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Cronisti precari, nuovo no della Fnsi al vicepremier
La Resistenza è rinviata a data da destinarsi
Rai, l’ ex capo dell’ ufficio legale nello staff di Foa
Mondadori, ok all’ accordo aziendale Lavoro più agile per 1.500 dipendenti
Billboard Italia, la rivista di musica pronta a espandersi in Europa
Sky, Zappia a capo dell’ Europa
Chessidice in viale dell’ Editoria
Un vicepresidente per blindare la Rai sovranista
RaiUno, De Santis dal “manifesto” alla Lega
Classifica dell’ informazione online in settembre secondo Audiweb 2.0
Cronisti precari, nuovo no della Fnsi al vicepremier
Il Fatto Quotidiano
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La tutela dei lavoratori più deboli passa attraverso un “confronto serio e costruttivo” che non può prescindere “da atti chiari e trasparenti da parte del governo”, mentre l’ approvazione dei tagli dei fondi per l’ Editoria farebbe crescere il numero dei precari. Lo sostengono la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’ Ordine nazionale dei giornalisti. Gli organi di rappresentanza della categoria, quindi, non incontreranno oggi il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. E hanno declinato anche il secondo invito, quello per il 10 dicembre. In risposta, Fnsi e Ordine organizzeranno un’ assemblea pubblica davanti alla sede del Mise per lo stesso giorno. Il segretario generale del sindacato dei giornalisti Raffaele Lorusso e il presidente dell’ Ordine nazionale Carlo Verna hanno ribadito quanto illustrato in occasione dell’ invito di qualche giorno fa. La convocazione “insieme a non meglio identificate altre associazioni” sarebbe “una mancanza di rispetto verso chi rappresenta i giornalisti” e, aggiungono, “ai pesanti insulti alla categoria non è mai seguito un gesto di ravvedimento da parte del ministro”.
La Resistenza è rinviata a data da destinarsi
Il Fatto Quotidiano
Fabrizio d’ Esposito
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Un tempo giornale-partito che dettava la linea alla sinistra e poi al centrosinistra. Oggi giornale-propaganda come tanti altri. La differenza è visibile a occhio nudo. Come i tanti spazi vuoti l’ altra mattina, di domenica, al teatro Brancaccio di Roma, dove ci si batteva per la libertà di stampa nell’ anno I di questo cupissimo regime gialloverde, un filino peggio di quello berlusconiano. Parliamo, ovviamente, della gloriosa Repubblica di Mario Calabresi che in questo fine settimana ha tastato il polso alla politica e alla società civile sul grave rischio fascismo in Italia. E la crisi del fu giornale-partito si è palesata tra silenzi notevoli e scarsa partecipazione democratica. Eppure per mobilitare le masse anti-populiste, sabato scorso il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha festeggiato il ritorno tra gli illuminati del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, motore del No al referendum renziano e sin da allora sospettato di collaborazionismo filogrillino. Zagrebelsky è tornato con un vigoroso appello alla resistenza e alla disobbedienza civile, senza però specificare contro chi (in realtà volava alto e citava Popper, contro le società chiuse sognate da tanti politici italiani di oggi e di ieri). L’ unico nemico citato è il “tribalismo”. L’ appello però è stato subito respinto da alcuni potenziali nuovi partigiani del fronte anti-populista: Matteo Renzi e Maria Elena Boschi e finanche un tranchant Giuliano Ferrara ieri sul Foglio (“stupidità sostanziale” ornata con “preziosità accademica”). Non solo. A far cadere nell’ abisso delle cose perdute il vigoroso appello è stata l’ indifferenza del Pd, partito ombelicale concentrato ormai solo su primarie, correnti, candidati e i consueti tatticismi di palazzo. E il mancato scuotimento adrenalinico del Pd conduce al flop di domenica mattina al Brancaccio, dove nemmeno la pletora di direttori ed ex direttori del gruppo debenedettiano è riuscita a richiamare la folla delle grandi occasioni, per un nuovo girotondo, stavolta contro il regime gialloverde. La crisi del giornale-partito è infatti la crisi nera che continua ad attraversare il Pd, sempre più avvitato in una logica perversa di ceto politico. Sin dalla catastrofe elettorale del 4 marzo scorso, Repubblica ha provato a guidare il processo di rinnovamento (non andando oltre, però, la riesumazione di Prodi e di Veltroni) per riguadagnare l’ autorevolezza e il prestigio degli anni Novanta ma il vuoto di consensi non si è affatto fermato. Il doppio flop Zagrebelsky-Brancaccio poggia però anche su due altre gambe evidenti. Innanzitutto la rimozione del renzismo, errore questo in cui è caduto persino Massimo Giannini, volto “repubblicano” tra i pochi, da quelle