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Rassegna Stampa del 20/07/2017

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Indice Articoli

«I broadcaster investano di più»

«Gruppo 24 Ore, incrementare ricavi e offerta»

Copyright, nuovi diritti alle industrie culturali

La sfida in televisione negli anni dispari

Bbc costretta a rivelare i suoi stipendi d’ oro

Le tre rivoluzioni di Mondadori

Chessidice in viale dell’ Editoria

Discovery-Scripps prove di fusione

RaiWay si scopre scalabile EiTowers poteva fare l’ Opa

Sulle spiagge del buon ritiro giornalisti in prima fila

Dalla ricerca di regole nuove al ruolo dei giovani ecco cosa può insegnarci la crisi dei media

Il ruolo dei giornali e delle «True news» nell’ era di Facebook

«I broadcaster investano di più»

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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In Rai c’ è stato 33 anni, uscendone nel 2016 dopo gli ultimi anni alla direzione di Rai 1. A un certo punto però le strade di Giancarlo Leone e di Viale Mazzini sembravano fortemente sul punto di incrociarsi di nuovo, nelle settimane in cui bisognava scegliere con chi sostituire l’ ex dg dimissionario Antonio Campo Dall’ Orto. «È un’ ipotesi circolata, ne ero a conoscenza. Ma l’ azionista della Rai è il ministero dell’ Economia con il quale non ho avuto contatti. Per questo, evitando di creare imbarazzi, mi sono chiamato ufficialmente fuori. E quindi ho fondato Q10 Media e sono presidente di Apt. La mia strada è altrove». La Rai però non è uscita del tutto dalla vita professionale di Leone che con la tv di Stato dovrà lavorare a stretto contatto nella sua veste di presidente dell’ associazione dei produttori televisivi (Apt), nominato ad aprile in sostituzione di un Marco Follini che ha ceduto al richiamo del sacro fuoco della politica. E alla Rai ora c’ è un nuovo dg. «Il ritorno di un giornalista autorevole alla direzione generale della Rai dopo nomi come Gianni Locatelli o Biagio Agnes è un ottimo segnale per il servizio pubblico. Conosco Mario Orfeo e ne apprezzo la qualità e la chiarezza di visione», dice Leone, aggiungendo poi: «Mi aspetto da lui buone cose e mi auguro che nel mio ruolo non debba trovarmi a litigare con lui. Ma se necessario lo farò». Partiamo con una minaccia? Ma no, figuriamoci. Mi riferisco al fatto che siamo alla vigilia di passaggi importanti come il rinnovo del Contratto di servizio, da cui dipendono anche gli investimenti della tv pubblica in opere indipendenti. Su questo versante ci aspettiamo un impegno sempre più consolidato da parte della Rai che, non sfuggirà, è il volano per il cinema e l’ audiovisivo italiano. Un’ obiezione che si sente spesso: ma la Rai non potrebbe fare da sola, internamente? Sono considerazioni che nascono da un equivoco di fondo usato dalla politica o dagli osservatori meno attenti. In Italia il prodotto premium, che sia cinema o fiction, viene realizzato dai produttori indipendenti. Questo non avviene da decenni fra i broadcaster che sono invece ottimi “impaginatori”. Richiamare il fatto che un broadcaster possa e debba produrre al proprio interno introduce un elemento antistorico. Piuttosto c’ è un altro aspetto da considerare con molta attenzione. Quale? L’ ultimo Contratto di servizio è stato scritto 8 anni fa, quando i ricavi della Rai erano maggiori. Diminuendo i ricavi sono calati anche gli investimenti in produzioni indipendenti, stabiliti su quote percentuali. Per la Rai il Tusmar prevede l’ obbligo di investire il 15% del fatturato in opere europee di produttori indipendenti, a fronte del 10% per le emittenti commerciali. Il Contratto di servizio precisa che il 20% di quel 15% debba essere investito in cinema italiano ed europeo. In questo momento si dà il caso che debba essere varato il Contratto di servizio e riscritto l’ articolo 44 del Tusmar. È un’ occasione da non sciupare. Quindi chiedete una revisione delle quote? È già avviato un tavolo presso il Mibact e il Mise con broadcaster da una parte e Apt e Anica dall’ altra per discuterne. Crediamo sia un’ idea da considerare. Ma bisognerebbe ragionare in termini di opportunità e non di obblighi. Il know how dei produttori indipendenti può far fare un salto di visione industriale. E vale per la Rai come per gli altri editori. Da parte vostra è stato lanciato l’ allarme un anno fa per la mancanza di commesse da Mediaset, con ogni probabilità legata alle tensioni con Vivendi. Vero. Ma ho letto con interesse le parole di Pier Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi ha indicato una volontà di rilancio della fiction. Loro sanno bene che aprirsi al mondo della produzione indipendente significa aprirsi a un mondo variegato e successful. Comunque sulla fiction Mediaset può fare di più. E Sky? Va dato loro atto di aver aumentato in maniera importante gli investimenti in serialità e documentari. Necessario continuare così. Sul Sole 24 Ore di qualche giorno fa lei lanciò l’ allarme sull’ applicazione dello split payment anche a Rai e Mediaset. Una misura che secondo voi vanificherebbe il tax credit. Vede speranze di un passo indietro? Abbiamo posto il tema a Palazzo Chigi con la consapevolezza che c’ è il rischio di vedere vanificata la ripresa di un settore industriale italiano. Non sono in grado di prevedere gli esiti, ma sono convinto din trovare attenzione in Palazzo Chigi sul tema. Il caso Fazio è stato gestito bene o male secondo lei? Ci si sta perdendo in un discorso legato a un singolo, piuttosto che concentrarsi sulla necessaria riforma della Rai, a partire dalla governance visto che la legge attuale la rende incompiuta. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

