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Rassegna Stampa del 11/12/2018

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Casalino, Odg archivia istruttoria su audio contro i tecnici Mef

I giorni ruggenti del Tg2 più salviniano di Salvini

Crimi taglia i fondi e attacca la «casta dei giornalisti»

«Il messaggio del Papa bussola anti-fake news»

Chessidice in viale dell’ Editoria

Nei tg è record di servizi sull’ emergenza migranti “Il 70% sulla criminalità”

Casalino, Odg archivia istruttoria su audio contro i tecnici Mef

Il Fatto Quotidiano

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Il Consiglio di disciplina dell’ Ordine dei giornalisti della Lombardia ha archiviato l’ istruttoria su Rocco Casalino relativa al messaggio audio nel quale definiva “pezzi di merda” i tecnici del ministero dell’ Economia. L’ Odg lombardo, a cui è iscritto il portavoce del premier Conte, era chiamato a verificare “nell’ ambito dell’ autonomia riconosciutagli”, se le dichiarazioni, il loro tenore e l’ uso del linguaggio fossero stati “pertinenti, continenti e compatibili” con gli articoli 2 e 11 della legge professionale. Ed evidentemente così era, stando alla decisione presa dai componenti. L’ Ordine aveva aperto l’ istruttoria a fine settembre dopo la pubblicazioni su vari quotidiani online dell’ audio di Whatsapp nel quale Casalino aveva parlato di una “mega-vendetta” contro i funzionari del Mef, guidato da Giovanni Tria, nel caso in cui non fossero stati trovati i fondi per il reddito di cittadinanza. Casalino si era difeso spiegando che si trattava di una “conversazione privata” con due giornalisti (Pietro Salvatori e Alessandro De Angelis, inviato e vicedirettore dell’ Huffington Post che hanno smentito di aver diffuso loro l’ audio) e che “non c’ era nessun proposito concreto”.

