Indice Articoli
- Sky-Mediaset, istruttoria Antitrust sul dossier Premium
- Caltagirone Editore, Mol positivo nel 2018
- Sky-Premium, lente Antitrust
- Chessidice in viale dell’ Editoria
- LA RAI PADRONA CHE TENTA IL PD
- L’ Antitrust indaga sull’ affare Sky-Mediaset “Limita la concorrenza”
- Classifiche e trend dei quotidiani più diffusi: Ads gennaio 2019
Sky-Mediaset, istruttoria Antitrust sul dossier Premium
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
link
L’ Antitrust vuole andare più a fondo sulla vendita, da parte di Mediaset a Sky, di R2: la società che contiene la piattaforma del digitale terrestre usata da Premium. L’ Autorità ha deciso di aprire un’ istruttoria per accertare, come riportato in una nota, «le possibili ricadute concorrenziali dell’ acquisizione, da parte di Sky, operatore dominante nel mercato della pay-tv, di R2, vale a dire la piattaforma tecnica del digitale terrestre». E tutto questo considerando che «Mediaset Premium ha rappresentato in passato sostanzialmente l’ unico concorrente di Sky nel mercato della televisione a pagamento». Nessun commento dai quartier generali di Sky e Mediaset sull’ avvio di questa “fase 2”. Sembra farsi comunque in salita la strada verso la conclusione con lieto fine di questa operazione che trae origine dagli accordi del 30 marzo 2018 con cui Mediaset e Sky hanno siglato una pax televisiva declinata in vari punti di intesa. Frutto di quegli accordi è ad esempio lo sbarco sul digitale terrestre pay, ospite proprio sulla piattaforma di casa Mediaset, di una Sky che così facendo ha avuto il vantaggio non da poco di avviare la sua offerta Dtt a pagamento già da giugno, con i diritti della Serie A per il 2018-21 appena conquistati. Altra conseguenza l’ aumento della library per la pay tv ora approdata nella galassia Comcast con i canali di cinema e serie Premium. Ulteriore portato: l’ approdo di tutti i canali free-to-air di Mediaset sull’ offerta satellitare di Sky dal 1° gennaio 2019. Insomma un’ offerta win-win per le parti, senza dimenticare che per Mediaset c’ è il vantaggio della cessione di una struttura di costo (tutta la parte operation) legata a un’ attività, la pay tv, sulla quale ha deciso di non insistere concentrandosi sulla tv in chiaro. Conditio sine qua non è però l’ ok incondizionato delle Authority, che si tratti dell’ Antitrust o anche dell’ Agcom cui spetta un parere non vincolante. L’ avvio di un’ istruttoria non rappresenta uno stop, ma potrebbe a questo punto anche concludersi con l’ indicazione di vincoli da parte di un’ Antitrust preoccupata, come scrive nel provvedimento, di «effetti preclusivi nei confronti di altri operatori» in un mercato in cui Sky ha una «posizione dominante». Ora scattano 45 giorni. In caso di semaforo rosso o di ok condizionato la piattaforma, già passata con closing da Mediaset a Sky, tornerebbe di nuovo (a meno di ripensamenti delle parti del loro stesso accordo: cosa però difficile da considerare) al gruppo di Cologno. Mediaset potrebbe poi decidere di chiudere il tutto, con relative conseguenze anche per gli oltre 100 lavoratori occupati. Sky a quel punto dovrebbe crearsi una sua piattaforma Dtt. Ma non sarebbe una cosa impossibile: tecnicamente non ci sono le stesse difficoltà del satellite. Intanto l’ effetto positivo della cessione è stato quantificato in 60-70 milioni annui sull’ ebit del Biscione. Difficile che Mediaset possa rivedere la sua scelta. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Caltagirone Editore, Mol positivo nel 2018
Il Messaggero
link
