Indice Articoli
- Maggioranza spaccata sul dopo Tg1 Maglie: io nel mirino perché craxiana
- Sky licenzia 2 croniste: non avevano firmato per andare a Milano
- Copyright, corsa contro il tempo per la riforma
- Eurosport lascia Mediaset Premium
- Stampa, raccolta a -7%
- Per Fox Italia 2018 in crescita
- Le unit restano sui giornali
- Classifica dell’ informazione online a dicembre su dati comScore
- Osservatorio stampa Fcp dicembre
Maggioranza spaccata sul dopo Tg1 Maglie: io nel mirino perché craxiana
Corriere della Sera
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Tommaso Labate ROMA «Tutto ‘sto casino, tutto questo rumore. Io ancora non ho firmato nulla, non ho alcun contratto davanti… Da una parte tutto questo mi stupisce, mi lascia basita. Dall’ altra mi dico che non posso incutere tutta questa paura, tutto questo terrore. Queste sono ancora le stimmate craxiane, che mi porto addosso per aver abbandonato trent’ anni fa il Pci per i socialisti…». A fine giornata potrà amaramente consolarsi col fiuto per la notizia, che è rimasto quello di sempre. Perché nei pensieri a ruota libera espressi a metà mattinata, intercettata dal Corriere nel centro di Roma mentre in giro non si parla d’ altro che della sua nomina in Rai, Maria Giovanna Maglie intravede il punto su cui l’ attaccheranno. La sua conduzione della striscia serale post Tg1, che un tempo era stata di Enzo Biagi, spacca la maggioranza. «La Rai che vogliamo non ha raccomandati. La Maglie è stata raccomandata da Craxi ed è stata vicina a Berlusconi», si legge sul profilo Facebook del M5S. Anzi no, «è una scelta azzeccata», dice il capogruppo leghista in Vigilanza Massimiliano Capitanio. In Rai è l’ ora del panico. Sull’ indicazione della Maglie c’ è il disco verde di Salvini ma sul tavolo dell’ amministratore delegato Fabrizio Salini non è ancora passato nulla. Né il progetto né il contratto. Tanto è chiusa la pratica della striscia informativa post-Tg2 istruita dal direttore Carlo Freccero (si chiamerà Tg2 Post , condurrà Francesca Romana Elisei), quanto aperta quella che riguarda la rete ammiraglia. Aperta formalmente, si fa per dire. Perché per il leader leghista la scelta è fatta. «Non è che colpiscono me per colpire qualcun altro?», aveva sussurrato la Maglie al mattino, lasciando intravedere un remake del film andato in scena con la scelta del presidente Marcello Foa, che aveva visto proprio Salvini finire nel mirino. Lì aveva avuto la meglio. Ma oggi? La storia, la Maglie, non può certo cancellarla. «Da ragazza mi ero iscritta al Pci perché a quell’ epoca o ti drogavi o facevi la terrorista o ti iscrivevi al Pci. Io, da buona borghese, ho scelto la terza. Poi, col tempo, sono entrata in crisi. Seguendo la politica internazionale, capii che non potevo più rimanere coi comunisti. Mi presi un anno sabbatico alla fine del quale, grazie a Margherita Boniver, conobbi Craxi». Craxi che chiede alla Maglie di cosa si occupa, lei che risponde di America Latina. Craxi che chiede alla Maglie che cosa sta facendo, la Maglie che risponde «sono a spasso». «Ti aiuto io a entrare in Rai. Serve una come te». Parole dette trent’ anni fa che oggi tornano a pesare sul progetto di una striscia serale che prevede un’ intervista e non sarà solo un commento. La prima, dicono, sogna di farla a un boss della mafia nigeriana. Immigrazione e sicurezza, sicurezza e immigrazione, insomma.
