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Rassegna Stampa del 06/12/2018

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Manovra di micro-norme. L’ assalto in attesa dell’ Ue

Dimezzati i fondi a Radio Radicale: 5 milioni in meno:

La Borsa col naso in su s’ interroga sul volo della Rcs di Cairo

Gli editori a Google: «Tavolo sul copyright solo se c’ è la riforma»

Go Tv, a ottobre la raccolta aumenta del 27,1%

Sarà una Sky Italia tutta nuova

Chessidice in viale dell’ Editoria

Manovra di micro-norme. L’ assalto in attesa dell’ Ue

Il Fatto Quotidiano
Patrizia De Rubertis
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Nella lunga notte che ha portato la commissione Bilancio della Camera a concludere l’ esame della manovra tra tagli e limature sono entrati all’ ultimo anche i soliti piccoli emendamenti che tanto faranno felici i destinatari e che resteranno sconosciuti ai più. Non solo mance, ma anche tante norme micro-settoriali che in teoria non dovrebbero entrare nella legge di Bilancio. E così, in attesa dell’ accordo con l’ Ue sul deficit (martedì il premier Conte vedrà Jean Claude Juncker) l’ assalto alla manovra è partito in anticipo. Eccone una carrellata. La cura del corpo. Niente taglio dell’ Iva al 5% per pannolini e assorbenti, considerati ancora prodotti di lusso, ma una sforbiciata dell’ Iva al 10% per i pacchetti acquistati dai clienti degli alberghi per massaggi, trattamenti e centri benessere. Cultura. Arrivano altri 3 milioni di euro (dal 2019 al 2021) per la Biblioteca italiana per ciechi Regina Margherita di Monza su iniziativa del forzista Andrea Mandelli, nonchè consigliere comunale di Monza fino al 2017. Non poteva mancare l’ ennesima iniezione di liquidità, da 12,5 milioni, per risanare i debiti delle fondazioni lirico-sinfoniche che continuano a perdere (400 milioni il debito). Salvato anche l’ Istituto europeo per la ricerca sul cervello (Ebri) fondato da Rita Levi Montalcini. Viene poi istitutita la “Scuola superiore del Meridione) a Napoli, costola della Scuola Normale di Pisa con una dotazuione di 8 milioni. I relatori di maggioranza hanno perfino concesso un altro anno per sfruttare i 700 mila euro stanziati per le celebrazioni dei duemila anni dalla morte del poeta latino Ovidio. Arrivano anche 3 milioni per i pensionamenti anticipati per giornali e riviste in crisi Minoranze. Un emendamento della Lorenzin stanzia 1 milione per la minoranza italiana in Slovenia e Croazia. Rampelli (Fdi) strappa 100.000 euro in favore del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata e dell’ Archivio museo storico di Fiume. Aeroporto Reggio Calabria. Il forzista reggino Cannizzaro porta in dote 35 milioni di euro per consentire i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza del Tito Minniti. Birrifici. Il settore incassa il taglio di un centesimo dell’ accisa sulla bevanda che passa da 3 euro a 2,99 euro a ettolitro. Sforbiciata del 40% anche per l’ accisa per i birrifici artigianali grazie al pressing di M5s e Lega. Aria, terra e mare. Il pescatore professionista, comandante del motopeschereccio Savonarola, Lorenzo Viviani (Lega) ha ottenuto il rifinanziamento dell’ indennità nei periodi di fermo obbligatorio; gli apicoltori conquistano un milione di euro; nasce poi il” catasto delle produzioni frutticole” con 2 milioni di euro di dote. Mentre M5S strappa per Taranto 3 milioni per la nascita del Tecnopolo Mediterraneo per la ricerca delle rinnovabili. Camere di Commercio. Mentre il Consiglio di Stato annulla i provvedimenti che accorpano le Camere di Commercio per farle scendere da 105 a 60 (l’ ultimo stop è per Pisa, Massa e Lucca), grazie a un emendamento le sedi in regola potranno riprendere ad assumere. Assunzioni, l’ infornata È il pacchetto più corposo e bipartisan con il suo miliardo complessivo stanziato nei prossimi tre anni. Le Regioni possono assumere 4mila lavoratori per i nuovi centri per l’ impiego. Altre 930 unità faranno ingresso nell’ ispettorato nazionale del lavoro. Dell’ elenco fanno poi parte anche l’ Avvocatura generale dello Stato, la Corte dei conti, l’ Accademia dell Crusca (236 mila euro annui), l’ Authority per l’ energia e il ministero dell’ Economia che assumerà 20 dirigenti grazie a 2,7 milioni di euro.

