Indice Articoli
De Benedetti lascia al figlio (ma vince John Elkann)
Parte «Stampa»-«Repubblica» e De Benedetti lascia il gruppo
De Benedetti lascia l’ Espresso
Gedi va verso nuova presidenza
Pubblicità, arrivano gli sgravi
Repubblica.it, Tgcom24, SkyTg24 sul podio delle news
ClassHorseTv sbarca all’ estero
Rds promuove e racconta la 2ª edizione della Class Digital Experience Week
Entrano in vigore i benefici fiscali per la pubblicità
Da Amazon a Netflix , la grande lotta delle serie tv
Chessidice in viale dell’ Editoria
De Benedetti lascia al figlio (ma vince John Elkann)
Il Fatto Quotidiano
Silvia Truzzi
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Enfin, a succedere a Carlo De Benedetti alla presidenza di Gedi – la società nata dalla fusione di Repubblica-Espresso e Stampa-Secolo XIX – sarà il figlio Marco: la decisione ha trovato d’ accordo anche i fratelli Edoardo e Rodolfo. Ieri in Borsa il titolo della società non ha praticamente avuto oscillazioni: circostanza singolare, vista l’ entità di una notizia non smentita. Il mercato, secondo gli osservatori, aveva già digerito un cambio negli assetti di potere del gruppo. La società sarà guidata da Monica Mondardini, amministratore delegato di Cir e il cambio al vertice sarà ufficializzato oggi, durante il consiglio di amministrazione, dopo settimane in cui le voci di un addio dell’ Ingegnere si sono fatte sempre più insistenti: come abbiamo raccontato ieri, si era ipotizzato l’ arrivo di Ezio Mauro, per vent’ anni direttore di Repubblica, apprezzato dalla famiglia e dalla redazione, per la quale continua a essere un punto di riferimento anche dopo l’ arrivo di Mario Calabresi. Per garantire continuità al processo di fusione però doveva esserci un De Benedetti. Dunque, tutto resta in famiglia. Ma, appunto, quale famiglia? La domanda è meno maliziosa di quanto a prima vista non appaia, visto che a breve si perfezionerà il matrimonio tra i due gruppi: allora si scopriranno le carte e si capirà quali sono i rapporti reali. Quando la fusione fu annunciata, la mappa dell’ azionariato vedeva la Cir al 43%, Exor al 5% circa, la famiglia Perrone (Il Secolo XIX ) al 5% (altri azionisti Fca all’ 11% circa e il restante 36% costituito da flottante). I numeri continueranno a essere questi? Oppure la famiglia Agnelli, in tempi anche piuttosto rapidi, conterà di più, come molti sospettano? Vero che le azioni si pesano, dunque può darsi che gli Agnelli avranno più d’ una voce in capitolo anche con una partecipazione residuale. Però, però: non è un segreto che in questi mesi le preoccupazioni di Carlo De Benedetti per la sua Repubblica siano aumentate. Il giornale soffre un calo di copie che va oltre il fisiologico, anche a causa di un panorama politico in cui è difficile orientarsi e far da bussola ai lettori. Prima di Repubblica, è la sinistra a essere in crisi esistenziale, tra la difficoltà di governare, scelte sbagliate (vedi il referendum), fratture. La linea politica, che era tracciata con decisione da Mauro, oggi è molto più sbiadita: forse per questo – oltre che per la stabilità dei conti – si è parlato di un avvicendamento alla guida del quotidiano di largo Fochetti. Molti nomi sono girati: da Massimo Giannini, editorialista di punta del giornale, a Carlo Verdelli, ex direttore editoriale delle news Rai, fino (addirittura) a Maurizio Molinari, direttore della Stampa succeduto proprio a Calabresi. Che però era ed è l’ architrave del matrimonio tra le due famiglie: John Elkann lo stima molto, senza di lui l’ operazione potrebbe saltare. Il suo nome non è in discussione e il recente acquisto di Sergio Rizzo, firma storica del Corriere della Sera che diventerà vicedirettore di Repubblica, confermerebbe il rafforzamento della direzione di Mario Calabresi. Un ciclo si chiude e l’ addio dell’ Ingegnere simbolicamente significa parecchio: è lui in persona ad aver incarnato per decenni la figura dell’ editore, appassionato di politica e d’ informazione, è sempre stato lui a gestire le faccende di Repubblica. Ora – da ultimo mercoledì durante la chiusura dei festeggiamenti per i 150 anni della Stampa – si afferma con insistenza che il futuro dell’ editoria (dei libri come dei giornali) passa per le fusioni. “Nel rispetto delle singole individualità”, è la frase che ricorre sempre, come a esorcizzare lo spauracchio dell’ omologazione. Dove contano i numeri e i pareggi nei bilanci: ma questo è un mestiere dove conta moltissimo anche la qualità delle persone, la capacità di intercettare i cambiamenti, mettersi in connessione sentimentale con i lettori. Vedremo se la nuova, Terza, Repubblica saprà farlo.
