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Rassegna Stampa del 27/02/2019

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Lite sul bonus cultura per i quotidiani

Corriere della Sera



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Scontro in Aula al Senato sugli abbonamenti ai quotidiani. I diciottenni non potranno sottoscrivere un abbonamento ai giornali con il bonus cultura da 500 euro. Il governo ha dato parere contrario a un emendamento al decreto su reddito e pensioni presentato dal senatore Andrea Cangini di Forza Italia che allargava la spesa del bonus cultura anche agli abbonamenti ai quotidiani. La relatrice Nunzia Catalfo (M5S) si era rimessa al parere del governo. Claudio Cominardi (M5S), sottosegretario al Lavoro, ha preso la parola in aula per dare parere contrario e l’ emendamento è stato respinto. Pd e FI hanno protestato accusando il governo di avere un atteggiamento punitivo vero la stampa. Il sottosegretario Vito Crimi è poi intervenuto spiegando che «l’ intenzione è quella di rivedere il bonus nella sua interezza» e di introdurre un incentivo «universale per tutti», utilizzando anche le risorse derivanti dai tagli all’ editoria.

Giovani-editori, i governatori nel board salgono a quota sei

Corriere della Sera

F. Mas.

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Ci sono ben sei governatori di banche centrali dell’ Eurozona nell’ international advisory board dell’ Osservatorio Permanente Giovani-Editori, l’ organismo creato e guidato da Andrea Ceccherini per promuovere la formazione dei giovani attraverso due progetti, «Il Quotidiano in Classe» e «Young Factor», focalizzato sulla crescita della cultura finanziaria. In questo contesto rientra il board di consulenza dei governatori del sistema Bce: ne fanno parte l’ olandese Klaas Knot, il francese Francois Villeroy de Galhau, il governatore della Banca d’ Italia, Ignazio Visco, il presidente della tedesca Bundesbank, Jens Weidmann, l’ ex governatore della Banca Centrale spagnola, Luis Maria Linde e, da ieri, il governatore portoghese Carlos Costa (e Ceccherini). Obiettivo del board è «definire il sistema di valori di matrice europeista a cui l’ osservatorio dovrà ispirarsi nel percorso di internazionalizzazione» del progetto «Young Factor», è spiegato in una nota. Si tratta del progetto che l’ Osservatorio promuove nelle scuole secondarie superiori di tutta Italia per far crescere l’ educazione economico finanziaria dei giovani (in partnership con Mps, Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit) e che ha già coinvolto 500 mila studenti: consiste in un percorso di formazione per i docenti e dieci lezioni in classe degli insegnanti ai giovani sul significato di altrettante parole chiave del vocabolario economico finanziario.

Primo sì al Parlamento Ue sulla riforma del copyright (con il «no» pentastellato)

Corriere della Sera

IVO CAIZZI

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DAL NOSTRO INVIATO bruxelles Diventa più probabile l’ approvazione della direttiva Ue sul diritto d’ autore in Rete, che si propone di aiutare chi produce contenuti a contrattare condizioni migliori con i grandi gruppi abituati a utilizzarli su Internet a costo minimo o nullo. La commissione Affari giuridici dell’ Europarlamento ha approvato con 16 voti a favore e 9 contrari il compromesso promosso dall’ asse franco-tedesco e ha così reso possibile il voto finale nell’ aula di Strasburgo nella plenaria tra il 25 e il 28 marzo prossimi. Multinazionali Usa del digitale come Google e Facebook, contrarie a pagare di più il copyright sul web, hanno attuato un massiccio lobbying di opposizione. Preferirebbero almeno lo slittamento al nuovo Europarlamento espresso dalle elezioni del maggio prossimo. Ma il 20 febbraio scorso i rappresentanti dei 28 governi Ue hanno approvato il testo di compromesso, negoziato con eurodeputati e Commissione Ue, nonostante la contrarietà di Italia, Olanda, Polonia, Finlandia e Lussemburgo. A questo punto, se in marzo a Strasburgo si riproducesse la stessa maggioranza trasversale favorevole alla direttiva nel primo voto del settembre scorso, mancherebbe poi solo il «sì» definitivo dei governi. I popolari e ampie parti di socialisti, liberali e altri partiti sostengono la direttiva insieme ad associazioni di editori di giornali, imprese musicali e audiovisive, autori, scrittori, registi. Il testo di compromesso cerca di rassicurare che Internet rimarrà uno spazio di libertà di espressione. Sintesi di articoli di notizie e video modificati dovrebbero continuare a poter essere condivisi in Rete. Enciclopedie tipo Wikipedia sarebbero esentate come altre iniziative senza fini commerciali. Ma il governo M5S-Lega e altri eurodeputati schierati con «il popolo del web libero» mantengono riserve. «Questo voto è una ferita alla libertà della rete perché conferma i due articoli più controversi, quello 11, che introduce la cosiddetta link tax, e il 13, che prevede una responsabilità assoluta per le piattaforme di condivisione, dando il via all’ uso di filtri automatici – ha dichiarato l’ eurodeputata del M5S Isabella Adinolfi -. Il testo inoltre presenta alcuni aspetti di vaghezza, che determinano una situazione di incertezza giuridica, andando a danno sia degli autori e dei creatori, che degli operatori economici». «Il diritto d’ autore vince sui giganti dei web», esulta l’ eurodeputato Enrico Gasbarra. «Gli editori europei ritengono, invece, che la direttiva «modernizzerebbe il copyright con un approccio proporzionato, che non soffoca l’ innovazione digitale».

