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Rassegna Stampa del 21/11/2017

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Indice Articoli

Il Black Friday e il flop della Nazionale sotto i riflettori di Marketing Media and Money

Bonus réclame, ma non per tutti

Pubblicità online, frodi in crescita ma in Italia sono marginali

Piccola e media editoria a +6%

Diritto d’ autore, polemica tra Repubblica e Mediaset

Facebook: salgono Messaggero, Sky Sport e TgCom

Netweek punta sui periodici locali

Good Films rivede l’ utile

Un blog non basta come fonte per evitare la diffamazione. La Cassazione condanna un giornalista che aveva ripreso solo un blog (mai smentito e ripreso anche da altri): la notizia va verificata incrociando più fonti

Debutta in edicola Sport Tribune di Milano Fashion Library. A gennaio il secondo numero con ampio spazio agli sport invernali

I diritti tv valgono già la metà può vincere Uva, uomo di Agnelli

Fazio crolla e non lo sa: peggior risultato di sempre ma ringrazia pure il pubblico

Mille autori e 500 editori nella «Nuvola»

Il Black Friday e il flop della Nazionale sotto i riflettori di Marketing Media and Money

Italia Oggi
TWITTER: CLASSCNBCMMM
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Si avvicina il Black Friday, il più grande evento consumistico del mondo. È questo uno dei temi principali della puntata di stasera di Marketing Media and Money (canale 507 di Sky, in onda martedì alle 21,05 e in replica mercoledì e sabato alle 10,10 e venerdì alle 13,30). A parlarne sarà Giacomo Trovato, director consumer electronics, Italy and Spain di Amazon, che racconterà anche i preparativi all’ evento del colosso dell’ e-commerce. Altro tema importante sarà il calcio, dove Michele Ciccarese, ceo di GroupM Esp, analizzerà l’ uscita dai Mondiali della Nazionale italiana e le ricadute economiche che avrà ciò sul mondo della comunicazione e dei consumi. Di tutt’ altro genere invece la partecipazione di Giuliano Gherri. Il direttore Marketing di Parmalat sarà infatti ospite della trasmissione per parlare della straordinaria evoluzione del marchio Zymil e della campagna «Un abbraccio al giorno» selezionata da Facebook come caso di studio a seguito degli eccellenti risultati. Chiudono, come sempre, le classifiche dei promossi e rimandati, preparati dai ragazzi in studio.

Bonus réclame, ma non per tutti

Italia Oggi
CINZIA DE STEFANIS
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Il credito d’ imposta del 75% (90% per pmi e start up) per le imprese e i lavoratori autonomi che investono in campagne pubblicitarie incrementali sulle testate online può essere riconosciuto a patto che queste ultime siano iscritte al tribunale delle imprese e l’ editore iscritto al Roc (registro degli operatori di comunicazione). Per l’ anno in corso, le risorse (pari a 20 mln di euro) potranno essere richieste, già a partire da gennaio 2018, sulla base dei dati consuntivi. Per quelle relative all’ anno 2018 (dote 42,5 milioni di euro) la richiesta sarà a prenotazione sulla base dei singoli budget pubblicitari. Questo è quanto risulta ad ItaliaOggi in merito alle novità contenute nello schema di dpcm sul bonus pubblicità a cui stanno lavorando il dipartimento per l’ informazione e l’ editoria della presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dello Sviluppo economico e riservato a quei soggetti i cui investimenti supereranno nel periodo interessato dell’ 1% il valore degli di quelli effettuati nell’ anno precedente. Il decreto è attuativo dell’ articolo 57 bis del decreto-legge n. 148 del 2017 che ha previsto dal 24 giugno 2017 l’ avvio del credito di imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali. Regolamentazione contenuta nel dpcm «Bonus pubblicità». Col dpcm, dovranno essere definiti: – le tipologie di investimento che danno diritto al beneficio; – i casi di esclusione; – le procedure di riconoscimento, concessione e utilizzo del credito; la documentazione richiesta; – il sistema dei controlli volti ad assicurare il rispetto dei limiti previsti dalla legge. Il credito sarà utilizzabile esclusivamente in compensazione, mediante il modello F24, previa presentazione di istanza diretta al dipartimento per l’ Informazione e l’ editoria della presidenza del Consiglio dei ministri. Funzionamento. Il bonus fiscale in investimenti pubblicitari ha la forma di credito d’ imposta. I professionisti, i lavoratori autonomi e le imprese di qualsiasi natura giuridica, potranno beneficiare di un credito d’ imposta dal 75% al 90% massimo, qualora effettuino investimenti pubblicitari su tv, giornali, radio e testate online. Tra i requisiti richiesti per beneficiare del credito d’ imposta pubblicità è quindi quello di effettuare investimenti in campagne pubblicitarie in misura maggiore almeno dell’ 1% rispetto all’ anno precedente. Nel caso in cui poi, l’ investimento pubblicitario sia da parte di micro imprese, piccole e medie imprese e start up innovative, il credito d’ imposta è aumentato al 90% rispetto al 75% previsto per le altre categorie.

