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Rassegna Stampa del 22/02/2018

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Indice Articoli

Il giornalismo del tè coi dolci che deplora Fanpage.it

Napoli Pride – La città sta un po’ meglio, ma guai a chi lo dice

Faro Antitrust sul canale della Serie A

Chessidice in viale dell’ Editoria

Gannett, il digitale non copre i cali della carta stampata

Il cdx ha deciso a favore di Berlusconi

Rai Uno, canale prenditutto

La Cigs riparte dal 2018

Accordo sulle sinergie dei quotidiani Gedi News Network. Chiude Agl e nasce Gnn Glocal | Prima Comunicazione

Il nuovo mensile

I dubbi Antitrust “Chiarite il ruolo di Mediapro”

L’ inchiesta di Fanpage a Venezia «Due milioni per entrare nell’ affare»

Agente provocatore, i dubbi di Cafiero

Ira Delrio: immagini inguardabili, il caso influenzerà il voto

Il giornalismo del tè coi dolci che deplora Fanpage.it

Il Fatto Quotidiano
Antonio Padellaro
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Il giornalismo del tè coi pasticcini deplora i metodi di Fanpage.it, ma evita d’ interrogarsi sul come mai le uniche inchieste-verità che hanno incendiato questa campagna elettorale del nulla siano opera di un coraggioso sito napoletano e della redazione televisiva de Le Iene, che quando azzanna una notizia non la molla più. Come ben sanno i Cinque Stelle che hanno dovuto molto ringraziare la iena Filippo Roma. Il suo scoop ha permesso loro di cacciare i furbastri delle mancate restituzioni, che la facevano sotto il naso ai Di Maio e Casaleggio. Materiale succulento che riempie da settimane le pagine di tutti quotidiani che mentre avidamente se ne nutrono storcono la boccuccia “signora mia che ci tocca vedere”. A chi me lo ha chiesto ho risposto che se un pentito di camorra, esperto del ramo, mi avesse proposto d’ infiltrarsi tra i topi nel formaggio e mi avesse portato la dimostrazione video che i sorci della politica campana s’ ingozzano di tangenti speculando sui rifiuti che avvelenano (e uccidono) quella terra e i suoi sfortunati abitanti, come direttore avrei naturalmente pubblicato tutto e subito. Allo stesso modo si sarebbe comportato ogni altro giornalista del Fatto Quotidiano visto che da quasi un decennio, giorno dopo giorno, si pubblicano su queste pagine notizie che gli altri giornali non hanno o fanno finta di non avere. Ma l’ aspetto più divertente di tutta la vicenda è che quei commentatori così schizzinosi con le inchieste altrui sono gli stessi che hanno ricoperto di lodi sperticate il film di Steven Spielberg The Post. Forse dimentichi che le famose rivelazioni del Washington Post sulla sporca guerra del Vietnam erano contenute in settemila pagine top secret sottratte e fotocopiate dal luogo segreto in cui erano conservate: un furto vero e proprio. E che soltanto una storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti evitò agli autori di un evidente reato, il direttore Ben Bradlee e l’ editore Katharine Graham, una lunga detenzione. Certo che i concorrenti del Post schiumavano rabbia, ma se qualcuno in quella ciurma di pirati avesse osato obiettare che lo scoop metteva a rischio la sicurezza degli Stati Uniti (come sosteneva il presidente Nixon), gli avrebbero riso in faccia. Perché nei giornali che fanno i giornali se c’ è una notizia si pubblica e basta. Qui da noi le dame di compagnie della politica si dicono turbate dai metodi usati da Fanpage.it e tirano in ballo le garanzie dello Stato di diritto. Dal che si deduce che il direttore Piccinini davanti al promesso scambio di mazzette (protagonista il capo dell’ azienda rifiuti che infatti poi si è dimesso) avrebbe dovuto cancellare, fermi tutti, la videoripresa in nome, s’ intende, dello Stato di diritto. Tangentisti e avvelenatori avrebbero potuto proseguire tranquillamente il lavoro così proficuamente avviato e, soprattutto, si sarebbe evitato di disturbare la premiata dinastia De Lucas. Capisco che qualche pio collega potrebbe inorridire nel sapere che a noi malvissuti insegnarono che questo mestiere si fonda sulle tre esse: soldi, sangue, sesso. Parole che, nel tempo, sono diventate: silenziare, sopire, sostenere (gli amici), spiegano bene come mai i giornaloni perdano montagne di copie. Siamo dei morti che camminano, mi ha confidato qualche giorno fa il direttore di un’ importante testata. Sì, ma con tutte le garanzie.

