Indice Articoli
Rcs Mediagroup, nasce a Torino Nordovest Economia
Che libertà di stampa è se lavori gratis?
Rai, il cda nomina De Santis e Freccero. Ma il vicepresidente non arriva
De Santis prima donna a Rai 1, Freccero a Rai 2
Sky, Varetto alle news Ue De Bellis guida il Tg24
Cda: De Santis a Rai 1 e Freccero a Rai 2
Sky: De Bellis a Tg24 Varetto alle news Ue
Un asse dei creativi per mettere un freno ai cyber-saccheggi
Chessidice in viale dell’ editoria
Calabresi a Di Maio: dovete accettare le critiche
Editoria, Cairo: libertà di stampa vitale per democrazia
Ecco cosa prevede l’ emendamento Varrica
Rcs Mediagroup, nasce a Torino Nordovest Economia
Corriere della Sera
Andrea Rinaldi
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torino Il Corriere Torino festeggia il suo primo anniversario lanciando il nuovo inserto settimanale Nordovest Economia che debutterà il 3 dicembre. Otto pagine in uscita con il quotidiano, gratis ogni lunedì «per dare voce alle aziende e all’ economia piemontese e raccontare le eccellenze del territorio, anche quelle sconosciute, evidenziandone esigenze, caratteristiche, storie e personaggi significativi», spiega il presidente e ad di Rcs Mediagroup Urbano Cairo. «Un anno fa lanciavamo Corriere Torino – continua Cairo – oggi festeggiamo il primo compleanno con risultati di cui siamo molto orgogliosi». Il dorso torinese, sottolinea Cairo, «ha rafforzato ulteriormente la readership dell’ edizione nazionale, raddoppiando la vendita delle copie nella provincia e raggiungendo un picco di +134% a Torino». Indicazioni positive anche dalla pubblicità, con «oltre 200 aziende che hanno scelto Corriere Torino per la propria comunicazione», spiega il dg di Rcs Pubblicità, Raimondo Zanaboni. « Corriere Torino è una testata che racconta con autorevolezza e chiarezza i fatti – ricorda il direttore del Corriere della Sera , Luciano Fontana – e che esalta la centralità della città di Torino. Lanciamo il nuovo supplemento per ampliare e rendere ancora più completa l’ offerta di Corriere Torino ». La nuova iniziativa editoriale sarà presentata domani alle 19 alla Nuvola Lavazza di Torino.
Che libertà di stampa è se lavori gratis?
Il Fatto Quotidiano
Elisabetta Ambrosi
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Tutti a Bruxelles, ieri, a parlare delle “sfide del giornalismo europeo”, al convegno organizzato da un deputato del Partito democratico. Nessuno a Roma, invece, a discutere di equo compenso con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che aveva invitato Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa a parlare della precarietà della categoria. Troppo offesi per trattare: Ordine e sindacato hanno dichiarato che non si siederanno al tavolo finché i 5Stelle non avranno chiesto scusa ai “giornalisti italiani”. Chissà di quali giornalisti parlavano i rappresentanti di una categoria lacerata e divisa. Sicuramente non di quel 65,5% degli oltre 50.000 giornalisti privo di contratto e di ogni forma di tutela, essendo il giornalismo l’ unico settore italiano dove dal 1997 al 2015 il peso del lavoro autonomo è cresciuto del 760% e dove 8 lavoratori precari su 10 – nel silenzio generale, tranne una meritoria puntata di Report di poche settimane fa – guadagnano meno di 10.000 euro lordi l’ anno e uno su due meno di 5.000. Questi lavoratori avrebbero ben preferito che i loro rappresentanti si precipitassero a Roma, anche se il ricordo dell’ ultimo accordo sull’ equo compenso brucia ancora, visto che nel 2014 il sottosegretario con delega all’ Editoria Luca Lotti (governo Renzi), la Federazione nazionale della stampa e la Federazione italiana editori giornali decisero che fosse equo pagare un giornalista 250 euro al mese (quell’ accordo, cui l’ Ordine non partecipò, fu bocciato sia dal Tar del Lazio che dal Consiglio di Stato). Di tutto questo non si è parlato nelle recenti, solenni, iniziative a favore della libertà di stampa. Come non si è parlato della tragica questione delle querele, in particolare quelle temerarie, che stanno concretamente distruggendo la libertà di stampa. I giornalisti meno protetti e più fragili, ormai, evitano sistematicamente di scrivere di argomenti a rischio per il terrore di vedersi portare via la propria casa, mentre i giornali, specie quelli di editori puri, rischiano il collasso. Proprio nella direzione di aiutare giornali e giornalisti vanno le due proposte di legge del senatore 5Stelle Primo Di Nicola (e sulle quali si misurerà realmente la serietà del Movimento 5 Stelle, che pure conta molti giornalisti eletti, rispetto alla stampa): la prima, perché non ci siano più giornalisti arrestati o inquisiti perché non rivelano le proprie fonti. La seconda per mettere un freno proprio alle querele temerarie, proponendo un sacrosanto risarcimento del giornalista pari alla metà dell’ importo richiesto da chi lo ha