Indice Articoli
Il tesoro sciupato delle televisioni e radio locali
Rai, la seconda serata tra Homo Sapiens e era digitale
Chessidice in viale dell’ Editoria
Corsera, stop a Gabanelli e lei chiude la società
Rai, l’ informazione senza web e senza un piano coordinato
Netflix, abbonati record oltre quota 100 milioni
“RaiWay è scalabile” Il gip assolve Mediaset per il tentativo di Opas
Renzi manovra sui diritti della Siae e scaglia Fedez contro Franceschini
Il tesoro sciupato delle televisioni e radio locali
Il Manifesto
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Èin corso la discussione presso le commissioni competenti delle due Camere -per il parere dovuto – lo schema di regolamento (n.429) sull’ erogazione delle risorse alle emittenti locali. Una disciplina del genere esiste dalla fine degli anni novanta, quando la «finanziaria» del 1998 introdusse un dispositivo simile al comma 3 dell’ art. 45, con una spesa di 81 miliardi di vecchie lire dal 1999 al 2001. Ora sono previsti circa 110 milioni di Euro all’ anno (85% per le televisioni e il 15% per le radio) per il periodo 2016/2018. Il quadro normativo di riferimento è cambiato, agganciandosi al «Fondo per il pluralismo e l’ innovazione dell’ informazione» istituito dalla legge n.198 dell’ ottobre 2016, la cosiddetta «riforma dell’ editoria». La copertura dovrebbe stare in buona parte nell’ extra-gettito del canone Rai, dopo che la riscossione attraverso la bolletta elettrica ha fatto lievitare le entrate. E così il consiglio dei ministri varò il primo testo, sottoposto poi al Consiglio distato, lo scorso 24 marzo. Un’ amara considerazione è d’ obbligo e riguarda la marginalità passiva cui sono relegati settori importanti della vita sociale. È proprio il caso delle emittenti locali, vere e proprie avanguardie della rottura del monopolio statuale, a seguito della sentenza n.202 del 1976 della Corte costituzionale. Lusingate da cospicua parte del mondo politico fino a che vigevano le preferenze o i collegi uninominali, il «Porcellum» con le liste bloccate le ha relegate a ruoli secondari. Ma la brutta gestione della transizione digitale ha dato il colpo di grazia, disperdendo le stazioni locali nel ginepraio dell’ offerta numerica. Andavano meglio tutelate, se è vero che proprio l’ evoluzione tecnologica ne fa(rebbe) una potenziale isola del tesoro nella convergenza con le telecomunicazioni. Nella relazione di Marco Rossignoli al convegno annuale (21 giugno 2017) del maggior raggruppamento associativo – AerAnti-Corallo- si chiede un rapido intervento legislativo sulla questione dell’ ordinamento dei canali. Non solo su tale argomento sarebbe necessario un moderno intervento normativo, ovviamente: il locale vale di più, nondimeno delle reti nazionali. Solo una maggiore visibilità costituirebbe una modalità selettiva democratica e consensuale, costringen do a puntare sulla qualità dell’ informazione e dei programmi. Al contrario, l’ articolato odierno rischia di essere per molti soggetti una inesorabile bocciatura, ancorché già attenuata rispetto allo schema originario. Più o meno 500 televisioni e oltre 1000 radio popolano il villaggio, forse troppo dice l’ antico tormentone. Sarà. La razionalizzazione, allora, avvenga sui caratteri mediali, non su asettici dati quantitativi. Purtroppo è il difetto principale dello schema di regolamento, davvero perfettibile. Il numero dei dipendenti richiesto è, in particolare per la componente televisiva, troppo elevato, se rimane un dato isolato dalla situazione reale: disoccupazione, precariato diffuso. Andrebbe se mai ribaltato il requisito: occupazione effettiva con nuovi contratti in un tempo definito, non il contrario. Perché così non si facilita il lavoro, ma si premiano solo i «ricchi» o i meno poveri. Da 18 a 8 dipendenti, a seconda della densità dei territori, è il pendolo immaginato, con chiaro vantaggio per le regioni del nord. Per le radio, figlie di un dio minore, 2 addetti. Chi si salverà dal neo-darwinismo? Tanti anni fa, per soglie minimali (3 persone per le tv e una per le radio) scattò la protesta del «popolo dei fax». Qui non scatta niente?
