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Rassegna Stampa del 10/02/2018

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La lettera di Insieme all’ Agcom: “La nostra lista non va mai in tv”

Non serve a nessuno un’ Authority senza autorità

Netflix & co. lontani dalla Premier

Sanremo, lo share della terza serata al 51,6%, il più alto dal 1999

Chessidice in viale dell’ Editoria

Tabloid inglesi, il Mirror compra l’ Express per arginare The Sun

Bari, inviata del Tg1 schiaffeggiata dalla moglie del boss

Cronista della Rai presa a schiaffi dalla moglie del boss

La cronista aggredita dalla moglie del boss

Giornalista del Tg1 presa a schiaffi dalla moglie del boss

Choc a Bari, una giornalista del Tg1 presa a schiaffi dalla moglie del boss

La lettera di Insieme all’ Agcom: “La nostra lista non va mai in tv”

Il Fatto Quotidiano

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“La nostra lista è stata azzerata”. È la protesta della lista “Insieme” di ispirazione ulivista, costituita da Socialisti, Verdi e Civici, in corsa per le elezioni del prossimo 4 marzo in coalizione con il centrosinistra, che ha scritto all’ Agcom, l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha il compito di vigilare sulla par condicio nelle apparizioni televisive durante il periodo della campagna elettorale. Nella lettera si citano i rilevamenti realizzati dall’ Osservatorio di Pavia, sia per quanto riguarda i Tg della Rai, che per le trasmissioni pertinenti all’ approfondimento politico. “I dati diffusi indicano che la Lista Insieme è stata completamente azzerata”, denunciano i fondatori della lista Angelo Bonelli, Riccardo Nencini e Giulio Santagata sottolineando che la questione non riguarda solo le reti della Tv pubblica, ma anche le private nazionali. “In una democrazia – protestano – è inammissibile che a una forza politica sia impedito di parlare durante la competizione elettorale per spiegare il programma come è stato fatto nei nostri confronti”.

Non serve a nessuno un’ Authority senza autorità

Il Fatto Quotidiano
Giovanni Valentini
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“Molti dei gruppi editoriali vedono al loro interno azionisti con forti interessi in settori come l’ energia, le costruzioni, il credito e le assicurazioni, i servizi autostradali, l’ auto, dove le politiche pubbliche giocano un ruolo fondamentale” (da “Notizie S.p.A – Pluralismo, perché il mercato non basta” di Michele Polo – Laterza, 2010) Tra il formalismo burocratico e la retorica istituzionale che condizionano in genere l’ attività delle nostre Autorità di garanzia, quella preposta alle Comunicazioni ha celebrato nei giorni scorsi il suo ventesimo anniversario. Per definizione, le Authority dovrebbero essere indipendenti. Ma in realtà dipendono dalla partitocrazia e anche dai propri “controllati” che per legge obbligatoriamente le finanziano, fino a rappresentare per l’ Agcom il 99% delle entrate (Relazione Corte dei conti 2010-2012). Il caso dell’ Autorità presieduta attualmente da Angelo Marcello Cardani, nominato dal fu governo Monti e preceduto nel tempo prima da Enzo Cheli e poi da Corrado Calabrò, è a suo modo emblematico. Istituita nel 1997 dalla legge Maccanico, avrebbe dovuto innanzitutto contenere e regolare il duopolio televisivo costituito da Rai e Mediaset che a tutt’ oggi rappresenta l’ 80% della tv in chiaro e detiene con Sky il 90% dei ricavi complessivi del settore (Rapporto R&S). E per quanto riguarda l’ impero del Biscione, avrebbe dovuto ridurre la sua concentrazione, televisiva e pubblicitaria, da tre a due reti. Sappiamo tutti che così non è stato e basterebbe già questo a dire che l’ Agcom non ha realizzato uno dei suoi compiti principali. Non vi riuscì sotto la presidenza Cheli che in realtà non tentò neppure di farlo; né sotto quella di Calabrò, a cui va riconosciuto un impegno nella regolamentazione della telefonia e in particolare di quella mobile; né tantomeno sotto quest’ ultima presidenza, caratterizzata da un “cerchiobottismo” spacciato per equilibrio e indipendenza. A parte il settore televisivo e qualche incauta incursione sul terreno minato della par condicio, l’ Authority di Cardani s’ è distinta per aver autorizzato l’ infausta fusione tra il gruppo editoriale L’ Espresso a La Stampa della Fiat, appellandosi impropriamente alle “economie di scala” e invadendo il campo dell’ Antitrust. Ed è venuta meno così alla sua funzione fondamentale di tutelare il pluralismo dell’ informazione e la libera concorrenza. Per non adempiere ai suoi compiti, l’ Agcom dispone – come l’ Autorità sull’ Energia o quella sui Trasporti e come pure Consob – di due sedi: una definita “principale”, a Napoli, per affittare la quale spende 1 milione e 671 mila euro all’ anno; l’ altra “secondaria”, a Roma, per la quale spende altri 2 milioni e 100 mila euro annui. Uno spreco di Stato, tanto più che le “missioni” dei funzionari da Roma a Napoli vengono rimborsate a titolo di trasferte, seppure calcolate ora a forfait, con “un effetto incrementale delle spese logistiche” com’ è scritto nella stessa relazione della Corte dei conti. Tutto ciò per un costo totale del personale, fra dirigenti e non dirigenti, che supera i 50 milioni di euro all’ anno. Non è irriguardoso, perciò, chiedersi oggi se il gioco valga ancora la candela. Un’ Authority senza autorità non serve a nessuno, tranne che forse ai propri dipendenti. In nome della vituperata spending review, non sarebbe il caso allora di trasferire le sue competenze di regolazione al ministero dello Sviluppo economico e unificare quelle che attengono alle concentrazioni e alle “pratiche commerciali scorrette” sotto la responsabilità dell’ Antitrust?