ingiustamente querelato. Di questo, allora, chi ha cuore la libertà dei giornalisti dovrebbe occuparsi, oltre a pensare, a mio avviso, a un sistema indiretto di sostegno e incentivi agli editori puri, visto che stare sul mercato oggi è un’ impresa improba per un’ azienda editoriale, specie perché le persone sono state purtroppo abituate ad avere le notizie gratis – quelle notizie che leggono avidamente – e cambiare il loro modo di pensare è una sfida complessa che tutti i giornali del mondo stanno affrontando. Un sistema che non ricordi minimamente, però, i vecchi contributi pubblici all’ editoria, in cui riviste inesistenti su argomenti di nicchia hanno ricevuto per anni fondi impensabili, e così alcuni giornali solo ed esclusivamente grazie al criterio della conoscenza politica. Eppure nulla di tutto questo è stato al centro delle recenti manifestazioni, anche quelle legate a grandi gruppi editoriali, per la libertà di stampa. Si è preferito invocare l’ attacco globale ai cronisti, mettendo sullo stesso piano gli insulti dei 5Stelle – sicuramente sbagliati, soprattutto per il rancore creato nell’ opinione pubblica verso una categoria che certo privilegiata non è – con le persecuzioni reali in Paesi come Messico o Turchia. Si è parlato della disintermediazione come il male di questo governo, come se i governi precedenti, quello Renzi in particolare, non avessero fatto della soppressione della mediazione giornalistica a favore delle reti sociali la propria cifra. Nessuna menzione, invece, ai conflitti di interessi che sempre nascono quando gli editori hanno altri interessi, come è stato tragicamente dimostrato dal caso Autostrade. Certo: sentirsi accerchiati da un nemico esterno aiuta a compattarsi e i 5Stelle hanno avuto la colpa di provocare una reazione allarmata che è stata però eccessiva e ideologica. Perché non solo coloro che sono intervenuti non rischiano nulla, né sulla carta né sul web, ma soprattutto – mentre alludevano a dittature e populismi – hanno dimenticato di citare le vere cause che stanno distruggendo la nostra libertà, preferendo puntare sulla persecuzione politica ed evitando di parlare dei problemi in casa. Sui quali non c’ è stato, incredibilmente, alcun cenno di autocritica.
Rai, il cda nomina De Santis e Freccero. Ma il vicepresidente non arriva
Il Manifesto
m.d.c.
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Annunciate sabato, arrivano le nomine del cda alle direzioni delle reti della tv pubblica e non riservano sorprese. Teresa De Santis approda alla guida di Raiuno, della quale era già stata vicedirettrice (con Fabrizio del Noce, mentre con Mauro Mazza fu spostata al Televideo). Un passato da giornalista al manifesto, fino al 1995 quando approdò al Tg3, è la prima donna a dirigere l’ ammiraglia, sostenuta dalla Lega. I 5 Stelle riportano Carlo Freccero, consigliere d’ amministrazione nel precedente cda dove fu indicato proprio da M5S e dall’ allora Sel, alla guida di Raidue, da lui diretta dal 1996 al 2002. Anche lui fu vittima dell’ editto bulgaro, eppure ora Maurizio Gasparri si prodiga in complimenti: «Credo che sarà un promotore di libertà e di pluralismo». Invece il sindacato Usigrai giudica la scelta «incomprensibile» e addirittura «offensiva nei confronti di tutti gli altri dipendenti in servizio». Perché Freccero è pensionato e quindi non può ricoprire incarichi in una società pubblica o partecipata se non (come farà) gratuitamente e per un solo un anno. Confermate a Raitre Stefano Coletta, anche se La Lega aveva storto il naso, e Antonio Di Bella a Rainews, il cda ha poi approvato la nomina di Au ro Bulbarelli alla guida di Rai sport e di Antonio Preziosi (gradito a Forza Italia) alla Rai Parlamento. La sorpresa arriva invece sul fronte del Consiglio d’ amministrazione: l’ attesa nomina di Giampaolo Rossi (consigliere in quota Fdi) a vicepresidente non è arrivata. L’ ipotesi era stata avanzata perché sulla testa del presidente Marcello Foa pendono diversi ricorsi contro la sua nomina. Se dovesse perdere il posto, in assenza di un numero due farebbe le veci di presidente la consigliera anziana Rita Borioni, indicata da Pd. Di qui la trovata Rossi. Ma lo stesso Foa ci avrebbe ripensato, forse anche per non mostrarsi sconfitto prima del tempo e in definitiva presidente dimezzato. Non solo: come Foa, anche Rossi aveva attaccato il capo dello stato via twitter (Mattarella Horror show», per esempio). La questione al momento è rinviata. Sulla presidenza Rai proprio ieri si era aperta un’ altra polemica con la notizia (pubblicata dal Fatto) della imminente promozione a capo staff di Foa del capo Ufficio affari legali Pierpaolo Cotone, colui che ha stilato il parere secondo il quale Foa, nonostante la bocciatura della commissione di vigilanza, poteva essere rivo tato. Il dem Michele Anzaldi annuncia un esposto all’ Anac e alla Corte dei Conti.