Napoli Pride – La città sta un po’ meglio, ma guai a chi lo dice

Il Fatto Quotidiano
Fabrizio d’ Esposito
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Babà tradizionali, babà giganti al tiramisù, crocché, casatielli, panini napoletani, pizze fritte, pizze gourmet, pizze al taglio, panzarotti, pizze a portafoglio, frittatine, ragù, sugo alla genovese, zuppe d’ interiora, fritturine di pesce, cannoli, busti design di san Gennaro, baccalà, monacielli in miniatura, corni di varie dimensioni, statuine di Sarri e di tutti i giocatori del Napoli, statuine di Bergoglio, Berlusconi, Pino Daniele, Eduardo, Totò, degli attori di Gomorra, del traditore Higuain, persino di Salvini, santi, stazioni della via Crucis, crocifissioni. Il centro antico di Napoli non è mai stato così, dai Quartieri Spagnoli a piazza Dante, fino alla Spaccanapoli di via dei Tribunali. Turismo e vicoli e i bassi. Un’ esplosione dei sensi, dall’ olfatto alla vista. Ogni metro percorso a piedi restituisce odori e colori. Cibo, soprattutto. Souvenir. Ristoranti, osterie, pub e migliaia di stanze in affitto. L’ incredibile diffusione dei bed and breakfast. Le chiese e i monumenti. È il ventre di Napoli. Martedì di febbraio. Un giorno qualsiasi. Piove, non c’ è il sole della consumata cartolina partenopea nota in tutto l’ universo. Diluvia senza sosta, dalle dieci. La visita di tarda mattinata a Napoli Sotterranea, in piazza San Gaetano, conta 30 escursionisti: spagnoli, francesi, indiani, veneti, romani. Si scende quasi a 40 metri e si risale per poi visitare, a bocca spalancata, il teatro di Nerone, “inglobato” in un palazzo. A bocca spalancata, ché il teatro è stato scoperto un paio di decenni fa ed è impossibile riportarlo alla luce. Sin dal Medioevo ci hanno costruito sopra e si dovrebbero radere al suolo interi edifici. Procedendo verso Santa Chiara, ma prima, c’ è la Cappella di Sansevero. Il Cristo Velato. E la Napoli Velata di Ferzan Ozpetek, record d’ incassi. Accanto alla Cappella c’ è via Raimondo de Sangro di Sansevero. È la strada dell’ ultima scena del film. Il principe di Sansevero: alchimista, naturalista, mecenate, massone. I segreti del Cristo Velato sono l’ ultima frontiera di una parte della città vocata al dibattito e alla lamentazione. Una pellicola senza Gomorra. Com’ è possibile? Sono i dubbi di una borghesia stanca e scontata (compresi i giornali locali) che campa di rendita da una vita e marca il mainstream dominante a livello nazionale contro il sindaco populista Luigi de Magistris, regnante ormai da sette anni, dal 2011. Il passato e l’ industria che non c’ è più. La Capitale perduta. Le baby gang, il disastro dei trasporti cittadini, “la camorra egemone”, per dirla con Luigi Riello, procuratore generale di Napoli. In realtà, da cinque anni, la metropoli campana è una capitale del turismo europeo, in cui la politica ha un ruolo marginale. In ogni caso il boom si deve tacere o sminuire per continuare la guerra al sindaco. Un conflitto ideologico per bande intellettuali e partitiche in cui l’ obiettivo è declinare i mali della città nella chiave dell’ eccezionalismo o della diversità napoletana. Un esempio: la liberazione dalle auto di piazza del Plebiscito divenne l’ icona del Rinascimento di Antonio Bassolino, fenomeno più retorico che reale di una sinistra operaista che si fece Sistema. Al contrario, il lungomare pedonalizzato di Luigi de Magistris è solo oggetto di scandali e divisioni, dimenticando che il provvedimento ha avuto una conseguenza non secondaria. Cioè, far riscoprire a tutti, non solo ai turisti, che il mare bagna Napoli, nonostante a poche decine di metri dalle acque, a Santa Lucia, nella sede della Regione, affiori il nero dei rifiuti e dell’ intera famiglia del governatore campano Vincenzo De Luca. Aldo Masullo ad aprile farà 95 anni. È uno dei maggiori filosofi italiani, a lungo parlamentare di sinistra. Abita al Vomero, assediato dal traffico. Dice: “Qui la mentalità sarà sempre anarcoide, di non facile conformazione alle leggi e alle regole. Nel ‘900, l’ unica volta che si è formato un senso civico diverso, poi spazzato via, è accaduto con il nucleo di classe operaia a Bagnoli”. A dire il vero, a Napoli è l’ intera sinistra che non esiste più. Alle ultime Comunali il Pd ha preso la miseria dell’ 11 per cento. Masullo smonta pure l’ alibi della città irraccontabile. E da gran professore conia la definizione di “città sconnessa”, in cui nessuno ha un’ egemonia. Né la camorra, né la borghesia, né il popolo. Sostiene il filosofo: “Napoli è senza una classe forte economicamente. E senza egemonia non ci sarà mai una trasformazione sociale decisiva. Se la politica è mediazione tra progetti, forze e ambizioni diverse, se la politica è la misura di questa connessione, allora Napoli è una città sconnessa. E il male peggiore è questa cattiva borghesia, che non ha coscienza di sé”. E qui la cronaca si fa Storia perché per Masullo “il napoletano ha perso l’ occasione nel 1799 quando la Repubblica giacobina tentò di formare una nuova comunità cittadina”. Di ritorno dal Vomero, la tappa in via Monte di Dio diventa allora obbligatoria. Qui c’ è il Palazzo Serra di Cassano, sede dell’ Istituto italiano per gli studi filosofici di Gerardo Marotta buonanima, morto un anno fa. Dal 1799 il portone è sempre rimasto chiuso, inizialmente in segno di lutto per il giovane Serra di Cassano, rivoluzionario, giustiziato dalla restaurazione borbonica. Il portone fu riaperto una sola volta nell’ era di Bassolino. Oggi l’ ingresso che dà su via Monte di Dio è cadente, ricoperto da cartelli “Affittasi”. Napoli può dunque avere un destino turistico, non transitorio, da Bagnoli fino al centro antico, ma dovrà fare i conti con “la bomba del sottoproletariato”. Lumpenproletariat, nella lingua di Karl Marx. Isaia Sales è stato marxista del Pci nonché sottosegretario del primo governo Prodi. Insegna Storia delle mafie all’ Università napoletana del Suor Orsola Benincasa. Dice: “Il boom del turismo non è stato scandagliato sociologicamente. A ridosso di tutte le chiese e i monumenti che attirano i turisti nel centro antico vive la bomba del sottoproletariato: la scommessa è la riconversione legale dell’ economia in questa parte della città”. Criminalità e camorra. Le due cose possono coincidere ma anche no, nel senso che non tutti i criminali sono camorristi. Alle spalle di una piazza del centro, c’ è un nuovo ristorante che serve solo baccalà. Tutto moderno. Pochissimi metri prima c’ è un’ auto coi finestrini frantumati: gli interni sono stati rubati. Contraddizioni quotidiane. Ma che cos’ è oggi la camorra? Risponde Sales: “A Napoli ci sono 42 clan e non c’ è un vertice. La frammentazione è più pericolosa perché annulla le differenze tra élite camorristiche e criminalità di strada. Dopo le guerre di Scampia, oggi l’ epicentro conflittuale è nel centro storico. La droga è l’ affare principale, che garantisce guadagni enormi. I clan napoletani non sono come i Casalesi: sono più commercio e meno impresa e questo significa che il legame con la politica non è necessario”. Gomorra e Cristo Velato. Napoli che oscilla tra il Male e la cartolina: “Quando non si trasmetteva la fiction, a Napoli si sparava di più. Il tasso dei morti ammazzati si è dimezzato: dal 7,93 per cento del periodo 1989-1991 al 3,16 del 2013-2016”. Il congedo di Sales, un tempo bassoliniano, coglie di sorpresa: “Con De Magistris la città è migliorata”. Eccolo il sindaco, nel suo studio di Palazzo San Giacomo. Luigi de Magistris rivendica il successo della sua visione politica: “Questa città era sommersa dai rifiuti, ora è bella. I giornali che mi fanno la guerra? Ho imposto a Caltagirone (costruttore ed editore del Mattino, ndr) di pagare per l’ inquinamento di Bagnoli. Vengo dalla borghesia e potrei frequentare ogni sera un salotto diverso. Invece preferisco passare una parte della mia giornata a sottrarre ragazzi dalla strada. Quando sono arrivato le casse erano vuote. Sui problemi di oggi, a partire dai trasporti, dico: giudicateci fra tre anni. La camorra? Forse alcune stese (i raid sugli scooter con spari all’ impazzata, ndr) sono organizzate per boicottare la nuova immagine della città. Napoli è cultura, onestà e autonomia. E non ci si vergogna più di essere napoletani”.

