Indice Articoli
L’ economia e le sfide digitali
Giornalisti puttane, boomerang 5Stelle che serve solo alla Lega
Reuters licenzia 16 cronisti, un terzo della redazione
Di Maio isolato sui giornalisti Mattarella e Tajani lo smontano
PERCHÉ SERVONO GLI STATI GENERALI DELL’ EDITORIA
Politica e stampa, un equilibrio difficile
Mattarella: «La libertà di stampa è un grande valore»
Visco e Weidmann davanti agli studenti
Pubblicità online vicina ai 3 mld
Chessidice in viale dell’ Editoria
L’ economia e le sfide digitali
Corriere della Sera
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Spazio all’ impatto del digitale sui singoli individui e sull’ intera società, con Manfred Spitzer e oltre cinquanta appuntamenti tra Palazzo Mezzanotte-Borsa Italiana e Teatro Franco Parenti, che esplorano le nostre vite 2.0 dall’ infanzia, a partire dal tema del bullismo, fino all’ eredità digitale, passando per le ricadute su politica, economia, informazione e naturalmente editoria.
Giornalisti puttane, boomerang 5Stelle che serve solo alla Lega
Il Fatto Quotidiano
Antonio Padellaro
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Detto che sul conto della sindaca di Roma, Virginia Raggi, giornali e giornalisti hanno scritto qualsiasi mascalzonata (nel silenzio pressoché totale di quanti ogni giorno impartiscono lezioni di etica, deontologia e bon ton un tanto al chilo), ci sono molte ragioni per considerare oltre tutto scriteriata l’ insultante campagna dei Cinquestelle contro i “pennivendoli puttane” (copyright Di Maio-Di Battista). Perché nel giorno in cui la suddetta Raggi esce assolta dal lungo calvario giudiziario, ecco che un minuto dopo la sentenza si pensa bene di spostare il faro sull’ informazione brutta, sporca e cattiva. Con il risultato che nessuno parla più del sindaco innocente mentre tutti stanno a guardare la rissa tra chi offende e chi si offende. Due ipotesi al riguardo. La sindaca viene comunque considerata un problema per il Movimento, e dunque meno se ne parla meglio è. Oppure, quando si tratta dei focosi Di Maio e Di Battista la parola precede il pensiero (era già accaduto con l’ impeachment di Mattarella, chiesto in diretta tv e ritirato il giorno dopo). Perché l’ attacco alla stampa meretrice da parte del M5S mostra evidenti analogie con la furia di Donald Trump che sbatte fuori dalla Casa Bianca i reporter sgraditi. La ricerca di un “nemico” è il cuore della narrazione populista. Ma prendersela con i giornali quando si perde la Camera dei rappresentanti, o quando i sondaggi vanno giù, non è un segno di forza ma mostra una palese difficoltà. Sul serio si pensa di ricompattare la propria gente, un po’ disorientata dalla vicenda Tap o dallo strapotere di Salvini, gridando puttana a qualcuno? Perché, invece, Salvini con i giornalisti (e con gli editori) cerca di non attaccare briga. Anzi, manda bacioni a chi gli da del razzista, e mostra di non offendersi se lo sfottono sul come mai la Isoardi lo ha mollato. Sarà anche vero che “il gioco della stampa ora è esaltare la Lega e far vedere i M5S come degli appestati” (Di Maio). Ma la sostanza non cambia: di ciò che scrivono i giornali il Capitano semplicemente se ne frega. Come tutti gli apprendisti autocrati, lui parla direttamente con il popolo-pubblico, attraverso Facebook o Instagram. Una narrazione che non ha bisogno di intermediazioni, o di penne più o meno compiacenti. Tv e cronisti gli servono unicamente come testimoni dei bagni di folla, in un gioco di specchi che alimenta il consenso. Perché è per lo meno bizzarro che mentre la carta stampata non se la passa affatto bene, tra cali di copie e crisi aziendali, siano proprio i vertici dei Cinquestelle a rianimarla con ingiurie e spintoni. È del tutto naturale, per esempio, che Repubblica chiami a raccolta il proprio lettorato, come avamposto della libertà di stampa sotto assedio. Senza contare che bollare come pennivendoli e puttane un’ intera categoria (metodo tre palle un soldo) crea riprovazione e solidarietà anche da parte di chi non ama particolarmente i giornalisti (metodo martirologio). Fa parecchio ridere che a strillare contro il governo gialloverde, “anticamera della dittatura”, sia Silvio Berlusconi. Anche se la dice lunga sul fuoco di sbarramento del centrodestra nel caso Di Maio e company procedessero con l’ annunciata legge sul conflitto d’ interessi. Quella per mettere fuori gioco gli editori “impuri” che detengono i giornali per farsi gli affari propri. Cari Cinquestelle, se davvero pensate che Salvini sarà lì a darvi una mano per tagliare il ramo su cui sta comodamente seduto, non avete capito niente.