IL BILANCIO ROMA Si chiude con un margine operativo positivo per 810 mila euro, rispetto al dato negativo di 122 mila euro del 2017, l’ esercizio 2018 del Gruppo Caltagirone Editore. Che a novembre scorso è anche arrivato a toccare 3,43 milioni di utenti unici giornalieri medi, considerando la Total Audience (tra pc o mobile) dei siti web del gruppo. Il sensibile miglioramento dei margini è merito dei risparmi, spiega il gruppo, tra il costo del lavoro che «pur in presenza di oneri non strutturali per 1,7 milioni (rispetto ai 3,7 milioni nel 2017) legati principalmente ai piani di riorganizzazione di alcune società dei gruppo, ha registrato un decremento del 9,9%», e gli altri costi operativi in calo del 6,1%. Il risultato netto di gruppo è però negativo per 8,3 milioni a causa della svalutazione di immobilizzazioni immateriali a vita indefinita per 14,6 milioni (nel 2017 la perdita fu di 29,6 milioni per effetto di svalutazioni per 35,1 milioni). Nello stesso tempo i ricavi operativi si sono attestati a 143,9 milioni (-7,3%) a fronte di ricavi diffusionali per 65,8 milioni (-8,2%). Pesa il trend negativo del settore e la raccolta pubblicitaria che ha registrato un decremento del 7,8% a 70,4 milioni, con i ricavi pubblicitari sulle edizioni cartacee in calo del 9,9%, mentre la raccolta sul canale internet, considerando anche la pubblicità effettuata per conto terzi, ha registrato un incremento del 2,1% e di fatto rappresenta il 14,1% del fatturato pubblicitario complessivo.
Sky-Premium, lente Antitrust
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link
L’ acquisizione della piattaforma tecnologica di Mediaset Premium da parte di Sky potrebbe «eliminare o ridurre» la concorrenza nel mercato della pay tv, non solo rendendo difficile l’ ingresso di nuovi concorrenti, ma anche innalzando il potere contrattuale dell’ operatore sia nei confronti dei fornitori terzi di canali all’ ingrosso trasmessi sui propri bouquet sia nei confronti dei detentori dei diritti dei contenuti (per esempio sul cinema) nel momento in cui si tratta per le licenze. Per questi motivi l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto giovedì un’ istruttoria sull’ operazione e avrà 45 giorni di tempo, sentendo anche l’ Agcom, per decidere se e come eventualmente mitigarne gli effetti ponendo alcuni vincoli. Sky e Mediaset si erano accordate per il passaggio della piattaforma pay del digitale terrestre a marzo dello scorso anno con un percorso a tappe che ha visto prima lo sbarco sul Dtt dei canali della pay satellitare e parallelamente di quelli di Premium su Sky, poi la creazione della società veicolo R2 nella quale Mediaset ha conferito le attività da cedere e, a novembre, il completamente dell’ operazione con l’ esercizio dell’ opzione di vendita di R2 da parte del Biscione. Di fatto, nonostante Mediaset sia rimasto editore dei canali Premium che ora fornisce a Sky, la società controllata da Comcast è rimasta l’ unico operatore broadcasting pay e ha rafforzato ulteriormente la propria posizione. Era quasi scontato, perciò, che l’ Antitrust guidato da Roberto Rustichelli volesse verificare quello che accadrà. Nelle 16 pagine con cui si apre l’ istruttoria l’ operazione viene sezionata in tutte le sue parti e la verifica come detto non riguarderà soltanto i possibili ostacoli all’ ingresso di nuovi operatori pay sul digitale terrestre, ma anche ciò che accade nei mercati verticalmente collegati a questa attività e «nel contiguo mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo». Oltre a quello per la vendita di R2, infatti, i due gruppi hanno stipulato contratti che hanno materialmente permesso a Sky di sbarcare sul digitale terrestre in pochissimo tempo. La piattaforma R2 serve per poter avere accesso ai set top box di Premium e alle carte, oltre che al parco abbonati per cercarne l’ acquisizione, poi però c’ è stato un accordo per la trasmissione dei canali Sky sui multiplex di Mediaset, uno per la cessione delle numerazioni Lcn, il tutto coronato dai contratti di licenza dei canali di cinema e serie Premium per il satellite e il Dtt e dal contratto di licenza dei canali gratuiti del Biscione che alla fine sono tornati su Sky. Tutto ciò, scrive l’ Antitrust, ha portato ai medesimi «effetti restrittivi della concorrenza dell’ acquisizione dell’ intera Mediaset Premium» nel mercato della televisione a pagamento, dove Sky nel 2017 aveva già il 77%. Una situazione «idonea a creare effetti preclusivi nei confronti di altri operatori televisivi a pagamento, nonché nei confronti di editori di canali televisivi che volessero avviare un’ offerta commerciale pay». Questo scrive l’ antitrust. Ammesso, comunque, che oggi ci siano operatori che vogliano utilizzare il broadcast per lanciare una nuova offerta a pagamento e non lo streaming, ma queste sono valutazioni che probabilmente farà l’ authority. Semmai sarà interessante la pronuncia che riguarda il potere che Sky avrà nei confronti degli editori di canali televisivi terzi sui quali potrebbe imporre «termini contrattuali iniqui e restrittivi» per prezzi e altre condizioni, oltre che sulla raccolta pubblicitaria. Così come le considerazioni sull’ aumento del potere contrattuale nei confronti dei fornitori di contenuti. L’ Agcm fa l’ esempio dei film, ma oggi soprattutto si parla di sport. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
Caltagirone editore, si riduce la perdita nel 2018. Calano del 7,3% a 143,9 milioni di euro i ricavi operativi di Caltagirone Editore nel 2018. In particolare i ricavi diffusionali sono stati pari a 65,8 milioni di euro con una flessione dell’ 8,2%, mentre la raccolta pubblicitaria del gruppo ha registrato un decremento del 7,8% rispetto al 2017 attestandosi a 70,4 milioni di euro. La raccolta pubblicitaria su internet, considerando anche la pubblicità effettuata per conto terzi, ha registrato un incremento del 2,1% e rappresenta il 14,1% del fatturato pubblicitario complessivo. Il risultato operativo è stato negativo per 17,4 milioni di euro (negativo per 43,4 milioni di euro al 31 dicembre 2017) mentre la perdita netta si riduce a 8,3 milioni di euro (era di 29,6 milioni 31 dicembre 2017). La posizione finanziaria netta è pari a 99,1 milioni di euro, in diminuzione di 29,4 milioni. Editoria, gruppo Mauri Spagnol acquisirà 51% di Newton Compton. È stato raggiunto un accordo in base al quale GeMS-Gruppo editoriale Mauri Spagnol (controllato al 70% da Messaggerie Italiane), acquisirà entro il 15 marzo 2019 il 51% di Newton Compton Editori. Con quest’ acquisizione GeMS supererà i 15 milioni di copie di libri vendute all’ anno nei vari formati, confermando il secondo posto nel panorama editoriale italiano e raggiungendo l’ 11,7% di quota di mercato del libro fisico. Newton Compton, che continuerà ad essere diretta da Raffaello Avanzini in qualità di a.d. e d.g., potrà così «disporre di maggiori risorse e sinergie per sviluppare il proprio progetto editoriale». Con un team coordinato da Andrea De Vecchi e Sebastiano Dell’ Arte, Andersen Tax & Legal ha curato per GeMS la definizione dei rapporti contrattuali e di governance con Newton Compton Editori, (assistita dall’ avvocato Federico Guardascione e i suoi collaboratori di MGM Studio Legale) sottostanti all’ acquisizione della quota di maggioranza della casa editrice. Premio Socrate 2019: riconoscimenti anche a Salvatore Rossi, Lino Banfi e Laura Cioli. Il fondatore Cesare Lanza ha svelato alcuni dei nomi che verranno premiati all’ annuale appuntamento con il «Premio Socrate 2019», che si terrà mercoledì 13 marzo presso il Rosa Grand Milano-Starhotels Collezione. Tra di loro ci sono personaggi che appartengono al mondo dell’ editoria, dello spettacolo e dell’ economia come Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’ Italia e presidente dell’ Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Ivass, l’ attore Lino Banfi, nominato recentemente commissario Unesco, e Laura Cioli, amministratore delegato del gruppo editoriale Gedi. La Bocconi studia il brand Rai. Nove gruppi di lavoro per nove progetti di ricerca sul «marchio» Rai