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Rassegna Stampa del 06/02/2018

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Indice Articoli

Conti scappa, a Radio Rai restano macerie

Mediapro si prende il calcio: paura Sky, solo Mediaset gode

Diritti tv a Mediapro ma per Sky «è inammissibile»

La serie A agli spagnoli: scoppia la polemica

Pay tv, internet, smartphone: le gare si vedranno dovunque

Serie A, diritti tv agli spagnoli Sky: inammissibile

I cinesi sborsano tre miliardi di euro e si prendono anche i diritti tv della A

Calcio, diritti tv: vittoria spagnola e ricorso di Sky

Scatta il piano 2: vendere i diritti a più canali

Tv spagnola Sky si ribella

Vedremo le partitesu tutti i canaliWeb e smartphone le nuove frontiere

Vince la Spagna I diritti tv per i prossimi tre campionati (2018-2021) di serie A se li è …

La seria A va in Spagna per 3 miliardi

Agli spagnoli di Mediapro i diritti 2018-21 del calcio

Gli olandesi non vogliono rincorrere le notizie

Smartphone e streaming, ecco come vedere le gare

Sky reagisce con una diffida il vero nemico è Lega Channel

Luigi De Siervo “Diritti tv, è una rivoluzione il calcio è stato liberalizzato e i prezzi potranno calare”

La situazione oggi

LA VERA GUERRA DEL CALCIO SI GIOCA IN TELEVISIONE

Conti scappa, a Radio Rai restano macerie

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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È la radio della Rai che ha perso di più. Parliamo di Radio 2 che, secondo i dati annuali pubblicati da Ter (Tavolo editori radio), nelle rilevazioni che vanno dal 4 maggio al 18 dicembre 2017, rispetto al 2016 ha registrato un calo di 275 mila ascoltatori nel giorno medio (- 9,3%, per un totale di 2.693.000 contatti), mentre nel quarto d’ ora medio (dato molto importante per gli investitori pubblicitari) l’ arretramento è di 45 mila ascoltatori. Anche per Radio 1 e Radio 3 non c’ è da stare allegri: il primo canale registra un calo di 189 mila ascoltatori nel giorno medio (- 4,6%, per un totale di 3.938.000 contatti) e di 12 mila nel quarto d’ ora; Radio 3 perde invece 40 mila ascoltatori durante il giorno (-2,8%, per un totale di 1.396.000 contatti) e 2 mila nel quarto d’ ora. L’ unica con un trend positivo è Isoradio, che viene ascoltata quotidianamente da 870 mila ascoltatori con un aumento del 27% pari a 185 mila ascoltatori. Risultati molto negativi soprattutto se paragonati a quelli delle radio commerciali che, a parte Radio Capital, sono tutte in crescita, anche oltre il 20%. Ma è Radio 2 a essere nel mirino e a suscitare i malumori dei vertici di Viale Mazzini, anche perché è il canale di cui si è più occupato Carlo Conti come direttore artistico, carica che non occupa più da metà dicembre: il suo contratto era in scadenza e ambo le parti – Conti e l’ azienda – hanno deciso di non rinnovarlo. Il motivo ufficiale è che il popolare presentatore nei prossimi mesi sarà troppo impegnato sul fronte televisivo. In realtà si racconta che Conti già da tempo desiderava lasciare l’ incarico che Antonio Campo Dall’ Orto gli aveva assegnato nel luglio 2016 proprio per il fallimento della mission: gli ascolti, invece di risollevarsi, sono precipitati, specie a Radio 2, su cui Conti si è più impegnato rivoluzionando il palinsesto e inaugurando nuovi programmi. Meglio dunque levarsi di torno prima del tracollo che, puntualmente, è arrivato. E poi, si sa, rispetto all’ etere la tv regala più soddisfazioni. Anche se Conti la tv non l’ aveva mai lasciata: anche da direttore artistico di Radio Rai, infatti, continuava a condurre programmi televisivi, tra cui la passata edizione del Festival di Sanremo. Ed è proprio questa l’ accusa che qualcuno, in Rai, gli muoveva: stare troppo davanti alle telecamere e snobbare la radio. Il problema, ora, è come affrontare il futuro con dati di ascolto in calo costante. Due sono le direttrici su cui sta puntando Mario Orfeo: la moltiplicazione dell’ offerta e la digitalizzazione. Da dicembre l’ etere di Viale Mazzini conta cinque nuove emittenti: Radio Classica, Radio Techetè, Radio Live, Radio Kids e una radio solo di musica italiana. Al contempo Viale Mazzini sta investendo sulle radio digitali. E dopo le elezioni si prevede un altro addio, col ritorno in tv di Gerardo Greco, attuale direttore di Radio 1 e Giornale radio.

Mediapro si prende il calcio: paura Sky, solo Mediaset gode

Il Fatto Quotidiano
Lorenzo Vendemiale
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Dal 2018 e per tre anni il calcio italiano parlerà spagnolo: la Serie A abbandona Sky e Mediaset, inizia l’ era MediaPro. I tifosi in realtà, forse, neanche se ne accorgeranno, perché le partite continueranno a essere trasmesse sulle solite emittenti. Ma dalla prossima stagione saranno gli spagnoli ad avere i diritti del campionato, grazie a un’ offerta record da un miliardo e 50 milioni l’ anno. Di qui il nervosismo di Sky, che ieri ha fatto arrivare una diffida alla Lega calcio, ma dovrà sedersi al tavolo e trattare. Gongolano, invece, i presidenti dei club (e pure l’ advisor Infront): dopo due aste andate a vuoto, sono riusciti ad aumentare il valore della tanto criticata Serie A (un miliardo e mezzo, con i diritti esteri e la Coppa Italia), che diventa il terzo campionato al mondo dopo Premier e Liga. Adesso loro dovranno decidere solo come spartirsi il bottino, il cerino è rimasto in mano alle pay-tv. MediaPro, che partiva da 950 milioni più royalties, nella busta finale si è spinta fino a un miliardo e 50 milioni. È stata la mossa vincente per sbaragliare la concorrenza. Tra Milano e Roma, sotto la regia di Luca Lotti (ministro allo Sport), stava prendendo quota il partito pro-Sky guidato da Juve e Roma che puntava al terzo bando per dare un’ altra occasione al colosso di Murdoch (e perché no, anche a Mediaset). Gli spagnoli, fiutato il pericolo, hanno deciso di chiudere la partita, superando il minimo d’ asta e facendo scattare l’ assegnazione automatica. A 9mila chilometri di distanza (ieri il presidente del Coni è arrivato a Pyeongchang per le Olimpiadi), il commissario Giovanni Malagò, che aveva preferito la Lega alla Figc anche per dire la sua sui diritti tv, non ha potuto che prenderne atto. Mentre Paolo Nicoletti, uomo di Lotti in via Rossellini, faceva buon viso a cattiva sorte: “È un risultato economico straordinario, siamo soddisfatti”. Contento di sicuro lo è Urbano Cairo, tra i primi a presentare a Milano gli spagnoli (con cui fa già buoni affari all’ estero): d’ accordo con Claudio Lotito, il presidente-editore del Torino ha anche provato a piazzare la coppia Javier Tebas – Giuseppe Vegas ai vertici della Lega; il blitz è saltato di poco. La società con sede a Barcellona non realizzerà il cosiddetto “canale della Lega”: non può farlo, del resto, avendo vinto il bando per l’ intermediario. Se ne riparlerà dopo il 2021. Intanto gli spagnoli produrranno riprese e immagini delle partite, rivendendole agli operatori esistenti. Per il tifoso, dunque, non cambierà molto: gli appassionati continueranno a vedere la Serie A con i loro abbonamenti alle varie piattaforme. Perché ciò accada, però, gli operatori dovranno trovare un accordo con MediaPro. Già da oggi cominceranno le trattative: la strategia prevede di piazzare prima i diritti in streaming (nel mercato degli OTT potrebbero farsi sotto anche Amazon, Tim e Perform, grazie a offerte su misura) e sul digitale. Quindi inizierà il negoziato più delicato per il satellite. Per Mediaset l’ irruzione di MediaPro non è una cattiva notizia: garantirà la possibilità di continuare a trasmettere almeno le gare delle big (obiettivo minimo, dopo il ridimensionamento di Premium), accorciando il gap con i rivali di Sky. E poi gli spagnoli sono vecchi amici dell’ universo berlusconiano: col Biscione condividono la stessa concessionaria pubblicitaria, e curano già il museo del Milan. Non a caso fonti aziendali hanno fatto trapelare di “non avere preclusioni”. Discorso diverso per Sky. Il colosso di Murdoch, da sempre principale investitore sul pallone, è rimasto scosso dalla perdita dei diritti: subito è partita una diffida contro l’ assegnazione a MediaPro, impostata però sull’ ipotesi di un canale della Lega (sarebbe “concorrenza sleale”) che non vedrà mai la luce. Possibile che la minaccia sfoci in un ricorso al Tar o all’ Antitrust (che deve dare il via libera entro 45 giorni), ma a un certo punto Sky dovrà decidere se insistere col contenzioso o sedersi al tavolo. Stavolta, però, i rapporti di forza sono ribaltati: fino a ieri erano le televisioni a prendere per la gola i presidenti della Serie A, che non poteva fare a meno dei soldi dei diritti tv; ora saranno le televisioni a dover ascoltare le richieste di Media Pro, per non perdere il calcio che vale una buona fetta dei 7 milioni di abbonamenti alle pay-tv in Italia. L’ epoca del duopolio Sky-Mediaset è finita. Almeno per come se l’ erano immaginata loro.

