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Rassegna Stampa del 13/12/2018

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Cairo prepara la Business School del Corriere. Affarone (e ciao Sole)

Ricerca DiTES, i premi ai giornalisti

«Stop incrocio tv-giornali diventerà definitivo»

Tv in crescita, è l’ effetto Netflix

Chessidice in viale dell’ Editoria

Sky Italia rinnova con Eurosport

Pubblicità, i dieci mesi a +2,1%

Tv: +0,8%. Rai -4,3%, Discovery +0,8%, Sky +1,2%, Mediaset +2,2%, La7 +5,4%

Sky dice stop: addio allo sponsor più ricco

Classifiche e trend dei quotidiani più diffusi e più venduti in edicola: Ads ottobre 2018

Cairo prepara la Business School del Corriere. Affarone (e ciao Sole)

Il Foglio

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Come fare per incrementare i ricavi o meglio per mantenersi in linea di galleggiamento in un settore che li perde da 10 anni? La parola d’ ordine è diversificare. E così, Urbano Cairo, uno che ne sa più del diavolo (a proposito: guarda caso, domenica, il suo Torino ha rallentato la rincorsa al terzo posto del Milan di Elliott-Scaroni), non sta mai con le mani in mano. Passi per i dorsi da allegare al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport: quello è core business. Passi per il potenziamento del digitale, lui che si era sempre detto molto cauto, anzi di più, scettico, sul web: è sempre informazione e produzione di contenuti. Passi per i viaggi e tour con giornalisti in giro per l’ Italia e l’ Europa (una nicchia scoperta anni fa dal Giornale, a dirla tutta). Ma ecco che il patron di Rcs Mediagroup ne ha pensata un’ altra delle sue. Sfruttando un vuoto di mercato lasciato dalla concorrenza non diretta. Il vulcanico editore, onnipresente a qualsiasi evento o festa a Milano e Torino, ha dato mandato al dirigente di via Rizzoli, Alessandro Bompieri, di mettere in piedi, in tempi anche rapidi – con Cairo non si scherza, si lavora anche alle 23 – una scuola di formazione. Di più: una vera e propria business school. Roba seria. D’ alta gamma. Brandizzata CorSera, che non fa mai male. E guarda caso, Bompieri, da tempo nel settore editoriale, era al Sole 24 Ore negli anni d’ oro. E non è un segreto che soprattutto nell’ ultimo decennio buona parte dei ricavi e dei margini del gruppo editoriale che fa riferimento (non si sa ancora per quanto tempo) a Confindustria provenivano proprio dalla formazione, dall’ area Educational. Un gioiellino che è stato sacrificato sull’ altare della crisi nell’ estate di un anno fa. Il Sole 24 Ore ha ceduto dapprima il 49 per cento e poi il controllo di fatto dell’ area Business School24 al fondo di private equity Pala mon Capital Partners che ha valorizzato il 100 per cento della divisione per qualcosa come 80 milioni. E che il settore sia non solo in crescita ma anche altamente redditizio lo dimostrano le voci sempre più concrete di un ingresso nel capitale da parte di qualche altro operatore internazionale del private equity (lo stesso quotidiano di Monte Rosa ha citato il fondo Blackstone, il cui ramo immobiliare è proprietario della sede di via Solferino del Corriere al centro della querelle con la Rcs di Cairo, ma questo è un altro e differente problema per Urbano) pronto a investire decine e decine di milioni per entrare nell’ aziona riato dell’ Università telematica Pegaso, azienda ideata da Danilo Iervolino, già fedelissimo, in senso esclusivamente politico (Forza Italia) di Silvio Berlusconi, che fattura 70 milioni e ha 40 milioni di ebitda, il margine operativo lordo. Un filone di business da stropicciarsi gli occhi. Ed è per questo che il patron di Rcs non ci ha voluto perdere un minuto. Tra qualche mese, a inizio 2019, nascerà quindi la Business School del Corriere della Sera. Tematiche? Economia, industrializzazione, digital, magari moda che tira sempre. Con i nomi di richiamo del giornale diretto da Luciano Fontana. Basti pensare, per esempio, al vicedirettore ad personam Federico Fubini, collega molto vicino al governatore della Bce, Mario Draghi (che prima o poi tornerà in Italia). Un’ altra tematica cara a Cairo e che sarà probabilmente sviscerata a lezione è la “motiva zione”. E chi meglio di lui, Urbano, può salire in cattedra e dare lezione in tal senso? Più motivatore dell’ imprenditore piemontese in questo momento non c’ è forse nessuno. Ps. non dimentichiamoci poi che Mr. La7 nonché Mr. Torino un piccolo pensierino alla politica, con tanto di istituto di sondaggi specializzato, ce lo sta facendo. E cosa c’ è di meglio, allora, che formare, sui banchi di scuola, la nuova classe dirigente? Magari in via Solferino, laddove qualche ex direttore negli anni d’ oro passava a leggere giornali dopo aver fatto shopping (camicie) da Brooks Brothers, che non guasta mai. Che fa anche un po’ radical chic.