Parte «Stampa»-«Repubblica» e De Benedetti lascia il gruppo
Il Giornale
LEOPOLDO GASBARRO
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Carlo De Benedetti lascia la presidenza del gruppo Espresso. A sedersi al suo posto – al vertice del gruppo appena ribattezzato Gedi che, entro la prossima settimana, porterà a termine l’ integrazione con la Itedi degli Agnelli (La Stampa e il Secolo XIX) – sarà il secondogenito Marco. Con questa mossa si chiude il cerchio aperto in una serata del gennaio 2009, quando l’ Ingegnere annunciò il suo passo indietro da ogni carica operativa nel gruppo di famiglia, guidato dalle holding Cofide e Cir, con l’ unica eccezione della presidenza del gruppo Espresso-Repubblica. A monte, nel frattempo, anche la titolarità della quota di controllo del capitale Cir era passata di mano, dal padre ai tre figli (Rodolfo, Marco ed Edoardo). Ora l’ Ingegnere, che non ha fatto alcun annuncio ma che non ha potuto smentire l’ indiscrezione di Prima Comunicazione, lascia anche l’ ultima casella che aveva continuato a occupare, sia per passione, sia per interessi politici, economici e finanziari. La decisione ufficiale potrebbe arrivare già oggi in un consiglio d’ amministrazione. È vero che l’ età, 83 anni a novembre, ha avuto il suo peso nella decisione. Ma il passo indietro a pochi giorni dal closing della fusione tra Espresso-Repubblica e Stampa-Secolo (previsto per il 30 giugno) segnala proprio la fine di un’ epoca. E apre a nuovi scenari nei quali il baricentro del gruppo Gedi potrebbe, seppur lentamente, spostarsi verso gli Agnelli. Gedi nasce sotto il pieno controllo della Cir: oltre il 43%, mentre a Exor fa capo una quota che è meno di un decimo, il 4,2%. Ma John Elkann ha già dichiarato di voler presto diventare il secondo azionista, superando dunque gli altri due grandi soci, Jacaranda Falck e Carlo Perrone, entrambi intorno al 5% (il resto è sul mercato). Elkann è anche appena stato cooptato nel cda di Gedi, nel quale intenderà far valere tutto il suo peso. E, se da Torino dicono che grandi cambiamenti «non sono nei piani», il forte interesse di Yaki per l’ editoria, anche all’ estero (ha rilevato il controllo dell’ Economist), è arcinoto. E non è un caso che la notizia del passo indietro dell’ Ingegnere sia uscita proprio a Torino, l’ altra sera, in occasione dei 150 anni della Stampa, con Elkann a fare gli onori di casa nel parlare dell’ informazione del futuro con Jeff Bezos. C’ è poi un aspetto più politico ed editoriale nella vicenda De Benedetti, legato a Repubblica e al suo attuale momento difficile. Non solo per l’ andamento calante delle vendite cartacee, che riguarda purtroppo tutti i quotidiani, ma sopratutto rispetto a una linea editoriale che rispecchia in tutto e per tutto le angosce della sinistra italiana. E in gioco ci sarebbe anche il direttore, Mario Calabresi, il cui giovane regno (dopo i 20 anni di Eugenio Scalfari e gli altrettanti di Ezio Mauro) stenta a consolidarsi; sia all’ interno della redazione, dove non è difficile registrare maldipancia di ogni tipo, sia presso lo stesso De Benedetti, che non sarebbe per nulla soddisfatto della «terza Repubblica». Comunque, almeno per ora, al vertice del gruppo resterà uno di famiglia: il figlio Marco sarà designato come prevede la governance di Gedi, che attribuisce a Cir la nomina dl presidente e ad (Monica Mondardini). La scelta è quindi indicativa della volontà della famiglia di restare al timone. E Marco era il nome giusto: Rodolfo, essendo al vertice dell’ azionista Cir, non era un’ opzione opportuna. Mentre Edoardo (medico) non si è mai occupato dei business di famiglia.
De Benedetti lascia l’ Espresso
Il Sole 24 Ore
S.Fi.
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L’ ultimo tassello che mancava in casa De Benedetti è arrivato ieri. Si compie definitivamente il passaggio generazionale per la famiglia torinese. A 83 anni Carlo De Benedetti lascia l’ ultimo incarico, che deteneva da 11 anni: la guida del gruppo editoriale l’ Espresso, ora diventato Gedi dopo la fusione con La Stampa di John Elkann e Carlo Perrone. Il nuovo presidente sarà con ogni probabilità il figlio Marco De Benedetti, il cui nome sarà proposto in un Cda straordinario dal fratello maggiore Rodolfo che presiede la controllante Cir ed è azionista di riferimento del gruppo Gedi. La notizia, riferita dall’ Agenzia Ansa, è arrivata mentre l’«Ingegnere» tirava le conclusioni del convegno «The future of the newspapers» che ha riunito a Torino i maggiori editori mondiali: ospite d’ onore il visionario Jeff Bezos, inventore di Amazon e proprietario del Washington Post. Nel 2009 De Benedetti aveva fatto il primo passo, con l’ addio alle cariche operative nel gruppo in favore dei figli. Per sè Carlo aveva conservato il ruolo di presidente dell’ Espresso a cui è legato da un valore affettivo. Nel 2012, poi, la trasformazione della holding di famiglia, la Carlo De Benedetti Sapa: il passaggio di proprietà ai tre figli Rodolfo Marco ed Edoardo. L’ operazione si era perfezionata nel 2014 con due passaggi: il cambio di ragione sociale in «Fratelli De Benedetti Sapa» e infine il cambio da Sapa in Spa. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Gedi va verso nuova presidenza
Italia Oggi
CARLO DE BENEDETTI
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Carlo De Benedetti si prepara a lasciare la presidenza del gruppo editoriale L’ Espresso, che ha già cambiato nome in Gedi in vista della fusione con l’ editrice Itedi di Stampa e Secolo XIX. Al suo posto è in arrivo Marco De Benedetti, figlio dell’ Ingegnere, mentre l’ altro figlio Rodolfo De Benedetti è già presidente di Cir, controllante del gruppo che manda in stampa Repubblica oltre ai quotidiani locali e al settimanale l’ Espresso (il terzo e ultimo figlio Edoardo De Benedetti è consigliere del gruppo, oltre a esercitare la professione medica). Se la finalizzazione della fusione è attesa entro settimana prossima, invece già oggi il cda di Gedi (Gruppo editoriale) affronterà la questione della successione. Tanto più che l’ attuale board è in scadenza per il prossimo aprile. Infine, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, non c’ è al momento nessuna ipotesi che nel consiglio di amministrazione entri l’ ex direttore di Repubblica Ezio Mauro. Carlo De Benedetti (83 anni a novembre) ha partecipato, mercoledì scorso, al convegno torinese The future of newspapers (vedere ItaliaOggi del 22/6/2017), in cui ha chiamato il settore a riunirsi a Torino per nuovi «stati generali dell’ editoria, aperti a tutte le categorie della stampa, a livello italiano ed europeo, e inclusi i big della rete» come Google e Facebook con cui dialogare, in particolare, sul tema dei big data. «Il settore non chiede né assistenza né sussidi ma vuole continuare a essere redditizio», ha aggiunto De Benedetti senior. Ma se subirà un tracollo «sparirà una funzione fondamentale della democrazia».