I giorni ruggenti del Tg2 più salviniano di Salvini

Il Fatto Quotidiano
Tommaso Rodano
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Fuori i partiti dalla Rai, dicevano. Lettera morta del contratto di governo: “Maggiore trasparenza, eliminazione della lottizzazione politica e promozione della meritocrazia”. I primi mesi della Rai gialloverde superano ogni immaginazione. Due manifesti: il Tg1 filogovernativo e il Tg2 ultrasalviniano. Da quando al timone c’ è Gennaro Sangiuliano – che su Facebook si dichiarava “caro amico” del Capitano – la seconda rete è militante. E in queste settimane sta dando il massimo. Le mani del Capitano Il 26 novembre il Tg2 celebra la prode impresa del ministro dell’ Interno (con il comune di Roma e la regione Lazio, ma poco importa): l’ abbattimento di una villa abusiva sequestrata al clan Casamonica nel 2013. Il Capitano indossa un caschetto e aziona la prima ruspa. Il Tg2 delle 13 gli dedica un titolo di apertura e ben due servizi. Il linguaggio è semplicemente epico: “Il rumore sordo e la polvere () A guidare la ruspa c’ è Matteo Salvini, casco bianco e mani ferme sui comandi. Demolitore e ricostruttore, così si definisce il ministro. In questa battaglia che, sottolinea, non ha colore politico, ma è per dire che vincono i buoni, sempre e ovunque”. Decreto e difesa Il 27 e il 28 novembre sono i giorni del decreto sicurezza (o decreto Salvini). Martedì 26, è la notizia del giorno: Sangiuliano gli dedica il primo titolo e i primi due servizi del Tg (ore 20:30). “Questa sarà la vera rivoluzione, parola di Matteo Salvini. Il decreto sicurezza, bandiera politica e di governo per il ministro ottiene la fiducia: 336 sì. Niente spot, concretezza, che va dalla lotta alla mafia all’ immigrazione. (Salvini in viva voce) ‘Io penso che sia un grande passo in avanti per un’ Italia più sicura. Accogliente con chi merita accoglienza”. Il giorno dopo si aggiunge la cronaca nera da Arezzo, dove il commerciante Fredy Pacini spara e uccide un ladro. Nel Tg2 serale i primi 9 minuti sono tutti, di fatto, sull’ agenda di Salvini: 5 servizi tra decreto sicurezza e legittima difesa. Alcuni estratti. Il primo: “È un applauso ad accogliere Fredy Pacini di ritorno nella sua azienda, in attesa dell’ autopsia e dell’ interrogatorio. Prima di allora Fredy Pacini non parlerà. Neanche al ministro Salvini, che oggi lo ha chiamato. (parla l’ avvocato di Pacini) ‘Lui è veramente dispiaciuto di non averci potuto parlare ma ci parlerà sicuramente in questi giorni'”. Nel secondo c’ è l’ intervista a Graziano Stacchio, benzinaio che ha sparato a un ladro, e icona leghista: “Quando giudichiamo che uno non deve farsi giustizia da sé, è retorica. Questa non è giustizia, è autodifesa (). Possiamo abbandonare uno che dopo essere stato depredato per anni reagisce così?”. Il terzo: “Una telefonata a Fredy Pacini per dirgli (): ‘Noi siamo con lui’. E la solidarietà del ministro diventa battaglia politica, manifesto d’ intenti”. La folla oceanica Sabato la manifestazione della Lega a Roma viene oscurata dalla tragedia di Corinaldo, ma la copertura del Tg2 è eccellente: tre servizi e oltre 5 minuti di scaletta. La scrittura commuove: “È la piazza del silenzio e della costruzione, la piazza di Matteo Salvini (). Questa è la piazza del buonsenso e della normalità, lo ripetono tutti, lo dice Salvini, mano sul cuore e colonna sonora (in sottofondo la Turandot)”. Il secondo video è una diretta dell’ inviata in Piazza del Popolo: “Più di una volta il ministro ha voluto ricordare le vittime di Ancona. Ha detto: io oggi andrò ad Ancona, non perché devo ma perché lo sento (). Una piazza pienissima, si parla di centomila persone (non più di trentamila, ndr), 220 i pullman arrivati, tre treni speciali”. Il terzo servizio arriva proprio da un pullman (Napoli-Roma). “Sono le 7 e 30, hanno tra i 20 e i 25 anni, parte qui la giornata dei giovani leghisti campani. Qualcuno lavora, qualcuno no, sono tutti simpatizzanti”. La politica è sacrificio: ” Cosa molto importante: si sono tutti autotassati per pagare il pullman che li porterà a Roma”. Gli eroi della Lega son tutti giovani e belli: il Tg2 li mostra mentre cantano l’ inno di Mameli. “Ecco la cronaca dettagliata e puntuale di un viaggio breve come distanza chilometrica ma dalla valenza sociale e politica molto significativa”. Soprattutto sociale. Coro sul bus: “Matteo Salvini là là là là là là là”. E chiusura con ingresso in piazza: “C’ è solo un capitano, un capitano”.

Crimi taglia i fondi e attacca la «casta dei giornalisti»