Dimezzati i fondi a Radio Radicale: 5 milioni in meno:

Il Fatto Quotidiano

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Cinque milioni di euro di finanziamento in meno. È il taglio deciso dal governo nei confronti di Radio Radicale, l’ emittente che da diversi anni trasmette, d’ accordo con il Mise, le sedute parlamentari. Per questo tipo di servizio gli ultimi governi hanno accordato con Radio Radicale una convenzione da 10 milioni di euro l’ anno, che ora verrebbe ridotta a cinque. Per la preoccupazione del consiglio di redazione dell’ emittente, che ieri ha diffuso un comunicato in cui spiega che il taglio potrebbe avere ripercussioni sui lavoratori. Ieri in commissione Bilancio alla Camera Renato Brunetta aveva presentato un emendamento per prolungare la convenzione in atto, ma i 5 Stelle hanno bloccato il voto, con l’ obiettivo di rimodulare l’ accordo. L’ intesa tra Mise e Radio Radicale risale al 1998 e doveva durare un triennio. Poi, invece, è stata rinnovata di volta in volta, fino alla scorsa finanziaria. Fino al taglio previsto ora dai gialloverdi, su cui ieri è intervenuto anche il sottosegretario con delega all’ Editoria Vito Crimi: “Radio Radicale percepisce 14 milioni – e non 10 – che verranno ridotti a 9 milioni”. Questo perché “percepisce anche un ulteriore contributo, pari a 4 milioni, dal dipartimento dell’ Editoria”.

La Borsa col naso in su s’ interroga sul volo della Rcs di Cairo

Il Foglio
Mar. Marc.
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Chiunque in questo periodo passi in rassegna i listini di Piazza Affari alla ricerca di azioni che chiudano più di una seduta consecutiva con il segno più, s’ imbatte in Rcs Media group, che a partire dal 20 novembre è cresciuta di oltre il 40 per cento, passando da un prezzo inferiore a 0,88 centesimi a 1,23 euro. Nulla a che vedere con i principali gruppi concorrenti, come l’ editoriale Gedi (Repubblica) e Monda dori, i cui guadagni negli ultimi quindici giorni sono stati davvero cosa misera se messi a confronto con la società di Urbano Cairo. Quest’ ul tima, infatti, ha aumentato il suo valore di Borsa di ben 200 milioni di euro in brevissimo tempo. Ma se la risalita non rispecchia né l’ anda mento del settore editoriale né quello generale della Borsa, più pessimista e volatile che mai, a che cosa è dovuta? In una prima fase, i rumors di mercato erano propensi ad attribuire il merito del rally al contenzioso tra Cairo e Blackstone sull’ immobile di via Solferino. Una querelle internazionale, che si gioca tra Milano e New York, con blasonati studi legali – l’ avvoca to Sergio Erede per Cairo e lo studio Gatti -Pavesi -Bianchi per Blackstone – pronti a sfidarsi su un terreno molto scivoloso, come quello dell’ annullamento di un contratto che si è chiuso cinque anni fa. L’ ipotesi di un esito a favore di Cairo, con l’ incasso di una somma di denaro o di uno sconto sull’ affitto del palazzo che ospita il Corriere, era sembrata una scommessa plausibile visto che i rialzi sono partiti proprio dal giorno in cui Rcs ha comunicato l’ avvio dell’ ar bitrato. Ma con il passare del tempo questa pos sibilità sembra sempre più remota. Gli analisti più attenti ritengono che anche nella più rosea delle ipotesi, cioè quella in cui Cairo dovesse vincere ottenendo la differenza tra il prezzo di vendita nel 2013 (120 milioni) e quello che, invece, ritiene fosse all’ epoca il giusto valore di mercato per il palazzo (all’ incirca 180-200 milioni), non sarebbe abbastanza per giustificare la corsa del titolo. Soprattutto considerando che gli scambi su Rcs fanno registrare volumi superiori alla media, il che dimostra che stanno passando di mano pacchetti consistenti di azioni. E allora, a che cosa si devono tanti acquisti? Le ipotesi avanzate, a questo punto, vanno dalle attese positive per i risultati del 2018 (non basterebbe però a giustificare tutto questo gran movimento) alla possibilità che venga ripresa in considerazione la fusione tra Cairo Communication e Rcs (ma lo stesso Cairo lo ha escluso più volte di recente). Ovviamente, nessuno può sapere che cosa bolle in pentola. Staremo a vedere. Intanto, le prime novità sulla controversia con Blackstone non si avranno prima di febbraio -marzo 2019: solo allora si prevede possa essere completata la composizione del collegio arbitrale con la nomina del presidente, oltre che degli arbitri di parte. E non prima della prossima primavera la Corte di New York deciderà sulla competenza territoriale a discutere l’ ipotesi del reato di estorsione avanzata da Blackstone nei confronti di Cairo (con tanto di richiesta i di risarcimento danni). Accusa a cui Cairo ribatte ipotizzando il reato di usura a carico del fondo immobiliare.