Sky licenzia 2 croniste: non avevano firmato per andare a Milano
Il Fatto Quotidiano
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L’ ultimo atto, ricorso al giudice a parte, è di ieri: due giornaliste licenziate, la quarta e la quinta (tutte donne) da quando, due anni fa, ha avuto inizio il trasferimento “volontario” dei lavoratori Sky da Roma a Milano con la cacciata di decine di tecnici e amministrativi. Una procedura realizzata con un atto di forza – e avallata dal governo dell’ epoca – che in Tribunale sta costando alla tv satellitare alcune sconfitte, ma non abbastanza da renderla diseconomica. Fino alle 5 colleghe cacciate negli ultimi mesi, i giornalisti erano stati “salvati” grazie alla firma di un contestato accordo separato con l’ azienda: chi non ha firmato il trasferimento “volontario”, però, alla fine è stato mandato a casa. Le due croniste licenziate ieri, peraltro sindacaliste dell’ Usb, sono passate per tutte le tipiche umiliazioni di casi simili: mesi a casa senza un incarico, poi la “trasferta comandata” a Milano per due mesi, divenuti tre, poi quattro e, al rifiuto di restare in trasferta senza limiti, il blocco dello stipendio e infine il licenziamento. Sky ritiene che “l’ insubordinazione” delle sue dipendenti sia giusta causa di licenziamento. Ora un giudice dovrà decidere se è così e se l’ azienda abbia rispettato la legge mentre ristrutturava i suoi centri produttivi.
Copyright, corsa contro il tempo per la riforma
Il Messaggero
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IL CASO BRUXELLES È una corsa contro il tempo quella per portare a casa la riforma Ue sul copyright prima che giunga a termine la legislatura europea. Restano infatti poco più di due settimane per sbloccare l’ impasse in cui si trovano i negoziati, arenatisi per una controversia tra Francia e Germania. Senza un’ intesa tra le due, la presidenza romena dell’ Ue non ha il mandato negoziale per l’ ultimo round di discussioni con Parlamento e Commissione per trovare un’ intesa sui cruciali art. 11 e 13 della direttiva, che garantiscono rispettivamente i diritti agli editori per gli articoli diffusi su Facebook o Google e assicurano che il materiale audiovisivo coperto da copyright ma senza autorizzazione non sia accessibile sulle grandi piattaforme come Youtube. È su quest’ ultimo punto che si è creata la frattura tra Francia e Germania: la prima vorrebbe che anche le pmi rientrassero in questa misura, mentre la Germania – ma pure Parlamento e Commissione Ue – vorrebbero che ne fossero escluse. LO STALLO A Bruxelles c’ è molta apprensione per lo stallo: i contatti sono stati portati al massimo livello, con telefonate tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron in persona e i rispettivi gabinetti. E proprio per questo gli editori europei capitanati dall’ Enpa di Carlo Perrone hanno inviato un appello ai due leader. La speranza – data l’ incapacità osservata dagli addetti ai lavori della presidenza romena di mediare – è che per l’ inizio della prossima settimana si arrivi a un compromesso, che consenta così di convocare l’ ultimo e cruciale round negoziale attorno al 7 o 11 febbraio. L’ accordo sul pacchetto copyright deve infatti essere raggiunto in tempo utile perché passi all’ esame della commissione affari giuridici dell’ Europarlamento per il 18-19 febbraio, in modo che il dossier possa approdare in plenaria per marzo o aprile, quando si terrà l’ ultima sessione della legislatura.
