambina contesa in Figlia mia di Laura Bispuri, unico film italiano in concorso. L’ amica d’ infanzia Hilde cerca di convincere Romy a tacere: «Sono giornalisti, pubblicheranno tutto quello che dici». Ma lei vuol andare avanti. L’ intervista è sempre una sfida, intendo quelle vere, non quelle «per finta» alla Fazio, e quelle concordate con i politici. In Italia, sono rimasti in pochi bravi intervistatori, come il nostro Goffredo Pistelli. Un’ intervista richiede molto tempo, e spazio che i giornali non concedono più. Nel 1981 Stern vendeva un milione e mezzo di copie. Poi pubblicò i falsi diari di Hitler, e perse un milione di lettori, mai più recuperati. Le riviste, e anche i quotidiani, avevano i loro fotografi, come L’ Europeo o Epoca, settimanali nel frattempo scomparsi. Sono scomparsi anche i fotografi. Lebeck scattò in tre giorni oltre 500 foto, che poi pubblicò in un libro. L’ intervista alla Schneider, apparsa nell’ aprile seguente, è entrata nella storia del giornalismo. Ma al di là del ritratto di Romy, a cui i tedeschi non perdonano di non essere più la sdolcinata Sissi, il tema del film è: fino a che punto si può spingere un giornalista? Lei sembra senza difese. Un tema ancora importante in Germania: la Süddeutsche Zeitung ha invitato Jürgs a scrivere cosa avvenne realmente, e gli ha lasciato tre pagine. La storia interessa anche i lettori. Jürgs la fa bere, e la provoca: «Mi guardo sullo schermo ero veramente così? Non posso più chiederlo a nessuno, sono tutti morti», commenta oggi. C’ è chi aggredisce l’ intervistato con domande cattive. È più importante porre domande giuste. L’ intervista comincia, secondo me, quando l’ intervistato crede che sia finita. Si stabilisce una complice fiducia, e si parla a ruota libera. È onesto pubblicare tutto? Lui sa chi sei, dovrebbe stare in guardia. Devo fare un esempio personale. Intervistai Rudolf Augstein, il fondatore e direttore dello Spiegel, quando la rivista compì 50 anni. Mantenne l’ impegno anche se soffriva per un forte mal di denti: «Mezz’ ora, non di più», mi avvertì. Indovinai la prima domanda: «Quando ha cominciato ad annoiarsi nel suo lavoro?». Mi invitò a pranzo, conversammo per cinque o sei ore, mi parlò delle sue molte donne, confidenze private. Augstein era un maestro del giornalismo, eppure si fidò. Quando finì l’ intervista, e si trasformò in conversazione privata? Non scrissi le confidenze, anche se probabilmente ad Augstein non sarebbe importato. Ma io non sono un bravo giornalista. Alla fine (nel film e nella realtà) Jürgs è preso da scrupoli, e fa leggere il testo a Romy, tolga quello che vuole. Lei cancella solo una battuta sulla madre che la sfruttava, «a lei non piacerebbe», poi dice: va bene così. Forse lei voleva confidarsi, o giungere a capire se stessa, in un momento cruciale della sua vita. Chissà, un’ intervista è un gioco, un duello, un massacro a due, tra sadismo e masochismo. Se è un professionista anche l’ intervistatore, ne esce provato. Jürgs usò Romy, e lei usò lui? Se si pubblicassero ancora interviste come quella di Quiberon, oggi giornali e riviste non dovrebbero temere la concorrenza dei pettegolezzi online. © Riproduzione riservata.

