Indice Articoli
Gruppo24 Ore, Moscetti: gestione in linea con il piano
chessidice in viale dell’ editoria
Repubblica, parte il rinnovamento
Cairo, l’ utile sale a 17,3 milioni
Ventura, il ct dell’ apocalisse resta aggrappato allo stipendio
Class Editori, i ricavi del terzo trimestre in linea con il 2016
Tim, i sindaci alzano il tiro su Canal +
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Il Sole 24 Ore
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Il credito d’ imposta per le campagne pubblicitarie su quotidiani periodici e sulle radio e tv locali viene esteso anche agli spot sulle testate online. Si prevede poi che lo sconto – pari al 75% della quota incrementale dell’ investimento rispetto all’ anno precedente (aumenta al 90% nel caso di microimprese, Pmi e start-up innovative) – potrà valere anche per gli enti non commerciali.
Gruppo24 Ore, Moscetti: gestione in linea con il piano
Il Sole 24 Ore
R.Fi.
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«Il peggio dovrebbe essere ormai alle nostre spalle». È quanto ha detto ieri Franco Moscetti, amministratore delegato del gruppo Sole24Ore, a margine della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Mudec a Milano. L’ aumento di capitale deciso dal gruppo «è un tappone di montagna particolarmente importante – ha aggiunto Moscetti -, non è la fine della corsa, abbiamo superato la cima ma dobbiamo stare attenti a non scivolare e cadere». La nuova gestione del gruppo «sta andando in linea con il piano – ha proseguito Moscetti – siamo impegnati nella concretizzazione della manovra finanziaria che è fatta da 50 milioni di aumento di capitale più 40 dalla vendita del 49% della formazione. La Consob ci ha dato il suo nulla osta quindi siamo sul mercato con 20 milioni con due banche che stanno lavorando. Confindustria, che ringrazio, ha già versato i suoi 30 milioni, la Palamon ha già versato i suoi 40, quindi la disponibilità di tutte queste somme avverrà il 30 novembre e a quel punto, l’ operazione sarà conclusa». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
chessidice in viale dell’ editoria
Italia Oggi
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Channel 4 entra in Ebx. European broadcaster exchange (Ebx), partnership pubblicitaria digitale costituita da Mediaset Italia, Mediaset España, ProSiebenSat.1 e TF1, si allarga all’ emittente tv britannica. In contemporanea, Chris Le May, precedentemente svp & md Europe in DataXu, è stato nominato ceo della jv con sede a Londra, quartier generale delle maggiori agenzie media specializzate nella pianificazione di campagne pan-europee. Il nuovo a.d. selezionerà a breve il team di vendita, con l’ obiettivo di rendere la società operativa da inizio 2018. Radio Italia Live torna su Real Time con Tiziano Ferro. Il programma dedicato alla musica italiana e ai suoi cantanti, prodotto e realizzato da Radio Italia, torna sul canale 31 del digitale terrestre in chiaro, oltre che su Radio Italia, Radio Italia Tv (canale 70 dtt e 35 TvSat, in hd can 570 dtt, 725 Sky, 135 Tivùsat e via cavo su Video Italia HD in Svizzera) e in streaming sul sito radioitalia.it. Primo appuntamento oggi alle 21,10 con Tiziano Ferro.