Ricerca DiTES, i premi ai giornalisti

Il Messaggero

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L’ INAUGURAZIONE Si è svolta ieri la cerimonia di inaugurazione del Centro di Ricerca DiTES (DIgital Technologies, Education and Society), progetto nato dalla collaborazione dell’ Associazione Italian Digital Revolution AIDR con l’ Università degli Studi Link Campus University. Nel corso della serata è stato conferito un riconoscimento definito Digital News a giornalisti e comunicatori italiani che si sono distinti per creatività, innovazione e pragmatismo nell’ ambito dei contenuti digitali. Tra i premiati Nicola Cerbino, responsabile ufficio stampa e comunicazione presso Università Cattolica – sede di Roma e Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS; Gennaro Sangiuliano, direttore Tg2 Rai; Paola Ferrari, giornalista Rai e conduttrice di 90° minuto; Laura Chimenti, giornalista Tg1 Rai. A tagliare il nastro, oltre al presidente Mauro Nicastri dell’ Agenzia per l’ Italia Digitale e al presidente Vincenzo Scotti, erano presenti: Alberto Bonisoli, ministro dei beni e delle attività culturali; Lorenzo Fioramonti, vice ministro presso il MIUR e delegato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte a prendere parte all’ inaugurazione; Vito Crimi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’ Informazione e all’ Editoria; Mattia Fantinati, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla Pubblica Amministrazione. C.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

«Stop incrocio tv-giornali diventerà definitivo»

Il Sole 24 Ore

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«Il divieto di incroci stampa-tv non sarà più prorogato di anno in anno come avveniva in passato e diventa definitivo». Lo dice all’ Ansa il sottosegretario all’ Editoria Vito Crimi (M5S), sottolineando che nell’ emendamento milleproroghe che dovrebbe entrare in manovra è stata inserita una norma secondo la quale i soggetti che esercitano attività televisiva non possono acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali, con l’ eliminazione di ogni riferimento temporale. «È una norma che avevamo provato a proporre già in autunno e che ora siamo riusciti finalmente a inserire nel milleproroghe», spiega ancora Crimi. «È un passaggio importante perché quando parliamo di incroci tra tv e giornali si apre un vaso di Pandora – prosegue -. La scelta di limitare la concentrazione dei prodotti editoriali a tutti i livelli è essenziale per il pluralismo ed era giusto dare un assetto definitivo a questa previsione normativa». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Tv in crescita, è l’ effetto Netflix