Diritti tv a Mediapro ma per Sky «è inammissibile»

Il Manifesto
NICOLA SELLITTI
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II Diritti tv, la faccenda decisamente si complica. Come era prevedibile dalle strategie neppure troppo nascoste degli ultimi giorni, il pacchetto complessivo per il triennio fino al 2021 è finito nelle mani degli spagnoli di Media pro, con incasso da parte della Lega di Serie A di mille euro in più rispetto alle richieste minime (1.050 milioni di euro) stabilite nel bando di gara. Mediapro ha fatto un’ offerta pure per il pacchetto global, vale a dire le 380 partite, la stessa proposta da Sky rifiutata in precedenza. Sky dunque – come Mediaset Premium – perde la sua partita ma rilancia invitando la Lega a non procedere alla vendita dei diritti tv agli spagnoli che – sempre secondo il gruppo di Murdoch- avrebbero violato le regole con Mediapro in azione a tutti gli effetti come operatore della comunicazione attivo sul territorio e nei confronti degli utenti. E INOLTRE essendo preclusa a unico operatore della comunicazione l’ aggiudicazione di tutti i diritti in esclusiva, l’ assegnazione a Mediapro violerebbe, scriveva ieri Repubblica.it, anche l’ articolo 9.4 del Decreto Melandri e il paragrafo 24.b delle Linee Guida. Sky potrebbe rivolgersi quindi non solo al tribunale ma anche all’ Antitrust. Se passasse il piano Mediapro, corsia preferenziale, come scritto nei giorni scorsi sul manifesto, si andrebbe verso la privatizzazione della Serie A, ipotesi caldeggiata da Cairo e anche da altri presidenti (come De Laurentiis). In questo modo gli spagnoli rivenderebbero parte del pacchetto alla concorrenza ma sarebbero in campo per costruire un canale della Lega da loro prodotto, con costi minori rispetto al listino di Sky e Mediaset che già lanciano allarmi circa possibili ricadute occupazionali. Anche perché, secondo i piani di Media Pro, le partite non andranno solo su satellite e dt, ma su ogni piattaforma, anche sulle tv su web e sui telefonini. Lo scenario prevede quindi un percorso con la massima serie separata dalla Figc, sulle tracce del modello inglese. Bisognerà comunque attendere la decisione dell’ Autorità garante della concorrenza che avrà 45 giorni per decidere se e come dare il via libera per l’ assegnazione definitiva dei diritti a Mediapro.

La serie A agli spagnoli: scoppia la polemica

Il Mattino
Salvatore Riggio
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MILANO. La rivoluzione nel calcio italiano ha un’ anima spagnola. Ieri all’ unanimità la Lega serie A ha assegnato i diritti televisivi del nostro campionato, per il triennio 2018-2021, a Mediapro. Un investimento, quello dei catalani, davvero importante, essendo stata raggiunta la cifra che si attendevano i presidenti: 1.050 milioni di euro (anzi mille euro in più). Il vero obiettivo degli spagnoli è costruire il canale delle Lega, ma questo è un progetto che sarà valutato più avanti e non nell’ immediato (non essendo aderente al bando). Il successo di Infront È la vittoria di Luigi De Siervo, amministratore delegato di Infront, che ha visto crescere il prodotto calcio dai 493 milioni di euro offerti al primo bando (era il 10 giugno e Mediaset aveva disertato) al miliardo (e oltre) di ieri. Passando per i 762 milioni di euro del 22 gennaio e agli 830 milioni di euro del 26 gennaio, prima che venisse aperta la busta dell’ intermediario indipendente, Mediapro appunto, che inizialmente aveva offerto 950 milioni di euro fissi più royalties. A queste cifre la serie A fa un balzo in avanti, superando la Bundesliga e piazzandosi alle spalle della Liga e della Premier League. Aggiungendo i 371 milioni dei diritti tv esteri (venduti ad autunno), si superano i 1.400 milioni: alle stesse condizioni, c’ è stata una crescita del 26% rispetto al precedente triennio. E ancora devono essere assegnate Coppa Italia e Supercoppa Italiana, oltre ai diritti accessori non ancora messi a bando. Insomma, il traguardo del miliardo e mezzo è a portata di mano. La diffida Sky non ci sta. Da Santa Giulia è arrivata una diffida alla Lega serie A dal vendere a Mediapro sostenendo «che non è un intermediario indipendente, in quanto opererebbe come un vero e proprio operatore della comunicazione. L’ offerta di Mediapro è da considerare inammissibile e quindi di interrompere le trattative private con il gruppo spagnolo e di escluderlo immediatamente dalla procedura di assegnazione». Che succederà ora? L’ emittente di Rupert Murdoch è in attesa che l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato dia il via libera all’ operazione o decida per un terzo bando. «Un fallo di confusione. Sky dovrebbe imparare a perdere sportivamente», la risposta di De Siervo. Mediapro ha presentato due offerte. La seconda era incentrata sulla realizzazione di un canale tematico (con tanto di programmi informativi e altri contenuti), ma non è stata formalmente considerata perché non aderente al bando. Però, per gli spagnoli questa soluzione aumenterebbe il valore della serie A, ma nell’ immediato stringeranno accordi con i singoli broadcaster. Incluse Mediaset (non ha preclusioni ma al momento non intende spendere più dei 200 milioni già offerti per le gare delle big) e Sky. Il progetto Inoltre, Mediapro proverà a ottenere anche la produzione dei match, che 6 dei 20 club gestiscono autonomamente e gli altri delegano alla Lega. «Il segnale importante di Mediapro è la centralità del tifoso e del prodotto calcio, da distribuire nel modo più qualitativo, con una base più ampia possibile», la riflessione del vice commissario Paolo Nicoletti, che ha tenuto costantemente informato il commissario Giovanni Malagò, arrivato in Corea del Sud in vista dei Giochi Olimpici invernali. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Pay tv, internet, smartphone: le gare si vedranno dovunque