Rai, la seconda serata tra Homo Sapiens e era digitale
Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
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Luca Rosini proverà a raccontare il legame che l’ umanità di oggi ha con il primo progenitore, ovvero quell’ Homo Sapiens che 200 mila anni fa lasciò l’ Africa per avventurarsi nel mondo. Il programma si intitola Human files e partirà il 24 luglio in seconda serata su Rai2. L’ umanità sarà però anche analizzata proponendo personaggi singolari, dall’ uomo bionico di Londra alle donne guerriere di Rio de Janeiro. Rosini si tuffa nella divulgazione scientifica con appendice sociale e tralascia almeno per ora la denuncia: è stato inviato per AnnoZero (Michele Santoro, Rai2), Piazzapulita (Corrado Formigli, La7 ) e Virus (Nicola Porro, Rai2). Barbara Carfagna, conduttrice del Tg1, alla guida di sei puntate di Codice-la vita è digitale. Spiegherà opportunità e problemi dell’ era delle tecnologie digitali. Su Rai1 dal 28 luglio in seconda serata. Tra gli argomenti: i bitcoin, l’ intelligenza artificiale, le città telematiche. Se gli ascolti saranno incoraggianti il programma, opportunamente rifinito, troverà spazio anche nella stagione invernale. La Carfagna, che prima di diventare giornalista eseguiva concerti come violinista, oltre che il mondo digitale ama le polemiche: ha svelato, destando scandalo, che il defunto Gianni Boncompagni collezionava love story anche con minorenni che poi piazzava in tv e ha terremotato Facebook per avere rilanciato sul suo profilo l’ immagine di una pubblicità su uno strumento rivolto a chi intende fare sesso sotto la doccia. Una sorta di poggiapiedi e alcune maniglie da posizionare proprio nel box doccia «per aggrapparsi e fare sesso». Il tutto accompagnato dalla battuta: «Non solo domotica». Gianni Morandi torna a recitare in una fiction. Si tratta di sei puntate dal titolo L’ Isola di Pietro, destinate a Canale5 nella prossima stagione invernale. Le riprese sono nella fase finale. Morandi interpreta un pediatra coinvolto in un thriller per colpa della figlia poliziotta. Il cantante mancava dalla tv da quasi vent’ anni, era infatti il 1998 quando andò in onda l’ ultima sua interpretazione: La forza dell’ amore (Canale5) Francesco Pancani e Silvio Martinello: le loro telecronache del Tour de France hanno calamitato su Rai3 ben 1,2 milioni di telespettatori che hanno seguito le intere tappe e 1,9 milioni nelle fasi finali. Un risultato superiore alle attese. Intanto Gabriele Romagnoli, direttore Raisport, ha ottenuto da Legabasket il pacchetto free e trasmetterà ogni domenica una partita del campionato. I diritti per tutte le partite della serie A (per tre anni) sono invece stati strappati a Sky da Eurosport (entrato nella galassia Discovery, network diretto da Alessandro Araimo). Per quanto riguarda la prossima stagione di Raisport, Paola Ferrari continuerà a condurre Novantesimo minuto (Rai2) mentre Giorgia Cardinaletti si occuperà in studio della Domenica sportiva (Rai2). Cambia invece il copione di Calcio champagne (Rai2), stazionario sul 3% di share e che quindi ha bisogno di una cura ricostituente. Nuovo anche il nome che sarà deciso entro l’ estate, alla conduzione ancora Marco Lollobrogida, che dovrà cercare di rivitalizzarne gli ascolti. Nino Frassica e il sogno di emanciparsi da Don Matteo (l’ undicesima serie in autunno su Rai1). Impegnato sul set di questi nuovi episodi svela: «Il personaggio che interpreto in Don Matteo, Antonio (detto Nino) Cecchini, è talmente amato dal pubblico che si meriterebbe una vita propria. Nel cassetto ho 52 puntate a lui dedicate scritte da me per una sit-com basata su una comicità surreale e sull’ improvvisazione». Ha già pronto anche il titolo: Casa Cecchini. Cesare Bocci è il protagonista di Adesso tocca a me, il ricordo di Paolo Borsellino su Rai1 questa sera ore 21,30, a 25 anni dalla strage di via D’ Amelio a Palermo. Dice: «mi sono fatto raccontare tantissimo per questo ruolo, ho parlato con parenti, amici, conoscenti». Fabrizio Gifuni è invece il protagonista di Prima che la notte, fiction sul giornalista Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia. Le riprese sono incominciate a Catania, la messa in onda è prevista per il prossimo inverno su Rai1. La regia è di Daniele Vicari. Enrico Papi avrà il compito di cercare spazio per Tv8 nell’ affollato e impegnativo access time. È un game show e quindi dovrà vedersela innanzi tutto con un altro gioco, I Soliti Ignoti (condotto da Amadeus su Rai1). My Age-Indovina l’ età (questo è il titolo) mette alla prova coppie di concorrenti che dovranno scoprire l’ età di sei sconosciuti, ai quali potranno fare solo un certo tipo di domande. Si vedrà alla prova dell’ audience se sarà valsa la pena fare questo azzardo. Gianluigi Paragone, ex-conduttore della Gabbia (La7), contesta il recente decreto governativo sui vaccini. Dice: «I miei bambini li ho fatti vaccinare da piccoli ma il decreto Lorenzin è sbagliato. Non mi piace un’ obbligatorietà imposta. Un altro aspetto poco chiaro riguarda i dubbi sugli intrecci che possono esserci tra case farmaceutiche e la politica, che non saranno mai dissipati finché i finanziamenti soprattutto alle fondazioni riconducibili a politici non diventeranno completamente trasparenti». Chiara Placenti (dal lunedì al venerdì) e Ugo Scali (il sabato) confermati anche nella prossima stagione alla guida di Buongiorno InBlu, il programma di approfondimento di InBlu Radio, network delle 99 emittenti della Conferenza episcopale italiana. Particolarità del palinsesto: i programmi flash di tre minuti dedicati alle fake news del web (a cura di Paolo Attivissimo), all’ arte (Flavio Caroli), ai libri (Piero Dorfles), alla lirica (Pierachille Dolfini). Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotonti sono i registi di Suburra, serie originale Netflix che debutterà in tutto il mondo il 6 ottobre. Gli episodi sono dieci. Si tratta di un thriller ambientato a Roma, con la criminalità organizzata che tenta la scalata al potere. Alfonso Signorini stakanovista. Dirige il settimanale Chi ma dalla scorsa settimana è in onda in seconda serata, il venerdì, su Canale5 con Chi Summer Tour 2017, il gossip sulle celebrità nelle spiagge italiane. Inoltre ha debuttato come regista lirico, firmando la Turandot alla stagione estiva di Torre del Lago (Lucca). La critica ha storto il naso me si replica il 23 luglio e il 4 e 12 agosto. Massimiliano Ossini salta un giro. La sua Linea Bianca Estate non andrà in onda nella formula settimanale a causa dei rimpalli burocratici all’ interno della Rai. Alla fine del tiraemolla il programma non è pronto e quindi non ha trovato posto in palinsesto. Il materiale (sulla fruizione della montagna nel periodo estivo) che intanto era stato girato sarà utilizzato in tre puntate speciali, in onda ad agosto su Rai1. Un contentino per Ossini che però, messa da parte la montagna col sole, tornerà nel 2018 con quella innevata, riprendendo la programmazione di Linea Bianca. Barbara Palombelli (Forum, Canale5) è stata premiata al Gay Village di Roma in quanto «paladina delle cause Lgbtq». La motivazione: «Per essere stata la prima a mandare in onda un’ unione civile tra due uomini e per aver portato il tema dell’ omosessualità in un orario normalmente incentrato su fuochi, forni e fornelli». Il sito gay.it, che l’ ha intervistata, l’ ha definita «nuova icona gay». James Brolin e Dianne Wiest sono i protagonisti di Life in Pieces, seconda stagione della sit comedy americana in onda su Fox dal 21 luglio. Una famiglia sbrindellata in cui le tante avventure attraggono i telespettatori, per la verità più americani che italiani, tanto che Fox ha deciso di mettere in onda in Italia questo sequel in piena estate. Twitter: @gponziano © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
ANDREA GIACOBINO
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Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Confalonieri alla presidenza. Fedele Confalonieri è il nuovo presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, ente preposto alla conservazione e valorizzazione della cattedrale meneghina. Nel board rinnovato dal ministro degli interni Marco Minniti, oltre al presidente Mediaset, anche Giorgio Squinzi, ex presidente di Confindustria. Debutto record per la 7° stagione de Il Trono di Spade. Su Sky Atlantic/+1 HD e Sky On Demand, il primo episodio è stato trasmesso in contemporanea Usa nella notte tra domenica scorsa e lunedì. Alle 3 di notte su Sky Atlantic/+1 HD è stata registrata una media di quasi 230 mila appassionati (dati Auditel, Live+Vosdal), con uno share al 15,1%. DeA Planeta Libri, c’ è de Bernardis per Utet. DeA Planeta Libri ha scelto Mattia de Bernardis come senior editor di Utet. A partire da settembre de Bernardis entrerà a far parte della squadra guidata da Andrea Cane. Giallo Zafferano, in edicola 200 mila copie. La testata del gruppo Mondadori del segmento cucina arriva a oltre 6 milioni di utenti unici mensili (fonte: Audiweb View, Total Audience, gennaio-maggio 2017), a una fan base di più di 5,2 milioni di utenti e registra tramite app quasi 7 milioni di download mentre in edicola tocca quota 200 mila copie. Triboo Media, De Mitri nuovo chief marketing officer. Specializzato in web marketing, Vito De Mitri ha lavorato come advertising marketing manager per ItaliaOnline, Libero e Matrix. Dopo essere stato advertising marketing & operation director per Blogo.it, adesso entra in Triboo Media per definire e coordinare tutte le strategie globali a supporto del posizionamento strategico. Il team marketing si amplia anche con l’ ingresso di Alberto Paternò che, cresciuto in Blogo.it come advertising marketing & sales specialist, contribuirà nell’ operatività quotidiana a definire l’ offerta commerciale della concessionaria. Radio Deejay, bene su web e social. Secondo i dati Audiweb di maggio, sono stati 1,4 milioni gli utenti che hanno navigato sui contenuti della radio. Utenti che nel giorno medio sono stati 123.558, su del 27,7%, con quasi 8 milioni di pagine viste. Sono stati invece più di 1,6 milioni gli utenti unici che sono arrivati a deejay.it dall’ app di Facebook (+19%) generando oltre 4,2 milioni di pagine viste. Mentre l’ app di Radio Deejay ha registrato 47 mila streaming (dati Webtrekk di maggio). Sui social, poi, Facebook coinvolge 2,15 milioni di fan, con contenuti che raggiungono 2,8 milioni di utenti grazie a oltre 300 mila interazioni con la pagina della radio (dati Facebook di maggio). Gazzetta di Modena, #BenvenutiNellaLeggenda in ristampa. Continua l’ effetto concerto Vasco Rossi: la prima edizione di #BenvenutiNellaLeggenda, libro di 180 pagine abbinato alla Gazzetta di Modena, è andata esaurita già alle prime ore in edicola.