Pubblicità, arrivano gli sgravi
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Entrerà in vigore domani il nuovo sistema di benefici fiscali per chi aumenta i suoi investimenti pubblicitari su quotidiani, periodici, tv e radio locali. Oggi, infatti, è programmata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge 50/2017 convertito nella legge n. 96 (sul supplemento ordinario n. 31 della G.U., n.144). Legge che in particolare prevede sgravi fiscali al 75% per chi aumenta quest’ anno di almeno l’ 1% i suoi investimenti in pubblicità. Incentivi che salgono, poi, al 90% nel caso di pmi, micro-imprese e start-up inserzioniste. L’ iniziativa nasce dalla proposta di Fieg (Federazione italiana editori giornali, presieduta da Maurizio Costa) e Upa (Utenti pubblicità associati, presieduta da Lorenzo Sassoli de Bianchi), con l’ obiettivo di rilanciare il mercato editoriale e al contempo sostenere la domanda di pubblicità. Sul tavolo, tra l’ altro, c’ è anche un’ altra proposta che punta a offrire sgravi fiscali per chi compra giornali, a partire dai singoli privati che sottoscrivano per esempio abbonamenti alle testate preferite. La manovra in arrivo, secondo stime di settore, porterà ad aumentare (di quanto lo dimostrerà il mercato) una quota tra il 60% e l’ 80% degli investimenti complessivi su stampa (pari a oltre 1 miliardo di euro a fine 2016). Quindi, le previsioni puntano a una forchetta di 600-800 milioni d’ investimenti interessati da un rialzo. Ma, intanto, ecco come funziona operativamente il nuovo sistema di sgravi sugli investimenti incrementali in pubblicità, al via in questi giorni: – i beneficiari sono tutti coloro (aziende e lavoratori autonomi) che aumentano di almeno l’ 1% la loro spesa in campagne promozionali sulla stampa e l’ emittenza locale. – nel 2018 sarà attribuito il credito d’ imposta che, a livello di sistema, proseguirà poi negli anni successivi senza bisogno di essere prorogato o confermato. – così si calcola la spesa incrementale: l’ 1% in più di spesa si calcola rispetto a quanto investito nel 2016. Se andrà considerato solo la seconda parte di quest’ anno (a partire dall’ entrata in vigore della legge) o l’ intero 2017 da confrontare, rispettivamente, con la seconda parte dell’ anno scorso e l’ intero esercizio 2016, lo deciderà il decreto della presidenza del consiglio dei ministri (dpcm) che deve fissare criteri e modalità operative del nuovo sistema, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore. Quale che sia la scelta definitiva, il confronto sarà fatto comunque tra periodi omogenei. – il budget dell’ intera operazione verrà deciso dal dpcm che ha deciso di attingere dal Fondo per l’ editoria. Il decreto fisserà anche un limite massimo di prelievo dal Fondo. – a ogni investitore quanto andrà? Dipenderà non solo dai singoli casi di spesa ma anche dal sistema di ripartizione (da inserire sempre nel dpcm) tra i vari inserzionisti. Al momento due le ipotesi teoriche: ripartizione proporzionale in base alla disponibilità complessiva di risorse da assegnare, al numero e alle richieste quantitative degli inserzionisti oppure, in alternativa, ripartizione per prenotazione, secondo l’ ordine temporale di richiesta. Il quantum da suddividere dipenderà anche da un’ altra ripartizione, più a monte che va ancora decisa, quella tra stampa (quotidiani+periodici) ed emittenza locale (televisioni+radio). Come per molti altri sgravi fiscali, infine, si potrà fruire anche di questo credito d’ imposta solamente in compensazione, ossia non in contanti ma a scalare sul pagamento di altre imposte.