Il Mattino

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MILANO. Al tifoso italiano il calcio non lo si può negare. Già in estate dovremo vivere l’ incubo di un Mondiale senza gli azzurri, se poi ci toccano anche la serie A, allora si rischia una vera rivoluzione. Mettendo da parte ogni considerazione sulla scelta epocale presa all’ unanimità in via Rosellini, la domanda che da ieri si fanno tutti è una sola: in sostanza, dove si vedrà la serie A? Secondo Mediapro su tutte le piattaforme esistenti: pay tv, internet, smartphone. In attesa che prenda corpo il progetto di un canale delle Lega serie A (il vero obiettivo degli acquirenti), gli spagnoli vogliono vendere più calcio possibile a tutti gli operatori della comunicazione. Rivalutare il prodotto Come ha spiegato Jaume Roures, il presidente di Mediapro, ora bisogna convincere tutti dell’ importanza di dare la stessa immagine a tutto il torneo: «Il marchio calcio della Serie A deve essere identificabile, come quando si guarda una partita di Premier League e si capisce subito di che campionato si tratta. È un lavoro che la Lega, i club e noi dobbiamo fare», le parole del numero uno spagnolo. Facendo un passo alla volta, Mediapro ora deve sedersi al tavolo con le varie piattaforme, studiare con loro dei pacchetti e procedere alla vendita. Come era stato specificato già a fine gennaio, nessun operatore (soprattutto Sky e Mediaset) sarà messo all’ angolo. Anzi, ora potranno trattare direttamente con gli spagnoli, che studieranno i diversi pacchetti da vendere. Da ricordare, come previsto dal bando, che aumentano da cinque a otto le finestre sulle quali saranno spalmate le partite di campionato del prossimo triennio (le gare serali si disputeranno con inizio alle 20.30 e non più alle 20.45). Partner globale Mediapro si definisce un partner globale. Gli spagnoli ascolteranno le offerte di tutti. Nessuna ipotesi è esclusa. Nemmeno che vadano incontro a Sky (o ad altre piattaforme) per creare un pacchetto secondo i desideri dell’ emittente di Rupert Murdoch che – in attesa della decisione dell’ Autorità Garante della Comunicazione (arriverà entro 45 giorni) – vorrebbe conservare parte del suo prodotto. Ma siamo soltanto all’ inizio: «Il nostro obiettivo è vendere più calcio possibile, alla migliore qualità possibile, al prezzo più giusto, collaborando con le piattaforme e aprendo nuove finestre di distribuzione. Per noi è cruciale l’ abbonato, vogliamo che chi si abbona possa vedere tutte le partite», la promessa di un altro storico socio, Taxto Benet. s.r. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Serie A, diritti tv agli spagnoli Sky: inammissibile

Il Sole 24 Ore
Marco BellinazzoAndrea Biondi
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Se proprio non si vuole parlare di rivoluzione, di certo quello che è accaduto ieri sa tanto di momento di cesura fra un prima – in cui a farla da padrone nel calcio pay erano Sky e, in misura decisamente minore, Mediaset con Premium – e un presente in cui a dare le carte sarà Mediapro. La Lega Serie A ha infatti accettato l’ offerta degli spagnoli di Mediapro che come “intermediario indipendente” hanno rilevato il pacchetto “global” con tutte le partite del campionato di Serie A offrendo il miliardo e cinquanta milioni all’ anno per tre anni fissato come base d’ asta, più mille euro. Inclusi i diritti esteri (371 milioni) i club di Serie A avrebbero messo al sicuro 1,4 miliardi, superando il minimo garantito dall’ advisor Infront. Un minimo di condizionale va usato perché l’ Antitrust dovrà dire la sua entro 45 giorni. In casa Lega e Infront c’ è però ottimismo, visto che la proposta di Mediapro che è stata accettata dai club di Serie A vede gli spagnoli nel ruolo di rivenditore, a valle di accordi commerciali. Intese che andranno sicuramente ricercate con Sky e Mediaset, per la trasmissione del calcio attraverso le loro piattaforme pay. Dall’ altra parte però in questa partita è pressoché certo che la società spagnola andrà a cercare l’ intesa con altri soggetti, pescando nel mare magnum degli Ott fra telco – Timvision o Vodafone Tv in primis – e altri operatori come Perform o anche Amazon che si appresta a dire la sua nell’ asta per la Premier League nel Regno Unito. In questo quadro Mediapro proverà a ottenere anche la produzione dei match che 6 dei 20 club della Serie A gestiscono autonomamente mentre gli altri delegano alla Lega. «Il nostro obiettivo è vendere più calcio possibile, alla migliore qualità possibile, al prezzo più giusto, collaborando con le piattaforme e aprendo nuove finestre di distribuzione», ha detto Jaume Roures, presidente del gruppo spagnolo che potrebbe presto cambiare azionista di riferimento visto che si attende il closing del passaggio del 54% della holding Imagina, che controlla Mediapro, al fondo di private equity cinese Orient Hontai Capital. Lo stesso Roures non ha però chiuso la porta alla realizzazione di un canale della Lega dicendosi convinto che «la nostra proposta del canale crei più valore alla Lega e i club, e crei un prodotto migliore per l’ abbonato». Da domani «comunque lavoriamo sul progetto previsto dal bando». Chiarimento quantomai opportuno visto che il lancio di un canale ha incontrato la ferma contrarietà di Sky i cui legali, già poche ore prima del voto in Assemblea, hanno diffidato la Lega Serie A dall’ assegnare a MediaPro i diritti audiovisivi, visto che il gruppo spagnolo, pur avendo presentato un’ offerta per il bando rivolto agli “intermediari indipendenti”, non opererebbe come un intermediario indipendente ma come un operatore della comunicazione. La creazione del canale della Lega con l’ intenzione di vendere spazi pubblicitari ne sarebbe una prova. Così, oltre alla violazione del paragrafo 5.3 del bando, per Sky l’ aggiudicazione di tutti i diritti in esclusiva violerebbe, in base alla no single buyer rule, anche l’ articolo 9.4 del Decreto Melandri e il paragrafo 24.b delle Linee Guida. Una mossa che l’ ad di Infront, Luigi De Siervo, ha definito «un fallo di confusione, fisiologica riottosità. Faccio una battuta, bisogna anche saper perdere sportivamente». Il canale della Lega, a quanto risulta al Sole 24 Ore resterebbe come possibilità solo dopo l’ eventuale mancato accordo fra Mediapro e operatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

I cinesi sborsano tre miliardi di euro e si prendono anche i diritti tv della A

Libero

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FRANCESCO PERUGINI Non sono finiti nel mercato invernale di Inter e Milan, ma i soldi cinesi promettono di cambiare la vita dei tifosi italiani. Perché dietro Mediapro, il gruppo spagnolo che si è aggiudicato il pacchetto dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021, ci sono proprio i capitali dell’ Estermo Oriente. Al termine di un lungo weekend di trattative, i catalani hanno innalzato la loro offerta a un miliardo e 50 milioni a stagione – più mille euro per superare il minimo richiesto – l’ offerta per tutte le 380 partite della Serie A. Ma come fa un gruppo che fattura 1,6 miliardi all’ anno a scommettere così tanto sul nostro pallone? Merito del fondo di private equity Orient Hontai Capital che si prepara a rilevarne il pacchetto di maggioranza (54%). Se arriverà l’ ok di Pechino a questo investimento strategico, il gruppo di Shanghai verserà 850 milioni per battere la concorrenza dei francesi di Vivendi e dei connazionali di Wanda. I due soci fondatori protagonisti della trattative di questi giorni, Jaume Roures e Tatxo Benet, manterranno la gestione della società entrando in un patto di sindacato. LA CESSIONE Presente in 44 città di 26 diversi Paesi, Mediapro si è aggiudicata il pacchetto principale dei diritti tv della Liga per il triennio 2016-2019. Per rientrare dai 2,4 miliardi di esborso totale, il gruppo ha rivenduto i suoi otto match a settimana a tutti gli operatori interessati (Telefonica in particolare). Il modello da riproporre in Italia potrebbe essere simile: costruire un prodotto già confezionato, con calcio 24 ore su 24 e tutte le partite di A spalmate su più orari, da cedere alle singole emittenti e alle piattaforme internet. Le reazioni di chi si troverà a trattare con il nuovo soggetto, però, sono differenti e testimoniano l’ incertezza sul futuro. Mentre Mediaset lascia aperta la porta a ogni discussione «senza preclusioni», pur confermando la possibilità di un futuro senza calcio per Premium, Sky passa al contrattacco. Se Mediapro non si limiterà a fare da intermediario, ma realizzerà concretamente il canale della Lega – curandone anche l’ aspetto editoriale e la vendita degli spazi pubblicitari – allora diventerà un operatore di comunicazione. Secondo i legali dell’ emittente satellitare, questa eventualità violerebbe sia il regolamento del bando sia la legge Melandri, che vieta a un singolo operatore di aggiudicarsi tutti i diritti in esclusiva. Ecco perché Sky ha chiesto alla Lega di fare marcia indietro minacciando di rivolgersi all’ Antitrust. «Secondo me nel nostro settore bisogna anche saper perdere, con sportività», replica l’ ad dell’ advisor Infront, Luigi De Siervo, definendo la mossa un «fallo di confusione». GAP RIDOTTO Per ora, è certo solo che il nuovo accordo permetterà alla Serie A di riavvicinare i concorrenti europei, almeno sotto l’ aspetto dei diritti interni. Con la Premier League inarrivabile (due miliardi all’ anno), al secondo posto c’ è la Bundesliga (1.160 milioni con l’ ultimo accordo). La Liga verrò scavalcata per il momento, anche se il campionato iberico resta davanti nella somma con gli accordi esteri (1,6 miliardi il gruzzolo complessivo). La Serie A ha strappato 371 milioni con l’ ultimo accordo per i diritti globali, cui aggiungere una cinquantina per Coppa Italia e Supercoppa. L’ obiettivo di Infront per il prossimo futuro è superare il miliardo e mezzo totale nel più breve tempo possibile. Certo, non sarà a costo zero. Soprattutto per i nostalgici che, come l’ allenatore del Napoli Maurizio Sarri, sembrano rimpiangere l’ ormai antistorico appuntamento con tutte le partite di A alle 15 della domenica. «Il tifoso abbonato è sempre il più importante, lavoriamo per lui», promette il presidente di Mediapro, Jaume Roures. «Vogliamo vendere la maggior quantità di calcio possibile, con la miglior qualità e al miglior prezzo possibile su tutte piattaforme. La creazione di un canale creerebbe più valore». Ma la partita è appena cominciata. riproduzione riservata.