Faro Antitrust sul canale della Serie A

Il Sole 24 Ore
Marco BellinazzoAndrea Biondi
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Per ottenere il via libera dell’ Antitrust italiano all’ acquisizione del pacchetto global dei diritti tv della Serie A, Mediapro dovrà fornire direttamente all’ Authority ulteriori chiarimenti. Per questo è probabile che la media company cino-spagnola sia presto convocata o comunque interpellata dall’ Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella. Tra le 11 domande poste alla Lega e all’ advisor Infront, che Il Sole 24 Ore ha potuto leggere, ce ne sono infatti diverse alle quali può ragionevolmente offrire una adeguata risposta solo Mediapro e alle quali la Lega non è stata in grado di rispondere all’ Authority. Al punto 6 della richiesta di informazioni, ad esempio, si fa riferimento al business plan, al piano di investimenti e ad ogni altro documento programmatico relativo al «progetto che si intende realizzare per lo svolgimento dell’ attività di intermediario». Oppure al punto 7 si chiede di «illustrare le modalità cui Mediapro procederà a licenziare i pacchetti agli operatori della telecomunicazione». Sul punto Taxto Benet, uno dei soci fondatori di Mediapro, ha parlato in diverse interviste della possibilità di vendere a tutte le piattaforme disponibili e allo stesso prezzo per tutti, con una percentuale sugli ascolti. Dovrebbe essere escluso, quindi, il ricorso al modello spagnolo, con uno spezzatino quasi integrale delle diverse giornate del campionato e una vendita per prodotto con esclusive modulate per fascia oraria. L’ Antitrust chiede di conoscere anche le modifiche avvenute nella struttura societaria di Mediapro, dopo l’ aggiudicazione. È notizia della scorsa settimana del passaggio ad Orient Hontai, primo gruppo privato cinese, per circa un miliardo di euro, della maggioranza di Imagina, la holding che controlla Mediapro. Più nel dettaglio, Orient Hontai, ha acquisito le partecipazioni di Torreal (22,5%), Televisa (19%) e Mediavideo (12%), mentre gli altri azionisti, WPP (22,5%) e due dei soci fondatori Tatxo Benet e Jaume Roures, ciascuno col 12% mantengono la partecipazione. Questa nuova conformazione della compagine societaria non dovrebbe avere un impatto sul deal da complessivi tre miliardi e 150 milioni sui diritti della Serie A 2018/21. L’ Antitrust vuole comunque avere certezze sul ruolo da intermediario indipendente di Mediapro, che solo in tale veste ha potuto dribblare il divieto di acquisizione di tutto il campionato italiano a un solo soggetto. Esaminando le domande poste dall’ Antitrust, emerge chiaramente la preoccupazione dell’ Autorità sull’ ipotesi del canale della Lega prodotto da Mediapro, non previsto dal bando e già oggetto di una diffida di Sky. Allo stesso modo Antitrust vuole escludere rapporti tra Mediapro e operatori della comunicazione. Al punto 9 chiede poi di conoscere dettagli sulla proposta del canale tematico, sull’ eventuale esame della stessa da parte della Lega e sui rapporti tra canale e Pacchetto Global. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Rcs, venerdì in edicola debutta il nuovo Corriere Innovazione. Domani il nuovo Corriere Innovazione fa il suo esordio in edicola come mensile. «Il nuovo Corriere Innovazione arriva a arricchire la grande offerta tematica del Corriere della Sera», ha spiegato in una nota Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup. «Dopo L’ Economia, 7 e Buone Notizie andiamo a coprire in modo fresco e dinamico uno degli ambiti più interessanti e trasversali, offrendo ai nostri lettori un giornale di cultura dell’ innovazione unico nel suo genere». Fox, un canale dedicato a The Walking Dead. Da oggi a lunedì, dalla stagione 1 alla 8, tutti i 107 episodi della serie The Walking Dead saranno trasmessi su Fox+1 (Sky 113) in attesa della partenza dei nuovi episodi inediti dell’ ottava stagione. Italiaonline nel 2017 utenti unici giornalieri in crescita del 6%. Italiaonline chiude un altro anno da prima internet company del Paese. Come riportato dalle ultime rilevazioni Audiweb, sono 5,4 milioni gli utenti unici in media al giorno, di cui 2,6 da mobile, che hanno navigato sulle properties del gruppo nel mese di dicembre. Nel 2017 la media giorno annuale degli utenti unici registra un aumento del 6% come total digital audience e del 14% come mobile audience rispetto ai dati del 2016. ProSiebenSat.1, Max Conze nuovo ceo dal 1° giugno. Il gruppo radio televisivo tedesco ha nominato Max Conze come successore del ceo Thomas Ebeling, che si dimetterà oggi. Conze (48 anni), precedentemente alla guida della società tech britannica Dyson Appliances, assumerà il ruolo di ceo di ProSiebenSat.1 il primo giugno. Conrad Albert, vice ceo di ProSieben, ricoprirà il ruolo di presidente ad interim dal 23 febbraio al 31 maggio. Spotify, uno smart speaker per competere con Apple. Spotify potrebbe lanciare un suo smart speaker, un dispositivo connesso casalingo per gestire la musica (e non solo). Non c’ è la conferma ufficiale, ma un indizio molto importante. Sul proprio sito web, Spotify ha pubblicato un annuncio di lavoro: cerca un manager per guidare «progetti hardware», verso il lancio del «primo prodotto fisico» della società. L’ annuncio parla di «un’ esperienza innovativa» per la fruizione della musica. Spotify potrebbe quindi entrare in un settore cui nessuno sembra voler rinunciare: Amazon Echo ne è il leader, ma Google ed Apple (con l’ HomePod) hanno già lanciato propri dispositivi e Facebook potrebbe farlo nei prossimi mesi (il suo smart speaker dotato di schermo dovrebbe chiamarsi Portal). Resta da capire se Spotify, con un proprio dispositivo, deciderà se tenere per sé anche i propri servizi, oggi disponibili per Echo. Un hardware rilancerebbe di sicuro, invece, la battaglia con Apple: Spotify infatti non è disponibile per l’ HomePod. Non è un caso, visto che Apple Music rappresenta il più diretto concorrente della piattaforma svedese. Privacy, Facebook usa dati sensibili del 40% dei cittadini Ue. Facebook possiede dati sensibili che rendono identificabile il 40% dei cittadini Ue. Lo afferma uno studio dell’ Universidad Carlos III di Madrid. Che il social network detenga dati personali è chiaro. I ricercatori si sono concentrati su quelli sensibili (come orientamento sessuale, convinzioni politiche, religione, origine etnica), il cui utilizzo sarà vietato dal Gdpr, il regolamento comunitario che entrerà in vigore a maggio. Lo studio stima che, per il 73% degli iscritti europei al social network, questi dati non sono anonimi. In altre parole: è possibile collegare gli individui alle informazioni sensibili, esponendoli così a cyberattacchi o a utilizzi che, a breve, non saranno più consentiti. La ricerca afferma che «i dati sensibili sono utilizzati da Facebook per obiettivi commerciali», cioè per inviare pubblicità mirata. E favorirebbero azioni malevole, come ad esempio il phishing, che sfrutta informazioni sensibili per costruire un’ esca più attraente. Per chi cerca materiale per mettere in piedi truffe online, Facebook è quindi un serbatoio enorme e a buon mercato: i malintenzionati, stima la ricerca, possono ottenere dati «utili» con una spesa di appena 0,015 euro per utente. L’ impatto è consistente non solo su chi frequenta il social network: il 73% degli utenti si traduce in circa 205 milioni di persone, pari al 40% della popolazione comunitaria. Nelle loro conclusioni, i ricercatori chiedono a Facebook una «reazione rapida e urgente» per eliminare orientamento politico e sessuale, condizioni di salute, religione e origini etniche dall’ elenco dei dati sfruttati per fini commerciali. Musei: prima collana di fumetti per avvicinare bambini e ragazzi. Fumetti nei musei: così si chiama la prima collana che racconta i musei statali attraverso le illustrazioni dei più celebri fumettisti italiani. Presentata ieri mattina a Roma, nella sede dell’ Istituto Centrale per la Grafica, ha coinvolto, per il momento, 22 musei. L’ iniziativa nasce dalla volontà di far conoscere ai più giovani le collezioni dei musei italiani attraverso un linguaggio inedito. Ognuno dei 22 musei metterà a disposizione dei propri servizi educativi il fumetto che lo racconta, gratuitamente, per diffondere la conoscenza del proprio patrimonio e favorirne la fruizione. I 22 volumi della prima edizione 2018 interessano importanti musei quali la Galleria Borghese a Roma, la Galleria dell’ Accademia di Firenze, la Galleria Nazionale D’ Arte Moderna e Contemporanea, la Galleria Nazionale dell’ Umbria, quella delle Marche, gli Uffizi, le Gallerie dell’ Accademia di Venezia, quelle d’ Arte Antica a Roma, il museo di Capodimonte.