Corsera, stop a Gabanelli e lei chiude la società
Italia Oggi
ANDREA GIACOBINO
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L’ interruzione della collaborazione col Corriere della Sera costringe Milena Gabanelli a chiudere. La conduttrice di Report, infatti, qualche giorno fa ha presenziato a Bologna davanti al notaio Claudio Viapiana ad un’ assemblea straordinaria della Reporteam srl, di cui è azionista di maggioranza al 52,6% assieme a Bernardo Iovene, Sabrina Giannini e Giovanna Boursier, ciascuno in possesso del 15,8%. Iovene nella sua qualità di amministratore unico ha spiegato ai soci che per quanto la società avesse durata fino al 2050 «si rende tuttavia necessario valutare l’ opportunità dello scioglimento anticipato e della conseguente messa in liquidazione». Procedura che è stata approvata dall’ assemblea, che ha poi nominato liquidatore Fabio Busuoli. Lo scioglimento era inevitabile dopo che il 2016 ha visto il bilancio chiudersi con ricavi per soli 20 mila euro rispetto ai 90 mila euro del precedente esercizio come conseguenza del venir meno del contratto di fornitura di contenuti al quotidiano di proprietà Rcs.
Orange-Tf1, scontro
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Orange porta in tribunale Tf1, tradotto l’ operatore di tlc ha avviato una causa legale contro il canale tv (tra i più importanti in Francia) perché non intende pagare per la distribuzione del canale tv attraverso i propri set top box, come invece richiede l’ emittente del gruppo Bouygues. Non si tratta solamente di una disputa commerciale irrisolta visto che l’ accusa è di abuso di posizione dominante sia negli ascolti tv sia nella raccolta pubblicitaria del piccolo schermo. In aggiunta, lo scontro s’ inserisce nel quadro più ampio, soprattutto in Francia, del ruolo centrale che gli operatori delle telecomunicazioni hanno conquistato diffondendo i contenuti della tv e dei giornali, entrambi alla ricerca perenne di pubblico. Peccato che nel caso specifico Tf1 non demorda, voglia farsi pagare un centinaio di milioni di euro e minacci addirittura di «spegnere» le trasmissioni distribuite da Orange. La vicenda è simile a quella che ha visto Mediaset chiedere a Sky il pagamento dei diritti sui suoi canali, per poi uscire dalla piattaforma dopo il diniego finale dell’ operatore satellitare. Tornando alla disputa Tf1 contro Orange (ma che riguarda anche altri operatori come Free e Altice), nulla è valsa la contro-proposta di Orange di pagare a condizione che il canale tv investa almeno in alcune novità tecnologiche per migliorare la fruizione dei contenuti tv da parte dei suoi utenti. Per esempio, è stata richiesta l’ introduzione dello start-over, per tornare direttamente all’ inizio di un programma e poterlo rivedere, e del Npvr che permette di salvare i contenuti nel cloud e di rivederli su qualsiasi altro dispositivo. Adesso, secondo la stampa francese, non è detto che la causa legale andrà avanti ma sicuramente è uno strumento forte di pressione che alza i toni dello scontro. Se però Orange è ben determinata a difendere i suoi interessi, altrettanto lo è Tf1 che ha avviato una nuova politica nella raccolta pubblicitaria e, a meno di uno stop dalle competenti Authority, inserirà spot promozionali anche durante i telegiornali (vedere ItaliaOggi del 18/7/17).