Calcio, diritti tv: vittoria spagnola e ricorso di Sky

Corriere della Sera
di Monica Colomboe Daniele Sparisci
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I diritti tv per trasmettere le partite di calcio nei prossimi tre anni sono stati assegnati dalla Lega Serie A alla società spagnola Mediapro che ha offerto un miliardo, 50 milioni e mille euro. Sky annuncia ricorso. alle pagine 42 e 43Savelli.

Scatta il piano 2: vendere i diritti a più canali

Corriere della Sera
Fabio Savelli
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MILANO È una partita appena cominciata. Da un lato Mediapro, che si è appena garantita i diritti televisivi della serie A fino al 2021 per oltre un miliardo e 50 milioni all’ anno. Dall’ altro, principalmente, Sky. Perché il calcio a pagamento è il cuore della sua attività con i suoi 4,7 milioni di abbonati. Allo stesso tavolo una serie di altri giocatori. Che a carte coperte dovranno sedersi e trattare con l’ intermediario catalano: Mediaset Premium, Perform, le telco come Vodafone e Tim, i campioni dello streaming come Netflix e Amazon Prime. Benvenuti nell’ anno zero del calcio italiano. Una rivoluzione senza precedenti. Con un vincitore chiaro: la Lega. Che rappresenta le venti squadre di A, le quali hanno ottenuto i soldi che volevano. Nonostante i tentativi al ribasso dell’ emittente di Murdoch e l’ offerta contenuta di Premium, per la quale la tv a pagamento non ha ottenuto, in questi anni, i risultati sperati. A conti fatti, considerando anche i diritti venduti all’ estero, il calcio italiano vale circa 1,5 miliardi di euro. Non proprio spiccioli per un campionato che sembrava aver perso appeal rispetto alla Liga e alla Premier League. Da Barcellona Tatxto Benet, socio di Mediapro e depositario dell’ offerta, dice che il gruppo è disponibile a vendere quei diritti su tutte le piattaforme (digitale terrestre, satellite, Internet) cercando di raggiungere la più ampia platea di tifosi possibile in modo da monetizzare al meglio il calcio italiano. Per farlo, dice, cominceranno le trattative con tutti i club di serie A per supportarli anche nella realizzazione delle immagini e nel montaggio, nel caso ne avessero bisogno. Molti fanno già da sé (alcuni tra i più importanti, come Juventus, Napoli e Roma), altri si fanno aiutare proprio da Sky. Mediapro non realizzerà un canale per la Lega. Non era oggetto del bando. Ciò soprattutto avallerebbe le accuse di Sky, che lamenta proprio di essere stata scavalcata non da un «intermediario finanziario» – che per questo ha potuto presentare un’ offerta per tutte e 380 le partite di serie A – ma da un concorrente vero e proprio, «un operatore di contenuti». La procedura di assegnazione, che avrà il via libera Antitrust entro 45 giorni, prevede che Mediapro venda esclusivamente i diritti a terzi e realizzi, al massimo, blocchi di palinsesto per i distributori. Una volta che comincerà a commercializzare i diritti, dovrà farlo nella maniera corretta e su questo vigilerà anche l’ Agcom secondo i dettami dell’ articolo 7 comma 6 della legge Melandri. Ecco perché Mediapro e Sky non hanno altra possibilità che accordarsi. Converrà ad entrambi, bisognerà solo capire a che prezzo troveranno un accordo. Parallelamente i catalani, che stanno per avere un nuovo socio di controllo (i cinesi di Orient Hontai), tratteranno con tutti gli altri. Soprattutto con i campioni dello streaming. Che per effetto della convergenza tra televisione ed Internet anche in previsione dell’ arrivo del 5G – il nuovo standard della telefonia mobile che promette tempi di latenza irrisori – sono ormai arrivati nelle nostre case con serie televisive di grande successo. Entro aprile il quadro dovrà essere chiaro. Le squadre devono sapere quanto avranno in cassa per fare la campagna acquisti estiva anche per attenuare il divario competitivo con i grandi club europei che, al momento, sono in grado di garantire cifre non alla nostra portata. I tifosi devono capire dove (e come) abbonarsi. Per chi è già utente delle pay tv verrà naturale pretendere che nulla cambi.

Tv spagnola Sky si ribella

Corriere della Sera
Monica ColomboDaniele Sparisci
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MILANO La rivoluzione spagnola piomba sulla serie A in busta chiusa. Pochi convenevoli, un miliardo, cinquanta milioni e mille euro a stagione c’ è scritto. Soldi, tantissimi, che sconvolgono equilibri consolidati: i diritti tv per i prossimi tre campionati (2018-2021) se li prende Mediapro, non Sky né Mediaset. Una vera partita a poker, con bluff e rilanci, per ora la vincono i catalani con un «all-in»: l’ offerta di 950 milioni è stata ritoccata nella notte fra domenica e lunedì per sfondare la soglia minima necessaria a far scattare l’ assegnazione automatica delle licenze. Sorride il sub commissario Paolo Nicoletti e l’ altro vice Bernardo Corradi, che ieri («Mi sono reso conto di come funzionano le stanze di governo») reggeva il ponte telefonico con il commissario Giovanni Malagò, a Pyeongchang. La mattinata era cominciata con l’ attacco frontale di Sky ai nuovi padroni iberici del pallone, ma si è conclusa fra sorrisi e strette di mano. Viva la revolucion. C’ è chi sostiene che l’ accordo miliardario sia l’ antipasto all’ elezione della nuova governance, in stallo da mesi, giusto per dare uno schiaffo a Malagò. Intanto la pay tv di Murdoch, tagliata fuori dopo l’ ultimo rilancio giudicato insufficiente di due settimane fa (630 milioni, 200 li metteva Mediaset) si prepara alla guerra legale. Diffida la Lega dall’ assegnare i diritti. Due le argomentazioni giuridiche: la prima è che Mediapro pur avendo partecipato al bando dedicato agli intermediari indipendenti in realtà si comporterebbero da vero editore «avviando negoziazioni per realizzare uno o più canali tematici» per conto della Lega con «l’ intenzione di vendere anche spazi pubblicitari». L’ accusa è aver violato le regole dell’ asta, secondo le quali gli spagnoli non possono distribuire le partite direttamente ai tifosi. Inoltre, spiega ancora Sky, l’ aver acquisito le licenze di tutti i 380 match sarebbe in contrasto con la legge Melandri. L’ Antitrust ha 45 giorni per esprimersi, e la partita è ancora aperta. Ma la sensazione è che la tv di Murdoch sia stata spiazzata da un concorrente tanto imprevisto quanto ambizioso. Non solo si parla anche di tradimento, messo in atto dai suoi alleati più fedeli. Fino a pochi giorni fa – dicono in Via Rossellini – l’ affare si poteva chiudere a 900 milioni. E ora Sky sembra avere poche carte in mano: ammesso che la strategia legale paghi, in caso di nuovo bando dovrebbe aumentare enormemente le fiches per raggiungere la posta degli spagnoli. Ecco perché Luigi De Siervo, a.d. di Infront, liquida la questione così: «A volte bisogna sapere perdere, il sistema italiano non ci capiva e siamo dovuti andare all’ estero per scoprire il vero valore della Serie A». Mediapro per ora si apre poco ma già incassa la benedizione di Mediaset: il Biscione fa sapere di essere pronto a sedersi al tavolo delle trattative per prendersi un pezzo della torta. Che sarà divisa in tante fette per allargare i convitati. «Le partite si vedranno su ogni piattaforma e su tutti gli schermi possibili, l’ importante è aprire nuove finestre di distribuzione». Parola di Tatxo Benet, il «rivoluzionario» che si è preso il nostro calcio.