Pubblicità online, frodi in crescita ma in Italia sono marginali

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Durante il passaggio dell’ uragano Harvey, ad agosto scorso, sembra che fra i cittadini di Houston ve ne fossero molti intenti a utilizzare applicazioni sugli smartphone, in particolare di filtri fotografici e di musica. Un numero simile di persone stava utilizzando le stesse applicazioni in una cittadina del Montana chiamata Bozeman, a 2.400 chilometri di distanza dall’ uragano. Stranamente entrambi gli abitanti delle due città si sarebbero comportati allo stesso modo. Ancora più stranamente i cittadini di Houston avrebbero continuato a usare quelle applicazioni nonostante la mancanza di energia elettrica, i problemi alle reti cellulari e le procedure di evacuazione in corso. Tutto falso: quegli utenti non erano reali, erano computer che, da qualche parte nel mondo, simulavano l’ utilizzo delle app. Nelle applicazioni erano visualizzati banner pubblicitari e così qualcuno ha guadagnato come se le inserzioni fossero state viste da persone in carne e ossa. Quello di Houston e di Bozeman è stato un esperimento di una società che si occupa di consulenza per il marketing online che ha dimostrato come l’ ad fraud, la frode sulla pubblicità online, esista realmente. La Marketing Science Consulting ha infatti investito per pianificare una pubblicità soltanto nelle due città e per un target di utenti prestabilito, che guarda caso si è palesato nelle stesse applicazioni, almeno stando ai sistemi informatici. Le frodi pubblicitarie sono spesso fatte da società (o da loro intermediari) che hanno propri siti web o app sui quali riescono a convogliare audience fasulla venduta agli inserzionisti come reale. Secondo i dati di Juniper, l’ ad fraud raggiungerà nel 2018 i 19 miliardi di dollari (16 mld di euro) a livello mondiale, 51 milioni di dollari al giorno, ovvero il 9% della spesa pubblicitaria online. Nel 2022 questa cifra salirà a 44 miliardi di dollari (37,4 mld di euro). Per fortuna in Italia il fenomeno è ancora molto marginale. La società di rilevazione comScore ha stimato un 1,16% di traffico invalido su Internet, un fenomeno che comprende diverse tipologie (per esempio anche i motori di ricerca che visitano un sito per indicizzarlo) non solo l’ ad fraud. Negli Usa alla fine del secondo trimestre di quest’ anno la percentuale di traffico invalido era del 7% per la pubblicità display in modalità programmatic (pianificazione automatizzata) e del 4% per la pubblicità a pianificazione diretta ovvero acquisita direttamente su un sito specifico. La percentuale sale di molto sulla pubblicità video programmatic dove si arriva al 10%. Si capisce come le cifre in ballo siano differenti rispetto alle nostre e per questo come soprattutto Oltreoceano abbia fatto notizia qualche settimana fa il fatto che Google, una volta scoperti fenomeni di ad fraud, non rimborsasse l’ intero ammontare dell’ inserzione, ma soltanto il 7-10%, ovvero le sue fee sull’ annuncio (il costo è infatti diviso fra più attori che fanno parte al network pubblicitario della società di Mountain View). Questa politica però è stata cambiata: Google infatti ha annunciato che rimborserà integralmente i clienti che utilizzano la propria piattaforma Doubleclick. In Italia si osserva il fenomeno e ci si prepara. Nel Libro bianco sulla comunicazione digitale presentato lo scorso giugno da IAB Italia, Assocom, Fcp, Fedoweb, Fieg, Netcomm, Unicom e Upa c’ è un capitolo sull’ ad fraud in cui le associazioni dei diversi operatori si impegnano alla massima trasparenza e a contrastare con diversi mezzi le frodi. Fra gli attori che sono impegnati a garantire gli investitori dalle frodi sulla pubblicità online ci sono le agenzie media, che pianificano per conto di questi. «Sul 100% delle nostre campagne», racconta Andrea Di Fonzo, ceo di Blue449, agenzia media di Publicis Groupe, «noi abbiamo un’ ad verification con piattaforme che controllano la bontà dell’ advertising che facciamo e durante i monitoraggi non abbiamo rilevato un aumento del fenomeno. Finche la percentuale di traffico non umano resta fra l’ 1-1,5% è sotto controllo, anche perché questa tipologia non comprende soltanto l’ ad fraud. Ci si deve insospettire se la percentuale sale, ma oggi c’ è una maggiore diffusione degli strumenti di controllo che servono proprio per offrire sicurezza agli investitori». «Il lavoro per garantire che gli investimenti dei nostri clienti non siano intaccati dall’ ad fraud è continuo», dice Valentino Cagnetta, ceo di Media Italia-Armando Testa. «Un grande aiuto ci è dato dalle piattaforme tecnologiche, ma noi usiamo anche il sistema delle white list: non solo le black list che eliminano semplicemente siti sospetti con il rischio che se ne tengano altri fraudolenti, ma una lista di siti affidabili ampia quanto basta per arrivare ai giusti target. Per esempio nel momento in cui abbiamo in lista i primi mille brand di Audiweb già significa pianificare laddove è veramente importante». © Riproduzione riservata.

