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Rassegna Stampa del 12/12/2018

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Indice Articoli

“Licenziamenti antisindacali”: Sky finisce in tribunale

Suggestioni sovraniste, ma la Rai non si è mai chiamata Eiar

I giornalisti eroi nella guerra anti -fake sono loro i personaggi dell’ anno di Time

Accordo triennale per Eurosport e Discovery su Sky

Idee opposte, percorso comune

Ads, ottobre non scalda le copie

Chessidice in viale dell’ Editoria

Tv8 vede l’ utile: 3,1 mln di euro

«La Rai non mi manda in onda. Sono scomoda?»

Dati Ads: diffusione e vendita a ottobre di quotidiani e settimanali, a settembre dei mensili (TABELLE)

“Licenziamenti antisindacali”: Sky finisce in tribunale

Il Fatto Quotidiano

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Oltre agli impiegati e ai tecnici che hanno ottenuto l’ annullamento dei licenziamenti – già in sei -, Sky Italia rischia la condanna per comportamento antisindacale. Che non sarebbe neanche la prima. Decisamente non è semplice, davanti ai giudici, difendere le scelte che hanno portato, nel 2017, al trasferimento di quasi tutta la redazione di Skytg24 e di gran parte degli uffici da Roma a Milano. Stampa Romana, sindacato dei giornalisti del Lazio, ha fatto ricorso al Tribunale di Roma sostenendo che l’ azienda abbia violato l’ accordo dell’ aprile 2017, approvato dall’ assemblea di redazione, in cui si impegnava a “evitare soluzioni traumatiche”. Non è stato così per chi ha rifiutato il trasloco, “volontario” e incentivato, nel capoluogo lombardo. Tre giornaliste sono state licenziate, compresa una che assiste a Roma parenti disabili secondo le regole della legge 104; due sono state comandate in trasferta a Milano e punite con uno e cinque giorni di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione. Lazzaro Pappagallo e Loredana Colace, segretario e vicepresidente di Stampa Romana, erano presenti ieri alla discussione del ricorso. La giudice Valentina Cacace si pronuncerà nelle prossime settimane.

Suggestioni sovraniste, ma la Rai non si è mai chiamata Eiar

Corriere della Sera

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Effetto Foa. In Rai si comincia a percepire la linea politica dettata dal presidente sovranista Marcello Foa? Lunedì scorso, alcuni storici sono sobbalzati sulla sedia nel leggere un tweet di RaiPlay. Testuale: «Vi è piaciuta la Prima di #Attila? Già da quando la Rai si chiamava ancora Eiar era tradizione raccontare l’ evento del @teatroallascala». Quando la Rai si chiamava Eiar? Immagino che il redattore di RaiPlay, «stimolato da una fan», intendesse solo riferirsi alle storiche messe in onda della prima della Scala, solo questo, ma formalmente la Rai non si è mai chiamata Eiar, c’ è una netta separazione fra le due aziende. C’ è o ci dovrebbe essere? Ecco il problema che gli storici stanno affrontando: la Rai nasce sulle ceneri dell’ Eiar, senza una vera fase di discontinuità (esattamente com’ è successo in altri apparati dello Stato). Il 26 ottobre 1944, tramite decreto legislativo luogotenenziale, l’ Eiar è riaperta nell’ Italia liberata con la nuova ragione sociale Radio Audizioni Italiane, che aveva come socio di maggioranza la Sip. Il primo direttore della società è il liberal-cattolico Arturo Carlo Jemolo, ma l’ azienda è saldamente in mano a un gruppo dirigente molto attivo in epoca fascista e presto reintegrato con sommari processi di riabilitazione (tutti partigiani!). Una precedente incorporazione era già successa con l’ Uri, la prima società concessionaria della radiodiffusione in Italia. Nel capitale privato dell’ Uri, insieme alla Sip (una società di Riccardo Gualino che poi si occuperà di telefonia), c’ erano Marconi, Agnelli e la General Electric. Ma nel 1927, Mussolini, intuendo le enormi potenzialità della radio, s’ impadronisce dell’ Uri e la trasforma nell’ Eiar. A separare l’ Eiar dalla Rai c’ è il mito fondativo della Liberazione, della Repubblica e della Costituzione. Involontariamente, RaiPlay ci suggerisce che è solo un mito, una suggestione?