Vedremo le partitesu tutti i canaliWeb e smartphone le nuove frontiere

Corriere della Sera
d.spa.
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Mediapro ha acquistato i diritti tv per la serie A dal 2018 al 2021. Dove si vedranno le partite? Su tutte le piattaforme già esistenti e su quelle nuove. Cosa vuol dire? Che Mediapro rivenderà le licenze a tutti: dalle pay tv agli operatori della telefonia e del web. Per i tifosi potrebbero esserci più opportunità. Ci vorranno un paio di mesi per conoscere le varie offerte commerciali. Chi è Mediapro? Il secondo gruppo al mondo per eventi dal vivo, gestisce i diritti della Liga. Ha 6.500 dipendenti e fattura 1,6 miliardi l’ anno. È interessata anche alla serie B? Sì. Nascerà un canale Mediapro o un canale della Lega? Bisognerà cambiare decoder? No. Le regole del bando non consentono agli spagnoli di raggiungere l’ utente finale, devono limitarsi a fare da intermediari. Sky ha diffidato la Lega dall’ assegnare le licenze. Perché? Sostiene che Mediapro sia un editore e non un intermediario finanziario, nel caso realizzasse uno o più canali tematici. Cosa manca perché l’ assegnazione dei diritti tv sia definitiva? Che l’ Antitrust si pronunci, può farlo entro 45 giorni. E Sky continuerà a trasmettere i match? Anche del campionato 2018-19? Due gli scenari: proseguire nella battaglia legale o trovare un accordo con Mediapro. E cosa succederebbe se l’ authority bocciasse l’ assegnazione? Due le possibilità: la Lega potrebbe varare un nuovo bando, oppure potrebbe creare un suo canale scegliendo Mediapro come partner o altri (in precedenza ci sono stati contatti con Discovery). E Mediaset cosa fa? È pronta a trattare con Mediapro: «Ascoltiamo le loro proposte». Chi sono gli altri soggetti che potrebbero entrare sul mercato italiano? Perform, Amazon Prime Video, Netflix, Tim, Vodafone. È possibile che su Internet gli abbonamenti siano più economici ma che il numero di match sia più limitato. Come ci guadagnano gli spagnoli? Distribuendo il segnale a più operatori possibile. Perché la Lega ha accettato la loro offerta? Perché «è un risultato economico straordinario» secondo il vice commissario Paolo Nicoletti. Sky e Mediaset si erano fermate a 830 milioni. Mediapro può produrre le immagini delle partite? Sì, già lo fa all’ estero. In Italia potrebbe aiutare quei 6 club che le realizzano in proprio (fra questi Juve, Torino, Napoli e Roma) e/o gli altri 14 che si affidano alla Lega.

Vince la Spagna I diritti tv per i prossimi tre campionati (2018-2021) di serie A se li è …

Corriere della Sera

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Vince la Spagna I diritti tv per i prossimi tre campionati (2018-2021) di serie A se li è aggiudicati la spagnola Mediapro Il prezzo giusto La prima offerta di 950 milioni è stata ritoccata nella notte fra domenica e lunedì per sfondare la soglia minima necessaria a far scattare l’ assegnazione automatica delle licenze: 1.050 milioni Sky non ci sta Sky si prepara alla battaglia legale. Diffida la Lega dall’ assegnare i diritti. L’ accusa è aver violato le regole dell’ asta L’ Antitrust L’ Antitrust ha 45 giorni per esprimersi, e la partita è ancora aperta. Ma la sensazione è che la tv di Murdoch sia stata spiazzata da un concorrente imprevisto L’ ok di Mediaset Mediaset ha fatto sapere di essere pronto a sedersi al tavolo delle trattative con Mediapro Il calcio in tv Le partite si vedranno su ogni piattaforma e su tutti gli schermi possibili, l’ importante è aprire nuove finestre di distribuzione.

La seria A va in Spagna per 3 miliardi

Il Tempo
MASSIMILIANO VITELLI
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Filippo Caleri f.caleri@iltempo.it Per mille euro il calcio italiano della serie A sarà gestito dalla Spagna. A vincere la gara per i diritti della massima serie, tra il 2018 e il 2021, è stata ieri la società catalana Media pro. Che ha presentato un’ offerta superiore di mille euro rispetto alla base minima d’ asta fissato dalla Lega Serie A in un miliardo e 50 milioni all’ anno. La società si è presen tata come «intermediario indipendente» ed è in questa veste che si è aggiudicata i diritti per il pacchetto global, ovvero per tutte le 380 partite all’ anno che può trasmettere su ogni piattaforma. L’ assegnazione ha mandato su tutte le furie Sky Tv che ha diffidato la Lega Serie A dal proseguire nelle pratiche di aggiudicazione. L’ emittente di Rupert Murdoch ha, infatti, considerato l’ offerta spagnola viziata dall’«inammissibilità». Alla base della contestazione il fatto che Mediapro sia in realtà «un vero e proprio operatore della comunicazione». E non un gestore indipendente di diritti che li vende ai vari circuiti televisivi in una posizione di terzietà. L’ ipotesi circolata e, sulla quale si basa la protesta di Sky, è che durante la trattativa privata con l’ organismo che gestisce i diritti tv su tutte le partite di Serie A, la società spagnola abbia previsto di «realizzare uno o più canali tematici anche sotto forma di canali ufficiali della Lega». Il vice commissario della Lega Serie A, Paolo Nicoletti, non ha raccoltola lamentela e ha invece definito quella spagnola come «un’ offerta di grandissimo valore, che ha portato a un risultato economico straordinario». Soddisfazione anche dall’ ad di Infront Italia, Luigi De Siervo, la società che ha assistito la Lega nella gara, che ha sottolineato che «si apre un’ era diversa». Anche perché nulla, «esclude gli operatori tradizionali, che avranno il tempo di sedersi al tavolo con Mediapro. Nel nostro settore ha aggiunto De Siervo riferendosi alla reazione di Sky– bisogna anche saper perdere, sportivamente». Quanto ai «vincitori», i fondatori di Mediapro, Taxto Benet e Jaume Roures, hanno annunciato di voler «garantire le migliori condizioni al tifoso che si abbona: per noi la Serie A si vedrà su tutte le piattaforme distributive possibili. La prima cosa che abbiamo fatto, è stata quella di parlare con tutti gli interessati in pronta ad un altro cambiamento epocale con l’ ingresso di una nuova piattaforma pronta a prendere in un sol colpo tutto il bottino. Questo almeno nelle intenzioni della Lega Serie A e di Media pro, nuova assegnataria Italia spiegando il nostro progetto. In Spagna il numero di abbonati è cresciuto e non ve diamo il motivo per cui non debba accadere anche in Italia». L’ autorità Antitrust ha ora 45 giorni per esprimersi sulla decisione. L’ assegnazione di ieri arriva dopo due round nei quali Sky e Mediaset avevano puntato su un ribasso rispetto alla base d’ asta (830 milioni le offerte nel secondo round). Troppo poco secondo la Serie Ache non ha accettato la svalutazione e ottenuto da Media Pro una prima proposta da 950 milioni e, ieri, un rilancio che segna una crescita del 26% rispetto ai 946 milioni a stagione del 2015-18. Se si includono i diritti tv esteri (371 milioni), il campionato italiano ha già messo al sicuro oltre 1,4 miliardi. Ora punta al miliardo e mezzo (con coppa Italia, Supercoppa e accessori). Cifre che hanno portato il calcio italiano a superare la Bundesliga, piazzandosi dietro Premier inglese e Liga spagnola. Da notare che Mediapro non è certo un operatore improvvisato. Nel 2017 (il migliore della sua storia) ha chiuso i conti con un fatturato di quasi 1,65 miliardi e un margine operativo lordo di oltre 215 milioni di euro.

