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Rassegna Stampa del 27/01/2018

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Indice Articoli

Stipendi a rischio, le 7 domande del Cdr di Askanews ad Abete

A “Stampubblica” suona l’ ora della libera uscita

Askanews protesta “Vogliono spegnere una voce libera”

Diritti tv, Sky e Mediaset fuori. Ci provano gli amici di Cairo

Rifiutata offerta Sky Mediaset, si fa avanti la spagnola MediaPro: pronti 990 milioni

Caltagirone Editore, è on line il nuovo sito

Diritti tv in mano a Mediapro, ma Sky rilancia

Diritti tv, calcio nel caos Trattative con Mediapro

Mediaset, in arrivo «Canale 20» e Focus

Calcio, fallita l’ asta per le tv

Chessidice in viale dell’ Editoria

Meredith prolunga opa su Time

Diritti tv, è caos: Mediapro, Sky o nuovo bando

Lega e Figc senza accordo Tutto bloccato anche sulla tv

La carica dei giornalisti in lista spunta anche Cerno con il Pd

Diritti tv, Sky e Mediaset a mani vuote La serie A finisce in mano agli spagnoli

Lo scontro finale sui diritti tv il canale della Lega agita Sky

Stipendi a rischio, le 7 domande del Cdr di Askanews ad Abete

Il Fatto Quotidiano

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Stipendi a rischio per i 130 l’ agenzia di stampa Askanews, controllata da Luigi Abete. Il comitato di redazione ha rivolto 7 domande all’ editore. 1. Che fine hanno fatto i 10 milioni della ricapitalizzazione di TMNews lasciati da Telecom nel 2008? 2. Dove sono finiti gli investimenti promessi alla fusione di Asca e TMNews? 3. Nei soli ultimi 4 anni i giornalisti sono stati chiamati a contribuire per oltre 4 milioni di euro, con accordi di solidarietà e cassa integrazione, perché l’ editore non fa la sua parte? 4. Perché in una fase critica per la liquidità l’ azienda ha deciso di ingessare, con un’ operazione infragruppo, 2,2 milioni di euro nell’ acquisizione del 19% della rivista Internazionale? 5. Le risorse impiegate negli ultimi anni per rafforzare il commerciale hanno fatto crescere il fatturato dell’ agenzia o si sono rivelate unicamente un costo? 6. Come concilia l’ editore la scelta di minacciare il mancato pagamento degli stipendi per i servizi già resi con le sue pubbliche prese di posizione a favore di un’ imprenditoria socialmente responsabile? 7. All’ editore di quella che fu l’ Asca (Agenzia della stampa cattolica associata) vogliamo ricordare l’ appello fatto dal Papa agli imprenditori a non “confondersi con lo speculatore”.

A “Stampubblica” suona l’ ora della libera uscita

Il Fatto Quotidiano
Giovanni Valentini
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“Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all’ occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica” (da “La prima indagine di Montalbano” di Andrea Camilleri – Mondadori, 2004 – pag. 126) Non sarà un gran danno per Repubblica, l’ uscita del condirettore Tommaso Cerno che ha deciso di candidarsi nel Pd, ma neppure un grande guadagno per la politica. E forse, i primi a tirare un sospiro di sollievo saranno i sette vicedirettori che, appena tre mesi fa, avevano accettato o subìto questa nomina, scavalcati da un’ imposizione del “nuovo” editore, il gruppo Gedi, costituito dalla famiglia De Benedetti e dalla Fiat. Ma, comunque lo si voglia giudicare, questo è un altro sintomo di quella crisi d’ identità e di appartenenza che ha colpito il quotidiano di Eugenio Scalfari dopo la maxi-fusione da cui è scaturito l’ ircocervo chiamato “Stampubblica”: insomma, libera uscita per tutti. Con il dovuto rispetto per la persona, questo abbandono non sarà un gran danno per il giornalismo perché Cerno, già direttore del settimanale L’ Espresso e prima ancora del Messaggero Veneto, non ha avuto neppure il tempo d’ identificarsi con Repubblica e di lasciare – per così dire – un segno nella storia del Gruppo che fu di Carlo Caracciolo. Tant’ è che lui stesso ha spiegato la sua decisione come “una scelta di vita”, quando per molti che seguirono fin dall’ inizio Scalfari in questa straordinaria avventura professionale la scelta di vita fu proprio quella di andare a lavorare nel suo giornale. Bisogna anche riconoscere, tuttavia, che il condirettore era stato già delegittimato poco tempo fa dall’ ex editore e ancora presidente onorario Carlo De Benedetti, con l’ improvvida intervista al Corriere della Sera in cui aveva criticato la sua investitura, destabilizzando così la direzione di Repubblica. La candidatura di Cerno nelle liste del Pd non sarà neppure un grande guadagno per il partito di Matteo Renzi, e più in generale per la politica, perché non si vede come le “battaglie culturali” che lui rivendica – dai diritti civili alla libertà di pensiero – possano ora “diventare realtà” mentre prima dovevano essere evidentemente solo teoria. Se un giornalista ai vertici di due gloriose testate come L’ Espresso prima e Repubblica poi, non è riuscito a promuoverle, che cosa gli fa sperare di ottenere risultati più concreti in un Parlamento “balcanico”, instabile e turbolento, come quello che già si annuncia per la prossima mini-legislatura? A meno che Cerno, in forza dei propri dichiarati orientamenti personali, non intenda impegnarsi legittimamente in una campagna trasversale contro l’ omofobia, su cui meriterebbe tutta la nostra solidarietà. Se qualcuno sospettava ancora che Repubblica fosse un giornale-partito, eccolo dunque accontentato. È vero che ai tempi del vecchio Espresso anche Scalfari si candidò e fu eletto deputato nelle file del Psi, ma quella fu una scelta di necessità – non di vita – per difendersi con l’ immunità parlamentare dai contraccolpi giudiziari del “caso Sifar”. Ed è anche vero che, dopo di lui, altri colleghi del suo giornale hanno indossato la casacca del Pci, del Pds o dei Ds per entrare nel Parlamento italiano o europeo: nessuno di loro, però, aveva incarichi di vertice o responsabilità direttive che potessero impegnare la testata. La verità è che con la candidatura-civetta di Cerno il partito dell’ ex rottamatore fa una “campagna acquisti” da calciomercato, nel disperato tentativo di non essere rottamato a sua volta. Altro che competenza ed esperienza. Dal “partito liquido” si rischia di passare ora al partito liquefatto.