I giornalisti eroi nella guerra anti -fake sono loro i personaggi dell’ anno di Time

Il Mattino

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LA STORIA NEW YORK I guardiani della verità, cioè i giornalisti che hanno pagato con la vita o con la propri libertà l’ impegno di cercare e raccontare la verità: questi per la rivista Time sono i personaggi dell’ anno. Per il numero di fine dicembre, il famoso settimanale americano ha deciso di pubblicare quattro diverse copertine. Una sarà dedicata per la prima volta nella storia di questa iniziativa a un individuo già deceduto, Jamal Kashoggi, l’ opinionista del Washington Post ucciso il 2 ottobre nel consolato saudita in Turchia. Un’ altra copertina sarà dedicata alla redazione del quotidiano locale The Capital Gazette del Maryland, cinque membri della quale sono stati uccisi lo scorso giugno da un fanatico nemico dei media. La terza copertina porta l’ immagine di Maria Ressa, editor di un sito di informazioni nelle Filippine, imprigionata per i suoi articoli critici contro la violenza del governo di Rodrigo Duterte. E infine la quarta è dedicata a due reporter birmani dell’ agenzia Reuters, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, anch’ essi in prigione per i loro servizi sui massacri della minoranza Rohingya a Myanmar (ex Birmania). Il direttore di Time, Edward Felsenthal, ha scritto che la rivista ha riconosciuto che «dalla Russia, a Riad, alla Silicon Valley, la manipolazione e l’ abuso della verità costituiscono il filo comune in molte delle principali storie di quest’ anno». E quindi si sono voluti riconoscere i giornalisti che «hanno pagato un prezzo terribile» nel corso di questa «guerra contro la verità». Donald Trump era sicuro che la copertina sarebbe andata a lui, com’ era già successo nel 2016, dopo la sua elezione. Time ha fatto sapere che effettivamente il presidente si è piazzato secondo nel voto della redazione, mentre al terzo posto è andato il procuratore speciale dellavicenda Russiagate, Robert Mueller. Trump era convinto di meritarsi la copertina per i suoi successi. Se è arrivato in cima alle valutazioni, tuttavia, i motivi sono diversi, e alquanto negativi. La rivista spiega che il nostro mondo oggi è pieno «di despoti che odiano la verità e la libera stampa», e aggiunge «questo mondo è guidato dal presidente Donald Trump». L’ anno scorso la copertina è stata dedicata alle donne che hanno rotto il silenzio sugli abusi sessuali creando il movimento #MeToo. La tradizione risale al 1927. Anna Guaita © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Accordo triennale per Eurosport e Discovery su Sky