Anche Mogol promuove la radio «sovranista»

Il Giornale

Sabrina Cottone

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Sabrina Cottone In principio a tenere bordone alla proposta leghista di difendere la musica italiana con la forza (della legge) fu Al Bano da Cellino San Marco: in radio almeno sette canzoni italiane su dieci e sembrava una sparata da naufrago nell’ Isola, anche se le sue arie in duetto con Romina sono molto più che tricolori e, superando via etere la cortina di ferro, hanno fatto cantare «Felicità» persino l’ Urss appena orfana di Breznev. Ma la vera sorpresa si chiama Mogol, supporter inatteso anche per Alessandro Morelli, il deputato della Lega autore della proposta di legge presentata appena prima Sanremo. Dopo giorni di insulti e vituperi politici e intellettuali, è sceso in campo il re dei parolieri e degli autori, della Caselli, di Cocciante, dei Dik Dik e dei New Trolls, per non dire soltanto e soprattutto l’ altra metà del cuore di Battisti. Ecco, Giulio Rapetti Mogol, attuale presidente della Siae, la società italiana degli autori e degli editori, ha lanciato un appello ufficiale ai suoi associati affinché sostengano la proposta di legge dell’ ex direttore di Radio Padania sulle quote da destinare alla musica italiana in radio: almeno un terzo. Oltre alla nota ufficiale, Mogol ha bissato a Un giorno da pecora: «Oggi la cultura popolare ha bisogno di un aiutino, e il fatto che questa legge promuova il 10% di musica di giovani è positiva». Mogol sogna di ascoltare ancora di più anche i grandi italiani del passato «che certo non sono scaduti: De Andrè, De Gregori, Battisti». Red Ronnie e Facchinetti avevano già detto sì. È intervenuto anche Pippo Baudo a sostenere che è una buona legge. A questo punto Morelli, abituato a essere combattuto più che compiaciuto, pare quasi buonista: «Non voglio la radio sovranista, i piccoli produttori sono con me, sono aperto a ogni migliorìa…».

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi



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Newton Compton entra nel gruppo Gems. Newton Compton compie 50 anni e fa il suo ingresso nel gruppo editoriale Mauri Spagnol, che ne rileverà il 51% entro il 15 marzo. Di Newton Compton Vittorio Avanzini rimane presidente mentre alla guida della casa editrice resta Raffaello Avanzini, amministratore delegato e direttore generale. Da Gems, dove è d.g., arriva invece Marco Tarò con la carica di vicepresidente con delega. Con questa acquisizione, hanno fatto sapere ieri con una nota da Gems, il gruppo supererà i 15 milioni di copie vendute all’ anno nei vari formati, confermando saldamente il secondo posto nel panorama editoriale italiano e raggiungendo l’ 11,7% di quota di mercato del libro fisico. Paramount Channel diventa Paramount Network. Il canale d’ intrattenimento Viacom International Media Networks Italia, in onda sul 27 del digitale terrestre e sul canale 27 di Tivusat, festeggia oggi il suo terzo compleanno. Per celebrare il traguardo, da sabato 16 marzo Paramount Channel cambia nome e diventa Paramount Network, come già avvenuto in altri paesi. All’ attivo ci sono 3.342 storie e oltre 25 milioni di pubblico ogni mese. Image Building, advisor per la comunicazione di Italiaonline. La società di consulenza in comunicazione, fondata nel 1987 da Giuliana Paoletti, è stata scelta in qualità di advisor per l’ attività di comunicazione istituzionale e finanziaria di Italiaonline. I Wonder Pictures amplia il listino dopo la Berlinale 2019. La società di distribuzione cinematografica torna dal Festival internazionale del cinema di Berlino con l’ acquisizione di tre nuovi titoli: Il mio profilo migliore (Who You Think I Am) di Safy Nebbou, Chi l’ ha scritto? Il mistero del pizzaiolo geniale (The Mystery of Henri Pick) di Rémi Bezançon e infine Selfie di famiglia (Sweetheart) di Lisa Azuelos. Sky, bene gli ascolti per la notte degli Oscar. La diretta della Notte degli Oscar 2019, trasmessa in esclusiva su Sky Cinema Oscar, Sky Uno e TV8, ha registrato una share dell’ 11,04% con un picco arrivato al 16,2%. Giovani-Editori, sei governatori di banche centrali per l’ educazione economica dei giovani. Il governatore della Banca centrale del Portogallo Carlos Costa Da Silva è il nuovo componente effettivo dell’ International advisory board dell’ Osservatorio Permanente Giovani-Editori. Ne fanno già parte il governatore della Banca centrale dei Paesi Bassi Klaas Knot, quello francese Francois Villeroy de Galhau, il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco, quello tedesco Jens Weidmann e l’ ex governatore della Banca centrale spagnola Luis Marie Linde. Obiettivo: migliorare l’ alfabetizzazione economico-finanziaria nelle scuole secondarie superiori. Warc Creative 100, Publicis Italia 11° nel mondo. Warc Creative 100 (il successore di Gunn 100), ranking che misura l’ indice globale dell’ eccellenza creativa nel mondo dell’ advertising, assegna per il 2018 a Publicis Italia l’ 11° posto tra le agenzie globali, il 5° in Europa e il 1° in Italia. Quattroruote testa anche i sistemi di assistenza alla guida. Via alle prove su strada per verificare l’ efficacia degli Adas, acronimo che indica i sistemi di assistenza alla guida. A partire dal numero di marzo, in edicola da oggi, il mensile fondato nel 1956 da Gianni Mazzocchi e ora diretto da Gian Luca Pellegrini valuterà in modo scientifico la funzionalità dei dispositivi di ausilio elettronico (i cosiddetti Adas, advanced driver assistance system) destinati ad affiancare sempre di più i guidatori. Le prove su strada sono realizzate nella pista di Vairano del gruppo Editoriale Domus.

