Indice Articoli
Editoria, segni di ripresa Rcs supera Mondadori Per Cairo 5 anni in utile
Manovra, spunta una Spa pubblica per i pagamenti Pa
Crimi: su incroci giornali-tv il divieto diventa definitivo
Editoria, la crisi continua Margini in crescita con i tagli
Contenuti video in 4K, la scommessa «free» della piattaforma tivùsat
chessidice in viale dell’ editoria
Giornalisti, appello sul copyright
Editoria, primi segnali di ripresa
Nuovi direttori al Piccolo e alla Gazzetta di Modena
Vendite dei giornali meno 40% in 5 anni
Editoria, segni di ripresa Rcs supera Mondadori Per Cairo 5 anni in utile
Corriere della Sera
Sergio Bocconi
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Per l’ industria editoriale italiana la crisi non è ancora alle spalle ma si intravedono segnali di ripresa. Lo indica l’ ultimo focus sul settore realizzato da R&S Mediobanca. I principali 8 grandi gruppi nel 2017 hanno registrato ricavi complessivi per 3,5 miliardi, in calo del 6% rispetto all’ anno precedente e del 20,2% sul 2013. Nei primi nove mesi del 2018 qualcosa è cambiato: se per alcuni è proseguita una riduzione significativa, si rileva che Rcs Mediagroup (editore del Corriere della Sera ) ha tenuto con una flessione limitata allo 0,3% a 713 milioni. Il gruppo controllato da Urbano Cairo ha poi sostituito in prima posizione per giro d’ affari Mondadori, ridimensionata dagli accordi di dismissione della divisione periodici Francia. Sempre nel periodo 2013-2017 i gruppi maggiori hanno cumulato perdite nette per 1,2 miliardi e solo Cairo Editore ha chiuso il quinquennio in positivo per 38 milioni. Tuttavia nel 2017 alcuni hanno registrato miglioramenti: Rcs ha chiuso con un utile netto di 71 milioni, rispetto ai 4 del 2016, Mondadori con 30,4 milioni (22,5 l’ anno precedente) e il Sole 24 Ore con 7,5 milioni (contro una perdita di 92,6). E segna un’ inversione di tendenza la redditività industriale: l’ utile operativo passa a positivo per il 4,1% con le top performance di Cairo Editore al 12,4%, Rcs al 10,8% e Gedi al 5,8%. Il focus rileva poi che la struttura finanziaria è mediamente solida, e che sempre Cairo Editore ha il primato. Le difficoltà economiche dell’ editoria, si legge nel rapporto, vengono messe in evidenza però dal calo degli investimenti dei big: 13 milioni in meno (cioè il 40%) rispetto al 2013. E veniamo alla diffusione dei maggiori quotidiani d’ informazione. Nel 2017 quella cartacea complessiva è diminuita di 400 mila copie al giorno, da 2,6 a 2,2 milioni, con un calo pari al 15,4% sul 2016 e del 40,5% sul 2013. La caduta è attenuata dalle 335 mila copie digitali registrate nel 2017, pari al 13% del totale e in aumento del 10% sul 2016. Non mancano anche qui segnali di ottimismo. Il Corriere della Sera , che conferma il primato per diffusione, nei 12 mesi da settembre 2017 e 2018 ha ridotto il calo sulla carta al 3,9% grazie anche alle nuove strategie editoriali messe in atto, mentre per i diretti concorrenti, La Repubblica e La Stampa , la diminuzione è stata rispettivamente pari al 12,8% e all’ 8,8%. Va poi considerata la diffusione media giornaliera delle copie digitali: nei quotidiani d’ informazione generale il Corriere è primo con 71 mila copie,mentre La Repubblica è a quota 30 mila e La Stampa a 25 mila .