Askanews protesta “Vogliono spegnere una voce libera”

La Repubblica

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ROMA «Askanews, una voce importante dell’ informazione, rischia di spegnersi». Lo denunciano «oltre 130 famiglie, tra giornalisti e poligrafici» in sciopero che «subiscono il comportamento dell’ azienda, controllata da Luigi Abete, che non garantisce il pagamento degli stipendi. In piena campagna elettorale, con continui allarmi sulle fake news, la nostra agenzia, che da quasi 50 anni assicura un notiziario credibile e indipendente, lancia un appello a governo, forze politiche, istituzioni e parti sociali». Cgil, Cisl e Uil chiedono che Palazzo Chigi si faccia carico della tutela dei posti. Anzaldi (Pd): si rispettino norme sugli stipendi. Carelli (M5s): la crisi è effetto della riforma Lotti del settore. Solidale con i lavoratori Brunetta (FI). Fnsi e Stampa Romana: situazione assurda. A giornalista e poligrafici, il sostegno del Cdr di Repubblica.

Diritti tv, Sky e Mediaset fuori. Ci provano gli amici di Cairo

Il Fatto Quotidiano
Lorenzo Vendemiale
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A furia di tirarla, la corda si è quasi spezzata. L’ offerta delle pay-tv per i diritti della Serie A è troppo bassa e la Lega l’ ha rispedita al mittente: 830 milioni di euro, a fronte 1,05 miliardi preteso dai club. Così per la prima volta dopo 15 anni di duopolio, Sky e Mediaset rischiano davvero di perdere il campionato. Ma anche il pallone italiano – che al momento già non ha un presidente – si ritrova senza una televisione e forse dovrà farsene una sua con l’ aiuto degli spagnoli di MediaPro. Da una parte i presidenti hanno chiesto tanto, forse troppo, per un prodotto sempre meno interessante. Dall’ altra le emittenti, irritate da pretese secondo loro irragionevoli, hanno puntato al ribasso. Così si è arrivati alla rottura, in particolare sul pacchetto che riguarda le partite delle 12 squadre minori del campionato (in cui era stata inclusa anche la Roma, nel vano tentativo di renderlo più appetibile): Sky partiva da 80 e si è spinta a 150 milioni di euro, a fronte dei 310 richiesti; Mediaset non si è schiodata da quota 200 per i match delle 8 big sul digitale terrestre. Il totale è stato giudicato insufficiente e l’ asta è fallita per la seconda volta di fila. La gara, però, prevedeva anche un secondo bando per gli intermediari: il salvagente che l’ advisor Infront ha preparato per i club (e per se stesso). In busta c’ è il nome di MediaPro, società spagnola di marketing specializzata sui diritti che già lavora nella Liga, e garantisce 950 milioni più royalties per tre anni. “La tanto vituperata Serie A vale un miliardo”, rivendica il commissario Carlo Tavecchio. In questo caso, però, l’ offerta è legata alla creazione di un nuovo canale della Lega: col supporto di MediaPro, la Serie A autoprodurrebbe le sue partite, da rivendere su tutte le piattaforme possibili, dal digitale al satellitare, passando per Internet. Per alcuni è un azzardo, per altri un possibile business: il presidente-editore Urbano Cairo, ad esempio, con loro ha già fatto buoni affari in Spagna, dove Rcs ha affittato a MediaPro le frequenze su cui va in onda GolTv, uno dei canali sportivi più seguiti del Paese. Di sicuro sarebbe una rivoluzione. Quasi scontato che in questo clima la Lega non abbia trovato l’ accordo sulla governance. I club dell’ ala riformista (capeggiati da Roma, Juventus e Bologna) hanno incontrato i due candidati alla presidenza della Figc, Gabriele Gravina e Damiano Tommasi, chiedendo al secondo di convergere sul primo. A questo punto il n. 1 della Lega Pro pare leggermente favorito nella sfida al senatore Cosimo Sibilia, capo dei Dilettanti che in Serie A raccoglie il consenso dell’ area lotitiana. Ma l’ impressione è che ormai ci sia un fronte (ispirato dal ministro Luca Lotti) che giochi per il commissariamento da parte del Coni di Giovanni Malagò. Solo domenica sera, o addirittura direttamente nelle urne, si capiranno i veri rapporti di forza. Ai presidenti della Serie A sta più a cuore risolvere il rebus dei diritti, da cui dipende la sopravvivenza del sistema. Per questo si è deciso di dare il via alle trattative private con MediaPro: i club si devono convincere dei vantaggi di creare un nuovo canale da rivendere “chiavi in mano” ai distributori. E qui rientrerebbero in gioco Mediaset e Sky, visto che al momento nel panorama italiano non ci sono grandi alternative (per il satellite, ad esempio, solo Discovery) su cui trasmettere. I due colossi probabilmente perderebbero solo la leadership editoriale, non quella distributiva. Ma è chiaro che questa situazione potrebbe forse star bene al Biscione, che ha sbaraccato Premium e si accontenterebbe di continuare ad avere le partite alle stesse condizioni dei rivali. Molto meno a Sky, che sul pallone ha investito tanto e vedrebbe neutralizzato il suo vantaggio. Per questo in Lega lavorano anche al piano B: un ulteriore bando con una componente forte di esclusiva (si parla di tutti i diritti, compresi quelli di ritrasmissione e cessione in sub licenza), per cui Sky potrebbe essere disposta a sborsare il miliardo chiesto dalla Lega. La partita non è ancora finita: si va ai supplementari.

Rifiutata offerta Sky Mediaset, si fa avanti la spagnola MediaPro: pronti 990 milioni