Eurosport lascia Mediaset Premium
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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I due canali Eurosport e ID-Investigation Discovery lasciano Mediaset Premium che così ora diventa “autarchica”: rimangono solo i canali Premium. Niente più editori terzi dunque sulla pay di Cologno che procede così sulla strada di un progressivo ridimensionamento, nel solco di quella digital transformation della pay tv annunciata nel piano “Mediaset 2020” di Londra del gennaio 2017. Secondo quanto comunicato agli abbonati, dall’ 1 marzo i tre canali del gruppo Discovery non saranno più visibili sulla piattaforma. Gli abbonati Premium potranno recedere dal servizio senza alcuna penale a febbraio. Dal canto loro i canali Eurosport rimarranno visibili sulla piattaforma Eurosport Player, su Timvision e su Sky con cui è recentissimo il rinnovo per tre anni. Il mancato ok fra Cologno e Discovery rappresenta dall’ altra parte un’ ulteriore conferma della direzione presa da Mediaset che affonda le radici nel «voltafaccia di Vivendi», per usare le parole dell’ ad Pier Silvio Berlusconi. Il futuro è invece nella prosecuzione “opportunistica” dell’ attività pay, finchè il parco abbonati lo permetterà, e nella vendita della piattaforma a Sky (la parte infrastrutturale, scorporata nella società R2). Sulla vendita deve esprimersi l’ Antitrust e sarà un passaggio non da poco: stando agli accordi Sky può rinunciare alla piattaforma, già passata di mano, senza un ok incondizionato. Intanto però il closing c’ è stato e le due società vanno avanti nei loro piani. Che per Mediaset vogliono dire tv free, e anche espansione all’ estero. Come anticipato sul Sole 24 Ore del 4 gennaio, per questa operazione sarà da attendersi due step: prima un consolidamento della Spagna, dove Mediaset è primo editore tv, e poi lo sguardo altrove, Germania in testa. Non se ne parlerà al Cda del 5 febbraio ha detto ieri il consigliere Gina Nieri all’ agenzia Reuters. Ma la strada sembra essere tracciata. Tutto questo, però, in un quadro in cui il titolo ieri (-1,99%) ha pagato lo scotto del downgrade di Barclays a underweight. Come in altri report, che hanno generato lo stesso contraccolpo, si parte dalla considerazione della migliore performance del titolo rispetto ai competitor. Ma le prospettive per il futuro, legate alla pubblicità, non sono rosee per gli spot e per il Paese. E «Mediaset – dicono gli analisti di Barclays – è meno diversificata rispetto ai suoi concorrenti con l’ 83% dei ricavi attesi nel 2019 e nel 2020 che derivano dalla pubblicità tv». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Stampa, raccolta a -7%
Italia Oggi
MARCO LIVI
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La stampa chiude in Italia l’ intero anno 2018 con un fatturato pubblicitario in calo del 7%, confrontato coi 12 mesi del 2017, secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp (Federazione concessionarie di pubblicità). Si tratta di una perdita di fatturato che conferma il trend registrato già negli undici mesi dell’ anno scorso ma, in parallelo, evidenzia un contenuto peggioramento rispetto al periodo gennaio-ottobre quando la contrazione era pari a -6,8%. Da considerare, comunque, che fino a settembre scorso il segno negativo aveva raggiunto il -7,4%. A consuntivo del 2018, il mezzo stampa ha raccolto in totale 873,4 milioni di euro. All’ interno del comparto, in particolare, i quotidiani registrano complessivamente un andamento negativo a fatturato del 6,3% (556 milioni di euro in valore assoluto) ma positivo a spazio per l’ 1%. Ancora più nel dettaglio delle singole tipologie di campagne, quella commerciale nazionale evidenzia un -4,9% a fatturato e un +4,3% a spazio, la commerciale locale un -4,1% a fatturato e un +1,3% a spazio e la legale un -18,6% a fatturato e un -13,7% a spazio. Infine, la tipologia finanziaria segna un -5,6% a fatturato e un +5,8% a spazio mentre la tipologia classified un -5,4% a fatturato e un -14,7% a spazio. Per quanto riguarda i periodici, nel complesso hanno raggiunto un fatturato di 317,4 milioni di euro, con un calo a fatturato dell’ 8,3% e a spazio del 4,2%. Per singola periodicità, i settimanali registrano un andamento negativo a fatturato del 7% e a spazio del 2,4%, i mensili un calo a fatturato dell’ 8% e a spazio del 4,7 %. Rispettivamente, si attestano sulla soglia dei 172,9 milioni e dei 137 milioni di euro. Le altre periodicità segnano un -33,7% a fatturato (totale: 7,5 milioni) e un -22% a spazio. © Riproduzione riservata.