Piccola e media editoria a +6%

Italia Oggi
GIANFRANCO FERRONI
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Cresce il numero dei piccoli e medi editori nazionali (+6%), aumentano i titoli novità (+1,5%), sale la quota di mercato dei piccoli e medi editori nelle librerie, online e grande distribuzione (è al 34,6%, +7,6% rispetto al 2015): i numeri diffusi ieri mattina a Roma, in occasione della presentazione di «Più libri più liberi», la fiera della piccola e media editoria indicano che la piccola e media editoria si sta ristrutturando e consolidando, pur avendo nelle problematiche distributive e promozionali il suo principale punto debole. Promossa e organizzata dall’ Aie, l’ Associazione italiana editori presieduta da Ricardo Franco Levi, la kermesse sarà ospitata dalla Nuvola dell’ Eur dal 6 al 10 dicembre. E positivi sono anche i numeri della fiera romana: circa 500 gli editori, 100 in più rispetto allo scorso anno, cinque giorni e più di 550 appuntamenti, 200 in più rispetto alla scorsa edizione, per incontrare gli autori, assistere a convegni o performance musicali. L’ edificio, con i suoi 8 mila posti complessivi, consente un aumento degli editori presenti: i metri quadrati dedicati agli editori passano da 2 mila a 3,5 mila. Con un intero piano di 5 mila metri quadrati dedicato agli spazi comuni e agli stand collettivi. Innovazione e internazionalizzazione sono le parole chiave del programma professionale di questa edizione: ampio spazio sarà rivolto alla sperimentazione di formule organizzative alternative rispetto a quelle tradizionali, spesso in anticipo rispetto ai tempi del mercato più generale, e su questo piano, dell’ innovazione, si gioca la sfida a cui la piccola e media editoria è chiamata a rispondere nei prossimi anni. «Più libri, più liberi» vuole potenziare inoltre la vocazione internazionale della piccola e media editoria con il Fellowship Program, il progetto a favore dell’ internazionalizzazione degli espositori che quest’ anno rientra nel progetto europeo Aldus e realizzato grazie anche all’ intervento di Ice, Agenzia per la promozione all’ estero e l’ internazionalizzazione delle imprese italiane e della Regione Lazio per il tramite di Lazio Innova. Il Fellowship porterà in fiera nei primi due giorni una ventina di operatori stranieri da 16 nazioni per far conoscere il meglio della produzione editoriale della piccola editoria e favorire così la cessione di diritti italiani all’ estero. Gli operatori verranno da Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Indonesia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Romania, Russia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Ucraina. Oltre agli incontri B2B sono collegati al Fellowship, direttamente o indirettamente, diversi incontri professionali e in particolare «Per far viaggiare i vostri libri», in cui vengono presentati i dati aggiornati dell’ indagine import-export diritti realizzati da Aie e Ice Agenzia, e «Portali di scambio. Fiere in America Latina», realizzato in collaborazione con Iila. © Riproduzione riservata.