Il Manifesto

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Roma. II Grande confusione sotto il cielo del calcio, com’ era nell’ aria da giorni dopo l’ asta finita deserta la scorsa estate, ieri l’ Assemblea della Serie A ha deciso di rifiutare la proposta di 830 milioni arrivata al termine delle trattative private tenute con Sky e Mediaset Premium, ben al di sotto della soglia minima che i presidenti di A e la Lega pensavano di ottenere, ovvero 1 miliardo e 50 milioni di euro. Nel dettaglio, Sky avrebbe rilanciato passando da una prima offerta di 81 milioni di euro a circa 150 milioni, per i pacchetti D1 -D2, con le partite in esclusiva di 12 squadre (inclusa la Roma) e i relativi diritti accessori, comunque al di sotto del prezzo minimo di 320 milioni di euro. Con Mediaset Premium che non ha rilanciato di un euro, confermando la sua offerta iniziale che si aggirava intorno ai 200 milioni di euro per il pacchetto B (8 squadre fra cui le cosiddette big), resta lontano il target di un miliardo e 50 milioni fissato dalla Lega Serie A e dall’ advisor Infront. E QUI SI PALESA lo scenario – di cui accennava su queste pagine ieri Luca Pisapia, dell’ inserimento nella trattativa degli spagnoli di MediaPro che hanno partecipato al bando subordinato per intermediari indipendenti. Il gruppo iberico of frirebbe 990 milioni di euro (bonus compresi) per tre anni, proposta che con le altre verrà esaminate già nella prossima settimana. In serata è però giunta la notizia di una lettera arrivata dal quartier generale di Sky, nella quale il gruppo di Murdoch si impegnerebbe a sublicenziare in esclusiva a terzi almeno una porzione dei diritti televisivi, e a offrire i propri canali con la Serie A a tutte le piattaforme che ne facciano richiesta, a condizioni eque e non discriminatorie. Naturalmente, ha sottolineato l’ emittente satellitare nella lettera, tutto ciò è condizionato alla possibilità per Sky di utilizzare i diritti anche direttamente per i propri clienti su tutte le piattaforme. Per Sky, secondo la procedura della Lega l’ intermediario finanziario può anche realizzare pro dotti audiovisivi e quindi diventare un operatore della comunicazione. COM’ ERA INEVITABILE, la vicen da dei diritti tv ha messo in stand by la governance del pallone, l’ unica novità è l’ incontro avvenuto nella mattinata di ieri tra metà dei club di Serie A e due dei candidati alla presidenza della Federcalcio, Ga briele Gravina e Damiano Tom masi, impegnandosi a far convergere i loro voti sul presidente della Lega Pro e invitando quello dell’ Assocalciatori a fare sintesi. Per il momento Tom masi resta in corsa: se invece decidesse di affiancare Gravina, si formerebbe una coalizione che si attesterebbe attorno al 55% dei consensi. S.Cr.

Caltagirone Editore, è on line il nuovo sito

Il Mattino

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È on line il nuovo sito internet della Caltagirone Editore www.caltagironeeditore.com. Il nuovo sito – si legge in una nota – è parte del processo di rafforzamento della presenza web della holding e del suo network editoriale che con oltre 3,4 milioni di lettori giornalieri e 1,2 milioni di utenti unici sul web, è uno dei principali network di informazione generalista del Paese. Completamente ridisegnato, è una piattaforma che, utilizzando una veste grafica semplice e moderna, consente di esplorare il mondo Caltagirone Editore, di conoscere le iniziative e le novità dei quotidiani del network Caltagirone Editore, nonché di accedere a tutte le informazioni rilevanti per gli investitori e gli stakeholders. Il sito è stato realizzato in collaborazione con CEDS Digital & Servizi, divisione IT e digitale del gruppo Caltagirone Editore che si occupa appunto di digital media, progettazione, innovazione, sviluppo e gestione IT e digitale per il network Caltagirone Editore e per clienti terzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Diritti tv in mano a Mediapro, ma Sky rilancia

Il Mattino
Salvatore Riggio
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MILANO. Tra Sky e Mediaset, alla fine vince Mediapro. Almeno questo è il risultato del primo tempo. Se il successo sarà definitivo, e lo sapremo entro venerdì 2 febbraio, il campionato italiano parlerà spagnolo. Dopo una lunga giornata per assegnare i diritti televisivi del triennio 2018-2021, sullo sfondo restano la rabbia e la delusione di Sky e Mediaset per come è andata a finire la trattativa. Due giorni fa l’ offerta complessiva di entrambe si era fermata a 762 milioni di euro (562 di Sky per i pacchetti A, C, D1 e D2 e 200 di Mediaset per il B), rimandata al mittente dai presidenti della massima serie. Così, dopo una serrata trattiva privata, si è arrivati a quota 830 milioni di euro: 68 quelli aggiunti da Sky, mentre Mediaset non aveva modificato la sua restando a quota 200. Offerta complessiva ritenuta insufficiente da 18 società su 20 (la Juventus si è astenuta; la Fiorentina ha votato contro). Scelta vincolante. Il passo successivo è stato quello di aprire la busta con l’ offerta dell’ intermediario indipendente, Mediapro appunto. Una proposta da 950 milioni di euro fissi. Offerta accettata all’ unanimità dall’ assemblea, che ha così deciso di trattare con gli iberici per arrivare a una conclusione definitiva entro una settimana: «Il calcio italiano non è tanto vituperato. Con le variabili si potrebbe toccare il miliardo, senza dimenticare i circa 400 milioni per i diritti esteri e la Coppa Italia. In fase commissariale è stato fatto un ottimo lavoro», l’ orgoglio di Carlo Tavecchio, fino a lunedì commissario della Lega serie A (poi, Ezio Maria Simonelli subentrerà come garante). La scelta di trattare in maniera vincolante con Mediapro ha spinto Sky a consegnare una lettera in Lega nella quale ha affermato di essere pronta a comprare tutti i diritti tv per poi eventualmente redistribuirli. La rabbia di Sky. Una mossa per contrastare gli spagnoli. In sostanza, un forte elemento di pressione per far capire a tutti di poter rientrare in gara. «L’ offerta di Mediapro per i diritti tv della serie A è legata al progetto di realizzare un canale in partnership con la Lega da offrire su ogni piattaforma possibile. Si lavorerà anche a un piano alternativo: non voltiamo le spalle agli operatori. L’ obiettivo è portare alla prossima assemblea la massima offerta degli spagnoli e un modello di vendita per prodotto, con esclusive di singole partite. Un modello molto diffuso in Spagna, Germania e Inghilterra», le parole di Luigi De Siervo, amministratore delegato di Infront. La gara non è di certo finita qui. La battaglia tra Sky e Mediapro continua. Ma cosa succederà venerdì 2 febbraio se la Lega serie A dovesse rifiutare l’ offerta dell’ intermediario indipendente? Si procederebbe con un terzo bando e qui tornerebbero protagoniste anche Perform e Tim per il pacchetto C. Ora in via Rosellini hanno la consapevolezza di avere un prodotto che vale un miliardo di euro. In sostanza, chi lo vuole, si deve adeguare. La governance. Nel caos per i diritti televisivi, i club di serie A non hanno investito del tempo per discutere sulla nuova governance e procedere all’ elezione del presidente, dell’ amministratore delegato e dei consiglieri di Lega. Al momento, non è possibile raggiungere il quorum di 14 voti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Diritti tv, calcio nel caos Trattative con Mediapro