Repubblica.it, Tgcom24, SkyTg24 sul podio delle news
Italia Oggi
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È il sito di Repubblica il principale marchio d’ informazione italiano al quale si affida chi cerca notizie online, seguito da Tgcom24 e SkyTg24. In quarta posizione l’ Ansa, «raro esempio di agenzia di stampa che abbia raggiunto un significativo numero di utenti unici online». È quanto emerge dal Digital News Report 2017 del Reuters Institute, indagine condotta su un campione di 70 mila consumatori di news sul web in 36 paesi del mondo, compresa la Penisola. La classifica tricolore vede sul podio Repubblica.it, utilizzato ogni settimana dal 28% degli utenti, TgCom24 (27%) e Sky Tg24 (26%). Il sito dell’ Ansa si attesta invece al 21% ed è scelto, secondo il rapporto, per l’ accuratezza e l’ affidabilità delle notizie (46%), per la capacità di trattare temi complessi in modo semplice (23%), per la forza dei punti di vista (21%), per le notizie di alleggerimento (11%). Quinto il sito del Corriere della Sera con il 20%. Poi i siti di Rainews (16%), del Fatto quotidiano a pari merito con Yahoo! News (15%), poi Notizie Libero (14%), l’ Huffington Post, i siti dei quotidiani regionali e locali e il sito del Sole 24 Ore (tutti con una percentuale del 14%), il TgLa7 online (13%), MSN News (12%), La Stampa online (11%), i siti delle radio commerciali (9%). Lo studio di Reuters prende in considerazione anche il quadro aggregato di tv, radio e carta stampata. La Rai (Tg1, Tg2, Tg3, TgR) è in vetta con il 56%, seguita da Mediaset (Tg4, Tg5, Studio Aperto) con il 45%, Rainews24 (36%), SkyTg24 (35%), TgCom24 (30%), La Repubblica e la TgR (entrambe al 22%), Il Corriere della Sera a pari merito con i quotidiani regionali e locali (21%), Porta a porta (19%), Piazzapulita (16%), le radio commerciali e Quinta colonna (entrambi al 15%), Il Sole 24 Ore (14%), Il Fatto quotidiano (11%). Il rapporto sottolinea come in Italia il mercato televisivo sia fortemente concentrato, con il 90% dei ricavi in quota a tre operatori, Sky Italia (33%), Mediaset e Rai (con entrambi al 28%). La Penisola si conferma un paese in cui la carta stampata sta perdendo terreno: le copie diffuse sono passate dai 6 milioni al giorno del 2000 a poco più di 2,5 milioni nel 2016. Nonostante l’ adozione di soluzioni di paywall (come nel caso del Corriere della Sera), il numero di persone che dice di pagare per le notizie online è ancora piuttosto basso (12%).
ClassHorseTv sbarca all’ estero
Italia Oggi
MARCO LIVI
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ClassHorseTv sbarca all’ estero con un palinsesto più ricco e in lingua inglese. È stata presentata ufficialmente mercoledì scorso con una serata evento nella Residenza degli Orti, a Milano, l’ intesa tra il primo e unico canale televisivo di riferimento per il mondo equestre fondato da Luca Panerai nel 2010, e Giglio Group, prima società internazionale di e-commerce 4.0, fondata da Alessandro Giglio nel 2003 e quotata in borsa sul mercato Aim dal 7 agosto 2015. Il gruppo Giglio, oltre a essere leader nel settore del broadcast radiotelevisivo con una presenza in 46 paesi, 5 continenti e in 6 lingue attraverso i propri canali televisivi, Nautical Channel, Giglio Tv, Acqua e Playme visibili su tutti i dispositivi tv, digitali, web e mobile e su importanti compagnie aeree, ha sviluppato soluzioni digitali all’ avanguardia e rappresenta, nel fashion online, un marketplace digitale a livello globale, approvvigionando i trenta principali digital retailer del mondo. Nell’ ambito dell’ accordo è stata definita l’ acquisizione da parte di Giglio Group mediante sottoscrizione di un aumento di capitale, di una partecipazione pari al 3% della società Pegaso Srl, proprietaria del canale televisivo ClassHorseTv. Il palinsesto di programmi di ClassHorseTv, il primo canale italiano dedicato al mondo del cavallo e dell’ equitazione e punto di riferimento internazionale per il settore equestre, sarà quindi progressivamente in lingua inglese e diffuso e visibile a livello globale sui canali e sulle piattaforme in cui è presente Giglio Group. All’ interno della serata è stato presentato lo scenario dell’ evoluzione del mezzo tv. I temi trattati sono stati il fenomeno della frammentazione televisiva con la conseguente erosione di share da parte delle tv generaliste a favore delle televisioni verticali tematiche. Lo confermano i dati di crescita della piattaforma Sky, che ha impostato la propria strategia sui cosiddetti vertical channel (e che è dal 2010 la prima piattaforma di appartenenza di ClassHorseTv, Sky 221): ormai solo la passione e il senso di appartenenza a mondi e lifestyle guidano il telespettatore nella scelta, che è diretta a un contenuto unico, one to one, senza dispersione e capace di creare un link diretto anche per l’ Advertising. Oggi, inoltre, i «consigli per gli acquisti» devono tenere conto del fatto che si guarda la tv sempre con lo smartphone tra le mani. A tale proposito, considerata anche la bassissima caduta del break, si inserisce ClassHorseTv con un’ offerta mista (tabellare, format dedicati e tele-acquisto) grazie alla tecnologia 4.0, condivisa con il partner Giglio Group, che ne detiene il brevetto. Per ClassHorseTv l’ accordo determinerà una crescita esponenziale dell’ audience nazionale e internazionale, rafforzando la leadership del canale televisivo nel proprio settore di riferimento. «La partnership ha l’ obiettivo strategico di rafforzare la brand awareness e la presenza di ClassHorseTv su nuovi mercati a livello internazionale, arricchendo il palinsesto di contenuti relativi al