parti, a criticare il Rottamatore quando era premier e per questo epurato dalla Rai. Del resto la crisi di Repubblica deve molto al fiancheggiamento acritico del renzismo. Questa rimozione è simmetrica al pregiudizio contro i Cinquestelle, ignorando che buona parte dei girotondi e dell’ élite antiberlusconiana dell’ ultimo ventennio ha scelto, da sinistra, il radicalismo dell’ onestà grillina. Ecco perché in questo weekend non c’ è stata alcuna ribellione di massa. E l’ annunciata Apocalisse finanziaria ancora latita, nonostante la massiccia propaganda di Repubblica. L’ ultima topica l’ ha raccontata ieri Dagospia: in Rete è stato chiesto a Federico Rampini, firma-guru del quotidiano, dove avesse preso una frase attribuita a Merkel. Questa: “Dobbiamo trattare l’ Italia come la Polonia”. A smentirlo la collega di Repubblica da Berlino, Tonia Mastrobuoni: “Non l’ ha mai detto”.
Rai, l’ ex capo dell’ ufficio legale nello staff di Foa
Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Giornata di nomine oggi in Rai, dove nel pomeriggio è previsto un consiglio di amministrazione che indicherà i nuovi direttori delle reti, ma non solo. Sono Teresa De Santis a Rai1, Carlo Freccero a Rai2, Stefano Coletta confermato a Rai3, Antonio Preziosi a Rai Parlamento e Auro Bulbarelli a Raisport, preferito in zona Cesarini a Maurizio Losa. Ma oggi si procederà ad altre tre nomine, non di poco conto. L’ attuale direttore degli Affari legali e societari di Viale Mazzini, Pierpaolo Cotone, arrivato in Rai nel 2015 con Antonio Campo Dall’ Orto, è in scadenza di contratto e sta per andare in pensione. Così oggi Fabrizio Salini dovrebbe annunciare il nuovo capo del legale, che probabilmente sarà Francesco Spadafora, attuale numero due dell’ ufficio. Cotone, però, classe 1951, non andrà ai giardinetti, ma verrà nominato capo dello staff del presidente Marcello Foa. Con una consulenza della durata due anni. Una nomina anomala che in Rai sta suscitando più di una perplessità. Perché non è mai accaduto che un capo del legale, per giunta sulla via della pensione, venga preso nello staff dei nuovi vertici, in questo caso del presidente. Per la cronaca, come direttore degli Affari legali e societari, Cotone è colui che la scorsa estate ha espresso due pareri legali che sono stati di grande aiuto allo stesso Foa. Il primo, dopo la bocciatura del candidato presidente in commissione di Vigilanza il primo di agosto. In quel frangente la Rai si è ritrovata nella difficile situazione di avere un ad, Fabrizio Salini, ma non un presidente. Cotone allora fece sapere che Foa, in qualità di consigliere anziano, poteva convocare il Cda, che sarebbe stato nel pieno delle funzioni. Non andò esattamente così, perché altri pareri legali dissero che il Cda poteva essere convocato, ma solo per gestire l’ ordinaria amministrazione. In seguito ci fu un secondo giudizio favorevole all’ attuale presidente: quando l’ ufficio legale di Viale Mazzini diede via libera al fatto che Foa, nonostante la bocciatura in Parlamento, potesse essere rivotato in Cda e, in caso di successo, riproposto alla commissione di Vigilanza. Come poi avvenne: il 26 settembre scorso l’ ex cronista del Giornale è stato rivotato in Vigilanza diventando presidente della Rai. Votazione che scatenò roventi polemiche e che ancora oggi è oggetto di un ricorso al Tar da parte di Rita Borioni, consigliera di area Pd. Un ricorso che, se verrà accolto, potrebbe avere come conseguenza l’ annullamento dell’ elezione di Foa a presidente. Un’ eventualità, quest’ ultima, che a Viale Mazzini non si esclude affatto. E che non esclude lo stesso presidente Foa, da cui nei giorni scorsi è partita l’ idea dell’ elezione di un vicepresidente. Un numero due in grado di fare le sue veci e impedire che in quel ruolo ci finisca la stessa Borioni come consigliera anziana. Il vicepresidente della Rai, dunque, sarà votato oggi in Cda e, secondo i rumors, in pole position c’ è Giampaolo Rossi, consigliere in quota FdI, autore di alcuni tweet e dichiarazioni non proprio sobrie, anche nei confronti del capo dello Stato. È anche per questo – è la voce che gira in Parlamento – che Sergio Mattarella ancora non ha ricevuto al Quirinale i nuovi vertici di Viale Mazzini come invece solitamente accade. Nel frattempo si vengono a sapere ulteriori particolari sulle nomine. A Carlo Freccero, che come pensionato non percepirà stipendio, verrà fatto un contratto di un anno, come prevede la legge Madia, ma sarà coinvolto anche nella creazione di nuovi format e programmi. Mentre non sono state smentite le voci secondo cui l’ ad Salini avrebbe offerto a Milena Gabanelli di rientrare in Rai con un incarico ancora da definire, ma che potrebbe essere la direzione di Rainews.