Il Sole 24 Ore
Marco BellinazzoAndrea Biondi
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Il calcio italiano entra in un territorio sconosciuto e a pochi mesi dell’ inizio del nuovo triennio 2018/21 ripiomba nel caos. Ieri nell’ assemblea che avrebbe dovuto sancire la cessione dei pacchetti tv della Serie A si sono vissute ore drammatiche. Le trattative private svolte dopo il flop dell’ asta di lunedì scorso non hanno dato i frutti sperati. Lega e l’ advisor Infront hanno deciso di non aderire alle proposte di Mediaset e Sky e di aprire la busta dell’ intermediario indipendente, gli spagnoli di Mediapro, con cui saranno effettuati colloqui la prossima settimana per approfondire i dettagli della proposta: 950 milioni di parte fissa più le royalties, per l’ intero portafoglio dei diritti. In serata, poi, la mossa a sorpresa di Sky che, dopo aver comprato i diritti di Champions 2018/21, Euro 2020 e la Formula 1, evidentemente tiene a un’ offerta ai suoi clienti anche sulla Serie A. La pay tv della galassia Murdoch ha così rilanciato facendo sapere, con una lettera in Lega, di essere pronta a contendere a Mediapro l’ assegnazione del pacchetto “global” con tutti i diritti 2018-21 e una base d’ asta di 1,05 miliardi annui. Un rilancio che tuttavia potrebbe cozzare con il profilo giuridico degli intermediari definito dalla Legge Melandri a tutela dei consumatori. Lega e Infront, d’ altro canto, oltre a valutare la proposta di Mediapro, proveranno a elaborare un nuovo bando basato sulla vendita per prodotto con esclusive a prescindere dalla piattaforma. L’ offerta di Mediapro, spiega l’ ad Infront Luigi De Siervo, «è abbinata al progetto di realizzare una canale in partnership con la Lega da offrire su ogni piattaforma». Parallelamente si lavora a «un piano alternativo» affinché «gli operatori tradizionali, Sky e Mediaset in primis, possano rientrare in corsa». La lettera di Sky arrivata in Lega unitamente a una missiva di Mediaset in cui il Gruppo di Cologno avrebbe ripercorso i punti chiave della legge e della sua offerta (a chiarire i paletti della situazione oltre i quali potrebbe partire uno scontro), hanno così concluso un pomeriggio di alta tensione in via Rossellini a Milano. Le proposte formulate dai due broadcaster ieri hanno raggiunto gli 830 milioni, rispetto al target di 1,05 miliardi. Una cifra cui si arriva aggiungendo ai due pacchetti “congelati” – perché con offerte (entrambe di Sky sul satellitare e sul pacchetto “C” per gli Ott) sopra la base d’ asta – il rilancio effettuato sempre da Sky sui pacchetti D1 e D2 (per piattaforma e non per prodotto). Sky avrebbe alzato la propria offerta, ma solo di 70 milioni, arrivando a circa 150 milioni a fronte di una base d’ asta fissata dalla Lega per questi pacchetti a 310 milioni più 10 milioni di oneri accessori. Dall’ altra parte Mediaset ha confermato sostanzialmente l’ offerta avanzata lunedì: 200 milioni. A questo punto la Lega Serie A ha deciso di non assegnare i diritti tv a Sky e Mediaset ma di passare al “piano B”: trattativa privata con l’ intermediario indipendente spagnolo. «Da un’ offerta di 760 milioni siamo arrivati a 950 e probabilmente supereremo 1 miliardo. Inoltre ci sono i 400 milioni dei diritti internazionali oltre alla Coppa Italia. Vuol dire che questo vituperato campionato non è poi messo così male», ha commentato il commissario della Lega Serie A, Carlo Tavecchio lasciandosi andare poi a una stoccata ai player storici della tv italiana: «Se aspettavano gli assist del sistema italiano, aspettavamo un po’…». In questo quadro, si profila dunque uno scenario inedito con i broadcaster tradizionali da una parte, proprietari di piattaforme come Sky e Mediaset, e un intermediario come Mediapro specializzato nell’ acquisto e cessione di diritti sportivi che punta a costruire un canale producendo i match e poi rivedendoli alle emittenti. Mediapro svolge questo ruolo con sempre maggiore centralità in Spagna. Posizione che ha causato all’ azienda – 1,6 miliardi di fatturato annuo e 200 milioni di utili, nata a Barcellona – diversi problemi con l’ Antitrust e il fisco iberici. Mediapro ha rilevato ad esempio il pacchetto principale dei diritti tv domestici della Liga nel dicembre 2015 per il triennio 2016/19 garantendo 633 milioni annui. Il pacchetto è costituito da otto partite in pay per view a giornata, avvalendosi per le trasmissioni della piattaforma beINsport. La penetrazione nel sistema calcistico spagnolo di Mediapro è dunque di assoluto rilievo. E si intreccia con le politiche del presidente della Liga Javier Tebas, peraltro tra i principali candidati ad assumere il ruolo di ad nella Lega italiana. Il legame a doppio filo tra Tebas e Jaume Roures proprietario di Mediapro, da anni infiamma il dibattito infatti calcistico in Spagna. Il ruolo di Mediapro nella Liga è rafforzato dagli accordi commerciali che la Liga sta siglando in giro per il pianeta, con l’ obiettivo di internazionalizzare il suo brand e competere con la Premier League sui mercati asiatici. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Mediaset, in arrivo «Canale 20» e Focus

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Il nuovo canale tematico Mediaset si chiamerà “Canale 20”, come il numero da formare sul telecomando per vederlo. E in arrivo ci sarebbe anche un’ offerta nel segmento “documentari”, riportando a casa (è proprietà di Mondadori) con un canale ad hoc il marchio Focus con cui ora trasmette Discovery, sul 56. Il contratto è però in scadenza e, a quanto risulta al Sole 24 Ore, il gruppo Usa starebbe pensando di usare quella posizione per trasmettere contenuti inediti con uno dei suoi brand non ancora in Italia. La nuova offerta Mediaset arriverebbe dopo l’ estate. Da Cologno nessuna conferma. Ma sembrano profilarsi mesi con novità importanti, e ancora nella tv free. La prima riguarda il canale 20. Come detto nessuna conferma, anche perché il lancio dovrebbe avvenire più avanti, prima dell’ estate, ma dal mondo pubblicitario trapelano le prime indiscrezioni. La posizione 20 – è stato spiegato nelle prime presentazioni – è di rilievo: dopo il canale 9, il 20 che ora ospita Retecapri (acquisito un anno fa) è la prima rete nazionale (dal 10 al 19 le emittenti sono locali, diverse di regione in regione) che arriva subito prima di Rai4, al numero 21. Insomma, una posizione ritenuta pregiata da occupare con cinema e serie tv, spesso in prima visione free subito dopo il passaggio in pay tv. Niente grandi film del passato, niente titoli d’ essai come su Iris, ma film recenti da mixare con produzione seriale internazionale. In questo modo si vuole pescare in un mare non dragato dagli altri canali specializzati Mediaset: largo pubblico non troppo anziano e soprattutto maschile. Funzionerà? I canali gratuiti di cinema e serie sono molti, della stessa Mediaset (Iris, Top Crime) come della concorrenza: Rai4, Rai Movie, Paramount Channel, Cielo, Cine Sony. Puntare su film di alto livello è visto a Cologno come elemento distintivo, creando così una situazione di “accerchiamento” per Rai4, fra la programmazione più à la page del canale 20 e quella più consolidata di Iris. Nonostante le prime indiscrezioni, non c’ è ancora nessuna previsione su ricavi pubblicitari e ascolti attesi. Tutto comunque sembra far pensare a un’ audience a regime tra l’ 1% e il 2%. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Calcio, fallita l’ asta per le tv