«Gruppo 24 Ore, incrementare ricavi e offerta»

Il Sole 24 Ore
R.Fi.
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«Questi primi sei mesi dell’ anno sono stati dedicati ad un lavoro intenso sulla rivisitazione dei processi, la trasparenza, la scelta di collaboratori che avessero un modello etico di riferimento prima ancora che strategico; abbiamo iniziato una spending review consistente, ma non si può lavorare solo sulla riduzione dei costi. Da adesso in poi bisogna incrementare i ricavi, aumentare la nostra offerta, soddisfare i clienti di più e meglio degli altri». Queste le parole dell’ amministratore delegato del Gruppo 24 Ore Franco Moscetti alla platea di oltre 200 agenti presente ieri a Milano per la riunione generale delle tre reti di vendita del Gruppo indetta dal Direttore Generale Commerciale Massimo Colombo, che ha riunito la concessionaria pubblicitaria System24, la rete della Tax&Legal e la rete dei Grandi Clienti. All’ incontro l’ amministratore delegato Moscetti e il direttore editoriale del Gruppo Guido Gentili hanno illustrato il lavoro fatto nei primi mesi dell’ anno e i prossimi obiettivi. «Oggi l’ azienda può contare su un nuovo management, su un nuovo direttore editoriale, Guido Gentili. Ho ereditato un’ azienda con 7 bilanci negativi, con una perdita di 92 milioni di euro nel 2016 ma oggi abbiamo passato la salita e stiamo attraversando il picco. Il che non significa che la discesa sia automatica, ma il più, sostanzialmente, è fatto» ha aggiunto Moscetti, che ha poi proseguito: «L’ assemblea del 28 giugno ha approvato l’ aumento di capitale di 50 milioni di euro, di cui 30 milioni arriveranno da Confindustria, che desidero ringraziare per aver mantenuto questo impegno e per aver dimostrato ancora quanto crede nelle potenzialità di questo giornale. Venti milioni saranno portati dal mercato attraverso un consorzio di garanzia coordinato da Banca Imi e noi porteremo 20 milioni dalla plusvalenza relativa alla vendita di minoranza dell’ attività Education. Posso quindi dire che ora guardo al futuro con grande ottimismo.» Gli fa eco il direttore editoriale del Gruppo 24 Ore Guido Gentili: «Anche dal punto di vista editoriale dobbiamo aprire una pagina del tutto nuova e imporre una svolta decisa. Il Sole 24 Ore è una realtà multimediale unica nel panorama nazionale e la nostra forza risiede nell’ autorevolezza del brand e nell’ accumulo di competenze professionali che non ha eguali in Italia. Ho già iniziato a delineare alcune scelte in questi quattro mesi, da marzo, su quelli che sono i pilastri di questa sfida editoriale: Specializzazione, Sintesi, Selezione. Non credo che più pagine significhino più lettori, credo semmai vero il contrario: più sintesi e più informazione originale e qualificata possono riaccendere l’ interesse e valorizzare i nostri contenuti specifici. Il rapporto tra la carta e il digitale va quindi totalmente ripensato: l’ innovazione tecnologica premia i contenuti mirati.» Il direttore Gentili ha infine sottolineato: «Siamo di fronte alla necessità di una rivoluzione concettuale che deve tendere alla piena integrazione con Radio 24 e Radiocor Plus.» Ha concluso poi i lavori del mattino il direttore generale commerciale del Gruppo Massimo Colombo sottolineando come «Il Sole 24 Ore appartenga a una élite: nel mondo non sono in tanti quelli che fanno il nostro mestiere, c’ è un solo player per nazione. Negli Stati Uniti ce ne è uno, il Wall Street Journal, in Giappone Nikkei. Noi rappresentiamo quindi l’ Italia nel campionato mondiale dell’ economia.» © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Copyright, nuovi diritti alle industrie culturali

