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Rassegna Stampa del 25/11/2018

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Rai, c’ è l’ accordo sui direttori di rete De Santis per Rai1, a Rai2 torna Freccero

Rai1 senza Lieto, Lega vira su De Santis, Freccero al 2

La Rai gialloverde si inventa una poltrona in più

Siae: «Bene i giudici Ora la Corte europea stabilirà la verità»

Giornali, il dovere di criticare sempre il potere

Rai, c’ è l’ accordo sui direttori di rete De Santis per Rai1, a Rai2 torna Freccero

Corriere della Sera
P.Co.
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Roma Dopo quasi un mese di incertezze rispetto alle nomine dei Telegiornali, la Rai avrà i nuovi direttori di rete. Il Consiglio di amministrazione presieduto da Marcello Foa, martedì 27 alle 16, nominerà (su indicazione dell’ amministratore delegato Fabrizio Salini) per la prima volta nella storia della Rai una donna direttore di Rai1: si tratta di Teresa De Santis, già vicedirettore di Rai1 e poi vice direttore al Televideo. Si tratterebbe di un’ indicazione «in quota Lega» ma col via libera del M5S. Stesso schema per un grande ritorno: Carlo Freccero direttore di Raidue, rete che aveva già diretto dal 1996 al maggio 2002, ovvero pochi mesi dopo «l’ editto bulgaro» di Silvio Berlusconi. Una nomina apprezzata dal M5S, appoggiata dalla Lega ma voluta soprattutto da Salini, che da sempre considera Freccero un grande creativo e un eccellente uomo di prodotto. A viale Mazzini si dice che l’ amministratore delegato lo utilizzerà anche come consulente per tutto il palinsesto Rai, e non solo per Rai2. Per Rai3 appare sicura la conferma di Stefano Coletta, apprezzato sia da M5S che dalla Lega, pur essendo storicamente un uomo di sinistra. Definitivamente tramontata la discussa ipotesi della direzione di Rai2 affidata a Casimiro Lieto, autore di La prova del cuoco , il programma condotto da Elisa Isoardi, ex compagna di Matteo Salvini. Martedì si dovrebbe decidere anche su altre due direzioni, Rai Sport e Rai Parlamento. Per la guida di Rai Sport, oggi condotta ad interim da Bruno Gentili, si parla di Maurizio Losa o di Jacopo Volpi. Per Rai Parlamento il nome più forte è quello di Antonio Preziosi, ora corrispondente Rai da Bruxelles ma già direttore di Radio1-Giornale Radio Rai. Antonio Di Bella dovrebbe essere riconfermato alla guida di Rai News24, il canale all news della tv pubblica. Sempre nella seduta di martedì, il consiglio di amministrazione potrebbe nominare vicepresidente della Rai il consigliere di amministrazione Giampaolo Rossi, eletto nel cda alla Camera in quota Fratelli d’ Italia. Si tratterebbe, questa la ricostruzione, di una mossa che metterebbe in grado il consiglio di continuare a operare nel caso in cui il Tar dovesse sospendere dalle funzioni di presidente Marcello Foa dopo il ricorso presentato, sulla sua nomina, dalla consigliera Rita Borioni. Rossi verrebbe preferito all’ altro consigliere Igor De Biasio anche se fino all’ ultimo nulla può essere dato per scontato. Molti gli imminenti impegni urgenti per l’ amministratore delegato Fabrizio Salini, dopo le nomine: il piano industriale e il piano editoriale, ora possibili dopo la chiusura dei pacchetti di nomine. Il 31 ottobre il Cda Rai aveva dato il via libera alle candidature proposte da Salini per i direttori di Tg1 , Tg2 , Tg3 , Tgr e Radio1-Giornale Radio. Il nuovo direttore del Tg1 è Giuseppe Carboni (ex caporedattore del Tg2 , quota M5S), al Tg2 è stato scelto Gennaro Sangiuliano (storico vicedirettore del Tg1, una scelta gradita alla Lega ma anche all’ intero centrodestra, incluso Berlusconi) mentre al Tg3 è arrivata l’ altra donna di questa tornata di nomine, Giuseppina Paterniti, apprezzata sia dal M5S che dalla Lega. Alessandro Casarin, da sempre vicino alla Lega, è stato nominato nuovo direttore della TgR . Radio1-Giornale Radio è stato affidato invece a Luca Mazzà, che aveva lasciato la direzione del Tg3 a Giuseppina Paterniti.