Gannett, il digitale non copre i cali della carta stampata

Italia Oggi

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Gannett, il maggiore editore americano per numero di quotidiani, in totale 110 compreso Usa Today, sta avendo più difficoltà del previsto nel contrastare la discesa dei ricavi da carta grazie a quelli digitali. A certificarlo i dati dello scorso anno che sembra abbiano convinto il management guidato dal ceo Bob Dickey a riaggiustare il piano fatto tre anni fa dandogli un’ impronta più marcatamente Internet. Nel 2015, infatti, quando la parte dell’ editoria quotidiana fu separata dai canali televisivi finiti in una società chiamata Tegna, l’ idea era quella di acquisire altri giornali per approfittare delle economie di scala e incrementare quindi la profittabilità del business, tanto che furono di lì a poco comprati i giornali di Scripps. Oggi ci si accorge che i ricavi della parte tradizionale stanno scendendo a un ritmo troppo elevato e che i pur esistenti incrementi sul digitale non sono sufficienti a contrastarli. Lo scorso anno per Gannett si è chiuso con ricavi per 3,15 miliardi di dollari (2,56 miliardi di euro) in crescita del 3,2% e con un utile sceso a 6,9 milioni di dollari dai 52,7 milioni di un anno prima (5,6 milioni di euro dai 42,8 milioni). Ma non sono questi i dati preoccupanti, anche perché il calo degli utili è dovuto a imposte straordinarie. La questione riguarda la struttura stessa del business. Non considerando infatti le nuove acquisizioni i ricavi operativi del segmento editoriale sono calati del 10%: da una parte a causa del fatturato da pubblicità su carta sceso del 18,5%, dall’ altra dei ricavi da diffusioni calati del 6,7% dopo l’ incremento di prezzo degli abbonamenti. Il digitale, dal canto suo, segna buoni progressi: +49,5% gli abbonamenti online, arrivati a quota 341 mila, e +7,3% la pubblicità a 118,9 milioni, ma se si considera il risultato nettato dalle acquisizioni si arriva soltanto a un +0,7% dei ricavi totali di questo segmento. «I ricavi digitali sono cresciuti a 1 miliardo di dollari e ora costituiscono il 31,6% dei ricavi totali, a riprova del fatto che la nostra trasformazione in una società di media di nuova generazione è a buon punto», ha detto Dickey. «Inoltre, abbiamo registrato una crescita dei ricavi su base annua e un ebitda rettificato stabile, nonostante le continue pressioni nella pubblicità e nella diffusione». Il ceo ha parlato di «un ambiente pubblicitario della carta stampata più impegnativo del previsto» e annunciato che il gruppo continuerà nella ricerca di maggiori efficienze operative (-10% i costi) oltre che nell’ ulteriore espansione sul digitale. © Riproduzione riservata.

Il cdx ha deciso a favore di Berlusconi

Italia Oggi
PAMELA MAFFIOLI UFFICIO STAMPA CHE TEMPO CHE FA
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In merito alla rubrica Televisioni a cura di Giorgio Ponziano di mercoledì 21 febbraio, su ItaliaOggi, dove viene riportato erroneamente che «Fabio Fazio (Che Tempo che fa, Rai1) avrà un po’ di problemi con la Par Condicio, dato che Matteo Salvini non andrà in trasmissione, a meno che non cambi idea», l’ ufficio stampa di Che Tempo che Fa tiene a precisare che non sussiste alcun problema di par condicio. Per le tre domeniche antecedenti al voto è stato deciso, nel rispetto delle indicazioni in merito fornite dalla Rai, di ospitare i candidati dei tre maggiori schieramenti politici (il cui nominativo è stato indicato dalle coalizioni stesse) che si contendono il voto degli italiani. Domenica 11 febbraio è stato dunque intervistato Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle, domenica 18 febbraio è intervenuto Silvio Berlusconi come deciso all’ interno della coalizione del centrodestra, mentre il 25 febbraio sarà la volta del centrosinistra che sceglierà il candidato ospite di Fabio Fazio.