Manovra, spunta una Spa pubblica per i pagamenti Pa
Il Sole 24 Ore
Marco MobiliMarco Rogari
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ROMA Una nuova Spa interamente pubblica per promuovere e rendere capillare la piattaforma digitale per i pagamenti alla pubblica amministrazione archiviando definitivamente l’ esperienza di “PagoPa”. A proporre la nascita della nuova partecipata è uno dei circa 3.300 emendamenti alla manovra piovuti ieri dai gruppi parlamentari sulla commissione Bilancio del Senato. Il correttivo targato M5S trasferisce anche alla Presidenza del Consiglio i compiti fin qui svolti dall’ Agenzia per l’ Italia digitale. Nel pacchetto dei Cinquestelle anche i prestiti della Cdp e di tutti gli intermediari finanziari per pagare i debiti della Pa nei confronti di Regioni e Comuni, nonché il rimborso diretto, senza arbitrato, a tutti i risparmiatori danneggiati dai crack bancari. Spinte anche dal presidente della commissione Industria, Gianni Girotto, anche la proroga fino al 2021 dell’ ecobonus e fino al 2024 del sisma-bonus. Dal fronte della Lega arriva invece un emendamento per scongiurare la messa al bando delle concessioni demaniali marittime in scadenza nel 2020 come prevede la direttiva Bolkestein e un prolungamento dai 15 ai 25 anni a seconda della situazione del gestore dello stabilimento. I ritocchi dei Cinquestelle spaziano a tutto campo: dalle risorse per le metro C e le buche di Roma e dalle frequenze radio tv fino alle stoviglie plastic-free, ai vitalizi regionali, agli Ncc (riduzione dei vincoli per l’ attività di noleggio con conducente), all’ editoria, all’ election day e alla proroga fino ad aprile 2019 delle posizioni organizzative temporanee (Pot) delle Agenzie fiscali. In particolare, per il Campidoglio arrivano 50 milioni l’ anno per 5 anni per le riparazioni del manto stradale e il “verde”, altri 55 milioni per la metro C e 90 milioni per la manutenzione delle linee A e B. Tra i correttivi del M5S anche quello che introduce l’ obbligo di assegnazione delle farmacie ai farmacisti, o a chi detiene almeno il 51% dell’ attività. Dell’ elenco di proposte di modifica fa poi parte quella, sponsorizzata dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi, che prevede un contributo per l’ acquisto di vacche nutrici da parte delle aziende agricole di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Sui debiti della Pa, come promesso da Di Maio, con l’ emendamento M5S si prova a sbloccare un potenziale di 22 miliardi complessivi (15 per i Comuni e 7 per le Regioni) che sindaci e soprattutto Governatori potranno utilizzare per saldare debiti certi maturati al 31 dicembre 2018. Ad accedere ai prestiti, che dovranno essere rimborsati entro il 15 dicembre 2019, potranno essere anche i Comuni in dissesto e che hanno deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. L’ onda più lunga degli emendamenti arriva dall’ opposizione. Il Pd ha presentato un migliaio di ritocchi, che puntano sulla stabilizzazione dell’ Ape sociale, al ritorno di Iri e Ace per le imprese e al taglio del costo del lavoro. Targati Fratelli d’ Italia sono quasi 450 correttivi che toccano svariati temi: dall’ Imu sui capannoni all’ eco-tassa sulle auto, dal pacchetto famiglia alla e-fattura e alla flat tax. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Crimi: su incroci giornali-tv il divieto diventa definitivo