Rai1 senza Lieto, Lega vira su De Santis, Freccero al 2

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Dopo uno stallo di quasi un mese, in Rai si sblocca anche la partita delle nomine dei direttori di rete. Per martedì pomeriggio, infatti, verrà convocato un cda da cui usciranno i nomi per le caselle mancanti dell’ informazione pubblica. Che sono Teresa De Santis alla direzione di Raiuno, Carlo Freccero a Raidue e Stefano Coletta confermato alla direzione di Raitre. Ma se Freccero e Coletta sembrano sicuri, su Raiuno ancora si tratta. Con De Santis sarebbe la prima volta di una donna al timone della rete ammiraglia, mentre per Freccero (che come pensionato non percepirà compenso e sarebbe la prima volta per un direttore) si tratta di un ritorno, visto che ha già guidato Raidue dal 1996 al 2002. E di quella Raidue si ricordano in tanti, perché fu il canale che, negli anni del berlusconismo imperante, mise in campo programmi innovativi e di opposizione come Satyricon, Sciuscià, Il raggio verde e L’ ottavo nano. Per Coletta si tratta di una conferma dopo i buoni risultati e l’ identità data alla rete dopo l’ uscita di Daria Bignardi. La situazione si è sbloccata quando dal tavolo dei nomi è stato tolto quello di Casimiro Lieto, l’ autore di Elisa Isoardi che Matteo Salvini voleva alla direzione di Raiuno. Nome che in azienda ha incontrato diverse resistenze, prima fra tutte quella dell’ ad Fabrizio Salini. Il braccio di ferro è andato avanti per tre settimane (la nomina dei direttori dei Tg risale al 31 ottobre scorso), fino a quando il leader leghista ha deciso di fare un passo indietro, virando appunto su De Santis. Anche su questo nome, però, ci sono perplessità, non solo a Viale Mazzini, ma pure nel Carroccio. De Santis, infatti, ex giornalista del Manifesto, per anni in Rai è stata considerata vicina alla sinistra, in particolare a Massimo D’ Alema, salvo poi ricomparire come vice direttore di Raiuno all’ epoca di Fabrizio Del Noce. Dopo aver fatto causa per demansionamento e aver subìto un audit interno, è stata assegnata alla gestione di Televideo. Mentre un paio di anni fa aveva tentato di creare un sindacato interno vicino al M5S . “Cosa c’ entra con noi?”, è la domanda che ci si fa tra i leghisti. A Viale Mazzini, invece, il nome viene considerato un po’ “debole” per la direzione della rete ammiraglia. Tempo per trattare e fare aggiustamenti ce n’ è fino a stasera, poi la partita sarà da considerarsi chiusa: domattina i curricula dei candidati saranno inviati ai consiglieri in vista del cda di martedì. Dove potrebbero essere nominati anche i direttori di Tg Parlamento e Raisport: per la prima poltrona c’ è Antonio Preziosi, in quota Forza Italia, attuale corrispondente Rai da Bruxelles, mentre allo Sport si parla di Maurizio Losa, ma è in salita il nome di Auro Bulbarelli, entrambi di area leghista. Nell’ ordine del giorno del cda, però, c’ è anche l’ elezione di un vicepresidente, un numero due per Marcello Foa. Si tratta di una sorta di atto precauzionale da parte della maggioranza gialloverde. Dato che l’ elezione di Foa è oggetto di ricorso al Tar, in caso di annullamento il suo posto, come consigliere anziano, sarebbe preso da Rita Borioni (area Pd). Per evitarlo Lega e 5 Stelle hanno pensato di procedere all’ elezione di un vicepresidente, che probabilmente sarà Giampaolo Rossi, attuale consigliere eletto in quota Fratelli d’ Italia.