Reuters licenzia 16 cronisti, un terzo della redazione
Il Fatto Quotidiano
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Ieri mattina Reuters News & Media Italia – divisione italiana di Thomson Reuters, il colosso multinazionale che edita l’ agenzia di stampa – ha annunciato al Comitato di redazione, l’ organo sindacale interno, della sua divisione italiana che considera in esubero 16 giornalisti, oltre un terzo dell’ intera forza lavoro giornalistica nel nostro Paese, e dunque avvierà a breve una procedura di licenziamento collettivo. I giornalisti hanno proclamato un pacchetto di cinque giorni di sciopero: ieri e oggi Reuters Italia non produrrà notizie né in italiano, né in inglese. incomprensibile anche la motivazione dell’ azienda, secondo cui i licenziamenti sarebbero necessari nel quadro di un piano di riorganizzazione e di efficientamento della struttura. I lavoratori ritengono “sproporzionata e immotivata questa decisione da parte di un gruppo che ha diffuso conti in utile, ha stanziato 2 miliardi di dollari per potenziali acquisizioni, sta portando un programma di buyback (riacquisto di azioni proprie, ndr) e può contare – unico soggetto nel panorama mondiale dell’ editoria – su ricavi certi per 325 milioni di dollari per 30 anni come parte di un accordo con il fondo Blackstone cui ha ceduto la divisione Financial & Risk.
Di Maio isolato sui giornalisti Mattarella e Tajani lo smontano
Il Giornale
Massimiliano Scafi
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Scaricato dall’ altro gallo del movimento. «C’ è la Costituzione – assicura Roberto Fico – e la libertà di stampa sarà tutelata fino alla fine». Sgridato dal capo dello Stato. «I giornali hanno un grande valore – spiega Sergio Mattarella – , leggere cose che non si condividono aiuta a riflettere». Strapazzato da Antonio Tajani: «Sono fiero di essere un giornalista e non accetto che vengano definiti prostitute da autorevoli esponenti del governo italiano». Convocato dal presidente della Vigilanza Rai Alberto Barachini, che vuole verificare «se le sue parole possono configurarsi come una pressione indebita». Mollato pure dal suo principale alleato Matteo Salvini, al quale i giornalisti «sono simpatici». No, davvero non è un buon momento per Luigi Di Maio. Isolato e strigliato un po’ da tutti, il vicepremier pentastellato sostiene di non volere fare passi indietro e minaccia leggi punitive. Intanto però deve sorbirsi la lezione di democrazia che Mattarella con pazienza istituzionale e un pizzico di irritazione gli impartisce. «Al mattino leggo i giornali. Notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere». Insomma, conclude il capo dello Stato, per governare bene «è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere». Sembra quasi una banalità, l’ abc della democrazia, ma evidentemente è un concetto che bisogna ripetere spesso, visto che il Colle ogni due per tre è costretto a tornarci su. Stavolta, tanto per rafforzare i confini e consolidare il principio, decide di coinvolgere pure i presidenti delle Camere. Mattarella parla al Quirinale durante un incontro con degli studenti. La Casellati e Fico intervengono a stretto giro. Secondo il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, «il giornalismo parlamentare ha rappresentato nella nostra storia nazionale un pilastro della democrazia liberale». Persino Roberto Fico si smarca da Di Maio, e da Alessandro Di Battista, chiedendo di abbassare i toni. «La libertà non si tocca, ma negli ultimi trenta anni è mancata una cultura generale dell’ indipendenza. Abbiamo bisogno come Paese di uscire fuori dallo scontro costante. Bisogna riuscire ad avere un altro tipo di dialogo, e questo vale per tutti gli attori coinvolti». Pure Tajani è preoccupato. «Ci sono preoccupanti segnali in Europa contro la libertà d’ informazione e il Parlamento europeo respinge ogni minaccia». E a Strasburgo si scontra con il grillino Piernicola Pedicini che lo accusa di fare campagna elettorale. «Le ricordo che il presidente del Parlamento è un deputato come tutti gli altri e io sono sempre stato imparziale. Aggiungo che non condivido le vergognose dichiarazioni e gli insulti che sono stati rivolti a giornalisti da parte di rappresentanti del governo italiano. Senza libera stampa non esiste democrazia». Vedremo adesso se la diga istituzionale alzata dal Quirinale avrà effetto o se i Cinque stelle insisteranno nella loro crociata contro la libera informazione e il dissenso. «Io amo la libertà di stampa e la considero una colonna per la democrazia – sostiene il guardasigilli Alfonso Bonafede – tuttavia non mi piacciono le critiche per partito preso». Ma i primi segnali non sono buoni. Solo domenica Ugo Forello, capogruppo M5s al comune di Palermo, aveva criticato sul web le offese di Luigi Di Maio ai giornalisti. Poche ore e l’ hanno fatto fuori. «Una rotazione già prevista dall’ inizio», spiegano dal movimento. E lui: «Ho saputo di non essere più capogruppo leggendo Facebook. Non so se si sia fatta una riunione e chi vi abbia partecipato». Il prossimo sarà più attento.