Diritto d’ autore, polemica tra Repubblica e Mediaset

Italia Oggi

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Botta e risposta tra Repubblica e Mediaset. Oggetto del contendere un articolo pubblicato ieri dal quotidiano del Gruppo Gedi dal titolo «Se il diritto d’ autore diventa strumento di censura». Il pezzo commentava la decisione del Tribunale di Roma, confermata dalla Corte d’ appello, di accogliere le domande di Rti (Mediaset) di rimuovere dal sito del giornale un video del gennaio 2011 trasmesso sulle televisioni del Biscione con le dichiarazioni dell’ allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi in quanto «secondo i legali delle televisioni della famiglia Berlusconi, la pubblicazione del video violerebbe i diritti d’ autore delle proprie clienti». La risposta di Mediaset non si è fatta attendere. «Il titolo è politico, «Se il diritto d’ autore diventa strumento di censura», e l’ impaginazione è nobile, la sezione «Commenti & Idee» del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari», scrive il Biscione in una nota. «Ma i lettori non possono sapere che la firma del pezzo appartiene a un avvocato difensore di Repubblica, Guido Scorza. Un legale che ha sentito il bisogno di usare le colonne del giornale suo cliente per esprimere la propria frustrazione professionale per aver perso una causa importante contro Mediaset sia in primo che in secondo grado. La causa persa è esattamente quella che l’ avvocato descrive – pur senza qualificarsi – in un articolo ovviamente a senso unico. Leggendolo, in effetti, parrebbe che le norme del diritto di autore siano state abilmente manipolate per impedire l’ accesso a uno specifico video del 2011 riguardante Silvio Berlusconi». Per il gruppo televisivo «naturalmente le cose non stanno così. La causa avviata da Mediaset riguarda lo sfruttamento pubblicitario (parassitario e abusivo) da parte del sito Repubblica.it non di un singolo contenuto ma di oltre cento filmati (124) prodotti e distribuiti dalle reti Mediaset. Nessuno dei video in questione», hanno stabilito i giudici in due gradi di giudizio esaminando ogni singolo contenuto oggetto di causa, «costituiva legittimo esercizio del diritto di cronaca o perché proveniente da programmi di puro intrattenimento (come Amici, Zelig e Grande Fratello) o perché (come nel caso citato nell’ articolo) mancante di attualità, essendo stato riprodotto sul web molti anni dopo la prima pubblicazione sulle reti Mediaset». Sempre secondo Mediaset, «la causa nasce per l’ illecito sfruttamento commerciale di quei 124 contenuti, altro dettaglio che l’ articolo dell’ avvocato Scorza dimentica. Si legge infatti nella sentenza che il Gruppo Editoriale L’ Espresso ha espressamente ammesso di aver incassato una somma di poco superiore a 17.000,00 euro dalla vendita di spazi pubblicitari “agganciati” ai video in parola».

Facebook: salgono Messaggero, Sky Sport e TgCom

Italia Oggi

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Nel passaggio da agosto a settembre calano gli utenti che arrivano ai brand degli editori all’ interno dell’ app di Facebook, ovvero ai contenuti visitati direttamente dal browser interno all’ applicazione o nelle Instant Pages del social network. I dati della Survey di settembre di Audiweb danno così ragione agli editori che sottolineano questo fenomeno: nei periodi estivi i navigatori usano soprattutto i cellulari e in questi dispositivi è l’ app del social network a farla da padrona e di qui loro ottengono una buona fetta dell’ audience. Tornando alla vita normale ecco che la quota di in app browsing e Instant Articles si riduce pur restando importante. Così gli utenti di settembre rispetto ad agosto attraverso Facebook sono in calo per molti: Fanpage registra un -13,9%, Repubblica -19,2%, Fatto -14,9%, Corriere della Sera -18,6%, Stampa -5,3%. Ci sono però diversi altri brand che crescono: Huffington Post +9,2%, Messaggero +4,3%, Sky Sport +11,1%, TgCom24 +14,6% (all’ 11esimo dal 13esimo posto), per restare soltanto ai primi in classifica. E a proposito della top ten, mentre Fanpage, Repubblica e HuffPost restano nel podio, il Messaggero sale al quarto dal sesto posto scambiandosi il posto con il Corriere, il fatto è stabile al quinto, così i quotidiani locali del gruppo espresso al settimo e la Stampa all’ ottavo. Sky Sport arriva al nono posto dall’ undicesimo e il Mattino passa al decimo.

