Quantcast
Channel: Editoria.tv
Viewing all articles
Browse latest Browse all 8006

Rassegna Stampa del 10/12/2018

$
0
0

Indice Articoli

Giochi (televisivi) senza frontiere

Giochi (televisivi) senza frontiere

L’Economia del Corriere della Sera (ed. Mezzogiorno)
Maria Elena Zanini
link

Non è mai stato un mistero che Sky fosse una preda appetibile per il mercato italiano e internazionale. Nel corso degli ultimi anni si sono susseguite voci su cessioni, vendite, accordi. Se fossero state vere tutte, Sky oggi sarebbe una sorta di multiproprietà galattica. E invece… E invece stavolta l’ accordo è arrivato, con buona pace di chi l’ ha sempre avuto nel mirino e sopratutto di Comcast, il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti che si è aggiudicato la creatura di Rupert Murdoch lo scorso settembre per 30 miliardi di sterline. Consolidando in questo modo quello che sarà il trend nel settore dei media e delle telecomunicazioni: una convergenza tra infrastrutture e contenuti per essere competitivi su scala sempre più ampia. Qualcosa di simile a quello che è avvenuto con la fusione da 85 miliardi di dollari fra il colosso delle tlc AT&T e Time Warner. E in effetti l’ acquisizione di Sky, permette a Comcast di diventare il principale operatore «pay» a livello internazionale, mettendo piede in mercati come Italia, Germania, Regno Unito, Irlanda e Austria, forte soprattutto dei diritti sportivi che Sky ha in tutta Europa, fiore all’ occhiello del gruppo. Ed è verso il rafforzamento di questo mercato che il ceo di Sky Jeremy Darroch, ha fatto in modo di mettere alla sua guida un uomo che in Sky ha assunto negli anni un ruolo sempre più rilevante, l’ italiano Andrea Zappia(ex Managing director customer group di BSkyB, arrivato in Sky Italia nel 2003 come Vice presidente marketing, nominato ad Italia nel 2011), che lascia così la carica di amministratore delegato di Sky Italia per diventare Chief Executive continental Europe: «Avrà responsabilità su tutti i mercati esclusi Regno Unito e Irlanda, aggiungendo Germania Austria e Svizzera al suo attuale perimetro di responsabilità – il commento di Darroch – . Un importante cambiamento organizzativo che nasce dall’ esigenza di massimizzare le opportunità di crescita dei Paesi dell’ Europa continentale dove Sky opera e con l’ obiettivo di sfruttare al meglio le potenzialità dei diversi mercati». Il passaggio di Zappia dall’ Italia all’ Europa, spalanca ora le porte alle indiscrezioni: chi prenderà il suo posto? Tra i nomi più accreditati al momento c’ è quello di Marzio Perelli, che da novembre è vice presidente esecutivo di Sky Sport, dopo essere stato il numero uno per l’ Italia di Hsbc. Il valzer delle poltrone oltre a Sky vede coinvolta anche Discovery con l’ addio di Marinella Soldi alla posizione di Chief Strategy Officer per Emea e la nomina di Alessandro Araimo a amministratore delegato di Discovery Italia. Ma quello che inevitabilmente influenzerà il mercato italiano è l’ ormai consolidata posizione di Sky nell’ universo «pay», grazie anche all’ accordo con Mediaset che ha portato alcuni canali Premium sul satellite, oltre all’ acquisizione di R2 la piattaforma tecnica di Mediaset. Al Biscione non resta ormai che gettarsi a capofitto nella tv generalista free, accerchiato com’ è da Sky appunto e dagli operatori Over The Top (Netflix, Amazon & co.) che fanno sempre più paura. L’ anno prossimo in Italia infatti è da mettere in conto una crescita di questi nuovi protagonisti (che ormai tanto nuovi non sono) con un incremento del numero di abbonati, come è già successo nei principali mercati europei. L’ Italia, rispetto agli altri Paesi, è ancora indietro con la copertura della fibra: è verosimile quindi che parallelamente allo sviluppo dell’ infrastruttura, aumenterà la rapidità della connessione in Italia e inevitabilmente si registrerà un maggior numero di abbonati Ott. Ma il web non è l’ unico nemico della tv generalista. Le previsioni al ribasso sulla crescita economica italiana portano a pensare che anche il mercato pubblicitario subirà una contrazione (già quest’ anno l’ Europa ha registrato un calo del 2,4% della raccolta pubblicitaria per i canali tv). In cosa si traduce tutto questo? In possibili convergenze e alleanze. Anche a livello europeo. Ed è esattamente in questa direzione che si sta muovendo Mediaset. Rafforzata la propria posizione finanziaria netta (1,39 miliardi il debito a fine 2017, 961,4 milioni quello dei primi nove mesi del 2018), grazie anche all’ adesione all’ opa su Ei Towers con un conseguente incasso di oltre mezzo miliardo, alla cessione della piattaforma Premium a Sky, e all’ addio dei contratti pluriennali per serie A e Champions, Mediaset si presenta ora sui mercati come un protagonista credibile e una preda appetibile. Non sono un mistero del resto le indiscrezioni che parlano di un futuribile accordo a tre che coinvolge la tv guidata da Pier Silvio Berlusconi, la tedesca ProsiebenSat e la francese Tf1, di proprietà della famiglia Bouygues. Come già era stato ipotizzato nel 2016 con la visione di «una Netflix europea» da costruire assieme ai francesi di Vivendi, anche in questo caso (si spera con esito differente) l’ obiettivo rimane quello: unire le forze per creare un polo europeo, in questo caso generalista, per affrontare la globalizzazione dei contenuti. Lo scorso anno i tre attori avevano fatto le prove generali. Il gruppo di Cologno e Tf1 erano entrati nel capitale di Studio 71, network multicanale europeo, controllato dal gruppo tedesco ProsiebenSat. Mediaset si era aggiudicata un 6% (ma con Publitalia 80 come concessionaria esclusiva del network), Tf1 il 6,1% e ProsiebenSat il 70% circa. Sicuramente la struttura societaria del nuovo polo generalista sarebbe più complessa, soprattutto sul piano della governance: non è da sottovalutare il fatto che ProsiebenSat sia una public company con diversi interlocutori da affrontare, ed è altamente probabile che le due dinastie (Berlusconi e Bouygues) difficilmente concederanno spazio. Resta sempre l’ opzione «a volte ritornano»: un deal Vivendi-Mediaset che, nonostante sia smentito vigorosamente dalle parti (ancora in causa per la mancata acquisizione di Premium da parte di francesi), si prospetta di più semplice realizzazione, avendo già, Vivendi, nelle proprie mani il 30% del Biscione. Potrebbe essere il clamoroso colpo di scena, a prova di serie Ott.

L'articolo Rassegna Stampa del 10/12/2018 proviene da Editoria.tv.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 8006

Trending Articles