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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All’ annuncio di due giorni fa da parte del sottosegretario con delega all’ editoria Vito Crimi è seguito ieri un post su Facebook. Messaggio ribadito: la norma che vieta il possesso incrociato di giornali e tv diventa definitiva, e non più prorogata di anno in anno. «Forse – scrive Crimi – qualcuno sperava in una svista, che ci sfuggisse» Messaggio politico chiaro quello del sottosegretario del M5S. Mentre, va detto, l’ effetto “pratico” manca nella misura in cui l’ emendamento presentato nel Milleproroghe non introduce nuovi limiti agli incroci fra Tv e stampa. Rende invece stabili, per il futuro, limiti vigenti dal 2005. Il Tusmar (Testo unico) prevede infatti il divieto di detenere partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani per le emittenti tv che raccolgano più dell’ 8% delle risorse del Sic (Sistema delle comunicazioni) e per gli operatori con più del 40% dei ricavi del settore tlc (quindi Telecom). Il Sic nel 2016 valeva 17,6 miliardi. Così Sky, Fininvest e Rai avevano quote analoghe e prossime al 15%. Altri sono sotto il 4%, e la mente va a Urbano Cairo che al Corriere della Sera unisce La7. Quindi a oggi Fininvest-Mediaset, Sky, Rai e Telecom non possono controllare quotidiani. Questo divieto, inizialmente temporaneo, è stato prorogato di anno in anno. Ora lo si vuole rendere stabile. Certo, nella valutazione dell’ appetibilità di una società può minimamente incidere, ma il divieto esisteva già. Ieri però per i broadcaster tv è arrivata una notizia in qualche modo positiva. A valle di una riunione al Mibact, presieduta dal sottosegretario Lucia Borgonzoni, con Mise, Agcom, produttori (Apt e Anica) e Tv è stato deciso di spostare a luglio, rispetto a inizio 2019, il via alle «quote» frutto della Legge Franceschini su cinema e audiovisivo. Sono le quote di investimento e programmazione obbligatorio dei broadcaster in opere europee di produttori indipendenti. Broadcaster insoddisfatti quando le si approvò, al contrario dei produttori. Si è però ora deciso di prendere tempo, puntando sul Milleproroghe. Comunque le quote aumenteranno per gli investimenti fin da gennaio a differenza di quelle sulla programmazione, da riscrivere. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Editoria, la crisi continua Margini in crescita con i tagli
Il Sole 24 Ore
Antonella Olivieri
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È almeno dal 2008 che gli editori italiani tirano la cinghia. Solo negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, i primi otto gruppi del settore censiti da R&S-Mediobanca – Mondadori, Rcs, Gedi, Il Sole-24Ore, Monrif, Caltagirone Editore, Cairo, Class – hanno tagliato del 29% il costo del lavoro, del 28,3% il costo della carta (anche per effetto della riduzione di tirature e foliazione), del 27% gli altri costi, inclusi quelli di distribuzione. Per l’ insieme degli otto gruppi considerati, negli ultimi cinque anni si sono persi 3.301 posti di lavoro e l’ organico aggregato è sceso così a 11.886 unità. Gli editori hanno tirato il freno anche sugli investimenti: 13 milioni in meno in cinque anni (-40% sul 2013) con un rapporto sulle immobilizzazioni materiali lorde dell’ 1,2% nel 2017, il più basso in Europa, che si confronta con un tasso d’ investimento del 7,2% in Germania, del 3,4% in Francia e del 2,6% in Gran Bretagna. Nel periodo si sono sopportate perdite nette cumulate per 1,2 miliardi (si è salvato solo Cairo Editore con un saldo positivo nel quinquennio per 38 milioni). Ma, alla fine, tutto ciò un risultato l’ ha prodotto: il margine Ebit, che era negativo del 5,7% nel 2013, a fine 2017 – nella media del campione – era invece positivo del 4,1%, senza sfigurare in Europa. Dove la redditività industriale dei principali gruppi editoriali tedeschi resta inavvicinabile al 9,7%, ma la media italiana è poco sotto la media del Regno unito (4,3%) e ben oltre la marginalità dei gruppi francesi, che si ferma allo 0,3%. Il dato dell’ aggregato italiano è però il risultato di situazioni molto differenti, con Cairo che vanta un margine operativo del 12,4% e Rcs del 10,8%, mentre