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Rassegna Stampa del 18/11/2018

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L’ anno d’ oro dell’ Aim, boom di ricavi sul listino Obiettivo 120 quotate

Rai in utile ma i dirigenti aumentano

L’ anno d’ oro dell’ Aim, boom di ricavi sul listino Obiettivo 120 quotate

Il Sole 24 Ore
Luca Orlando
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Ricavi in crescita del 19% al nuovo record, 39 addetti in più in un anno, una nuova acquisizione che allarga il perimetro, ordini in progresso sia in Italia che all’ estero. Il percorso recente di Vimi fasteners rappresenta una buona approssimazione del mercato complessivo in cui la Pmi emiliana è entrata: all’ interno del mondo Aim questa non rappresenta certo un’ eccezione. I dati macro del mercato di Borsa italiana dedicato alle Pmi ad alto potenziale di crescita, arrivato a 113 società quotate, dimostrano che almeno per ora in termini industriali il processo di selezione funziona. Dopo un balzo medio dei ricavi dell’ 11% lo scorso anno, nel primo semestre si registra un’ ulteriore accelerazione, con un progresso del 14%, il quadruplo rispetto al passo attuale della manifattura tricolore. Distanza evidente anche nell’ Ebitda, con la media dell’ industria attestata su un onorevole 9,4%, mentre la società dell’ Aim si arrampicano quattro punti oltre. Pattuglia ormai robusta, quest’ ultima, sotto più punti di vista. Sviluppando nel complesso (dati al primo semestre) ricavi per 4,3 miliardi e coinvolgendo oltre 20mila addetti, per una capitalizzazione superiore ai sette miliardi di euro legata ai settori più disparati tra industria, tecnologia, energie rinnovabili e servizi vari, con incursioni tra viaggi, film ed editoria gastronomica. L’ identikit tipico è quello di un’ azienda lombarda, con 43 milioni di fatturato e 95 addetti (valore mediano), capace di raccogliere (al netto delle Spac) 8,2 milioni. «Il sistema sta funzionando come “fornitore” di capitali stabili per investimenti di medio-lungo termine – spiega l’ ad di Borsa italiana Raffaele Jerusalmi – e anche se vediamo qualche rallentamento sul mercato crediamo di poter arrivare a fine anno a 120 aziende quotate. I risultati sono comunque già interessanti: in un anno che nel mondo non è stato in media particolarmente favorevole su questo mercato abbiamo già avuto 29 ammissioni». Le risorse raccolte finora sono ingenti, 3,6 miliardi di euro in Ipo, in parte giù dedicate alla crescita esterna: tra 2017 e primo semestre 2018 le operazioni straordinarie sono state 170, realizzate da 50 aziende, movimentando oltre 300 milioni di euro, in sei casi su dieci per nuove acquisizioni. Anche se la raccolta ha privilegiato soprattutto i veicoli finanziari rispetto alle società operative (degli 1,14 miliardi affluiti nei primi sei mesi del 2018 sull’ Aim il 96% è legato alle Spac), il “parcheggio” è solo temporaneo e la messa a terra delle risorse inizia a funzionare. Come dimostra ad esempio l’ integrazione tra IDeAMI e Agrati, operazione che mette a disposizione di uno dei leader mondiali nel settore dei fasteners per il mercato automotive fino a 175 milioni di euro per la crescita futura. Se il mercato è decollato, il merito va anche ai Pir, piani individuali di risparmio che confluiscono in fondi “costretti” ad investire almeno il 21% in mid e small cap, società esterne all’ indice Ftse Mib. Difficile pensare che quanto accaduto sia solo una coincidenza: nel 2016 le ammissioni all’ Aim sono state 13, valore raddoppiato lo scorso anno in coincidenza con l’ avvio dei Pir, già 29 gli ingressi nel 2018. Ma l’ ipotesi che da qui possa nascere una bolla speculativa per Jerusalmi è da escludere. «Per parlare di bolla – spiega – dovremmo vedere flussi di risorse di gran lunga maggiori: al momento su questo punto vedo un rischio zero». Tra gli azionisti sono oltre 100 gli investitori istituzionali, che detengono il 10% del listino, il 25% in termini di flottante. «Grazie ai Pir – spiega Anna Lambiase, fondatrice di IrTop Consulting – numerosi investitori istituzionali si sono avvicinati al mondo delle Pmi scoprendo nuove opzioni. Certo, l’ universo su cui poter investire è ancora limitato ma dal lato delle imprese questa è una condizione di favore. Il capitale c’ è, e in abbondanza, per le Pmi questa è una finestra di opportunità da sfruttare per quotarsi». Sulla base delle proiezioni di sviluppo dei Pir e delle nuove quotazioni in arrivo, la società ha stimato che nei prossimi cinque anni l’ afflusso di risorse verso Aim possa arrivare a 3,3 miliardi. Altre stime (studio Deloitte-Bocconi-Ntcm) ipotizzano grazie ai Pir almeno 160 quotazioni nel triennio 2018-2020, in grado di spingere la capitalizzazione a 16 miliardi di euro. Trend difficili da anticipare, anche se Borsa italiana conferma l’ esistenza di una “pipeline” di candidati ancora robusta, pur in un momento di mercato non tra i più favorevoli. «Sono fiduciosa – spiega la responsabile dei mercati primari di Borsa italiana Barbara Lunghi – perché queste operazioni stanno suscitando interesse, se ne parla nei distretti e nelle filiere. In Italia abbiamo molte Pmi con l’ ambizione della crescita e il suggerimento è quello di prepararsi sotto il profilo organizzativo e di governance, in modo da cogliere le finestre di mercato più interessanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Rai in utile ma i dirigenti aumentano