Netweek punta sui periodici locali

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Lanciare nuovi magazine locali nel Centro Nord d’ Italia, grazie a 10 nuove testate cartacee in tutto tra Veneto e Toscana, entro il primo trimestre 2018. Pubblicare, prima della fine del 2020, altre 4 testate in Piemonte oltre che al rafforzamento della copertura territoriale in Veneto e Toscana. Il tutto accompagnato dallo sviluppo dei siti online (27 i portali che raggruppano le varie testate su carta) e da una serie di 12 allegati in edicola, verticalmente dedicati a bellezza, casa, motori e cucina. Sono questi i principali binari di sviluppo del primo piano industriale firmato Netweek (ex Dmail group) dopo il concordato (avviato ad aprile 2015 e ora concluso), il riposizionamento sull’ editoria locale (con la previsione di uscita dal mercato retail entro il 2020) e dopo l’ aumento di capitale da 16 milioni di euro. La nuova gestione è affidata al presidente e a.d. Alessio Laurenzano e al vicepresidente Marco Farina che, insieme al fratello e consigliere Gianluca Farina, rappresenta la famiglia azionista di riferimento dell’ editrice, di cui è capostipite Mario Farina, editore tra l’ altro del free press Metro e, nel caso di Netweek, socio all’ 86% circa tramite la società specializzata nella stampa di quotidiani Litosud (il restante 14% è sul mercato). Oggi, Netweek poggia su 62 giornali con 250 mila copie all’ attivo e, tra le più recenti operazioni, conta l’ acquisizione dell’ Eco di Biella, quella del Corriere di Novara e il varo di 5 testate in Veneto. Complessivamente il gruppo è presente in 6 regioni: Valle d’ Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Toscana. Ieri il titolo ha chiuso la giornata in Borsa su del 29,4% a 0,27 euro, dopo che sono stati presentati gli obiettivi al 2020 che prevedono: ricavi per circa 34 milioni di euro (a fine 2016 erano intorno ai 27 mln, a fine 2017 la previsione è sui 29 mln) con un cagr (compound annual growth rate, tasso composto di crescita annuale) al 5%, ebitda margin al 10% (dal 3% attuale) e il contenimento dei costi per circa 6 milioni di euro nell’ orizzonte di piano (anche riducendo la spesa sul personale, di cui sono oltre 80 i giornalisti e i grafici-giornalisti e con cui sono state già aperti i tavoli di confronto). Al 2020 il cash flow è atteso intorno ai 4 milioni e, sempre a chiusura del piano industriale, l’ obiettivo a livello di posizione finanziaria netta è l’ azzeramento dei debiti finanziari. In particolare, Netweek non ha messo in programma acquisizioni o iniezioni di liquidità da ricapitalizzazioni, considerando che «il cash flow generato dalla gestione congiuntamente alle linee di credito a disposizione sono sufficienti», secondo le proiezioni aziendali, «sia per sostenere la crescita sia per ridurre progressivamente i debiti finanziari nell’ orizzonte di piano». Da un punto di vista strettamente editoriale, infine, i ricavi da vendite in edicola hanno segnato un -6% nei primi 10 mesi dell’ anno, la raccolta pubblicitaria un +5,8% contro «un calo delle vendite edicola dei periodici del -9% e dei ricavi pubblicitari del -6%» a livello di mercato, hanno sottolineato dalla stessa editrice. Per sostenere i ricavi, quindi, Netweek punta sia sulle nuove pubblicazioni cartacee sia sulle loro edizioni online che vogliono raggiungere i 25 milioni di pagine viste al mese, entro il 2020. Sempre su internet, nelle intenzioni del gruppo, parte del fatturato arriverà anche dalla vendita di servizi marketing per le pmi presenti nei territori presidiati. A corredo dei magazine locali (sia sul fronte delle vendite sia su quello pubblicitario) ci saranno infine mensili allegati gratuitamente di cui In Casa è stato il primo esempio, lanciato nel giugno 2017. Adesso sono in rampa di lancio In Cucina, In Salute e In Motore. © Riproduzione riservata.

Good Films rivede l’ utile

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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I fratelli Ginevra e Lapo Elkann, nel 2012, erano partiti con la casa di produzione e distribuzione Good Films, controllando il 60% ma facendosi da subito affiancare dai veri grandi esperti di cinema Francesco Melzi d’ Eril (ex Mikado) col 30% e dalla casa di produzione Wildside con il 10%. Dopo una partenza brillante (per esempio distribuendo il film Dallas buyers club, premio Oscar 2014) le cose, nel 2014 e soprattutto nel 2015, hanno iniziato a traballare (con 1,18 milioni di perdite 2015), e un trend negativo proseguito nei primi mesi del 2016, nonostante un catalogo anche prestigioso, con titoli come The Lobster, Anime nere o Non essere cattivo. Insomma, per ripianare il passivo complessivo salito a 1,66 milioni di euro è stato necessario un aumento del capitale a un milione di euro sottoscritto solo da Ginevra (85%) e Lapo (15%) Elkann, e la conseguente uscita di entrambi i soci esperti di cinema (anche se Melzi d’ Eril è rimasto come consigliere di amministrazione). Sarà la casualità, la fortuna, oppure il fiuto di Ginevra Elkann (che di Good Films è presidente), ma senza Wildside e l’ ex Mikado già nell’ esercizio 2016 le cose sono migliorate molto: il bilancio di Good Films si è chiuso con un valore della produzione a quota 10 milioni di euro, rispetto ai 7,9 milioni del 2015 (+26,6%), e un piccolo utile per 41 mila euro. Certo, c’ è stata l’ operazione straordinaria di ripianamento delle perdite in corso di esercizio, ma i ricavi si sono sviluppati molto bene, sia per l’ andamento dei film al botteghino, sia per il rinnovo dell’ accordo triennale con Sky. Nel corso del 2016 hanno funzionato i titoli Il labirinto nel silenzio, Nemiche per la pelle, Escobar, Agnus dei, Captain Fantastic; risultati inferiori alle attese, invece, spiegano da Good Films, per le due pellicole Colonia e Demolition, che comunque hanno attirato l’ interesse delle pay tv. Rimane un po’ alta la struttura dei costi (9,7 milioni di euro nel 2016) e l’ ammontare dei debiti (9,9 mln, di cui 2,2 milioni con le banche). Però il momento di difficoltà sembra alle spalle e le prospettive di Good Films paiono buone. Nel 2017 ha distribuito i film Parigi può attendere, The Circle, Mal di pietre, La parrucchiera, Il padre d’ Italia. E a fine giugno la società romana aveva nove dipendenti in carico. © Riproduzione riservata.