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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ITMedia Consulting lo chiama «l’ effetto Netflix»: di qui al 2020 il la televisione italiana ricomincerà a crescere ma in maniera più selettiva: la tv attraverso la banda larga avrà raggiunto 8,5 milioni di abitazioni dai 3,8 milioni attuali, i ricavi da pay tv saranno ancora più alti di quelli pubblicitari e i tre maggiori operatori scenderanno per la prima volta sotto il 90% del mercato. Effetto Netflix, si capisce, è un titolo per riassumere quanto mette in luce il nuovo rapporto della società guidata da Augusto Preta: l’ effetto in generale è dovuto alla diffusione della banda larga e al suo utilizzo sempre più intenso come piattaforma di distribuzione televisiva con nuove offerte, al cambiamento delle abitudini di visione orientate all’ on demand e a alle scelte strategiche dei maggiori operatori oltre che alla crescita di quelli più piccoli. Innanzitutto ciò che accade nelle case: oggi il digitale terrestre è la piattaforma prevalente per il 54% delle famiglie (quella di riferimento, per intenderci, rispetto alle altre eventualmente presenti in casa), il satellite per il 30% e la broadband tv per il 16%. Nel 2020 ci sarà una sorta di livellamento: il terrestre scenderà al 37%, il sat al 29% e la bbtv andrà oltre il raddoppio, al 34%. Parallelamente, secondo ITMedia, la modalità di accesso primario per i contenuti tv fra due anni non sarà più la tv gratuita ma quella a pagamento, «una profonda, radicale trasformazione, anche culturale, del nostro paese». E nell’ ambito della pay tv non sarà più il satellite la piattaforma più utilizzata (scenderà dal 44% al 30%), ma appunto la bbtv, dal 38% di oggi al 61%, da terza a prima piattaforma in soli tre anni. Dopotutto la stessa Sky con la strategia multipiattaforma e l’ ingresso nella banda larga farà la sua parte in questo processo. Interessanti anche le previsioni sui ricavi: il mercato totale passerà dagli 8,2 miliardi attuali agli 8,8 miliardi del 2020, con un tasso medio annuo del 3,4% ma con il vero scatto proprio fra il 2019 e il 2020. A portare la fetta maggiore di ricavi sarà la pay tv (43% nel 2020, ora al 40%), mentre la pubblicità sarà ancora sotto (36%, ora al 38%) e il canone seguirà la sua strada. All’ interno dei ricavi pay, poi, il satellite scenderà (dal 78 al 68%) mentre la broadband tv salirà al 26% dal 9 attuale, nonostante ricavi medi per abbonato siano molto più bassi. Nel 2020, insomma, si dovrebbero vedere gli effetti della diffusione della banda larga e del maggiore uso dei servizi on demand non solo da parte dei più giovani. Il vod, si legge nel rapporto, nella duplice forma, per abbonamento (Svod, stile Netflix) e a consumo (Tvod, stile Chili), diventerà una componente sempre più rilevante della pay-tv, rappresentando alla fine del 2020 quasi il 20% del totale. «Un cambiamento significativo», commenta Preta, «anche se il vod non si sostituirà alla pay tv tradizionale, che mantiene le proprie risorse. Rispetto ad altri paesi come Usa, Regno Unito e Nord Europa, non dà luogo ancora a fenomeni di sostituzione, il cosiddetto cord-cutting». Infine le previsioni su come i vari soggetti si divideranno la torta dei ricavi del settore. E qui ci sarà un altro cambiamento epocale per il mercato italiano se le previsioni saranno confermate: i tre maggiori operatori scenderanno per la prima volta sotto il 90% e arriveranno intorno all’ 83% per far posto agli altri player che passeranno dal 9% al 17%. Sky sarà sempre prima e dovrebbe riuscire a non far calare troppo la propria quota di mercato, la Rai dovrebbe scendere dal 28 al 25,5%, senza grandi scossoni grazie al canone, e Mediaset, più esposta sul lato pubblicitario, dovrebbe passare dal 27 al 23%. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Messaggero Sant’ Antonio, congelati i licenziamenti. Un passo avanti nel confronto fra le parti dopo l’ annuncio della chiusura della redazione del mensile Messaggero di Sant’ Antonio, edito dai frati minori conventuali della Provincia italiana di sant’ Antonio di Padova. Ieri dopo uno scambio di e-mail, le rappresentanze di azienda e Sindacato giornalisti Veneto, si sono infatti sedute al tavolo sbloccando l’ impasse a seguito della comunicazione della convocazione del tavolo regionale su iniziativa dell’ assessore al lavoro, Elena Donazzan, il prossimo 18 dicembre. «L’ azienda», hanno sottolineato in una nota congiunta il Sindacato Giornalisti del Veneto e Messaggero Sant’ Antonio Editrice, «ha accettato di congelare l’ avvio della procedura di licenziamento degli otto giornalisti, per intraprendere una fase interlocutoria, durante la quale definire un percorso condiviso teso a trovare soluzioni alternative nell’ interesse reciproco. A tal riguardo si è concordato di dare continuità al contratto di solidarietà già in essere, in scadenza il 14 gennaio prossimo venturo, all’ interno di un quadro di sostenibilità economica. Questo primo incontro si è concluso con la decisione di sospendere lo sciopero a oltranza, dopo sei giorni di proteste attuate in redazione dai giornalisti a difesa del posto di lavoro. Sindacato giornalisti Veneto e la proprietà del Messaggero di Sant’ Antonio hanno deciso di proseguire la contrattazione in forma permanente». Lonely Planet Magazine sbarca in Italia. Magenta è pronta al lancio dell’ edizione italiana di Lonely Planet Magazine, previsto per la primavera 2019, in seguito alla firma di un accordo di licensing con Lonely Planet. La casa editrice attiva a livello mondiale nella realizzazione di guide di viaggio porta così a quattordici il numero di prodotti internazionali della rivista. A dirigere la testata, che sarà un magazine cartaceo, disponibile anche in edizione digitale, è stato chiamato Federico Geremei. Il giornalista è stato responsabile del canale tematico televisivo Marcopolo e come travel writer ha realizzato reportage per La Repubblica, L’ Espresso, Touring, Avvenire e Vogue. Nasce Focus Scuola. Mondadori lancia Focus Scuola, un magazine rivolto a tutti i docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, per aiutarli ad affrontare le nuove sfide che propone l’ insegnamento nell’ era digitale. Diretto da Sarah Pozzoli e disponibile solo su abbonamento, al costo di 69 euro (abbonamento annuale, 10 numeri) o 99 euro (abbonamento due anni, 20 numeri), il giornale nasce come strumento al servizio dei docenti, per affiancarli nel lavoro quotidiano attraverso consigli di pedagogia e di didattica per «stare bene» in cattedra e gestire le classi, conquistare autorevolezza, tenere a bada lo stress, attirare e tenere alta l’ attenzione degli allievi e motivarli nello studio. Su Rtl 102.5 la finale di X Factor 2018. Dopo l’ esperienza della scorsa edizione in cui per la prima volta nel mondo il programma è stato trasmesso in diretta radiofonica in radio, Rtl 102.5 si è confermata la radio di X Factor 2018 e, dopo i live, trasmetterà anche la finale di giovedì 13 dicembre live dal Mediolanum Forum di Assago. L’ emittente ha seguito tutte le fasi della dodicesima edizione del talent show prodotto da Fremantle e in onda su Sky Uno.