La Rai gialloverde si inventa una poltrona in più

Il Giornale
Laura Cesaretti
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Laura Cesaretti Governare stanca, e nel caso dell’ attuale esecutivo sembra produrre più danni che altro. Per fortuna c’ è il sottogoverno, che garantisce lo sport che più sembra appassionare il dinamico duo Salvini-Di Maio: le nomine. E naturalmente la Rai è la palestra ideale per questa attività. Che martedì metteranno a segno la nuova tornata di occupazione di poltrone: il Cda Rai è convocato per designare i direttori di rete. Al timone dell’ ammiraglia RaiUno dovrebbe andare Teresa De Santis, a RaiDue l’ immarcescibile Carlo Freccero, a RaiTre verrebbe confermato Stefano Coletta. La scelta più interessante, secondo i bene informati, sarebbe la prima: non tanto per la statura del personaggio prescelto (la De Santis, ex giornalista del Manifesto, galleggia in Rai da tempo immemorabile, è stata anche vicedirettore di RaiUno ma ha passato gli ultimi anni relegata, per ragioni poco note, nel punitivo parcheggio di Televideo) quanto perché la sua nomina sarebbe il frutto di un furibondo braccio di ferro tra Salvini e l’ ad Rai Salini. Il capo della Lega voleva a tutti i costi la promozione di Casimiro Lieto, noto per essere l’ autore della Isoardi nella attuale e assai sfortunata edizione della Prova del Cuoco. Non la ha ottenuta, e allora – raccontano – ha virato sulla De Santis, che con Lieto ha collaborato in molti programmi negli scorsi anni. Per Lieto, dicono i gossip di Viale Mazzini, potrebbe scattare quindi una successiva promozione. La collocazione politica di De Santis è stata articolata negli anni: era al fianco di Del Noce in era berlusconiana, poi è stata tra le fondatrici del primo «sindacato grillino» in azienda, poi una breve parentesi filo-Pd in epoca renziana. Martedì dovrebbe essere nominata in quota Salvini, con l’ assenso M5s. Grillino doc è stato Freccero, nonostante la passione si sia un po’ raffreddata quando è saltata la sua nomina a presidente della Rai. Ultimamente pare aver scoperto la new wave «sovranista», e ha ottimi rapporti col fantasioso ministro Savona. Ora, a 70 anni suonati e da pensionato, si accontenterà di fare per un anno (e senza stipendio, perché la legge vieta i cumuli) il capo di RaiDue in quota Di Maio, che è pur sempre meglio di niente. Quanto a RaiTre, che ha un budget molto più limitato, non pare aver suscitato appetiti altrettanto forti. Quindi Salini potrà confermare il «tecnico» Coletta, che in questi anni ha prodotto buoni risultati. Martedì il CdA dovrebbe anche introdurre una carica mai esistita prima. Sul presidente Foa pende infatti un ricorso al Tar contro la sua nomina, presentato dalla consigliera Pd Rita Borioni. Per evitare che a subentrargli, in caso di sospensione, sia proprio Borioni in quanto consigliera anziana, verrà quindi inventata una poltrona tutta nuova, quella di vicepresidente. Il fortunato prescelto per i galloni dovrebbe essere Giampaolo Rossi, nel Cda in quota FdI ma schieratissimo con Foa.

Siae: «Bene i giudici Ora la Corte europea stabilirà la verità»

Il Tempo

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E una sentenza «positiva per la Siae» quelle emessa dal tribunale di Roma, dopo la decisione del giudici di Milano che, con due ordinanze emesse pochi giorni fa, «avevano capovolto le tesi dell’ Antitrust dando ragione alla Società Italiana degli Autori ed Editori nei confronti di Sky, assegnando a Siae a titolo di equo compenso cinema oltre 3 milioni di euro, tra l’ altro respingendo tutte le eccezioni del gruppo televisivo sulla presunta illegittimità dell’ articolo 46 bis della legge sul diritto d’ autore». Lo scrive in una nota la Siae, affermando che il tribunale di Roma «rimettendo alla Corte di Giustizia europea gli atti del procedimento promosso nel 2014 da Siae nei confronti di Soundreef, ha confermato che, quantomeno sino al recepimento della Direttiva Barnier (vale a dire il 2017), Soundreef operava in modo illegittimo». Sulla direttiva, dichiara la Siae, «il tribunale ha dunque sconfessato l’ Agcm rinviando alla Corte di Giustizia europea per chiarire come la Direttiva non fosse di liberalizzazione, trattandosi di materia coperta dall’ articolo 167 del Tfue che impedisce al legislatore europeo di intervenire in materia di creatività». Ora, «siamo fiduciosi che la Corte di giustizia europea stabilirà la verità scrive ancora la Siae – confermando che le società di gestione collettiva come la Siae, che sono partecipate dagli stessi autori, non sono organizzate con fini di lucro, promuovono l’ interesse collettivo degli autori e quindi lo sviluppo della creatività, sono una cosa ben diversa dagli enti di gestione indipendente come Soundreef, che promuovono forme di gestione opportunistica da parte di società di capitali».