Gli editori a Google: «Tavolo sul copyright solo se c’ è la riforma»

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Se lo si interroga sul finale di partita, Carlo Perrone esprime fiducia sul The End. Non fiducia cieca, beninteso. Il presidente Enpa – l’ associazione degli editori europei di cui fa parte anche la Fieg – sembra più che altro esorcizzare il possibile finale a vuoto per la riforma europea del copyright sulla quale il 13 dicembre si terrà un “round negoziale” fra istituzione europee: «Non arrivare a un via libera ora sarebbe paradossale, oltre che pericoloso per il mondo dell’ editoria». Piuttosto, se ci sarà da ragionare con i player come Google o Facebook, come rilanciato da Richarg Gingras, vicepresidente News di Google (si veda Il Sole 24 Ore del 30 novembre), «lo si potrà fare. Ma solo ad approvazione della riforma avvenuta». Perrone, 62 anni, azionista e consigliere d’ amministrazione di Gedi, l’ ex Gruppo Espresso cui ha portato in dote il Secolo XIX, sa che quella che si sta giocando è una partita serratissima, con una contrapposizione fra produttori di contenuti (favorevoli alla riforma) e piattaforme che agevolano la diffusione dei testi (contrari). A far da detonatore gli articoli 11 e 13 del testo. Il primo prevede per le piattaforme l’ obbligo di pagare gli editori per la pubblicazione degli “snippet”: titolo e prime righe di articoli che si leggono online. L’ articolo 13 richiede invece a piattaforme di largo utilizzo (YouTube o Instagram ad esempio) di installare dei filtri (upload filter) che impediscano di caricare materiale protetto da copyright. «Certo, è una partita serrata. E ci sono due rischi che corriamo». Quali rischi? Innanzitutto che venga vanificato un voto del Parlamento Ue, quello del 12 settembre, che di per sé è storico con un ok alla proposta di direttiva ottenuto con una maggioranza anche sorprendente. Il secondo rischio è di avere una riforma gattopardesca, in cui per esempio il via libera potrebbe arrivare estromettendo il pagamento per gli snippet. Mi sembra però che a livello europeo ci sia, malgrado una posizione diversa del Governo italiano, una volontà politica forte di trovare una soluzione, a tutela del pluralismo dell’ informazione. Ma lei crede questa riforma davvero in grado di risollevare le sorti del settore editoriale? Di sicuro sarebbe un segnale importante. Negli ultimi anni la stampa cartacea ha avuto un forte declino. In questi stessi anni però tutti gli editori hanno massicciamente investito sul digitale, in termini di risorse economiche e umane. Se vogliamo dare un futuro a questo ecosistema, occorre arrivare a una riforma del copyright e non c’ è alternativa. Tra l’ altro solo una stampa forte è una barriera contro le fake news. Se i Gafa (Google, Facebook, Apple e Amazon, ndr.) vogliono sedersi a un tavolo con noi va bene. Ma solo dopo l’ approvazione della riforma e dopo aver accettato di remunerare in maniera adeguata il mondo dell’ editoria. Mi sembra che non sia aria. Anzi: Gingras non ha escluso la possibile chiusura di Google News. Google News rappresenta un traffico che per noi editori varia fra il 5 e il 15 per cento. Il vero problema sono i motori di ricerca e gli aggregatori. Lì una soluzione va trovata. Vanno trovati meccanismi per arrivare a una remunerazione equa per i produttori di contenuti. Lo stesso vicepresidente di Google News ha però segnalato come ogni articolo sia remunerato fra i 3 e i 5 eurocent e che Google è da considerare a fianco degli editori per il traffico che veicola. Ripeto: va trovata un’ equa ripartizione dei ricavi. Quelli pubblicitari sono fagocitati a livello europeo dai Gafa, in particolare da Google e Facebook. È interesse di tutti avere una stampa sostenibile per il futuro; è importante per la democrazia e per il pluralismo. I colossi del web stanno comunque facendo un’ azione lobbistica molto forte. È una guerra di Davide contro Golia. Faccio però presente che non è una battaglia solo degli editori. C’ è stata un’ enorme mobilitazione, del mondo della creatività, dei giornalisti. Per questo dico che sarebbe paradossale non arrivare a un risultato. Gli editori non hanno da fare autocritica? A concedere gratuitamente sui propri siti i contenuti sono stati e sono proprio gli editori. È però altrettanto vero che sono anni che ormai chiediamo una tutela per il mondo dell’ editoria. Oggi l’ occasione è da non sprecare perché se ne sta ragionando a livello Ue e solo la forza di 400 milioni di cittadini e consumatori europei può spingere i colossi del web a sedersi a un tavolo. I singoli Stati, come dimostra il caso spagnolo (dove Google News ha chiuso i battenti, ndr.), non possono fare granché da soli. Dovesse scadere il tempo con la fine della legislatura europea prima dell’ approvazione della direttiva? Il mondo dell’ editoria è in forte sofferenza e rimandare vorrebbe dire acuire la crisi. È vero, non resta molto tempo. Ma dal canto nostro ci stiamo battendo con la speranza di arrivare all’ approvazione della direttiva entro la legislatura. Dopo il voto in Parlamento, le Istituzioni Europee non possono abdicare alla loro sovranità indebolendo ulteriormente il ruolo della libera stampa nel dibattito democratico. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Go Tv, a ottobre la raccolta aumenta del 27,1%