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Accordo triennale fra Sky e Discovery in Italia. A quanto risulta al Sole 24 Ore le due media company hanno raggiunto la quadratura del cerchio attorno a un’ intesa triennale che garantirà la visione dei canali del gruppo Discovery, fra cui anche i canali Eurosport, sulla piattaforma Sky. La nuova intesa è stata firmata nei giorni scorsi. È dal 31 agosto che la partnership fra le due media company era scaduta. I canali Discovery ed Eurosport nel frattempo sono rimasti visibili agli abbonati Sky in virtù di un accordo transitorio previsto per gestire questa fase fino al raggiungimento di un’ intesa definitiva, come avvenuto pochi giorni fa. L’ accordo, peraltro, non era da dare totalmente per scontato. Basti pensare che in Uk un’ intesa a inizio 2017 è arrivata in extremis, scongiurando solo all’ ultimo il possibile oscuramento dei canali per gli abbonati di Sky. Il gruppo Discovery, guidato in Italia da Alessandro Araimo, ha 8 canali free to air (Nove, Real Time, Dmax, Giallo, Motor Trend, Food Network, K2 e Frisbee) e 7 canali pay (Discovery Channel, Discovery Science, Discovery Travel&Living, Animal Planet in esclusiva su Sky; ID – Investigation Discovery, in esclusiva su Mediaset Premium; Eurosport e Eurosport 2 su Sky e Mediaset Premium). A quanto Il Sole 24 Ore ha potuto verificare, in base al nuovo accordo a partire da gennaio dalla piattaforma Sky spariranno i due canali Discovery Travel&Living e Animal Planet. La decisione di cosa fare con questi due canali sarà poi del gruppo Discovery che potrebbe, ad esempio, spostare i contenuti su Dplay o cederli ad altre piattaforme qualora ne facessero richiesta. Allo stesso tempo però, ed è uno degli altri aspetti qualificanti dell’ accordo, molto si giocherà sull’ on demand. L’ intesa, in definitiva, andando a ridisegnare il perimetro della partnership far i due player, porta al centro dell’ attenzione le nuove modalità di fruizione e i cambiamenti che stanno interessando il mondo del consumo di audiovisivo. Che si sta spostando progressivamente sull’ on demand. In questo quadro, i contenuti che passeranno sui canali del gruppo Discovery entreranno a far parte della library di Sky che sui contenuti ad alto valore aggiunto punta con decisione, anche considerando le nuove tecnologie come il “superdecoder” Sky Q. Dall’ accordo, che non è esclusivo sui canali in questione, restano fuori le Olimpiadi (estive e invernali) di cui il gruppo Discovery, che controlla Eurosport, nel giugno 2015 ha acquisito in tutta Europa i diritti per 4 edizioni (2018, 2020, 2022 e 2024) per 1,3 miliardi. Se Sky vorrà, dovrà mettere mano al portafogli. Centrale in questo accordo, invece, l’ offerta dei canali Eurosport, che fra i vari diritti, ha quelli dell’ Australian Open come dell’ Us Open di tennis e che saranno visibili sulla piattaforma. Sul tavolo, in questo caso, c’ è la raccolta pubblicitaria che a partire da marzo 2019 dovrebbe andare a Sky Media . Non tutta la pubblicità, visto che su Eurosport va una parte di pubblicità “pan euro” raccolta direttamente dalla struttura centrale di Parigi (e quella resterà fuori dall’ intesa) oltre alla parte italiana su cui invece la concessionaria Sky dovrebbe subentrare, con però un meccanismo di revenue sharing sulla raccolta. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Idee opposte, percorso comune