PERCHÉ SERVONO GLI STATI GENERALI DELL’ EDITORIA
Il Mattino
Ruben Razzante
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Le polemiche degli ultimi giorni sulla libertà di stampa confermano che nel nostro Paese risulta sempre molto difficile affrontare con serenità il tema della qualità dell’ informazione e del diritto dei cittadini di ricevere notizie corrette, equilibrate e imparziali. La radicalizzazione dello scontro tra politica e operatori dell’ informazione ha origini lontane e finisce sempre per ritorcersi contro il cittadino-utente, che fa fatica a districarsi nel ginepraio di accuse, recriminazioni, rivendicazioni dell’ una e dell’ altra parte. Sul tema della qualità dell’ informazione i molteplici punti di vista sull’ argomento possono ricondursi a due indirizzi di pensiero. Il primo tende ad esaltare le potenzialità della Rete e a ritenere ormai indistinguibile il contributo professionale dei giornalisti da quello dei generici produttori di contenuti e preme per una deregulation del settore editoriale che scardini le anguste visioni corporative e garantisca la qualità delle notizie a prescindere da chi le produce. Il secondo rimane ancorato al mondo editoriale tradizionale e ritiene che si debba continuare a proteggere il giornalismo professionale, valorizzandolo nei suoi qualificanti elementi di attendibilità e affidabilità deontologica. Entrambe le posizioni presentano costruttivi elementi di interesse e il futuro dell’ informazione non potrà che passare da un sapiente bilanciamento tra i due approcci. Di qui la necessità di rendere riconoscibile, anche in Rete, l’ informazione di qualità prodotta professionalmente e nel segno della trasparenza, della correttezza e della verità dei fatti. Più che altro andrebbero rivisti i meccanismi di accesso alla professione giornalistica, anche in ragione dell’ espansione del giornalismo digitale, che richiede competenze nuove e che segue binari non esattamente sovrapponibili a quelli degli altri giornalismi. In questo senso l’ Ordine nazionale dei giornalisti ha di recente diffuso una bozza di proposta di riforma che va valutata con interesse perché muove nella direzione di una valorizzazione dei percorsi universitari, irrobustendo la formazione dei nuovi giornalisti. Soltanto dopo aver sciolto il nodo dell’ identità professionale di chi fa informazione si potranno affrontare le altre questioni legate al sostegno finanziario alle testate giornalistiche, agli incentivi alle start up del settore editoriale e al ruolo dei giganti del web nella promozione dell’ informazione di qualità. Mai come in questa fase storica occorre una condivisione di scelte strategiche in tale ambito e dunque si avverte l’ esigenza di convocare gli «Stati generali dell’ editoria», affinchè tutti le categorie di attori della filiera di produzione e distribuzione delle notizie (giornalisti, editori, poligrafici, professionisti del web, giganti della Rete), insieme con i decisori istituzionali, discutano del futuro dell’ ecosistema dell’ informazione e trovino una sintesi armoniosa tra diritti e doveri, libertà e responsabilità. Il muro contro muro tra politica e mondo del giornalismo allontana il traguardo di una matura democrazia dell’ informazione e svilisce la professionalità di chi lavora con serietà e scrupolo al confezionamento di notizie di interesse pubblico. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Politica e stampa, un equilibrio difficile
Il Messaggero
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Le polemiche degli ultimi giorni sulla libertà di stampa confermano che nel nostro Paese risulta sempre molto difficile affrontare con serenità il tema della qualità dell’ informazione e del diritto dei cittadini di ricevere notizie corrette, equilibrate e imparziali. La radicalizzazione dello scontro tra politica e operatori dell’ informazione ha origini lontane e finisce sempre per ritorcersi contro il cittadino-utente, che fa fatica a districarsi nel ginepraio di accuse, recriminazioni, rivendicazioni dell’ una e dell’ altra parte. Sul tema della qualità dell’ informazione i molteplici punti di vista sull’ argomento possono ricondursi a due indirizzi di pensiero. Il primo tende ad esaltare le potenzialità