Netflix & co. lontani dalla Premier

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Netflix, Facebook e Google non sono ancora interessati a trasmettere la Premier League, il massimo campionato inglese di calcio. Secondo la stampa d’ Oltremanica, infatti, i tre over the top non avevano intenzione di fare la propria offerta ieri, ultimo giorno utile per presentare le buste per il bando dei diritti televisivi 2019-2022 il cui processo di assegnazione continuerà lunedì. L’ unico player internet interessato sarebbe stato Amazon, che già nel Regno Unito ha i diritti degli Atp di tennis, ma solo ai pacchetti minori della Premier. Il tanto atteso sconvolgimento del mercato dei diritti tv del calcio Uk con tutta probabilità quindi non ci sarà. Alla fine dovrebbero essere ancora Sky e Bt ad avere la programmazione migliore del campionato, proprio i due operatori che avevano fatto l’ offerta monstre per il corrente triennio, che finirà con la stagione 2018-2019: 5,1 miliardi di sterline, una cifra che allora fece restare di stucco e che rappresentava un incremento del 70% rispetto al triennio precedente. La fiammata dei prezzi dei diritti fu dovuta all’ ingresso di Bt e ovviamente ai rilanci di Sky: il primo prese 42 partite per 960 milioni di sterline, mentre il secondo arrivò a sborsare 4,1 miliardi di sterline per 126 partite. Per il nuovo triennio ci saranno 200 partite (sulle 380 totali comprendendo quelle non trasmesse in tv), ovvero 32 in più e nuovi slot. Ma è possibile che in mancanza di un grosso interesse da parte degli ott il nuovo incasso della Premier non salga di molto. Già l’ amministratore delegato di Bt, Gavin Patterson, ha dichiarato che la Premier League è solo una parte dell’ ampia offerta sportiva del proprio gruppo: «Saremo competitivi ma alla fine non andremo oltre il prezzo che vale per noi. Abbiamo un piano B». Questi due anni sono stati utili a Bt per calibrare il tiro dopo l’ ingresso a effetto nel 2016. All’ inizio la Premier è servita per contenere la crescita di Sky anche come fornitore di accesso a Internet a banda larga, così come la Champions League, il rugby e il cricket. Oggi però i due si devono essere accorti che c’ è un nuovo fronte da arginare e che continuare con investimenti e rilanci fuori misura non è necessario. Già a dicembre Sky e Bt hanno stretto un accordo grazie al quale ci potrà essere uno scambio fra i due: Sky ha ottenuto l’ accesso ai contenuti di Bt Sport che può offrire attraverso un unico abbonamento Sky, mentre nei set top box Bt ci si potrà abbonare al servizio Now Tv di Sky. Scelto l’ operatore per la banda larga si potrà insomma accedere anche all’ offerta del concorrente o per lo meno a parte. Per ora quindi, a meno di non essere smentiti dai risultati ufficiali dell’ asta, i due operatori possono dormire sonni tranquilli nei confronti degli ott. Il massimo campionato inglese è un piatto pregiato, ma non porterebbe a economie di scala a livello internazionale. L’ esito britannico sarà anche un termometro per l’ Italia, dove i diritti della Serie A sono stati assegnati alla spagnola Mediapro che successivamente dovrà rivenderli a broadcaster e operatori internet. Difficile che questi grandi ott si interessino al campionato italiano dopo aver messo in stand by la Premier League, anche se la presenza di un intermediario rende la situazione della Serie A molto diversa. Il disegno di Mediapro sembra infatti essere quello di avere la massima distribuzione dei diritti e per rientrare del miliardo e 50 milioni a stagione da dare alla Lega potrebbe offrire una molteplicità di pacchetti a prezzi non esorbitanti destinati alle diverse piattaforme accanto alle due principali, satellite e digitale terrestre. Non resta quindi che vedere chi Mediapro riuscirà a imbarcare pur con il precedente inglese. © Riproduzione riservata.

