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- “Facebook e le Pmi alleati perfetti ecco i primi risultati”
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“Facebook e le Pmi alleati perfetti ecco i primi risultati”
Affari & Finanza
EUGENIO OCCORSIO
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roma Più del 70% delle imprese minori, dice il country manager, ha tratto vantaggio dalla presenza nelle pagine dei “like”: dall’ abbigliamento di Napoli ai giocattoli di Milano F acebook mette a disposizione di tutti, e soprattutto delle aziende più piccole, gli strumenti gratuiti per sviluppare la propria strategia commerciale utilizzando una piattaforma a diffusione globale». Luca Colombo, classe 1970, country director per l’ Italia di Facebook, entrato nel gruppo nel 2010 dopo dieci anni di esperienza in Microsoft, tira le somme con entusiasmo dei primi anni di applicazione del progetto con il quale il social network vuole qualificarsi anche nel nostro Paese, non più solo come giornale di bordo per giovani e “diversamente giovani” ma come strumento di business e di crescita soprattutto per le Pmi. Può raccontarci qualche caso pratico di successo di questa applicazione? «Ne avrei tanti. C’ è ad esempio Blowhammer, un’ azienda di abbigliamento nata nel 2014 a Nola in provincia di Napoli il cui fondatore, Salvatore Sinigaglia, ha 28 anni. In così pochi anni ha cominciato a esportare e ha consolidato la popolarità del marchio. Oggi realizza oltre la metà del traffico in e-commerce mediante Facebook. Altro caso, i prodotti per la prima infanzia della milanese Mukako che vende ormai in 30 Paesi e concentra al 100% i suoi investimenti in pubblicità su Facebook. Abbiamo lavorato con loro fin dall’ inizio: una volta che abbiamo ricevuto il primo prototipo di Mutable, una linea di giocattoli, per esempio, abbiamo creato un video che è diventato virale fra i genitori sul social e abbiamo organizzato una campagna di crowdfunding. Risultato di tanto impegno: nei soli tre giorni intorno al Black Friday l’ azienda ha venduto tutto lo stock che aveva prodotto per il periodo natalizio. Ma al di là dei casi singoli, abbiamo riscontri molto positivi alle nostre iniziative di “evangelizzazione” digitale». Vale a dire? «Ci sono molte iniziative che hanno avuto successo. Il progetto “SheMeansBusiness” per esempio, nato a livello globale per aiutare le donne che fanno impresa ad accrescere il loro giro d’ affari e per incoraggiare tutte coloro che sognano di avviare un’ attività imprenditoriale, ha già portato nel nostro Paese alla formazione di oltre 4mila donne. E per quest’ anno ci stiamo concentrando sul Mezzogiorno dove entro la fine del 2019 amplierremo le competenze digitali di altre duemila apiranti imprenditrici. Ma in tema di diffusione della cultura digitale il nostro fiore all’ occhiello per l’ Italia è “Binario F”, uno spazio fisico dedicato allo sviluppo delle competenze digitali dove completeremo entro fine anno la formazione di 97mila fra persone, imprese, associazioni e istituzioni. Per quest’ iniziativa siamo ospiti dell’ acceleratore d’ impresa Luiss EnLabs alla stazione Termini di Roma, ma vogliamo portare il modello in altre località d’ Italia a partire da Milano e poi ancora nel Sud. In precedenza avevamo lanciato il programma di formazione e certificazione online “Blueprint”, che con quasi ottanta corsi di e-learning dal 2015 ha reso familiari 26mila persone con concetti quali targeting, measurement ma anche semplicemente con la creazione di un’ efficace pagina Facebook». Ma qual è il ritorno per la vostra azienda di tutta quest’ attività di formazione? «Intanto, me lo consentirà, l’ aver contribuito al miglioramento della consapevolezza e delle competenze digitali del Paese colmando il gap che tuttora esiste rispetto ai partner internazionali, è per noi motivo di orgoglio. E poi Facebook è ormai uno strumento di lavoro, come ricordava anche lei, per decine di migliaia di persone. Per la redditività ci cui mi chiedeva, oltre alla circolazione gratuita di idee e di esperienze, ci sono contenuti sponsorizzati e pubblicità che contribuiscono al nostro fatturato. E poi, insisto, tutto questo porta valore al Paese, sostenendo la crescita dell’ imprenditoria, degli investimenti e dell’ occupazione qualificata». Avete riscontri oggettivi? «Certamente. Una società di ricerche, la Morning Consult Smb, ha realizzato un sondaggio da cui si ricava che il 72% delle Pmi in Italia utilizzano Facebook per la propria attività, per fornire informazioni, mostrare prodotti e servizi, per comunicare con clienti e fornitori. E quasi tutte confermano di averne