Giornali, il dovere di criticare sempre il potere

La Repubblica
ILVO DIAMANTI
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Dagli Usa di Trump, all’ Italia giallo-blu, fino ad altri Paesi, assai meno democratici: l’ insofferenza verso giornali e giornalisti si allarga. È la ragione che ha indotto Repubblica a promuovere una manifestazione, a Roma, oggi: 25 novembre. Per parlare della libertà di stampa. E delle minacce, crescenti, contro l’ informazione. Per la stessa ragione, Demos, nei giorni scorsi, ha condotto un sondaggio. Con l’ intento di verificare se il fastidio verso l’ informazione riguardi solo, oppure prevalentemente, i “poteri politici”. Oppure rifletta un sentimento più diffuso, fra i cittadini. Come, infatti, emerge dal sondaggio. Gli attacchi all’ informazione e ai giornalisti, infatti, non sembrano preoccupare troppo gli italiani intervistati da Demos per Repubblica. La maggioranza di essi (57%) considera, infatti, “normali” le critiche all’ informazione giornalistica. Parte della dialettica democratica. Perché se ai partiti e ai leader politici spetta il compito di governare le istituzioni, con ruoli diversi, quindi anche dall’ opposizione, giornali e giornalisti debbono incalzare il potere. Semmai, il problema è un altro. Perché i cittadini intervistati, in larghissima parte, ritengono che l’ informazione giornalistica non sia obiettiva (75%), perché troppo legata a interessi politici – ed economici. Mentre dovrebbe incalzare ogni governo, di ogni colore, a tutela dei cittadini (85%). Insomma, se l’ informazione “deve” svolgere un compito critico, nei confronti di qualunque governo, non ci dobbiamo sorprendere che i soggetti che governano siano “critici” – perfino ostili e offensivi – verso chi fa informazione in modo “critico” nei loro confronti. Infatti, i giudizi, al proposito, variano sensibilmente. In base all’ orientamento politico degli intervistati. I più critici verso giornali e giornalisti, infatti, sono gli elettori della Lega, ma soprattutto, del M5s. In entrambi i casi, oltre 8 su 10 accusano l’ informazione giornalistica di scarsa “obiettività”. Mentre le valutazioni più positive si osservano fra gli elettori del PD. Ma anche di Forza Italia. Un aspetto significativo. Perché Forza Italia è il “partito personale” di Silvio Berlusconi. Imprenditore mediatico e politico, al tempo stesso. “Criticato” per un conflitto di interessi che non riguardava solo le sue imprese. Ma anche la libertà dell’ informazione. Vista la coincidenza fra i suoi interessi e i media. Ebbene, oggi gli elettori di FI sono divenuti molto più indulgenti riguardo all’ obiettività dell’ informazione giornalistica in Italia. Mentre le valutazioni più critiche provengono dagli elettori di Lega e M5s. Bersaglio principale e privilegiato dei giornali e dei giornalisti. Non tanto, almeno, non soltanto per “pregiudizio”. Ma per “professione”. Perché il mestiere dei giornalisti è controllare chi governa. E, oggi, Lega e M5s sono “al governo”. Al Centro del sistema. Ci sono arrivati manifestando posizioni apertamente ed esplicitamente “critiche”. Verso le élite, economiche, politiche e istituzionali. Delle quali, dopo le elezioni, sono divenuti parte importante. Perché hanno vinto. Perché governano. Perché questo prevede la democrazia “rappresentativa”. Che chi vince le elezioni: governi. Se ci riesce. E chi le perde – e, comunque, non riesce a formare coalizioni rilevanti – ne resti fuori. Faccia opposizione. È interessante osservare come i giudizi cambino sensibilmente in base ai canali maggiormente utilizzati per informarsi. Com’ era prevedibile, il maggior grado di fiducia verso la funzione democratica dell’ informazione viene espresso dai lettori dei giornali cartacei. Quotidiani e settimanali. Il più limitato, invece, da coloro che ricorrono, prevalentemente, a internet e ai social network. Ciò suggerisce che l’ atteggiamento verso l’ informazione sia destinato a peggiorare rapidamente, in Italia (e non solo). Perché i giornali di carta, ormai, sono consultati da una minoranza declinante. Al contrario della Rete e dei Social. Il principale canale attraverso il quale si accede non solo all’ informazione, ma agli stessi quotidiani e ai settimanali. Per questo motivo, il vero problema non mi pare tanto l’ atteggiamento, livoroso, di alcune parti e di alcuni attori politici verso l’ informazione. Ma il loro spazio reale. Soprattutto per quel che riguarda i media tradizionali. I giornali di carta. Le violenze verbali dei leader politici di governo mi preoccupano meno. Anzi, sono il segno che giornali e giornalisti fanno il loro mestiere. Incalzare il potere, dovunque e chiunque sia. Infatti, come mostra il sondaggio di Demos per Repubblica, la fiducia verso i giornalisti, per quanto espressa da una minoranza di italiani, è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni: dal 21%, nel 2014, al 35%, oggi. Segno che il loro ruolo è riconosciuto in misura crescente. Insomma, se i ” poteri” politici – e non solo – attaccano gli attori dell’ informazione, è un buon segno. A condizione che non ne limitino la libertà e gli spazi. In modo autoritario. Per questo la manifestazione di Repubblica che si svolge oggi è importante. Non come risposta agli attacchi di chi governa. Di chi sta al centro del potere politico. Ma per ribadire che lo stesso atteggiamento verrà riservato nei confronti di chiunque governi. Di qualunque potere. Oggi, domani. Sempre. Perché questo è il compito di giornali e giornalisti in una ” vera” democrazia. Fare ” Contro- democrazia”, come la definisce il sociologo francese Pierre Rosanvallon. La Democrazia della sorveglianza. E chi critica, chi controlla: non può, anzi ” non deve”, piacere a tutti. Soprattutto a chi governa.

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