Mondadori, ok all’ accordo aziendale Lavoro più agile per 1.500 dipendenti
Il Giornale
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Lavoro agile, maggiori tutele e responsabilizzazione dei dipendenti. Questo prevede il nuovo accordo aziendale firmato dal gruppo Mondadori e dai sindacati Fistel-Cisl, Slc-Cgil e Uilcom-Uil che entrerà in vigore dal 1 gennaio. L’ accordo è stato approvato dal 98% di lavoratrici e lavoratori. Riguarda i 1.500 dipendenti con contratto grafico editoriale (sui circa 3.000 totali del gruppo tra Italia e Francia). «Questo accordo nasce dalla volontà di Mondadori di definire, d’ intesa con il sindacato, un nuovo modello di contratto che metta la persona al centro del rapporto con l’ azienda», dice Daniele Sacco, direttore centrale risorse umane e organizzazione della società. «Crediamo che tutte le nostre risorse siano un valore fondamentale e che le loro esigenze personali siano un elemento di primaria importanza». L’ accordo, innovativo per quanto riguarda l’ editoria, prevede tra l’ altro la gestione autonoma dell’ orario di lavoro, con una sola timbratura, nell’ intento di trovare un punto d’ incontro tra esigenze lavorative e individuali. Grande è l’ attenzione dedicata alla famiglia. Così viene introdotta la riduzione dell’ orario nei 6 mesi successivi al rientro dalla maternità e l’ anticipazione dello stipendio pieno per i periodi a retribuzione ridotta. I neo-papà, invece, avranno 10 giorni di permesso retribuito. E per i casi di gravi malattie è stata prevista la sospensione del periodo di comporto, ossia il numero massimo di assenze che il dipendente può fare senza perdere il posto. Spazio anche a iniziative di formazione e alla crescita professionale, favorita anche attraverso occasioni di mobilità interna.
Billboard Italia, la rivista di musica pronta a espandersi in Europa
Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Billboard Italia festeggia il primo anno di pubblicazioni con un fatturato di un milione di euro e una diffusione media su carta di 25 mila copie. Tutto, più o meno, come da attese del suo editore Andrea Minoia che adesso ha intenzione di portare la storica rivista americana di musica anche all’ estero. Se il gruppo Parcle (che controlla al 75% Billboard Italia) ha lanciato nella Penisola il magazine Usa nato 80 anni fa, facendolo così debuttare in Europa, adesso la rotta punta sulla Spagna. «Il mercato iberico significa poter approcciare anche quello sud-americano», spiega a ItaliaOggi Minoia, socio di maggioranza di Parcle. «Conto di sbarcare in Spagna nel 2019. Dopodiché, stiamo studiando altre ipotesi come Francia e Germania». Dal rap americano alla musica italiana, passando per le canzoni di tutto il mondo, il mensile copre ogni genere musicale. «Dopo i casi editoriali di testate importanti come Musica e dischi o Il mucchio selvaggio», prosegue Minoia, «e considerando l’ arrivo di Spotify con un ampio catalogo di titoli messo a disposizione, il compito della rivista Billboard diventa quello di raccontare gli autori e le opere, far emergere le novità, direzionare la scelta degli appassionati». Alla carta del mensile si abbina poi il sito web Billboard.com (654,6 mila utenti unici e 2,3 mln di impressione al mese) ma, carta o digitale che sia, l’ importante è «creare un contenuto incentrato sulla musica e saperlo declinare, adattare alle varie piattaforme, quali che siano», sottolinea Minoia. «Così, per esempio, è nato il format su Sky Mara impara con Mara Maionchi. Prossimamente spingeremo ancora di più sulla produzione di video. Con Sky il dialogo resta aperto ma parliamo con tutti gli editori». A conferma dell’ approccio multi-direzionale il 60% dei ricavi di Billboard Italia (in sostanziale pareggio) arriva dal brand content e il restante 40% da rivista e sito internet. Parcle group pubblica sia Billboard, che in Italia deve farsi conoscere e perciò deve costantemente alimentare il flusso dei contenuti, sia Playboy che «diffonde 22 mila copie e si sostiene con la sola edicola. Lo comprano e lo considerano un collezionabile». Ma Playboy è ancora osé? «Poco ormai», chiosa il patron del gruppo Parcle che ha il suo core business nei servizi hi-tech per le produzioni pubblicitarie, muove un business da 2 milioni di euro ed è in utile. «Su una foliazione di 140 pagine, solo 40 hanno immagini femminili. La parte restante è un periodico maschile a tutti gli effetti». Carta, digitale e infine gli eventi per chiudere il ventaglio di Billboard Italia: allo studio c’ è (come negli Usa) un premio Billboard Awards e un nuovo progetto in occasione del festival di Sanremo.