tratto un beneficio. Il 36% delle Pmi che usano Facebook nel nostro Paese dichiara di aver costruito il proprio business sul nostro social network». Ci può dare qualche altro numero? «La ricerca evidenzia che, grazie a Facebook, un’ azienda su tre ha registrato un incremento delle vendite del 6-10% e il 67% è riuscita a entrare in mercati esteri». E in termini di occupazione? «Anche in questo caso i dati testimoniano quanto la nostra piattaforma sia uno strumento di crescita che genera anche nuove opportunità occupazionali. Sempre stando agli stessi sondaggi, il 47% delle Pmi che utilizzano Facebook in Italia dichiara di essere stato in grado di assumere più dipendenti grazie alla crescita della domanda dei loro prodotti e servizi dopo l’ iscrizione alla piattaforma. Non dimentichiamo che grazie a Facebook le Pmi possono raggiungere un’ audience globale di oltre 2 miliardi di persone. E poi c’ è WhatsApp: il 76% delle piccole e medie imprese in Italia dichiara di utilizzarlo e la grande maggioranza dice che ha avuto importanza in termini di comunicazione e diffusione». In questo clima favorevole siete riusciti anche ad appianare le controversie, che sono state numerose anche in Italia, interenti tutta la complessa partita del copyright e del diritto d’ autore? «Senta, le rispondo con la situazione attuale: oggi la difesa del diritto d’ autore è per noi un’ assoluta priorità. Come Facebook abbiamo investito numerose risorse per realizzare strumenti sofisticati in grado di identificare i contenuti protetti da copyright ancor prima che vengano segnalati e offrire canali di segnalazione operativi 24 ore su 24, sette giorni su sette. Crediamo che la nostra tecnologia possa essere d’ aiuto per portare interazioni e coinvolgimento. Pensi solo all’ opportunità rappresentata dai video e dalle “Stories”, quelle serie di foto sul modello di Instagram che durano 24 ore. Ma siamo anche impegnati a lavorare con gli editori per trovare nuovi modelli di business che siano sostenibili e d’ aiuto al mondo dell’ editoria nel lungo termine». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 1 2 3 1Binario F, lo spazio di Facebook a Roma sulla formazione digitale 2I giocattoli di Mukako devono il loro successo alla presenza sul social 3L’ abbigliamento di Blowhammer, società napoletana creata nel 2014.
COPYRIGHT E PRIVACY: DUE BATTAGLIE, STESSA GUERRA
L’Economia del Corriere della Sera (ed. Mezzogiorno)
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Copyright e privacy sono al centro dell’ offensiva lobbistica di Google e Facebook, in Europa e in America. Sul diritto d’ autore si sta cercando di sabotare sia il diritto degli editori a un riconoscimento economico (articolo 11 della direttiva Ue) che la responsabilità dei contenuti veicolati (articolo 13). L’ ultima offensiva è questa. Attraverso il sito Pledge, Google ha organizzato l’ invio di milioni di email ai parlamentari europei per convincerli a non votare il testo pro copyright a fine marzo. L’ utente deve scegliere fra tre messaggi precompilati. In cui può: chiedere al parlamentare di confermare il proprio no, esortare l’ indeciso (a votare no, ovviamente) o minacciare in maniera esplicita quello favorevole: se voti sì a fine marzo, io non ti voto a fine maggio. Nel luglio scorso la legione di avvocati che difende le superpotenze digitali aveva fatto di peggio, inondando gli europarlamentari di email molto aggressive e generate automaticamente. L’ Italia gialloverde è l’ unico tra i grandi Paesi europei a essersi schierato con i nemici del copyright: Polonia, Olanda, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Malta e Slovacchia. Paesi notoriamente favorevoli ai big digitali per vantaggi fiscali o perché sede delle server farm dei colossi. Scelta curiosa, quella di Roma, visto che il nostro Paese è – al contrario – un grande produttore di contenuti. Qualcosa di simile accade nel campo della privacy. Dove Facebook, danneggiata nella sua reputazione dallo scandalo Cambridge Analytica, con una mano si dichiara pro privacy e con l’ altra cerca di ottenere norme poco vincolanti. Malgrado i suoi sforzi lobbistici, e tra molti contrasti, gli Usa sono però in procinto di varare una legge federale a protezione dei dati personali. Il tentativo dei potentati antiprivacy, sostenuti dal fronte repubblicano, è adesso impedire che le regole in vigore negli stati più avanzati come la California, scritte in sintonia con il Regolamento europeo Gdpr, vengano recepite nella legge federale. Copyright e privacy, insomma, sono due battaglie della stessa guerra.
L'articolo Rassegna Stampa del 11/03/2019 proviene da Editoria.tv.