Il Manifesto

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Roma «Fnsi e ordine dei giornalisti rappresentano solo loro stessi e la piccola casta di giornalisti che impedisce a migliaia di giovani precari di poter vivere degnamente con questa professione». Firmato, Vito Crimi. Neanche nelle peggiori stagioni si era mai sentito un membro del governo definire così un sindacato e un ordine professionale. Ormai la guerra dei 5Stelle all’ informazione travalica anche le forme del confronto politico e diventa un insulto quotidiano. Il sottosegretario all’ editoria ce l’ ha con una piccola folla di coraggiosi che, proprio in quei minuti, sta manifestando in una via deserta sotto al ministero dello Sviluppo economico. «Né puttane né infimi sciacalli», si legge in alcuni cartelli che rispondono alle invettive del collaboratore dell’ Editoriale Il Fatto Alessandro Di Battista dal Guatemala). L’ ingiuria populista è la punta dell’ ice berg, il colore – per così dire della vera ghigliottina con cui Lega e 5Stelle si apprestano a tagliare ciò che resta dei contributi pubblici all’ editoria, diretti e indiretti. A ben vedere, alla manifestazione una notizia c’ è. Nella piccola via Molise ci sono tutti gli organismi nazionali e regionali sia dell’ ordine dei giornalisti che del sindacato. Un fatto impensabile fino a pochi mesi fa. Ci sono giornalisti della Rai e di grandi testate (una per tutte: Federica Angeli di Repubblica), redattori di quelle storiche, messe al muro dal governo, come Primorski, Avvenire e Radio Radicale, e nuovi video maker indipendenti che sono ignorati dalle norme attuali (e dagli editori) ma che girano i filmati su siti web da milioni di clic. Le difficoltà sono infinite. Nessun giornalista oggi in Italia può dirsi al sicuro nel proprio lavoro. Per questo sono venuti rappresentanti da tutte le regioni, in un sit-in in cui al megafono hanno parlato tutti, dai vertici istituzionali fino a noi del manifesto, precari, rappresentanti di associazioni del settore e organi di categoria. Un’ oretta di brevi e mirati interventi hanno dato un quadro generale poco rassicurante dello stato dell’ editoria nel nostro paese. Che potrebbe peggiorare. Crimi, infatti, alla vigilia della presentazione degli emendamenti del governo in senato, conferma che taglierà i fondi a Radio Radicale («Lo stato non può finanziare una radio di partito, e la convenzione per le dirette parlamentari sarà rivista, intanto da 14 milioni passerà a 9») e anche i contributi diretti alla stampa: «Ci sarà una franchigia di 500mila eu ro uguale per tutti, chi prende di più vedrà i contributi decrescere fino all’ azzeramento». Interventi in totale contro tendenza con quelli presi o allo studio nel resto d’ Europa e del mondo. Il diritto all’ informazione è ormai un tema di dibattito anche in paesi dove finora l’ intervento pubblico era considerato una bestemmia, come in Gran Bretagna e Cana lo Verna presidente dell’ ordine. La consapevolezza che nessuno possa sentirsi escluso da questa battaglia è generale. In serata il governo pare aver colto il messaggio. In un comunicato, il ministro Luigi Di Maio si rammarica per «il clima di contrapposizione» e chiede alle parti di tornare confrontarsi al tavolo tecnico sull’ equo compenso. m. ba.

«Il messaggio del Papa bussola anti-fake news»