della Rete e a ritenere ormai indistinguibile il contributo professionale dei giornalisti da quello dei generici produttori di contenuti e preme per una deregulation del settore editoriale che scardini le anguste visioni corporative e garantisca la qualità delle notizie a prescindere da chi le produce. Il secondo rimane ancorato al mondo editoriale tradizionale e ritiene che si debba continuare a proteggere il giornalismo professionale, valorizzandolo nei suoi qualificanti elementi di attendibilità e affidabilità deontologica. Entrambe le posizioni presentano costruttivi elementi di interesse e il futuro dell’ informazione non potrà che passare da un sapiente bilanciamento tra i due approcci. Di qui la necessità di rendere riconoscibile, anche in Rete, l’ informazione di qualità prodotta professionalmente e nel segno della trasparenza, della correttezza e della verità dei fatti. Più che altro andrebbero rivisti i meccanismi di accesso alla professione giornalistica, anche in ragione dell’ espansione del giornalismo digitale, che richiede competenze nuove e che segue binari non esattamente sovrapponibili a quelli degli altri giornalismi. In questo senso l’ Ordine nazionale dei giornalisti ha di recente diffuso una bozza di proposta di riforma che va valutata con interesse perché muove nella direzione di una valorizzazione dei percorsi universitari, irrobustendo la formazione dei nuovi giornalisti. Soltanto dopo aver sciolto il nodo dell’ identità professionale di chi fa informazione si potranno affrontare le altre questioni legate al sostegno finanziario alle testate giornalistiche, agli incentivi alle start up del settore editoriale e al ruolo dei giganti del web nella promozione dell’ informazione di qualità. Mai come in questa fase storica occorre una condivisione di scelte strategiche in tale ambito e dunque si avverte l’ esigenza di convocare gli Stati generali dell’ editoria, affinchè tutti le categorie di attori della filiera di produzione e distribuzione delle notizie (giornalisti, editori, poligrafici, professionisti del web, giganti della Rete), insieme con i decisori istituzionali, discutano del futuro dell’ ecosistema dell’ informazione e trovino una sintesi armoniosa tra diritti e doveri, libertà e responsabilità. Il muro contro muro tra politica e mondo del giornalismo allontana il traguardo di una matura democrazia dell’ informazione e svilisce la professionalità di chi lavora con serietà e scrupolo al confezionamento di notizie di interesse pubblico. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mattarella: «La libertà di stampa è un grande valore»
Il Sole 24 Ore
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Le accuse e le offese di esponenti dei 5 Stelle contro giornali e giornalisti – pronunciate dopo l’ assoluzione della Raggi – continuano ad alimentare la polemica politica e a suscitare reazioni anche ai massimi vertici istituzionali. È successo che ieri è intervenuto anche Sergio Mattarella che ha difeso la libertà di stampa lasciando capire che mai darebbe il via libera a un provvedimento con l’ obiettivo di discriminare il mondo dei media. Un’ intenzione che qualcuno dei grillini aveva fatto circolare facendo distinzioni tra giornali, editori e mezzi di informazione. Ecco il capo dello Stato ha “usato” una domanda di uno degli studenti ricevuti al Quirinale che gli chiedeva come fosse la sua giornata per far sapere da che parte sta. La sua giornata, ha detto Mattarella, comincia con la lettura dei giornali «quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni». «E per questo – ha aggiunto – ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere». Sul tema è intervenuto anche il presidente della Camera Roberto Fico: «C’ è la Costituzione, la libertà di stampa è tutelata e sarà tutelata fino alla fine, ma negli ultimi 30 anni è mancata una cultura generale dell’ indipendenza». Intanto oggi la Fnsi ha organizzato flashmob in 20 capoluoghi di Regione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Visco e Weidmann davanti agli studenti
Il Sole 24 Ore
