Indice Articoli
Apple, Netflix & Disney: lo streaming si fa la guerra
Internet, il mobile traina le news
Chessidice in viale dell’ Editoria
Facebook blocca le opere d’ arte ma lascia passare la porcheria
Matera, la capitale della cultura non è un paese per librerie
Tutti contro Amazon il gigante elettronico che «divora» le librerie
Apple, Netflix & Disney: lo streaming si fa la guerra
Il Fatto Quotidiano
Virginia Della Sala
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Chiederselo con le parole del Wall Street Journal: Netflix potrà sopravvivere al nuovo mondo che ha creato? La risposta: dipende da come uscirà dalla guerra dello streaming che rischia di polverizzare il mercato e cambiarne i connotati. Apple, la società che fabbrica gli iPhone, ha annunciato di essere pronta a investire un miliardo di dollari per produrre contenuti televisivi da vendere sulla sua piattaforma di streaming: serie televisive “di alto livello”, almeno una decina, con costi tra i 2 milioni di dollari (comedy) e i 5 milioni (drama) a puntata. L’ azienda di Cupertino entra nel mercato dell’ intrattenimento e sfida, seppur con un budget minore (nel 2013, anno della sua fondazione, Netflix aveva investito almeno il doppio), i big dello streaming tv. Amazon inclusa. L’ annuncio arriva dopo una lunga serie di colpetti assestati all’ azienda di Hastings e Sarandos per provare a toglierle l’ egemonia: a inizio agosto, la Disney ha annunciato che dal 2019 si staccherà da Netflix. Una rottura che dovrebbe riguardare solo il mercato americano e che non dovrebbe modificare gli accordi extra Usa né la collaborazione con la Marvel Tv, divisione della Walt Disney Company specializzata nelle serie ispirate ai fumetti. L’ accordo con la Disney risale al 2012: accesso al catalogo di film ma anche produzioni specifiche. Ora, la società di Topolino vuole mettersi in proprio e distribuire da sola i contenuti dopo l’ acquisizione dell’ azienda specializzata in tecnologia di streaming, BAMTech. Per correre ai ripari, Netflix ha acquisito la casa di fumetti Millaworld. Sempre agosto, sempre annunci. Stavolta tocca a Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg, che conta su una platea di quasi due miliardi di utenti (leggi ‘potenziali spettatori), conferma le voci diffuse da qualche settimana: il lancio di Watch, una piattaforma per gli show che dovrebbe attrarre produttori di contenuti ed editori. Anche qui episodi, anche in questo caso la possibilità per gli utenti di personalizzare la propria scelta e i programmi cuciti sui loro gusti grazie ai big data. Non è chiaro se si tratterà di un servizio a pagamento, ma di sicuro risponde all’ obiettivo del social network di ‘diventare Internet’, di trattenere gli utenti sulle proprie pagine. E poi, YouTubeTv, il servizio di Google con 40 canali in abbonamento (partito in cinque città americane), gli investimenti di Amazon, il debutto di Snapchat nella produzione di una serie tv e in pillole di informazione. Insomma, c’ è un cambiamento: gli investimenti non sono più sulla tecnologia video – che pur, a parità di offerta, diventerà una discriminante – ma sulla produzione. “Le piattaforme di video in streaming erano destinate a mettere la scelta nelle mani dello spettatore – scrive Marc C Scott, docente di nuovi media per la Victoria University australiana -. Gli spettatori avrebbero potuto guardare il contenuto che volevano, quando volevano. Ma la crescente frammentazione del mercato on demand rischia di confonderli più di prima”. A fine 2016, si annunciavano 500 sceneggiature per il 2017, il doppio rispetto al 2010. E si spendono oltre 26 miliardi per produrre i contenuti. L’ analisi di Scott conferma le previsioni degli esperti: l’ offerta diventerà eccessiva. Troppe serie tv, troppi servizi, spesa enorme. Il concetto è questo: gli abbonamenti sono accessibili (in media tra i 10 e i 15 euro al mese) ma per accedere ai contenuti originali prodotti dalle diverse aziende bisognerà sottoscriverne più di uno. “Potremmo arrivare – si chiede Scott – a un punto in cui i servizi di sottoscrizione in bundle o aggregati diventeranno una scelta più fattibile?”. Intanto, Netflix prova a non perdere la partita. Si parla di un debito di 20 miliardi di dollari ma, ha spiegato l’ azienda a La Stampa, si dividerebbe in debito effettivo e in obbligazioni sui contenuti. “Il vero debito – spiegano a Gian Maria Tammaro – è di circa 4,8 miliardi di dollari. Le obbligazioni, a circa 15 miliardi”. E servono per le licenze. “Più produciamo, più persone si abbonano”, dicono. Solo che ora iniziano a farlo anche gli altri.