Il Messaggero

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IL FOCUS ROMA «Parole sante, d’ altronde le ha dette il Papa…», scherza (ma mica tanto), il direttore del Tg5, Clemente Mimun. «La virtù del giornalista è la concretezza, il fatto, non il riferito, spiegare le cose senza esagerazioni», ha detto Francesco sabato scorso nella storica visita al Messaggero, riaffermando, in un periodo in cui non va di moda, la centralità e l’ importanza del fare informazione. «Vediamo chi avrà il coraggio di metterlo in dubbio, ora che arriva da questo pulpito – ragiona sempre Mimun – Perché un conto è se lo dicono i giornalisti, un altro è se lo dice il Papa. Chi tocca l’ informazione, in generale, va sempre combattuto». E di questi tempi sono in parecchi a bersagliare i media tradizionali; persino chi ha incarichi istituzionali di prim’ ordine, quando si parla di giornalisti, perde l’ aplomb che converrebbe al ruolo. GLI ATTACCHI «Quanto detto dal Papa è importantissimo per chi fa il giornalista», è convinto Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera: «C’ è l’ essenza del mestiere: l’ indipendenza, il pluralismo, lo spirito critico che è fondamentale per la vita civile e sociale di una comunità. Senza un’ informazione oggettiva il Paese perde le sue coordinate, il dibattito pubblico diventa rissa, credo che il Papa abbia colto questo messaggio». Il rapporto tra politica e giornali, sostiene Fontana, è sempre stato complicato, non è cosa nuova. «Il politico cerca di veicolare un’ informazione confacente ai propri interessi». Qualcosa però è cambiato, in questa Terza Repubblica fondata (anche) sul livore delle tastiere. «La nuova classe politica – dice il direttore del Corriere – vorrebbe far passare il principio che l’ informazione sia inutile, che la sua scomparsa, in fondo, sarebbe quasi positiva. Teoria molto pericolosa, perché i blog o i social non potranno mai sostituire il lavoro paziente di ricerca e selezione delle notizie. Credo che i cittadini se ne stiano accorgendo, il clima sta cambiando». Anche il giornalismo – o meglio, qualche giornalista – ha le sue colpe, a sentire Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2: «Certi media hanno la propensione a cercare il sensazionalismo a ogni costo. Il Papa nella visita al Messaggero, che storicamente è un quotidiano di grande impegno civile, ha richiamato il valore della correttezza delle informazioni. Un’ esortazione agli operatori: restate ancorati ai fatti, senza inseguire quelle che lui, altre volte, ha chiamato maldicenze. Un termine che significa più di quel che sembra». AL RITMO DEI SOCIAL «Abbiamo un’ arma, le domande, e un nemico, la velocità», riflette Giuseppe Carboni, direttore del Tg1. La velocità sarebbe quella della tecnologia, «il flusso continuo di aggiornamenti, la disintermediazione dei politici che comunicano su Twitter e sui social. È un tema centrale, perché con questa velocità bisogna convivere, fare delle scelte». Ma c’ è una bussola per orientarsi: «I fatti, sempre separati dalle interpretazioni, come ha detto Papa Francesco – rimarca Carboni – È anche la logica del mio telegiornale». Poi ci sono le armi, anzi l’ arma di cui si diceva: «Le domande. Farle sempre e se non basta la prima, farne una seconda e poi una terza». Non facile, in un periodo in cui tanti politici pretendono il comfort dell’ intervista via mail… «Io questo problema non lo vivo, lavorando in tv – spiega il direttore del tiggì dell’ ammiraglia Rai – Ma so una cosa: se si riducono le domande, diventiamo comunicatori. Dobbiamo far di tutto per non sbagliare, perché se sbagliamo noi giornalisti, qualcuno che ascolta, o che legge, si formerà un’ opinione sbagliata». CONTROLLI ANTI-BUFALE Potere delle bufale, altrimenti dette fake news. «Ma in genere non le scrivono i giornali, nascono sul web e lì viaggiano a una velocità incontrollata», rileva Barbara Palombelli, poco prima di andare in onda col suo Stasera Italia, su Rete 4. «A volte si gonfiano e diventano leggende metropolitane, non risparmiano nessuno, dalla Boldrini a Salvini, per non dire dei troll che hanno attaccato Mattarella. Le parole del Papa in questo senso sono importanti, la verità è che la grande stampa controlla ancora le notizie, i giornali