Indice Articoli
Tutti scrivono libri. E il diavolo fa l’ editore
Botta e risposta Meloni-Saviano: «Hai copiato…»
Mastriani, che accusò i Borbone di aver fatto nascere la camorra
Tv e calcio, dai cinesi 1 miliardo per Mediapro
Una sola offerta per Persidera da F2i-RaiWay
Fazio invita il Cav e censura gli alleati Poi provoca: «Lui rappresenta tutti»
Tutti scrivono libri. E il diavolo fa l’ editore
Corriere della Sera
di Cristina Taglietti
link
La strada per l’ inferno è lastricata di manoscritti e il diavolo veste i panni dell’ editore in questa squisita novella di Paolo Maurensig, scrittore friulano dagli echi mitteleuropei. Un racconto vagamente gotico introdotto dall’ espediente del manoscritto ritrovato. Dove si narra di padre Cornelius, chiamato ad assistere il parroco prossimo alla pensione in un paese svizzero, «accogliente d’ estate, mortalmente squallido d’ inverno». Qui, pare, una notte soggiornò Goethe. Forse perché onusti di questo passato, in paese tutti sono poeti, novellisti, storici, o romanzieri. Tutti ambiscono alla gloria letteraria e dall’ ufficio postale è un continuo partire di manoscritti verso i grandi editori di città, a cui seguono gentili ma definitive lettere di rifiuto. Così quando una ragazza un poco strana viene selezionata da un concorso nazionale di letteratura per l’ infanzia, l’ editore-diavolo ci mette la coda. Decide di presentarsi a bordo di una berlina, vestito in doppiopetto, e di distribuire, le sue illusioni. Con un eloquio forbito e un tono di voce suadente racconta di voler aprire nel paese una succursale della sua casa editrice e di sovvenzionare un ricco premio, intitolato, naturalmente a Goethe. Nessuno prende come una premonizione la recrudescenza della rabbia silvestre portata dalle volpi, la vanità è cattiva consigliera e molti sono pronti a vendere l’ anima per la pubblicazione. Il diavolo lo sa. D’ altronde nessuno è senza peccato e lo stesso padre Cornelius ha qualcosa da nascondere. Maurensig detta con grazia un apologo divertito sui vizi e le vanità della società letteraria, anche contemporanea, ricordando che, in fondo, la scrittura è un rito di magia. «L’ arte è lunga, la vita è breve, il giudizio difficile»: lo diceva, forse, Goethe.
Botta e risposta Meloni-Saviano: «Hai copiato…»
Il Giornale
link
Duello tra Roberto Saviano e Giorgia Meloni. Lo scrittore, in merito all’ inchiesta sulla terra dei fuochi che coinvolgerebbe Luciano Passariello, candidato alla Camera per Fratelli d’ Italia, twitta: «Alla luce dei fatti gravi che coinvolgono Fratelli d’ Italia, Giorgia Meloni dovrebbe cambiare il suo slogan in Prima gli italiani che fottono altri italiani». Un tweet ironico a cu irisponde, sempre con l’ ironia, la stessa leader di Fratelli d’ Italia: «…Disse quello che ha fatto i milioni con un libro fottendosi gli articoli dei quotidiani. Condannato in via definitiva». Il riferimento è alla condanna in via definitiva del settembre 2017 per plagio che ha colpito l’ autore di «Gomorra»
Mastriani, che accusò i Borbone di aver fatto nascere la camorra
Il Mattino
Ugo Cundari
link
Centocinque romanzi, 300 racconti, 250 articoli, 40 copioni teatrali. Tanto produsse Francesco Mastriani, senza contare le poesie, eppure su di lui manca ancora un’ accurata biografia. È uscita invece da poco, a cura di Emilio Mastriani, uno dei suoi discendenti, una raccolta di lettere, citazioni, giudizi critici su quello che fu il più prolifico e popolare scrittore napoletano dell’ 800: Francesco Mastriani (centro studi Cinzia Santulli , pagine 96, euro 10). Scopriamo così che lo scrittore fu interprete per il Papa per qualche giorno e studiò per poco Anatomia. Fu sfrattato 30 volte per morosità, perse 3 figli su 4. I soldi che guadagnava erano sempre pochi, più di una volta trovò i suoi romanzi contraffatti sulle bancarelle della città. Ma non se la prendeva con i falsari, quanto con gli editori che imbrogliavano sulle copie vendute. Se non scriveva a casa, andava a cercare l’ ispirazione al Caffè Aniciello in via Foria, dove scrisse romanzi a puntate come Le ombre e I vermi. Fuori al San Ferdinando c’ è una lapide che lo ricorda, un’ altra si trova sulla facciata del suo ultimo domicilio, una casa povera alla Penninata alla Sanità. Dettata da Libero Bovio, doveva recitare «in questo tugurio visse in povertà il romanziere Francesco Mastriani», ma siccome al potere c’ erano i fascisti