De Santis prima donna a Rai 1, Freccero a Rai 2
Il Mattino
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LE RETI Via libera a larga maggioranza alle nomine alle reti generaliste Rai, che arrivano circa un mese dopo quelle alle testate. A Rai1 viene promossa alla direzione Teresa De Santis, prima donna alla guida della rete ammiraglia, mentre a Rai2 torna Carlo Freccero che però, in quanto pensionato, non potrà, in virtù della legge Madia, percepire una remunerazione e potrà essere impiegato al massimo per un anno. Una circostanza che non ha mancato di suscitare polemiche, che si uniscono a quelle legate alle indiscrezioni sulla nomina di Giampaolo Rossi alla vicepresidenza della tv pubblica. Una scelta, quella di indicare un vice di Marcello Foa, che è stata discussa in consiglio di amministrazione, ma poi rinviata ad altra seduta. Senza l’ indicazione di un vicepresidente, a fare le veci di presidente, in caso di suo impedimento (circostanza che potrebbe verificarsi con l’ accoglimento dei ricorsi contro la sua nomina), sarebbe il consigliere anziano Rita Borioni, eletta in quota Pd. L’ indicazione di Rossi, eletto in consiglio in quota Fratelli d’ Italia, aveva però provocato proteste di opposizione e Usigrai a causa delle sue prese di posizione contro il presidente Sergio Mattarella. IL RITORNO Ha provocato qualche distinguo anche la nomina di Freccero, che torna alla guida della seconda rete, da lui diretta tra il 1996 e il 2002. L’ ex consigliere, indicato nella passata gestione dal Movimento 5 Stelle, ha deciso di accettare l’ incarico a titolo gratuito. L’ altro cambio è quello alla rete ammiraglia dove Teresa De Santis, già vice direttore del canale e successivamente vice direttore al Televideo, gradita alla Lega, prende il posto di Angelo Teodoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky, Varetto alle news Ue De Bellis guida il Tg24
Il Mattino
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Venti di cambiamenti a Sky. Prima la nomina di Andrea Zappia a Chief Executive Continental Europe e ieri ulteriori cambiamenti organizzativi con l’ obiettivo di sfruttare al meglio le potenzialità dei diversi mercati e di essere sempre più focalizzati sugli obiettivi rilevanti in ogni contesto. Sarah Varetto, dopo aver guidato con successo per quasi 8 anni Sky TG24, viene nominata con decorrenza immediata EVP News Projects Development, Continental Europe, a diretto riporto di Andrea Zappia. Sarah Varetto, che guiderà ancora Sky TG24 fino al 31 dicembre 2018, nel nuovo ruolo si occuperà di definire progetti operativi per nuovi contenuti editoriali sulle diverse piattaforme. Oltre a questo manterrà anche una presenza a Sky TG24, attraverso la conduzione di programmi e speciali e con un ruolo di editorialista. Dal 1 Gennaio 2019 la Direzione di Sky TG24, sarà affidata a Giuseppe De Bellis. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Cda: De Santis a Rai 1 e Freccero a Rai 2
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Tutto come da previsione sulle nomine dei direttori di rete. Mentre sulla figura del vicepresidente della Rai non si è andati oltre l’ indicazione. E quindi scelta rimandata, con ogni probabilità per evitare di alimentare un possibile scontro sul nome di Giampaolo Rossi, il consigliere eletto in quota Fratelli d’ Italia i cui rumors avevano provocato le proteste dell’ opposizione, soprattutto per le prese di posizione dello stesso Rossi contro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sulla scelta del vicepresidente, la tensione del resto si era iniziata ad alzare negli ultimi giorni sulle possibili motivazioni “tattiche”, visto che senza l’ indicazione di un vicepresidente, a fare le veci di presidente, in caso di suo impedimento (circostanza che potrebbe verificarsi se venissero accolti i ricorsi al Tar contro la nomina), sarebbe il consigliere anziano Rita Borioni, eletta in quota della minoranza Pd. Quello di ieri è stato un consiglio fiume con all’ ordine del giorno vari argomenti fra cui