Rcs, diminuisce l’ indebitamento

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Una cedola agli azionisti Rcs «non sarà tema di quest’ anno, perché la priorità è ridurre l’ indebitamento. Sarei comunque felicissimo» di distribuirla «visto che ho il 60% dell’ azienda», ha dichiarato ieri Urbano Cairo, presidente e a.d. dall’ agosto 2016 della casa editrice di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport che intanto porta a casa una diminuzione dell’ indebitamento «in media di 8 milioni al mese in 18 mesi, cioè da quando sono arrivato quando era a 430 milioni. Prima aumentava di 8 milioni al mese». Quindi, il debito dovrebbe attestarsi adesso intorno ai 290 milioni di euro. Le dichiarazioni hanno avuto subito un effetto positivo sul titolo che, nella seduta di ieri, è salito in Borsa del 5,17% nel pomeriggio per poi chiudere a +4,43% a 1,132 euro. L’ editore ha poi annunciato in occasione della presentazione del nuovo Corriere Innovazione anche altre due novità: la prima è che il 2017 si è chiuso con «un bilancio molto bello, con un utile importante. E quello che più importa è che non abbiamo toccato un solo posto di lavoro. È stato un anno importante anche sul fronte della marginalità, che ha avuto una crescita significativa». In particolare, la raccolta pubblicitaria di Rcs «è salita dell’ 1% circa nel 2017, anno dispari, quindi senza eventi sportivi», ha spiegato il patron anche di La7, vari magazine e del Torino calcio, ricordando per l’ appunto come «La7 sta andando alla grandissima come ascolti» e «anche Cairo Communication credo che nel 2018 mi darà grandi soddisfazioni». Il bilancio dell’ ultimo esercizio Rcs verrà esaminato dal cda a metà marzo mentre sul fronte occupazionale c’ è un piano per 11 assunzioni, tra nuovi ingressi e stabilizzazioni. Il gruppo milanese Rcs-Corriere della Sera ha archiviato l’ ultimo stato di crisi lo scorso ottobre e non ricorrerà a nuovi ammortizzatori sociali. Poi, la seconda novità che Cairo ha reso nota è voler ampliare ulteriormente l’ offerta informativa del quotidiano diretto da Luciano Fontana, completandone l’ uscita in edicola con nuove iniziative ogni giorno della settimana (per esempio il lunedì c’ è l’ Economia, il martedì le Buone Notizie…). Per i giorni ancora da coprire, c’ è in pole al venerdì il nuovo Tempi Liberi, che affronta temi dalla moda al cibo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi. Si candida per il mercoledì il Corriere Salute, progetto già affrontato in passato e, a seguire, il Corriere Cucina. A proposito di nuovi lanci editoriali, sempre ieri, Cairo ha aggiunto di avere «altri progetti legati a Milano. Milano come città è molto importante. Vivimilano è una buonissima occasione e vogliamo farlo diventare ancora più bello, così come anche il nostro dorso milanese, già molto bello: investiremo anche su questo dorso». Novità attese anche per Io Donna, settimanale femminile del Corsera, dove dal 1° marzo alla direzione arriverà Danda Santini (al posto di Diamante D’ Alessio). In casa Rcs non va dimenticata infine la Gazzetta dello Sport (come anticipato da ItaliaOggi del 26/10/2017) che ha in proramma di ampliare (verso aprile-maggio e forse con un nuovo nome) lo spazio dedicato al calcio internazionale di Extra Time, portando la foliazione a circa 16 pagine. Dopo aver già rinnovato SportWeek, per il quotidiano sportivo diretto da Andrea Monti sarà la volta anche di un nuovo focus sui numeri nei vari sport, una sorta di analisi dei big data su numero di vittorie di una squadra oppure di minutaggio del possesso della palla, solo per fare alcuni esempi. In primavera-estate andrà verso il debutto il domenicale Fuorigioco, con un posizionamento un po’ familiare un po’ popolare. Progressivamente aumenteranno anche le pagine locali, meditando uscite a Genova, Napoli, Emilia Romagna e Veneto, dopo quelle già avviate a Verona, Bergamo e Torino (dove anche il Corsera è sbarcato). Ieri, però, Cairo si è riservato un’ ultima battuta per i soci di Imh, la cordata formata da Investindustrial, Mediobanca, Unipol, Pirelli e Diego Della Valle che ha conteso a Cairo la conquista di Rcs: «mi fa piacere che abbiano apprezzato il lavoro fatto. Hanno riconosciuto che l’ idea di contrastarmi era sbagliata».