Sky, Zappia a capo dell’ Europa
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Andrea Zappia fa strada in Sky: il gruppo lo ha infatti chiamato a capo di tutte le attività europee, escluso il Regno Unito e l’ Irlanda. L’ ormai ex ceo italiano ha assunto la carica di chief executive Continental Europe e aggiungerà quindi la Germania, l’ Austria e la Svizzera al suo attuale perimetro di responsabilità sulla Penisola e la Spagna riportando ancora al chief executive officer del gruppo Jeremy Darroch. A Zappia, faranno capo sia il nuovo ceo italiano, che dovrà scegliere lui stesso, sia Carsten Schmidt che manterrà il suo ruolo in Sky Deutschland. Nella nota sulla nomina, Sky parla di «un importante cambiamento organizzativo, che nasce dall’ esigenza di massimizzare le opportunità di crescita dei paesi dell’ Europa continentale dove Sky opera e con l’ obiettivo di sfruttare al meglio le potenzialità dei diversi mercati». Si tratta della prima mossa dal cambio di proprietà di Sky, passata nelle mani di Comcast dopo una lunga contesa con Disney, che a sua volta ha acquisito gli altri maggiori asset della 21St Century Fox di Rupert Murdoch. Nelle scorse settimane si era parlato delle prime visite dei manager Comcast al quartier generale di Sky a Milano anche se da subito era sembrato che non ci sarebbero stati grandi scossoni anche perché, nonostante un mercato della pay tv piuttosto statico, Sky Italia è riuscita a migliorare i conti e a fare scelte strategiche di peso come lo sbarco sul digitale terrestre e l’ acquisizione della piattaforma di Mediaset Premium. Nel bilancio 2018 chiuso a giugno, Sky Italia ha registrato ricavi per 2,97 miliardi di euro (+6% sul 2017), un ebitda di 386,4 milioni di euro (+29%) e un ebit di 213,5 milioni di euro (+36%). Gli abbonati sono aumentati a quota 4.823.000, ovvero 40 mila in più rispetto al 30 giugno 2017, e 57 mila in più nel confronto con fine marzo 2018. In ogni caso la sede italiana avrà un nuovo volto al vertice ma potrebbe non arrivare subito. Dopotutto le scelte strategiche più importanti, diritti compresi, sono state fatte e ora la gestione dell’ azienda può andare in continuità anche per qualche mese, ed è probabile che Zappia si prenderà tutto il tempo per individuare la persona giusta all’ interno o anche all’ esterno del gruppo. Già nelle scorse settimane Sky Italia aveva operato una riorganizzazione a più livelli dopo l’ uscita di Andrea Scrosati passato al gruppo Fremantle con il ruolo di chief operating officer. Il posto di Scrosati è stato affidato a Nicola Maccanico, executive vice president per l’ area Programming, che ha mantenuto ad interim il ruolo di ceo della società di distribuzione cinematografica Vision distribution. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Citynews, Vito De Mitri direttore marketing dell’ area commerciale. Nuovo ingresso nel network di testate locali online: Vito De Mitri è stato chiamato come direttore marketing dell’ area commerciale Advertising sia locale che nazionale. De Mitri è stato marketing manager per ItaliaOnline e Blogo e chief marketing officer in Triboo Media. De Mitri assume un ruolo strategico finora ricoperto ad interim direttamente dall’ attuale direttore generale di Citynews, Walter Bonanno, che ha gestito questo divisione negli ultimi tre anni. Il suo principale compito sarà dunque quello di coordinare una struttura già operativa comprendente cinque divisioni: Prodotto e Formazione, responsabile Roberta D’ Alò; Go To Market, responsabile Giusy Beninati; Sales Support, responsabile Martina Costanzo; le due unit Trafficking e Programmatic, che attualmente sono in attesa dell’ individuazione dei rispettivi responsabili. The Space