Agli spagnoli di Mediapro i diritti 2018-21 del calcio

Il Giornale
CINZIA MEONI
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I diritti del calcio italiano per il 2018-2021 li gestirà in esclusiva e per tutte le piattaforme l’ intermediario spagnolo Mediapro che si è aggiudicata l’ intero pacchetto per 1.050.001.000 euro all’ anno, mille euro in più rispetto al minimo richiesto, circa cento milioni in più rispetto ai 946 milioni a stagione messi sul piatto da Sky Italia e Mediaset per il triennio precedente e oltre duecento in più rispetto alla somma delle ultime offerte giunte alla Lega da Sky Italia e da Mediaset (e pari a 832 milioni). L’ operazione è sottoposta al vaglio dell’ Agcom che ha 45 giorni di tempo per decidere, anche se fonti vicino al fascicolo si dicono più che fiduciose in merito: l’ Autorità infatti ha già dato il via libera alla cessione dei diritti sui mercati esteri a un altro intermediario, l’ americano Imq. Sky tuttavia ha già dichiarato guerra preannunciando ricorso, mentre fonti di Mediaset sostengono che non c’ è «alcuna preclusione a Mediapro, siamo pronti ad ascoltare le loro proposte». Dal gruppo presieduto da Fedele Confalonieri ribadiscono che sul calcio «la nostra posizione è quella di avere un atteggiamento opportunistico» per garantire agli abbonati Premium un’ offerta della miglior qualità possibile a prezzi equi. Ieri, dopo mesi di trattative e ripensamenti, dalla Lega Serie A è arrivata la fumata bianca: «L’ Assemblea ha verificato che l’ offerta depositata da Mediapro, è superiore al prezzo minimo richiesto». Non c’ è neppure stato bisogno di votazione, posto che l’ offerta era superiore al minimo richiesto. L’ asta è stata piuttosto complessa tra proposte iniziali ritenute poco o per nulla soddisfacenti. Alla fine, lo scorso 6 gennaio i 20 Club di Serie A e l’ advisor Infront hanno lanciato l’ ultimo bando che prevedeva diversi pacchetti per i broadcaster, che in base al decreto Melandri non possono detenere tutti i diritti per tutte le piattaforme (ovvero la cosiddetta no single buyer rule). Lo stesso bando contemplava, solo in assenza di offerte adeguate da parte delle tv, un sesto pacchetto riservato agli intermediari indipendenti e con tutte le 380 partite del campionato. Il 26 gennaio, fallite le trattative sui diritti con le emittenti, è stata aperta l’ offerta di Mediapro che, dopo una breve ulteriore negoziazione, ieri è stata ritenuta soddisfacente. Per i telespettatori non cambierà molto: gli spagnoli rivenderanno i contenuti agli altri operatori televisivi e internet interessati. Sky, però, si è opposta a una simile soluzione, sostenendo che Mediapro operi non come intermediario indipendente, ma come operatore della comunicazione in quanto starebbe trattando con la Lega per possibili futuri canali tematici. La società guidata in Italia da Andrea Zappia, secondo alcune indiscrezioni, vorrebbe poter proporre un’ offerta globale propria. Di «risultato economico straordinario» ha parlato Paolo Nicoletti, vice commissario della Lega Serie A, che ha ricordato come si sia passati «dai 493 milioni della scorsa estate a oltre 1,05 miliardi. C’ è una crescita significativa del valore del nostro calcio». Per la Lega si tratta di un incasso record posto che, alla cifra concordata con Mediapro, occorre aggiungere i diritti sui mercati esteri (371 milioni l’ anno) e quelli che saranno ottenuti dalla Coppa Italia per un ammontare complessivo vicino agli 1,5 miliardi.

Gli olandesi non vogliono rincorrere le notizie

Il Giornale

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De Correspondent è un quotidiano online olandese fondato cinque anni fa grazie a una campagna di raccolta fondi sul web che ha garantito un capitale iniziale di 1,7 milioni di euro. Il giornale non ospita informazione generalista ma approfondisce una serie di temi che segue molto da vicino. In 8 giorni gli ideatori del progetto (un giornalista, un direttore creativo, un direttore tecnico e un editore) hanno raggiunto l’ obiettivo di 15mila sottoscrittori che hanno versato 60 euro per un anno di abbonamento. Nel 2015 gli iscritti alla piattaforma erano 45mila, nel 2016 50mila saliti oggi a 60mila, come è dichiarato sul sito Decorrespondent.nl, che ha anche una versione in inglese accanto all’ originale in olandese. Secondo Ernst-Jan Pfauth, editore e cofondatore, il giro d’ affari annuo è di 2,5 milioni di euro. A disposizione degli abbonati ci sono articoli di approfondimento, documentari, podcast audio. «Mettere la persona al centro» è lo slogan del Correspondent. I principi ispiratori dichiarati sono 12, tra cui non rincorrere le notizie del giorno, evitare semplificazioni e luoghi comuni, non mettere al primo posto tra gli obiettivi aziendali di massimizzare i profitti, offrire un giornalismo costruttivo, coinvolgere i lettori, evitare la pubblicità.

Smartphone e streaming, ecco come vedere le gare

Il Messaggero

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IL FOCUS MILANO Al tifoso italiano il calcio non lo si può negare. Già in estate dovremo vivere l’ incubo di un Mondiale senza gli azzurri, se poi ci toccano anche la serie A, allora si rischia una vera rivoluzione. Mettendo da parte ogni considerazione sulla scelta epocale presa all’ unanimità in via Rosellini, la domanda che ora si fanno tutti è una sola: in sostanza, dove si vedrà la serie A? Secondo MediaPro su tutte le piattaforme esistenti: pay tv, internet, smartphone. In attesa che prenda corpo il progetto di un canale delle Lega serie A (il vero obiettivo dei catalani), gli spagnoli vogliono vendere più calcio possibile a tutti gli operatori della comunicazione. Come ha spiegato Jaume Roures, il presidente di MediaPro, ora bisogna convincere tutti dell’ importanza di dare la stessa immagine a tutto il torneo: «Il marchio calcio deve essere identificabile, come quando si guarda una partita di Premier e si capisce subito di che campionato si tratta. È un lavoro che la Lega, i club e noi dobbiamo fare», le parole del numero uno spagnolo. RIVALUTARE IL PRODOTTO Facendo un passo alla volta, MediaPro ora deve sedersi al tavolo con le varie piattaforme, studiare con loro dei pacchetti e procedere alla vendita. Come era stato specificato già a fine gennaio, nessun operatore (soprattutto Sky e Mediaset) sarà messo all’ angolo. Anzi, ora potranno trattare direttamente con gli spagnoli, che studieranno i diversi pacchetti da vendere. Da ricordare, come previsto dal bando, che aumentano da cinque a otto le finestre sulle quali saranno spalmate le partite di campionato del prossimo triennio (le gare serali si disputeranno alle 20.30 e non più alle 20.45). MediaPro si definisce un partner globale. Gli spagnoli ascolteranno le offerte di tutti. Nessuna ipotesi è esclusa. Nemmeno che vadano incontro a Sky (o ad altre piattaforme) per creare un pacchetto secondo i desideri dell’ emittente di Rupert Murdoch che – in attesa della decisione dell’ Autorità Garante della Comunicazione (entro 45 giorni) – vorrebbe conservare parte del suo prodotto. Ma siamo soltanto all’ inizio: «Il nostro obiettivo è vendere più calcio possibile, alla migliore qualità, al prezzo più giusto, collaborando con le piattaforme e aprendo nuove finestre di distribuzione. Per noi è cruciale l’ abbonato, vogliamo che chi si abbona possa vedere tutte le partite», la promessa di un altro storico socio, Taxto Benet. S.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Sky reagisce con una diffida il vero nemico è Lega Channel