Italia Oggi

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Crescono gli investimenti pubblicitari sulla Go Tv. Secondo i dati dell’ Osservatorio Fcp-Assogotv (Fcp-Federazione concessionarie pubblicità) il mezzo ha raggiunto a ottobre un fatturato pubblicitario di 2.059.000 euro, con un incremento pari al 27,1% rispetto allo stesso mese dell’ anno precedente. Nel periodo gennaio-ottobre la raccolta è stata di 16.060.000 euro, in aumento del 15,8% sul corrispettivo 2017. «Ottobre, con un fatturato che supera i 2 milioni di euro, è il mese più alto dopo giugno; ormai la crescita della Go Tv non è più una novità, ma una realtà che si sta confermando mese dopo mese. Aumentano i clienti che scelgono di presidiare due o tre degli ambienti della mobilità: stazioni, metropolitane e aeroporti con flight medi di almeno due settimane», ha commentato il presidente di Fcp-Assogotv Angelo Sajeva. «La Go Tv è sempre più pianificata dalle aziende tv oriented per coprire anche le/i responsabili acquisto qualificati come supporto alla video strategy. Infatti anche gli stessi editori tv pianificano per aumentare copertura e frequenza su questi target. Tra i settori più attivi gli alimentari con prodotti extra-fresco (yogurt e formaggi) e caramelle, media editoria con le radio e i player tv e video online come Netflix, Dazn e Now Tv (Sky). La Go Tv è diventata media privilegiato dalle catene distributive, alimentari e non, per le campagne promozionali a conferma del ruolo riconosciuto alla Go Tv di comunicare a target numerosi lavorando velocemente sull’ awareness e determinando la «call to action». Sul risultato positivo ha contribuito la possibilità di acquistare i nostri canali anche in modalità data driven che ci ha dato l’ occasione di allargare ulteriormente il bacino clienti, coinvolgendo i brand nativi digitali e prodotti con strategie di comunicazione 100% digital. E le imminenti vacanze natalizie valorizzeranno ulteriormente gli ambienti della Go Tv: le campagne del mese di dicembre potranno infatti raggiungere milioni di italiani in mobilità per gli acquisti natalizi prima, e raggiungere le famiglie e i luoghi di vacanza poi».