Il Sole 24 Ore
Fabio Del Giudice
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Il dibattito europeo sulle nuove regole che dovranno disciplinare nei prossimi anni l’ utilizzo dei contenuti digitali protetti dal diritto d’ autore sta entrando nel vivo e il recente intervento di Marzia Minozzi – Confindustria Digitale (sul Sole 24 Ore del 3 luglio) – offre interessanti spunti di riflessione: stiamo parlando del futuro di libri, giornali, film, canzoni, fotografie, videogiochi un settore che una recente indagine E&Y stima valere in Italia 48 miliardi di euro di fatturato e circa un milione di addetti. La collaborazione e il dialogo tra mondo dei supporti, servizi e infrastrutture digitali e mondo dei contenuti digitali, rappresenta un traguardo di straordinaria importanza, raggiunto dopo anni di contrapposizioni prima, gelo e diffidenza poi, e che ha consentito grandi passi avanti nella condivisione di buone pratiche e nello sviluppo di modelli di business. Ha permesso di porsi di fronte al regolatore, nazionale o europeo, con atteggiamento costruttivo, consapevoli entrambi di quanto il mercato digitale dei contenuti costituisca un’ eccezionale opportunità sia per chi li produce, sia per chi li distribuisce nell’ universo digitale o li utilizza per rendere più appetibili i propri supporti. L’ innovazione consente di sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia per definire e negoziare i diritti. Ciò permette di superare l’ idea che ai problemi posti dal digitale si possa rispondere solo con una riduzione della tutela dei diritti d’ autore, invece che attraverso l’ innovazione tecnologica e di business. L’ incremento dell’ offerta legale, favorita dai nuovi modelli di business, da sistemi più efficaci di contrasto alla pirateria e al contempo di valorizzazione dei diritti d’ autore è sotto gli occhi di tutti: interi cataloghi musicali o editoriali, amplissime selezioni di prodotti audiovisivi sono oggi disponibili on line, fruibili su una pluralità di supporti scelti dagli utenti e in forme diverse, dallo streaming al download, a tempo o a titolo definitivo, e a prezzi diversi in rapporto alle esigenze degli utenti. È bene tuttavia rifuggire i dogmi: la sola offerta legale non basta. Le partite di calcio, per esempio, sono a disposizione di tutti da anni, ma la diffusione pirata dei match continua ad arrecare danni enormi ad aziende che investono centinaia di milioni di euro per acquisirne i diritti di trasmissione. Per creare i presupposti per sfruttare in modo completo le potenzialità dell’ economia digitale, con piena soddisfazione degli utenti, ma anche dei lavoratori del settore e delle imprese che producono ricchezza, abbiamo bisogno di compiere ancora qualche passo avanti. In primo luogo c’ è bisogno che il contrasto alla pirateria diventi più efficace: affinché questo avvenga c’ è bisogno di una rinnovata collaborazione tra industrie creative e mondo dei provider e soprattutto dell’ introduzione della figura dei “provider attivi”, che svolgono una funzione più simile a quella degli editori o dei broadcaster e sempre più lontana da un mere conduit, e che quindi devono avere – come gli editori e i broadcaster – la responsabilità di eventuali violazioni che avvengono sulle loro piattaforme, inducendoli a svolgere una azione di contrasto e provvedendo alla rimozione dei contenuti illegali. Inoltre è necessario cominciare a dare maggior consapevolezza agli utenti delle azioni consentite su internet e di quelle vietate: senza voler introdurre nessun sistema Hadopi (Haute Autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur l’ Internet) surrettizio o esplicito, e nel pieno rispetto della privacy degli internauti, sarebbe utile informare chi scarica materiale illegale che il download di tali prodotti danneggia gli autori e le imprese che vi investono, e con esse il milione dei lavoratori di cui si diceva. Infine, occorre riequilibrare il rapporto di forze, in meri termini di capacità negoziale, tra i colossi del web e le industrie culturali, anche introducendo nuovi diritti a favore di queste ultime: la fruizione dei prodotti culturali legali sul web genera proventi importanti che in parte sostituiscono quelli derivanti da altri tipi di fruizione. È essenziale che il valore generato remuneri equamente chi ha investito per produrre quei contenuti e che oggi invece deve accontentarsi delle briciole concesse da chi detiene posizioni di monopolio o quasi monopolio nella distribuzione digitale. L’ autore è direttore di Confindustria Cultura Italia © RIPRODUZIONE RISERVATA.

La sfida in televisione negli anni dispari

Il Sole 24 Ore
Francesco Siliato
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Negli anni dispari non si disputano Olimpiadi o grandi eventi calcistici. Per gli editori televisivi significa risparmio e ascolti inferiori, ma anche possibilità di valorizzare le offerte estive annuali, F1, MotoGP, Giro, Tour, il Tennis, con Wimbledon e altro, e sviluppare i neocanali. L’ estate dispari non è infatti priva di eventi, vi sono i mondiali di Atletica leggera, questa estate a Londra, tra il 5 e il 13 agosto, e di nuoto-pallanuoto- tuffi, iniziati con l’ oro per la coppia italiana di nuoto sincronizzato seguita su Rai Sport da 85mila spettatori per una quota d’ ascolto dell’ 1,6% (dati Auditel). Telegiornali, giornali radio, siti d’ informazione e testate giornalistiche hanno rilanciato la notizia, anche per il tema della performance, la tragedia degli immigrati morti in mare. L’ oro nazionale suscita sempre grande curiosità e attenzione e desiderio di visione, lo stesso giorno dell’ evento Rai Play ha ricevuto 733mila visite, da 546mila browser unici e Rai Sport 48mila visite. Sono 1,950 milioni le pagine viste su Rai Play il giorno dell’ oro e 147mila quelle di Rai Sport (dati Audiweb); ma il video è visibile anche su canali di soggetti diversi dalla Rai. La questione diritti e piattaforme non è affatto chiusa né chiara; il video è visibile su un canale You tube, preceduto da pubblicità. Così come il video, con ampi stralci della performance, postato da una testata media. L’ esercizio di Manila Flamini e Giorgio Minisini è stato commentato su Facebook e Twitter da 18.500 persone con 23.700 interazioni generate spontaneamente, ovvero fuori dalle pagine Rai. Questi valori valgono il secondo posto tra i programmi televisivi della giornata (fonte Nielsen SocialTv). Rai Sport condivide con Eurosport il Giro d’ Italia e il Tour de France. Il Giro, in onda anche su Rai Due, con ascolto medio di due milioni e share del 18,3% per l’ ora dedicata all’ arrivo, porta Rai Sport sopra il 2% di media sulle oltre 21 ore trasmesse. Il Tour produce a oggi più audience del Giro su Rai Sport, la media è del 4,8% per l’ ora dedicata all’ arrivo e del 3,7% per la diretta della corsa. Rai Sport cresce così del 31% nel giorno medio, da giugno al 17 luglio, rispetto agli stessi giorni dello scorso anno. I mondiali di nuoto ne spingeranno ancora la crescita. In testa alla classifica dei neocanali rimane Tv8 con una crescita del 29% sull’ estate scorsa e uno share del 3,6% tra le 15 e le 18, è la MotoGp a generare ascolti elevati sia in replica che in simulcast con SkySport. I canali sport di Sky Italia producono una quota media dell’ 1,2% ma la forza dell’ anno pari si fa sentire con la perdita di un punto di share. I risultati brillanti di Formula 1, Moto Gp e di Wimbledon, con Fognini-Murray sopra il 2% di share e la finale al 3,6%, mitigano l’ effetto dispari. In dodici milioni hanno seguito almeno un minuto di RaiSport a luglio, con un’ età media di 61anni; è di 45 anni l’ età media dei canali Sky sport, in entrambi i casi gli uomini sono più numerosi delle donne, ma sui Social l’ oro è più commentato dalle donne. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Bbc costretta a rivelare i suoi stipendi d’ oro