Internet, il mobile traina le news
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Giugno è stato un mese altalenante per i siti di informazione italiani, cali e aumenti dell’ audience sia nel confronto con il mese precedente sia con lo stesso mese di un anno fa. A giugno, infatti, non ci sono stati avvenimenti che hanno attratto particolarmente l’ attenzione degli utenti rispetto agli altri due mesi del confronto: ci sono state le amministrative, ma anche l’ anno scorso c’ erano e il loro peso era maggiore visto che hanno riguardato le principali città italiane. La cronaca ha registrato brutte notizie in tutti e tre i mesi, soprattutto attentati. Per quanto riguarda il calcio poi, a giugno 2016 sono partiti gli Europei, mentre a maggio di quest’ anno si è concluso il campionato, così a giugno 2017 si è parla soprattutto di calciomercato. Detto ciò, si conferma netta una tendenza: la crescita sul mobile che sta continuando a registrarsi sia anno su anno che mese su mese. Gli utenti mensili pc+mobile sono stabili a giugno 2017 rispetto a maggio 2017, e crescono dell’ 8% a 30,3 milioni rispetto a un anno prima. Ma l’ incremento è dovuto soprattutto, appunto, a smartphone e tablet: +0,5% su un mese prima degli utenti su questi dispositivi e +14,3% sull’ anno precedente (26,6 milioni le persone che hanno navigato almeno una volta al mese da mobile). In particolare, la categoria che raccoglie i siti dedicati all’ informazione è cresciuta del 17% su un anno prima dal mobile, mentre da pc è calata del 15%. I dati presenti in tabella sugli utenti unici giornalieri mostrano 25 brand in crescita rispetto al mese prima sul mobile e soltanto 6 in calo, mentre sul pc si hanno 11 siti in crescita e 20 in calo e nel confronto con l’ anno prima il fenomeno emerge ancora di più. Fra i maggiori brand in progresso si trova il TgCom24, +11% rispetto al mese precedente nella total audience, stabile al terzo posto ma a poca distanza (6.380 utenti) dal Corriere della Sera (che ha il paywall). Il sito Mediaset con oltre 700 mila utenti è per altro sempre primo sul mobile, dove cresce del 13%. I primi due della classifica, Repubblica e Corriere sono invece in calo del 3% e del 5,6% rispettivamente. Così come arretra la Gazzetta dello Sport (-18,4%) alla pari degli altri giornali sportivi, mentre un’ ottima performance questo mese la registrano TuttoMercatoWeb (+24,3%), al settimo posto, e Calciomercato.com (+54,8%) al 23esimo. Tornando ai siti in crescita: Citynews +12,8%, la Stampa risale al sesto posto con un +10,2%, Ansa +3,9%, Sole 24 Ore +16,2%, Fatto +2%, Quotidiani Espresso +9,4%, Quotidiano.net +11,9%, Leggo +17%, Mattino +18,2%, Post +36,7%, Milano Finanza +5,2%, Wired +18,8%, Lettera43 +32,5%, Affaritaliani.it +7,5%. Altri siti di testate nazionali calano invece nel mese: il Messaggero è a -34,3% ma su un anno prima guadagna un +41%, il Giornale è a -28% su un mese prima e -14 sul 2016, Libero è a -13,8 e +18,9 rispettivamente. I siti della tv questo mese non brillano, complice anche l’ inizio della stagione estiva. Crescono solo Rai News24 +11,7%, Viacom +38%, Sky Tg24 +7,2% e La7 +7,2%. Fra le radio bene 105 con un +17,9% su un mese prima e +24,2% sul 2016. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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La Bundesliga su Amazon Prime. Il servizio di streaming di Amazon fa il suo ingresso nel calcio in Germania. I canali Eurosport del gruppo Discovery sbarcheranno infatti sulla piattaforma Amazon Prime i cui abbonati potranno così vedere i contenuti premium del canali in Hd, compresa la diretta esclusiva della gara del venerdì sera di Bundesliga. Oltre alle partite della maggiore lega tedesca di calcio gli abbonati potranno accedere a tutti gli altri eventi sportivi di Eurosport, compresi i tornei del Grande Slam di tennis (Australian Open, Roland Garros, Us Open), la MotoGp e i Giochi olimpici invernali di Pyeongchang 2018. Tutti gli eventi sportivi saranno disponibili live e on demand su Eurosport Player e attraverso i nuovi canali di Amazon in streaming in Germania e Austria. Alibaba, trimestre di crescita. Utili quasi raddoppiati e forte accelerazione su tutte le linee di business per Alibaba, il gigante cinese del commercio elettronico, che archivia l’ ultimo trimestre con risultati positivi sia sulle vendite elettroniche sia sul cloud computing (i servizi via internet). Il gruppo fondato dal miliardario Jack Ma, uno degli uomini più ricchi della Cina, ha visto le sue azioni salire dell’ 80% dal dicembre scorso grazie a una forte redditività, con l’ azienda che si avvicina velocemente al leader del settore Amazon. In particolare l’ utile netto nel trimestre chiuso il 30 giugno scorso è stato di 14,7 miliardi di yuan (pari a 1,9 miliardi di euro), con un aumento annuo del 94%. I ricavi complessivi nel trimestre sono aumentati del 56% a 50,2 miliardi di yuan (6,4 miliardi di euro), battendo la media di 7,2 miliardi di dollari (6,1 miliardi di euro) delle stime compilate dagli analisti di Bloomberg. Milano sempre più set cinematografico. Sono passati 61 anni dalla battuta «Noio volevam… Volevan savuar l’ indiriss… ja» pronunciata nel film Totò, Peppino e la… malafemmina dallo stesso Totò davanti a un Duomo e un ghisa scambiato per gendarme austriaco. Ma oggi, nei primi sette mesi del 2017, sono state 376 le richieste arrivate (di cui 44 da produzioni straniere) per fare di Milano il set di film, pubblicità, documentari, serie tv, fiction, videoclip, spot sociali ed esercitazioni didattiche: una media di 53 richieste al mese. Una tendenza che, se si consoliderà tra agosto e dicembre, porterà il numero totale di richieste a superare i dati dei cinque anni precedenti. Tra i luoghi più richiesti rientrano piazza Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II e piazza della Scala, Castello Sforzesco, Arco della Pace e parco Sempione, via Manzoni, via Montenapoleone, via della Spiga e corso Matteotti, Giardini Montanelli, corso Venezia, piazza Cavour e Brera. Fox Sports Australia e Foxtel verso la fusione. News Corp e Telstra vogliono fondere Foxtel, compagnia di pay-tv di cui sono entrambe proprietarie, con Fox Sports Australia del gruppo News Corp di Rupert Murdoch. Obiettivo: creare una grande società australiana di sport e intrattenimento. Della nuova società News Corp deterrà il 65% mentre a Telstra andrà il restante 35%. La fusione consentirà alla compagnia di essere quotata in Borsa in futuro, hanno dichiarato congiuntamente da News Corp e Telstra. Gallerie d’ Italia, boom d’ ingressi a Ferragosto. A Ferragosto le Gallerie d’ Italia, polo museale e culturale di Intesa Sanpaolo, hanno registrato quasi 7 mila ingressi nelle tre sedi. Nel dettaglio, sono stati 4.006 i visitatori a Napoli – Palazzo Zevallos dove è in corso, fino al 3 settembre, l’ esposizione del ciclo pittorico Matrici di Marco Petrus, uno dei protagonisti della pittura italiana contemporanea. A Milano i visitatori sono stati 2.521 dove fino al 17 settembre ci sarà l’ esposizione «New York New York. Arte italiana. La riscoperta dell’ America» (nelle due sedi museali Gallerie d’ Italia e Museo