Per Fox Italia 2018 in crescita
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Kathrin Fink, amministratore delegato di Fox networks group Italy, ha assicurato una buona redditività ai suoi azionisti nell’ esercizio 2018. Il polo televisivo operante in Italia con una serie di canali in esclusiva su Sky, infatti, ha chiuso i conti dell’ esercizio 2018 (che è terminato in giugno) con un risultato operativo pari a quasi 18 milioni di euro (erano 10,5 milioni nel 2017) e 13 milioni di utili (10,1 mln nel 2017), migliorando nettamente la marginalità del business. E il tutto in presenza di ricavi in calo di circa il 2% a quota 168 milioni di euro. In particolare, sono andati piuttosto bene i ricavi da vendita dei canali Fox (Fox, Life, Crime, Animation, Comedy) e di quelli National Geographic alle piattaforme di Sky (109,7 milioni di euro, +1% sul 2017), mentre le entrate da pubblicità sono scese di quasi il 7% a quota 32,6 milioni. Il gruppo Fox si avvale di Sky Media come concessionaria dei suoi canali televisivi lineari (ed è questo il segmento con il calo più marcato), mentre la raccolta pubblicitaria sul digitale marcia bene a +28%: in questo comparto la concessionaria Sky Media ha sostituito la System del Sole-24 Ore, e pure nell’ esercizio 2019 la raccolta digitale cresce a ritmi del +20%. A fronte di ricavi complessivi in lieve discesa, Fink ha migliorato la gestione della programmazione, rendendola più efficiente, riducendo i costi del gruppo e alcuni investimenti, determinando un risparmio di circa 15 milioni di euro sulla voce «ammortamenti e svalutazioni», diminuita a 92 milioni di euro. Poi, nel luglio 2018, sono state chiuse le attività televisive del canale Fox Sports. E questo potrebbe avere piccole ricadute positive sui conti dell’ esercizio 2019. A fine giugno 2018 il gruppo Fox contava complessivamente su 166 dipendenti, di cui 15 dirigenti, 21 quadri e 130 impiegati. Dall’ estate 2018, peraltro, i due canali Fox e National Geographic sono visibili non solo sul satellite, ma pure sul digitale terrestre, grazie alla nuova offerta a pagamento di Sky. E sul digitale terrestre non è escluso che Fox possa lanciare anche qualche nuovo canale in chiaro, tenuto conto della separazione dei business e del cambio di azionisti (Disney per Fox, Comcast per Sky) rispetto al precedente assetto. Inoltre il rientro a pieno regime di tutti i canali Mediaset sulla piattaforma satellitare di Sky, al via nel gennaio 2019, potrebbe parzialmente penalizzare gli ascolti di Fox (ora è il quarto editore per share sugli abbonati Sky, dietro a Rai, Sky e Mediaset) che quindi potrebbe avere anche voglia di trovare nuovi sbocchi distributivi per i suoi contenuti. Dal 1° ottobre 2018 il gruppo Fox ha una nuova sede, in pieno centro a Roma (e non più sulla Salaria) e dal 28 gennaio scorso ha presentato un nuovo logo e una nuova grafica e ha rinominato il canale NatGeo Wild in National Geographic Wild. © Riproduzione riservata.
Le unit restano sui giornali
Italia Oggi
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I sottoscrittori di polizze assicurative Vita unit linked potranno continuare a conosce il valore delle quote dei propri prodotti anche leggendo un quotidiano. Secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza, il consiglio direttivo dell’ Ania, riunito a Roma il 29 gennaio scorso, ha invitato tutte le compagnie di assicurazione a continuare a pubblicare sulla carta stampata, almeno per tutto il 2019, la valorizzazione dei prodotti vita di ramo III, ovvero le unit linked appunto. Una vittoria per la Fieg, la federazione degli editori, che più volte ha sottolineato la necessità che tutti i clienti, anche quelli meno avvezzi alle nuove tecnologie, abbiano il diritto di essere informati sull’ andamento dei propri investimenti leggendo il giornale e non solo consultando i siti internet delle compagnie di assicurazione. Le polizze Vita rappresenta tra l’ altro una fetta molto ampia del risparmio degli italiani. Da gennaio a novembre dello scorso anno i nuovi premi vita emessi in Italia hanno raggiunto 75,6 miliardi di euro, il 3,1% in più rispetto all’ analogo periodo dell’ anno precedente. Le polizze di tipo unit linked hanno pesato per circa il 33% del totale, con una nuova produzione che ha superato i 25 miliardi e oltre 636 mila contratti che sono stati emessi dall’ inizio dell’ anno scorso fino a novembre. © Riproduzione riservata.