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Le trattative non hanno portato buoni frutti: i broadcaster non si sono mossi dalle loro posizioni o lo hanno fatto solo parzialmente, e la Lega di Serie A non ha voluto accettare un’ offerta totale per i diritti tv del calcio da 832 milioni, superiore a quella delle buste di lunedì ma inferiore di oltre 200 milioni alla base d’ asta da 1,050 miliardi. Così il bando riservato agli operatori tv e Internet ieri si è chiuso senza assegnazioni e l’ assemblea della Lega con l’ advisor Infront ha aperto la busta del bando subordinato, quello riservato agli intermediari indipendenti a cui ha partecipato la spagnola MediaPro. Nella sua busta un’ offerta da 950 milioni di euro, una cifra che potrebbe incrementarsi per la parte variabile fino a 1,150 miliardi al raggiungimento di determinati target. Adesso partirà una trattativa di 7 giorni con la società iberica. Alla fine, se i diritti le saranno assegnati, il risultato dovrebbe essere la realizzazione di un canale con la Serie A cosa per la quale MediaPro ha l’ expertise realizzando già i canali in Spagna. Una tv della Lega (un’ opzione che a via Roselli non si è mai abbandonata, spagnoli o meno) da rivendere ai broadcaster che ci metteranno il proprio marchio o da vendere direttamente agli utenti finali in vario modo. Si tratta del primo caso in cui una lega si fa la propria tv. È accaduto con la Nba americana, anche se lì i numeri e i soldi sono ben altra cosa. Dalla sede milanese di via Roselli è partito però un segnale chiaro alle tv, che per ora non hanno certezze sui diritti più pregiati. Andando nel dettaglio, ieri alle 15.30 si sono aperte le buste di Mediaset e Sky dopo i quattro giorni scarsi di trattative. Ebbene, Mediaset non ha voluto alzare la propria offerta: 200 milioni per il pacchetto B che include le partite per il digitale terrestre di Juventus, Napoli, Milan, Inter, Lazio, Fiorentina e due squadre di fascia bassa, per un totale di 248 eventi e la cui base d’ asta era di 260 milioni di euro. Sky dal canto suo ha messo sul piatto 70 milioni in più sui pacchetti D1 e D2 che comprendono le partite delle altre 12 squadre, Roma compresa, per tutte le piattaforme. Lunedì aveva già presentato un’ offerta da circa 80 milioni e con questa seconda tranche l’ operatore è arrivato ai 151 milioni contro un minimo di 310 milioni. Sky era già assegnatario in pectore del pacchetto A, che ha la stessa composizione del B ma per il satellite (261 milioni offerti su 260 minimi) e anche del pacchetto C (170 milioni su 160 milioni richiesti per le partite su Internet) oltre che dei diritti accessori da 50 milioni. Mettere sul piatto 632 milioni in totale non è però bastato e anche questi ultimi pacchetti non sono stati assegnati. Sky ieri ha però cercato una via d’ uscita all’ ultimo: ha spedito una lettera alla Lega di Serie A in cui si è detta disponibile a presentare un’ offerta per il pacchetto Global, quello riservato agli intermediari indipendenti come MediaPro e a rivendere a terzi parte dei diritti. La lettera è stata letta durante l’ assemblea ma non è stata presa in considerazione. La situazione era già sembrata ingessata giovedì, quando le trattative sono andate avanti fino a tarda sera: Mediaset non si sarebbe mossa e Sky non aveva intenzione di offrire almeno 200 milioni in più per salire dai 762 milioni di tutte le offerte di lunedì a una cifra compromesso per la Lega. La Lega e Infront hanno voluto tenere ferma la volontà di vendere i diritti oltre il miliardo pur in presenza di un mercato televisivo poco concorrenziale. Mediaset, infatti, aveva detto più volte che la partecipazione alle gare del calcio sarebbe stata razionale, senza follie e che Premium ne avrebbe anche fatto a meno. Sky, dal canto suo, aveva ben presente questa situazione e sapeva che la concorrenza, per ora, non sarebbe arrivata nemmeno dagli Ott (e infatti l’ unica offerta consistente sopra soglia l’ ha fatta per il C che permette di trasmettere con un prodotto solo su Internet). © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Mediaset, Cannatelli lascia il cda. Pasquale Cannatelli si è dimesso dalla carica di consigliere non esecutivo del cda di Mediaset, per sopraggiunti impegni personali. Lo ha comunicato una nota del Biscione, secondo la quale il manager detiene 116.500 azioni del gruppo televisivo di Cologno Monzese. Il Rosario della sera, Fiorello torna su Radio Deejay. Da Il Socialista a Il Rosario della Sera: dopo il riuscito esperimento di un programma nato sui social e andato in onda tutte le mattine per un paio di mesi in formato ridotto su Radio Deejay, da lunedì Fiorello torna con un nuovo appuntamento, in diretta dal lunedì al venerdì, dalle 19 alle 20. Attualità, musica live, interazione con il pubblico e i tanti personaggi a cui dà voce Fiorello: sono gli ingredienti de Il Rosario della Sera, show quotidiano in onda da Roma per raccontare e commentare con taglio ironico e leggero la giornata. A fianco di Fiorello, il maestro Enrico Cremonesi e l’ imitatrice Gabriella Germani. Mediaset e Mediaset España insieme per Lontano da te. Per la prima volta Mediaset e Mediaset España (controllata al 50,2% dalla stessa Mediaset) producono insieme una nuova fiction di standard internazionale. Apre infatti a Siviglia il set di Lontano da te, la romantic comedy europea che vede protagonisti Megan Montaner (Il segreto) e Alessandro Tiberi (Boris, Tutto può succedere). La serie è diretta da Ivan Silvestrini e sarà girata tra Siviglia, Roma e Praga. Partner della coproduzione Italia-Spagna, la società Cross Production di Rosario Rinaldo. Lontano da te andrà in onda in contemporanea in Italia su Canale 5 e in Spagna su Telecinco tra fine 2018 e inizio 2019. Sono in corso contatti per la distribuzione nei principali paesi europei oltre che nelle aree internazionali di lingua spagnola. Il sito Caltagironeeditore.com si rinnova. È online il nuovo sito internet di Caltagirone Editore (www.caltagironeeditore.com), parte del processo di rafforzamento della presenza web della holding e del suo network editoriale che conta oltre 3,4 milioni di lettori giornalieri e 1,2 milioni di utenti unici sul web. Completamente ridisegnato, il sito è una piattaforma che consente di esplorare il mondo Caltagirone Editore, di conoscere le iniziative e le novità dei quotidiani del network, nonché di accedere a tutte le informazioni rilevanti per gli investitori e gli stakeholders. Il sito è stato realizzato in collaborazione con Ceds Digital & Servizi, divisione it e digitale di Caltagirone Editore che si occupa di digital media, progettazione, innovazione, sviluppo e gestione it e digitale per il network Caltagirone Editore e per terzi. Fox Crime, oltre 700 mila spettatori per la serie su Versace. Buon riscontro di ascolti per American Crime Story: the assassination of Gianni Versace che nella prima settimana di messa in onda su FoxCrime (Sky, 116) ha totalizzato 708 mila spettatori con oltre 1,3 milioni di contatti. Nella serata di venerdì 19 gennaio FoxCrime è stato il 1° canale della piattaforma Sky e ha visto il miglior esordio di una nuova serie negli ultimi quattro anni. Cinepop al via su Sky Cinema. Da lunedì su Sky Cinema Uno, arriva Cinepop, il nuovo programma quotidiano di infotainment che racconterà il mondo del cinema in sala e in onda su Sky. A inaugurare la conduzione di Cinepop, Sarah Felberbaum, attrice in film di come Il Principe abusivo, Una Piccola impresa meridionale e Poli opposti, mentre a dirigere il programma sarà il regista Max Croci (Poli opposti, Al posto tuo, La verità vi spiego sull’ amore). Nella sua versione weekend, invece, Cinepop dedicherà l’ intero spazio del sabato a Gianni Canova, mentre la domenica il padrone di casa sarà Francesco Castelnuovo con interviste, consigli e approfondimenti. Sergio Menga nuovo cfo di Publicis Media Italy. Sergio Menga entra nel team di Publicis Media Italy guidato dal ceo Luca Montani nel ruolo di chief financial officer. Menga, laureato in economia all’ Università Cattolica di Milano, ha lavorato nel mondo dei media per oltre 16 anni, prima in Mindshare e successivamente in Wpp come cfo. Buzzoole, nuovi uffici a New York e nuova partnership. La piattaforma di influencer marketing Buzzoole apre nuovi uffici a New York. «Dopo l’ apertura nel Regno Unito nel 2016, che ha portato l’ azienda a crescere in maniera esponenziale, oggi il mercato statunitense rappresenta per noi un’ ulteriore, imperdibile opportunità strategica di sviluppo», ha commentato Fabrizio Perrone, founder e ceo di Buzzoole, «e siamo davvero felici di dare il benvenuto alla nuova sales director per gli Stati Uniti, Jenni Morrison». Nel frattempo, sempre al di là dell’ oceano, spiega una nota, l’ azienda ha firmato una partnership con la canadese Flixel, specializzata in soluzioni Cinemagraph, per fornire agli utenti Buzzoole un ulteriore strumento per creare contenuti all’ interno delle campagne dei brand partner.