Sarà una Sky Italia tutta nuova

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Diciamo che se Sky Italia voleva presentarsi tutta nuova agli occhi del nuovo azionista Comcast, si può ben dire: missione riuscita. Sky Italia è una media company che, sostanzialmente, si basa su quattro pilastri: l’ area cinema-serie tv-intrattenimento, l’ area sport, dove sono fondamentali, diventando il terzo pilastro, le trattative per i diritti tv, e la raccolta pubblicitaria, che negli ultimi anni sta diventando una leva di ricavi necessaria per la crescita. Ebbene, nel giro di qualche settimana tutte le figure chiave che si occupavano di queste divisioni sono uscite da Sky o sono state spostate. E tra poco, al culmine del rinnovamento, pure l’ amministratore delegato, Andrea Zappia, lascerà la sua poltrona a un nuovo manager, salendo di grado nelle gerarchie europee del gruppo Sky. In primavera ha aperto le danze Jacques Raynaud, executive vice president Sports & Advertising di Sky Italia, trasferendosi a Sky Deutschland con lo stesso incarico. Poi, in maggio, c’ è stata la fusione della concessionaria Sky Media con il Digital Hub, e Giovanni Ciarlariello, già executive vice presidente operations & business di Sky Italia, ha assunto la guida della nuova divisione Media, digital & data officer, mentre Daniele Ottier, che era direttore di Sky Media, ha preso i gradi di chief commercial officer. In sostanza, quindi, la pubblicità, in precedenza a riporto di Raynaud e Ottier, ha adesso in Ciarlariello il primo referente. Per lo sport, invece, si è dovuto attendere novembre, quando alla media company è arrivato Marzio Perrelli come executive vice president area Sport di Sky Italia. Il curriculum di Perrelli parla chiaro: è un banchiere, e quindi tutte le problematiche relative ai diritti tv delle manifestazioni sportive, dal calcio di Serie A alla Champions league, dalla Formula Uno alla MotoGp, ovvero la voce principale dei costi di una grande pay tv come Sky, passeranno da lui. Perrelli, infatti, sbarca al quartier generale di Milano Santa Giulia dopo 12 anni in Goldman Sachs, in cui ha lavorato a New York, Londra, e a Milano come amministratore delegato della filiale italiana, cui sono seguiti altri 10 anni in Hsbc, di cui è stato ceo della sede tricolore. Certo, ha una forte passione per lo sport ed è pure membro del comitato organizzatore della Ryder Cup 2022 di golf, che si giocherà in Italia. Ma è chiaro che è il lato finanziario quello che maggiormente caratterizza la sua professionalità. Ed è probabilmente anche l’ ingresso di Perrelli che ha spinto Matteo Mammì, direttore Sport rights di Sky Italia, a dimettersi in cerca di fortuna, provando a diventare il prossimo nuovo amministratore delegato della Lega Serie A. Andrea Scrosati, che invece lavorava ai vertici di Sky Italia praticamente dalla fondazione e che non vedeva ulteriori prospettive di crescita professionale, ha preferito accettare le offerte di Fremantle e trasferirsi a Londra come chief operating officer del gruppo, lasciando la direzione Programming di Sky (cinema, intrattenimento, news e canali partner). Il suo posto, escluse le news che invece sono ora a diretto riporto dell’ amministratore delegato, è stato preso da Nicola Maccanico, che per il momento mantiene pure la poltrona di amministratore delegato di Vision distribution, casa di distribuzione cinematografica promossa