Cinema, Francesco Di Cola nuovo director of screen content. Il circuito che gestisce 36 cinema con 362 schermi in Italia, annuncia un cambio organizzativo strategico: a partire dal 1° dicembre Francesco Di Cola passerà dalla direzione sales & marketing a ricoprire il ruolo di director of screen content. A lui il compito di coordinare la squadra dedicata all’ offerta dei contenuti del circuito The Space Cinema e alla gestione delle relazioni commerciali con i player dell’ industry. Dalla stessa data, la responsabilità dell’ area sales & marketing sarà assunta ad interim da Toby Bradon, managing director di The Space Cinema. Facebook, New York Times in testa per like degli utenti, in Italia il primo è il Fatto. Ai primi posti della classifica internazionale 2018 della società di consulenza Innova et Bella, che considera le best practices dei giornali su Facebook si trova quest’ anno il New York Times seguito da Guardian, Washington Post, Usa Today ed El País. Al primo posto della classifica italiana, e quattordicesimo nel mondo, si conferma il Fatto Quotidiano. Il Fatto conserva il suo primato internazionale in termini di socialità: 61 likers per copia diffusa. Al secondo posto della classifica italiana si trova Repubblica, al terzo posto il Corriere della Sera. La Stampa che occupava la terza posizione nel 2017, scende quest’ anno in sesta posizione. Da quando nel 2011 Innova et Bella ha avviato il monitoraggio delle strategie Facebook delle principali 60 testate europee e statunitensi, i loro likers Facebook sono cresciuti da 5 milioni a oltre 140 milioni. Dal 2011 l’ aumento è stato esponenziale, ma per la prima volta nel 2018 la crescita rallenta. Il numero di nuovi likers annuali diminuisce rispetto all’ anno precedente. Dal record di 30 milioni registrato nel 2017 si scende a 12 milioni. E per la prima volta una testata, certificando gli account reali, registra un calo nei valori assoluti: i likers accreditati da Usa Today sono scesi da 8 a 7 milioni. Lega, Marco Sciscione responsabile delle telecomunicazioni nel Lazio. La Lega Salvini Premier nel Lazio ha un nuovo responsabile delle telecomunicazioni. È Marco Sciscione, 40 anni, una vita nel mondo dell’ editoria e delle televisioni regionali prima (la famiglia è proprietaria delle reti Gold Tv) e nazionali poi con diversi canali del digitale terrestre. Rai, l’ a.d. Salini accoglie 150 neoassunti. L’ amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha dato ieri il benvenuto ai primi 150 under 30 già assunti in Rai con contratto di apprendistato, attraverso concorso pubblico. Al Teatro delle Vittorie di Roma si è svolto il primo della serie di eventi «Benvenuto in Rai», ideati per accogliere e indirizzare i giovani. Lo rende noto un comunicato dell’ azienda specificando che Salini ha fatto i complimenti e portato i saluti dell’ azienda ai neo assunti, selezionati tra 19 mila candidati. A loro ha chiesto di costruire insieme le sfide che attendono la Rai, che ha ricordato essere la più grande azienda culturale italiana. I neoassunti Fanno parte del piano di assunzioni, avviato dalla Direzione Risorse Umane e Organizzazione, a seguito del Piano Esodi 2018 e delle cessazioni naturali di contratto. Alla Polonia lo Junior Eurovision Song Contest 2018. Italia al settimo posto. Alla Polonia, rappresentata dalla cantante Roksana Wegiel, con la canzone Anyone I want to be, l’ edizione 2018 dello Junior Eurovision Song Contest 2018, la più importante competizione dedicata ai giovani artisti di tutta Europa. Al secondo posto la Francia, mentre al terzo si è classificata l’ Australia. L’ Italia, in gara con i giovani cantanti Marco Boni e Melissa Di Pasca, si è classificata al settimo posto con 151 punti. La manifestazione si è svolta ieri a Minsk (Bielorussia) ed è stata trasmessa da Rai Gulp, Canale della direzione Rai Ragazzi che da cinque anni cura il progetto editoriale e canoro. In edicola la prima agenda di Dove. Con il mensile di Rcs di dicembre, in edicola, debutta l’ Agenda 2019 di Dove, con 48 idee per i weekend illustrate dall’ urban sketcher Simo Capecchi. Non solo un’ agenda, ma una vera e propria mini guida di viaggio tascabile.