Meredith prolunga opa su Time

Italia Oggi

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Meredith ha posticipato il termine ultimo dell’ opa (offerta pubblica di acquisto) da 1,85 miliardi di dollari (1,5 miliardi di euro) per acquisire l’ editore Time: adesso la previsione è di completare l’ acquisizione settimana prossima. Il proprietario di riviste come Better Homes & Gardens e Allrecipes ha affermato infatti che l’ offerta da 18,5 dollari (14,9 euro) per azione scadrà entro la mezzanotte del 30 gennaio (martedì prossimo). Invece, il termine della scadenza era stato inizialmente fissato per la giornata di giovedì. Meredith ha dichiarato anche che, fino a giovedì, è stato il 65% degli azionisti di Time ad aderire all’ offerta. Quindi il nuovo obiettivo è riuscire a convincere un numero maggiore di azionisti della società che pubblica sia il settimanale Time sia magazine come Sports illustrated e People. A inizio mese Meredith ha ottenuto il via libera delle autorità Antitrust americane. L’ operazione trasformerà la società nel maggiore editore di riviste Usa.

Diritti tv, è caos: Mediapro, Sky o nuovo bando

Libero

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Altra fumata nera in Lega Calcio per l’ assegnazione dei diritti tv della Serie A 2018/21. Le trattative private tra la Lega e le due emittenti rimaste in corsa (Sky e Mediaset) non ha portato i risultati sperati: le offerte non hanno superato quota 830 milioni di euro annui, ben al di sotto dell’ obiettivo fissato in 1,05 miliardi a stagione. Rifiutata l’ offerta delle tv, la Lega ha deciso di aprire la busta contenente la proposta di Mediapro, agenzia spagnola che si è fatta avanti come intermediario: sul tavolo 950 milioni di euro all’ anno, che possono diventare 1,15 miliardi in caso di raggiungimento di alcuni target. Un’ offerta che per ora non soddisfa i club di A, tanto che è stata concessa una settimana per poter trattare con Mediapro. In alternativa, però, per cautelarsi, la Lega starebbe pensando anche a un nuovo bando. Anche perché Sky non ha intenzione di mollare la preda. Dopo il fallimento della trattativa di ieri, la pay-tv satellitare si è proposta in una nuova veste, come una sorta di intermediario: in una lettera inviata alla Lega infatti Sky si è detta pronta a elaborare una nuova proposta per tutti i diritti messi in gara dal bando, un’ offerta che si profila come concorrente a quella di Mediapro. In sostanza, Sky acquisterebbe tutti i diritti, mantenendo quelli che gli interessano e cedendo a terzi gli altri. Una strada che a oggi non è percorribile: da qui nasce anche l’ ipotesi di un nuovo bando di gara. MATTEO SPAZIANTE riproduzione riservata.