aggiornamento del budget e prime indicazioni sui palinsesti gennaio-marzo. Al centro dell’ attenzione però, ovviamente, la nomina di nuovi direttori – di Rai 1 e Rai 2, soprattutto ma anche di Rai Parlamento (Antonio Preziosi) e Rai Sport (Auro Bulbarelli) – con la riconferma di Stefano Coletta a Rai 3. E per la prima volta un direttore donna – Teresa De Santis – arriva alla guida della rete ammiraglia. Giornalista, ha iniziato la carriera a Il Manifesto, specializzandosi proprio sulle materie televisive. L’ approdo definitivo alla Rai arriva nel 1995, con l’ assunzione al Tg3. Nel 2002 arriva poi la nomina a vicedirettore di Rai 1, prima della vicedirezione di Televideo durante la direzione di Mauro Mazza. Un percorso che da Il Manifesto l’ ha portata alla guida di Rai 1, attribuita in quota Lega. A Rai 2 un rientro, quello di Carlo Freccero, che la stessa rete la guidò per la prima volta fra 1996 e 2002. Quella di Freccero è una lunga carriera nell’ azienda pubblica, culminata nella nomina a consigliere d’ amministrazione della Rai nella passata gestione, in cui arrivò nel board su indicazione del M5S. Pensionato Rai, Freccero ha deciso di accettare l’ incarico a titolo gratuito in virtù della legge che impedisce ai pensionati di svolgere incarichi retribuiti. «Si tratta ancora una volta – commenta l’ ad Fabrizio Salini – di scelte tese alla valorizzazione di eccellenti professionisti con una lunga storia aziendale con le quali rafforzare la leadership televisiva del Servizio pubblico e renderla ancor più autorevole ed universale». Distinguo arrivano invece dal sindacato Usigrai: «Il quadro che emerge è di un gruppo dirigente di corto respiro, ormai da quattro mesi impegnato a spartire poltrone più che a costruire il futuro della Rai». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky: De Bellis a Tg24 Varetto alle news Ue
Il Sole 24 Ore
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Dopo la nomina di Andrea Zappia a chief executive continental europe, Sky annuncia ulteriori cambiamenti organizzativi. Sarah Varetto, dopo aver guidato con successo per quasi 8 anni Sky Tg24, viene nominata con decorrenza immediata Evp News projects development, continental europe, a diretto riporto di Andrea Zappia. Sarah Varetto, che guiderà ancora Sky Tg24 fino al 31 dicembre 2018, nel nuovo ruolo avrà la responsabilità di identificare e analizzare le opportunità di sviluppo delle news nel contesto continentale europeo in cui Sky opera, allo scopo di rafforzare la presenza e l’ identità del brand nei vari territori. Si occuperà di definire – è scritto in una nota ufficiale – progetti operativi per nuovi contenuti editoriali sulle diverse piattaforme. Dal 1 gennaio 2019 la direzione di Sky Tg24, che continuerà a riportare a Sky Italia, sarà affidata a Giuseppe De Bellis. De Bellis può contare su una solida esperienza giornalistica ed editoriale multipiattaforma sviluppata in realtà molto significative nel contesto dell’ informazione italiana e dallo scorso gennaio, come condirettore vicario di Sky Sport, ha contribuito in modo decisivo al processo di trasformazione di Sky Sport. «Voglio ringraziare entrambi per aver accettato con entusiasmo queste nuove sfide» ha commentato Zappia. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Un asse dei creativi per mettere un freno ai cyber-saccheggi
Il Tempo
Maurizio Gasparri
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Il mondo digitale offre molte opportunità ma rischia anche di aggredire in maniera insopportabile il diritto d’ autore. Su questo tema, con il titolo volutamente provoca torio – La proprietà è un furto? – le Fondazio ni Italia Protagonista, che ho l’ onore di presiedere e Magna Carta, guidata da Gaetano Quagliariello, hanno indetto un convegno che si terrà mercoledì 28 novembre presso la sala Capitolare del Senato della Repubblica. Discuteremo della tutela del diritto d’ autore alla presenza dei presidenti della Siae Mogol, della Rai Foa, di Mediaset Confalonieri, dell’ Anica Rutelli, della