del 900), con oltre 150 opere di artisti italiani che hanno viaggiato, soggiornato, lavorato, esposto negli Stati Uniti, e in particolare a New York, o hanno solo immaginato un Mondo Nuovo. Infine, i visitatori delle Gallerie di Vicenza sono stati 360. A Palazzo Leoni Montanari, fino a domenica prossima, è aperta l’ esposizione Illustrissimo, la prima personale italiana di Noma Bar, che racconta l’ evoluzione del linguaggio artistico dell’ illustratore di fama internazionale. Cinema, a Frears premio Jaeger-LeCoultre della Biennale di Venezia. È Stephen Frears (Philomena, The Queen, Le relazioni pericolose) il regista che riceverà il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2017 della 74esima Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia. La consegna del premio a Frears avrà luogo domenica 3 settembre, prima della proiezione fuori concorso del suo nuovo film Victoria e Abdul, in prima mondiale. Club per Voi, libri a 90 centesimi e un regalo. L’ outlet del libro di Mondadori Retail con sconti dal 50 al 70% propone l’ offerta di benvenuto con tre libri a scelta fra 500 titoli a 90 centesimi l’ uno più uno in regalo. Con l’ iscrizione al club il socio è tenuto ad acquistare quattro libri nel primo anno. Ogni 40 giorni i soci riceveranno a casa la rivista Club per Voi, che contiene circa 150 titoli di successo in edizione Club, selezionati dal Comitato editoriale, offerti con un prezzo inferiore mediamente del 50% fino a un massimo del 70%.
Facebook blocca le opere d’ arte ma lascia passare la porcheria
Italia Oggi
SERGIO LUCIANO
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Anno domini 1987, aeroporto di Dubai, posto di blocco per il controllo doganale: un italiano in arrivo da Milano si vede chiedere dal finanziere emiratino di mostrare il contenuto del suo zaino. Tra le altre cose, scivola fuori una copia de L’ Espresso che aveva in copertina una vignetta a colori di Forattini: vi era ritratto l’ allora ministro della Difesa Giovanni Spadolini nella caricatura che ne faceva il grande disegnatore, un anziano puttino grassissimo e completamente nudo. Il finanziere arabo guarda perplesso l’ immagine e poi esclama nel suo inglese smozzicato: «Forbidden, too much sex!», sequestrando il giornale. Potenza demente dell’ irretimento religioso che all’ epoca si respirava anche negli Emirati. Ecco, qualcosa di simile, purtroppo, promana dall’ episodio, più inquietante che spassoso, raccontato dal Fatto Quotidiano qualche giorno fa: Facebook ha rifiutato di mettere online lo spot promozionale di una mostra d’ arte rinascimentale perché comprendeva il quadro La morte di Cleopatra, attribuito a Lionello Spada (parliamo di un pittore nato nel 1576 e morto nel 1622!) in cui la regina di Cartagine viene dipinta a seno nudo – un seno virginale, appena rilevato – nell’ atto di farsi mordere dalla velenosissima aspide, che aveva scelto come veicolo del suo intento suicida da amante abbandonata. La mostra, bellissima, organizzata dal museo di Gualdo Tadino (Perugia) sul tema «Seduzione e potere. La donna nell’ arte tra Guido Cagnacci e Tiepolo», ha avuto peraltro da questa censura demenziale una grande pubblicità. Ma la notizia è molto più rilevante dell’ aneddoto in sé. La motivazione portata da Facebook per il suo «niet» è tipica delle multinazionali che applicano pavlovianamente (e quindi insensatamente) le direttive diramate dai quartier generali: «L’ inserzione non rispetta le nostre normative pubblicitarie. Non è consentito l’ uso di immagini o video di nudo o scollature troppo profonde, anche se per