Sky Italia rinnova con Eurosport

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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I diritti tv delle manifestazioni sportive sono la leva più importante per una piattaforma televisiva a pagamento. E l’ alleanza, pur non esclusiva, tra Sky ed Eurosport appena rinnovata per il satellite e la fibra fino a tutto il 2021 costituisce proprio uno degli esempi più interessanti in questo senso. Sky sta puntando moltissimo sull’ ambiente Sky Q, che già ora ha oltre 500 mila abbonati, e sulla possibilità di ospitare, in questo ambiente, le app più importanti sul mercato: ci sono già Vevo, Spotify, Dazn, in primavera arriverà quella di Netflix, e pure Eurosport Player, che è una app ben sviluppata e di successo sul target di sportivi appassionati, dovrebbe sbarcare sul nuovo decoder di Sky. Il contratto tra Rai ed Rcs sport per i diritti tv in chiaro del Giro d’ Italia di ciclismo (e di altre gare importanti come la Milano-Sanremo o il Giro di Lombardia) è scaduto nel 2018: costava 12 milioni di euro all’ anno, e per il prossimo rinnovo Urbano Cairo chiede almeno 18 milioni di euro annui. Rai sta valutando l’ investimento e se ci sono i presupposti per un incremento del 50% dei costi anno su anno. Ma, a dire il vero, non c’ è grande concorrenza in Italia: Mediaset difficilmente investirebbe una cifra del genere per una manifestazione di tre settimane in maggio e in orari pomeridiani poco strategici (ricordiamo che il Biscione ha rinunciato a investire poco più di 30 milioni di euro all’ anno per un evento molto più importante come la Coppa Italia di calcio, rimasta in Rai con audience notevoli in prima serata e spalmate su molti mesi). Discovery Italia ha già i diritti del Giro d’ Italia attraverso Eurosport, e non ha interesse a fare investimenti di quella entità per trasmettere il ciclismo in chiaro su Nove o Dmax. E Sky, proprio grazie alla intesa con Eurosport, assicura già ai suoi abbonati il Giro d’ Italia (come il grande golf, il grande tennis, il grande ciclismo, il basket, gli sport invernali, il nuoto, l’ atletica leggera, lo snooker, ecc), e quindi si toglie dalla contesa, avendo pure meno interessi nel ciclismo poiché da fine 2019 non sponsorizzerà più alcun team. Tornando all’ alleanza Sky-Eurosport, infine, dopo aver firmato l’ intesa triennale con Discovery, il gruppo Sky sta discutendo con i vertici del broadcaster americano circa un accordo per rilevare anche la raccolta pubblicitaria dei canali Eurosport, che quindi, nel 2019, passeranno da Discovery Media a Sky Media. Resterà in capo a Eurosport, ovviamente, tutta la pianificazione pubblicitaria derivante dal network internazionale, mentre le campagne nazionali saranno invece a cura di Sky Media. Il contratto quadro firmato tra Discovery Italia e Sky Italia è ovviamente complessivo, e riguarda anche altri canali: finora Discovery forniva a Sky in esclusiva i quattro canali Discovery Channel, Discovery Science, Discovery Travel & living e Animal planet, e poi, non in esclusiva, i due canali di Eurosport. Col nuovo accordo si rinnova l’ intesa satellitare e via fibra sui canali Eurosport, sempre non in esclusiva, e su Discovery Channel e Science, anche questi non in esclusiva. Gli altri due canali, Travel & living e Animal planet, usciranno invece dalla piattaforma Sky il prossimo 31 gennaio, e verranno distribuiti solo attraverso la app Dplay. Eurosport, quindi, per ora non sarà compreso negli abbonamenti a Sky sottoscrivibili per il digitale terrestre. Dopo l’ accordo Sky-Discovery, potrebbe pure essere raggiunta una intesa affinchè dal 2019 una serie di contenuti di Discovery Italia siano disponibili on demand sulla piattaforma Sky. Uno su tutti, per fare un esempio succoso, lo show di Maurizio Crozza in onda su Nove. © Riproduzione riservata.