Un blog non basta come fonte per evitare la diffamazione. La Cassazione condanna un giornalista che aveva ripreso solo un blog (mai smentito e ripreso anche da altri): la notizia va verificata incrociando più fonti

Prima Comunicazione

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Non si salva dalla condanna per diffamazione il giornalista che riprende una notizia da un blog senza verificarla con l’ incrocio di più fonti come i quotidiani, e facendo affidamento sul fatto che non è mai stata smentita e che il suo contenuto è stato rimbalzato anche da altri siti. Lo afferma la Cassazione confermando la condanna nei confronti di un cronista autore di un libro sui movimenti di estrema destra italiani che aveva scritto che un neofascista milanese era stato accusato di tentato omicidio per aver sparato alcuni colpi di pistola, per futili motivi, al suo datore di lavoro. (Ansa) La questione ben spiegata da Lettera 43: http://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2017/11/17/diffamazione-giornalista-condannato-notizia-falsa-ripresa-blog/215749/

Debutta in edicola Sport Tribune di Milano Fashion Library. A gennaio il secondo numero con ampio spazio agli sport invernali

Prima Comunicazione

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Debutta in edicola martedì 21 novembre Sport Tribune con il suo allegato Soccer Illustrated. La nuova pubblicazione periodica bimestrale di Milano Fashion Library avrà un costo di 2,50 euro per una foliazione di 96 pagine complessive delle quali 30 di pubblicità a cui si sommano le due operazioni Ispo e Ficts – Federation Internationale Cinema Television Sportifs attraverso cui Sport Tribune e Soccer Illustrated sono stati media partner dell’ evento milanese “Sport Movies & Tv”. La diffusione edicola ricalca quella di un altro magazine di Milano Fashion Library (Riders) co 45mila copie a cui per i primi due numeri è stata aggiunta una distribuzione free presso 100 club di alto profilo dello sport amatoriale. Il layout grafico di Sport Tribune si ispira alle edizioni week end dei grandi quotidiani anglosassoni. Le prime 48 pagine sono dedicate a tutti gli sport tranne il calcio a cui invece viene interamente destinato Soccer Illustrated con altre 48 pagine. Le illustrazioni sono tutte grafiche realizzate attraverso numerosi disegnatori, mentre alla parte fotografica sono riservate solo le 8 pagine centrali del magazine. Il secondo numero di Sport Tribune e Soccer Illustrated verrà pubblicato i primi giorni di gennaio, con particolare attenzione agli sport invernali e alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang (Corea del Sud) dall’ 8 al 25 febbraio. Il numero avrà una distribuzione supplementare presso tutte le località del turismo invernale: Corvara, Courmayeur, Sestriere, Cervinia, Bormio, Livigno, Madonna di Campiglio, Cortina fino a St. Moritz.