lifestyle equestre e al mondo del lusso, oltre che potenziare la sezione e-commerce del nostro website, rendendo il canale sempre più trasversale», afferma Luca Panerai, fondatore e amministratore unico di ClassHorseTv. «Sono particolarmente felice dell’ accordo con ClassHorseTv e sono sicuro che si realizzeranno immediatamente le migliori sinergie, essendo il target del canale in perfetta sintonia con la promozione e vendita del luxury “Made in Italy” nel mondo», ha dichiarato Alessandro Giglio, presidente di Giglio Group. «Con ClassHorseTv aumentiamo il numero di canali del nostro network, arricchendo di ulteriori contenuti la piattaforma IBox, l’ e-commerce 4.0 di Giglio Group, per una nuova esperienza di acquisto online per l’ utente. Parallelamente, siamo convinti di contribuire in modo significativo alla crescita dell’ audience internazionale e alla distribuzione di ClassHorseTv a livello globale, grazie alle presenza sui canali e sulle piattaforme in cui Giglio Group è presente: si tratta di 47 paesi, 5 continenti e 6 lingue, distribuiti via satellite, mobile, web tv e su importanti compagnie aeree. Iniziamo con entusiasmo e convinzione un percorso che sono convinto contribuirà anche ad aumentare l’ esposizione mediatica globale del mondo dell’ equitazione, non solo come sport, ma anche come stile di vita». Dopo la presentazione, i numerosi opinion leader e influencer presenti hanno potuto assistere alla performance live della cantante di origini brasiliane Gaia Gozzi, che si è esibita in un repertorio di quattro brani dai ritmi soul, blues e rock, tra i quali anche il suo ultimo singolo Fotogramas. Partner della serata il brand delle bollicine Ferrari. © Riproduzione riservata.
Rds promuove e racconta la 2ª edizione della Class Digital Experience Week
Italia Oggi
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La seconda edizione della Class Digital Experience Week (www.classdigitalweek.it) ideata a organizzata da Class Editori sarà promossa, vissuta e raccontata da Rds 100% Grandi Successi, sensibile e attenta ai temi dell’ innovazione tecnologica e digitale e ai livelli di aggregazione. L’ informazione di Rds seguirà con attenzione le curiosità che emergeranno dalla settimana della Class Digital Experience Week e dal suo cuore, l’ innovativo e attraente Bosco Digitale situato in Piazza Duomo e ideato dall’ architetto Italo Rota. Il contributo all’ alfabetizzazione digitale verso cittadini, istituzioni e imprese Rds lo fornirà giovedì 29 giugno partecipando con un giovane conduttore, Valerio Scarponi, vincitore della terza edizione Rds Academy, al workshop «Millennials e nativi digitali». Un’ analisi del target dei millennials e nativi digitali, una generazione che si affaccia e si impone alla società, perché nata nel contesto digitale e comprende al meglio le sue opportunità, dalle 14.45-16.15 all’ Università Telematica Pegaso c/o Palazzo Durini (via Santa Maria Valle, 2 Milano). La radio, e la sua evoluzione social e digitale per stabilire un punto di contatto con la generazione dei millennials. Si parla molto della dipendenza della nuova generazione di internet e social network e la radio rimane il mezzo che facilita il contatto con il loro mondo. In Italia sono circa 11 milioni i millennials, generazione simbolo nata tra gli anni Ottanta e il Duemila che sta segnando il passaggio alla società digitale. Grandi utilizzatori dei social network (il 76%), sullo smartphone trascorrono mediamente 2 ore e 41 minuti al giorno. «Rds oltre a ricercare i millennials come ascoltatori», dichiara Massimiliano Montefusco, general manager Rds, «propone percorsi per i giovani talenti sempre più in un’ ottica di digital trasformation e personal branding, programmando momenti formativi e opportunità di ingresso nel mondo del lavoro come Rds Academy, il master «Radio e New media management e content», Rds Startup Lab che consentono ai millennials di accedere e costruirsi una competenza 3.0». Al workshop Scarponi porterà l’ esperienza maturata nella terza edizione di Rds Academy che lo ha visto trionfare e aprirgli le porte degli studi di Rds e consentendogli poi di potenziare la propria capacità professionale sia nelle tecniche di conduzione radiofonica che di gestione dei contenuti social e delle piattaforme digitali. Una competenza maturata con la partecipazione alle sessioni di due digital influencer: Daniele Doesn’ t matter e The Show che lo hanno formato nella comprensione della gestione delle potenzialità dei dispositivi digitali e social. La sfida della Digital trasformation nel mondo della radiofonia passa anche dalla capacità di supportare l’ ecosistema generato dall’ ingresso nel mondo del lavoro dei nativi digitali che talvolta , come hanno dimostrato alcuni provini presentati per entrare in Rds Academy, non sanno esprimere e poco comprendono, le potenzialità delle piattaforme a disposizione, nonostante il loro utilizzo e rapporto quotidiano. Il percorso strategico di Rds 100% Grandi Successi ha portato a consolidare un posizionamento su music & entertainment experiences. Il tutto si sintetizza in una propensione a far vivere agli ascoltatori e ai partner «esperienze uniche», mettendo a disposizione una piattaforma web, social e radio in grado di amplificare e diffondere quanto più i contenuti. Rds porta gli ascoltatori nel cuore di una iniziativa, sia essa un concerto, un evento glamour o sportivo, rendendoli protagonisti e soprattutto attivi, dando un riscontro misurabile ai partner commerciali, dalla veicolazione del drive to store, all’ arricchimento del database, attraverso il data collection e lead generation.