dicono abbiamo sbagliato, altrimenti si querela e ci sono i tribunali. La rete invece è un far west, speriamo che qualche autorità si svegli». Più forte di qualsiasi garante, però, è il messaggio del Pontefice. «Un messaggio che arriva a milioni, anzi miliardi di persone», sottolinea il direttore dell’ Ansa, Luigi Contu. «In tanti ora avranno l’ opportunità di riflettere sull’ importanza dell’ informazione». Parole che rinfrancano anche chi è del mestiere. «Ci danno forza e convinzione per continuare a fare questo lavoro giorno dopo giorno». Lorenzo De Cicco © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Radio Italia emittente ufficiale del «Jova Beach Party». Radio Italia è partner del «Jova Beach Party», il nuovo format di concerto che debutterà a Lignano Sabbiadoro – Spiaggia Bell’ Italia (6 luglio) e che toccherà Rimini, Castel Volturno, Ladispoli, Barletta, Olbia, Albenga, Viareggio, Lido di Fermo, Praia a Mare, Roccella Jonica, Vasto, Plan De Corones). Al calendario si aggiungeranno due tappe, in Basilicata il 13 agosto e nell’ area Nord-Adriatico il 20 agosto. Radio Italia sarà presente all’ interno Jova Beach Party, prodotto e organizzato da Trident, con un suo spazio dove saranno programmate attività di intrattenimento e di animazione. Sky Tg24, per Un piatto di salute quasi 1 milione di spettatori medi complessivi nei sette giorni. L’ inchiesta di Sky Tg24 dedicata all’ alimentazione che racconta falsi miti e rischi sconosciuti nascosti in alcuni cibi ha raccolto nei sette giorni 938.600 spettatori medi complessivi, che l’ hanno vista sui canali 100 e 500 di Sky, sul canale 50 del Dtt e su Sky On Demand. Si tratta dell’ inchiesta più vista di sempre di Sky TG24. Uscita speciale per LINC. Il magazine di cultura del lavoro di ManpowerGroup Italia che quest’ anno compie 10 anni, esce in una versione speciale dal titolo «Menti del Cambiamento»: una raccolta di interviste ad alcuni vertici di aziende italiane che si raccontano e che raccontano come ogni giorno affrontano il cambiamento cogliendone le opportunità al tempo della quarta rivoluzione industriale. Le storie sono di: Filippo Agnello (Mattel), Giuseppe e Saverio Calia (Calia), Silvia Candiani (Microsoft), Patrick Cohen (AXA), Laura Donnini (HarperCollins), Melissa Peretti (American Express), Pasquale Frega (Novartis), Simone Miatton (Michelin), Paola Pietrafesa (Allianz Bank), Michele Pontecorvo (Ferrarelle), Andrea Pontremoli (Dallara), Stefano Venturi (HPE) e Javier Zanetti (FC Internazionale Milano). Usa, i social media superano carta stampata come fonte informativa. I social media hanno superato la carta stampata come fonte informativa tra gli americani. Lo rivela una ricerca del Pew Research Center, da cui emerge la crescente importanza di piattaforme come Facebook e Twitter e lo stato di difficoltà dei media tradizionali. Il 20% degli adulti statunitensi ha detto di informarsi spesso sui social media, mentre lo fa sui quotidiani solo il 16%. Nel 2016, i giornali erano molto più importanti dei social network e, lo scorso anno, le percentuali per le due diverse fonti erano più o meno sullo stesso livello. Nonostante la crescita dei social network, la televisione resta la fonte più importante per le notizie, citata dal 49% degli adulti. I ricercatori hanno trovato grosse differenze tra le diverse fasce d’ età: tra i ragazzi di 18-29 anni, i social media sono la fonte più importante, citata da quasi tre intervistati su dieci; solo il 2% preferisce la carta stampata. Una larga maggioranza degli over 65 (l’ 81%) si informa attraverso i programmi televisivi, con il 39% che preferisce i quotidiani e solo l’ 8% i social network. Lo studio si basa su un sondaggio compiuto su 4.581 adulti, tra luglio e agosto. La Cucina Italiana, evento aperto al pubblico e gratuito per festeggiare il Natale. Il 15 e il 16 dicembre La Cucina Italiana apre le porte della sua sede, presso La Scuola de La Cucina Italiana, in via San Nicolao 7 a Milano (MM Cadorna), per una due giorni di corsi e incontri gratuiti all’ insegna dei preparativi natalizi: addobbare l’ albero con i biscotti fatti in casa, confezionare i pacchetti e il centrotavola, imparare a cucinare l’ arrosto, e brindare insieme alla festa più amata dell’ anno.