Un vicepresidente per blindare la Rai sovranista
La Repubblica
GIOVANNA VITALE
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ROMA Una forzatura tira l’ altra. Non contenti di aver riproposto (ed eletto) alla presidenza della Rai un candidato, Marcello Foa, già bocciato in commissione di Vigilanza, oggi pomeriggio i gialloverdi ci riproveranno a blindare con un escamotage il vertice della tv pubblica. Piazzando come vice il consigliere di Fdi Giampaolo Rossi. Obiettivo: garantire l’ impronta sovranista imposta dal governo. Stavolta allargato al partito di Meloni e ai berlusconiani che riescono a sistemare in posizione strategica alcuni uomini di provata fede. Nell’ ordine dei lavori del cda compare, infatti, oltre alla designazione dei nuovi direttori di rete e delle testate giornalistiche sfuggite al primo giro di valzer, anche l’ inedita voce: “Nomina del vicepresidente”. Incarico sparito da anni dai radar di Viale Mazzini, ma tornato improvvisamente in auge per scongiurare il pericolo di ritrovarsi alla guida della Rai la consigliera piddina Rita Borioni. Ipotesi che potrebbe verificarsi qualora il Tar, ritenendo fondato il ricorso presentato contro Foa, decidesse di sospenderlo dalla carica: in base allo Statuto, a subentrargli dovrebbe essere proprio la Borioni in quanto consigliere più anziano. Da qui la necessità di insediare Rossi in funzione di vicario. Anche a dispetto del suo profilo controverso: intellettuale della destra più dura, cattolico ultra-tradizionalista, da sempre schierato contro il multiculturalismo, l’ ex presidente di Rainet ha conquistato la ribalta per alcuni scritti e tweet molto polemici nei confronti del capo dello Stato. Seguace di Trump, Orban e Putin, tra i suoi bersagli preferiti compaiono Papa Francesco, Obama e Macron, insieme a Boldrini, Fico, Saviano e tutti i “radical chic”. Un atto «illegittimo», secondo il Pd: «La plastica conferma», attaccano Anzaldi e Cantone, «dell’ occupazione militare della tv pubblica per mano di Lega e 5S». Sulle barricate pure l’ Usigrai: «La Rai avrà un vicepresidente che accusa Mattarella di violare la Costituzione e Saviano di dispensare menzogne; che definisce menzogna il multiculturalismo e parla di omosessualismo indotto», tuona il capo del sindacato interno Di Trapani. Con il presidente della Fnsi Giulietti a rincarare: «Ed è anche la prima volta che presidente, vice e amministratore sono espressi dal governo». Tant’ è che c’ è già chi scommette su nuovi ricorsi in arrivo. Il prezzo da pagare all’ accordo complessivo sulle nomine, che ha coinvolto direttamente Silvio Berlusconi. A Rai1 sbarcherà infatti la vicedirettrice di Televideo Teresa De Santis, gradita alla Lega, prima donna ad assumere la guida della rete ammiraglia. A Rai2 tornerà Carlo Freccero, gradito ai 5S e fortemente voluto dall’ ad Salini: da pensionato, però, sarà costretto a lavorare gratis «e potrà restare solo un anno, che senso ha?», si chiede critico il Pd. A Rai3 verrà confermato Stefano Coletta. Per la direzione di Rai Sport Auro Bulbarelli ha invece avuto la meglio su Maurizio Losa e Jacopo Volpi, mentre a Rai Parlamento l’ ha spuntata Antonio Preziosi, in quota Fi. Che riesce a insediare anche Marco Ventura, già portavoce del governo Berlusconi, come portavoce di Foa. Il quale, a capo del suo staff, ha portato Pier Paolo Cotone, capo dell’ Ufficio legale Rai da poco in pensione, autore dei pareri che hanno dato il via libera all’ elezione bis dopo la bocciatura in Vigilanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA LAPRESSE In corsa per la vicepresidenza Giampaolo Rossi, 52 anni, già presidente di Rainet dal 2004 al 2012, eletto nel cda in quota Fratelli d’ Italia. Ha pesantamente attaccato Sergio Mattarella.