Italia Oggi

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Per la prima volta nei suoi 94 anni di storia la Bbc è stata costretta a rivelare nel suo bilancio 2016-17 gli stipendi d’ oro, sopra le 150.000 sterline (170.000 euro), delle sue star. L’ anno scorso la stessa sorte era toccata alla Rai, ma nel caso italiano l’ obbligo era soltanto per dirigenti e giornalisti sopra i 150 mila euro, mentre restavano fuori gli stipendi degli artisti. Nel caso della Bbc sono emersi oltre 200 nomi, tra presentatori, commentatori sportivi, giornalisti, attori, manager, sceneggiatori ed è subito scoppiata la polemica per i divari retributivi di genere, cioè per il fatto che solo un terzo dei divi televisivi strapagati è di sesso femminile. In testa alla lista dei meglio pagati, con 2,2 milioni di sterline l’ anno (2,5 mln di euro), c’ è l’ ex star della trasmissione Top Gear, Chris Evans, dimessosi l’ anno scorso dallo show in modo burrascoso, per le tensioni con gli altri protagonisti della serie e sulla scia di un’ accusa per presunte molestie sessuali. La donna più pagata, ad anni luce di distanza da Evans, è l’ annunciatrice Claudia Winkleman, conduttrice di Strictly Come Dancing, la versione inglese di Ballando con le stelle, che guadagna 450 mila sterline l’ anno (508,6 mila euro). Sulla polemica è intervenuto il direttore generale della Bbc, Tony Hall, che ha difeso la sua organizzazione, ammettendo però che «c’ è ancora molto da fare e che per il 2020 abbiamo predisposto un target con il quale intendiamo suddividere i ruoli guida e dei presentatori in modo equo tra uomini e donne». Nella lista dei meglio pagati della Bbc di quest’ anno comunque spiccano gli 1,7 milioni di sterline (1,9 mln di euro) intascati dall’ ex centravanti della nazionale inglese, Gary Lineker, noto commentatore sportivo. In evidenza anche il presentatore Graham Norton, il cui stipendio, di 850 mila sterline (960 mila euro), non include la retribuzione per il suo famoso Graham Norton Show, che è prodotto da una società indipendente. Tra i grandi nomi, c’ è quello dell’ ex tennista John McEnroe, che prende oltre 150 mila sterline (170 mila euro) e quello dell’ attore, protagonista di Doctor Who, Peter Capaldi, che prende oltre 200 mila sterline (226 mila euro). © Riproduzione riservata.