da Sky. Maccanico, uno che ha vissuto al Quirinale e che da bambino andava allo stadio Olimpico di Roma con il presidente della repubblica Sandro Pertini e frequentava Giovanni Spadolini o Carlo Azeglio Ciampi (grazie al padre Antonio Maccanico), ha lavorato in Sky come manager degli European affairs, per poi traslocare a Warner Bros nel 2004 dove è salito fino alla poltrona di direttore generale, e quindi tornare a Sky a fine 2016. Insomma, per Sky un vortice pazzesco nel giro di poche settimane, un terremoto che poche aziende sarebbero in grado di sopportare, e che tuttavia fa pure onore a Sky, gruppo che, a differenza di molti altri, non ha paura di cambiare pelle. Al punto che nei prossimi giorni si dovrà anche decidere il successore di Zappia, amministratore delegato che sale nelle gerarchie e assume la responsabilità di tutti i mercati europei di Sky, esclusi Regno Unito e Irlanda. In questa sua ascesa continentale, Zappia porterà con se Sarah Varetto, che quindi, a inizio 2019, lascerà la direzione di SkyTg24, passando il testimone a Giuseppe De Bellis. E se tutto questo succede mentre Comcast sta muovendo solo i primi passi come nuovo azionista di riferimento, ci sarà da divertirsi. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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A SpeeD la raccolta pubblicitaria dei quotidiani del gruppo francese 366. Dal 1° gennaio SpeeD del gruppo Monrif si occuperà della raccolta della pubblicità in Italia di tutti i quotidiani del Gruppo 366, la concessionaria che raggruppa la stampa quotidiana regionale francese. 366 rappresenta 60 testate che producono 400 edizioni locali, per un totale di 6 milioni di copie vendute, 46 siti e 42 app. Le testate di 366 vanno ad aggiungersi al portafoglio di SpeeD (Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Il Telegrafo, Corriere Bologna, Corriere Fiorentino, Libero e il canale TRC). Il marchio Viva l’ Italia è di Rtl, Mediaset potrà usare il titolo modificato. Viva l’ Italia è un marchio registrato da Rtl 102,5 e solo l’ emittente di Lorenzo Suraci lo può utilizzare come titolo di una trasmissione. Mediaset, però, potrà continuare a usare Viva l’ Italia Oggi e Domani per il talk su Rete 4 perché ha modificato il titolo rispetto alla formulazione data all’ inizio, ancge se dovrà ritirare il materiale che riporti soltanto Viva l’ Italia. È la decisione del tribunale di Roma a cui si era rivolta Rtl per tutelare il marchio registrato e utilizzato per la trasmissione del mattino da 21 anni. Triboo, Riccardo Maria Monti nuovo membro del cda. Il consiglio di amministrazione di Triboo, società attiva nel settore dell’ e-commerce e dell’ advertising digitale, quotata sul Mercato telematico azionario di Borsa Italiana, ha cooptato Riccardo Maria Monti in sostituzione del dimissionario Alfredo Malguzzi. Il cda ha inoltre deliberato di avviare, a decorrere dal 10 dicembre, il programma di acquisto di azioni proprie per un numero massimo di 500 mila azioni ordinarie, pari allo 0,017% del capitale. Italia 1, al via Chi ha paura del buio? Intelligenza artificiale, realtà virtuale, veicoli a guida autonoma. Sono alcuni dei temi che verranno affrontati all’ interno di Chi ha paura del buio?, il nuovo programma in onda su Italia 1 dedicato alla scienza e alle nuove tecnologie a partire dal 9 dicembre ogni domenica in seconda serata. Il format targato