RaiUno, De Santis dal “manifesto” alla Lega
La Stampa
MICHELA TAMBURRINO
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Finalmente una donna. E finalmente una donna al vertice della più importante rete generalista italiana. A meno di improvvise rivoluzioni politiche dell’ ultimo minuto, il Cda Rai convocato per oggi dovrebbe ratificare l’ accordo trovato intorno al nome di Teresa De Santis, in quota Lega, che ha il merito di spaccare l’ Azienda nei giudizi che l’ accompagnano. Il percorso di De Santis in Rai è per certi versi simile a quello del neo direttore del Tg1 Giuseppe Carboni. Insieme a Stereonotte dal 1982, 16 anni di radiofonia, pupilli di Pierluigi Tabasso, grandissimo dirigente. Una donna, Teresa, che si permette di rifiutare la conduzione al Tg3 offertale dall’ allora direttore Italo Moretti. Arrivata a Raiuno con Beretta, prima del 2007 il nuovo direttore Del Noce la promuove sua vice: in tutto otto anni di lavoro con delega alla “pianificazione e mezzi”, otto anni alla gestione economica della rete. Ma è proprio qui che incominciano i guai e le accuse che la vedono in Tribunale ma sempre vincente. Tre i procedimenti aperti a suo carico, uno dei quali riguarda il reato di assenteismo, il Codacons l’ accusa di pubblicità occulta per il programma «Oltremoda» e lega il suo nome al giro d’ affari illecito con le case di moda. In aula si appurerà la sua estraneità alle accuse. Meno gravi dal punto di vista legale ma non meno pesanti da quello morale, le critiche di insensibilità che le piovono addosso quando il suo benefattore Fabrizio Del Noce finisce in ospedale per l’ applicazione di 5 by pass coronarici. In contemporanea lei avrebbe chiesto all’ allora Dg Meocci di avere le deleghe da direttore di Raiuno. Apriti cielo, Del Noce s’ infuria quando lo scopre da Bibi Ballandi che a sua volta l’ ha saputo per caso. I rapporti si fanno freddissimi e quando al posto di Del Noce arriva Mauro Mazza, ascoltato il racconto, per alcuni pretestuoso, lei viene “esiliata” a Televideo dove rimane vicedirettore fino ad oggi. Ma ancora non è tutto. In Rai i detrattori sussurrano nei corridoi che la manovra De Santis sarebbe stata orchestrata da Casimiro Lieto, l’ autore preferito da Elisa Isoardi, ex compagna del ministro Salvini e grande amico dello stesso, in pole position fino a poche ore fa per la stessa poltrona di Raiuno. «Si scrive De Santis ma si legge Lieto. Quando ci si è resi conto che lui non l’ avrebbe spuntata, allora si è trovato l’ escamotage, in sostanza sarà lui il direttore ombra di Raiuno». Maldicenze che nascono dal fatto che i tre, De Santis-Lieto-Isoardi, si siano trovati a lavorare insieme a «Oltremoda Reloaded» e a «Effetto Sabato» e che lì sia nata l’ amicizia di ferro. Così Salvini avrebbe aggirato l’ ostacolo ottenendo lo stesso risultato auspicato dalla Isoardi che in mattinata, si racconta, abbia mandato un messaggino a Salvini con su scritto «Attento alle nomine», accompagnato da svariati emoticon a forma di bomba come a dire, terreno minato. Eppure la storia di Teresa De Santis racconta un altro percorso che forse l’ ha portata ad essere invisa per troppa intransigenza nel pretendere il rispetto delle regole. La signora, sposata, un figlio di 25 anni, viene dalla dura e pura scuola de Il Manifesto, allieva di Valentino Parlato, un’ adorazione per Rossana Rossanda. Dire che lì si sia occupata di musica è troppo facile, lei si interessava di culturologia, la cultura dei giovani, sulla falsa riga della sociologia del rock elaborata dagli studiosi di Birmingham come Simon Frith, un riferimento alle sottoculture musicali giovanili che l’ ha portata ad essere