Entrano in vigore i benefici fiscali per la pubblicità
MF
MARCO CAPISANI
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Entrerà in vigore domani il nuovo sistema di benefici fiscali per chi aumenta i suoi investimenti pubblicitari su quotidiani, periodici, tv e radio locali. Oggi è programmata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge 50/2017 convertito nella legge n. 96 (sul supplemento ordinario n. 31 della G.U., n.144). Legge che in particolare prevede sgravi fiscali al 75% per chi aumenta quest’ anno di almeno l’ 1% i suoi investimenti in pubblicità. Incentivi che salgono, poi, al 90% nel caso di pmi, micro-imprese e start-up inserzioniste. L’ iniziativa nasce dalla proposta di Fieg (Federazione italiana editori giornali, presieduta da Maurizio Costa) e Upa (Utenti pubblicità associati, presieduta da Lorenzo Sassoli de Bianchi), con l’ obiettivo di rilanciare il mercato editoriale e al contempo sostenere la domanda di pubblicità. Sul tavolo, tra l’ altro, c’ è anche un’ altra proposta che punta a offrire sgravi fiscali per chi compra giornali, a partire dai singoli privati che sottoscrivano per esempio abbonamenti alle testate preferite. La manovra in arrivo, secondo stime di settore, porterà ad aumentare una quota tra il 60 e l’ 80% degli investimenti complessivi su stampa (pari a oltre un miliardo di euro a fine 2016). Quindi, le previsioni puntano a una forchetta di 600-800 milioni d’ investimenti interessati da un rialzo. Ma ecco come funziona il nuovo sistema di sgravi sugli investimenti incrementali in pubblicità: – i beneficiari sono coloro (aziende e lavoratori autonomi) che aumentano di almeno l’ 1% la loro spesa in campagne promozionali sulla stampa e l’ emittenza locale; – nel 2018 sarà attribuito il credito d’ imposta che, a livello di sistema, proseguirà poi negli anni successivi senza bisogno di essere prorogato o confermato; – così si calcola la spesa incrementale: l’ 1% in più di spesa si calcola rispetto a quanto investito nel 2016. Se andrà considerata solo la seconda parte di quest’ anno (a partire dall’ entrata in vigore della legge) o l’ intero 2017 da confrontare, rispettivamente, con la seconda parte dell’ anno scorso e l’ intero esercizio 2016, lo deciderà il decreto della presidenza del consiglio dei ministri (dpcm) che deve fissare criteri e modalità operative del nuovo sistema, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore. Quale che sia la scelta definitiva, il confronto sarà fatto comunque tra periodi omogenei; – il budget dell’ intera operazione verrà deciso dal dpcm che ha deciso di attingere dal Fondo per l’ editoria. Il decreto fisserà un limite massimo di prelievo dal Fondo; – a ogni investitore quanto andrà? Dipenderà non solo dai singoli casi di spesa ma anche dal sistema di ripartizione (da inserire sempre nel dpcm) tra i vari inserzionisti. Al momento due le ipotesi teoriche: ripartizione proporzionale in base alla disponibilità complessiva di risorse da assegnare, al numero e alle richieste quantitative degli inserzionisti oppure, in alternativa, ripartizione per prenotazione, secondo l’ ordine temporale di richiesta. Il quantum da suddividere dipenderà anche da un’ altra ripartizione, più a monte che va ancora decisa, quella tra stampa (quotidiani+periodici) ed emittenza locale (televisioni+radio). Come per molti altri sgravi fiscali, si potrà fruire anche di questo credito d’ imposta solo in compensazione, ossia non in contanti ma a scalare sul pagamento di altre imposte. (riproduzione riservata)
Da Amazon a Netflix , la grande lotta delle serie tv
Corriere della Sera
Martina Pennisi
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In aereo, appena finita la fase di decollo, quando si può ricominciare a giocherellare con lo smartphone, seppur disconnesso. Ecco, è l’ apice – in tutti i sensi – di quanto stiano cambiando le nostre abitudini di fruizione dei contenuti video. Fino a poco tempo fa per vedere film o serie tv sul proprio dispositivo personale in volo si sarebbero dovuti scaricare i file prima di partire, attingendo a un’ offerta legale molto limitata o districandosi fra siti pirata, sempre meno accessibili. Adesso è sufficiente aprire Netflix o Amazon Prime Video tra il check-in e i controlli, agganciarsi al wi-fi dell’ aeroporto (per non impattare sul traffico dati) e scaricare puntate di telefilm o intere pellicole. Se si atterra all’ estero si può poi persino continuare a godere del menù del profilo italiano, a patto di guardare quanto scaricato senza essere connessi a Internet. Certo, si tratta di servizi a pagamento, ma i dati di comScore e Doxa rivelano come la spesa degli italiani per i video online su abbonamento sia cresciuta del 69 per cento fra il 2015 e il 2016 a toccare quota 88 milioni di euro. Siamo ancora lontani dal mercato della pay tv, che vale 4,9 miliardi ma cresce di un più contenuto 9 per cento. La direzione è chiara, ed è quella indicata dai Millennials: il 56 per cento dei nati intorno al Duemila va alla ricerca di contenuti specifici indipendentemente da dove vengano trasmessi e non vuole sentire parlare di palinsesti. I colossi del digitale ne sono consapevoli. E, soprattutto, hanno messo gli occhi sugli investimenti pubblicitari destinati ai prodotti tipici del piccolo schermo. Si pensi che in Italia la tv vale ancora nove volte più di Internet. Negli Usa l’ anno in corso dovrebbe essere quello del sorpasso del