Italia Oggi
CESARE MAFFI
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Le divisioni fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si accentuano, ma presto si ricomporranno. E così di nuovo, come ormai è costante. È spesso il leghista a tirare la corda, ma il collega grillino ci si mette sovente di buzzo buono. Non mancano le invasioni di campo, quale l’ ultima, plateale, del responsabile dell’ Interno che s’ improvvisa ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro, ovviamente pestando i piedi al legittimo titolare dei due dicasteri. Per il vero più volte Salvini si è pure intestato gli Esteri, ma l’ inquilino (tecnico) della Farnesina abbozza, diversamente dal politico Di Maio. C’ è un fattore che rende arduo il trovare un’ intesa fra leghisti e pentastellati, soprattutto fra i rispettivi capi. Alle politiche la Lega ha ottenuto il 17 per cento, il M5s il 32 per cento: la forza parlamentare ne è conseguenza. Quindi, i leghisti sono minoritari, per voti popolari, deputati e senatori, rispetto agli alleati. Però i sondaggi assegnano costantemente al Carroccio una percentuale superiore al 30 e ai cinquestelle un dato inferiore allo stesso 30 per cento. Salvini si serve di questa condizione virtuale, un po’ sullo stile del Berlusconi d’ una volta («siamo al %», «sono lieto di comunicare che abbiamo superato il %»), mentre Di Maio è forte della concreta consistenza dei parlamentari che sorreggono l’ esecutivo. Il capo pentastellato si trova, settimana dopo settimana, oggetto dei richiami, delle insoddisfazioni, delle proteste (riservate, beninteso, alla faccia della trasparenza), che gli giungono in forma crescente dall’ interno del movimento, fino a talora mutarsi in esternazioni formali. La sensazione nell’ intero mondo politico è la stessa percepita dagli osservatori: comanda Salvini. Il calo di simpatie per il M5s e la corrispondente crescita per la Lega dimostrano che il percorso del governo reca finora giovamento solo ai leghisti. Dunque, Di Maio deve contenere le offensive salviniane e imprimere al governo ritmi propri. Deve farlo presto ed efficacemente, guardando pure all’ imminente ritorno del Guevara Dibba sulla scena nazionale. Il fatto è che temi come la ristesura del bilancio, le richieste del mondo imprenditoriale, le pretese delle regioni in termini di maggiori poteri (e soldi), l’ atto mondiale sulle migrazioni, le grandi opere (la Tav su tutte), vedono una contrapposizione frontale tra pentastellati e leghisti, gli uni e gli altri toccati su tradizionali impegni propri. Basta riflettere sull’ opposizione pentastellata alla Tav (c’ era pure quella al gasdotto Tap, ma è stata rimangiata con acre dolore dei grillini pugliesi) e sui referendum leghisti nel Lombardo-Veneto per capire quanto risulti complicato mediare. Eppure altre mediazioni si dovranno trovare. A volte prevarrà il principio della competenza di settore, contro la quale Salvini si trova spesso con le mani legate (un solo esempio: i tagli all’ editoria, sui quali sta prevalendo l’ estremismo di Vito Crimi); altre volte ciascuno dovrà cedere qualcosa, anche più di qualcosa, nel proprio àmbito. Se i cedimenti ora grillini ora leghisti non si prospettassero, la naturale conseguenza sarebbe la crisi di governo. È un evento che né gli uni né gli altri vogliono, almeno adesso e chissà per quanto ancora. © Riproduzione riservata.