fini artistici o educativi». Ma questa suscettibilità puritana conferma l’ abisso di ipocrisia nel quale sguazza il social network più potente del mondo, che si nutre – tra l’ altro – delle peggiori porcherie di ogni sorta quotidianamente pubblicatevi da tanti, troppi, suoi iscritti, che passano on-line in cavalleria senza difficoltà, superando indenni i filtri etici, gli stessi che, in modalità attiva, riconoscono e convogliano sulle pagine internet di tutti noi le pubblicità dei prodotti su cui ci siano appena informati in rete. Insomma: quando vogliono, quelli di Facebook sanno ben distinguere un contenuto dall’ altro. Quando invece vogliono mostrarsi rigorosi e politicamente corretti, fanno in realtà soltanto ridere.
Matera, la capitale della cultura non è un paese per librerie
La Stampa
SANDRO CAPPELLETTO
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«Io non mollo, questo è il lavoro della mia vita. Comincio la caccia, da subito. La richiesta di aumento me l’ aspettavo, ma non più del doppio». Antonio Sacco, titolare della libreria Mondadori, una delle tre rimaste a Matera, comincia a preparare gli scatoloni: dopo 18 anni ha ricevuto la disdetta dell’ affitto e deve lasciare uno spazio che ha saputo far diventare un punto di riferimento della vita cittadina. «Fino a tre anni fa questa era una città di materani che accoglieva qualche turista; adesso è una città di turisti che, con fastidio, fa spazio a qualche materano». Perché qui tutto è cambiato da quando – era la sera del 17 ottobre 2014 – Matera è stata proclamata Capitale Europea della Cultura 2019. E fa notizia che in vista di questo appuntamento sia proprio una libreria a farne le spese, come ha prontamente colto Alessandro Laterza, editore, vicepresidente nazionale e responsabile della commissione Cultura di Confindustria: «Matera 2019 capitale di che cosa? Di Bed and Breakfast e pizzerie?», ha scritto in un efficacissimo tweet. «Il chip di ingresso ormai è di 3000-3500 euro al mese per locali di 50-60 metri quadri. E questa esosità non riguarda soltanto le librerie, ma negozi storici, botteghe, piccoli punti di ristoro che ovviamente non possono resistere», ribadisce Giovanni Moliterni, titolare della Libreria Dell’ Arco. «A noi è andata meglio, ma solo perché il trasloco è avvenuto due anni fa: dove eravamo prima aprirà un ristorante, ora abbiamo trovato un posto più defilato ma soprattutto un proprietario che non vuole strangolarci». «Prevale l’ improvvisazione, non la progettualità. Per i progetti veri, strategici, non legati all’ evento e alla spettacolarizzazione, tutto è fermo e ormai non c’ è più tempo per invertire la rotta. La cultura che sta vincendo è quella della pancia e della bottiglia, ma questa verità fa fatica a passare: la parola d’ ordine è “va tutto benissimo”, nessuno ha voglia di riflettere criticamente», dice Gianfranco Lionetti, accanito e amareggiato studioso del territorio. Nel 2006 ha ritrovato i resti di una balenottera del Pleistocene, lunga 25 metri e datata 800.000 anni fa: un reperto eccezionale, ma undici anni dopo Giuliana – battezzata così perché ritrovata vicino alla diga di San Giuliano – è ancora rinchiusa in casse di legno nel Museo Ridola. «Questa era un’ occasione formidabile per raccontare la storia del nostro territorio, per avviare sia un progetto museale sia dei laboratori di ricerca, ma anche nel 2019 la balenottera resterà nelle casse». Il restauro del Museo, il potenziamento della sede universitaria, la stabilizzazione della Biblioteca provinciale: «Non sono neppure state avviate le