in coda c’ è l’ editoria economica con Il Sole 24 Ore che riporta nel 2017 un margine Ebit negativo del 19,5% (unica società in peggioramento dal 2013) e Class negativo del 25,2%. Va comunque detto che il saldo finale, beneficiando in qualche caso di operazioni straordinarie, è migliorato per diversi gruppi nell’ ultimo anno: gli utili Rcs hanno fatto un balzo dai 4 milioni del 2016 a 71 milioni, Mondadori è passata da 22,5 a 30,4 milioni, Il Sole-24Ore da una perdita di 92,6 milioni a un utile di 7,5 milioni. Ora i tempi sembrano maturi per cercare di agganciare le prospettive di rilancio che altrove si cerca di cavalcare. I ricavi, per quanto riguarda sempre gli otto gruppi considerati, sono scesi nel 2017 a 3,5 miliardi (di cui 38,6% ricavi diffusionali, 36% ricavi pubblicitari), un quinto in meno rispetto ai 4,3 miliardi del 2013. Il calo, pari al 6% nel 2017, non trova riscontro in Europa, dove si registrano ricavi in crescita del 7,5% in Francia, del 2,6% in Germania e dell’ 1% in Uk. A trainare in Europa le testate economiche, che hanno registrato entrate in aumento del 3,9% contro la flessione dello 0,5% delle testate generaliste. In Italia sono scesi più i ricavi da diffusione (-22,2% sul 2013) che quelli da pubblicità (-17,2%). Dati che, considerata la composizione del campione dove pesa un gruppo come Mondadori concentrato sui libri, si discostano dal trend mondiale relativo all’ industria dell’ informazione. Il rapporto Wan-Ifra segnala infatti per i quotidiani un giro d’ affari, a livello globale, sceso “solo” dell’ 8,6% in cinque anni a 150 miliardi di dollari – con ricavi diffusionali in crescita nel periodo del 6,8% e la pubblicità calata invece del 23,7%. Le vendite, col 58%, ora sono la voce preponderante delle entrate, dopo il sorpasso sulla pubblicità avvenuto già nel 2014. Di conseguenza il sentire comune nel settore è che occorra concetrarsi maggioramente sulla ricerca e il mantenimento di lettori disposti a pagare per contenuti di qualità, immaginando anche fonti di ricavo diverse da quelle tradizionali. In un recente sondaggio condotto dal Reuters institute for the study of journalism dell’ università di Oxford tra 194 manager dell’ editoria emerge che si scommette sugli abbonamenti digitali per accrescere i ricavi nell’ immediato futuro, ma dato che finora non si è riusciti a compensare le perdite da stampa (tuttora l’ 89,5% dei ricavi mondiali dei quotidiani deriva dalla “carta”), le ricerche settoriali prevedono che nei prossimi anni aumenterà notevolmente il peso delle entrate diversificate rispetto a diffusione e pubblicità. La diffusione dei quotidiani a livello mondiale è rimasta sostanzialmente stabile nell’ ultimo anno (-0,1%), mentre è calata del 15,4% in Italia, dove si sono perse 400mila copie al giorno. Il numero di copie complessivo è sceso a 2,2 milioni (-il 40,5% sul 2013), rappresentando appena lo 0,4% della diffusione mondiale. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Contenuti video in 4K, la scommessa «free» della piattaforma tivùsat
Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Un dato su tutti per capire la portata della rivoluzione che a metà strada fra tecnologie e contenuti sta investendo appieno il mondo dell’ audiovisivo: il mercato mondiale delle tv 4K raggiungerà i 380 miliardi di dollari entro il 2025, stando a un report della società GVR. Un altra società, IHS, segnala come a dominare questo mercato mondiale sia la Cina, con il 42% del mercato, seguita dal Nord America, che passera dagli 11,7 milioni di unita ai 25,9 milioni sempre nel 2020, e quindi dall’ Europa, che dagli 8 milioni di unita di sell-in passera ai 19 milioni nel 2020. A conferma poi del crescente appeal dell’ UltraHD, c’ è anche la presa dei set-top-box in 4K: le “scatoline” che permettono