Dal bouquet esce Eurosport che però gioca su più fronti

Italia Oggi

CLAUDIO PLAZZOTTA

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Nel febbraio 2018 Sky litigava con Eurosport, si rifiutava di pagare una fee aggiuntiva ai canali sportivi di Discovery per godere delle Olimpiadi invernali di Pyongchang, e quindi rinunciava a mostrare l’ evento coreano ai suoi abbonati. Evento cui invece poterono accedere gli 1,5 milioni di abbonati a Premium, piattaforma che a sua volta distribuiva Eurosport e che pagò senza battere ciglio quella fee. È passato un anno, e il mondo si è capovolto: da un lato, Sky e Discovery hanno chiuso un accordo quadro molto stretto, ed Eurosport si è legato a Sky, anche se in maniera non esclusiva, fino al 2021: e proprio da domani, d’ altro canto, i canali di Eurosport lasceranno Premium di Mediaset, piattaforma destinata a chiudere. Certo, Premium assicurava una copertura di audience che verrà a mancare ai canali di Eurosport. I quali, tuttavia, come spiegano da Discovery Italia, si stanno organizzando su più fronti. C’ è ad esempio Eurosport Player (49,99 euro all’ anno), l’ ott che al momento ha già 200 mila utenti attivi in Italia con molti contenuti esclusivi e una offerta, per ciascun evento, molto più ricca rispetto a quanto viene trasmesso dai canali tv lineari di Eurosport. C’ è poi una strategia ad hoc su altri ott sportivi molto verticali. Tipo Golf Tv, che già propone tanti tornei del circuito golfistico mondiale (e più contenuti rispetto a quelli che vanno anche su Eurosport). E c’ è in progetto di creare qualcosa del genere dedicato al ciclismo, altra disciplina dove Eurosport è ben posizionato. Tornando all’ intesa con Sky, come si diceva, è molto stretta e potrebbe anche avere riflessi sulle proposte di Sky sul digitale terrestre, dove, per ora, Eurosport non è presente. Peraltro, essendo un accordo non esclusivo, consente a Eurosport di restare su TimVision e di provare a chiudere altre partnership con società delle tlc (tipo Vodafone tv) o, magari, con Amazon Prime video, che sta potenziando la sua offerta in Italia e con cui Eurosport già collabora all’ estero. Ovvio, di primo acchito, con lo stop su Premium, ci sarà un calo di ascolti. E questo potrebbe essere un problema per la raccolta pubblicitaria. Ma quella di Eurosport, a breve, sarà gestita da Sky Media, che avrà ottimi argomenti da proporre ai clienti. © Riproduzione riservata.