Repubblica, parte il rinnovamento
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Esattamente tra una settimana Repubblica si presenterà in edicola come un giornale che si prende maggiormente l’ onere di selezionare i fatti più importanti del giorno prima, per poi approfondirne alcuni e quindi commentarli, indagarli con le proprie inchieste. Repubblica tralascerà di riportare l’ intero notiziario, per il quale c’ è già internet e con un clic si aprono tutti i link possibili. Di conseguenza, in uno sfoglio che diventa più fluido, cambiano le attuali testatine che separano i differenti argomenti (come esteri, cronaca) e quelle azzurre sui grandi avvenimenti (crisi bancarie, terremoti). Al loro posto, invece, ci saranno delle colonnine colorate a bordo pagina, sempre in azzurro, che aiuteranno il lettore a inquadrare il tema dell’ articolo fornendogli gli elementi essenziali di quello che c’ è da sapere sulla materia. Articoli, peraltro, che verranno diffusi non solo col quotidiano cartaceo ma anche con la nuova app a pagamento Rep, via abbonamento mensile. Il prossimo 22 novembre inizierà così il nuovo corso del quotidiano edito da Gedi (gruppo guidato dall’ a.d. Monica Mondardini e presieduto da Marco De Benedetti) e diretto da Mario Calabresi, coadiuvato dal neo-condirettore Tommaso Cerno. Nuovo corso a cui il direttore Calabresi lavorava da tempo e di cui già a inizio anno, dopo circa 12 mesi dal suo insediamento (vedere ItaliaOggi del 27/1/2017), aveva preannunciato le linee guida pensando a «un giornale che mette in evidenza, nella prima parte dello sfoglio, il tema più importante del giorno. Ma nelle pagine seguenti non è obbligato a riproporre la cronaca politica, economica e tutti gli altri argomenti tradizionali. Bisogna creare uno sfoglio che sia fluido per il lettore e, dopo il tema principale, sceglie, seleziona solo gli argomenti che secondo la redazione possono aiutare il lettore a comprendere quella giornata o quel momento storico». Quindi nella nuova cornice grafica ideata da Angelo Rinaldi e Francesco Franchi (con tanto di nuovo font chiamato Eugenio in onore del fondatore Eugenio Scalfari), non è importante la sequenza dei temi (per esempio politica, esteri e dopo cronanca) ma il susseguirsi di riflessioni e spunti per creare dibattito. E siccome Repubblica non è una testata a se stante ma vive al centro di un sistema editoriale tra gli altri con il sito www.repubblica.it (per la stretta attualità), il settimanale l’ Espresso (ora affidato a Marco Damilano) e vari inserti (a partire dal domenicale di cultura Robinson), i commenti e le riflessioni delle firme del giornale si danno una nuova occasione per essere diffusi: quello del nuovo servizio Rep. La nuova applicazione conterrà non solo i contenuti online della testata ma soprattutto anticiperà alla sera prima dell’ uscita in edicola una selezione di 10 articoli del quotidiano cartaceo. Nell’ abbonamento mensile (il cui costo non è ancora definitivo ma si aggira intorno ai 6-7 euro, secondo le prime indiscrezioni), saranno compresi anche nuovi prodotti come le newsletter e un servizio che consiglia ulteriori articoli in base a quelli già consultati, un po’ sul modello di una playlist musicale. Mentre è partita la campagna pubblicitaria firmata dall’ agenzia creativa Y&R (Young&Rubicam group) per la nuova Repubblica, sempre nel network editoriale del Gruppo Editoriale si attende il restyling dell’ altro quotidiano targato Gedi: la Stampa diretta da Maurizio Molinari, impegnata a varare il coordinamento editoriale di tutti i quotidiani locali ex Finegil del gruppo. © Riproduzione riservata.
Cairo, l’ utile sale a 17,3 milioni
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Da una parte l’ approvazione dei conti dei nove mesi, che migliorano pur dovendo fare i conti con un mercato non certo brillante per i periodici e per la tv. Dall’ altra la mancata qualificazione dell’ Italia ai Mondiali di calcio che avrà un impatto soprattutto sulla Gazzetta dello Sport in termini di mancato incremento della pubblicità e delle copie vendute. Così la giornata di ieri è stata di segno altalenante per Cairo Communication, la società di Urbano Cairo che da settembre dello scorso anno ha nel suo perimetro anche Rcs. Per avere un metro di paragone, nel 2016, in cui ci sono stati gli Europei e le Olimpiadi, i conti a settembre mostravano un’ area sport in forte crescita, con la pubblicità a +15,5% per la Gazzetta e a +11% per Marca. Nel 2014 (anno