Canone tv, rimborsi da 21 mln
Italia Oggi
GIORGIA PACIONE DI BELLO
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I rimborsi canone tv in bolletta 2016, non dovuti, sono pari a 21,716 milioni di euro. Questo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, è la somma prevista dal governo da destinarsi alla contabilità di stato 1778 «Agenzia delle entrate-fondi di bilancio». Oltre a questo sono stati previsti anche 200 milioni di euro da spartire tra i fondi per il pluralismo, la riduzione della pressione fiscale, l’ innovazione dell’ informazione e l’ esenzione del canone tv (fondo per alzare la soglia di esenzione dei cittadini che hanno compiuto 75 anni e hanno un reddito di 6 mila e 713 euro). È la prima volta che vengono quantificate le somme relative ai rimborsi e ai fondi, che fanno parte dell’ extra gettito del canone tv 2016, che si aggirerebbe attorno ai 350 milioni di euro. Per quanto riguarda i rimborsi del canone tv, in bolletta, non dovuti è la stessa Agenzia delle entrate ad erogare le somme, tramite le diverse compagnie elettriche. Il rimborso, si ricorda, che è dovuto nel caso in cui il contribuente abbia pagato il canone tv indebitamente (es: è stata presentata la dichiarazione sostitutiva di non detenzione ma l’ addebito è avvenuto ugualmente). In questo caso «le imprese elettriche () procedono al rimborso mediante accredito della somma sulla prima fattura utile» ed entro 45 giorni dalla ricezione dei dati da parte dell’ Agenzia delle entrate (articolo 6 del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’ Economia e delle Finanze n. 94/2016). Nel dettaglio, dunque, il contribuente invia la richiesta di rimborso all’ ufficio di Torino 1 dell’ Agenzia delle entrate (perché ha ricevuto erroneamente il canone tv in bolletta) la richiesta viene analizzata ed in caso di esito positivo, il risultato viene comunicato (attraverso il Sistema informativo integrato) ad Acquirente unico e alle società elettriche che procedono, quindi, all’ esecuzione del pagamento. L’ operazione rimborso sta, dunque, iniziando a scaldare i motori e la riprova è la delibera 532/2017 dell’ Autorità per l’ energia elettrica e il gas che chiarisce come le varie società elettriche debbano erogare il rimborso spettante ai contribuenti. Le società devono dunque riportare, sulle bollette elettriche, dopo la voce «canone di abbonamento alla televisione per uso privato», la dicitura «rimborso canone di abbonamento alla televisione per uso privato» esplicitando l’ anno di riferimento del rimborso. Oltre a questo è stato previsto che nella prima bolletta, emessa successivamente al 31 dicembre di ogni anno, sia comunicato, che il pagamento di tutti gli importi ancora dovuti «nel secondo anno solare successivo all’ anno di addebito» sono da fare mediante il modello F24. Ma non finisce qua perché la macchina del rimborso prevede anche l’ intervento diretto dell’ Agenzia delle entrate nel caso in cui la società elettrica non portasse a termine il compito assegnatogli. Proprio per questo il fisco ha modificato, tramite un comunicato pubblicato ieri, le «specifiche tecniche di rendicontazione del canone tv». Si è aggiornata, dunque, la struttura di comunicazione tra l’ Agenzia delle entrate e le società elettriche per quanto riguarda la fase del rimborso. Nel dettaglio è stato previsto nel campo «istruzioni e note» l’ aggiunta di un esempio di rendicontazione non andato a buon fine. Nel caso, dunque, in cui il contribuente non abbia ricevuto entro i termini stabiliti i 100 euro di rimborso del canone tv (somma relativa all’ anno 2016) da parte della società elettrice, l’ Agenzia delle entrate si farà carico delle richieste. Il rimborso potrà essere accreditato sul conto corrente bancario o postale del beneficiario nel caso in cui sia stato comunicato il codice Iban. Se il fisco non fosse in possesso delle coordinate bancarie allora il rimborso potrà avvenire in contanti. In questo caso l’ Agenzia delle entrate manderà una comunicazione al contribuente invitandolo a presentarsi presso gli sportelli delle poste italiane. E nel caso in cui questa modalità non fosse possibile, allora il rimborso avverrà tramite un vaglia cambiario non trasferibile della Banca d’ Italia (provvedimento Agenzia entrate 125604/2016).
Rai, l’ informazione senza web e senza un piano coordinato
Il Fatto Quotidiano
Virginia Della Sala
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Oggi si saprà qualcosa in più del dell’ informazione in Rai. Il nuovo direttore generale, Mario Orfeo, sarà in audizione in Commissione vigilanza e dovrebbe affrontare proprio questo tema, inclusa la riorganizzazione della piattaforma web d’ informazione del servizio pubblico. Perché, per il momento, è tutto ancora sospeso. Oltre che in ritardo: il sito Rainews.it, la testata nazionale di notizie online di Viale Mazzini, secondo gli ultimi dati Audiweb è tra il 25esimo e il 30esimo posto su tutti i siti d’ informazione mentre le piattaforme che ne monitorano il traffico mostrano utenti in calo da gennaio. L’ ultimo progetto per le piattaforme web era contenuto nel piano presentato dall’ ex direttore generale Antonio Campo Dall’ Orto: prevedeva una nuova piattaforma autonoma (Rai24) guidata dalla giornalista Milena Gabanelli, con l’ obiettivo di portare l’ intera informazione della Rai nel digitale. Poi, la creazione di Newsroom Italia, nella quale sarebbero dovuti convergere RaiNews24 e le testate regionali. Ma il piano era stato bocciato. Il problema è che l’ informazione online sembra non essere mai stata considerata una priorità. Le news Rai viaggiano intorno ai 230mila utenti unici, mentre i primi due siti di quotidiani nazionali ne hanno, rispettivamente, 3,5 e 2,5 milioni. Il Tg Com di Mediaset 1 milione. Senza contare i social network: Rainews.it è a poco più di 300mila follower su Facebook, poco più