Premium verso lo stop nel 2020

Italia Oggi

CLAUDIO PLAZZOTTA

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Sabato 22 gennaio 2005 ero in una saletta riservata di un grande albergo nel centro di Milano assieme ad altri giornalisti e dirigenti Mediaset: si trasmetteva per la prima volta, in pay per view (costo: 3 euro), un contenuto sportivo sulla neonata piattaforma Premium, ideata per contrastare Sky con offerte a basso prezzo e utilizzando il digitale terrestre, tecnologia più semplice, disponibile e immediata rispetto al satellite. Partitaccia dell’ Inter, tanto per cambiare, e squallido 1-1 casalingo con il Chievo. Dopo 16 anni di onorato servizio, nel 2020 la Premium di Mediaset, in base a stime intercettate da ItaliaOggi, dovrebbe chiudere definitivamente i battenti. Archiviando centinaia di milioni di perdite, ma, avendo svolto anche un fondamentale lavoro di contenimento dell’ avanzata Sky, che è poi servito agli obiettivi Mediaset in una visione più ampia. Lo scorso 15 febbraio l’ Agcom ha dato l’ ok all’ acquisto, da parte di Sky, della società R2, dove Mediaset aveva conferito la cosiddetta piattaforma tecnologica di Premium, le operations. Operations che, ovviamente, quando si decide di uscire dal business della pay tv, non servono più perché non c’ è più nulla da gestire. E dal 15 febbraio il conto alla rovescia per Premium ha iniziato a scorrere più velocemente. Già nell’ agosto 2018 erano stati chiusi i canali di Premium Sport e Calcio. Poi, il 1° gennaio 2019, è toccato a Studio Universal. Da domani, 28 febbraio, spariscono da Premium pure i due canali di Eurosport e il canale ID-Investigation Discovery, tutti e tre di Discovery Italia. I contratti sarebbero scaduti nell’ estate 2019, ma le parti hanno preferito anticipare la rescissione. Mediaset si libera dell’ ultimo editore terzo sulla piattaforma, e potrà quindi operare più a cuor leggero negli ultimi mesi di vita di Premium. Che, comunque, anche in questa stagione crepuscolare, pur senza alcuna pubblicità o promozione commerciale, ha conservato centinaia di migliaia di abbonati all’ offerta sul digitale terrestre. Abbonati che hanno assicurato buoni ricavi per una iniziativa ormai agli sgoccioli. Dopo gli 1,5 milioni di abbonati nella primavera del 2018, i clienti di Premium sono rimasti a quote interessanti nell’ autunno, con 800 mila contratti ancora attivi nonostante la mancanza del calcio e con un’ aria di smobilitazione già palese. Verso Natale si era scesi a 600 mila, ora siamo sotto quota 500 mila. Non verranno rinnovati i contratti di esclusiva con gli studios Warner e Universal. Perciò, senza serie tv o film di qualità in esclusiva e senza canali di terzi, potrebbe anche essere che il tasso di abbandono dei clienti Premium subisca una impennata. Esiste una soglia di abbonati sotto la quale il giochino della pay tv diventa anti-economico. E, in base alle proiezioni del momento, sarà raggiunta nel 2020. Fino ad allora, ovviamente, Mediaset andrà avanti, continuando a incassare ricavi aggiuntivi dagli abbonati. Per una iniziativa Premium che, nella stagione 2018-2019, produrrà per la prima volta, paradossalmente, dei discreti utili, tenuto conto dei bassissimi costi di funzionamento. Quando poi si chiuderà la avventura di Premium sul digitale terrestre, i brand di Premium, Premium on line e Infinity andranno comunque avanti sull’ online, ovvero su tutte le smart tv, in base alla famosa trasformazione digitale di Mediaset. E quindi, tenuto conto che col passare degli anni buona parte del parco tv installato sarà smart, si potrebbe anche dire che la chiusura di Premium sul digitale terrestre sarà indolore. Ma per gli uomini e le donne di Cologno Monzese, che a quel progetto hanno lavorato e creduto, non sarà così. Da quel progetto, appena tre anni fa, tra i diritti strapagati della Champions league e l’ alleanza con Vivendi, sembrava infatti passare il destino di tutta Mediaset. © Riproduzione riservata.

Giornali acquistati col bonus cultura no del governo protestano Pd e Fi

La Repubblica



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roma I diciottenni non potranno sottoscrivere un abbonamento ai giornali con il bonus cultura da 500 euro. Il governo ha dato parere contrario a un emendamento al decreto su Reddito di cittadinanza e pensioni presentato dal senatore Cangini ( Forza Italia). Claudio Cominardi (M5S), sottosegretario al lavoro, ha dato parere contrario e l’ emendamento è stato respinto dall’ assemblea. È esplosa la polemica con Pd e Forza Italia che hanno accusato il governo di «avere un atteggiamento punitivo nei confronti della stampa » . Vito Crimi, sottosegretario con delega all’ Editoria, ha replicato in Aula che «l’ incentivo al lettore deve essere trasversale per tutti i cittadini al di là del bonus cultura che va rivisto » . « Con i risparmi derivanti dai tagli ai finanziamenti agli editori – ha aggiunto – daremo un sostegno a favore della lettura e dei giornali». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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