dei Mondiali) l’ intero gruppo Rcs aveva registrato una raccolta in crescita del 3,2%. A preoccupare gli analisti è il miglioramento del margine operativo lordo del gruppo che edita il Corriere della Sera oltre ai quotidiani citati prima. Già Cairo ha fatto un lavoro che ha permesso di raddoppiarlo in un anno di gestione e i Mondiali avrebbero aiutato con un’ accelerata. Un aiuto che invece non ci sarà o sarà molto più debole rispetto a quello di un torneo con l’ Italia in gara. A segnare questi fatti l’ andamento dei titoli in Borsa ieri dei due gruppi: Rcs ha chiuso pesantemente in calo dell’ 8,75% a 1,116 euro, trascinando anche un po’ il titolo Cairo Communication: -1,1% a 4,124 euro. Restando però alla fotografia fatta dai conti del gruppo Cairo al 30 settembre, questi riflettono come si è detto il miglioramento di margini e debito di Rcs mentre La7, a fronte di ricavi in leggero calo, porta in terreno positivo il margine operativo lordo. Giusto i periodici risentono un po’ più della situazione del mercato, ma mantengono comunque buoni margini. A livello consolidato i ricavi sono ovviamente in forte crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: 882,7 milioni di euro, contro i 272,1 milioni precedenti. Rcs è infatti entrata nel perimetro a settembre 2016, perciò il dato di quest’ anno la comprende interamente mentre quello del 2016 solo per l’ ultimo mese. Per lo stesso motivo il margine operativo lordo ha fatto un balzo a 104,7 milioni da 22,1 milioni, mentre il risultato netto è pari a 17,3 milioni contro i 5,3 milioni di dello scorso anno. Allo stesso modo l’ indebitamento di Cairo Communication, pari al 30 settembre a 307,7 milioni in riduzione di quasi 45 milioni, è per la gran parte dipendente da Rcs (335,1 mln). Facendo i conti come se l’ acquisizione di Rcs non ci fosse stata, a perimetro omogeneo i ricavi lordi consolidati di Cairo Communication (periodici, concessionaria, tv, Il Trovatore e l’ operatore di rete) sono stati di 180,8 milioni, in flessione rispetto ai 188,7 milioni precedenti, il margine operativo lordo è salito a 13,7 milioni (era a 10,3 milioni) e l’ utile sceso a 2,6 milioni dai 4,3 milioni dell’ anno scorso. Come detto, i periodici continuano a essere una voce in attivo del gruppo. I ricavi operativi lordi sono simili a quelli della tv, 68,1 milioni, anche se in calo rispetto ai 72,9 milioni precedenti, ma i margini sono buoni, con un mol da 10,1 milioni (era di 11,5) e un utile da 6,5 milioni (era a 7 milioni). Il gruppo prevede di continuare ad avere risultati positivi, oggi è leader in edicola con 1,8 milioni di copie medie vendute e continuerà comunque a cercare «segmenti di mercato con maggiore potenziale». Di La7 si è in parte detto: ricavi operativi in leggero calo (69,1 milioni contro 70,7 mln) ma mol in aumento da -2 milioni a +2,5 milioni e perdita in riduzione a 2,5 milioni (era a 2,8 mln). A completare il quadro ci sono poi la concessionaria che raccoglie anche per terzi con 120,5 milioni di ricavi operativi lordi e un mol di 600 mila euro e l’ operatore di rete che sta continuando a realizzare la copertura del multiplex nel quale da gennaio si trasmettono i canali di La7. © Riproduzione riservata.
Ventura, il ct dell’ apocalisse resta aggrappato allo stipendio
Il Giornale
di; Franco Ordine
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di Franco Ordine D i Cesare Prandelli ce n’ è uno solo. Un minuto dopo l’ eliminazione, dolorosa, dal mondiale del Brasile, estate 2014, presentò le dimissioni irrevocabili trascinandosi dietro l’ allora presidente federale Giancarlo Abete. Gian Piero (s)Ventura ha illuso il popolo in lutto con un sì pronunciato a denti stretti dinanzi al pressing dell’ inviato delle Iene che l’ ha pedinato nel volo da Milano a Bari per poi correggere con un sms indirizzato all’ agenzia Ansa lo scenario. «Mai parlato di dimissioni», la sua posizione ufficiale che certifica e tratteggia il temperamento dell’ uomo. A 69 anni, con alle spalle «una carriera dignitosa, non eccelsa» (dixit Arrigo Sacchi), il ct della storia azzurra che ha lasciato la Nazionale fuori dal mondiale dopo 60 anni, non è il tipo da fare un passo indietro. Anzi, nei mesi passati e nelle ultime settimane in particolare, si è mostrato intollerante alle critiche e persino ai paragoni inevitabili. Sbottò malmostoso con chi gli ricordò l’ europeo affascinante di Antonio Conte, si permise di replicare acido a una chiosa tecnica di Sacchi. Di ritorno da Solna