e sulle sue caratteristiche, dalla percezione da parte dei consumatori alla comunicazione dell`essere servizio pubblico. A far parte dei nove gruppi, fino al prossimo maggio, saranno gli studenti del corso di brand management del master of science in marketing management dell’ Università Bocconi di Milano, partner della Rai (direzione comunicazione, relazioni esterne, istituzionali e internazionali e direzione marketing) in un nuovo progetto di collaborazione che, dopo l’ avvio ai primi di febbraio, diventerà operativo lunedì 11 marzo. Sarà il momento in cui gli studenti della Bocconi, durante un incontro presso il Centro di Produzione tv Rai di Milano nell’ ambito dell’ iniziativa «Porte Aperte», cominceranno a confrontarsi con i diversi ambiti di ricerca sulla percezione e sul posizionamento della Rai, delle sue reti, dei suoi servizi (anche nel campo digitale) sia nell’ intera platea dei telespettatori che in target specifici, come la fascia di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Donna Moderna celebra la bellezza femminile. In occasione della festa dell’ 8 marzo Donna Moderna celebra il mondo femminile con una iniziativa speciale dedicata alla bellezza senza età delle donne.
LA RAI PADRONA CHE TENTA IL PD
La Repubblica
STEFANO BALASSONE
link
La campana della Rai già rintocca per Zingaretti. E la suona il presidente Foa in persona, che sul Messaggero constata nel segretario « un cambio di approccio e una narrativa diversa» e invita a « ragionare insieme sul futuro di un’ azienda che è patrimonio di tutti » . Un’ apertura, senza dubbio, ma verso un abisso. Perché lo stesso Foa ha appena contribuito ad affossare il futuro della Rai pur di mantenere il «pluralismo lottizzato» delle tante e ridondanti testate, con tutto il seguito di baracche e burattini. La questione è di importanza assoluta perché il sistema delle testate multiple (una specificità senza paragoni al mondo) congela il grosso delle risorse finanziarie e tecniche della Rai e ne impedisce in radice qualsiasi evoluzione. E senza evoluzione quel che resta è solo la lottizzazione. Tant’ è che al vecchio conservato si aggiungono alcune ” Direzioni Orizzontali” (” prime time”, ” day time”, “culturale”, “approfondimenti”) perfettamente adatte a centralizzare le decisioni di contenuto, lottizzare anche gli spiccioli dei budget di produzione e mimetizzare ogni responsabilità nell’ anonimato di complesse procedure. Una somma, a dirla in breve, di mancata riforma e di riorganizzazioni furbette, entrambe funzionali, alla decrescita infelice della Rai come industria e come servizio pubblico, capeggiata da amministratori delegati dotati di poteri eccezionali quanto inutili. Messo alle strette da Foa giustappunto nell’ imminenza di prossime infornate di nomine, cosa sarà Zingaretti? Uomo o caporale? Berrà la coppa offerta dal presidente Foa, e cioè garantirà la non ostilità del Pd a futuri aumenti del canone ( e/ o di altre meno evidenti sovvenzioni) in cambio di occhi di riguardo per le prossime lottizzazioni? All’ antiriformismo attivo di Foa & company (alias delle forze al Governo) si assocerà l’ antiriformismo passivo della forza politica di opposizione, lo stare di fatto al gioco pur manifestandone distanza attraverso il repertorio delle querule polemiche di maniera sulla tv del giorno per giorno? Le esigenze strategiche di un partito in fase di costruzione della propria identità vorrebbero evidentemente il no. Ma «profondo è il pozzo del passato », come ricordava Thomas Mann. Da quel pozzo saliranno le pressioni a favore del “qui ed ora”, per una conferma, una promozione, una commessa, una comparsata. Ma una somma di casi personali non fa una politica e tanto meno esprime una politica per l’ interesse generale del Paese. Eppure questo piatto di lenticchie rischierà di essere preferito se non altro perché è già pronto per essere