Fieg Riffeser, di Confindustria digitale Catania e dei rappresentanti del mondo della cultura, del cinema e della musica. Vogliamo proporre al mondo della creatività un’ alleanza, perché se è giusto che i contenuti siano accessibili, non è giusto che siano saccheggiati gratuitamente. Questo riguarda la musica, ovviamente appetibile soprattutto per i ragazzi, il mondo del cinema, i cui contenuti vengono scaricati ovunque e comunque illegalmente e ancor di più il mondo dei giornali e delle agenzie che, dalla gratuità dei contenuti che circolano sul digitale, registrano un grave danno, anche per quanto riguarda le copie diffuse e l’ attrattività pubblicitaria. Anche le televisioni sono colpite da questo saccheggio e hanno interesse a vedere tutelato il diritto d’ autore. Certo, «tutto gratis a tutti» è un programma meraviglioso, ma come disse Celentano, commentando vicende di questa natura alcuni anni fa: «Se il pane non si pagasse, nessuno farebbe il fornaio». E quindi necessario sostenere l’ iniziativa in corso presso il Parlamento Europeo, dove si è già votata a settembre una direttiva sul diritto d’ autore. A Strasburgo e a Bruxelles se ne tornerà a discutere nelle prossime settimane per una decisine definitiva. La controparte sono i giganti della rete, i cosiddetti Ott (Over the top: Google, Facebook, Amazon e altri) che spesso non pagano nessuna tassa o fanno dei tardivi e limitati accordi per lasciare qualche spicciolo in questo o in quel Paese. Diventano padroni di tutto, poi producono a loro volta audiovisivo, si impossessano di reti finanziarie e, dislocati in una dimensione globale, sfuggono ai rigori del fisco e fanno una concorrenza sleale a tutto e a tutti. Anche alla creatività. E per questo che vogliamo discutere delle iniziative da assumere, anche nel Parlamento italiano, contro i saccheggiatori digitali. E dovrebbero allearsi il mondo dell’ editoria, della musica, del cinema, della televisione che hanno un grande potere e che se devono offrire in modo accessibile i loro contenuti a tutti, hanno tutto il diritto di vedere salvaguardata la creatività degli autori. Perché se poi tutto diventa gratuito, interi settori industriali saranno smantellati. Editoria, cinematografia, musica rappresentano per l’ Italia una grande ricchezza. E alla fine anche il singolo giornalista o il magazziniere o il fornitore di vivande su un set saranno travolti da una crisi che finirà per intaccare anche i contenuti e rendere prevalente un pensiero unico dettato dagli Ott.
Chessidice in viale dell’ editoria
Italia Oggi
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Condé Nast si riorganizza a livello mondiale. Lascia l’ a.d. Sauerberg. Si fondono Condé Nast e Condé Nast International (che si occupa dei mercati extra Usa). La famiglia Newhouse, editori del gruppo di Vogue, Vanity Fair e Glamour, vuole unire le due strutture finora distinte, anche a livello operativo. Jonathan Newhouse diventa il president della nuova società mentre si cerca un nuovo a.d., dopo l’ uscita dell’ attuale ceo Bob Sauerberg e la conseguente bocciatura del suo piano al 2020, presentato lo scorso agosto, per tornare alla profittabilità. Simon Fiduciaria, il giudice rigetta le istanze contro Mediaset. Il Tribunale di Milano (sezione quindicesima) ha emesso ieri l’ ordinanza di rigetto dell’ istanza di sospensione delle due delibere dell’ assemblea degli azionisti Mediaset 2018 impugnate da Simon Fiduciaria (Vivendi). Lo ha reso noto ieri la stessa Mediaset. Gruppo Gedi, De Benedetti esclude vendita testate a Kretinsy. «Sono fantasie. Absolutely not», ha bollato così Marco De Benedetti, presidente del gruppo di Repubblica, le indiscrezioni di stampa circa la possibile vendita di testate Gedi all’ imprenditore ceco Daniel Kretinsky, entrato in via indiretta nel capitale di Le Monde. Sonda su Marte, Focus al 4,15% di share. La diretta dell’ ammartaggio della sonda InSight, in prima serata sul canale tv Focus (Mediaset), ha raggiunto 1.081.000 spettatori con una share del 4,15%.