e quella parola «tugurio» li offendeva, Bovio non senza sarcasmo cambiò l’ inizio della frase con «in questa reggia visse da nababbo». Francesco De Sanctis lo ignorò anche per ragioni politiche, ritenendolo filo-borbonico. Ma così non era, nei suoi romanzi accusò i Borbone per le condizioni in cui costringevano il popolo napoletano a vivere, e perché li riteneva responsabili della nascita della camorra. A controbilanciare il silenzio desanctisiano ci pensò la Serao, che dopo la sua morte scrisse: «questo martire della penna era, veramente, fra i più forti e più efficaci nostri romanzieri. Da tutta quanta l’ opera sua emana una così fervida potenza d’ invenzione che ha rari riscontri». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tv e calcio, dai cinesi 1 miliardo per Mediapro
Il Messaggero
PAOLA DEL VECCHIO
link
LA SVOLTA MADRID Il calcio di Serie A passa in mani cinesi. Mancava solo l’ ufficializzazione, che è arrivata ieri dalla stessa Mediapro, dopo la firma davanti al notaio. Orient Hontai Capital ha acquisito il 53,5% di Imagina, la holding di produzione audiovisiva nata dalla fusione di Mediapro e Globomedia, per oltre un miliardo di euro. Esattamente 1.016,5 milioni nell’ operazione che fissa il valore corporativo del gruppo in 1,9 miliardi di euro. Come anticipato dal Messaggero, il primo fondo cinese di capitale privato ha rilevato le partecipazioni di Torreal, della famiglia Abelló (22,5%), di Televisa (19%) e di Mediavideo di Gerard Romy (12%) socio fondatore di Mediapro, assumendo il controllo del capitale di Imagina. I DETTAGLI Il gigante britannico della pubblicità Wwp mantiene la sua quota (22,5%), come gli altri due soci fondatori, Tatxo Benet e Jaume Roures (24%) saldi al timone operativo della società, che ha la distribuzione globale dei diritti della Liga, della Champions League e dell’ Europa League per la Spagna dal 2018 al 2021, della Serie A, della Ligue 1 e di Bundesliga, assieme a quelli per la Formula 1 in Sud America e ai diritti internazionali del campionato di calcio brasiliano. «La direzione del gruppo non sperimenterà nessun cambio», segnala una nota di Mediapro. I nuovi soci cinesi aprono «eccellenti prospettive» di consolidamento e crescita in Spagna, Europa e in America, oltre «a favorire l’ accesso a un mercato emergente come la Cina e quello asiatico in generale». Per l’ acquirente, segna «un passo cruciale nell’ espansione internazionale di Orient Hontai Capital in Europa», come ha sottolineato il consigliere delegato Tony Ma. Che «permetterà di introdurre tecnologia avanzata di produzione audiovisiva in Cina, e apre nuove prospettive di scambi e cooperazione» fra il gigante asiatico, Spagna e America Latina «per contenuti, cultura, sport». Ma quello che ha pesato a favore della sinergia catalano-cinese, fra la dozzina di proposte di investitori internazionali, è BeIn Sports España, partecipata al 50% da Mediapro e al 50% dalla tv sportiva del Qatar BeIn Sports, canale digitale terrestre, che veicola contenuti anche su Movistar, Vodafone o Orange attraverso la piattaforma Ott BeIn Sport Connect. Di proprietà di Orient Securities Company Limited, il fondo con sede a Shangai ha investimenti in imprese come AppLovin, Funplus, China Mobile Games and Entertainment e Shanda Games. E, in termini generali, punta ai settori delle tecnologie dell’ informazione, della pubblicità mobile, dell’ assistenza sanitaria e dei videogiochi. La transazione è ora soggetta all’ approvazione degli organismi regolatori e si prevede possa chiudersi nel secondo trimestre del 2018. Vista dall’ Italia, solleva incognite sul calcio che verrà, soprattutto sui costi per vedere le partite. Dopo il via libera ricevuto dall’ assemblea dei club di Serie A all’ offerta per le tre stagioni dal 2018 al 2021, a oltre un miliardo di euro a stagione, Mediapro aspetta il semaforo verde dell’ Antitrust entro martedì prossimo che ha posto 11 quesiti alla Lega e a Infront. Salvo sorprese, il gruppo catalano-cinese si comporterà da mediatore di diritti, rivendendoli alle tv che già operano in Italia, come Sky e Mediaset Premium. Ma è possibile che intenda riprodurre il modello introdotto in Spagna: lanciare un canale e negoziare poi i diritti con gli operatori interessati. A Movistar+ l’ operazione per includere Liga e Champions nel suo pacchetto la scorsa è costata 2,4 miliardi di euro. Paola Del Vecchio © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Una sola offerta per Persidera da F2i-RaiWay