La Repubblica

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La tv satellitare è già in campo per ostacolare il progetto del canale tematico Gli spagnoli di Mediapro: “La A è il futuro, ha grandi giocatori, faremo un bel lavoro” « Se alla fine il conto economico starà in piedi, allora daremo tutti il ” benvenuto” a Mediapro. Altrimenti… » . È sera, e nel quartier generale di Sky si cerca di guardare con ottimismo a quello che potrà succedere da qui a qualche mese. Ma è inutile dire che l’ ottimismo sia un esercizio molto impegnativo in queste ore in cui dall’ altra parte, in via Rosellini, si parla senza mezzi termini di fine di un’ epoca. Di rivoluzione. La verità è che la mossa di Infront e Mediapro ha mischiato il mazzo in modo imprevisto, e adesso la partita dei diritti tv per la Serie A triennio 2018- 2021 si è improvvisamente complicata per Sky. Non solo perché si è alzata la posta in palio per effetto del miliardo e passa scommesso dagli spagnoli, ma anche e soprattutto perché, nonostante i comunicati e le conferenze stampa, il modello di business che questi hanno in mente è tutt’ altro che chiaro. « Possiamo fare un bel lavoro hanno detto Jaume Roures e Taxto Benet, i capi del colosso dei diritti tv, mischiando in maniera finanche pittoresca spagnolo e italiano subito dopo l’ apertura della busta con la loro offerta – avete grandi club e grandi giocatori, pensiamo che la Serie A abbia un grande futuro. Il nostro obbiettivo è quello di portare il calcio su tutte le piattaforme e su tutti gli schermi possibili, vendere la maggior quantità con la miglior qualità e al prezzo più accessibile. E aprire nuove finestre di business senza che una piattaforma danneggi l’ altra » . Insomma, sono stati sul vago. E non hanno risolto l’ enigma originario, quello del Canale della Lega. Sin dal primo momento, i manager di Mediapro hanno evitato di chiarire in via definitiva quale fosse la loro reale intenzione per la Serie A. Mentre partecipavano al bando per ” intermediario L’ assemblea di Lega La A tenta il blitz contro Malagò L’ ultimo blitz di Lotito in Lega serve a convocare i club per il 14 febbraio. Infastidito dall’ assenza, ieri, del commissario Malagò in una data cruciale per il destino della A, il presidente della Lazio ha chiesto di anticipare la nuova assemblea e di mettere all’ ordine del giorno la nomina della governance. Fra le 8 squadre che hanno appoggiato la richiesta anche il Torino di Cairo, convinto di portare lo spagnolo Tebas come ad. unico” rilasciavano interviste mai smentite – in cui spiegavano come il loro vero obbiettivo fosse un altro: quello di costruire il canale della Lega, ambizione evidentemente in contraddizione con il ruolo di intermediario. La lettera di diffida partita dai legali di Sky un minuto dopo l’ assegnazione sembra essere un messaggio chiaro proprio in questo senso: se Mediapro ha intenzione di fare il Canale della Lega ( magari facendosi autorizzare dall’ Antitrust e utilizzando la piattaforma di Mediaset, che già si è detta disponibile), allora Sky darà battaglia su tutti i fronti, a cominciare da quello legale (si parla già di un ricorso al Tar). Se invece si limiterà a fare l’ intermediario, come da bando, allora la cosa cambia e una trattativa diventa possibile. Anche se difficile, visto che Mediapro ha spiegato come il suo obbiettivo sia quello di valorizzare il calcio vendendolo all’ utente finale da solo e non collegato obbligatoriamente ad altri prodotti come serie, intrattenimento o news. D’ altra parte, Sky forte dei suoi 2.3 milioni di abbonati al calcio non ha nessuna intenzione di farsi strozzare, né tantomeno di “regalare” l’ accesso al pubblico che in questi ha saputo fidelizzare. L’ impressione è che sarà una partita lunghissima, nella quale entrambi i giocatori rischiano tutto o quasi, e che fino all’ ultimo secondo sarà impossibile stabilire chi stia puntando la pistola alla testa di chi. – ma.me.

Luigi De Siervo “Diritti tv, è una rivoluzione il calcio è stato liberalizzato e i prezzi potranno calare”

La Repubblica
MARCO MENSURATI
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Di che cosa stiamo parlando I diritti per la trasmissione televisiva del campionato italiano di calcio sono la principale fonte di sostentamento del sistema sportivo. Ieri la Lega Serie A li ha assegnati a una multinazionale spagnola, Mediapro, che ha offerto 1,050 miliardi l’ anno per tre anni. L’ azienda si è impegnata a rivendere i diritti a tutte le piattaforme che ne faranno richiesta. Ma il suo vero, dichiarato obbiettivo è quello di fare il canale della Lega, ipotesi che metterebbe del tutto fuori gioco Sky. Luigi De Siervo ride. Se faccia bene o no lo si potrà dire solo nei prossimi giorni, quando si capiranno meglio i contorni della gigantesca scommessa accettata dalla Lega Serie A. E quando gli spagnoli di Mediapro che ieri si sono aggiudicati per un miliardo cinquanta milioni e mille euro i diritti tv dei prossimi tre campionati – cominceranno a vendere i pacchetti della Serie A ai vari possibili clienti. E soprattutto a uno, Sky. Fino a quel giorno la svolta spagnola decisa ieri dalla Lega e dal suo advisor, Infront, di cui De Siervo è ad, rimarrà un enigma. E però, intanto, lui ride. «Game, set, match», dice con la voce ancora alterata dall’ adrenalina di una giornata che a suo dire rimarrà storica. «È una rivoluzione, questa». Cominciamo da qui, dalla rivoluzione. Proviamo a spiegare per bene, cosa cambia per gli utenti? «Abbiamo liberalizzato il calcio. Fino ad oggi era usato come prodotto esclusivo per piattaforme esclusive. E tutti pensavano che questo fosse l’ unico modello possibile. Abbiamo dimostrato che così non è. Dal prossimo anno ci sarà una scelta più democratica». La gente dove vedrà le partite? «Da oggi qualunque operatore potrà sedersi davanti a Mediapro e aprire una trattativa. Poi gli spagnoli faranno dei pacchetti e li metteranno sul mercato, rispettando le linee guida della Melandri e dell’ Antitrust. Non mi stupirei se alla fine oltre a Sky e Mediaset la Serie A possa essere distribuita attraverso piattaforme come Perform, Fastweb, Amazon, Tim e Vodafone». Ma sono le stesse aziende che avevate cercato di sollecitare con i bandi falliti fino ad oggi. Perché, se prima non hanno nemmeno partecipato, adesso dovrebbero pagare così tanto da far rientrare Mediapro? «Perché abbiamo eliminato le barriere d’ accesso. Da ogni azienda Mediapro prenderà un minimo garantito e una percentuale sulle vendite. E tanti minimi garantiti più le percentuali produrranno più utili rispetto alla vendita vecchio stampo a Sky e Mediaset». Che però continuano ad avere il grosso degli abbonati. E dunque dovrebbero essere i principali clienti di Mediapro. Ma mentre Mediaset si è già detta disponibile a trattare, Sky un minuto dopo l’ assegnazione ha fatto partire una diffida. «Affrontiamo l’ eventualità di una causa con serenità. Abbiamo i migliori avvocati d’ italia. Il subcommissario di Paolo Nicoletti è famoso per il suo rigore. Abbiamo dato al sistema tradizionale tutte le possibilità del caso. Mi spiace vedere che un grande campione come Sky non sa perdere». Però è inutile nascondersi che l’ esito di questa partita dipenderà interamente da quanto Sky sarà disposta a pagare a Mediapro. E da quanto si capisce gli uomini di Murdoch stanno cominciando a considerare l’ ipotesi di rinunciare alla Serie A. «Se dicono così vuol dire che hanno già iniziato la trattativa. Oggi Sky ha 2.3 milioni di abbonanti al calcio. Basta dare a questo numero un valore». Gli spagnoli non hanno negato che il Canale di Lega sia il loro vero obbiettivo. Ma il bando che hanno appena vinto non lo permette. Può garantire che non ci sarà un tentativo di farlo ugualmente? «C’ è stata confusione: loro hanno partecipato al bando da intermediari, che li autorizza solo a fare pezzi di palinsesto e confezionare prodotti da rivendere. Ora tutto passa all’ Autorità : sia noi sia Mediapro ci adatteremo alle sue decisioni. Certo, se per paradosso Sky con un’ azione legale ci impedisse di fare l’ assegnazione a Mediapro, allora torneremmo in possesso dei diritti e potremo fare quello che ci pare, anche il canale…» Cambieranno i prezzi per gli abbonati? «Credo che si potrebbero abbassare. Su alcune piattaforme che usano infrastrutture meno costose anche di parecchio». I critici dicono che lei sta portando il calcio italiano allo sfascio e che se Sky decidesse di non accordarsi con Mediapro crollerà tutto. «Dico solo questo. L’ offerta di Mediapro era più alta di 200 milioni rispetto all’ ultima proposta arrivata dai broadcaster. Vale a dire 600 milioni in tre anni, di cui il 10 per cento verrà reinvestito nel movimento. Quanto a Sky, al netto dell’ arrabbiatura di questi giorni, penso che già tra un mese tutto questo sarà solo un ricordo. Dei tessitori lavoreranno al meglio e verrà trovato un accordo che soddisferà tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Non esiste più l’ esclusiva per piattaforma, ora chiunque può trattare con Mediapro: Perform, Fastweb, Amazon, Tim e Vodafone Sky non sa perdere, mi dispiace. Affrontiamo un’ eventuale causa con serenità, noi abbiamo i migliori avvocati e loro 2,3 milioni di abbonati Ora aspettiamo cosa deciderà il Garante, poi ci adegueremo. Ma se i diritti tornano in nostro possesso potremo fare anche il nostro canale A Infront dal 2016 Luigi De Siervo, 49 anni, è ad di Infront Italia, l’ advisor che gestisce il mercato dei diritti tv per la Lega, dal giugno 2016, quando è subentrato a Marco Bogarelli. Già ad di RaiCom, ha passato renziano ed è figlio dell’ ex numero uno della corte costituzionale MIGUEL MEDINA/ AFP.