Sanremo, lo share della terza serata al 51,6%, il più alto dal 1999

Italia Oggi

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Sale ancora lo share del Festival di Sanremo e continua a migliorare i record del passato: la terza serata, giovedì, è cresciuta di 3,9 punti percentuali rispetto al dato di mercoledì ed è il miglior risultato degli anni 2000 con 10.824.608 spettatori pari al 51,58% di share, il valore più alto dal 1999. E a due serate dalla conclusione di questa edizione, la media complessiva dopo le prime 3 serate è di 10.765.136 spettatori pari al 50,6%, il dato più alto dal 2005. A proposito di target Sanremo, tra tutti i profili rilevati, la vetta si raggiunge sui giovani: nella fascia delle ragazze 15-24 anni lo share di ieri tocca quota 62,7%, e segna il valore più alto degli ultimi 23 anni (dal 1995). Picchi di oltre il 70% su questo profilo. Record anche sui laureati con uno share del 55,1%, e si tratta del miglior risultato dal 1999. Dati sciorinati da un più che soddisfatto Angelo Teodoli, direttore di Rai1. I dati riguardano anche il capitolo social e web. Sulle piattaforme Social, dopo le prime tre puntate si sono registrate 13 milioni di interazioni, con una crescita del 7% rispetto alla precedente edizione. E sul web, dopo le prime tre serate, i video on demand del Festival di Sanremo (distribuiti su RaiPlay e sul canale Rai di You Tube) hanno totalizzato 11,5 milioni di visualizzazioni con una crescita rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente del 135%. Giovedì i picchi di ascolto e share sono stati rispettivamente di 15.826.224 spettatori alle 21.52 sullo sketch di Baglioni – Virginia Raffaele, e del 58,40% alle ore 23.54 quando il direttore artistico ha cantato Gianna insieme al pubblico. Ed è stato il picco di share più alto finora raggiunto in questa edizione del Festival. Risultato record anche per Sanremo Start da quando nel 2014 è stato introdotto questo segmento: la media delle prime 2 puntate è del 37,17% pari a 10.321.431 spettatori, mai prima d’ ora la gara delle giovani proposte aveva superato i 10 milioni di spettatori sintonizzati su Rai1. Bene anche Primafestival: dopo i primi 10 appuntamenti (il segmento tv è partito prima che il festival cominciasse), la media è superiore di +2,3% punti. Crescono anche gli ascolti del Dopofestival: il terzo appuntamento è stato seguito da 2.042.065 spettatori, il 38.0% di share (+0,7% rispetto al dato di mercoledì).