Le tre rivoluzioni di Mondadori

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Alle mosse della Mondadori negli ultimi due anni vanno attribuite, come conseguenze, almeno tre rivoluzioni nel mondo dell’ editoria italiana, e in particolare nella radio, nei libri, e nel digital. La prima rivoluzione: con la decisione di cedere la radio R101, il gruppo di Segrate, nell’ estate del 2015, ha solleticato l’ interesse di Mediaset per il comparto. Interesse poi sfociato nell’ acquisto di R101 (Cologno Monzese ha pagato circa 37 milioni di euro per l’ 80%), di 105, di Virgin Radio, di Radio Subasio, trasformando, quindi, il Biscione, in pochi mesi, nel leader di un settore dove fino ad allora non era mai stato presente. I competitor, naturalmente, non sono stati con le mani in mano. Ed Rtl 102,5, in particolare, si è molto potenziata con la nascita di Radiofreccia e il consolidamento di Radio Zeta. La seconda rivoluzione: Mondadori, nella primavera del 2016, perfeziona il contratto di acquisto di Rcs Libri (127 milioni di euro). Una azione che determina la reazione a catena di tutto il settore, con la nascita di nuove realtà (case editrici, fiere e saloni), spostamenti, consolidamenti, dando comunque una scossa inattesa al sonnacchioso mondo letterario italiano. Per esempio, nasce la Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, che lascia la direzione editoriale di Bompiani. Per questioni antitrust, Mondadori è poi costretta a cedere Bompiani a Giunti e a rendere di nuovo autonoma Marsilio. Come ben riassunto di recente da ilLibraio.it, la Nave di Teseo rileva anche il 95% di Baldini & Castoldi, dove Luca Ussia (ex Rcs libri) torna a occuparsi di Varia. Parte HarperCollins Italia, nasce la fiera Tempo di libri a Milano quasi in contrapposizione al Salone del libro di Torino, debutta la Sem, Società editrice milanese, su iniziativa di ex manager Mondadori (Riccardo Cavallero, Antonio Riccardi e Valerio Giuntini), con l’ aiuto di soci come Mario Rossetti (ex manager Fastweb), Anthos Produzioni e del gruppo Feltrinelli. Insomma, un fermento che mancava da tempo nel segmento libri in Italia. La terza rivoluzione: dopo tanti faticosi tentativi di fare del business col digitale, culminati soprattutto nel mal riuscito esperimento dell’ area digital affidata a Vittorio Veltroni, Mondadori prende atto di non essere adatta allo scopo. Ci vuole anche umiltà per ammettere i propri limiti. Nella primavera del 2016, allora, rileva Banzai Media per 45 milioni di euro. E affida la guida di tutte le operazioni digitali del gruppo editoriale ad Andrea Santagata, ex a.d. di Banzai Media nominato vice direttore generale dei Periodici Italia Mondadori, e alla sua squadra ricca di competenze digitali. Non solo. Sposta proprio tutta l’ area digital di Mondadori nella sede di Banzai (che ora si chiama ePrice) in via San Marco a Milano, così lontana dall’ ovattato mondo di Palazzo Niemeyer a Segrate. Non prova neanche a mondadorizzare la nuova società acquisita. Anzi, tenta di assorbirne le best practices affidandosi completamente ad essa con estrema modestia. Per prima in Italia, tuttavia, usa un brand affermato sul web, quello del portale Giallo Zafferano, per lanciare un omonimo mensile cartaceo puntando sulla affezionata community di utenti. Con una mossa che non rimarrà isolata, poiché il gruppo editoriale e il suo amministratore delegato Ernesto Mauri, nei prossimi mesi, intendono spingere su altre brand extension del marchio della ex Banzai media, con trasmissioni tv, radio, e un network di scuole di cucina. Grazie a questa scelta strategica, di affiancare i periodici in carta stampata con un solido network di operazioni digital, la divisione periodici dovrebbe chiudere il 2017 con guadagni oltre i 14 milioni di euro, rispetto ai 20 milioni di rosso di poco tempo fa. Cosa insegnano queste tre storie? Come commenta un navigato manager, «tutto questo ci mostra come la cosa peggiore sia stare fermi. Non bisogna avere paura neppure dei processi di concentrazione, a meno che non si arrivi al 90%. E il settore dei libri, con una Mondadori al 28-29%, non è mai stato così dinamico e in crescita come negli ultimi mesi». © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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RaiWay, il gip assolve Mediaset: la società è scalabile. RaiWay, la società pubblica dei ripetitori tv, è scalabile. La maggioranza può passare a un’ altra azienda anche attraverso una opa ostile. Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Franco Cantù Rajnoldi, ha deciso l’ archiviazione che assolve il presidente, a.d. e l’ intero cda di EI Towers, la società delle torri di trasmissione televisiva controllata da Mediaset. La notizia, anticipata da Repubblica significa che l’ offerta pubblica di acquisto e scambio che Ei Towers lanciò su RaiWay a febbraio del 2015, offrendo 1,22 miliardi (370 milioni in più dell’ ipo di quotazione) non rappresenta una «manipolazione del mercato». Era legittima e le norme secondo le quali lo Stato sarebbe obbligato a detenere il 51% nella società pubblica delle antenne «non creano una barriera solida, efficace». Il controllo di RaiWay in capo allo Stato è indicato come una mera scelta di «opportunità». Quindi il Dpcm che regolava la privatizzazione di RaiWay, «visti i limiti della sua portata applicativa», non può rappresentare una barriera a un’ opas sulla società. Casagit Servizi, Spirito alla presidenza. Giampiero Spirito è il nuovo presidente della Casagit Servizi srl. Cinquantasette anni, giornalista professionista caposervizio di Tv2000, Spirito è stato vicepresidente vicario della casagit dal 2009 al 2017. Fanno parte del cda della Casagit Servizi, Gianfranco Giuliani, caposervizio del quotidiano La Prealpina di Varese e il direttore della Casagit Francesco Matteoli in qualità di amministratore delegato. Casagit Servizi è la società della cassa di assistenza dei giornalisti che offre servizi a fondi ed enti operanti nei settori della sanità integrativa. Nbc News porta su Snapchat uno show di notizie. Nbc News, divisione di Comcast, lancia due volte al giorno Stay tuned, un breve show d’ informazione visibile su Snapchat. Comparirà nella sezione Discover della app di messaggistica. Sono previsti anche aggiornamenti in caso di breaking news. Maite Bulgari entra in List di Mario Sechi. La giornalista e produttrice di tv e cinema si unisce al List, la boutique editoriale di Mario Sechi. Il progetto è una newsletter con notizie e analisi esclusive. Non ha pubblicità ma, dopo un periodo iniziale, sarà su abbonamento. Maite Bulgari ha fatto sapere che si tratta di un investimento strategico e che già è socia di Jeffrey Katzenberg nella WndrCo la società che dovrebbe reinventare la tv per il mobile. Per Bulgari l’ esperimento di Sechi non ha niente da invidiare a quello americano. InBlu lancia la webradio on demand. Un’ informazione potenziata, più spazio alla storia della musica e all’ attualità cinematografica. InBlu Radio, network delle 99 radio della Conferenza episcopale italiana, presenta la nuova stagione 2017/2018 e per l’ occasione lancia la WebRadio a cura di Paolo Prato con quattro canali tematici on demand contenenti musica e cultura gratis. Una libreria con migliaia di contenuti online a portata di mano: dal canto gregoriano al pop, dai 100 anni del jazz ai 50 anni dalla scomparsa di Totò. Cambiano i radiogiornali di Radio vaticana. A partire da ieri sono cambiati i radiogiornali in lingua italiana della Radio vaticana in vista della riforma dei media vaticani voluta da Papa Francesco. In attesa del nuovo palinsesto, le edizioni dei radiogiornali saranno trasmesse da lunedì a sabato alle 8 (di 8 minuti), alle 12 e alle 14 (di 3 minuti). Radiovaticana Magazine, in onda dal lunedì al sabato alle 19.30, sarà sostituito dal programma Aldilà della Notizia trasmesso negli stessi giorni dalle 19 alle 19.50. In questa fase di transizione continueranno ad essere trasmessi i radiogiornali-flash di 3 minuti curati da InBlu Radio. La realtà aumentata di Focus premiata da Google. Grazie al Fondo per l’ innovazione della Digital News Initiative di Google, recentemente ottenuto, il brand Mondadori potrà sviluppare un nuovo sistema editoriale web based (FOCUS AR CMS) con un’ interfaccia drag-and-drop per la realtà aumentata per arricchire e completare il giornale di carta con foto e video a 360 gradi, rendering e animazioni 3D, infografiche 3D interattive, contenuti in tempo reale e geolocalizzati. Il nuovo sistema permetterà ai giornalisti di aggiungere e associare in modo facile contenuti in realtà aumentata alle pagine dei giornali durante il normale flusso di lavoro e ai lettori/utenti di interagire con la redazione e tra loro tramite i social. Nuova uscita delle Guide di Repubblica. In uscita in questi giorni la Guida ai Sapori e ai Piaceri di Roma e del Lazio, 15ma edizione, con contributi di chef, di autori e di affermati blogger per scoprire il meglio dei quartieri romani e della regione. In edicola a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano. Cervino Cinemountain alla ventesima edizione. Si svolgerà dal 5 al 14 agosto la ventesima edizione di Cervino Cinemountain: 38 opere cinematografiche che salgono a 48 se si considerano anche quelle fuori gara. Nel menu anche i 10 film che hanno vinto i festival del circuito dell’ International Alliance for Mountain Film e che concorrono per il Grand Prix des Festivals – Conseil de la Vallée.