Il Sole 24 Ore
Carlo Festa
link
Una sola offerta per Persidera, la società dei multiplex televisivi controllata al 70% da Telecom Italia e al 30% dal gruppo editoriale Gedi. Secondo le indiscrezioni, ieri sera sarebbe giunta agli advisor Barclays e Lazard un’ unica proposta vincolante: cioè quella della cordata tra F2i e Raiway. Inizialmente erano dati come potenziali candidati all’ acquisizione anche Ei Towers e Discovery: ma la prima non avrebbe presentato un’ offerta, mentre la seconda si è chiamata ufficialmente fuori da qualche settimana. Uno dei nodi resta il prezzo offerto. Telecom e Gedi speravano in una valutazione di 350 milioni di euro. L’ offerta si attesterebbe invece a livelli ben inferiori ai 250 milioni, anche se in linea con il valore di carico del 70% posseduto da Telecom Italia. La presenza di una sola offerta sul tavolo, anche se era nelle aspettative della vigilia, potrebbe non massimizzare l’ incasso per Telecom e Gedi: resta da capire quale decisione prenderanno ora assieme i due azionisti. Se continuare con la cessione oppure provare con strade alternative. Tra le opzioni c’ è anche il conferimento della quota di Telecom in un trust. L’ ex-monopolista è infatti obbligato a vendere Persidera perché è la condizione posta dall’ Antitrust Ue per il via libera al controllo da parte di Vivendi sulla società di tlc. L’ esito del processo, con l’ offerta di F2i-Raiway, dovrà comunque ora passare al vaglio del consiglio di Telecom Italia. L’ asta si è rivelata complessa fin dall’ inizio, quando dopo una pesante scrematura dai 70 gruppi (finanziari e industriali) invitati, ne sono restati 4-5. I soggetti più motivati, come appunto RaiWay ed Ei Towers, per ragioni di concentrazione non potevano inoltre presentarsi da soli, ma cercare alleanze con fondi di private equity. Proprio per questo motivo si è formata una cordata tra Raiway e F2i. Persidera è nata nel 2014 dall’ unione degli operatori di rete Telecom Italia Media Broadcasting e Rete A. In Italia ci sono 20 mux: Raiway, Ei Towers e Persidera ne possiedono 5 ciascuno. Gli altri cinque sono divisi fra Cairo, H3G, Dfree (che fa capo all’ imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar), Costantino Federico (editore di rete Capri) e Francesco Di Stefano (Europa7). Per motivi di antitrust nessuna società può avere più di cinque mux. Un altro nodo da sciogliere, nel caso venisse accettata l’ offerta della cordata F2i-Raiway, sarà appunto quello Antitrust. I due acquirenti dovrebbero infatti creare una newco, con F2i al controllo, ma resta da capire se l’ authority valuterà positivamente questa struttura. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
I giornalisti italiani di punta visti da vicino da chi li ha conosciuti di persona e li ritrae senza fare sconti
Italia Oggi
PIERLUIGI MAGNASCHI
link
Questo libro di Cesare Lanza sui giornalisti italiani è dedicato a tutti i tipi di lettori ma soprattutto agli studenti di «Scienza della comunicazione» che non sanno (e sono tanti, purtroppo) chi siano stati Indro Montanelli, Arrigo Benedetti o Leo Longanesi. In questa rassegna si narrano, per flash abilmente manovrati, le vite professionali dei soli giornalisti che Lanza ha conosciuto di persona (e che peraltro sono tanti). Credo che questo criterio, condivisibilissimo, sia stato adottato per compilare un pubblicazione fresca, in presa diretta con questi personaggi, e non una compilazione libresca diligente e inappetente di cui non si sente proprio il bisogno. I giornalisti raccontati da Lanza sono giornalisti in carne ed ossa, non delle astrazioni stilizzate. Vengono abilmente ritratti in presa diretta, da Lanza, con i loro pregi ma anche con i loro difetti, con le loro battute e i loro tic. Il tutto è percorso da saette lampeggianti e impertinenti come questa di Montanelli: «Il bordello è l’ unica istituzione italiana dove la competenza e il merito sono riconosciuti». O quella di Edilio Rusconi, il mago dei settimanali popolari, direttore di Oggi e inventore di Gente che diceva: «Altro che notizie, la gente vuol sognare». I giudizi di Lanza non fanno sconti a nessuno. Di Eugenio Scalfari, ad esempio, dopo aver riconosciuto il suo ruolo «fra i protagonisti del Palazzo» ricorda anche che in politica non ne imbrocca mai una: «Da Brexit a Beppe