Ads, ottobre non scalda le copie

Italia Oggi
PAGINA A CURA DI MARCO A. CAPISANI
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La Verità col +14,9%, Libero col +7,4%, il Fatto Quotidiano col +4,7% e Quotidiano Nazionale-Qn Giorno col +3,6% si confermano lo zoccolo duro dei quotidiani che aumentano con costanza le diffusioni complessive su carta e digitale. Ma lo scorso ottobre, rispetto allo stesso mese del 2017, si aggiunge anche Repubblica segnando un +1,2%, stando ai dati Ads. Resta invece il segno negativo davanti per le altre testate che vedono posizionarsi, in ordine decrescente, Quotidiano Nazionale-Qn Telegrafo giù del 22,3%, Giornale del 12,1%, Stampa dell’ 11,7%, Messaggero del 7,5%, Quotidiano Nazionale-Qn Nazione del 5%, Quotidiano Nazionale-Qn Resto del Carlino -4,3%, Corriere della Sera del 4%, Sole 24 Ore del 2,2% e Avvenire dello 0,9%. In campo sportivo Corriere Sport-Stadio contrae del 13,5% e del 14,2% con l’ edizione del lunedì, Gazzetta dello Sport del 6% e del 6,6% al lunedì, TuttoSport del 2,5 e dell’ 8,8% il lunedì. Nella classifica a 10 il Corriere della Sera è sempre primo così come Repubblica seconda che però, questo mese, distanzia di 13.621 copie il terzo classificato: Quotidiano Nazionale-Qn (dorso sinergico di Giorno, Nazione, Resto del Carlino e Telegrafo). Quarto è il lunedì della Gazzetta dello Sport, a ottobre seguito dal Sole 24 Ore che supera la Gazzetta dello Sport nel resto della settimana (ora sesta). Stampa, Avvenire, Messaggero e il lunedì del Corriere Sport-Stadio chiudono l’ elenco dei primi 10 per copie totali diffuse su carta e digitale. In edicola si riducono a tre i giornali al rialzo, con la Verità che cresce del 12,2%, Libero del 7,6% e Qn-Giorno del 3,6% mentre sono passati in terreno negativo Repubblica, in calo del 7,5%, e Fatto Quotidiano del 3,1%. Non si discostano dal segno negativo Qn-Telegrafo (-23,2%), Stampa (-14,3%), Corriere Sport-Stadio (-13,3% e -15,8% il lunedì), Giornale (-12,6%), Sole 24 Ore (-8,4%), Avvenire (-7,4%), TuttoSport (-7,4% e -13,8% il lunedì), Messaggero (-6,3%), Gazzetta dello Sport (-5,4% e -7% il lunedì), Qn-Nazione (-5,4%), Qn-Resto del Carlino (-4,6%) e infine Corriere della Sera (-2,7%). Nella top ten dei canali di vendita previsti dalla legge (di cui l’ edicola è il principale) ci sono alcune novità a partire dal primo posto, che conferma Quotidiano Nazionale-Qn primo come a settembre (ma non ad agosto) e il Corriere della Sera secondo. Ma questa volta la differenza tra le due testate è di 2.996 copie e non più delle contenute 199 settembrine. Anzi, il dato più recente si avvicina alle 3.700 con cui era il Corriere della Sera a distaccare Quotidiano Nazionale-Qn ad agosto. Con le prossime rilevazioni Ads si vedrà se e come prosegue il valzer a due per il primato in edicola, dove le copie vendute hanno un peso maggiore, perché acquistate ogni giorno dai lettori. La top ten prosegue col lunedì della Gazzetta dello Sport e Repubblica, che a settembre aveva conquistato il quarto gradino e ora lo mantiene. Arrivano dopo le altre uscite settimanali della Gazzetta dello Sport. Stampa, il lunedì del Corriere Sport-Stadio e ancora Messaggero e Corriere Sport-Stadio in settimana. Ritorna al decimo posto il Giornale, spodestando il lunedì di TuttoSport. Anzi, quest’ ultimo slitta di due posizioni e viene superato anche dal Sole 24 Ore. Ma sia per il lunedì di TuttoSport sia per il Sole 24 Ore si ragiona fuori dalla classifica. Sul digitale, infine, fioccano i segni positivi per quasi tutte i quotidiani tanto che si evidenziano, per contrasto, le testate che diminuiscono le diffusioni totali nelle varie tipologie di copie digitali. Così è per la Gazzetta dello Sport (-10% in settimana e al lunedì) e la Stampa (-3,6%). Il Corriere della Sera è sostanzialmente stabile (-0,2%). Tutti gli altri quotidiani avanzano (e da qui il trend influenza in parte il totale diffusioni carta+digitale) come TuttoSport (+209,4% e +207,1% il lunedì), Corriere Sport-Stadio (+206,1% e +201,2% al lunedì), la Verità (+104,1%), Repubblica (+46,2%), Libero (+31,8%), Qn-Giorno (+27,9%), Fatto Quotidiano (+27,8%), Avvenire (+19,8%), Qn-Resto del Carlino (+11%), Qn-Nazione (+10,5%), Giornale (+9,7%), Messaggero (+6,2%) e Sole 24 Ore (+1,8%). Nel ranking digitale, Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e Fatto Quotidiano (quinto) confermano l’ ordine di arrivo. Così pure Avvenire al sesto gradino mentre il lunedì della Gazzetta dello Sport è settimo e il Messaggero ottavo. Come nei mesi precedenti le altre uscite della Gazzetta dello Sport e il Gazzettino sono, rispettivamente, nono e decimo. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Albertino direttore artistico di m2o. Alberto Di Molfetta, meglio noto come Albertino, è il direttore artistico della nuova m2o, l’ emittente del gruppo Gedi insieme con Radio Deejay e Capital. Entrato a Deejay con il fratello Linus all’ inizio degli anni 80, continuerà a collaborare con l’ emittente maggiore del gruppo, mentre a m2o sostituisce Fabrizio Tamburini e avrà la responsabilità, spiega una nota, di «un progetto unico e trasversale al via nei prossimi mesi, per una radio contemporanea, dinamica, con una spiccata identità, raffinata, aspirazionale, dove riconoscersi come comunità». Edicole alla riscossa. L’ Anci, l’ Associazione nazionale comuni italiani, e le organizzazioni sindacali degli edicolanti hanno sottoscritto il 4 dicembre il protocollo d’ intesa per contrastare la crisi del settore editoria e garantire una rete capillare di edicole su tutto il territorio nazionale, attraverso una serie di misure che vanno dalle agevolazioni fiscali, all’ applicazione della normativa e delle relative sanzioni, all’ ampliamento dei beni e servizi offerti in edicola (anche su suolo pubblico) per finire con la possibilità di svolgere servizi al cittadino. La profonda crisi che nell’ ultimo decennio sta interessando il settore dell’ editoria quotidiana e periodica ha ripercussioni su tutta la filiera del settore colpendo anche la distribuzione e le edicole. L’ obiettivo del protocollo d’ intesa è di riqualificare, modernizzare e trasformare le edicole in luoghi al servizio delle comunità locali. La sensibilizzazione delle amministrazioni comunali ha un ruolo fondamentale negli accordi del protocollo affinché sia data agli edicolanti la possibilità di ampliare la categoria di servizi offerti (pagamento ticket, prenotazioni visite mediche, richieste certificati ecc.), sia assicurata una presenza capillare delle edicole anche nelle zone più periferiche, vi siano riduzioni nel canone per le occupazioni del suolo pubblico, vengano liberalizzati orari e periodi di chiusura. «Penso che i Comuni possano far molto per le edicole», ha detto il presidente dello Snag Armando Abbiati, «come le edicole fanno molto per i cittadini del loro territorio (garantendo l’ accesso all’ informazione) e penso che le edicole potranno fare ancora di più una volta che verranno rimossi gli ostacoli alla commercializzazione di beni e servizi diversi». Giglio Group cederà le attività media tradizionali, 2018 sopra target. Giglio Group si appresta a dismettere le attività legate ai media tradizionali e punta a chiudere il 2018 con risultati superiori rispetto al piano industriale. «Per noi è un momento di grande evoluzione perché avevamo una parte della nostra attività legata ai media tradizionali che stiamo dismettendo», ha detto Alessandro Giglio, presidente e a.d. dell’ omonimo gruppo a margine della quarta edizione del Progetto «Rivelazioni – Finance For Fine Arts» a Genova. «Stiamo negoziando una cessione perché è una parte non più sinergica con l’ attività di e-commerce 4.0», ha aggiunto. Secondo il top manager «sarà una cessione interessante. Stiamo negoziando e Sarà fatta registrando una plusvalenza. Dovrebbe avvenire indicativamente entro gennaio, quindi a breve». Dal punto di vista finanziario Giglio ha sottolineato: «Siamo in linea con le previsioni anzi siamo leggermente avanti rispetto al piano industriale». Per quanto riguarda Ibox «la piattaforma di e-commerce 4.0 la cui caratteristica principale è di mettere e di esporre virtualmente i prodotti del Made in Italy nei principali marketplace del mondo», il presidente e a.d. del gruppo ha sottolineato che «abbiamo superato gli 80 marketplace in tutto il mondo, contiamo di arrivare a 200 ed entro la fine del 2019 di superare i 150 market place».