pratiche, mentre i Sassi si stanno trasformando in un bazar, rinnegando la loro storia. Dove c’ erano officine, magazzini, cantine, ora i turisti dormono, mangiano, si abbronzano», incalza Lionetti. «Stiamo subendo in pochi anni una metamorfosi che Venezia, Firenze e Roma hanno conosciuto in tempi molto più lunghi. Per tutti i materani, Matera 2019 significa soltanto più turisti, il resto può morire. Anche da parte della Fondazione Matera 2019 sarebbe opportuno un minore trionfalismo di annunci e un maggiore coinvolgimento degli abitanti: non sappiamo nulla, non ci viene comunicato nulla, neppure da parte dell’ amministrazione comunale», dice Antonio Sacco. «Il problema non riguarda solo la mia libreria, ma l’ immagine della città: non dove sarò trasferito io, ma dove saranno trasferiti i materani». Paola D’ Antonio, assessore ai Sassi e alla Gestione Unesco – Matera è stata dichiarata «patrimonio dell’ umanità» – guarda i dati delle presenze turistiche nei giorni di Ferragosto, che hanno fatto registrare il tutto esaurito nelle 550 strutture ricettive di una città di 60.500 abitanti. «Le cifre confermano il fascino che Matera esercita sui visitatori italiani e stranieri, ma sono anche dati che impongono una necessaria azione di salvaguardia». Oltre mezzo milione di presenze l’ anno stanno cambiando la pelle e l’ anima della città, assessore: pensate a provvedimenti eccezionali? «Il decreto del 2016 del ministro Madia consente ai Comuni di regolamentare le attività commerciali nelle aree ad alto valore storico e culturale. E questo faremo, mettendo a bando nei Sassi dei locali che il Comune ha in concessione dal demanio per avviare attività che ne salvaguardino l’ identità. Il percorso tecnico è definito, ora la parola passa alla volontà della politica». Settant’ anni fa Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi definirono i Sassi di Matera, dove gli uomini convivevano con gli animali, senza luce, senza acqua, senza servizi, con un’ altissima mortalità infantile, «una vergogna nazionale», e avviarono un decisivo progetto di risanamento. Ora la politica è chiamata ad altre scelte, altrettanto difficili e necessarie. Se non è troppo tardi. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Tutti contro Amazon il gigante elettronico che «divora» le librerie
Il Giornale
Daniele Abbiati
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Daniele Abbiati Vastissima, insidiosissima e in possesso di risorse immense. È l’ Amazzonia, un territorio pressoché impenetrabile al comune mortale. Ma vastissima, insidiosissima e in possesso di risorse immense è anche Amazon, che dall’ Amazzonia prende il nome, per volere del suo fondatore, Jeff Bezos. Un colosso elettronico che però, contrariamente a quello geografico, risulta comodo e rassicurante al suddetto comune mortale. Al quale basta connettersi per chiedere, acquistare e ricevere in tempi brevi. Come tutti i colossi economici, Amazon vanta eserciti di clienti in tutto il mondo, ben lieti di rivolgersi ai suoi magazzini sempre fornitissimi, ma anche non pochi nemici. Accuse di evasione fiscale, accuse di imporre condizioni di lavoro da negrieri ai dipendenti. Accuse, soprattutto, di deformare il mercato, sempre più globale, a proprio uso e consumo. L’ ultimo affondo è stato quello del presidente Usa, Donald Trump, uno che di affari e di fatturati se ne intende. «Amazon sta danneggiando in modo grave i commercianti che pagano le tasse: cittadine, città e stati sono danneggiati, persi molti posti di lavoro», ha twittato il tycoon inquilino della casa Bianca. A stretto