sembra abbia avuto identica reazione con i senatori del suo gruppo che gli suggerivano un diverso schieramento. «Allora fatela voi la formazione», la brusca replica. Eppure al ritorno da Madrid, ai primi di settembre, lasciò fare allo spogliatoio una riunione tecnica dalla quale rimase fuori. C’ è stato un Ventura prima dell’ incarico di ct e un Ventura dopo l’ investitura azzurra. Persino Urbano Cairo, presidente del Toro e di Rcs, che pure ha tentato una disperata difesa del suo ex allenatore in granata, aprendogli gli ombrelli dei suoi giornali, ha ammesso pubblicamente ieri la sconfortante sconfitta. «Perché giocare con i lanci contro la Svezia di giganti? Non riconosco il Ventura ct, forse è più tecnico da squadra di club che da Nazionale. Sembrava un ospite», la frase. È sceso anche lui dal carro rimasto vuoto. Ai tempi di Cagliari e Bari, Pisa e Napoli, Ventura si mostrava umile e disponibile al dibattito delle idee, ai tempi di Coverciano ha tirato fuori una sicumera ingiustificata. Sono i rischi di chi diventa papa senza mai essere stato a Roma. I fischi di San Siro, prima di Italia-Svezia, hanno sancito la bocciatura da parte di un popolo in amore che ha cantato e sostenuto la Nazionale fino all’ ultimo, disperato, squinternato assalto. Ed è passato quasi inosservato l’ ultimo episodio, spia dello scollamento tra staff tecnico e panchina. De Rossi, interpellato per entrare nel finale, ha declinato l’ invito suggerendo il ricorso a Insigne («Dobbiamo fare gol, io che c’ entro?»). «Insigne non avrebbe risolto i problemi, non dimentichiamo che arriviamo da due mondiali fallimentari», la sottolineatura di Sacchi. Verissimo: nemmeno Maradona avrebbe tirato fuori gli azzurri dai guai. Lunedì notte, con la catastrofe davanti agli occhi, il ct ha preferito discutere con Uva (segretario) e Ulivieri (presidente dell’ associazione allenatori), salutare gli azzurri uno per uno, prima di dettare le poche parole («chiedo scusa agli italiani») e rinviare l’ appuntamento sul futuro al colloquio con Tavecchio. Il telefono non può allungargli la panchina, questo è scontato. Evidente lo scopo: trattare sulla parte di contratto rimasta in vigore, quello in scadenza fino a giugno 2018. Già perché il rinnovo, chiesto e ottenuto nell’ estate scorsa per rinsaldare la posizione, non ha alcun valore perché legato alla qualificazione mondiale. Senza Russia, niente rinnovo automatico quindi. 700mila la cifra per una possibile transazione: toccherà a Tavecchio e al gran consiglio federale convocato per oggi accettare oppure no. L’ unica ragione del Ventura ct è nell’ origine del suo mandato. Fu Lippi, promesso dt delle squadre nazionali poi uscito di scena per il conflitto d’ interessi col figlio Davide procuratore, a designarlo. Fosse rimasto Marcello in federazione lo avrebbe guidato e consigliato a dovere. Prima di Ventura altri candidati eccellenti, tipo Capello, interpellati, avevano rinunciato. La presenza della Spagna nel girone lasciava indovinare lo sviluppo successivo: spareggio come seconda e qualificazione in bilico.
Class Editori, i ricavi del terzo trimestre in linea con il 2016
Italia Oggi
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Il consiglio di amministrazione di Class Editori ha approvato il resoconto intermedio di gestione consolidato dei primi nove mesi dell’ esercizio 2017. I ricavi del terzo trimestre 2017, pari a 12,74 milioni di euro, per la prima volta dalla primavera del 2009 sono in linea con quelli dello stesso periodo dell’ anno precedente (nel 2016, 12,86 milioni di euro), mentre i costi operativi si sono ridotti dell’ 1,9% rispetto al terzo trimestre 2016. L’ ebitda del terzo trimestre 2017 è pari a -3,41 milioni di euro, in miglioramento di 0,19 milioni di euro rispetto al terzo trimestre 2016. Il risultato netto di gruppo è pari a -5,51 milioni di euro (-3,33 milioni di euro nello stesso periodo del 2016). I ricavi dei primi nove mesi del 2017 sono stati pari a 45,84 milioni di euro (48,89 milioni di euro del 30 settembre 2016) e la raccolta pubblicitaria è stata pari a 24,7 milioni di euro, -2% rispetto allo stesso periodo del 2016 a parità di perimetro, mentre il mercato pubblicitario italiano dei primi nove mesi del 2017 ha registrato un decremento del 3,3% (fonte Nielsen) rispetto allo stesso periodo 2016, che sale al -5% escludendo dal calcolo le tv generaliste (segmento in cui la casa editrice non è presente). I costi operativi dei primi nove mesi dell’ esercizio (53,01 