I diritti tv valgono già la metà può vincere Uva, uomo di Agnelli

Il Fatto Quotidiano
Paolo Ziliani
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Per prima cosa un bel segno di croce. Poi un’ occhiata all’ istantanea. Quella del calcio italiano che oggi, 21 novembre dell’ anno di (dis)grazia 2017, vede da un lato un presidente Figc fresco di dimissioni (Tavecchio) in piena operatività nelle funzioni di commissario della Lega di Serie A e di Serie B, e dall’ altro un presidente del Coni (Malagò) intenzionato a commissariare il commissario (e la sua Figc), impedendo a Tavecchio di gestire i 90 giorni di prorogatio della propria istituzione necessari per portarla a nuove elezioni. Considerando che gli estremi per commissariare la Figc, a norma di statuto, non ci sarebbero (Malagò tenta la forzatura parlando di “contesto eccezionale” determinato dalla catastrofe dell’ Italia non qualificata al Mondiale) e che Tavecchio, scaricato come un cane in autostrada, minaccia con la bava alla bocca di rivolgersi al Tar del Lazio per far valere le garanzie di legge e rimanere comunque in sella, i nuvoloni che aleggiano sul pianeta pallone invece di diradarsi potrebbero, addirittura, trasformarsi in ciclone e mietere nuova distruzione. Detto en passant (ma neanche troppo): lunedì prossimo, il 27, l’ assemblea di Lega voterà il nuovo bando per l’ asta dei diritti-tv chiusasi a giugno con un fiasco colossale (490 milioni di offerte contro il miliardo cui i presidenti puntavano). Entro il 15 dicembre verranno aperte le buste e anche se pochi ne parlano, dopo l’ Apocalisse 1 (Italia fuori dal mondiale) potrebbe avvenire l’ Apocalisse 2: la sparizione dei soldi dei diritti, che da sempre tengono in piedi il baraccone, visto che il prodotto “Calcio Italia” ha subito un ulteriore, drammatico deprezzamento e visto che Mediaset, impegnata nel contenzioso con Vivendi per la querelle della cessione, poi abortita, di Premium, si ritrova nelle stesse condizioni di giugno, quelle che fecero dire a De Siervo, Ad di Infront (l’ advisor della Lega): “Se non andasse in porto il polo Vivendi-Telecom-Mediaset, il canale della Lega sarebbe l’ unica ipotesi possibile”. E infatti: nel bando che lunedì 27 sarà presentato ai presidenti, ci sarà spazio anche per il tanto temuto (dai club) Piano B denominato “Lega Channel”: un progetto con rischio d’ impresa altissimo e di complicata realizzazione, visto che richiederebbe un partner industriale (Discovery?), un partner finanziario ( JP Morgan? Merrill Lynch?), il noleggio delle frequenze di Sky e Mediaset, la creazione di una redazione assemblata pescando tra i professionisti delle due emittenti e, buon ultimo, il problema dell’ accordo sulla divisione degli utili tra tutti i soggetti in campo (compreso Infront). Detto un bel Pater Ave Gloria, domani Malagò annuncerà il commissariamento della Figc. Il commissario potrebbe essere proprio lui in persona, ma c’ è chi parla (tenetevi forte) di un ritorno stile-zombie di Franco Carraro detto Il Collezionista (di poltrone), per l’ esattezza il presidente Figc ai tempi di Calciopoli che in questi giorni è uscito dal loculo con un libro-autobiografia in cui, tra le altre cose, dice che Moggi non era poi quel furfante che i giudici ci hanno fatto credere. E il nuovo presidente Figc? Per nominarlo c’ è tempo, ma segnatevi questo nome: Michele Uva. Nel 2013 direttore generale del Coni, nel 2014 direttore generale della Federcalcio, dall’ aprile 2017 membro del board Uefa. Difese la Juve dalla Commissione Antimafia e grazie a lui Agnelli e Tavecchio, un tempo nemici, avevano cominciato ad amoreggiare. Scommettiamo che?

Fazio crolla e non lo sa: peggior risultato di sempre ma ringrazia pure il pubblico

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Niente da fare, Fabio Fazio sprofonda sempre di più. Domenica scorsa Che tempo che fa ha battuto il suo record negativo stagionale, con il 13,2% nella prima parte del programma e il 12,5 nella seconda, quando gli ospiti si riuniscono intorno al tavolo, creando l’ ormai noto “effetto acquario”. Un trend in continua discesa, quella del popolare conduttore, che era partito superando il 18% per poi scendere senza soluzione di continuità. Una settimana fa si era attestato sul 14,1% e il 13,9. Non ha riacquistato spettatori nemmeno con il calo di Massimo Giletti: la seconda puntata di Non è l’ arena, su La7, si è infatti fermata al 6,3%, con 1 milione e 326 spettatori, segno che nella prima ha può aver giocato “l’ effetto attesa”. Molto bene le Iene, che registrano il 9,8%, ma la vera sciagura per Fazio è la nuova fiction di Canale 5, Rosy Abate, che sta facendo meglio anche di quella precedente con Gianni Morandi: 19,1% di share. Nonostante il trend negativo, Fazio tira dritto come niente fosse. “Grazie ai 3 milioni e mezzo di telespettatori che ieri sera hanno visto Che tempo che fa”, ha twittato ieri. E a quanto pare nessun correttivo è in vista nella fattura del programma. Se infatti a Domenica in i bassi ascolti (domenica 11% contro il 16,3% di Domenica live) hanno indotto a qualche correttivo che ha fatto riguadagnare punti, a Che tempo che fa non cambierà nulla, nonostante la schiera di autori ben pagati contrattualizzati da Officina. E gli inserzionisti pubblicitari non ne sono di certo felici. Da Viale Mazzini spiegano che l’ allarme rosso non è ancora scattato, perché la soglia di garanzia non è ancora stata superata. Ma una certa preoccupazione da parte dell’ ad di Rai pubblicità Fabrizio Piscopo c’ è. Quindici secondi di spot nella prima parte del programma, infatti, sono venduti dalla Rai a 90 mila euro, che scendono a 19 mila e 800 nella seconda parte. Tra i 25 e i 29 euro per ogni mille contatti. Sponsor che potrebbero esigere la rinegoziazione degli accordi. Anche se in questi casi di solito scatta una sorta di risarcimento tramite spot elargiti gratuitamente e spalmati sui palinsesti. Comunque sempre soldi persi. “Lo spostamento su Rai1 si sta rivelando un clamoroso flop: Fazio fa gli stessi spettatori dell’ anno scorso su Rai3. Precipitare al 13% significa dover risarcire gli inserzionisti, che per la prima serata della domenica acquistano spazi con media garantite ben maggiori”, osserva il deputato dem Michele Anzaldi. Nel frattempo la Rai si prepara alla campagna elettorale con due novità. La prima è l’ ufficializzazione della partenza, a metà gennaio, di un nuovo talk in quota centrodestra condotto dalla coppia Annalisa Bruchi (Night Tabloid) e Giancarlo Loquenzi (Zapping su Radiouno). Il nuovo programma, ancora senza nome, andrà in onda il giovedì in prima serata su Rai2, nello spazio che fu di Virus. Ma qualcuno dentro Forza Italia storce il naso, perché considera i due conduttori “non ascrivibili al centrodestra, ma semmai vicini al governo e a Matteo Renzi”. L’ altra notizia riguarda i sondaggi. La Rai ha presentato un bando di gara europeo (con scadenza il 6 novembre scorso) per la realizzazione di sondaggi politico-elettorali per il biennio 2018-2020, a partire dalle Politiche. La cifra è notevole: 5.394.000 euro più Iva. I partecipanti dovevano rispondere a certe caratteristiche, come aver già svolto sondaggi elettorali per emittenti nazionali, e dovranno garantire anche servizi di exit poll e proiezioni. A quanto si sa, in Viale Mazzini sono state aperte le buste e si sta valutando se i partecipanti hanno le caratteristiche richieste. Dopodiché verrà istituita una commissione che sceglierà l’ offerta migliore secondo il rapporto qualità/prezzo. Positivo è che si scelga con un bando e non a chiamata diretta – fa notare un addetto ai lavori – ma il rischio è però quello di avere poi un solo istituto a fare tutti i sondaggi su ogni rete.