Calabresi a Di Maio: dovete accettare le critiche
La Repubblica
GOFFREDO DE MARCHIS
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roma Il direttore di Repubblica Mario Calabresi ricorda le querele in corso: «Due con il Movimento e 3 con Casaleggio». Per dire che non è un confronto normale quello con Luigi Di Maio che va in onda a Di Martedì su La7. Eppoi c’ è il braccio di ferro sulla libertà di stampa dopo gli attacchi del vicepremier contro i giornalisti « infimi sciacalli » , le accuse ( false) al nostro giornale di prendere soldi pubblici, la campagna contro gli editori impuri, la minaccia di togliere le pubblicità delle aziende parastatali, le uscite di Toninelli che inventa la storia della proprietà Benetton dentro il gruppo Gedi che edita Repubblica. « Non ho paura per la libertà di stampa. Il linguaggio usato da lei o da Di Battista si commenta da solo. Mi preoccupa per l’ Italia – dice Calabresi – l’ idea che i quotidiani diano fastidio. All’ opposizione eravate liberi e belli, ma ora siete al governo e vi dovete abituare a chi vi fa le pulci » . Sulla poltrona di fronte (Floris è in mezzo, in piedi), Di Maio risponde all’ inizio con piglio sfrontato. «Neanch’ io mi preoccupo per gli attacchi o l’ indifferenza che i grandi giornali hanno per noi. Ci porta bene, visti i risultati. Continuate così. Ma sulla libertà di stampa dico che oggi sui quotidiani ci sono o troppe bugie o troppe campagne». Il vicepremier ha delle carte. Vecchi titoli di Repubblica. Sui vitalizi c’ era un articolo sul rinvio. «Non era corretto, li abbiamo fatti » . Calabresi gli fa notare: « Ma che c’ entra. Li avete fatti quindici giorni dopo quel titolo e con un ritardo di settimane rispetto all’ annuncio » . Il ministro afferma che Repubblica ha taciuto sul ruolo dei Benetton in Autostrade dopo il crollo del Ponte Morandi. « Non è vero – ribatte il direttore – . A due giorni dalla tragedia, avevamo sette pagine sui Benetton e la foto di Gilberto » . Viene rispolverata la querelle sul guadagno in Borsa di Carlo De Benedetti grazie a una presunta soffiata del premier Matteo Renzi. « Abbiamo scritto tutto il giorno successivo alla notizia – ricorda Calabresi – . La notizia non l’ avevamo perché un deputato della commissione banche scelse di darla solo a tre giornali » . E De Benedetti, sottolinea Calabresi, non ha più un’ azione di Repubblica da sei anni avendo passato il controllo ai figli. È un duello, insomma. Fatto di reciproche contestazioni e sul confine delicato del diritto di critica. La libertà di stampa secondo Di Maio è avere «editori puri, che non abbiano altri interessi economici o politici » . Per Calabresi è « un principio fondamentale: i governi non mettono il naso in quello che fanno i giornali». Anche il direttore di Repubblica, alla fine del confronto- scontro, tira fuori una carta. «Mi avete inviato questa querela intestata a Luigi Calabresi, che era mio padre e, come molti sanno, è morto tanti anni fa. Lo dico per rimarcare il vostro livello di approssimazione » . Così si torna all’ inizio, quando il direttore di Repubblica offre un giudizio sul governo giallo- verde: « Vedo troppa improvvisazione. Troppi annunci e troppe promesse a cominciare dal reddito di cittadinanza che non sappiamo bene cosa sia. E avete innestato un tasso di ansia nel Paese fuori misura, soprattutto sui risparmi degli italiani». Di Maio però ribatte: «C’ era bisogno di questa ansia. È quella dei disoccupati, dei pensionati » . Ma Calabresi osserva: «Se in banca non ci sono i soldi e parlo del nostro debito, certe promesse non si possono mantenere » . Venti minuti di duello serrato. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Editoria, Cairo: libertà di stampa vitale per democrazia