Tim, Persidera verso F2i-Rai Way

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Via libera per la vendita di Persidera a F2i e Rai Way, sebbene Tim valuterà ancora qualsiasi offerta vincolante per l’ operatore di rete che detiene i multiplex del digitale terrestre. È quanto deciso, a maggioranza, dal consiglio di amministrazione di Tim di ieri che ha «valutato positivamente» la proposta di acquisto di Persidera ricevuta da F2i e Rai Way, «considerando che la partecipazione non rappresenta un asset strategico» per la società e ha dato mandato all’ amministratore delegato Amos Genish per finalizzare l’ operazione, «fermo restando che ogni ulteriore eventuale offerta vincolante sarà presa in considerazione». Un inciso quest’ ultimo non inserito a caso, dal momento che a sorpresa è arrivata la proposta da 290-300 milioni di euro di I Squared Capital, fondo Usa che investe in infrastrutture per l’ energia e i trasporti in Nord America, Europa, India e Cina. Si tratta però di una proposta non vincolante, per cui al momento tutto fa pensare che la vendita a F2i e Rai Way, che avrebbero messo sul piatto oltre 250 milioni di euro comprensivi di equity e debito, possa definitivamente andare in porto. Resta da capire quale possa essere il ruolo di I Squared Capital nella vicenda, che finora non ha fatto mosse importanti nel settore televisivo. Unico investimento che potrebbe in qualche modo avvicinarsi ha riguardato l’ acquisizione lo scorso anno degli asset delle telecomunicazioni fisse del gruppo Hutchinson a Hong Kong con una rete in Cina. Quale che siano le sue intenzioni, c’ è di sicuro un possibile risultato di questo ingresso: il processo di vendita potrebbe allungarsi e il prezzo salire. Fondo americano a parte, per Telecom, o meglio per la controllante Vivendi, era diventato importante mettere un punto fermo sul processo di vendita del suo 70% di Persidera per avere un aggiornamento da presentare alla Commissione europea a fine febbraio. La cessione era stata imposta dalla Commissione dopo la comunicazione del controllo di fatto di Tim da parte di Vivendi (ha il 23,94% della telco) e vista la contemporanea presenza in Mediaset. Una prima proposta di acquisto da parte di F2i e Rai Way era stata considerata troppo bassa (si era parlato di 200 milioni) per questo è arrivato il rilancio, nonostante nel frattempo si fosse capito che altri due attori in precedenza interessati, Ei Towers (sempre appoggiandosi a un fondo) e Discovery, non avessero intenzione di andare avanti. Vendere Persidera a F2i e a Rai Way (questa avrà la gestione della rete e dei mux) per Tim è in ogni caso più vantaggioso rispetto alla cessione a un trust, ultima ratio dell’ impegno. Il restante 30% di Persidera è di Gedi, l’ ex gruppo Espresso, che aveva portato in dote due multiplex al momento della fusione della propria Rete A (operatore di rete) con Telecom Italia Media Broadcasting che aveva altri tre mux. Gedi ha in carico nel proprio bilancio il suo 30% per 105,9 milioni, questo significa che nel complesso valuta Persidera 353 milioni, molto meno dei 250 milioni oggetto della trattativa. Passando a un altro fronte, lasciando la sede della compagnia telefonica, il presidente, Arnaud De Puyfontaine, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sul fatto che la mediazione extragiudiziale tra Vivendi e Mediaset sia terminata senza arrivare ad alcuna intesa. Fonti vicine a Vivendi hanno spiegato comunque che, terminata la mediazione, non significa affatto che le trattative con il Biscione si siano concluse; si tratterebbe invece di una sospensione, con l’ intento di trovare successivamente un accordo per il contenzioso nato dal mancato rispetto del contratto relativo all’ acquisto di Premium. © Riproduzione riservata.

Dailymotion di Vivendi deve rimuovere tutti i video di Mediaset

Italia Oggi

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Dailymotion, portale web controllato al 100% da Vivendi, deve rimuovere immediatamente tutti i video con immagini della trasmissione l’ Isola dei famosi «caricati sul sito senza alcuna autorizzazione». Lo ha ordinato con provvedimento d’ urgenza, ha fatto sapere Mediaset con una nota, il Tribunale delle Imprese di Roma accogliendo il ricorso cautelare proposto dal gruppo di Cologno Monzese. Nel provvedimento, il giudice ha imposto una penale di 10 mila euro per ogni giorno di ritardo nella cancellazione dei video, ricordando a Dailymotion che la sanzione avrà valore in automatico anche nel caso di eventuali futuri caricamenti sulla piattaforma di nuovi filmati del programma. Mediaset esprime «soddisfazione per una misura che si inserisce nel solco della consolidata giurisprudenza, in particolare dei fori di Roma e Milano, orientata a tutelare il lavoro degli editori aggrediti dalle forme più diverse di pirateria online. Le leggi esistono e basta applicarle per arginare un fenomeno che genera in modo sempre più evidente distruzione di valore economico e di posti di lavoro nelle aziende giornalistico-editoriali». Il Biscione contrasta tutti i siti che pubblicano i video delle sue trasmissioni senza permesso, da YouTube alla vecchia Italiaonline. Di fatto oggi questi contenuti sono presenti solo nei siti del gruppo (e di alcuni partner commerciali) che è riuscito così a valorizzare anche online alcuni dei suoi titoli più famosi, dall’ Isola ad Amici.