di aggiungere funzionalità ai device. Nel 2015 i set top box erano solo tre milioni; due anni dopo nel mondo ne sono stati installati 31 milioni e l’ Europa è il maggiore acquirente. È in questo contesto – nel quadro di un mercato in cui i contenuti si stanno spostando progressivamente sull’ on demand, ma che stanno riacquistando centralità – che il 4K, tecnicamente detto anche UltraHD, rappresenta un plus sempre più riconosciuto: aumentano le produzioni creative in 4K, ma aumentano anche le piattaforme di distribuzione. Una scommessa, questa, sulla quale ha puntato tivùsat: piattaforma open e gratuita per vedere la tv via satellite. Alla piattaforma si unisce Eutelsat, che garantisce lo spazio satellitare, per un risultato finale che vede la Rai aver creato un canale proprio dedicato al 4K. Si tratta dunque di un canale, Rai 4K, disponibile solo sulla piattaforma tivùsat, controllata dalla società Tivù Srl, costituita nel settembre 2008 e i cui soci sono Rai (48,16%), Rti-Mediaset (48,16%), Telecom Italia (3,49%) , Associazione TV Locali e Aeranti Corallo (questi ultimi due soci con partecipazione inferiore all’ 1%). «Il 4K è una tecnologia che disegna il nuovo orizzonte della televisione: maggior dettaglio, maggior senso di profondità e realismo. Consente di cogliere piccoli dettagli, ricavandone una sensazione di coinvolgimento del tutto nuova. Immagini più dettagliate, colori più brillanti, una risoluzione quattro volte più elevata dell’ alta definizione, per immergersi in eventi televisivi unici » spiega Luca Balestrieri, consigliere delegato di Tivù Srl. Ad oggi su tivùsat i canali in 4K sono 3: Rai 4K, Eutelsat 4K1 e Fashion Tv. Il canale Rai 4K si accende per grandi appuntamenti di sport, fiction e documentari: ha iniziato le sue trasmissioni nel 2016 con le fasi finali degli Europei, ma si è “acceso” anche con la serie Tv in otto puntate “I Medici” e i documentari di Alberto Angela. Quest’ anno, dopo la seconda stagione dei Medici su Lorenzo il Magnifico, Rai 4K sta trasmettendo la serie Tv evento L’ Amica Geniale, tratta dal bestseller di Elena Ferrante. «Sin dalla sua fondazione – aggiunge l’ altro consigliere delegato di Tivù Srl, Alberto Sigismondi – Tivù ha lavorato in Italia con i migliori produttori di decoder e televisori per sviluppare i suoi servizi multipiattaforma e il 4K: le certificazioni di tivùsat per il satellite gratuito, di tivuon per i servizi Ott, di quelle per il digitale terrestre all’ insegna del marchio di qualità “LaTivù”». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
chessidice in viale dell’ editoria
Italia Oggi
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Il Fatto Quotidiano, al via il sistema di abbonamenti con «Subscribe With Google». Seif (Società Editoriale Il Fatto) è il primo editore italiano, e uno dei primi a livello internazionale, ad avere adottato il nuovo sistema «Subscribe with Google», che andrà ad aggiungersi alle attuali modalità di sottoscrizione online degli abbonamenti a Il Fatto Quotidiano, nella sua edizione digitale. «Subscribe with Google» è una soluzione tecnologica sviluppata da Google per aiutare gli editori a semplificare il processo di sottoscrizione dell’ abbonamento online. La soluzione infatti consente ai lettori che abbiano un account Google, se lo desiderano, di utilizzare l’ account e i sistemi di pagamento a esso connessi per acquistare l’ abbonamento a Il Fatto e successivamente anche per effettuare l’ accesso al contenuto da qualsiasi dispositivo. Le grandi serie di TimVision fanno il pieno di nomination ai Critic’ s Choice Awards 2019. Killing Eve, la serie dallo scorso autunno in esclusiva su TimVision, L’ amica geniale, la serie tratta dal romanzo di Elena Ferrante e diretta da Saverio Costanzo, e The Good Fight, lo spin off di The