mangiato. Tanto più che il problema del segretario, ove mai volesse rifuggire dal non esaltante ruolo di antiriformista passivo, sarebbe che lo stesso, intero mondo del centrosinistra ha sempre ragionato, quando è stato il suo turno, di incarnare Foa e Salini in modo non meno attivamente anti riformistico circa la organizzazione dell’ azienda (le multitestate sono lì da decenni). Pratiche, immediatismi e pigrizie per nulla compensati dalle affabulazioni di un variopinto mondo composto da nostalgici di Bernabei, il direttore della Rai in bianco e nero, dagli improvvisatori della ” privatizzazione”, e dai via via sopraggiunti cantori delle ennesime rivoluzioni (pay tv, youtube e via dicendo) che emancipavano dal preoccuparsi dei 2 miliardi di euro che spendiamo per la Rai, del Duopolio e dei partiti azienda, dei mercati. Insomma, Zingaretti per non finire in bocca a Foa dovrà in qualche modo uscire da se stesso. Non dalla persona, certo, ma da molto del mondo che lo pressa dattorno. Questo è sicuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ Antitrust indaga sull’ affare Sky-Mediaset “Limita la concorrenza”
La Stampa
F. SP.
link
L’ Antitrust ha il forte sospetto che l’ acquisizione, da parte di Sky, di R2, la società in cui Mediaset ha inserito la piattaforma tecnica di Premium possa ledere la concorrenza nella pay tv . Così anziché dare un via libera pieno o condizionato, ha preferito aprire un’ istruttoria. I dubbi ci sono, forti e chiari. La tecnologia di R2 permette di gestire diversi aspetti di una tv a pagamento: dalla crittografia del segnale, ai servizi commerciali, alla gestione amministrativa dei clienti, all’ attivazione e la disattivazione del servizio, fino ai call center e all’ assistenza. Nel mercato della pay tv, fa notare l’ autorità garante della concorrenza, Sky è un «soggetto dominante», con una quota di mercato, in valore, di circa il 77% nel 2017. Il suo principale concorrente è (o se si vuole, era) Mediaset Premium mentre gli altri, tutti insieme, avevano meno del 5%. «Mediante l’ accesso e l’ acquisto di R2 – scrivono gli sceriffi dell’ Antitrust – Sky è in grado di raggiungere con costi di acquisizione estremamente ridotti tutti gli attuali e i precedenti clienti di Mediaset Premium», che sono rimasti meno di 600 mila, ormai solo per le serie tv e il cinema. Insomma l’ acquisizione «appare» a prima vista «idonea a conferire a Sky un vantaggio competitivo idoneo a rafforzare la posizione di dominanza già detenuta nello stesso mercato, mediante una strategia di acquisizione dei clienti di Mediaset Premium e la presenza su tutte le piattaforme trasmissive», ossia «digitale satellitare, digitale terrestre e internet». Riducendo la concorrenza, prosegue il provvedimento di avvio dell’ istruttoria, l’ operazione «appare suscettibile» anche di un «conseguente aumento dei prezzi». Non solo. L’ integrazione della piattaforma di R2 in Sky «appare (…) idonea a creare effetti preclusivi nei confronti di altri operatori televisivi a pagamento nonché nei confronti di editori di canali televisivi che volessero avviare un’ offerta commerciale pay». L’ affare – che rientra bnell’ ambito di un più ampio accordo tra Sky e Mediaset – non è precluso, ma a questo punto potrebbe essere pesantemente condizionato. Le parti potranno far valere le loro ragioni ma trascorsi 45 giorni più altri 30 necessari al parere dell’ Agcom, arriverà il verdetto sull’ affaire della pay tv. Tocca attendere fino a metà maggio. F. SP. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Classifiche e trend dei quotidiani più diffusi: Ads gennaio 2019
Prima Comunicazione
link
Questo sito utilizza cookie, di prima e di terza parte, per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, clicca qui . Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’ uso dei cookie.
L'articolo Rassegna Stampa del 09/03/2019 proviene da Editoria.tv.