di 900mila su Twitter e nessun account su Instagram. Repubblica.it ha oltre 3 milioni di follower solo su Facebook, 2,7 su Twitter. Il Corriere ne ha rispettivamente 2,4 milioni, 2 milioni. Rainews.it fa capo al direttore del canale tv Rainews24 (oggi Antonio Di Bella, fino a un anno e mezzo fa Monica Maggioni) e quindi è percepito come un sito che rappresenta quello specifico canale, non tutta la Rai. Di conseguenza, le testate non lavorano in modo coordinato ma si fanno concorrenza. Il piano precedente si basava sull’ idea che per raccogliere tutti i flussi debba esserci una testata indipendente con un proprio direttore. In questo modo rappresenterebbe tutta l’ informazione Rai. È, in sostanza, ciò a cui starebbe lavorando la Gabanelli in attesa di indicazioni dal nuovo direttore generale. Un portale che peraltro è già stato sviluppato dalla Direzione Digital e che è pronto, ma fermo, da qualche mese. Che le potenzialità ci siano, lo dimostra il successo registrato in meno di un anno dal nuovo servizio di tv on demand, Rai Play, che ha sostituito Rai tv e ne ha potenziato gli strumenti con app e formati adatti agli smartphone. A marzo, il portale aveva raggiunto 59,8 milioni di visualizzazioni, +117 per cento rispetto al 2016. “Nel periodo ottobre 2016-maggio 2017 – dicono dalla Rai – l’ offerta video (che oltre a RaiPlay include anche alcuni contenuti che ancora non sono stati migrati da Rai.tv) ha registrato 373,4 milioni di media views. Rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente, ottobre 2015-maggio 2016, quando era ancora attiva la sola Rai.tv, l’ incremento è stato di 192 milioni di media views, pari ad una crescita del 106% (nella stagione 2015/2016 si erano registrati 181,4 milioni di media views). Manca però la svolta dell’ informazione. Nell’ incertezza, in Toscana è stata avviata la sperimentazione nelle redazioni regionali. Oggi, partendo dal portale Rainews.it, si può accedere al portale della redazione fiorentina. Video, articoli, aggiornamenti. È autonomo ma al tempo stesso collegato al sito Rainews. In redazione, qualche mese fa, si è conclusa la formazione dei giornalisti per la gestione della piattaforma ed è ancora in corso quella per i social network. Oggi, la pagina Facebook del Tgr Rai Toscana ha circa 11mila follower e cresce con costanza. Alcuni video (soprattutto di sport e cultura) hanno raggiunto anche le 20mila visualizzazioni. E gli utenti sono sempre più attivi. La prospettiva cambia se si clicca sui nomi delle altre regioni: gli unici contenuti sono le repliche dei Tgr. E anche i social network sembrano aver bisogno di un coordinamento: il 3 giugno, dal profilo Twitter del Tgr delle Marche, si legge: “Parla per la prima volta di fronte alla telecamera il bimbo morto per otite curata solo con omeopatia: ‘noi ci siamo fidati del medico’”. Assicurano di starci lavorando: il modello toscana è pronto ad essere esportato.
Netflix, abbonati record oltre quota 100 milioni
Il Giornale
Maddalena Camera
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Maddalena Camera Netflix vola in Borsa a Wall Street, +11%, dopo aver presentato i risultati del secondo trimestre migliori delle attese. Il sogno del suo visionario fondatore, Reed Hastings, si sta dunque avverando. Ora la net tv più potente del mondo, capace di ottenere nomination a raffica per gli Emmy award con le sue serie tv di successo e di produrre film candidati ad Oscar e Leoni d’ Oro, ha ormai superato la soglia dei 100 milioni di utenti. Ma è a livello internazionale che la piattaforma segna i suoi obiettivi più entusiasmanti. Così, per la prima volta nella sua storia, il numero degli iscritti fuori dagli Usa, pari a 52,03 milioni, seppur di pochissimo, superano i 51,92 milioni di nordamericani regolarmente abbonati. Insomma un successo planetario che fa rosicare d’ invidia grandi imprenditori della tv a pagamento come Vincent Bollorè (Vivendi/Canal Plus) e Rupert Murdoch con la sua Time Warner Sky. I grandi successi di Neflix sono nomi ormai noti: House of Cards, giunto alla quinta stagione e Orange is the New Black. Oltre a una miriade di titoli di serie tv che possono essere viste a raffica nel giro di 24 ore. Insomma un palinsesto on demand che evidentemente sta incontrando i gusti degli utenti. Così nel secondo trimestre sono arrivati 5,2 milioni di nuovi abbonati quasi il doppio rispetto alle previsioni che parlavano di una crescita pari a 3,2 milioni. Di questi nuovi utenti 1,7 milioni di iscritti si trovano negli Stati Uniti, mentre i restanti 4,14 derivano dall’ espansione internazionale del colosso. Non è un caso che Netflix a maggio abbia assunto oltre 400 persone nella sola Europa. Bene anche l’ utile cresciuto del 60% rispetto allo stesso periodo dell’ anno scorso a 66 milioni di dollari, registrando un +60% rispetto allo stesso stesso periodo dello scorso anno. Le aspettative di Wall Street erano di 0,16 centesimi per azione. E anche se il risultato si è attestato a un centesimo in meno, 0,15 dollari, i ricavi sono cresciuti molto bene mettendo a segno una crescita del 32,3% a 2,79 miliardi di dollari contro stime che parlavano di 2,76 miliardi. Un boom che neanche Netflix si aspettava: «Nel secondo trimestre abbiamo sottostimato la popolarità dei nostri contenuti, che hanno invece portato a un’ acquisizione maggiore di abbonati ovunque», si legge in una nota. E per il prossimo trimestre Netflix si aspetta di crescere ulteriormente. Certo Netflix investe e non poco. Non solo in produzioni ma anche in tecnologie. L’ azienda ha sposato non solo il 4K, ma anche la resa perfetta dell’ alta definizione e l’ audio avanzato Dolby Atmos. Un investimento che si traduce, secondo quanto stimato dagli analisi, in una spesa di 6 miliardi di dollari in produzioni originali entro fine 2017, un dato che potrebbe addirittura crescere per il futuro 2018.