Lega e Figc senza accordo Tutto bloccato anche sulla tv

Il Giornale
Franco Ordine
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Franco Ordine Divisi in due fronti sul voto federale, uniti nel discutere di diritti tv e di soldi che scarseggiano per le ridotte offerte di Sky e Mediaset sui pacchetti del prossimo triennio respinte al mittente. È la plastica fotografia offerta ieri a Milano dai presidenti di serie A, chiamati nel frattempo a indicare la rotta della crisi politico-sportiva esplosa con l’ eliminazione dal Mondiale. Prima di ritrovarsi in via Rosellini si è divisa in due plotoni di dieci unità ciascuna: uno (i riformisti con Cairo più Juve e Inter) ha incontrato il trio Gravina-Tommasi-Ulivieri, cioè il presunto cartello pronto a diventare maggioranza con il voto degli arbitri e la partecipazione decisiva di una fetta della serie A; l’ altro invece (guidato da Lotito con il Milan schierato con le medio-piccole) ha provato a ricucire gli strappi avvenuti intorno alla candidatura di Sibilia, che è il candidato rivale del presidente di Lega pro. Quest’ ultimo è appeso alle indecisioni di Damiano Tommasi, capo del sindacato calciatori che non è ancora deciso a fare un passo indietro e a favorire l’ elezione di Gravina appoggiato da mezza serie A e parte della serie B. Il ragionamento di Tommasi è il seguente: se ho l’ appoggio delle società più quello di calciatori e allenatori oltre che di arbitri, perché dovrei fare il vice di Gravina? La risposta è semplice: perché i 10 club di A non vogliono il sindacalista. Il responso definitivo sul numero delle candidature arriverà domenica sera, il giorno dopo ci saranno le elezioni: sarà l’ assemblea dei calciatori a dettare la linea e a far intuire lo sviluppo dell’ urna. In questo quadro di assoluto caos, può avere buon gioco il blitz di Giovanni Malagò che è tornato al centro della scena dopo aver inviato un paio di diffide alla lega e invitato i tre candidati a far saltare le elezioni di lunedì 29 in modo da avere carta bianca per intervenire e commissariare il calcio, prospettiva a questo punto sempre più probabile. Alla fine della giornata anche in materia di diritti tv non c’ è stato alcun passo avanti. Sky ha rilanciato ritoccando al rialzo alcune offerte, Mediaset è rimasta sulla precedente offerta: il totale ha fatto più o meno 830 milioni, traguardo lontano dal miliardo e 50 milioni preteso dai club. A questo punto il concorrente spagnolo Mediapro (990 milioni) può diventare protagonista mentre Sky ha già fatto sapere che non intende mollare ed è pronta a trovare partner per salire di quotazione.

La carica dei giornalisti in lista spunta anche Cerno con il Pd

Il Messaggero
STEFANIA PIRAS
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IL CASO ROMA Lo hanno già chiamato il partito (trasversale) dei direttori. Mai così tanti giornalisti eccellenti sulle schede elettorali come il prossimo 4 marzo. E’ di ieri l’ annuncio di Tommaso Cerno, condirettore di Repubblica, che lascia il quotidiano di largo Fochetti per candidarsi con il Pd e «portare le battaglie culturali, dai diritti civili alla libertà di pensiero, dove possono diventare realtà». Su twitter spiega: «È una scelta di vita, personale, combattuta». Seguono, sempre via social, gli in bocca al lupo di Mario Calabresi. Già direttore dell’ Espresso e del Messaggero Veneto, era diventato condirettore di Repubblica appena lo scorso 25 ottobre. «Ho fatto da giornalista battaglie civili per i diritti di ognuno», sottolinea Cerno, rispondendo anche a qualche perplessità che si è sollevata in redazione, «penso che nella parola partito e nella parola democratico ci sia spazio per questi diritti». PARLAMENTARIE 5STELLE I primi a ingaggiare i direttori, in questa tornata elettorale, sono stati però i Cinquestelle. Per anni sul blog di Grillo i cronisti venivano messi alla gogna, stavolta vengono candidati. E i direttori schierati sono ben quattro: Gianluigi Paragone, ex direttore de La Padania, quotidiano leghista, ex conduttore di La Gabbia su La7 ed ex direttore Rai. Arruolato anche Emilio Carelli, il primo direttore di SkyTg24 e fondatore del TgCom. Con i grillini inoltre l’ ex numero uno del Centro, Primo Di Nicola, e l’ ex direttore di ilSicilia.it, Alberto Samonà. In lista c’ è anche Franco Fracassi, mentre Ivo Mej (la7) e Tiziano Toniutti (La Repubblica) non hanno superato le parlamentarie. Nel centrodestra Silvio Berlusconi si è già assicurato le candidature di Allessandro Sallusti, Andrea Cangini e Giorgio Mulé, rispettivamente direttori di Giornale, Qn e (seppur da uscente) Panorama. Dalla stessa famiglia editoriale di Cerno spuntano inoltre altri possibili candidati dem: si fanno i nomi di Federica Angeli e Concita Sannino, anche se le interessate sarebbero intenzionate a declinare l’ offerta del Nazareno. Un giornalista di largo Fochetti, Carlo Picozza, che da anni segue proprio i temi della sanità regionale, è infine il capolista della civica di Nicola Zingaretti alla Regione. Stefania Piras © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Diritti tv, Sky e Mediaset a mani vuote La serie A finisce in mano agli spagnoli