mln) sono diminuiti di circa il 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2016 e il margine operativo lordo (ebitda), mostra un miglioramento di circa 0,64 milioni di euro, con un saldo pari a -7,17 milioni di euro rispetto ai -7,81 milioni di euro dello stesso periodo dell’ anno precedente. Il risultato netto di gruppo è pari a -12,35 milioni di euro rispetto ai -13,80 milioni di euro dei primi nove mesi del precedente esercizio. La posizione finanziaria netta della Casa editrice presenta al 30 settembre 2017 un indebitamento netto pari a 67,3 milioni di euro, in linea con quella di inizio anno. Il personale della casa editrice occupato in media durante l’ esercizio è pari a 269 unità, in diminuzione rispetto alle 282 dell’ esercizio 2016. In evidenza le performance positive della raccolta pubblicitaria della GO TV (+10%), della tv (+4%) e di Internet (+12%) che insieme rappresentano circa il 38% del fatturato complessivo. In flessione nei primi nove mesi la raccolta sulla stampa quotidiana, mentre migliora la performance per i periodici grazie alle iniziative speciali. Nei primi nove mesi dell’ esercizio 2017 il sito web di Milano Finanza ha registrato una marcata crescita (+27,2%) a livello di utenti unici mensili, che hanno toccato nei primi nove mesi del 2017 una media di 1,99 milioni, secondo quanto certificato dai sistemi Google Analytics, contro gli 1,56 milioni dei primi nove mesi del 2016. Secondo quanto riporta un comunicato della società, nel mese di ottobre la casa editrice ha registrato un aumento della raccolta pubblicitaria pari al 5% sullo stesso periodo del 2016 a perimetro omogeneo. Sul fronte dell’ efficientamento dei costi, la società ha proceduto alla chiusura di due testate periodiche e alla conseguente messa in cig a zero ore del relativo personale, con un effetto netto complessivo su base annua pari a 0,6 milioni di euro.
Tim, i sindaci alzano il tiro su Canal +
Il Messaggero
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IL CASO ROMA Amos Genish focalizza la strategia su Tim ma all’ interno del cda sindaci e consiglieri di minoranza restano sul piede di guerra per Tim Vision spa, joint venture fra Tim e Canal +. Il collegio sindacale, presieduto da Roberto Capone, secondo quanto risulta al Messaggero nel consiglio di venerdì 10 avrebbe contestato le modalità della partnership presentando un esposto alla Consob in base all’ articolo 149 del Tuf: nel mirino la gestione del processo che ha portato alla creazione della joint venture. In Borsa il titolo prosegue nel trend negativo: ieri ha chiuso a 67 centesimi (-2,8%) dopo che da fine luglio aveva bruciato il 22,63% del valore (2,9 miliardi) portando a circa 1,4 miliardi la perdita sull’ investimento di Vivendi. Nei giorni scorsi, anche Lucia Calvosa e Francesca Cornelli, due dei cinque consiglieri di Assogestioni, avrebbero manifestato la loro contrarietà all’ operazione sui contenuti, arrivando a produrre una dissenting opinion, cioè un parere contrario. Alla base dei rilievi di sindaci e consiglieri, il fatto che Tim abbia considerato la joint venture come operazione fra parti correlate di minore rilevanza laddove, secondo Calvosa e Cornelli, avrebbe invece dovuto essere applicato il concetto di maggiore rilevanza, data appunto la rilevanza strategica dell’ operazione, presentata al cda di Tim del 24 luglio dal presidente Arnaud de Puyfontaine in persona. La differenza fra le due tipologie non è di poco conto, visto che un’ operazione fra parti correlate di maggiore rilevanza avrebbe dovuto essere approvata dal plenum dei consiglieri indipendenti. Gli uffici della Consob sono ora al lavoro e il rischio è che la delibera possa essere invalidata. MINIMI GARANTITI A ben vedere, è difficile non pensare che la partnership, la quale prevede minimi garantiti da Tim a Tim Vision spa molto aggressivi, sia un modo attraverso cui Vivendi voglia dare un supporto a Canal+ che in Francia sta attraversando un periodo di difficoltà avendo perso oltre 400 mila clienti in un anno. Sino a oggi, il meccanismo dei minimi garantiti si è dimostrato molto poco conveniente per Tim: il contenzioso con Sky sul mancato raggiungimento degli obiettivi è in corso di definizione e l’ ex incumbent avrebbe già accantonato circa 100 milioni per far fronte alla transazione. Per questo Calvosa e Cornelli avrebbero evidenziato che l’ asticella dei minimi garantiti di Tim a favore di Tim Vision sarebbe troppo elevata. r. dim. © RIPRODUZIONE RISERVATA.