Prima Comunicazione
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“Siamo in un momento in cui bisogna farsi venire delle idee ma si può fare”. Parlando con Ansa, Urbano Cairo ha spiegato quale sia la sua ricetta per far crescere l’ editoria in Italia, puntando su creatività e capacità di superare le difficoltà. “In Rizzoli ho preso un’ azienda che, quando io sono arrivato nel 2016, l’ anno prima aveva perso 173 milioni. Quest’ anno nei primi nove mesi ne guadagniamo 52. Abbiamo risanato l’ azienda, non ho toccato nemmeno un dipendente. Anzi ho fatto rientrare solidarietà e cassa integrazione. Gli unici costi aumentati, di 8 milioni, sono stati proprio quelli del personale. Ho tagliato invece altri costi, vale a dire gli sprechi”, ha evidenziato l’ editore, presidente di Cairo Communication e di Rcs MediaGroup. “Quando si parla di prodotto io invece i costi li aumento. Penso al rilancio di Io donna e di ViviMilano. Quando si tratta di cose importanti bene, allora spendiamo. Guardiamo il Corriere: in questa direzione vanno gli arrivi di Gramellini o di Gabanelli. Facciamo un giornale più bello”. Un editore che non considera il giornalista un costo. “Tra Italia e Spagna, dove ho tre quotidiani, gravitano intorno a me circa ottomila giornalisti”, ha ricordato. “E per me sono una grande risorsa e li rispetto. Un rispetto per la verità ricambiato: hanno capito quanta è la mia passione per i giornali, per la carta stampata, ma anche per l’ online. Sul web stiamo investendo tanto e c’ è un enorme ritorno: lo testimoniano i 22 milioni di utenti unici al mese che si registrano sul Corriere.it”. Commentando gli ultimi attacchi alla stampa, che hanno coinvolto diversi esponenti del Movimento 5 Stelle, Cairo ha detto: “Secondo me la libertà di informazione è un bene assolutamente prezioso. In una democrazia è fondamentale”. “I giornalisti devono fare domande anche scomode. Devono chiedere le cose. Se qualcosa non funziona devono metterla in evidenza. Perché hanno anche una funzione positiva. Molte volte dalla lettura degli articoli vedi come i giornalisti abbiano centrato i problemi. E quindi vanno ascoltati. Perché nell’ ascolto c’ è il miglioramento. Secondo me è una funzione vitale per la democrazia e perché le cose vadano meglio”, ha rimarcato. “Io lo dico sempre ai miei giornalisti: fate le domande, tutte. Senza remore”, ha aggiunto Cairo. La ricetta del buon editore? “Secondo me da una parte l’ arricchimento dei prodotti, e delle testate, dall’ altra un’ attenzione ai costi che ti permette di non aver bisogno di nessuno. E quindi di essere libero. La libertà la conquisti quando non devi dipendere da nessuno. E la libertà produce un buon prodotto”, ha concluso.
Repubblica presenta Live
Prima Comunicazione
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Repubblica si occuperà di “medicina dei sani” con un nuovo mensile, Live, allegato ai quotidiani del gruppo Gedi. Daniela Minerva direttrice, per un totale di 650mila copie quale potenziale diffusivo. La conferma è giunta nel corso di Huddle 2018, l’ evento a cura di Mindshare, cui ha partecipato anche Daniela Minerva. Annunciato a metà settembre, il nuovo supplemento dei quotidiani Gedi sarà allegato a Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e a tutti gli altri quotidiani Gnn. Alimentazione, fitness, stili di vita salutari, ma anche abbigliamento, bellezza e medicina, tra gli argomenti trattati. Venduto in abbinata obbligatoria Live ha un prezzo di 0,50 euro.