Il Tempo
Antonio Sbraga
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Dopo l’ emersione dei furbetti del canone (un’ isola degli evasori popolata da ben 6 milioni e 600 mila scrocconi dell’ etere fino a 2 anni fa), in un colpo solo il numero degli abbonati è cresciuto del 43%, con un conseguente incremento dei ricavi di 272 milioni di euro, che ha riportato in utile il bilancio della televisione di Stato. Pert) la cura da cavallo per la statua equestre -simbolo dell’ azienda di Viale Mazzini ancora non basta perché «questa Corte rappresenta la neces sità, già peraltro evidenziata nei precedenti referti, che l’ azienda ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare residue inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche, con decisioni di spesa strettamente coerenti con il quadro di riferimento ed un maggiore contenimento dei costi, soprattutto quelli della produzione», avvertono i giudici contabili nella relazione sulla ge stione finanziaria della Rai Radiotelevisione italiana. RITORNO IN TILE Perché, se è vero che l’ esercizio 2016 «presenta un utile netto di 4,2 milioni di euro, in miglioramento rispetto alla perdita di 45,9 milioni di euro registrata nel precedente esercizio 2015», cit) è pert) «dovuto fondamentalmente al nuovo sistema di riscossione del canone ordinario, che ha consentito un significativo recupero dell’ evasione». Ossia grazie all’ addebito del canone dell’ abbonamento Rai direttamente sulla bolletta dell’ energia elettrica di tutti gli italiani. Proprio l’ introduzione di questo «nuovo sistema di incasso ha fatto registrare un significativo incremento dei paganti, che risulta stimabile- sulla base degli incassi di competenza 2016 comunicati a Rai dalla Ragioneria dello Stato – in 21,9 milioni (+ 6,6 milioni di utenti rispetto alla situazione ante riforma). La crescita degli utenti paganti si è riflessa nel significativo incremento dei ricavi», sottolinea la Corte dei Conti nel suo referto. + 43% DI ABBONATI Gli utenti ordinari sono infatti passati dai 15 milioni e 309 mila ai 21 milioni e 886 mila, con un incremento di quasi la metà: +43%. Tutto questo grazie all’ automatismo, introdotto per legge nel 2016, che fa presumere la detenzione di un apparecchio televisivo per ciascuna utenza attivata per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica. «Fino al 2015, infatti, l’ evasione del canone era stimata superiore al 30 per cento, posizionandosi su un livello di gran lunga supe riore agli standard europei, circa il 3-5 per cento», ricordano i giudici contabili. I quali quantificano l’ aumento dei ricavi da canoni per la Rai, che «si attestano nel 2016 a 1.909.658 euro, con un incremento rispetto al precedente esercizio (1.637.548) di 272 milioni (+16,62 per cento)». Pert), nell’ azienda di Viale Mazzini, non sono aumentati solo gli abbonati, ma anche i dipendenti (soprattutto dirigenti) e i contenziosi. DIRIGENTI + 4,98% «L’ organico aziendale di Rai SpA ha registrato un incremento nell’ ultimo anno per 94 unità complessive, passando da 11.676 del 2015 a 11.770 del 2016 (con un aumento percentuale pari a circa lo 0,8 per cento). Il personale in servizio al 31 dicembre 2016 ècomposto da 11.030 unità di personale in organico e da 740 unità di personale a tempo determinato». La tv di Stato ha ben 274 dirigenti (+4,98 %), 1125 funzionari e quadri (+1,81 %), 1826 giornalisti (-0,98 %), 8414 Impiegati di produzione, addetti alle riprese, tecnici e operai (+0,96 %), 121 professori d’ orchestra (-2,42 %) e 8 medici. E, complessivamente, «il costo del personale di Rai spa ammonta nel 2016 a 928,2 milioni di euro, in crescita rispetto al 2015 (888,3 milioni di euro)». Mentre «il numero complessivo di controversie di lavoro pendenti al 31 dicembre 2016 è pari a 747».

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