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Giri di poltrone in Editoriale Domus. Si allarga la squadra di Ruoteclassiche e di TopGear con la nomina di Carlo Di Giusto a vicedirettore delle due testate. Da sempre appassionato di motori e di auto d’ epoca, Di Giusto ha già un trascorso nella redazione di Ruoteclassiche che lo ha visto impegnato alle prove su strada dal 1994, anno del suo ingresso in Editoriale Domus, fino al 1999 anno in cui approda a Quattroruote per occuparsi prima delle prove, poi della redazione internet (2010-2015) e infine della sezione attualità. A distanza di diciannove anni, lascia l’ attuale incarico di caporedattore per affiancare la duplice direzione di David Giudici. A Quattroruote, in qualità di caporedattore, arriva Marco Pascali che lascia l’ attuale incarico a TopGear di cui mantiene la gestione del progetto GT Cup. Pascali, milanese classe ’78, è in Editoriale Domus dal 2005 e per oltre dieci anni ha lavorato accanto a Marcello Minerbi fin dal primo numero di TopGear. A Quattroruote affiancherà Alessio Viola, responsabile del coordinamento delle attività nell’ ambito della sezione Prove – Tecnica. Facebook sta testando un bottone per i commenti sgraditi. Facebook sta testando un nuovo bottone «downvote» che consentirà agli utenti di nascondere i commenti inadeguati e di segnalarli. Tuttavia il social network ha negato che si tratti della funzione «non mi piace», che in molti hanno richiesto. Il bottone viene usato da un piccolo gruppo campione di iscritti Usa. «Stiamo esplorando la funzionalità che consenta alle persone di darci un feedback sui commenti ai post nella pagine pubbliche. È operativo per un piccolo gruppo di persone solo negli Usa» ha affermato la società in un comunicato. Altri social network, come Reddit, dispongono di un’ opzione «parere negativo» che riduce la visibilità dei post sgraditi. Quando si preme il bottone «downvote», il commento selezionato viene nascosto. Inoltre le persone possono decidere di segnalare un post come «offensivo», «fuorviante» o «fuori tema». Tuttavia il post resta visibile ad altri utenti e il suo posto nella classifica delle news non viene influenzato. Eurovision Media Services ed Eutelsat rafforzano la partnership. Eurovision media services, divisione business della European broadcasting union (Ebu), ed Eutelsat hanno annunciato il rinnovo e l’ espansione della loro partnership per la capacità in banda Ku attraverso un numero di contratti sul satellite Eutelsat 10 A. Si tratta di contratti pluriennali, multi-transponder, che espanderanno ulteriormente l’ infrastruttura utilizzata dalla Eurovision Media Services sulla flotta Eutelsat per supportare le trasmissioni in diretta dei principali eventi sportivi e di informazione, compresi i più importanti campionati e tornei di calcio, per il pubblico europeo e non solo. L’ ambasciatore d’ Egitto in Italia: rafforzare la cooperazione con i media egiziani. «Rafforzare la cooperazione tra i media egiziani e il gruppo Adnkronos». È quanto ha auspicato l’ ambasciatore egiziano in Italia, Hisham Badr, nel corso di una visita al Palazzo dell’ Informazione a Roma, sede del gruppo Adnkronos.

Tabloid inglesi, il Mirror compra l’ Express per arginare The Sun

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Uno tira a sinistra, l’ altro a destra. Uno era a favore del Bremain (la permanenza della Gran Bretagna nella Ue), uno era pro Brexit ma adesso il Daily Mirror (il primo) si compra il Daily Express (il secondo) dando vita a un unico polo editoriale di tabloid inglesi. Motivo? Perché più delle linee editoriali possono i risparmi necessari in un mercato sempre avaro di pubblicità. Non a caso l’ a.d. del Mirror Simon Fox ci ha tenuto a chiarire subito che le singole testate, comprese le edizioni domenicali e quelle minori dei due gruppi, rimarranno «indipendenti. Il Mirror non svolta a destra, l’ Express non vira a sinistra» ma sono state programmate sinergie per 20 milioni di sterline (22,6 milioni di euro). Di questo totale poco meno della metà arriverà dalla produzione di contenuti. Tradotto: tagli al personale, riorganizzazioni redazionali e della distribuzione. Comunque proseguirà l’ operazione da quasi 127 milioni di sterline (143 milioni di euro), già adesso rappresenta una delle poche fusioni avvenute di recente nel mercato editoriale di Sua Maestà. Altri giornali, infatti, hanno percorso strade differenti verso il rilancio: l’ Economist ha cambiato editore (oggi è la famiglia Agnelli-Elkann), il Guardian spinge sui contenuti digitali a pagamento così come il Times, mentre l’ Independent si è persino affidato a un oligarca russo (Alexander Lebedev) ma alla fine ha dovuto abbandonare la carta stampata. Nel caso del duo Daily Mirror (580 mila copie)-Daily Express (364 mila) c’ è da affrontare la concorrenza di The Sun (1,4 mln copie circa) Ma, almeno, l’ ex editore del Daily Express Richard Desmond garantirà inserzioni per 32 milioni (36,1 mln di euro) da altre sue attività come la Health Lottery.