Discovery-Scripps prove di fusione

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Discovery communications e Scripps networks hanno avviato trattative per fondersi insieme. O, meglio, hanno riavviato le trattative che erano iniziate già nel 2014 e poi sono finite in un nulla di fatto. Precedente per cui non è scontato che si arrivi oggi alla creazione di un nuovo mega accordo nella tv via cavo Usa da quasi 25 miliardi di dollari (21,7 miliardi di euro), secondo indiscrezioni di stampa americane che hanno considerato la valorizzazione di Discovery di 15 miliardi di dollari (13 mld di euro, con ricavi nel 2016 per 6,5 miliardi di dollari, pari a 5,6 mld di euro) e la valorizzazione di Scripps di 8,7 miliardi di dollari (7,6 mld di euro, con un fatturato di 3,4 miliardi di dollari, pari a quasi 3 mld di euro). Di certo c’ è che oltreoceano le tv via cavo sono sotto attacco da parte sia dei palinsesti in streaming di Netflix e Hulu sia di quelli online alla YouTube. Tanto è vero che il Wall Street Journal, che per primo ha dato notizia della ritrovata intesa Discovery-Scripps, definisce il 2017 come l’ anno possibile per una svolta nella concentrazione del settore media. L’ anno scorso, infatti, secondo dati Dealogic, il volume delle fusioni e acquisizioni nel settore ha toccato il livello più basso dal 2010, sulla soglia dei 32,7 miliardi di dollari (28,4 mld di euro). Tra le altre operazioni di concentrazioni aperte c’ è quella dell’ operatore tlc AT&T che sta comprando Time Warner (editore tra gli altri del canale di serie tv Hbo), per un controvalore di 85,4 miliardi di dollari (più di 74 mld di euro). Poi ancora una telco Usa (a conferma del ruolo sempre maggiore nella distribuzione di contenuti e nella sottoscrizione degli abbonamenti), ma questa volta si tratta di Sprint che ha aperto un tavolo in esclusiva con la tv Comcast. Comunque vadano a finire questi contatti societari, tale è l’ interesse potenziale per costruire conglomerati di dimensioni maggiori che, secondo Reuters, anche Viacom si è fatta avanti per acquisire Scripps. Del resto, quest’ ultima è da tempo considerata una preda papabile per le sue dimensioni più contenute e dopo che l’ omonima famiglia che controlla il network tv non ne ha escluso la vendita. Se matrimonio sarà tra Discovery e Scripps (entrambi presenti in Italia), a giudizio di più addetti ai lavori americani, è possibile che si crei una valida integrazione dei rispettivi canali, visto che Discovery manda on air Discovery channel e Animal planet, Scripps altri differenti di cui sono due esempi Cooking channel e Food network, con un posizionamento complessivo per Scripps più orientato sul pubblico femminile. Dalla combinazione di queste reti, per il nuovo polo Discovery+Scripps aumenterebbe quindi l’ appeal trasversale verso gli inserzionisti pubblicitari e, come in ogni fusione, il potere contrattuale verso i distributori delle tlc, che proprio in questo periodo stanno riducendo le somme pagate per i contenuti presi da terzi, dal momento che anche le telco si muovono in un mercato in via di saturazione. Inoltre, non va trascurato che Discovery (guidata dall’ a.d. David M. Zaslav) così come Scripps (guidata dall’ a.d. Kenneth W. Lowe) dispone di marchi noti al grande pubblico, che possono competere su internet con i vari Netflix e YouTube. I loro canali su viaggi, cibo e intrattenimento vanno incontro, infatti, ai gusti odierni dei telespettatori più giovani. Infine, negli ultimi anni, Discovery (che ha come azionista di riferimento John Malone a capo del gruppo media Liberty) ha concluso una serie di operazioni straordinarie come l’ acquisizione di Eurosport e ha investito nei diritti tv sportivi dei Giochi olimpici e dei campionati di calcio. © Riproduzione riservata.