Cairo: il debito di Rcs continua a scendere Balzo a Piazza Affari

Corriere della Sera
Paola Pica
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Insieme al consolidamento della crescita dopo il ritorno all’ utile, per Urbano Cairo la priorità di Rcs resta il taglio al debito. «Il 2017 è stato un anno importante con una significativa crescita della marginalità», ha detto il presidente e ad del gruppo del «Corriere della Sera» presentando ieri il nuovo mensile «Corriere Innovazione» guidato da Massimo Sideri. L’ editore non vede al momento un ritorno al dividendo: «Ne sarei felicissimo avendo io il 60% delle azioni. Ma per ora no, ora voglio dare una bella riduzione al debito, già molto diminuito. C’ è una tendenza di riduzione da quando sono arrivato di 8 milioni medi al mese. Quando sono arrivato il debito era di 430 milioni». Il dato sull’ indebitamento sarà reso noto solo con i risultati di bilancio il 15 marzo. Piazza Affari, però, ieri ha fatto qualche conto sul primo anno e mezzo della gestione Cairo e spinto Rcs in rialzo del 4,4% a 1,13 euro, dopo fiammate superiori al 5%. Restano confermate le positive indicazioni sulla crescita della raccolta di Rcs in Italia, e si prospettano «buoni risultati » per Cairo Communication che nel 2018 «darà grandi soddisfazioni». Con La7 che «sta andando alla grandissima come ascolti».

Persidera, spunta nuova offerta

Milano Finanza
MANUEL FOLLIS
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Spunta una nuova offerta per Persidera, la società dei multiplex digitali controllata al 70% da Telecom e partecipata al 30% da Gedi. Venerdì 23 in serata un comunicato di Tim ha confermato l’ anticipazione di milanofinanza.it: il fondo di private equity americano Isquared ha avanzato una proposta in extremis, non vincolante, valutando il gruppo dei mux 290 milioni. La proposta è arrivata al cda straordinario di Tim convocato proprio per discutere della cessione dell’ asset. Telecom è infatti obbligata a vendere Persidera in quanto è la condizione posta dall’ Antitrust Ue per dare il via libera al controllo da parte di Vivendi sul gruppo delle tlc guidato da Amos Genish. Il problema è che la precedente offerta (250 milioni) presentata da F2i e Ray Way sarebbe stata giudicata insoddisfacente soprattutto da Gedi, che ha in carico la quota del 30% di Persidera a oltre 100 milioni sulla base valorizzazione complessiva dell’ asset di 353 milioni. Il comunicato di Tim spiega che il cda «ha esaminato e valutato positivamente, a maggioranza, la proposta di acquisto di Persidera ricevuta da F2i e Rai Way» e ha dato mandato al ceo di «finalizzare l’ operazione», fermo restando però (e questo è il riferimento alla nuova offerta) «che ogni ulteriore eventuale offerta vincolante sarà presa in considerazione». È ovvio che sia Tim sia Gedi avranno tutto l’ interesse a cedere Persidera valorizzando la società il più possibile. (riproduzione riservata)

«Debito cala al ritmo di 8 milioni al mese»

Il Giornale

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«Vedrete numeri molto importanti sulla riduzione del debito. Parliamo di una media di 8 milioni al mese in 18 mesi, cioè da quando sono arrivato, quando era a 430 milioni. Prima aumentava di 8 milioni al mese, ora si riduce di 8 milioni». Lo ha sottolineato il presidente e ad di Rcs, Urbano Cairo (foto), a margine della presentazione del nuovo Corriere Innovazione. A chi gli chiedeva di commentare il fatto che gli altri azionisti, che nel 2016 lo avevano sfidato per il controllo della società, siano comunque rimasti nel capitale, Cairo ha poi replicato: «Mi fa piacere. Vuol dire che hanno apprezzato il lavoro fatto e questa è una buona cosa. Il 2017 è stato un anno importante, con una crescita significativa della marginalità». Quanto alla prospettiva di un ritorno al dividendo, Cairo ha notato: «Adesso no, vediamo. C’ è anche un tema della riduzione dell’ indebitamento. Ora voglio dare un altro bel taglio al debito».