Bari, inviata del Tg1 schiaffeggiata dalla moglie del boss

Il Fatto Quotidiano

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La giornalista del Tg1, Mariagrazia Mazzola, è stata aggredita a Bari, nel quartiere Libertà, mentre intervistava la moglie del boss 45enne Lorenzo Caldarola, affiliato al clan Strisciuglio. È accaduto intorno alle 16.30, nei pressi dell’ abitazione dei Caldarola, in via Francesco Petrelli, a pochi passi dalla parrocchia del Redentore, dove poche ore prima l’ inviata Rai aveva incontrato Don Ciotti. Secondo una prima ricostruzione, la donna avrebbe sferrato uno schiaffo che ha colpito al volto la giornalista mentre lei era sull’ uscio e stava per andare via. Mazzola è quindi caduta sul marciapiede sbattendo la testa ed è stata trasportata al pronto soccorso del Policlinico di Bari per gli accertamenti del caso, raggiunta dal procuratore Giuseppe Volpe. La giornalista Rai era a Bari per un’ inchiesta sulle baby gang e sull’ educazione dei minori. In particolare, l’ intervista avrebbe riguardato uno dei figli della donna, il 19enne Ivan Caldarola: “Ho fatto il mio dovere di cronaca – ha dichiarato – non sono stata insistente, perché sono sempre rispettosa di tutti. La moglie di questo mafioso mi ha aggredita. Viva l’ informazione libera: bisogna fare le domande”.

Cronista della Rai presa a schiaffi dalla moglie del boss

Libero

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La giornalista del Tg1 Mariagrazia Mazzola è stata aggredita a Bari, nel quartiere Libertà, mentre intervistava Monica Leara, la moglie del boss 45enne Lorenzo Caldarola, affiliato al clan Strisciuglio. È accaduto nei pressi dell’ abitazione dei Caldarola, in via Francesco Petrelli, a pochi passi dalla parrocchia del Redentore, dove prima l’ inviata Rai aveva incontrato Don Ciotti. Maria Grazia Mazzola, esperta di mafia e ‘ndrangheta, stava conducendo un’ inchiesta su baby gang e criminalità quando è stata schiaffeggiata dalla moglie del boss proprio mentre stava uscendo di casa. È quindi caduta sul marciapiede sbattendo la testa ed è stata trasportata al pronto soccorso del Policlinico di Bari per gli accertamenti del caso, raggiunta dal procuratore Giuseppe Volpe. Solidarietà alla collega è stata espressa da tutte le più alte cariche politiche e istituzionali. M.G. Mazzola.