RaiWay si scopre scalabile EiTowers poteva fare l’ Opa

Il Giornale

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È finito con l’ archiviazione il procedimento aperto due anni fa per manipolazione del mercato nei confronti del management di Ei Towers, società delle torri partecipata al 40% da Mediaset, sul tentativo di scalata del febbraio 2015 su RaiWay. Il documento del tribunale, anticipato da Repubblica, contiene novità importanti sottolineando che rispetto all’ andamento del titolo Ei Towers in Borsa non sussiste dolo perchè Ei Towers sarebbe stata effettivamente interessata alla scalata che poi non andò in porto. Ma ciò che più conta è che nel provvedimento del giudice è chiaramente sottolineato che le «clausole» che il governo ha messo per mantenere in mano pubblica il 51% della società delle torri che fanno capo alla Rai al momento della sua quotazione sono deboli e che la società è scalabile. Fatto, questo, che ha fatto subito alzare gli scudi al Pd, visto che è stato il governo Renzi a mettere i bastoni tra le ruote all’ operazione che, secondo tutti gli analisti, avrebbe avuto un importante senso industriale. Risultato: un deputato del partito democtratico ha già chiesto di inserire immediatamente norme che rendano impossibile la scalata a RaiWay. La vicenda risale al febbraio 2015, quando la società guidata da Guido Barbieri lanciò un’ offerta pubblica di acquisto e scambio che fissava il valore di Rai Way a 1,22 miliardi, 370 milioni in più rispetto a quello dell’ Ipo. Una circostanza che provocò movimento sul mercato azionario, con entrambi i titoli in sostenuto rialzo. Da qui l’ indagine promossa presso il tribunale di Milano. La questione arrivò sul tavolo del governo e della Consob che considerarono l’ operazione irrealizzabile a causa del decreto emesso dalla Presidenza del consiglio dei ministri che prevede espressamente che il 51% dell’ azienda rimanga in mano pubblica. Un provvedimento che però, secondo il decreto d’ archiviazione del tribunale, non sarebbe sufficiente per bloccare una scalata.

Sulle spiagge del buon ritiro giornalisti in prima fila

La Repubblica
SERGIO RIZZO
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Va precisato che tutto è assolutamente legale. Il diritto internazionale e gli accordi bilaterali parlano chiaro. Se poi lo Stato estero dove il pensionato decide di passare oltre metà dell’ anno fa parte dell’ Unione europea, come il Portogallo, il problema semplicemente non esiste. Ma è sempre bene chiamare le cose con il loro nome. Perché ci sono gli anziani che si trasferiscono all’ estero per sfuggire a un tenore di vita ai limiti dell’ indigenza, vista la povertà dei loro assegni, e ci sono i furbi. Parliamo di quanti, pur godendo di una pensione non certo da fame, scelgono di lasciare l’ Italia per incassare un assegno non falcidiato dalle nostre imposte e non dover pagare il contributo di solidarietà dovuto dai pensionati ricchi. In questa tipologia c’ è una concentrazione rilevante di una categoria particolare: i giornalisti. Ciò si può scoprire facilmente leggendo ciò che ha scritto a fine 2015 Romano Bartoloni, presidente del Gruppo romano giornalisti pensionati, a proposito della grande fuga. Dopo aver premesso che ben «500 mila pensionati Inps hanno riparato all’ estero negli Eldorado dell’ esentasse riconosciuti nel nostro Paese», fuggendo «dal carovita, dal fisco cinico ed esoso» nonché «dal blocco della perequazione », egli ci rivela che «tra gli espatriati figurano oltre 300 giornalisti». Aggiungendo: «A Cascais vivono cinque colleghi ex della Rai e uno ex del Messaggero. Il Portogallo è oggi il più gettonato, soppiantando Tunisi diventata troppo a rischio () I portoghesi hanno vinto la sfida al ribasso (l’ assegno previdenziale si incassa al lordo) con altre nazioni europee come Romania, Bulgaria, Malta. Le regole sono semplici: basta vivere sei mesi e un giorno anche non consecutivi fuori dall’ Italia, assumere lo status di “residente non abituale”, aprire un conto corrente bancario, e il gioco è fatto». Un gioco elementare: «L’ Inps, così anche l’ Inpgi, accreditano lordi i tuoi soldi come da accordi bilaterali. A mezzora da Lisbona si pagano 300 euro al mese per un bilocale fronte-mare e 10 euro per mangiare pesce al ristorante». Come bere un bicchier d’ acqua, insomma. C’ è solo una piccola nota stonata. Già è antipatico che un pensionato ricco approfitti di un sistema (ripetiamo, perfettamente legale) per non pagare le tasse qui. Se però ha fatto un mestiere che impone di denunciare le storture della nostra società come pure i loro responsabili, e magari con un contratto di collaborazione continua oggi a pontificare da una sedia a sdraio in riva all’ Atlantico, allora il confine fra il lecito e l’ opportuno si supera di slancio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Dalla ricerca di regole nuove al ruolo dei giovani ecco cosa può insegnarci la crisi dei media