“RaiWay è scalabile” Il gip assolve Mediaset per il tentativo di Opas
La Repubblica
SARA BENNEWITZ ALDO FONTANAROSA
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ROMA. RaiWay, la società pubblica dei ripetitori tv, è scalabile. La maggioranza del suo capitale può finire a un’ altra azienda (privata, concorrente) anche attraverso una Opa ostile. Il Giudice per le indagini preliminari di Milano Franco Cantù Rajnoldi emette un decreto di archiviazione che assolve il presidente, gli ad e l’ intero cda di EI Towers. L’ offerta pubblica di acquisto e scambio che la società di casa Mediaset lanciò su RaiWay (a febbraio 2015) non rappresenta una «manipolazione del mercato». Nello stesso tempo, il decreto del Gip legittima il tentativo in sé di lanciare un’ offerta ostile su RaiWay. Le norme che sembrano obbligare lo Stato a detenere il 51% nella società pubblica delle antenne non creano una barriera solida, efficace. I fatti risalgono al febbraio 2015, tre mesi dopo che Rai Way si è quotata a Piazza Affari. Il 24 febbraio EI Towers – società controllata al 40% da Mediaset – lancia un’ Offerta di acquisto e scambio che valuta la controllata Rai 1,22 miliardi. Sono 370 milioni in più dell’ Ipo di quotazione (quasi a sancire che Viale Mazzini ha sottovalutato la sua controllata). L’ Offerta – nei propositi di EI Towers punta a eliminare uno spreco di risorse in Italia, dove le storiche rivalità tra la tv pubblica e quella di Berlusconi hanno creato due imprese gemelle per veicolare il segnale. L’ offerta è generosa tanto che il mercato festeggia sia la preda RaiWay – valutata fino a 4,05 euro contro i 3,2 dell’ Ipo di novembre 2015 – sia il predatore EI Towers, perché l’ operazione è conveniente anche dopo aver pagato un premio super. Imbarazzo, sorpresa, scandalo: la Rai viene attaccata da Mediaset, il pubblico dal privato, malgrado un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) stabilisca che RaiWay debba conservare un socio statale al 51%. Subito la Consob accende un faro, sospendendo l’ Offerta pubblica. Oltre al danno, la beffa poi: la questione finisce presto sul tavolo della giustizia penale che indaga per «manipolazione del mercato». D’ altra parte l’ annuncio dell’ offerta ha spinto le azioni di EI Towers, che ha tratto un beneficio indiretto dalla sua operazione. La Procura di Milano scava nelle e-mail, nei telefoni, nei computer di EI Towers esaminando ogni comunicazione tra i suoi consiglieri, l’ advisor finanziario J.P. Morgan, il socio di maggioranza Mediaset e lo studio legale Chiomenti che ha dato supporto legale alla Opas. Passano due anni, l’ indagine è scrupolosa, ma alla fine il Pm chiede l’ archiviazione che il Gip Franco Cantù Rajnoldi accorda perché «l’ elemento soggettivo del reato», il dolo, non sussiste. Non c’ è il dolo perché EI Towers davvero voleva comprarsela, RaiWay, e si è fermata solo perché qualcuno glielo ha impedito. Il Gip peraltro legge il decreto legge 66 del 2014, che ha dato avvio alla privatizzazione di RaiWay. Qui non si parla dell’ obbligo di mantenere una maggioranza pubblica nella società delle antenne tv. La questione della maggioranza pubblica compare solo nel Dpcm che regola le «modalità di privatizzazione di RaiWay». Ora, il Dpcm è intanto un atto amministrativo debole, perché può essere modificato o addirittura revocato. Ma soprattutto il controllo di RaiWay in capo allo Stato è indicato come una mera scelta di «opportunità». Morale: il Gip dubita che il Dpcm, «visti i limiti della sua portata applicativa », potesse costituire allora, e possa rappresentare in futuro, una barriera a un’ Opas su RaiWay. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Renzi manovra sui diritti della Siae e scaglia Fedez contro Franceschini
La Verità
CLAUDIO ANTONELLI