Il riscatto dei giornali di carta, più credibili nella descrizione della Storia che accelera

La Stampa
VERONICA ALESSI VARESE
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Caro Direttore, ho letto sul vostro giornale, con una certa sorpresa, di un ritorno di interesse nella carta stampata a scapito dei media digitali. E’ davvero così? Quali sono i motivi? Che cosa sta avvenendo? Veronica Alessi varese Cara Veronica, è stata la pubblicazione dell’«Edelman Trust Barometer 2018» e rivelare che in 28 Paesi la fiducia nei media tradizionali è in crescita – dal 54 al 59 per cento – mentre le piattaforme dei social network scendono nelle stessa graduatoria dal 53 al 51 per cento. Si tratta di una tendenza pressoché omogenea nelle democrazie occidentali. Con i casi più visibili in Francia, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna dove il vantaggio dei media tradizionali su quelli digitali, sul terreno della credibilità, è rispettivamente 57-40, 61-40, 53-42 e 53-36. In Italia l’ equilibrio è 67 a 53 per cento. Si tratta di dati raccolti con grande premura, da uno dei maggiori istituti di ricerca nel settore, che offre agli intervistati più possibilità di risposta. La fotografia che ne esce è nitida. E credo che alla genesi di questo fenomeno vi sia la coincidenza fra due elementi. Da un lato il dilagare delle «fake news» sui social network ha indebolito la credibilità di giganti digitali come Facebook come anche di motori di ricerca che offrono troppo spesso notizie non verificate. Dall’ altro l’ entità delle trasformazioni in corso nelle democrazie industriali, con l’ attenzione crescente per temi come diseguaglianze economiche, migrazioni di massa e terrorismo jihadista che spingono un crescente numero di persone a cercare informazione qualificata ovvero capace di spiegare l’ entità dei cambiamenti. Se a ciò aggiungiamo che le recenti elezioni politiche e referendum in più nazioni – dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Francia alla Germania fino all’ Austria ed alla Spagna – hanno prodotto sensibili novità non è difficile arrivare alla conclusione che per i singoli l’ informazione di carta è spesso un prezioso punto di riferimento. Soprattutto se si tratta di quotidiani che si acquistano e conoscono da tempo, con i quali c’ è un rapporto consolidato nel tempo. Ciò non deve portare tuttavia a trarre la conclusione che il digitale è in declino. È vero l’ esatto contrario: le piattaforme digitali sono destinate ad attrarre un crescente numero di lettori ma per rispondere a tale domanda dovranno attingere all’ informazione prodotta dai giornali di carta. Perché quando la Storia accelera è la qualità che fa la differenza nel rapporto fra giornali e lettori.

Lutto nel giornalismo: è morto Carione

Il Roma

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NAPOLI. Lutto nel mondo del giornalismo campano: la scorsa notte è morto improvvisamente Carlo Carione (nella foto), cronista sportivo della Rai. Aveva appena compiuto 55 anni, era nato il 31 gennaio del 1963, a Palermo. Carione era diventato giornalista giovanissimo, lavorando per un’ agenzia di stampa partenopea, la Rotopress. Si era occupato prevalentemente di sport (Rai Sport, 90esimo Minuto). Già responsabile dell’ ufficio stampa della Ssc Napoli, ideatore di un fortunato free press, redattore per quotidiani nazionali, aveva iniziato a lavorare con la Rai nel luglio del 2000 per poi essere assunto a tempo indeterminato nel 2009. Nel suo ultimo servizio aveva intervistato l’ ex calciatore olandese del Napoli Rudi Krol. Carlo lascia la moglie Cinzia e una figlia di 15 anni, Ludovica. Affranta, la redazione della Tgr Campania si è stretta intorno alla sua famiglia nell’ abitazione di Arco Felice, a Pozzuoli. «Ci lascia un professionista serio, scrupoloso e sempre informato – ha detto Antonello Perillo, capo della redazione della Tgr Campania – un cronista estremamente competente, legatissimo alla famiglia. Un uomo sereno che porteremo sempre nel nostro cuore». I funerali di Carione si terranno stamane alle 11, nella chiesa San Luca di Arco Felice, a Pozzuoli. Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha voluto ricordare il giornalista: «Sono vicino a nome della città e mio personale alla famiglia e alla Rai per la scomparsa di Carlo Carione, uomo e giornalista esemplare», è il suo messaggio di cordoglio. Il direttore del Roma, Antonio Sasso, e i colleghi della redazione si stringono con grande partecipazione ai familiari in questo terribile momento.

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