Classifica dell’ informazione online a dicembre su dati comScore
Prima Comunicazione
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È la seconda volta che il gruppo editoriale fondato nel 2010 da Luca Lani e Fernando Diana riesce a conquistare la prima posizione: era già avvenuto lo scorso settembre. Un exploit favorito anche dall’ allargamento della base rilevata (sono stati aggiunti infatti AvellinoToday e AgrigentoNotizie) e dalla recente acquisizione di ArezzoNotizie.it che ha portato a 49 il numero delle testate del gruppo. Ma questa non è l’ unica sorpresa di dicembre. Dopo Fanpage, quarto con 18 milioni 707mila visitatori unici, e il network di siti femminili di Donna Moderna, quinto con 14 milioni 900mila visitatori, il sesto posto è conquistato dal Fatto Quotidiano, che supera per la prima volta il Corriera della Sera, anche se di stretta misura (33mila visitatori unici mensili in più). Ottavo è Quotidiano.net, il giornale online del gruppo Monrif-Poligrafici Editoriale, in forte crescita rispetto a novembre (+28%) per l’ allargamento del suo network di siti aggregati: si sono aggiunti infatti le quattro testate sulle tecnologie di Hardware Upgrade Media Group (Appuntidigitali.It, Fotografidigitali.It, Hwmediagroup.It, Hwupgrade.It, Tvtech.It) e il giornale online sardo Castedduonline.it. Sorprendente anche l’ exploit di TPI (The Post Internazionale), il giornale online fondato e diretto da Giulio Gambino: dopo il +194% di novembre, in dicembre è cresciuto ancora del 47%, raggiungendo la nona posizione, con 13 milioni di visitatori unici. Conclude la top ten l’ aggregazione di siti di Starbene, il magazine di Mondadori sulla salute e il benessere, in crescita del 15% (11 milioni 865mila visitatori). Dicembre è un mese particolare, con un ridotto numero di giornate lavorative a causa delle festività natalizie e di fine anno. E questo può spiegare il calo registrato da molti siti di quotidiani (ma non di tutti, come abbiamo visto). Sui 60 media della nostra classifica, ben 40, cioè due terzi, sono in calo; uno è stazionario (l’ Huffington Post) e solo 20 guadagnano punti rispetto al mese precedente. Tra questi ultimi ci sono i femminili di Mondadori – Donna Moderna (+11%) e Grazia (+8%) – ed Elle del gruppo Hearst (+8%). Ma la dieta mediatica digitale degli italiani è dominata come sempre dalle grandi piattaforme internazionali, come dimostra la tabellina sul tempo speso online: su Facebook abbiamo trascorso 682 milioni di ore nel corso mese; 477 milioni sugli innumerevoli servizi online di Google (dal motore di ricerca alle mappe, da YouTube alla mail); la musica di Spotify ha catalizzato l’ attenzione degli utenti per un totale di 70 milioni di ore; Amazon, particolarmente frequentato nel mese dei regali, per 42 milioni; poi ci sono i videogiochi di Activision Blizzard (36 milioni), i film e le serie tv di Netflix (26 milioni). I primi media italiani, in questa particolare classifica dell’ attenzione, li troviamo solo al settimo e all’ ottavo posto: il gruppo Mediaset con 22 milioni di ore, e la Rai con 21 milioni.
Osservatorio stampa Fcp dicembre
Prima Comunicazione
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Lo segnalano i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp, diffusi il primo febbraio (.xlsx). In particolare i quotidiani nel loro complesso registrano un andamento negativo a fatturato -6,3% e positivo a spazio +1,0%. Le singole tipologie segnano rispettivamente: La tipologia Commerciale nazionale ha evidenziato -4,9% a fatturato e +4,3 % a spazio. La pubblicità Commerciale locale -4,1% a fatturato e +1,3% a spazio. La tipologia Legale ha segnato -18,6% a fatturato e -13,7% a spazio. La tipologia Finanziaria ha segnato -5,6% a fatturato e +5,8% a spazio La tipologia Classified ha segnato -5,4% a fatturato e -14,7% a spazio. I periodici segnano un calo sia a fatturato del -8,3% che a spazio del -4,2%. I settimanali registrano un andamento negativo a fatturato del -7,0% e a spazio del -2,4%. I mensili segnano un calo a fatturato -8,0% e a spazio -4,7 %. Le altre periodicità registrano -33,7% a fatturato e -22,0% a spazio. -I dati di dicembre dell’ Osservatorio Stampa Fcp (.xlsx).
L'articolo Rassegna Stampa del 02/02/2019 proviene da Editoria.tv.