Mediaset cercherà di spiegare la realtà tecnologica in cui viviamo attraverso un linguaggio facile, diretto e comprensibile, con il duplice obiettivo di informare e intrattenere gli spettatori di Italia 1. Alla conduzione del programma Daniele Bossari. Buzzoole, aumento di capitale da 7,8 milioni di euro. Buzzoole, influencer marketing solution provider in grado di connettere i brand ai content creator attraverso l’ utilizzo dell’ intelligenza artificiale, ha finalizzato un nuovo aumento di capitale, il terzo nella propria storia, da 7,8 milioni di euro. Oltre a StarTIP (gruppo TIP) e al fondo «Vertis Venture 2 Scaleup», hanno partecipato Impulse VC, fondo di venture capital e incubatore di progetti digitali tecnologici, R301 Capital, Brahma AG e ScaleIT Ventures. Fondata a Napoli nel 2013, Buzzoole connette le aziende agli influencer capaci di esprimere e creare contenuti in linea con quelli che sono i valori e il linguaggio del brand. L’ aumento di capitale appena perfezionato contribuirà al potenziamento del programma di espansione internazionale, in particolare in Uk e Usa, al consolidamento della leadership nel mercato italiano, nonché agli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico e di prodotto. Google rimuove due app dallo store dopo accuse di azioni fraudolente. Google ha rimosso due applicazioni dall’ app store Google Play a seguito delle accuse secondo cui sarebbero state usate in un sistema di frodi. Sulla base di un’ indagine interna, Google ha sospeso l’ app Cm File Manager di Cheetah Mobile e l’ app Keyboard di Kika Tech dopo che la settimana scorsa BuzzFeed News ha riportato che diverse app delle due compagnie cinesi sono state accusate di aver sfruttato i permessi degli utenti. Alibaba: si dimette il presidente della divisione media&entertainment. Il presidente della divisione video-streaming di Alibaba ha dato le sue dimissioni dopo l’ avvio di un’ indagine a suo carico per l’ accusa di aver accettato pagamenti illeciti. Il 44enne Yang Weidong è stato sostituito da Fan Luyuan che aveva assunto il suo ruolo come presidente di turno della divisione digital media and entertainment il mese scorso. La riorganizzazione del management da parte di Alibaba è arrivata in seguito agli ingenti investimenti da parte dei giganti Tencent e Baidu in contenuti video online. Lo ha riportato il Wall Strett Journal. Al via il primo progetto di comunicazione digitale sul gas naturale. Per la prima volta tutti i protagonisti del mondo industriale del gas uniscono le loro forze per dar vita a una campagna di comunicazione sul gas naturale. Le associazioni Anigas, Assogas, Igas con il contributo di Eni, Snam, Italgas ed Edison, hanno sviluppato con AgiFactory, il Brand Journalism Lab di Agi, una strategia di comunicazione incentrata sul portale www.naturalmentegas.com e sui canali social. Il team di creativi, brand journalists, video producers e storytellers di AgiFactory ha messo in campo MaGasine un ecosistema con al centro la testata online Il Gas, Naturalmente diretta da Marco Pratellesi. Oggi con l’ oroscopo 2019 di Mauro Perfetti. Il settimanale famigliare di Rcs diretto da Umberto Brindani presenta per la prima volta un numero interamente dedicato all’ oroscopo, in edicola dal 6 dicembre con le previsioni di Mauro Perfetti, per sapere cosa prevedono le stelle del 2019.

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