Accordo al Secolo XIX
Prima Comunicazione
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Mentre si avvicina la data del 5 dicembre, quando Luca Ubaldeschi si insedierà alla direzione del Secolo XIX al posto di Massimo Righi, che lascia la carica per problemi personali ma rimarrà comunque al giornale come vicedirettore , vale un milione di euro di risparmi l’ anno, a partire dal 2019, l’ accordo sui tagli raggiunto fra azienda e rappresentanze sindacali e appena approvato dall’ assemblea. Fra i punti principali un taglio drastico, a quanto pare molto drastico, delle collaborazioni di giornalisti pensionati. Ridotta anche di un settimo la presenza di giornalisti la domenica, con la possibilità per gli stessi di compensare il mancato guadagno con giorni liberi, ma con modalità da stabilire dopo l’ insediamento del nuovo direttore. Articoli correlati Prima pagina Sky: Varetto passa allo sviluppo news Europa. A De Bellis la direzione di Sky Tg24 Prima pagina Mindshare con Huddle guarda ai ‘Futuri Possibili’. Binaghi: il 2018 chiuderà a +2,5%, meglio delle stime Prima pagina Non ci sono condizioni per un confronto serio e costruttivo. Odg e Fnsi respingono la nuova convocazione di Di Maio Video Crisi, Passera: per le banche il peggio arriva ora Powered by Banca Generali Le parole dell’ energia Cavo sottomarino: l’ energia scorre in fondo al mare SCOPRI DI PIÙ Newsletter Per essere sempre aggiornato sulle notizie più rilevanti della giornata e ricevere gli esclusivi Muy Confidencial, i dati e i documenti più importanti, iscriviti subito alle nostre due newsletter Analisi ascolti tv Vince Nero a metà con 5,4 milioni e il 23.5%. In 3,5 milioni per il Gf Vip. Boom per Focus con Insight su Marte Vedi tutti In edicola ‘Prima’ è in edicola e disponibile in edizione digitale per smartphone e tablet Abbonati Documenti La classifica internazionale dei brand automobilistici più attivi sui social e dei post più condivisi a ottobre Vedi tutti Agenda novembre 22 – 25 Vignola (MO) e Valsamoggia (BO) – Mente Locale. Visioni sul territorio 2018 novembre 19 – 25 Milano – Milano Music Week 2018.Una settimana dedicata alla musica novembre 14 – 14 Milano – Terzo Forum Sport & Business. Verso la nuova Sport Economy Vedi tutti Dati e cifre Dati Audimovie: 6,8 milioni di biglietti staccati nei cinema a ottobre. ‘Venom’ il film più visto Dati Ads: diffusione e vendita a settembre di quotidiani e settimanali, ad agosto dei mensili (TABELLE) Investimenti pubblicitari flat (+0.6%) a settembre, ma senza search e social va male (-2,4%). Nielsen: fiducia per chiusura anno Vedi tutti Lavoro Milano – Stage Ufficio stampa per la comunicazione di ‘Fa’ la cosa giusta!’ Milano – Addetto alla comunicazione per sostituzione maternità Milano – Account settore enogastronomico con Partita Iva Milano – Junior Account per attività di media relations e monitoraggi stampa e web.
Ecco cosa prevede l’ emendamento Varrica
Prima Comunicazione
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Stop ai contributi pubblici per l’ editoria a partire dal primo gennaio 2020 e un pesante colpo di scure alle erogazioni previste per il 2019. E’ quanto prevede l’ emendamento firmato dal deputato Adriano Varrica, del Movimento 5 Stelle, alla legge di bilancio 2019, all’ esame in prima lettura a Montecitorio. La proposta di modifica, presentata in commissione alla Camera, è l’ unica norma relativa all’ editoria che figura tra i circa 700 emendamenti ritenuti “rilevanti”, in pratica con il sostegno del governo, nel provvedimento, le cui conseguenze andranno a colpire e pesare soprattutto sul mondo delle testate minori (quotidiani locali, delle minoranze linguistiche, diffusi all’ estero, delle associazioni, delle parrocchie, delle radio private con attività informativa di interesse generale). Il taglio occupazionale che ne consegue è stato valutato dall’ Fnsi in circa un migliaio di posti di lavoro. L’ emendamento Varrica abroga la legge delega e il fondo per il pluralismo dell’ informazione e i relativi contributi a partire dal primo gennaio 2020. Resta esclusa dai tagli solo l’ editoria speciale, per i non vedenti, gli ipovedenti o a tutela dei consumatori o degli utenti. Per il 2019 viene prevista una fase transitoria, che taglia però le erogazioni al 90% e introduce ulteriori tetti. In particolare i rimborsi previsti per le testate minori su carta (viene eliminata la distinzione tra quotidiani e periodici ) “per copie vendute” aumenta a 0,35 euro (ora è rispettivamente 0,20 e 0,25 euro). Per le testate maggiori (oltre 1 milione di copie annue vendute) il contributo scende dagli attuali 0,35 euro a 0,20 per i quotidiani e 0,25 per i periodici. Ancora, il rimborso “per copie vendute” non potrà essere superiore a 350 mila euro (dagli attuali 3,5 milioni). Complessivamente i contributi erogati, i rimborsi e altre elargizioni non possono essere superiori al 50% dei ricavi dell’ azienda. L’ emendamento introduce inoltre un tetto massimo di 500 mila euro. Pesanti le conseguenze per l’ editoria delle minoranze linguistiche, che perdono il regime di maggior favore previsto finora. Taglio netto dal primo gennaio 2019 anche per le agevolazioni tariffarie telefoniche a favore delle aziende editrici, mentre il contributo a favore dell’ Associazione stampa estera sarà stabilito (anche per la sua entità) da un decreto del Presidente del Consiglio (Dpcm), non più in virtù di legge. Leggi il testo dell’ emendamento.
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