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Klaas Knot, presidente della Banca d’ Olanda, Luis M.Linde, fino a giugno scorso governatore della Banca di Spagna, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e Jens Weidmann, presidente Deutsche Bundesbank, saranno ospiti, il 22 novembre a Firenze, dell’ Osservatorio permanente Giovani-Editori per il lancio dell’ edizione 2018-2019 del progetto di alfabetizzazione economico-finanziaria “Young Factor”. All’ evento, che fa parte del ciclo “Nuovi incontri per il futuro”, parteciperanno gli studenti delle scuole secondarie superiori italiane coinvolte nell’ iniziativa. Knot, Visco, Linde e Weidmann, che fanno parte dell’ International advisory board dell’ Osservatorio, saranno introdotti dal presidente dell’ Osservatorio Permanente Giovani-Editori Andrea Ceccherini e condotti dal giornalista Ferruccio de Bortoli. «L’ appuntamento – spiega una nota – prosegue il cammino già avviato, ormai da anni, dall’ Osservatorio, impegnato nel rilanciare una nuova sfida civile e sociale, tesa a elevare il livello di alfabetizzazione economico-finanziaria dei giovani italiani». Il progetto ‘Young Factor’ promosso dall’ Osservatorio è sostenuto insieme a Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Ubi Banca e Unicredit. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Pubblicità online vicina ai 3 mld
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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La raccolta pubblicitaria su Internet di quest’ anno sarà vicina a un altro importante traguardo, quello dei 3 miliardi di euro. Per l’ esattezza, secondo i dati presentati ieri durante la prima giornata dello Iab Forum a Milano, l’ appuntamento annuale fra gli operatori del settore, i ricavi del mezzo saranno pari a 2,97 miliardi di euro, in crescita dell’ 11% sul 2017. «Un altro anno a doppia cifra anche in Italia», ha detto il presidente di Iab Italia, Carlo Noseda, «nonostante un inizio complicato dalle vicende di Cambridge Analitica che hanno messo a dura prova la credibilità del mezzo». Il 75% dei 2,97 miliardi, però, sarà incamerato proprio dagli over the top, principalmente Google e Facebook, e la fetta, secondo i dati presentati da Andrea Lamperti dell’ Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, continua ad allargarsi: era del 65% nel 2015, del 69 nel 2016 e del 71% lo scorso anno. «La crescita del settore Internet è ossigeno», ha detto Noseda, «eppure le aziende italiane ne sono poco toccate perché il 90% va agli ott che creano però meno valore, sia in termini occupazionali sia di gettito fiscale. Da inizio anno abbiamo in corso colloqui con il governo e abbiamo proposto una riforma per la web tax: è necessario adottarla prima che entri in vigore la formulazione attuale che penalizza fortemente le aziende digitali italiane». Il riferimento è al fatto che la web tax si aggiungerebbe alla tassazione ordinaria a cui sono già soggette le imprese della Penisola, e su questo tema Iab ha anche lanciato una campagna provocatoria in cui si dice che un mobilificio brianzolo o un caseificio pugliese pagano più tasse dei giganti del web. Altro argomento che Iab sta portando avanti è quello della trasparenza in ambito pubblicitario, per il quale l’ associazione ha individuato tre società (comScore, Integral Ad Science e Meetrics) in grado di rilasciare una certificazione agli editori sulla qualità dei loro siti in termini di visibilità della pubblicità (non tutto ciò che si inserisce online è sempre visto dagli utenti), adeguatezza dei contenuti ai cui sono accostati gli annunci e quindi i brand, utilizzo di formati non invasivi e così via. E anche in questo caso gli Ott sono stati chiamati in causa: «La certificazione darà benefici reali se gli investitori non impegnano solo il 25% delle loro risorse sugli editori italiani», ha detto Aldo Agostinelli, vicepresidente di Iab (oltre che digital officer di Sky Italia) criticando la mancanza di certezze su questi temi per chi investe negli ott con particolare riferimento ai social. Ma cosa sta accadendo al resto dei mezzi in Italia? Nielsen stima che nell’ intero anno il mercato pubblicitario crescerà dell’ 1,7% per un totale di 8,4 miliardi di euro, con la tv a +0,8%, i giornali in calo dell’ 8,3%, la radio a +4,2%, l’ email marketing a -8,1% e il resto a +3,5%. Internet in questo caso è previsto in crescita dell’ 8%. La