Good Wife in esclusiva su TimVision sono i titoli della tv on demand di Tim nominati ai Critic’ s Choice Award 2019. Candidature anche per le interpreti che fanno il pieno di nomination per le categorie miglior attrice in una serie drammatica che investe Elisabeth Moss per The Handmaid’ s tale, altra serie in esclusiva su Timvision, Sandra Oh e Jodie Comer per Killing Eve, e in gara per il titolo di miglior attrice non protagonista (Yvonne Strahovski) sempre per Handmaid’ s Tale. Nuovo accordo Discovery & European Tour. Discovery e lo European Tour hanno siglato una partnership che permetterà a GolfTv di espandere il proprio portfolio e di diventare la «Digital Home of Golf» in tutto il mondo. L’ accordo comprende i diritti internazionali multipiattaforma di tutti gli eventi dello European Tour e delle prossime due edizioni della Ryder Cup. Inoltre, Discovery contribuirà alla crescita delle piattaforme digital dello European Tour, tramite la diffusione di contenuti a livello mondiale. La partnership prevede che sia lo European Tour che la Ryder Cup saranno trasmessi da GolfTv, il servizio di video streaming internazionale che sarà attivo da gennaio 2019.
Giornalisti, appello sul copyright
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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La posta in gioco a Bruxelles in questo momento in cui si sta approvando la riforma del diritto d’ autore «è il futuro della stampa e di tutte le arti creative in Europa» e ciò mentre con una nuova campagna di lobbying, «i giganti di Internet sono sul punto di riuscire a svuotare il testo della sua sostanza». Per questo Sammy Ketz, corrispondente in Medio Oriente per l’ Afp, ha scritto una nuova lettera aperta ai membri delle istituzioni europee per invitarli a mantenere la versione della riforma approvata a settembre dal Parlamento ora che è iniziato il nuovo round di negoziati (ieri la terza riunione) sul testo fra il Parlamento Ue, la Commissione e il Consiglio. La lettera, la seconda dopo quella della scorsa estate, è stata firmata anche da una decina di giornalisti tra i quali anche il direttore dell’ Ansa Luigi Contu, quello della Stampa Maurizio Molinari e Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera. La questione su cui si battono i giornalisti, insieme con le associazioni degli editori, è l’ applicazione dei diritti connessi anche agli estratti degli articoli, gli snippet, pubblicati da Google News. In sostanza con la proposta di riforma si introduce in capo agli editori il diritto connesso al diritto d’ autore come strumento di tutela per i contenuti pubblicati sul web (per quelli offline vale il semplice diritto d’ autore per le opere collettive) e il discrimine fra una tutela completa e una a metà sarà l’ applicazione o meno di tale diritto anche per gli estratti (al momento il testo, all’ articolo 11, porta una protezione totale). Ketz sottolinea come i giganti del web stiano cercando «di escludere i riferimenti a ”brevi estratti”, ”fattuali” o ”snippet” per escludere agenzie di stampa e media specializzati e ridurre il periodo di protezione per i diritti connessi». «Solo due mesi fa, il 12 settembre», si legge ancora nella lettera, «il Parlamento europeo ha votato in modo massiccio a favore di una proposta di direttiva che dà alla stampa e alle agenzie la speranza che finalmente saranno pagati dai giganti di Internet», scrive Ketz. «Per anni i giganti di internet hanno raccolto migliaia di storie dei media ogni giorno senza pagare un centesimo a chi li produce». Il giornalista ammette che i fatti sono per tutti: «Tutti possono spiegarli e analizzarli. Tuttavia, quando un motore di ricerca o un aggregatore raccoglie parola per parola il lavoro di un giornale o di un’ agenzia, è del tutto normale pagare un diritto