Grillo, a Donald Trump, a Matteo Renzi kappaò nel referendum, sono i tonfi più recenti». E di Paolo Mieli ricorda che «sarebbe stato il direttore ideale di Repubblica dopo l’ uscita di Ezio Mauro. Gli è stato preferito Mario Calabresi che non ha, neanche lontanamente, il suo carisma e la sua bravura». E che dire di Paolo Panerai che «rispetto a Scalfari» secondo Lanza «capisce di più sia di economia che di politica. Ha inoltre fatto tutto da sé (non avendo sposato la figlia di uno dei miti del giornalismo come Giulio De Benedetti, direttore de La Stampa e non avendo avuto un socio prezioso come Carlo De Benedetti)». Lanza prosegue: «Ci volevano palle d’ acciaio per trasformare, come ha fatto Panerai, il Mondo, settimanale cult di politica e di cultura, in un periodico autorevole come pochi, specializzato nell’ economia». Gaetano Afeltra divenne famoso, oltre che per la sua bravura, anche per la sua definizione del giornalista ideale che, per lui, doveva essere: «Orfano, figlio di puttana, scapolo!». Ovvero: senza altri sentimenti che non fossero legati al giornalismo. Su Marco Travaglio, Lanza sovverte gli schemi: «Molti lo considerano, a torto, un insopportabile estremista di sinistra. In realtà è un anarcoide di mente libera, forse nell’ intimo orientato addirittura a destra più che a sinistra». Di Ferruccio de Bortoli ricorda maliziosamente le origini: «Lo assunsi al Corriere d’ Informazione prendendolo dal Corriere dei ragazzi, dove aveva esordito come praticante». Per Lanza, de Bortoli, pur essendo un fuoriclasse, «non fa mai niente per niente: sorride con dolcezza, ma non muove mai un dito per gli altri». Massimo Fini invece «è un grandissimo nella scrittura, ed è uno dei pochi spiriti liberi fino in fondo ma è anche vanitoso come nessuno. Un giorno mi ha confidato che passa molte ore leggendo e rileggendo i suoi articoli e i suoi libri». Stefano Lorenzetto, «principe delle interviste», è «un miracolo di equilibrio e acume» ma anche «drastico e inflessibile nelle sue regole per la costruzione di un giornale che sia al servizio dei lettori». E che dire di Sandro Mayer, inossidabile e inarrivabile inventore di settimanali che vanno a ruba, di cui Lanza dice: «L’ ho aiutato a superare l’ esame da giornalista (ero nella commissione giudicante) che, senza colpa, non riusciva a superare, com’ era accaduto anche a grandi scrittori, ad esempio Alberto Moravia». Parlando infine di Sarah Eugenia Varetto, che oggi dirige il Tg24 di Sky, dice: «Forse non è elegante, ma non mi dispiace ricordare che la lanciai io, in televisione, come valletta (con la maglia del Torino, di cui è tifosissima, in un programma sportivo di una televisione milanese». Sì perché Lanza, oltre che a descriverli, è stato anche un grandissimo scopritore di talenti nel giornalismo italiano. L’ elenco non lo facciamo perché sarebbe troppo lungo. Cesare Lanza: Ecco la (nostra) stampa, bellezza – Ritratti di giornalisti di oggi, alcuni di ieri, grandi e meno grandi. La Vela, pagg. 206, 12.
Fazio invita il Cav e censura gli alleati Poi provoca: «Lui rappresenta tutti»
Libero
link
Silvio Berlusconi domani sera sarà ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. La presenza del Cavaliere su Rai1, però, scatena la reazione degli alleati della coalizione di centrodestra. Il primo a reagire è Matteo Salvini: «Andrò in televisione ovunque mi invitino: quindi, quasi ovunque tranne che da Fazio perché mi sta sulle palle. Ho detto palle: mi pento e mi dolgo perché siamo in Quaresima, ma visti i milioni di euro che si prende, mi girano le palle a pensare allo stipendio di un personaggio del genere». A scatenare il risentimento del leader della Lega è la spiegazione fornita dalla produzione della trasmissione, che nega ostracismo nei confronti di Salvini («non è mai stato escluso») e spiega che la partecipazione di Berlusconi rispetta la «decisione assunta all’ interno della coalizione di centrodestra» in base alla quale l’ ex premier rappresenterà l’ intera coalizione. Protesta anche Fratelli d’ Italia. «Toviamo piuttosto speciosa la risposta di Fabio Fazio sul perché non inviti gli altri leader del centrodestra. Sono tredici anni che Fazio conduce la trasmissione Che tempo che fa e Giorgia Meloni non è mai stata invitata», attacca Fabio Rampelli, capogruppo uscente alla Camera dei deputati.
L'articolo Rassegna Stampa del 17/02/2018 proviene da Editoria.tv.