La Stampa
TIZIANA CAIRATI
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R ivoluzion e, gli spagnoli di Mediapro mettono le mani sulla Serie A. Questo è il risultato dopo la tre giorni di trattative private con Sky (unica ad aver rilanciato l’ offerta) e Mediaset da una parte, la Lega di A e Infront dall’ altra. Una contrattazione, nata martedì, ma decisa, lunedì scorso, quando, aprendo le buste per l’ assegnazione dei diritti della Serie A per il triennio 2018-2021 non è stata raggiunta la base minima d’ asta di un miliardo e 50 milioni. Ma la partita risolutiva per i diritti non si è esaurita ieri. Perché le televisioni potrebbero ancora rientrare se fosse riscritto un nuovo bando, il terzo. Ipotesi sul tavolo Questa è una delle ipotesi che potrebbe concretizzarsi, ma solo se anche la proposta dall’ intermediario catalano di 950 milioni più royalties fosse rifiutata dall’ assemblea, che si è data 5 giorni, per trattare con i dirigenti spagnoli. L’ obiettivo è alzare la cifra messa sul tavolo da Mediapro fino al miliardo e 50 milioni, somma che la Lega di A vuole raccogliere per le gare. Anche se, si sussurra, le società potrebbero dire sì a 1 miliardo e 100 potrebbe. Azienda leader L’ idea di Mediapro, azienda leader nella distribuzione e produzione per l’ industria audiovisiva, è duplice. La prima è la progettazione e la produzione di un canale in partnership con la Lega da trasmettere 7 giorni su 7 e adatto a tutte le piattaforme. Nella sostanza è una vendita per prodotto, quindi, potrebbe succedere che una partita del campionato sia visibile solo su Sky, Mediaset, o Perform (Internet). La seconda è lo studio di una formula per implementare il canale della Lega, usando – si dice – Mediaset come piattaforma distributiva. «Siamo passati dai 760 milioni di lunedì ai 950 milioni di oggi (ieri), è probabile che si arrivi al miliardo. È stato fatto un ottimo lavoro», rimarca Carlo Tavecchio. L’ offerta di MediaPro «è legata al progetto di realizzare un canale su ogni piattaforma possibile». La posizione di Infront A spiegarlo è l’ amministratore delegato di Infront, Luigi De Siervo, il quale, sottolinea inoltre, che durante i prossimi 7 giorni di trattative con gli spagnoli si lavorerà anche a «un piano alternativo», perché, aggiunge l’ ad «non voltiamo le spalle agli operatori, l’ obiettivo è portare alla prossima assemblea la massima offerta degli spagnoli e un modello di vendita per prodotto, con esclusive di singole partite». La sostanza è una: la Lega di A e l’ advisor Infront lavoreranno perché Sky e Mediaset possano rientrare in corso «ma questo potrà avvenire solo ai valori che il nostro prodotto merita. Il calcio vuole recuperare la propria centralità», conclude De Siervo. In questo rivoluzionario orizzonte per il calcio italiano, c’ è la mossa strategica di Sky, che ha inviato una lettera alla Lega di A chiedendo di poter concorrere alla pari di Mediapro. La nuova partita dei diritti è appena iniziata. Quella per la governance di Lega ancora in alto mare. Non va meglio quella per la poltrona di presidente in Figc. Tant’ è che lunedì 29, giorno dell’ elezione del presidente della federazione, qualche società di A potrebbe lasciare la scheda in bianco. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

Lo scontro finale sui diritti tv il canale della Lega agita Sky

La Repubblica
MARCO MENSURATI
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Trattativa aperta, ma c’ è aria di cause in tribunale. Lettera dell’ emittente ai club di A orientati ad assegnare la gara agli spagnoli di Mediapro: “Trattateci come gli altri” La trattativa per i diritti tv della Serie A va ai tempi supplementari e minaccia di avere esiti rivoluzionari. O disastrosi. All’ asta del 22 gennaio, Sky e Mediaset avevano offerto in tutto 762 milioni. Troppo poco per i presidenti dei club che chiedevano 1 miliardo e cinquanta milioni ( in realtà si sarebbero accontentati di 920 milioni). Così hanno dato mandato a Infront di procedere a una trattativa con le due emittenti. Ieri, al termine della trattativa, Infront non è riuscita a rimediare più di 830 milioni, ” colpa” di Mediaset che non aveva messo un euro in più dell’ offerta iniziale ( 200 milioni per le partite delle prime sette squadre tranne la Roma). Sky invece per i suoi pacchetti aveva messo 70 milioni in più. La Lega ha così deciso di passare con forza e decisione al piano B: quello del Canale della Lega. E ha aperto la busta di Mediapro, la multinazionale spagnola, molto molto vicina a Infront ( sia nella sua versione attuale, con Luigi De Siervo al comando, sia a quella del bando precedente, targata Marco Bogarelli). Pur essendo la suddetta busta conservata in una cassaforte, i termini dell’ offerta erano sostanzialmente noti già da tempo. La neocostituita Mediapro Italy Srl – mettendo a garanzia una lettera della casa ” madre” – si impegna a offrire alla Lega 950 milioni di euro l’ anno per tre anni ( più il 50 per cento di revenue share sui ricavi al di sopra di 1 miliardo e 150 milioni di euro) per la distribuzione del Lega Channel. Lo schema, molto simile a un vecchio progetto immaginato proprio da Bogarelli prima e da De Siervo poi, prevede che la Lega, con l’ aiuto di Infront e il minimo garantito di Mediapro, produca l’ intero campionato e lo venda direttamente agli utenti attraverso le varie piattaforme già esistenti (Sky, Mediaset, Telecom ecc.) a cui pagherebbe una percentuale da stabilire. Se per l’ utente, alla fine, cambierebbe poco – continuerebbe a vedere le sue partite sui suoi canali preferiti – per le emittenti sarebbe una rivoluzione epocale. Basti pensare che Sky si ritroverebbe a non essere più un editore ma un semplice distributore, perdendo il ruolo centrale che negli anni si era costruito nel mondo del calcio. Senza considerare le ricadute occupazionali per giornalisti e tecnici, nonché i timori che Mediapro – che a quel punto deciderebbe la politica dei prezzi – possa favorire un broadcaster piuttosto che un altro. E non è un caso che la prospettiva inquieti soprattutto proprio Sky. Che è stata la prima a reagire inviando alla Lega una lettera dai toni collaborativi in cui chiede di essere trattata allo stesso modo di Mediapro. Secondo Sky dal momento in cui gli spagnoli hanno deciso di fare il Canale di Lega non sono da considerarsi più degli ” intermediari indipendenti”, ma dei broadcaster. Esattamente come Sky. Che dunque chiede di poter partecipare allo stesso bando. A molti, leggendo la lettera, è stato chiaro che eventuali ricorsi legali presentati da Sky (i cui esiti, viste le tempistiche, potrebbero essere disastrosi) ruoterebbero proprio intorno alla natura di Mediapro. Alla fine, l’ assemblea di Lega ha preso tempo, decidendo di percorrere le due strade contemporaneamente: nei prossimi giorni da un lato si procederà a perfezionare l’ accordo con Mediapro; dall’ altro si studierà la bozza di un terzo bando, stavolta “per pacchetti in esclusiva” e non per piattaforma, come i precedenti, nel quale Sky potrebbe decidere se competere con Mediapro o comprare direttamente l’ intera Serie A, salvo poi rivenderne una parte (il 20 per cento) ad altre emittenti (Rai?). Insomma, la serie A è a un bivio. Nell’ assemblea del 5 febbraio si deciderà quale delle due strade prendere. E allora non si potrà più tornare indietro. © RIPRODUZIONE RISERVATA La società vicina a Infront offre 950 milioni Decisiva la prossima assemblea in programma il 5 febbraio.


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