La cronista aggredita dalla moglie del boss

Corriere della Sera
Vito Fatiguso
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BARI Uno schiaffo all’ orecchio sinistro tanto forte da stordirla. Un gesto che, per molti aspetti, ricorda l’ aggressione con cui Roberto Spada colpì a Ostia il giornalista Daniele Piervincenzi rompendogli il setto nasale. Sono le 16.30 e Maria Grazia Mazzola, giornalista del Tg1, è a Bari in via Francesco Petrelli, quartier generale del boss 45enne Lorenzo Caldarola (ora in carcere) che controlla gli affari illeciti del quartiere Libertà. L’ inviata della Rai, poco prima, aveva incontrato nella vicina parrocchia del Redentore don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. La giornalista stava conducendo un’ inchiesta sulle baby gang e sull’ educazione dei minori e aveva deciso di avvicinare esponenti del clan Caldarola. Dall’ abitazione sbuca la moglie del boss, Monica Laera, che grida: «Che cosa vuoi sapere?». Poi lo schiaffo e le urla e gli spintoni. Scattano i soccorsi e si ripropone un copione già visto, in cui i giornalisti sono oggetto di aggressioni. «Ho fatto soltanto il mio dovere di cronaca – dice Mazzola all’ uscita del pronto soccorso del Policlinico di Bari -, non sono stata insistente, perché sono sempre rispettosa di tutti. La moglie di questo mafioso mi ha aggredita. Viva l’ informazione libera». I legali della moglie del boss, Giancarlo Chiarello e Attilio Triggiani, smentiscono l’ aggressione: «Due giorni fa è morta la nonna della signora e in casa la famiglia ancora vegliava la salma. La donna si trova in una particolare situazione emotiva». Il colpo al volto della giornalista? Il legale parla di un movimento involontario. Bari è una città nel mirino delle mafie e proprio qualche ora prima il sindaco, Antonio Decaro, aveva lanciato l’ allarme: «Per molto tempo si è rimasti fermi nella convinzione che in Puglia la criminalità fosse di tipo non organizzato». «Questa violenza è inaccettabile – aggiunge amareggiato Decaro dopo l’ aggressione a Maria Grazia Mazzola -, noi non voltiamo la testa dall’ altra parte». È la Puglia dei 139 clan in 115 città che non può più ignorare il fenomeno. Tra i primi a incontrare la giornalista in ospedale c’ è il direttore dell’ oratorio dei Salesiani, don Francesco Preite. Un combattente in una terra difficile: «Sono amareggiato, tanti giovani si vogliono riscattare e per questo avevamo incontrato don Ciotti. E invece ci sono i soliti adulti che distruggono tutto». Mazzola ha ricevuto anche la visita del procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, del pubblico ministero di turno, Baldo Pisani, oltre a quelle del capo della squadra mobile della Questura, Annino Gargano, che conducono le indagini, e dei rappresentanti di Libera. Solidarietà arriva da Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che chiarisce: «Le mafie non tollerano chi informa l’ opinione pubblica raccontando la realtà criminale del Paese. L’ informazione e i giornalisti d’ inchiesta alleati preziosi nella battaglia contro la criminalità organizzata». In serata il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha chiamato il direttore del Tg1 per esprimere solidarietà e condannare la brutale aggressione.

Giornalista del Tg1 presa a schiaffi dalla moglie del boss

La Stampa
ELISA FORTE
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Come a Ostia. Un altro giornalista aggredito. Questa volta a Bari. Nel pomeriggio di ieri l’ inviata del Tg1 Mariagrazia Mazzola è stata minacciata e aggredita da Monica Laera, 44 anni moglie del boss del quartiere “Libertà” Lorenzo Caldarola (in carcere con il figlio Francesco) mentre provava a intervistarla sotto la loro abitazione. «Viva l’ informazione libera. Bisogna fare le domande. Ho fatto solo il mio dovere», ha commentato Mazzola. La giornalista stava realizzando uno dei servizi giornalistici di uno speciale tv sulle mafie e le baby gang in Italia. Ma un violento pugno della moglie del boss l’ ha fatta finire in ospedale. Un’ altra aggressione come quella del 7 novembre scorso che ha colpito a Ostia il giornalista Rai Daniele Piervincenzi e il filmaker Edoardo Anselmi. «Non sono stata insistente – ha detto Mariagrazia Mazzola – Sono stata anglosassone perché sono sempre rispettosa di tutti. Ma sono stata aggredita con un pugno o uno schiaffo sulla guancia sinistra dalla moglie di questo mafioso». «Viva la stampa libera», ha aggiunto. Ieri mattina, al Redentore, si era svolto l’ incontro dei ragazzi delle scuole medie con Libera e Don Ciotti. «Noi di Libera Puglia con due magistrati, Lilli Arbore e Marco Guida, dopo l’ episodio della mamma che ha schiaffeggiato la maestra in una scuola del Libertá abbiamo voluto approfondire il tema del rispetto delle regole. E nello stesso giorno, proprio mentre eravamo a Palazzo di Giustizia con avvocati e magistrati, per un secondo incontro, abbiamo appreso di questa terribile notizia. Un gesto inaccettabile da parte della mamma del killer di Florian Mesuti, il ragazzo albanese freddato dal figlio del boss per aver diviso due ragazzini che litigavano», racconta Mario Dabbicco, presidente di Libera Puglia. Solidarietà alla cronista dal mondo politico e dal Governo. «Ancora una volta con la violenza si tenta di tappare la bocca ai cronisti», scrivono il Comitato di redazione del Tg1, la Federazione Nazionale della Stampa e l’ Usigrai. Ferma condanna anche da parte dell’ Ordine dei Giornalisti, del presidente e il direttore generale della Rai, Monica Maggioni e Mario Orfeo che definiscono l’ aggressione «un tentativo di intimidazione dell’ informazione del servizio pubblico che non può essere tollerato». «Quanto accaduto è inaccettabile. Non permetteremo che il nome della nostra città possa essere affiancato ad episodi di questo tipo. Quel quartiere si chiama Libertà e deve essere liberato dalla criminalità organizzata», hanno detto il sindaco di Bari e il presidente dell’ Anci Antonio Decaro. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