Rai Uno, canale prenditutto

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Festival di Sanremo, Montalbano, Don Matteo, De André, Che tempo che fa, Sanremo Young, Alberto Angela. Sono i marchi di fabbrica delle ultime settimane di Rai Uno, che rappresentano anche una svolta nelle strategie della rete ammiraglia di viale Mazzini. Il messaggio è piuttosto chiaro: Rai Uno non intende più essere percepita come la rete dai solidi ascolti, ma concentrati su un pubblico anziano. E per dire addio alla formula ipergeneralista, spingendo invece su programmi più trasversali (con target più giovani e di miglior profilo socio-economico), è stato necessario qualche doloroso sacrificio da parte di Rai Due e, soprattutto, Rai Tre. In sostanza Rai Uno è diventato un canale prenditutto, lasciando alle due sorelline solo le briciole, con ascolti in calo e pochi brand spendibili. E se Rai Due è una rete alla ricerca della propria identità perduta, e Rai Tre fatica a trovare programmi nuovi per rinfrescare il suo palinsesto, Rai Uno è invece in grande salute, con ascolti in crescita, pubblico ringiovanito, target più interessante per gli investitori pubblicitari, in un progetto partito innanzitutto sotto la direzione generale di Antonio Campo dall’ Orto, e poi confermato con quella di Mario Orfeo. Proprio per questo, su una raccolta pubblicitaria per i tre canali generalisti Rai pari a circa 580 milioni di euro, Rai Uno la farà sempre più da padrone, sfondando quota 400 milioni. Accantonando l’ offerta ipergeneralista, che, come ripeteva Campo Dall’ Orto, piace a tutti senza agganciare veramente nessuno, la Rai Uno diretta ora da Angelo Teodoli spinge su una trasversalità sia orizzontale, poichèsi passa da Che tempo che fa alla fiction su Fabrizio De André e a Sanremo Young nella stessa settimana, sia, e soprattutto, verticale: ciascuna trasmissione, fiction, show aggrega target diversi. Del Festival di Sanremo targato Claudio Baglioni si è parlato molto. Ma, per esempio, va ricordato che ha raggiunto il 63,7% delle giovani 15-24 anni (il record degli ultimi 20 anni); il 56,4% dei laureati (record degli ultimi 20 anni); è stata l’ edizione più vista di sempre dagli abbonati Sky, e quella più seguita dai bambini dal 2005. Pure Meraviglie, il programma sui tesori italiani di Alberto Angela, è un altro prodotto trasversale: ha raccolto il 33,8% di share sui laureati, piace in misura quasi eguale a uomini e donne, conquista la classe socio-economica più elevata e mantiene saldamente il pubblico dei pensionati. Migliorano in pochi mesi anche i risultati di Che tempo che fa, la trasmissione di Fabio Fazio che passa dal 15,8% di share di settembre-dicembre al 17,9% di share di gennaio-febbraio, con il pubblico dei laureati in aumento di due punti percentuali da settembre a oggi. Ringiovanisce, e parecchio, il pubblico delle fiction Rai, comparto diretto e innovato da Eleonora Andreatta, che ha da gestire un budget 2018 di 176 milioni di euro, e che negli ultimi anni ha sgominato la concorrenza. Per esempio, il Montalbano da record dei due episodi La giostra degli scambi e Amore è il più giovane di sempre: rispetto alla media dei due episodi 2017 cresce su tutte le fasce di età dai 4-7 ai 55-64 anni, mentre perde qualcosa sugli over 65. L’ incremento più significativo si registra sulle fasce 8-14 anni (+7,9%) e 15-24 anni (+8,1%), con il picco sulle ragazze 15-24 (+10,1%). Sorprende pure il paludato Don Matteo: con il grande rinnovamento realizzato sulla serie, con cambi di cast, musiche e storyline, Terence Hill conquista fette di target nuovo rispetto alla scorsa edizione, soprattutto le ragazze 8-14 anni (+6,1%), gli uomini 45-54 (+1,9%) e le due classi socio-economiche più elevate. Trasversale è il De André-Marinelli di Principe Libero, che raccoglie il 32,6% sui laureati, e segna il 22% sulle millennials 15-24 anni. Insomma, la nuova Rai Uno piena zeppa di bocche di fuoco segna complessivamente ascolti record in prima serata, i migliori degli ultimi otto anni: dal 1° gennaio al 14 febbraio la media è del 23,2% di share in prime time, 2,3 punti in più sul 2017 e 2,1 in più rispetto a sette anni fa. E Rai Uno è l’ unico canale, tra i sette principali generalisti, a realizzare risultati di questo tipo. A crescere sono soprattutto i millennials: +3,8% tra i 15 e i 24 anni rispetto alla Rai Uno di 7 anni fa, +2,8% rispetto allo scorso anno. E la rete piace pure alla generazione Z, dei nati dopo il 2000: +1,8% rispetto al 2011, +2,8% in rapporto al 2017. Incremento forte, poi, dei laureati: crescono di 7,2 punti rispetto al 2011 e di 4,9 sullo scorso anno. Sistemato il prime time, la prossima sfida di Teodoli sarà quella di portare un cambiamento e un ringiovanimento diffuso anche negli ascolti del day time di Rai Uno. E, in questo senso, la passata esperienza come direttore di Rai 4 non potrà che giovare. © Riproduzione riservata.

La Cigs riparte dal 2018

Italia Oggi
DANIELE CIRIOLI
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Contatori azzerati, dal 2018, per la Cigs in editoria. I periodi di cassa integrazione guadagni straordinaria autorizzati per qualsiasi causale e conclusi al 31 dicembre 2017, o fruiti prima del 1° gennaio 2018, non vanno computati nella durata massima complessiva del quinquennio (24 mesi). Lo precisa il ministero del lavoro nella circolare n. 5/2018. I chiarimenti riguardano la Cigs in editoria, disciplinata dall’ art. 25-bis del dlgs n. 148/2015 introdotto dal dlgs n. 69/2017, e attuata dal decreto n. 100495/2017. Con riferimento ai trattamenti di Cigs per i quali sia stata presentata istanza successivamente al 1° gennaio 2018, a condizione che pure la consultazione sindacale e le relative sospensioni dal lavoro siano iniziate successivamente a tale data, il ministero precisa che si applicano le nuove regole anche con riferimento ai limiti di durata massima complessiva, senza necessità di dovere conteggiare nel quinquennio mobile i precedenti interventi Cigs. Pertanto la Cigs riguardante periodi dal 1° gennaio 2018, la cui consultazione sindacale, la presentazione della domanda e le conseguenti sospensioni dal lavoro siano iniziate dopo tale data, si computa per intero ai fini della durata massima, fissata a 24 mesi nel quinquennio. I periodi di Cigs richiesti prima del 1° gennaio 2018, anche se relativi a trattamenti in corso a tale data o a domande presentate prima di tale data, vanno computati per la sola parte del periodo autorizzato dopo il 1° gennaio 2018. I periodi di Cigs autorizzati per qualsiasi causale e conclusi prima del 1° gennaio 2018, o fruiti prima di tale data, non vanno computati ai fini della durata massima. Infine, si ricorda che la durata massima complessiva dei periodi di Cigs, per ciascuna unità produttiva, non può superare 24 mesi, anche continuativi, nel quinquennio mobile, fermo restando che la durata dei trattamenti per la causale di contratto di solidarietà va computata alla metà fino a 24 mesi e per intero per la parte eccedente.

Accordo sulle sinergie dei quotidiani Gedi News Network. Chiude Agl e nasce Gnn Glocal | Prima Comunicazione

Prima Comunicazione

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Accordo sulle sinergie dei quotidiani Gedi News Network. Chiude Agl e nasce Gnn Glocal21/02/2018 | 8:57A Roma, nella sede dell Fieg, è stato raggiunto un accordo tra i rappresentati della Gedi News Network spa (la ex Finegil) e i comitati di redazione dei suoi quotidiani sul modello di sinergie editoriali.Andrea FilippiL’ intesa prevede, tra l’ altro, entro giugno una nuova grafica comune a tutte le testate locali e al Secolo XIX, la sostituzione dell’ Agl di Roma con la Gnn Glocal, una nuova Unità organizzativa redazionale che inizierà a operare a partire dal 9 aprile nella redazione torinese della Stampa, formata da sette giornalisti, di cui uno dedicato ai supplementi. Coordinatore e direttore responsabile sarà Andrea Filippi.Viene poi ridefinito il pacchetto informativo, attualmente prodotto da Agl, che potrà utilizzare anche il materiale giornalistico della Stampa. Ogni giornale locale potrà offrire alla Stampa idee e contenuti.La nuova Gnn Glocal realizzerà 8 pagine, di cui 6 di Italia, esteri, economia. Altre due, una di sport e una di spettacoli/cultura/tendenze, potranno eventualmente sostituire pagine prodotte dalle singole testate.Il prodotto quotidiano potrà essere completato da un’ offerta di inserti, in parte nazionali e in parte locali.Sinergia e integrazione riguarderà anche l’ edizione online dei quotidiani locali che potranno utilizzare contenuti della Stampa e offrirne di propri.Per comporre la redazione di Gnn Glocal sarà data la priorità ai giornalisti ora in organico all’ Agl. Se se ne rendesse necessario la redazione potrà essere integrata da giornalisti delle testate ex Finegil e del Secolo XIX, che ne fossero interessati, fatte salve le verifiche a livello locale.I giornalisti attualmente alla redazione digitale di Agl saranno integrati nella redazione di Gedi Digital, mantenendo gli stessi compiti si supporto alle redazioni delle testate locali, di sviluppo di nuovi prodotti e formati digitali, di formazione e assistenza.L’ intesa non produrrà ricadute occupazionali con la garanzia che tutti i giornalisti dell’ Agl verranno riallocati.Nell’ ambito del nuovo piano sinergico potranno essere attivati passaggi condivisi tra La Stampa e le testate locali, tenendo conto della disponibilità dei singoli giornalisti, delle esigenze editoriali e aziendali, delle valutazioni professionali dei giornalisti interessati.Articoli correlati.