digitale, proprio a cavallo dei video e degli schermi mobili. L’ ultima in ordine di tempo a essere partita al galoppo è Apple: ha prodotto e iniziato a distribuire a inizio giugno Planet of the Apps , un reality show sulla creazione di iconcine con personaggi del calibro di Jessica Alba e Gwyneth Paltrow. La prima puntata si può vedere su gratis su iTunes o sul sito planetoftheapps.com, il resto è a solo vantaggio degli abbonati ad Apple Music. In agosto la Mela alzerà la posta in gioco con lo show musicale Carpool Karaoke di James Corden, mentre ha scippato a Sony Pictures Television Jamie Erlicht e Zack Van Amburg, creatori di successi come Breaking Bad o The Crown . Altra osservata speciale è Amazon, che alterna la produzione di serie come American Gods all’ acquisto di diritti per la trasmissione in diretta di match sportivi su Prime Video. Così facendo il colosso di Seattle si differenzia da Netflix, la cui più recente sperimentazione consiste nella possibilità di interagire con i video. Il gatto con gli stivali e B uddy Thunderstruck sono i primi episodi di cui i, probabilmente giovanissimi, spettatori potranno scegliere l’ evoluzione della trama in determinati punti chiave. Twitter si è fatta rubare da Jeff Bezos i diritti streaming del football americano, ma ha subito reagito accordandosi con editori come Bloomberg, Buzzfeed e Viacom per trasmettere contenuti originali (e in grado di fare cassa). Facebook, che in questi giorni sta partecipando alla più importante conferenza di video online negli Stati Uniti – il VidCon -, ha mostrato i muscoli lo scorso 22 maggio, quando ha collegato la diretta del concerto One Love Manchester al suo sistema di donazioni e ha rastrellato più di 450 mila dollari per le famiglie delle vittime dell’ attentato del 22 maggio. Intanto ha iniziato a muoversi sul campo (dei diritti) del calcio e si prepara a lanciare produzioni originali. E ancora, l’ essenza delle arrembanti Snapchat e musical.ly è proprio la nuova modalità di fruizione dei filmati: sono quindi già attive con accordi con Time Warner, la prima, e Viacom e NbcUniversal, la seconda. Alphabet-Google presidia con convinzione il fronte filmati dal 2006, anno in cui ha acquistato YouTube. Al Festival della creatività, attualmente in corso Cannes, ha annunciato che popolerà entro fine anno la piattaforma di 50 nuovi programmi. Inizieremo a chiederci «cosa c’ è stasera online?», insomma.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Agcom lancia l’ Osservatorio delle testate digitali. Nasce l’ Osservatorio permanente sulle realtà editoriali digitali avviato dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) presieduta da Angelo Marcello Cardani in collaborazione con l’ Associazione nazionale della stampa online. L’ obiettivo è monitorare lo stato e l’ evoluzione dell’ editoria digitale nonché le sue reali dimensioni alla luce della nuova legge sull’ editoria che definisce il quotidiano online e le sue peculiarità. L’ Osservatorio consente di censire il settore attraverso una rilevazione statistica omogenea fino all’ analisi delle dimensioni locale e iperlocale. Sole 24 ore, sottoscritti gli accordi di proroga del congelamento del debito. Mercoledì scorso tutti gli istituti finanziatori del Sole 24 Ore hanno sottoscritto gli accordi di proroga dello standstill con cui hanno assunto l’ impegno di non esigere il rimborso delle rispettive esposizioni e, con riferimento alle linee a breve termine in essere, di mantenerne l’ operatività al fine di finanziare l’ attività caratteristica dell’ azienda. Gli accordi scadranno il prossimo 15 novembre, data entro la quale il cda ritiene che la società avrà completato l’ operazione di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale in corso, tramite realizzazione dell’ aumento di capitale e l’ esecuzione dell’ operazione di valorizzazione dell’ area «Formazione ed Eventi» e, al contempo, saranno stati sottoscritti gli accordi con le banche finanziatrici in merito alla nuova linea revolving destinata a supportare le eventuali necessità finanziarie. Deejay è la radio in store di Coin. La catena di department store ha scelto DeeJay per la personalizzazione della radio in store che accompagna gli acquisti degli oltre 35 milioni di visitatori che ogni anno entrano nei propri punti vendita. Oltre alla selezione di musica e alle ultime novità tratte dalla classifica di Radio Deejay 30 songs, ad accompagnare i clienti ci sarà anche la voce de La Pina, storica conduttrice di Pinocchio in onda tutti i giorni nella fascia del drive time, che ha personalizzato gli annunci della radio in store di Coin. Con Il Giorno la guida alle 100 botteghe storiche di Milano. Sarà distribuito martedì prossimo in edicola a Milano in omaggio con Il Giorno Le Botteghe Storiche, il libro che racconta alcune delle realtà commerciali che caratterizzano da sempre la città. Nata da una rubrica settimanale di Alberto Oliva su Il Giorno e realizzata interamente dalla testata del gruppo Poligrafici in collaborazione con Autogrill e il contributo del Comune di Milano, la pubblicazione è una vera e propria guida pratica, tascabile, con indirizzi, mappe e schede illustrate, divise per aree, completa di indici per zone e tipologie, incluse le 31 new entry che lunedì riceveranno dal Comune l’ attestato di bottega storica alla presenza del sindaco Giuseppe Sala e dell’ assessore alle attività produttive Cristina Tajani.