Mille autori e 500 editori nella «Nuvola»

Corriere della Sera
LAURA MARTELLINI
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Più libri più liberi , stavolta a far parlare di sé è anche la cornice: la Fiera della piccola e media editoria, alla sedicesima edizione, dal 6 al 10 dicembre riempirà di stand ogni piano della «Nuvola» (info: plpl.it). Le immense vetrate dell’ edificio dell’ Eur, progettato dall’ architetto Massimiliano Fuksas, si offriranno per la prima volta al pubblico (finora sono stati ospitati incontri congressuali) con una rassegna, curata dall’ Associazione italiana editori, mai così ricca, anche in virtù del maggiore spazio disponibile. Circa 500 gli editori (cento in più rispetto allo scorso anno) e 550 gli appuntamenti. Una crescita che va in parallelo con quella del settore, nonostante permangano punti deboli nella distribuzione e nella promozione: più 6% di piccoli e medi editori nazionali, maggiori novità (più 1,5%) e aumenta anche la quota di mercato (34,6, oltre 7 punti di percentuale in più rispetto al 2015). La Nuvola, a polemiche non ancora sopite per via delle lungaggini nella realizzazione (ma il colpo d’ occhio offerto ai visitatori costituirà un’ ulteriore attrattiva) sarà palcoscenico per diversi focus sulla legalità, tema principale di questa edizione. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, interverrà all’ apertura (ore 12.45), ospite di Speciale quante storie (Raitre) di Corrado Augias. Poco prima (11.45) sarà protagonista dell’ incontro Politica e antimafia . Di giustizia e corruzione parleranno Vincenzo Visco, Raffaele Cantone e Giovanni Bianconi. Un’ attenzione per l’ attualità confermata da un secondo approfondimento sui diritti umani: tra gli ospiti, il 10, Sergio Maldonado, fratello di Santiago, la cui morte ha riaperto in Argentina la ferita dei desaparecidos . Oltre mille gli autori, anche internazionali, a ribadire la forza d’ attrazione della fiera romana. Pronti a raccontarsi Luis Sepúlveda, Margo Jefferson con il mémoir afroamericano Negroland , l’ argentino Alan Pauls e Guus Kuijer, fra i più popolari scrittori olandesi. Fra gli italiani presenti, con i loro nuovi libri o come relatori, Andrea Camilleri, Walter Siti, Roberto Saviano, Marco Malvaldi, Francesca Comencini, Teresa Ciabatti. Dedicato a Roma l’ incontro fra Gigi Proietti e l’ ex sindaco della città Walter Veltroni, a colloquio il 10 dicembre. Spazio infine, ed è la prima volta, all’ editoria fotografica.


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