La Repubblica
RAFFAELLA DE SANTIS
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IL DIBATTITO SUL SAGGIO DI MELONI CON CALABRESI, COSTA, LATERZA, MENTANA E PITRUZZELLA La crisi dei media può diventare un’ opportunità? Possiamo iniziare a sperare nell’ alba di un nuovo mondo o semplicemente rassegnarci ad osservare il naufragio del vecchio? Sono queste le domande principali che ieri hanno animato un incontro tenutosi nella sede romana della Fieg intitolato “Stampa e tv: la sfida digitale e i nuovi padroni della Rete”. L’ occasione era la presentazione del libro di Vittorio Meloni Il crepuscolo dei media (Laterza). Alla vivace discussione, oltre all’ autore, hanno preso parte il direttore di Repubblica Mario Calabresi, Enrico Mentana, l’ editore Giuseppe Laterza, il presidente dell’ Agcm Giovanni Pitruzzella e quello della Fieg, Maurizio Costa. Il dibattito ha ruotato intorno ad un punto cruciale: come gestire i cambiamenti apportati dalle nuove tecnologie. Meloni, professionista della comunicazione, direttore delle relazioni esterne di Intesa San Paolo, nel suo libro documenta la crisi dei giornali snocciolando dati non incoraggianti: dal 2007 al 2016 le vendite dei quotidiani si sono dimezzate. «Viviamo in un mondo alterato dalle innovazioni tecnologiche», ha detto Meloni. Per l’ autore, oggi si è persa l’ aura sacrale della notizia. Su questo punto si è soffermato Calabresi, invitando a non «chiudersi in una splendida torre d’ avorio», a non lasciare fuori dall’ orizzonte dei media tradizionali Facebook e Google, pur continuando a difendere l’ identità dei giornali: «Credo che il futuro sia nella capacità di proporre un discorso e una forza di marchio riconoscibile. Nel credere in un prodotto che non insegua la totale frammentazione, nella capacità di avere un ruolo informativo forte, unitario nell’ identità ». Meno ottimista Enrico Mentana: «Sono scettico. I giovani di oggi non leggono i giornali, né guardano tg. I giornali sono un mercato dell’ antiquariato, mentre i giovani oggi vanno all’ Ikea». Il nodo è semmai come interagire con Facebook e Google, piattaforme che mangiano tutta la torta pubblicitaria. «È questo il grande tema dell’ informazione, come evitare che alla fine ci siano nuovi monopoli e stabilire nuove regole», ha detto Pitruzzella. Regole sulle quali si è soffermato in apertura anche Maurizio Costa: «L’ auspicio è che questa sia l’ alba di un nuovo mondo ma bisogna definire regole che valgano per tutti gli operatori di mercato, dal copyright all’ utilizzo dei dati sensibili fino alla pubblicità ». Sulla sponda del mercato dei libri, Giuseppe Laterza ha invece fatto notare come, contro ogni previsione, gli ebook non abbiano rimpiazzato i libri cartacei: «L’ editoria ha tenuto, anzi i giovani sono i lettori più accaniti ». Un auspicio per il futuro? ©RIPRODUZIONE RISERVATA IL LIBRO Il crepuscolo dei media di Vittorio Meloni ( Laterza euro 13)

Il ruolo dei giornali e delle «True news» nell’ era di Facebook

Corriere della Sera
Federico Cella
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Sono 20 anni, dalla prima edizione in Spagna nel 1997, che Campus Party si presenta come una fucina di progetti tramite sfide tra squadre per disegnare il futuro. Più di dieci sono le chiamate di quest’ anno, e tra queste due «Grandi temi»: immaginarsi l’ Italia del futuro attraverso progetti che vanno dalle smart city agli open data; trovare il modo di sostenere e valorizzare le «True news» in un’ epoca di diffusione libera ma anche incontrollata di notizie tramite la Rete. È questo il tema del secondo «Corriere Hackathon» che prenderà il via questa mattina all’ interno dell’ Arena di Campus Party: 15 squadre e altrettanti progetti che dovranno crescere, grazie anche ai consigli dei giornalisti del Corriere della Sera , durante le 72 ore di durata della «sfida». Fino alla finale di sabato sera che decreterà il vincitore.


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