differenza storica con i dati del Politecnico è dovuta a differenti perimetri e stime. Sul digitale in particolare, è necessario affidarsi alle stime perché ancora una volta i grandi over the top non dichiarano la loro raccolta. Di fatto, nel nostro mercato la tv è al 45% del totale, mentre Internet è cresciuto di 1,8 punti percentuali arrivando al 32% (insieme quindi tv e online sono al 77%). I settori da tenere sott’ occhio, ha spiegato Alberto Dal Sasso, advertising information service (ais) di Nielsen, sono le auto che già dedicano il 37% al digitale e hanno intenzione di aumentare di un 9,4% il proprio investimento, così come le tlc che vogliono incrementare la spesa sul mezzo del 14,8% (oggi ci investono il 17,8%). I big investor restano comunque distribuzione e finanza. Infine uno sguardo internazionale con Constantine Kamaras, co-founder e & chairman emeritus di Iab Europe: nei 27 paesi europei il primo semestre dell’ internet advertising si è chiuso con una crescita del 10% e un totale di 25,7 miliardi di euro e a fine anno ci si aspetta di arrivare a 53 miliardi di euro. La crescita è spinta dal video che cresce quattro volte più velocemente del resto del display, così come dal mobile che ha passato per la prima volta quota 10 miliardi di euro. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Reuters in Italia, a rischio 16 giornalisti. Redazioni in sciopero. Il gruppo Thomson Reuters riorganizza le redazioni della sua agenzia stampa Reuters in tutto il mondo e in Italia annuncia 16 tagli, pari a oltre un terzo dell’ intero organico. Al momento l’ ipotesi sul tavolo è, per la prima volta, la procedura di licenziamento collettivo. Ieri e oggi i giornalisti hanno quindi proclamato lo sciopero, all’ interno di un pacchetto di cinque giorni già votati. La riorganizzazione aziendale punta a unificare i servizi in italiano e in inglese, finora affidati a due strutture differenti. I giornalisti della Reuters in Italia giudicano «sproporzionata e immotivata questa decisione da parte di un gruppo che ha diffuso conti in utile, ha stanziato 2 miliardi dollari per potenziali acquisizioni, sta portando un programma di buyback e può contare su ricavi certi per 325 milioni di dollari per 30 anni come parte di un accordo con il fondo Blackstone, a cui ha ceduto la divisione Financial & Risk». L’ editore dell’ Unità smentisce contatti con Lele Mora e Retewebitalia. La Piesse in una nota ha precisato ieri di «non avere alcun tipo di contatto né alcuna trattativa con i signori Lele Mora e Marcello Silvestri e con retewebitalia.net, in relazione al quotidiano l’ Unità». Ma, sempre ieri, Mora ha ribadito che sarà il nuovo direttore dell’ Unità, sostenuto da una cordata di investitori stranieri. Da oggi torna Radio Italia Live. Torna la trasmissione dedicata alla musica italiana e ai suoi protagonisti prodotta e realizzata da Radio Italia. Il programma sarà in onda il martedì su Radio Italia, Radio Italia Tv e in streaming sul sito radioitalia.it. I live andranno in onda da dicembre in prima serata anche su Real Time (canale 31 del digitale terrestre free). Tra i primi protagonisti confermati di questa stagione: Guè Pequeno, Luca Carboni, Tiromancino, Loredana Bertè e Elisa. Sky Q scelto da oltre 600 mila clienti e ora «Un pensiero per te». Ringraziare gli oltre 600 mila clienti che hanno già scelto Sky Q e dare l’ opportunità di averlo, a condizioni speciali, ai clienti che ancora non hanno avuto occasione di provarlo. Questi gli obiettivi di «Un pensiero per te», iniziativa dedicata ai clienti Sky, che possono scoprirne i vantaggi su sky.it/unpensieroperte. Google, al via Vivi Internet, al meglio. Il progetto, in collaborazione con Altroconsumo e Telefono Azzurro, ha lo scopo di aiutare i più giovani a vivere il web responsabilmente, attraverso semplici strumenti per apprendere i principi base dell’ educazione civica digitale (g.co/vivinternetalmeglio). Timvision, in anteprimaSinatra – La serie. Il 21 novembre arriva in anteprima esclusiva su Timvision Sinatra – La serie prodotta da Studio+ e Universal Italia con Guè Pequeno. Ambientata a Napoli, la serie è un noir con protagonista lo stesso rapper.
L'articolo Rassegna Stampa del 13/11/2018 proviene da Editoria.tv.