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claudio antonelliLo scontro tra Matteo Renzi e Dario Franceschini si sposta un terreno assai più delicato, là dove l’ ex premier pensa di poter fare più male all’ avversario. La rottura politica infatti ieri è esplosa nel giardino della Siae, società italiana degli autori ed editori, di cui il ministro della Cultura si è fatto da oltre un anno sacro custode. Franceschini non solo a parole si è battuto per mantenere vivo il monopolio della società in tutti i campi dei diritti d’ autore. La scorsa estate, in sede di applicazione della direttiva europea che spinge per la liberalizzazione del mercato, ha menato colpi da fabbro per far saltare tutti gli emendamenti mirati a intaccare l’ esclusiva della Siae. Il tema era balzato agli onori della cronaca. A cavalcare la rivolta era stato il rapper Fedez affidando per primo i diritti a Soundreef, gestore indipendente con base a Londra. I toni della diatriba sono saliti nel corso dell’ inverno e hanno raggiunto il culmine il mese scorso, quando il cantante ha accusato Franceschini di essere in pieno conflitto d’ interessi. Secondo Fedez la moglie del ministro amministrerebbe gli immobili della Siae. La risposta è stata secca. Anche se in realtà un po’ troppo asciutta. «Basta, lo porto in tribunale», ha detto Franceschini. Nulla più. Fino a ieri quando nella disputa è entrato a gamba tesa addirittura il segretario del Pd. Dietro all’ emendamento presentato dal deputato pd, Emiliano Minnucci, ci sarebbe appunto il beneplacito del segretario. Minnucci ha presentato un testo che mira a modificare il decreto legislativo 35/2017, quello che ha recepito la direttiva Barnier (si tratta della norma di apertura al mercato voluta dall’ Ue) confermando però l’ articolo 180 della legge 633 (datata addirittura 1941) sul monopolio Siae. Qui sta il colpo di genio. L’ emendamento prende atto che la scelta firmata Franceschini di mantenere l’ esclusiva, si dice nella relazione di accompagnamento dell’ emendamento, sia «in contrasto con l’ ordinamento europeo e, in particolare, con il principio della libera circolazione dei servizi». Infatti l’ Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha avviato un’ istruttoria nei confronti della società guidata da Filippo Sugar per abuso di posizione dominante, ipotizzando l’ esigenza di disapplicare l’ articolo 180 della legge 633. A questo punto per superare i bachi del decreto, l’ emendamento Minnucci propone di limitare l’ esclusiva solo ai segmenti di mercato, dove la rete territoriale di cui la società dispone può offrire un valore aggiunto ai titolari dei diritti, derogando negli ambiti, come ad esempio il broadcaster e il multimedia, nei quali le nuove tecnologie consentono una gestione efficace ed efficiente, a prescindere dall’ esistenza di una rete fisica sul territorio. Se ne discuterà in Aula, entro la fine della prossima settimana, ma se passasse l’ emendamento la Siae si troverebbe a dir poco monco. le resterebbero i vecchi diritti, le balere e poco altro. Il futuro sta infatti nella nuova tecnologia. Insomma, Renzi così prenderebbe due piccioni con una fava. La modifica targata Pd si propone di regolamentare in modo più efficiente i rapporti tra la Siae e le altre società di gestione dei diritti, nei segmenti di mercato nei quali è destinato a rimanere un regime di esclusiva. Altro obiettivo dell’ emendamento è garantire la circolazione delle informazioni sulle utilizzazioni dei diritti per garantire il buon funzionamento del mercato e la tutela dei diritti di autori e editori. In realtà l’ altro scopo è mettere nell’ angolo Franceschini e assestargli un sonoro schiaffo politico. Poco importa a Renzi se per farlo sia costretto a prendere Fedez e scagliarlo addosso al ministro. Non sfuggirà, infatti, che l’ operazione renziana contiene una grande dose di marketing. Più volte lo scontro politico promosso da Renzi ha sorvolato totalmente sui contenuti. Basti pensare a quando le tensioni tra l’ ex premier e il titolare dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, hanno rischiato di blindare un decreto sulla Concorrenza zeppo di norme a dir poco illiberali. Stavolta, invece, Renzi sembrerebbe essere riuscito a cadere dalla parte giusta. Sostenere la liberalizzazione dei diritti contro il monopolio della Siae, al di là della personale e sacrosanta battaglia di Fedez, è un atto estremamente popolare. Non solo nella fascia degli under 35, ma praticamente agli occhi di tutti gli italiani, che difficilmente comprendono un sistema anacronistico come il monopolio sui diritti d’ autore, per giunta mantenuto attraverso una società che è stata commissariata per anni.