Nei tg è record di servizi sull’ emergenza migranti “Il 70% sulla criminalità”

La Repubblica
VLADIMIRO POLCHI
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Cala invece del 17% lo spazio sulle prime pagine dei giornali “I media dedicano sempre meno notizie al racconto dell’ accoglienza” roma ” Pacchia”, ” crociera”, ” invasione”. Quello dei migranti resta il pianeta dell’ emergenza permanente, dove le parole della propaganda politica rimbalzano su titoli di giornali e lanci di tg. Sui ” nuovi italiani” infatti i riflettori non si spengono mai, nonostante il crollo degli sbarchi. Con una differenza: quest’ anno, rispetto al 2017, il loro protagonismo cala sulle prime pagine dei quotidiani, cresce nelle scalette televisive. Insomma, l’ allarme e l’ emergenza si spostano dalla carta al piccolo schermo. Con le storie di accoglienza che fanno sempre meno notizia. ” Notizie di chiusura” è il sesto rapporto dell’ associazione Carta di Roma con Osservatorio di Pavia ( e i dati sulla percezione di Demos& Pi e Osservatorio Europeo sulla Sicurezza): un’ analisi del racconto migratorio, aggiornata al 31 ottobre 2018, su cinque quotidiani ( Avvenire, Stampa, Giornale, Repubblica e Corriere) e sette tg serali ( Rai, Mediaset e La7). I risultati: i giornali anche quest’ anno tengono i riflettori ben accesi sul pianeta migranti, forse in modo meno accecante però: 834 le notizie in prima pagina a loro dedicate, contro le 1.006 del medesimo periodo del 2017 e le 1.389 del 2016. Cosa fa notizia? L’ agenda dei temi mostra una diminuzione dell’ accoglienza, che crolla dal 54% dei titoli del 2015 al 17% del 2018. Si impenna invece la voce ” flussi migratori”, che sale dal 23% del 2015 al 47% del 2018: con il crollo degli sbarchi sono la chiusure dei porti e i respingimenti a occupare la scena. Criminalità e sicurezza raccolgono l’ 11% delle notizie, in lieve calo rispetto al 15% dell’ anno precedente. Non solo. Nel 2018 circa un quarto delle notizie sui migranti mantiene toni allarmistici: una riduzione di 22 punti rispetto all’ anno precedente. ” Avvenire” resta il quotidiano che accoglie il maggior numero di notizie rassicuranti (21%), il “Giornale” invece si conferma la testata con maggiori toni ansiogeni ( 52% delle notizie). Ma è sul piccolo schermo che i migranti restano protagonisti assoluti e continuano a far paura: nel 2018 i tg della sera gli hanno dedicato 4.068 notizie in 10 mesi, 300 in più rispetto allo stesso periodo del 2017. È un’ attenzione, talvolta un’ ossessione, costante, con il mese di giugno che registra il record di notizie dal 2015 a oggi: 875 servizi in 30 giorni, una media di 4 notizie al giorno a telegiornale (soprattutto legate al caso della nave Aquarius di Medici Senza Frontiere). Con le parole dei politici a rimbalzare in studio spesso senza contraddittorio: il 43% dei servizi riporta infatti dichiarazioni di un esponente politico o istituzionale. E ancora: anche in tv la gestione dei flussi migratori e la criminalità fanno la parte del leone e occupano il 70% dei servizi sull’ immigrazione. Segue il racconto dell’ accoglienza ( con solo il 15%). Non tutti i tg sono però uguali. Anche quest’ anno infatti si conferma una differente attenzione ai temi della criminalità e sicurezza: restano centrali nei tg Mediaset ( dove occupano il 46% di tutte le notizie legate all’ immigrazione), ben più marginali su Rai ( 23%) e La7 ( 24%). Ma qualcosa sta cambiando: «Questa differenza – si legge nel rapporto Carta di Roma – a partire da luglio 2018 si attenua in ragione dei nuovi palinsesti e del cambio redazionale dei telegiornali Mediaset. Nel cambio di linea editoriale appaiono ridotte le attenzioni sia al binomio criminalità- immigrazione, sia alle narrazioni emergenziali sul degrado nelle città causato da presunte invasioni di rifugiati». Concludendo: « L’ atteggiamento dell’ informazione scivola dalla pietà verso la sofferenza degli altri, all’ insofferenza. Gli altri suscitano sospetto – scrive, a commento del rapporto, il politologo Ilvo Diamanti – i migranti sono al centro di un confronto, o meglio, uno scontro politico e di valori, che spinge sulla leva delle emozioni. Anche per questo il tema risulta meno frequente e frequentato sui giornali di carta. Perché per suscitare emozioni funziona molto meglio la televisione. Così mentre nel corso degli ultimi mesi sulle prime pagine dei giornali i migranti hanno occupato uno spazio minore rispetto all’ anno precedente, nei telegiornali sono divenuti un tema ricorrente. Anzi, come emerge dal rapporto: il tema». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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