Pubblicità, i dieci mesi a +2,1%

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia chiude il mese di ottobre con un segno lievemente positivo, a +0,8% (-1,4% senza search e social), portando il periodo cumulato del 2018 a +2,1% rispetto allo stesso periodo del 2017. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search e sul social, l’ andamento nel periodo gennaio-ottobre è sostanzialmente stabile, a -0,2%. «Il mese di ottobre si chiude in leggera crescita, sul mercato generale: il +0,8% va letto come una sostanziale tenuta degli investimenti a ottobre, in una situazione di mercato caratterizzata dal clima di incertezza economica dovuto al braccio di ferro dell’ Italia con la Ue», ha spiegato Alberto Dal Sasso, ais managing director di Nielsen. «Se l’ andamento degli ultimi due mesi dell’ anno fosse in parità, la raccolta pubblicitaria per il 2018 chiuderebbe con una crescita dell’ 1,7%, come avevamo previsto. Ad oggi non vediamo segnali che possano smentire queste previsioni». Relativamente ai singoli mezzi, la tv a ottobre cala dell’ 1,7%, portando la variazione del periodo cumulato a +0,8%. Ottima la performance della Go Tv, che ha chiuso ottobre con un incremento pari al 27,1% e i primi dieci mesi dell’ anno a +15,8%. «Ottobre, con un fatturato che supera i 2 milioni di euro, è il mese più alto dopo giugno; ormai la crescita della Go Tv non è più una novità, ma una realtà che si sta confermando mese dopo mese. Aumentano i clienti che scelgono di presidiare due o tre degli ambienti della mobilità: stazioni, metropolitane e aeroporti con flight medi di almeno due settimane», ha commentato il presidente di Fcp-Assogotv Angelo Sajeva. «La Go Tv è sempre più pianificata dalle aziende tv oriented per coprire anche le/i responsabili acquisto qualificati come supporto alla video strategy. Infatti anche gli stessi editori tv pianificano per aumentare copertura e frequenza su questi target. Tra i settori più attivi gli alimentari con prodotti extra-fresco (yogurt e formaggi) e caramelle, media editoria con le radio e i player tv e video online come Netflix, Dazn e Now Tv (Sky). La Go Tv è diventata media privilegiato dalle catene distributive, alimentari e non, per le campagne promozionali a conferma del ruolo riconosciuto alla Go Tv di comunicare a target numerosi lavorando velocemente sull’ awareness e determinando la «call to action». Sul risultato positivo ha contribuito la possibilità di acquistare i nostri canali anche in modalità data driven che ci ha dato l’ occasione di allargare ulteriormente il bacino clienti, coinvolgendo i brand nativi digitali e prodotti con strategie di comunicazione 100% digital. E le imminenti vacanze natalizie valorizzeranno ulteriormente gli ambienti della Go Tv: le campagne del mese di dicembre potranno infatti raggiungere milioni di italiani in mobilità per gli acquisti natalizi prima, e raggiungere le famiglie e i luoghi di vacanza poi». Segno negativo per i quotidiani, che nel singolo mese calano del 4,2% e consolidano il periodo gennaio-ottobre a -5,5%. Stesso andamento per i periodici, sia a ottobre che nel periodo cumulato, con flessioni rispettivamente del 7,5 e dell’ 8,7%. Incrementi invece per la radio (+2,2%), che chiude la raccolta nei dieci mesi a +5,1%. Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, gli investimenti dell’ intero universo del web advertising chiudono il periodo cumulato in positivo a +8,2% (+4,3% se si escludono il search e il social). In crescita il cinema (+11,8%) e il transit (+13,1%). Rimane in calo l’ outdoor (-10,5%). Per quanto riguarda i settori merceologici, se ne segnalano 13 in crescita, con un apporto di circa 147 milioni di euro. Per i primi comparti del mercato si registrano andamenti differenti nel periodo gennaio-ottobre. Alla buona performance di bevande e alcolici (+10,2%), distribuzione (+2%) e media e editoria (+12,8%), si contrappongono i cali di toiletries (-18,3%), abbigliamento (-5,9%) e telecomunicazioni (-6,3%). Tra gli altri settori che contribuiscono alla crescita, continua l’ andamento positivo del tempo libero (+31,5%), servizi professionali (+18,9%) ed elettrodomestici (+18,6%). Relativamente all’ andamento nel singolo mese di ottobre, buone performance per cura persona (+10,5%) e industria/ edilizia/attività (+21,1%). © Riproduzione riservata.