connesso, anche se si tratta solo di un breve estratto. Si pensi al lavoro fatto per pubblicare il titolo ”Attacco suicida nel quartiere sciita di Baghdad: 32 morti, secondo polizia e ospedali”. Per scrivere questa semplice frase, il giornalista ha interrogato la polizia per determinare quale tipo di esplosione abbia avuto luogo, chiamato gli ospedali per stabilire il numero delle vittime, visitato la scena dell’ esplosione per una descrizione e per intervistare i testimoni. A volte può rischiare la vita perché non è insolito che un secondo attacco avvenga nello stesso posto del primo. Come è stato a Kabul di recente dove nove giornalisti e fotografi hanno perso la vita». Per questo si spiega ancora, se prendere gli articoli dagli editori e dalle agenzie non comporta il pagamento dei diritti connessi perché si usano solo brevi estratti, «la direttiva sarà vuota di sostanza» e ciò significherà «che la parte fondamentale del nostro lavoro, la ricerca e la scrittura di fatti accertati, non ha valore». Se i brevi estratti non saranno soggetti ai diritti connessi, «il saccheggio dei contenuti continuerà» perché sono questi che genera milioni di interazioni online e quindi entrate considerevoli per le piattaforme». Ketz specifica che non ci sarebbe alcun impatto negativo sui consumatori che continueranno ad avere libero accesso. L’ appello arriva un giorno dopo quello degli editori europei di Enpa, Emma, Epc e News media Europa che hanno sottolineato alla vigilia della partenza dei negoziati come senza il riconoscimento di un sistema «che funzioni» di diritti per gli editori, «vedremo il mondo solo attraverso gli occhiali di Google, per questo chiediamo agli stati membri di trovare un accordo». Di fatto il riconoscimento completo dei diritti connessi dovrebbe portare i giganti di Internet a sedersi attorno a un tavolo con gli editori per la prima volta riconoscendo il valore dei contenuti che producono. © Riproduzione riservata.
Editoria, primi segnali di ripresa
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Gli 8 principali gruppi editoriali italiani hanno cumulato nel periodo 2013-2017 perdite nette per 1,2 miliardi di euro. Solo Cairo Editore chiude il quinquennio in positivo (+38 milioni). L’ anno scorso, però, hanno iniziato a emergere alcuni segnali di miglioramento, in particolar modo per Rcs, che ha registrato un utile netto di 71 milioni di euro (rispetto ai 4 mln del 2016), Mondadori a quota 30,4 mln (22,5 mln nel 2016) e Il Sole 24 Ore sui 7,5 mln (-92,6 mln nel 2016). Il panorama della stampa nella Penisola si mostra quindi a luci e ombre, secondo l’ indagine dell’ Area Studi Mediobanca R&S sui principali otto gruppi editoriali italiani (Rcs, Cairo Editore, Gedi, Sole 24 Ore, Class Editori, Mondadori, Monrif-Quotidiano Nazionale, Caltagirone Editore). L’ analisi si è focalizzata sui conti del periodo 2013-2017 e sui primi nove mesi 2018. In particolare, l’ anno scorso, i più importanti editori hanno registrato ricavi complessivamente per 3,5 miliardi, in calo del 6% sul 2016 e del 20,2% sul 2013. I primi tre sono Mondadori (con un fatturato di 1.268 mln), Rcs (896 mln a cui si aggiungono 89 mln di Cairo Editore, entrambi consolidati dalla Cairo Communication) e Gedi (634 mln). Seguono il gruppo Sole 24 Ore (230 mln ), Monrif (153), Caltagirone Editore (138 mln ) e Class Editori (62 mln). I segnali positivi, sempre nel quinquennio, riguardano anche la redditività industriale a livello aggregato, con un ebit margin pari a 4,1% nel 2017 da confrontarsi a un -5,7% del 2013. Nel 2017, in particolare, spiccano le performance di Cairo Editore (12,4%), Rcs (10,8%) e Gedi (5,8%). Ma anche nei primi tre trimestri di quest’ anno c’ è una novità: la classifica per fatturato vede un avvicendamento al vertice con Rcs e un giro d’ affari di 713 milioni che sostituisce sul gradino più alto del podio Mondadori (business da 658 mln), ridimensionata in seguito agli accordi di dismissione della divisione periodici in Francia. C’ è da dire che nel 2018 i grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei tre trimestri considerati, anche se Rcs (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni. Nel 2018, poi, l’ ebit margin aggregato di tutte le principali società editoriali italiane è del 5,3%, in miglioramento rispetto al 4,1% del 2017. Comunque, non mancano le difficoltà a partire dal calo degli investimenti, attestati sui 13 i milioni di euro in meno rispetto al 2013 (-40%). E, per quanto riguarda le diffusioni in Italia, le vendite continuano a diminuire con il settore digitale che non riesce a compensare la contrazione del cartaceo. Nel quinquennio 2013-2017, le copie cartacee dei quotidiani sono calate del 40,5%, scendendo a 2,2 milioni al giorno. Considerate le 335 mila copie digitali, pari al 13% del totale, nel 2017 la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie. Il 2018 mostra qualche segnale di rallentamento del trend negativo: le vendite nei primi 9 mesi hanno registrato una flessione del 6,3%, a fronte del -15,4% del 2017. Va sottolineato anche che i quotidiani italiani sono mediamente meno cari rispetto a quelli europei e registrano l’ incremento di prezzo più contenuto nel 2013-2017. Eppure la diffusione dei quotidiani italiani vale lo 0,4% di quella mondiale, meno di quella del primo quotidiano tedesco e britannico insieme. L’ editoria italiana va comunque inquadrata in ambito mondiale, che si attesta sulla soglia dei 150 miliardi di dollari complessivi (pari a quasi 132 miliardi di euro), giù del 2,2% sul 2016 e dell’ 8,6% sul 2013. In Italia come all’ estero, per il 2017, resta valida la regola che la maggior parte del business (89,5%) proviene ancora dalla carta stampata. Sulla carta, però, i ricavi da diffusione, che rappresentano nel 2017 il 58,1% dei ricavi internazionali totali, iniziano a superare quelli pubblicitari. © Riproduzione riservata.
Nuovi direttori al Piccolo e alla Gazzetta di Modena
La Stampa
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Enzo D’ Antona lascia la direzione del Piccolo di Trieste. Al suo posto viene nominato Enrico Grazioli, nato professionalmente nei giornali locali Finegil, già direttore della Provincia Pavese e della Sentinella del Canavese, della Gazzetta di Mantova, di quella di Reggio e attualmente di quella di Modena. Alla direzione della Gazzetta di Modena va Roberta Giani, proveniente dal Piccolo di Trieste e attualmente impegnata nella redazione politica di Repubblica. Le nomine saranno operative dal 12 gennaio. L’ editore ringrazia D’ Antona «per l’ importante lavoro svolto in questi anni e formula a Grazioli e Giani i migliori auguri di buon lavoro». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Vendite dei giornali meno 40% in 5 anni
La Stampa
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Le vendite dei giornali in Italia continuano a diminuire e le copie digitali non compensano l’ emorragia. Negli anni 2013-2017, dice l’ indagine di R&S Mediobanca sull’ editoria, le copie cartacee dei quotidiani sono calate del 40,5% da 3,7 a 2,2 milioni al giorno. Considerate le 335 mila copie digitali, pari al 13% del totale, nel 2017 la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie. Il calo delle vendite in Italia mostra comunque qualche segno di rallentamento. A livello mondiale si osserva un’ approssimativa stabilità della diffusione cartacea (appena -0,4% dal 2013) grazie all’ Asia in cui la diffusione dei giornali continua a crescere. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
L'articolo Rassegna Stampa del 14/12/2018 proviene da Editoria.tv.