una delle prime italiane esperte sul tema. Questo le ha dato la soddisfazione che le è mancata dopo perchè, dirà lei, in Rai ha subito ogni tipo di aggressione e di persecuzione, anni difficili che le hanno fatto male e che sembrano non essersi esauriti. Come mai tanto accanimento viene da chiedersi? Innanzitutto perché donna, risponderà lei e perché per 8 anni si è occupata dei conti di una rete che porta il 60% degli introiti pubblicitari Rai. E con la esternalizzazione cominciata nel 2003 troppe ne ha viste. Con il suo caratterino addestrato al Manifesto, finora non si è piegata. La guerra è solo cominciata. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Classifica dell’ informazione online in settembre secondo Audiweb 2.0
Prima Comunicazione
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La rilevazione di settembre, prodotta con la nuova metodologia di Audiweb 2.0 che tiene conto anche del traffico in app su Facebook, Instant Article e Google Amp, ci dice che sono stati in media 33 milioni e mezzo le persone che hanno navigato su Internet almeno una volta al giorno, un milione e 300 mila in più rispetto ad agosto. E ci dice anche che queste persone hanno passato in media 70 minuti al giorno connessi alla Rete, contro i 68 minuti di agosto. La classifica dell’ audience complessiva nel giorno medio vede prima, come sempre, Repubblica.it, con 2,8 milioni di utenti unici, seguita dal Corriere della Sera (2,4 milioni), TgCom24 (2,2 milioni), Il Messaggero (1,9 milioni) e Citynews (1,8 milioni). Considerando solo l’ audience organica, cioè escludendo gli accordi commerciali di cessione di traffico (le TAL specificate nelle note al piede della tabella), Citynews sale dal quinto al quarto posto e Il Messaggero scende dal quarto all’ ottavo, preceduto dal Fatto Quotidiano, La Gazzetta dello Sport e Fanpage. Al nono e al decimo posto, sia per audience complessiva sia per audience organica, ci sono rispettivamente LaStampa.it e Donna Moderna con il suo network di siti collegati. La crescita maggiore rispetto al mese precedente l’ ha registrata SkyTg24 (+60%). Forti aumenti anche per diversi siti sportivi, come Calciomercato.com (+59%), TuttoMercaroWeb.com (+45%), Tuttosport (+27%), FcInterNews.it ed Eurosport (+26%). In controtendenza invece SkySport (-7%) e La Gazzetta dello Sport (-9%). Tra i quotidiani guadagna il 20% Il Giornale, il 14% Repubblica, il 5% il Sole 24 Ore, il 4% Il Fatto Quotidiano; stazionari il Corriere della Sera e La Stampa; perde posizioni invece Libero (-21%). Andamento altalenante anche per i giornali nativi digitali: in crescita Affaritaliani (+21%) e Il Post (+5%); in calo Blogo (-3%), Fanpage (-6%), Nanopress (-6%) e Lettera43 (-21%). Discorso analogo per le agenzie di stampa: mentre l’ Ansa (+21%) e soprattutto l’ Agi (+44%) crescono notevolmente, Adnkronos perde invece terreno rispetto ad agosto (-8%). Al posto delle pagine viste, questo mese abbiamo preso in considerazione il tempo speso per utente nel giorno medio, che molti considerano un indicatore più importante dell’ audience online. Tra i brand dove gli utenti passano più tempo ci sono tre siti sportivi, Eurosport (oltre 17 minuti), CalcioMercatoWeb (7 minuti e mezzo) e Calciomercato.com (5 minuti). Notevole anche il tempo speso su Dagospia, il giornale online del re del gossip Roberto D’ Agostino (8 minuti e mezzo), e sui siti di due telegiornali, Rainews e TgCom24 (oltre 4 minuti); leggermente inferiore il tempo speso sui siti dei due maggiori quotidiani, Repubblica (quasi 4 minuti) e il Corriere della Sera (poco più di 3 minuti).
L'articolo Rassegna Stampa del 27/11/2018 proviene da Editoria.tv.