Tv: +0,8%. Rai -4,3%, Discovery +0,8%, Sky +1,2%, Mediaset +2,2%, La7 +5,4%

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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I segni di recessione fanno capolino anche sul mezzo televisivo, che finora aveva trainato alla grande gli investimenti pubblicitari in Italia, ma che dopo l’ estate ha iniziato a battere la fiacca. In ottobre il piccolo schermo ha incassato un -1,74% complessivo rispetto allo stesso mese del 2017 (portando il periodo gennaio-ottobre a +0,8%), con una Rai a -7,7% (-4,3% nei primi dieci mesi dell’ anno) e Mediaset, che in sostanza fa il mercato tv, a -1%. Il Biscione, tuttavia, conserva un segno positivo nel cumulato gennaio-ottobre, che chiude a +2,2% con 1,742 miliardi di euro raccolti (soprattutto grazie al boom dei Mondiali di calcio estivi). Si è fermata pure la ascesa del gruppo Discovery, che in ottobre flette del 5,7% sull’ ottobre 2017, e che conserva un piccolo segno positivo, +0,8%, nei primi dieci mesi dell’ anno. Bene Sky, con un +1,5% in ottobre e un +1,2% tra gennaio e ottobre, periodo in cui ha raccolto 377,7 milioni di pubblicità. E grande protagonista autunnale, pur partendo da basi piccole, è di certo La7: spettacolare +14,7% in ottobre (18,2 milioni di euro incassati) e +5,4% complessivo nei primi dieci mesi 2018, con una raccolta pari a 131,2 milioni. La torta pubblicitaria televisiva, pari a 390 milioni di euro complessivi in ottobre, è così spartita: Mediaset 57,9%, Rai 18,5%, Sky 12,2%, Discovery 6,7% e La7 4,6%.

Sky dice stop: addio allo sponsor più ricco

Libero

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n«Farò sia il Giro che il Tour, anche se il Giro rimane il mio primo obiettivo». Così Vincenzo Nibali, dal ritiro croato di Hvar, ha illustrato i suoi programmi per il 2019. Debutto ad inizio febbraio con la Vuelta Valenciana, poi Uae Tour, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo da campione in carica, Tour of the Alps e Liegi-Bastogne-Liegi. E a maggio sarà a Bologna per cercare di fare tripletta nella Corsa Rosa equiparandosi ai grandi del passato, da Gimondi a Hinault. A dare una mano alla sua Bahrain Merida ci sarà anche la McLaren, entrata al 50% nel capitale del team per offrire un supporto tecnologico soprattutto nelle bici. E se Nibali raddoppia, c’ è invece chi lascia. A fine ottobre Sky cesserà si essere il primo sponsor del team guidato da Dave Brailsford. Lo squadrone britannico verrà a perdere così 39 milioni di budget, nettamente il più ricco tra le squadre del World Tour, ma è difficile immaginare che non caschi in piedi anche se formalmente è alla ricerca di un partner forte. Intanto però nel 2020 debutterà in gruppo il Gcp (Global Cycling Project), progetto cinese che garantisce un esborso anche superiore, mentre gli italiani latitano. F.DAN.

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Prima Comunicazione

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