Il nuovo mensile

Corriere della Sera
di Massimiliano Del Barba
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Cosa c’ entra un robot alto un metro e novanta e la forza di un escavatore con un imprenditore seriale che, dopo aver fatto i soldi all’ estero con i videogames, ora vuole restituire qualcosa al suo Paese aprendo una scuola senza professori che insegni il digitale alle nuove generazioni? Sono le due facce dell’ innovazione. Il progresso concreto, meccanico , legato ai ritmi dell’ economia da un lato. E l’ evoluzione immateriale, culturale , primogenita della velocità dei bit dall’ altra. Domattina questi due mondi, apparentemente così lontani ma in realtà molto più vicini di quanto si possa immaginare, si incontreranno, l’ uno di fronte all’ altro, sul palco di uno dei luoghi simbolo della rinascita urbanistica di Milano come l’ Unicredit Pavilion di piazza Gae Aulenti. L’ occasione sarà la presentazione del nuovo mensile di cultura dell’ innovazione del Corriere della Sera (ne parla più ampiamente qui di fianco il responsabile editoriale del progetto Massimo Sideri): un evento nell’ evento, insomma, rivolto ai nostri lettori, alla cittadinanza e, in maniera più allargata, a chi ci segue su corriere.it e sulla nostra pagina Facebook con una diretta in streaming . L’ appuntamento è alle 11,30 e l’ ingresso è gratuito: per accreditarsi, infatti, basta scrivere una mail a eventinazionali@corriereinnovazione.it. Ad aprire i lavori il saluto di Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera , a cui faranno seguito l’ intervento del presidente e amministratore delegato del gruppo Rcs Urbano Cairo e il viaggio in video per le strade di Milano – la vox populi – alla scoperta di come la gente percepisce il portato innovativo dell’ evoluzione tecnologica e di come si immagina cambierà la città, il nostro modo di comunicare, di viaggiare e di lavorare. Spazio poi al primo ospite. E cioè Mr Candy Crush, l’ uomo che, con il videogioco per dispositivi mobile più virale della storia (ha battuto la FarmVille dei californiani di Zynga ed è stata per lungo tempo l’ app più cercata e scaricata sugli store di Apple e di Google con oltre un miliardo di download), è riuscito nell’ impresa di chiudere una exit pluri-miliardaria (parliamo della cifra monstre di 5,9 miliardi di dollari!). Storia oltremodo interessante quella di Riccardo Zacconi, oggi amministratore delegato di quella King.com che ha creato nel 2012 la saga delle caramelline colorate e che è poi stata venduta a fine 2015 al colosso dell’ entertainment Activision Blizzard (suoi Call of Duty , Destiny e World of Warcraft ). Storia oltremodo interessante perché, innanzitutto, è la prima volta che Zacconi compare a un evento pubblico in Italia. E poi perché si tratta di una delle poche, pochissime exit miliardarie dell’ ingegno made in Italy. Avrebbe dovuto fare il dentista come suo padre, Zacconi. E invece, dopo la laurea in Economia alla Luiss, ha preferito l’ avventura. Prima in Germania, come consulente aziendale. E poi a Londra, dove insieme a un gruppo di svedesi squattrinati è arrivato al successo planetario. Oggi Zacconi, raggiunti i 50 tondi tondi, da ex-expat vuole però restituire qualcosa alla sua Italia. E lo spiega anche nel mensile: «Portare a Roma l’ Ècole42 di Parigi, che trasforma l’ educazione in una piattaforma meritocratica. L’ idea – anticipa il manager – è quella di sviluppare un corso di coding , di programmazione, e poi di capire se la metodologia è applicabile anche allo studio delle materie classiche, dalla matematica all’ inglese». Come affascinante sarà vedere in anteprima assoluta il nuovo robot Walk-Man 2 sviluppato dall’ Istituto italiano di tecnologia di Genova: uno e novanta per ottanta chili progettato per essere il miglior amico dell’ uomo. Ad accompagnarlo il suo papà adottivo, vale a dire quel Roberto Cingolani che da direttore scientifico è un po’ l’ anima dell’ Iit. Sarà lui, insieme a Massimo Sideri, a interagire con la nuova versione di Walk-Man: più leggero, più flessibile, Cingolani lo definisce «una commodity , un telefonino con qualche funzione in più». E che funzioni, dato che la sua missione è quella di salvare l’ uomo. È infatti un d isaster recovery robot , capace di entrare in una centrale nucleare potenzialmente letale per un essere umano come in una casa danneggiata da un sisma. È già successo ad Amatrice nell’ agosto di due anni fa. «È entrato nelle case – racconta lo stesso Cingolani – e ha effettuato dei rilevamenti necessari, come l’ esame delle crepe e dei danni alle pareti. Farlo fare a degli esseri umani sarebbe stato pericoloso». La meccanica e la cultura che si uniscono nell’ innovazione.

I dubbi Antitrust “Chiarite il ruolo di Mediapro”