giro di posta (elettronica), ecco la risposta dello stesso mercato: poche ore dopo la stoccata presidenziale, la società di e-commerce ha visto calare le proprie azioni di quasi l’ 1 per cento, con una perdita quantificabile in 5 miliardi di dollari di valore. Fra i principali detrattori di Amazon ci sono quelli che lavorano, in prima, seconda o terza persona, nel comparto in teoria (ma soltanto in teoria) meno commercializzabile di tutti, quello della cultura. Quello dei libri, nello specifico. James Patterson, lo scrittore più venduto al mondo con oltre 350 milioni di copie, ad esempio, contro la creatura di Bezos non si è limitato a lanciare un tweet: ci ha scritto sopra un romanzo. The Store, uscito negli Stati Uniti il 14 agosto scorso (arriverà in Italia a metà settembre, edito da Longanesi), è una storia distopica, orwelliana. Racconta del più grande e potente negozio online del pianeta che, come recita il suo slogan, «sa i tuoi bisogni prima che li sappia tu». Un mostro intelligente e dalle facoltà predittive che non soltanto consegna in tempi da centometrista qualsiasi prodotto richiesto, utilizzando dei droni, ma riesce anche a prevedere (quindi a indirizzare…) le esigenze dei clienti. Saranno due scrittori newyorkesi in crisi proprio a causa dell’ avvento dell’ editoria digitale (due personaggi che ci fanno ripensare al Bob Woodward e al Carl Bernstein del Watergate e del conseguente film Tutti gli uomini del presidente, con Robert Redford e Dustin Hoffman), a indagare sull’ anima di quel drago mangiasoldi, infiltrandosi nell’ azienda. In attesa di sapere quante copie di The Store saranno vendute su Amazon, noi comuni mortali e comuni lettori da libreria fisica, di quelle con gli scaffali, le poltroncine e la cassa tradizionale, abbiamo chiesto a Francesco Giubilei, editore e proprietario di due grandi librerie, quindi doppiamente vittima dell’ e-commerce, di spiegarci com’ è cambiata la sua vita con l’ ascesa di quel concorrente fuori portata. «Il principale problema del mercato librario italiano – dice Giubilei – non è soltanto la scarsa quantità di lettura, ma anche la sua scarsa qualità. Ma oggi, purtroppo, Amazon è un canale di cui un editore non può fare a meno. Certo, si può tentare di educare i lettori a fare acquisti nelle librerie tradizionali che sono luoghi di incontri, di dibattiti, di quella che possiamo chiamare, al punto in cui siamo arrivati, bibliodiversità. Ma questo è un percorso lungo e difficile. Più pragmaticamente, è da perseguire un altro risultato: fare in modo che almeno i lettori acquistino sui siti dei vari editori». E perché mai, si chiede il lettore ignorante che qui scrive? Che cosa cambia? Cambia molto. «Quando il lettore – continua Giubilei – acquista dal sito dell’ editore, l’ editore incassa il 100 per cento. Quando il lettore acquista su Amazon, l’ editore incassa fra il 40 e il 55 per cento». Certo, con Amazon zero rese. Certo, la catena distributiva costa anch’ essa, e molto, incide per circa il 60 per cento. Tuttavia si tratta di una filiera, di una realtà che dà lavoro a molti. E qui torniamo a bomba, cioè al tweet di Trump. E a proposito di filiera, spiega Giubilei, «il loro obiettivo è essere editori, distributori, venditori e librai. Tutto, insomma. E poi ci sono i criteri di scelta. Amazon Publishing Italia, appena nata, tre anni fa, pubblicava i titoli in base alle stellette poste dagli utenti. Mi domando: e se Proust e Leopardi, ai loro tempi, non avessero preso nemmeno una stelletta?». Bella domanda. La risposta non la vende nessuno, nemmeno Amazon.