Le notizie passano sempre più da WhatsApp, dei social ci si fida poco mentre i media tradizionali sono ritenuti più affidabili. Lo dice il Digital News Report 2017 di Reuters Insitute che pubblica la classifica italiana dei top brand di …
Prima Comunicazione
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Non più solo Facebook o Twitter, c’ è uno stallo dell’ informazione online sui social: le news cominciano a viaggiare sempre più sulle chat. WhatsApp sta diventando uno dei canali principali attraverso i quali le persone scoprono e discutono di notizie, anche in Italia. E col dibattito sulle “fake news” il rapporto di fiducia verso i social si è incrinato. È quanto emerge dal Digital News Report 2017 del Reuters Insitute , indagine condotta su un campione di 70 mila consumatori di news online in 36 Paesi del mondo, compreso il nostro. Il rapporto evidenzia che molte persone non si fidano dei mezzi di informazione tradizionali, ma sono ancora più sospettose nei confronti dei social media: solo una persona su quattro (24%) pensa che i social facciano un buon lavoro nel separare i fatti dalle bufale. La fiducia nei media tradizionali è più alta (40%). Lo stallo dei social media come fonte di informazione è globale, mentre per questo utilizzo c’ è una crescita galoppante delle app per i messaggi, più private e senza algoritmi che filtrano le notizie. WhatsApp comincia sul fronte delle news a rivaleggiare con la sua piattaforma “madre”, Facebook, in diversi Paesi, in particolare in Malesia, Brasile e Spagna. In Italia l’ uso di WhatsApp per le news è cresciuto dal 20 al 24% nell’ ultimo anno. Tra gli altri trend evidenziati la prevalenza dell’ accesso “mobile” alle notizie online e l’ emergere degli assistenti vocali da salotto, come Amazon Echo, come nuova piattaforma informativa. E’ il sito di Repubblica il principale brand di informazione italiano al quale si affida chi cerca notizie online, seguito da Tgcom24 e SkyTg24. In quarta posizione l’ ANSA, “raro esempio di agenzia di stampa che abbia raggiunto un significativo numero di utenti unici online”. E’ quanto emerge dall’ indagine annuale dell’ Istituto Reuters per lo studio del giornalismo. La classifica dei top brands vede sul podio Repubblica.it, utilizzato settimanalmente dal 28%, TgCom24 (27%) e Sky Tg24 (26%). Poi il sito dell’ ANSA, usato settimanalmente dal 21%: l’ agenzia viene scelta – spiega il Rapporto – in primo luogo per l’ accuratezza e l’ affidabilità delle notizie (46%), poi per la capacità di trattare temi complessi in modo semplice (23%), per la forza dei punti di vista (21%), per le notizie di alleggerimento (11%). Quinto il sito del Corriere della Sera con il 20%. Poi i siti di Rainews (16%), del Fatto quotidiano a pari merito con Yahoo! News (15%), poi Notizie Libero (14%), l’ Huffington Post, i siti dei quotidiani regionali e locali e il sito del Sole 24 Ore (tutti con una percentuale del 14%), il TgLa7 online (13%), MSN News (12%), La Stampa online (11%), i siti delle radio commerciali (9%). L’ indagine Reuters prende in considerazione anche il quadro aggregato di tv, radio e carta stampata. La Rai (Tg1, Tg2, Tg3, TgR) è largamente in vetta tra i top brands con il 56%. Segue Mediaset (Tg4, Tg5, Studio Aperto) con il 45%, poi Rainews24 (36%), SkyTg24 (35%), TgCom24 (30%), La Repubblica e la TgR (entrambe 22%), Il Corriere della Sera a pari merito con i quotidiani regionali e locali (21%), Porta a porta (19%), Piazzapulita (16%), le radio commerciali e Quinta colonna (entrambi al 15%), Il Sole 24 Ore (14%), Il Fatto quotidiano (11%). La situazione generale del nostro Paese fotografata dal rapporto vede ancora il mercato tv fortemente concentrato, con il 90% dei ricavi nelle mani di tre operatori, Sky Italia (33%), Mediaset e Rai (con la stessa quota, il 28%). L’ Italia si conferma un Paese in cui si legge poco, con una stampa debole e soggetta a condizionamenti politici ed economici, che perde ancora terreno: le coppie diffuse sono passate dai 6 milioni al giorno del 2000 a poco più di 2,5 milioni nel 2016. Il Gruppo Espresso ed Rcs rastrellano circa il 40% dei ricavi del settore. Il Rapporto, che cita la fusione Espresso-Itedi, l’ ascesa di Urbano Cairo in Rcs e la crisi del Sole 24 Ore, si sofferma anche sui nuovi sforzi fatti dalla Rai sul digitale – pur “rallentati dai disaccordi interni” – e sul lancio di Rai Play. Ricorda che i portali come Yahoo, Libero e MSN sono ampiamente usati, così come ‘creature’ più recenti come l’ Huffington Post e Fanpage. Nonostante l’ adozione di soluzioni di paywall (come nel caso del Corriere della Sera), il numero di persone che dice di pagare per le notizie online è ancora piuttosto basso (12%). In crescita l’ uso di Whatsapp, dal 20 al 24%. Il Rapporto fa cenno anche al dibattito sulle fake news, dalle polemiche sulla raccolta pubblicitaria per il sito di Beppe Grillo al ddl contro la diffusione delle bufale online.