La Repubblica
MARCO MENSURATI,
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Dal Garante per la concorrenza una lettera alla Lega con 11 quesiti sulle reali ambizioni dell’ intermediario spagnolo ROMA Il futuro del calcio italiano è legato a undici domande. Sono quelle contenute nella lettera che l’ Antitrust ha inviato via pec al ” legale rappresentante pro tempore” della Lega Serie A, vale a dire il commissario Giovanni Malagò. Il documento, firmato dal responsabile della Direzione Antitrust Giuseppe Galasso, è di fatto il primo atto del passaggio in Agcm previsto dalla Lege Melandri. E, a leggerlo bene, si capisce chiaramente quanto questo sia cruciale. Come noto, dopo due bandi falliti, la Lega ha infatti deciso di procedere all’ assegnazione dei diritti tv della Serie A 2018- 2021 non già ai broadcaster (Sky e Mediaset) ma a un intermediaro unico ( figura espressamente prevista dalla Melandri), la spagnola Mediapro. La quale, attraverso la sua partecipata italiana Mediapro Srl, si è impegnata, in cambio di un miliardo cinquanta milioni e mille euro, a distribuire, secondo i criteri previsti dalla Melandri, le partite ai broadcaster. Il giorno dell’ apertura della busta con dentro l’ offerta di Mediapro, Sky ha inviato alla Lega una diffida formale. L’ emittente satellitare era preoccupata dall’ ipotesi che le reali intenzioni di Mediapro fossero quelle di realizzare il Canale della Lega e non di di fare l’ intermediario unico. Il Canale della Lega, anche questo è noto, è sempre stato l’ obbiettivo numero uno degli spagnoli, che però avevano partecipato a un bando il cui oggetto era tutt’ altro ( e incompatibile). Luigi De Siervo, l’ ad di Infront, liquidò a caldo quella diffida definendola un «fallo di confusione» commesso da un « campione che non sa perdere». A leggere le undici domande poste alla Lega sembra però che l’ Autorità abbia letto quella diffida con più cautela. Dopo un paio di richieste preliminari piuttosto generiche ( « descrivere la struttura societaria di Mediapro Srl e del gruppo a cui è riconducibile… indicare eventuali rapporti tra Mediapro e altri operatori della comunicazione), l’ Agcm entra nel vivo. E chiede di «indicare le attività che verranno svolte da Mediapro in qualità di soggetto intermediario indipendente assegnatario dei diritti » . E « se tra le attività del soggetto assegnatario rientrano dei compiti che comportano l’ assunzione di responsabilità editoriale». Nelle righe successive, l’ Antitrust entra ancora più nello specifico, incentrando quasi tutte le altre richieste di chiarimento alla Lega sul tema cardine di tutta questa storia, e cioè la reale natura (distributore o broadcaster) di Mediapro. « Con riferimento all’ allegato 18 ( inviato dalla lega all’ Autorità ai sensi della Melandri, subito dopo l’ apertura dell’ offerta, ndr) , contenente il verbale del 2 febbraio 2018 e avente ad oggetto la trattativa privata con Mediapro, si chiede di fornire la descrizione puntuale delle attività svolte dai quattro gruppi di lavoro – Legale, Finanziario, Negoziale ed Editoriale-produttivo – relativi alla proposta di Mediapro (…) soprattutto in merito alle «necessità editoriali, produttive e distributive ». Infine, la domanda più esplicita di tutte. «Con riferimento all’ allegato 22 relativo alla separata proposta per il canale tematico ( avanzata ai presidenti da Mediapro durante le trattative riservate successive all’ apertura delle buste, ndr) chiarire se la stessa sia stata esaminata e, in ogni caso, illustrare i rapporti tra quest’ ultima e l’ offerta per il pacchetto Global » , cioè quella da intermediario unico. La Lega – che ostenta serenità e sicurezza e definisce le suddette 11 domande «roba di routine» ha risposto a stretto giro di posta. Sgomberando il tavolo – a quanto si apprende – da ogni ambiguità: Mediapro non è editore, non farà il canale tematico, distribuirà il calcio italiano rispettando i paletti fissati dalla Melandri e dal bando della Serie A. Tuttavia martedì pomeriggio, durante i lavori della commissione diritti tv presso la sede della Lega in via Rosellini, Luigi De Siervo ha accennato agli scenari da prendere in considerazione nel caso in cui l’ Antitrust dovesse bloccare l’ assegnazione a Mediapro, o nel caso in cui gli spagnoli non trovassero le garanzie richieste (una fideiussione bancaria da un miliardo e trecentomila euro). E gli scenari sono sempre gli stessi: o un terzo bando per esclusiva (praticamente su misura per Sky) oppure il canale tematico. Ovviamente con Mediapro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Se l’ Autorità bloccherà l’ operazione, restano due possibili scenari: il canale tematico o un terzo bando ANSA Un affare da 1.050 milioni di euro Mediapro ha acquisito le immagini della Serie A per un miliardi e 50 milioni. Ma l’ accordo è vincolato al parere positivo dell’ Authority.

L’ inchiesta di Fanpage a Venezia «Due milioni per entrare nell’ affare»

Corriere del Veneto

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VENEZIA È bastato un breve scambio di parole, posto a guisa di anticipazione al termine della terza e ultima puntata pubblicata on line, per far scorrere un brivido lungo la schiena. Nel video si sente una donna con chiara cadenza veneta che si rivolge all’ interlocutore, dicendogli: «Vedi quest’ area di stoccaggio qui? Ci potrebbe essere una bella realtà. Qui ho il terminal, ho le navi che mi attraccano». Lui le chiede: «È Venezia?». E lei risponde: «Venezia». Aggiungendo: «Dopodomani siamo col sindaco e col Ministro che viene sull’ area». La questione è che se l’ effetto di questa nuova puntata sarà quello delle tre precedenti c’ è da scommetterci che, anche qui in Veneto, ne vedremo delle belle. Parliamo dell’ inchiesta sul business dei rifiuti che sta conducendo il sito di informazione Fanpage.it e che sta scuotendo la Campania. Inchiesta che dopo tre puntate – ciascuna composta da un video di circa 10-15 minuti, basato su audio e video catturati da telecamere nascoste – registra già conseguenze devastanti, tra dimissioni a raffica (tra queste quelle presentate da Roberto De Luca, ex assessore al Bilancio di Salerno e figlio del governatore Vincenzo) e polemiche a non finire. Ciò che emerge dal lavoro giornalistico è certamente impressionante: si mostrano manager pubblici e politici estremamente permeabili alla corruzione (per usare un eufemismo). Mentre, in generale, si palesa un quadro di illegalità e di spreco diffusi. Tuttavia ciò che sta facendo discutere è anche il metodo adottato da Fanpage che, in sostanza, nella propria «ricerca» impiega un ex boss della Camorra, Nunzio Perrella, nelle vesti di «agente provocatore». In realtà, sarebbe meglio dire che Fanpage ha deciso di affiancare Perrella nella «missione» che l’ ex boss si è dato: quella di infiltrarsi di nuovo nell’ ambiente per smantellare il sistema (Perrella all’ inizio dell’ inchiesta sostiene che lo Stato si sarebbe rifiutato di accettare questa sua sfida, tanto che lui, per questo motivo, si sarebbe rivolto proprio al sito di informazione per «far venire fuori quello che tutti sanno»). Sta di fatto che Perrella, appena si è rimesso sul mercato, è stato subito contattato da affaristi, politici e manager pubblici interessati ai suoi servizi. L’ ultima puntata (saranno cinque in tutto) ha portato alle dimissioni di Biagio Iacoare, presidente di Sma, la società della Regione Campania che smaltisce i fanghi: il suo collaboratore, Mario «Rory» Oliviero, è stato immortalato dalla telecamera nascosta mentre ritira da Perrella una valigetta in cui lui credeva che ci fossero 50mila euro (dentro invece c’ era solo spazzatura). Ma ora, dunque, toccherebbe a Venezia. I colleghi di Fanpage , ci hanno anticipato un estratto di un dialogo che verrà inserito nella prossima puntata, ambientata in Veneto. I protagonisti del dialogo sono due: da una parte proprio il solito Perrella, e dall’ altra una donna. Questa farebbe da mediatrice per un affare a Marghera: la realizzazione di un sito di stoccaggio. La signora dice a Perrella che per entrare in quel business vorrebbe 2 milioni di euro. Lui le dice: «Ma sono i soldi della Camorra». E lei, senza troppi scrupoli: «E dov’ è il problema?». Poi si accordano sul posto dove ritirare il denaro. «Te li faccio portare io dove mi dici tu», dice Perrella. Ancora non è dato sapere quando la puntata intera andrà in onda. Intanto l’ attesa, però, è già alta.