La situazione oggi

La Repubblica

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serie A più la fase finale della Champions costano oggi (insieme con il pacchetto cinema) 19,90 euro al mese. Il canale pay in digitale terrestre di Mediaset trasmette in esclusiva il campionato di Francia, Scozia, Argentina e Brasile. Dal 2018/19 perderà la Champions La tv di Stato trasmette in diretta le gare della Nazionale, in esclusiva la Coppa Italia e la Supercoppa. Dal 2018/19 aggiungerà a questa offerta la partita di Champions di una squadra italiana ogni mercoledì, più 4 ottavi di finale, 2 quarti, le semifinali e la finale. Da settembre la nuova Nations League Il costo del pacchetto Sky Calcio (tutta la serie A e la serie B) è oggi di 14 euro ogni 4 settimane. La pay satellitare trasmette anche l’ Europa League e la Premier. La Liga e la Bundesliga sono su Fox Sports. Dal 2018/19 Sky avrà per tre stagioni tutta la Champions e l’ Europa League. Ha acquisito pure.

LA VERA GUERRA DEL CALCIO SI GIOCA IN TELEVISIONE

La Repubblica
Antonio Dipollina
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Il calcio festeggia, i tifosi chissà. I presidenti della serie A hanno accettato l’ offerta e, loro, si sentono a posto, tranquilli. Arrivano i marziani e sono spagnoli, si chiamano Mediapro, per i prossimi tre anni gestiranno il calcio di serie A in televisione. Come, non si sa: o almeno è tutto da scoprire. L’ importante è aver messo sul piatto un miliardo e cinquanta milioni a stagione: ovvero la cifra minima richiesta più un plus di mille euro (a quel punto potevano bastarne 10, ma forse si sentivano generosi). Offerta quindi accettata. Significa che i caballeros di Mediapro (che gestiscono in maniera sontuosa la Liga spagnola di Messi e una miriade di vari contenuti televisivi sparsi per il mondo) ora conducono il gioco: e quel miliardo e passa a stagione adesso lo devono recuperare, ovvero vendendo a loro volta, da buoni intermediari, a tv e soci. Possono provarci in molti modi, riuscirci è un altro discorso: ma tutti gli esperti concordano, questa cosa, con ogni probabilità, sa di futuro. Nel senso che nei progetti c’ è quello di far vedere il calcio ovunque, pagando s’ intende: satellite, digitale, tv su Internet, Internet e basta, smartphone e un giorno chissà cosa salterà fuori. E Sky, e Mediaset? Dipende: a Sky sono furiosi, hanno annunciato ricorso, Mediaset fa la ritrosa non più tanto interessata al prodotto, gli altri – a parole sussurrate – si dicono pronti e giù nomi, da Tim, ad Amazon a Perform e così via. Teoricamente, negli annunci dalla Spagna, ci potrebbe essere calcio a pochi euro sul computer (alla Netflix, per capirsi) e calcio molto più strutturato, e caro, sul satellite: ovvero su una Sky domata e messa di fronte al fatto compiuto, più alcune vie di mezzo non meglio identificate. Come tutto questo possa davvero produrre utili o fornire comunque un ritorno certo a Mediapro è interamente da scoprire. Il calcio promesso dai nuovi padroni iberici ha come riferimento quello che è effettivamente successo in Spagna negli ultimi anni: funziona bene tutto, a patto che non si giochino mai due partite in contemporanea ( il vecchio concetto di calcio- spezzatino rischia di diventare riduttivo). E per i tifosi? Il punto interrogativo, in un Paese come il nostro, è gigantesco. Da qui, l’ impressione è che a Mediapro ripongano una fiducia sconsiderata nella voglia di calcio a pagamento degli italiani: che finora hanno aderito con rassegnazione, pagando costosi abbonamenti a Sky – dentro un’ offerta che comprende molto altro, film, serie, news eccetera – o pagando molto meno a Mediaset per l’ offerta più ridotta o, più semplicemente, organizzandosi con gli amici o recandosi al bar (quelli gestiti dai cinesi hanno una sorta di filo diretto con l’ economica Premium di Mediaset). Come andrà a finire, cosa bisognerà fare di diverso rispetto al passato per godersi una partita è al momento un enigma vero: ci vorranno un paio di mesi per vedere i primi accordi andare, o non andare, in porto. Ma la fibrillazione, soprattutto in zona Sky, è ai massimi: per questi ultimi rinunciare al calcio sarebbe un vulnus terribile ma sottoporsi a contratti capestro potrebbe rivelarsi un bagno di sangue: e con il rischio di avere un prodotto che è disponibile ovunque, a minor prezzo. E, offrendo meno, come fa Mediapro a rientrare davvero? Un labirinto, insomma. Ma chi paga, per ora? Ovvio, il semplice tifoso. Che tutti stanno rassicurando, s’ intende (la Lega, l’ advisor Infront, gli spagnoli, tutti insomma) dicendo che cambierà poco e converrà a tutti. Come, però, non si sa. Ma una volta che i padroni del pallone hanno portato a casa il risultato tutto il resto, magicamente, passa in secondo piano. E il Paese, in fondo, avrebbe anche altro per la testa. Fino al momento in cui i giochi verranno fuori davvero e, a occhio, ci sarà da divertirsi. Si fa per dire, ovviamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi paga, per ora? Ovvio, il semplice tifoso. Che tutti stanno rassicurando, s’ intende (la Lega, l’ advisor Infront e gli spagnoli, tutti insomma) dicendo che cambierà poco e converrà. Come, però, non si sa.


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