Tv8 vede l’ utile: 3,1 mln di euro

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il canale televisivo Tv8 di Sky Italia è diventato grande, produce utili e ha terminato la fase di start up. Dopo aver perso 20,7 milioni di euro nei suoi primi anni di vita, infatti, la Nuova società televisiva italiana srl, che edita e produce Tv8, ha infatti chiuso l’ esercizio 2018 (al 30 giugno) con 3,1 milioni di utili (rispetto ai 9,7 milioni di perdite del 2017), ricavi per 61,1 milioni, in crescita del 22% sull’ esercizio precedente, e una gestione più oculata dei diritti televisivi, i cui costi sono calati del 9,5% a quota 45,8 milioni. Il combinato disposto ha avuto, ovviamente, effetti positivi sull’ ebitda, che nel 2018 è positivo per 4,6 milioni di euro rispetto ai 12 mln in rosso del 2017, così come sull’ ebit, che sale a 4,57 mln rispetto ai -12 mln dell’ esercizio precedente. Peraltro Tv8, che nei 12 mesi da luglio 2017 a giugno 2018 ha raggiunto una media di share sulle 24 ore dell’ 1,93% (+22% sull’ esercizio 2017) ed è sesta rete sul target 15-54 anni, è destinata a migliorare ulteriormente i ricavi nell’ esercizio 2019, poiché la share media sulle 24 ore, da luglio a ottobre, sta crescendo del 16%, con stime di ricavi 2019 attorno ai 70 milioni di euro. Ovviamente, quando si parla di ricavi per Tv8 si fa riferimento esclusivamente alla raccolta pubblicitaria a cura di Sky Media. Punti di forza del palinsesto di Tv8, canale tv controllato al 100% da Sky Italian holdings srl, sono i programmi prodotti ad hoc per il canale, tipo Guess my age (con Enrico Papi), Cuochi d’ Italia (con Alessandro Borghese), Italia’ s got talent, e poi i ricchi contenuti di Sky, da MasterChef a X Factor (che nella edizione 2018 è andato su Tv8 pure nelle puntate live, in differita al mercoledì), fino allo sport con la Formula Uno, la MotoGp o i match della Europa League di calcio. Con i suoi 61,1 milioni di ricavi 2018, destinati a salire a 70 milioni nel 2019, Tv8 ora stacca nettamente Nove, il canale in chiaro di Discovery Italia con cui si è sin dall’ inizio confrontato, non fosse altro per questioni di vicinanza di lcn. Nove, che comunque già produce utili, ha chiuso infatti il 2017 a 50,8 milioni di ricavi, ma nel corso del 2018 gli ascolti non sono migliorati rispetto all’ esercizio precedente, ed è quindi probabile che le entrate pubblicitarie 2018 crescano, ma non a livelli molto sensibili. © Riproduzione riservata.

«La Rai non mi manda in onda. Sono scomoda?»

Libero

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Vladimir Luxuria, su Twitter, se la prende con la Rai per lo spostamento di una puntata del programma “Alla lavagna”, alla quale aveva preso parte. Luxuria ipotizza addirittura una censura: «Ho appena saputo che per la seconda volta il programma “Alla Lavagna” previsto su Rai3 in cui parlo di #bullismo e #omofobia in una classe con i bambini è stato spostato, non so quando e se andrà in onda: forse in questo periodo certi temi sono troppo scomodi persino per #Rai3?». Replica della Rai: la puntata è stata solo rinviata per consentire di “esaurire” la programmazione di “Non ho l’ età” e per lasciare spazio a una serata celebrativa di Piero Angela, in occasione dei suoi 90 anni.

Dati Ads: diffusione e vendita a ottobre di quotidiani e settimanali, a settembre dei mensili (TABELLE)

Prima Comunicazione

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Sono disponibili da martedì 11 dicembre i nuovi dati mensili stimati dagli editori, riferiti al mese di ottobre 2018 per quotidiani e settimanali, e al mese di settembre 2018 per i mensili. QUOTIDIANI – I dati dei quotidiani a ottobre 2018 (.xls) SETTIMANALI – I dati dei settimanali a ottobre 2018 (.xls) MENSILI – I dati dei mensili a settembre 2018 (.xls) In arrivo le tabelle con i trend dei quotidiani realizzate da L’ Ego Editoriale per Primaonline.it.

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