Agente provocatore, i dubbi di Cafiero

La Repubblica (ed. Napoli)
Dario del Porto Conchita Sannino
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” Si è andati molto al di là, nel caso di Fanpage si tratta quasi di un’ azione fraudolenta”. Cantone oggi da Melillo: vertice per le ecoballe Severo sulle mancanze della politica. Netto anche sulla pericolosità del metodo utilizzato da Fanpage. «I partiti, tutti, devono tornare a fare selezione di classe dirigente». Si potrà tornare a operare per il bene comune, ammonisce Federico Cafiero de Raho, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, solo se « coloro che vengono eletti sono effettivamente avulsi da centri clientelari di potere » . Sulla stessa linea il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Mentre un altro magistrato di punta, il vertice dell’ Authority anti corruzione, Raffaele Cantone sarà oggi a Napoli. Cantone inconterà il procuratore capo Gianni Melillo per consegnare il dossier elaborato dall’ Anac sulle gare bandite dalla Regione per lo smaltimento delle ecoballe. Lo stesso tema che ha visto, solo poche ore fa, il vicegovernatore Fulvio Bonavitacola volare a Bruxelles per convincere le autorità a ” sospendere” la salatissima multa in conto alla Campania (120mila euro al giorno), per il mancato completamento del Piano rifiuti. Una vertenza che le cronache giudiziarie sui filoni della corruzione, certo, non aiutano. Sull’ affaire ” Sversamenti & Corruzione” in Regione, arriva dunque l’ analisi tagliente del vertice della Dna. Con lo stesso rigore l’ alto magistrato, da tre mesi alla guida degli uffici di via Giulia, riflette sull’ ibrido inaugurato dalla campagna di Fanpage: un ex boss di camorra che veste i panni – non contemplati dalla legge italiana, tantomeno per reati di pubblica amministrazione – dell’ agente “provocatore” che offre mazzette ai politici. Quella campagna, per Cafiero de Raho, « è quasi un’ azione fraudolenta », commenta il superprocuratore ieri ai microfoni di Giorgio Zanchini, nella trasmissione Radio anch’ io. Una visione in linea, va detto, con la sua storia di magistrato che ha aperto e condotto fino a condanne definitive le inchieste contro le mafie e i politici collusi (Cafiero, oltre all’ indagine che con il collega Mancuso ha utilizzato l’ agente sotto copertura ” Varricchio” per scoprire le infiltrazioni di camorra negli appalti Tav, ha aperto il processo Spartacus contro il gotha dei casalesi, e i procedimenti contro l’ allora sottosegretario all’ Economia del Pdl, Nicola Cosentino). «L’ agente provocatore appartiene il più delle volte alle forze dell’ ordine e svolge un’ attività investigativa. Nel caso De Luca e dell’ inchiesta Fanpage non parlerei però di agente provocatore, qui si va molto al di là – sottolinea dunque il procuratore nazionale – Si finisce per deviare totalmente l’ acquisizione corretta di un elemento investigativo: nel caso di Fanpage si tratta quasi di un’ azione fraudolenta » . Cafiero, comunque, punta prima di tutto il dito contro la mancanza di selezione della classe dirigente. «Sono i partiti che dovrebbero avere una funzione di filtro. La politica deve attrezzarsi ed esercitare una funzione etica, garantire il bene comune, e può farlo solo se chi eletto è avulso da centri clientelari e di potere», esorta ancora Cafiero. Quanto alle connessioni e al potere delle mafie: « Non è vero che le mafie si sono fortemente indebolite. Sono soltanto lì ad aspettare. Sono stati fortissimi i colpi inferti, ma il denaro che riescono a incassare è tantissimo. Oggi si muovono nella sommersione, non hanno più bisogno di un conflitto, hanno l’ arma del danaro » . Aggiunge ancora Cafiero: «un aspetto importante è quello della politica, di quanto possa essere raggiunta e di quanto le mafie si muovano per individuare i loro referenti». Perplessità e rischi condivisi anche da Gratteri. Che poi si fa una domanda su Perrella. « Questa cosa non è chiara. E non si capisce bene se questa persona è ancora un “collaboratore”. Se così fosse, andrebbe cacciato». Ma, a quanto risulta, l’ ex boss è ormai da anni fuori dal programma di protezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il procuratore Federico Cafiero.

Ira Delrio: immagini inguardabili, il caso influenzerà il voto

Il Mattino

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Dopo giorni di silenzio è il ministro Delrio a evidenziare gli incubi democrat di questi giorni: «È possibile che il caso De Luca influenzi il voto». Poi, ai microfoni di Radiorai, aggiunge: «Io dico che c’ è un’ indagine in corso e che il figlio di De Luca si è dimesso cercando credo di favorire lo svolgimento delle indagini. Il problema è che, certo, le immagini di quel signore responsabile dell’ azienda regionale sono una cosa pessima, una cosa inguardabile». Scenari che non evoca il segretario nazionale del Pd soffermandosi invece sulla difesa del governatore della Campania. «De Luca è stato uno straordinario sindaco di Salerno, ha uno stile che non tutti condividono ma non ha mai avuto un problema con la giustizia. La sua onestà – rimarca Matteo Renzi – non è mai stata messa in discussione. Poi, che lo stile sia diverso dal mio, è evidente. Il punto fondamentale è che la Campania sta facendo alcune scelte». Ma, attenzione, perché due alti magistrati a Radio anch’ io mettono in dubbio la genesi della videoinchiesta di Fanpage per l’ uso dell’ agente provocatore. «Si tratta quasi di un’ azione fraudolenta», dice Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia mentre Nicola Gratteri procuratore capo di Catanzaro aggiunge: «Se questa persona è ancora un collaboratore di giustizia va cacciato dal programma di protezione». «L’ agente provocatore appartiene il più delle volte alle forze dell’ ordine e svolge un’ attività investigativa. Nel caso De Luca e dell’ inchiesta Fanpage non parlerei però di agente provocatore, qui si va molto al di là. Si finisce per deviare totalmente – spiega il capo della Dna – l’ acquisizione corretta di un elemento investigativo: nel caso di Fanpage si tratta quasi di un’ azione fraudolenta». Mentre un magistrato esperto di criminalità come Gratteri fa notare come «l’ agente provocatore deve essere regolamentato dal codice. Questa cosa fatta da Fanpage non è chiara. Non si capisce bene se questa persona è ancora un collaboratore di giustizia. Se fosse così andrebbe cacciato dal programma di protezione». ad.pa. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

L'articolo Rassegna Stampa del 22/02/2018 proviene da Editoria.tv.


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