Choc a Bari, una giornalista del Tg1 presa a schiaffi dalla moglie del boss

Il Messaggero
MARIA GRAZIA MAZZOLA
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IL CASO BARI L’ intenzione era intervistare la moglie di un boss, ma oltre al diniego la giornalista ha ricevuto un violento schiaffo che l’ ha fatta finire al pronto soccorso. È accaduto ieri pomeriggio a Bari, a poche decine di metri dalla parrocchia del Redentore dove nella mattinata don Luigi Ciotti di Libera aveva incontrato gli studenti. Vittima dell’ aggressione l’ inviata del Tg1 Mariagrazia Mazzola. A schiaffeggiarla la moglie di Lorenzo Caldarola, la 44enne Monica Laera. La vittima ha raccontato di essere stata aggredita per aver chiesto un’ intervista sulla storia criminale di alcuni componenti della famiglia Caldarola. La signora Laera, però, tramite i suoi legali, gli avvocati Giancarlo Chiariello e Attilio Triggiani, ha fatto sapere di aver solo allontanato la giornalista per un braccio dopo averla ripetutamente pregata di andare via perché in lutto. La cronista, accompagnata da don Francesco Preite, parroco del Redentore, ha dovuto far ricorso alle cure mediche. «Non sono stata insistente, piuttosto anglosassone, ma sono stata aggredita con un pugno-schiaffo sulla guancia sinistra», ha detto la giornalista. «Viva la stampa libera», ha aggiunto. Mariagrazia Mazzola indossava microcamere nascoste che, quindi, hanno immortalato i momenti dell’ aggressione. LE REAZIONI Al Policlinico, dove è stata sottoposta a numerosi accertamenti che non hanno rilevato lesioni gravi, si sono recati prima il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, poi il pm di turno Baldo Pisani, gli agenti della Squadra Mobile che conducono le indagini e rappresentanti dell’ associazione Antimafia Libera, che ha definito l’ aggressione «un atto vile e violento». Il penalista barese Michele Laforgia ha lanciato la proposta di una marcia nel quartiere Libertà domani e ha parlato di «atto gravissimo che avvicina Bari a Ostia», ricordando l’ aggressione subita nel novembre scorso dal giornalista Daniele Piervincenzi e dal filmaker Edoardo Anselmi della trasmissione Rai Nemo. In particolare, Piervincenzi venne colpito con una testata da Roberto Spada. «Aggressione inaccettabile» è stata definita dal cdr di Tg1, Assostampa Puglia, Usigrai e Fnsi, mentre presidente e direttore generale della Rai hanno parlato di «un tentativo di intimidazione dell’ informazione del servizio pubblico che non può essere tollerato». Per Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, «le mafie non tollerano chi informa l’ opinione pubblica raccontando la realtà criminale del Paese», definendo «l’ informazione e i giornalisti d’ inchiesta alleati preziosi nella battaglia contro la criminalità organizzata». Per il governatore Michele Emiliano «chi si è reso protagonista di una simile violenza deve sapere che ha contro tutta la comunità pugliese». Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, assicura: «Non voltiamo la testa dall’ altra parte. Quel quartiere si chiama Libertà e deve essere liberato dalla criminalità organizzata». L. Fan. © RIPRODUZIONE RISERVATA.


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