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Rassegna Stampa del 06/11/2018

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Indice Articoli

Il giornalismo non è morto. Né sarà ucciso dalle fake news.

Centro Rai di Milano Il direttore è Motta

Cairo: l’ innovazione? È portare in azienda nuove mentalità

Mediaset, Premium a Sky In Francia guarda a Tf1

Mediaset, cresce la dote di Publitalia: «Nei nove mesi raccolta su del 2,5%»

Premium, il Biscione esercita l’ opzione e cede a Sky

Buduàr, resiste l’ ultimo mensile che fa umorismo d’ autore Ci lavorano solo volontari ed è disponibile gratis online

Gedi, i giornali locali fanno club

Chessidice in viale dell’ Editoria

Effe Tv, accordi sulle serie

Niente rottamazione delle frequenze tv nazionali Intanto Europa 7 non si arrende e vuole fare una pay tv

Scrosati al lavoro in Fremantle

LA SFIDA DEL DIALOGO COL PUBBLICO PASSA ANCHE DA FACEBOOK

Il giornalismo non è morto. Né sarà ucciso dalle fake news.

Corriere della Sera

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Il giornalismo non è morto. Né sarà ucciso dalle fake news. Resisterà come fonte di conoscenza, dialogo, impegno civile, sociale e culturale. Piero Damosso, giornalista Rai – si occupa tra le altre cose del programma «Unomattina» – nel libro «Giornalismo dell’ alba. Storie di responsabilità e regole per un’ informazione di dialogo» (ed.San Paolo) spiega le ragioni per cui il giornalismo riuscirà a vincere questa sfida e perché la realtà del fare informazione, basandosi sui fatti, vincerà sull’ informazione fondata solo sulle opinioni.

Centro Rai di Milano Il direttore è Motta

Corriere della Sera

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Enrico Motta è il nuovo responsabile del Centro di produzione Rai di Milano. «Con Motta – che proprio a Milano ha maturato una lunghissima esperienza aziendale – il Centro torna ad avere una guida stabile, dopo il breve interim tenuto dal chief operations officer», scrive l’ azienda. «In bocca al lupo per un’ avventura certamente complessa, ma altrettanto avvincente», commenta il governatore Attilio Fontana: «Motta è un uomo del fare che, in perfetto stile lombardo, saprà esaltare le professionalità di tutti». Alessandro Morelli, deputato e capogruppo a Milano, sottolinea come la nomina sia «una conferma del nostro impegno per rilanciare la sede Rai di Milano» in «tempi rapidi»

Cairo: l’ innovazione? È portare in azienda nuove mentalità

Corriere della Sera
SARA BETTONI
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L’ innovazione? Non è solo una questione di progresso tecnologico. «Per me significa un cambio di mentalità, una nuova prospettiva sulle cose» dice Urbano Cairo. Il presidente di Cairo communication, del gruppo Rcs e patron del Torino calcio ha raccontato ieri la propria esperienza di imprenditore agli studenti dell’ Università Cattolica di Milano. L’ occasione? L’ incontro «Innovazione e cambiamento» per presentare il libro «Diario di bordo» (Guerini e associati) di Danilo Broggi. Cairo ha ripercorso la sua carriera a partire dai primi passi nelle concessionarie di pubblicità. Nel 1996 il salto, con la decisione di «mettersi in proprio» e diventare imprenditore. «Partendo da quello che sapevo fare, ho deciso di cambiare il modo di affrontare le questioni». La scommessa di una concessionaria dedicata solo a due testate, poi nel 1998 l’ apertura al multimediale «per non essere dipendente da un unico soggetto», l’ idea di indossare i panni di editore fino alla quotazione in Borsa, nel 2000, sono le tappe conquistate grazie a uno sguardo diverso sulle cose. Perché «l’ innovazione da sola non basta per avere successo, dipende da come la gestisci» dice agli studenti. Ulteriore obiettivo da raggiungere: «Quattrocentomila abbonamenti digitali al Corriere». Mentre il libro di Broggi, che raccoglie gli articoli scritti tra il 2011 e il 2017 per il mensile Longitude, affronta il tema concentrandosi sulla rapidità delle evoluzioni tecnologiche. Un cambiamento «impressionante», per l’ autore. Condivisione e interazione collaborativa sono le parole chiave. «La capacità di innovare può allontanare lo spettro del declino europeo» dice Antonio Calabrò, direttore di Fondazione Pirelli presente all’ incontro con Guido Merzoni, preside della facoltà di Scienze politiche e Damiano Palano, direttore di dipartimento. Lo scenario è ancora in via di definizione, «per ora abbiamo portolani più che mappe precise». E «innovazione e cambiamento possono rappresentare le principali bussole con le quali orientarci nel futuro» secondo Lorenzo Ornaghi della Veneranda Biblioteca Ambrosiana.

Mediaset, Premium a Sky In Francia guarda a Tf1

Il Sole 24 Ore

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Mediaset esercita l’ opzione put di cessione a Sky della società R2, la “piattaforma” su cui gira Premium. L’ ufficialità della vendita a Sky – a quanto risulta al Sole 24 Ore – c’ è stata nella giornata di ieri, con una comunicazione fra le società che dà così il via a tutto il processo per la cessione di ciò che Mediaset ha già inserito nel veicolo societario R2, controllato al 100%. Intanto tra le banche d’ affari cresce il gradimento su un possibile matrimonio tra la famiglia Berlusconi e l’ imprenditore Martin Bouygues: un asse strategico Mediaset-Tf1 incardinato sulla tv generalista. Biondi e Filippettia pagina 17.

Mediaset, cresce la dote di Publitalia: «Nei nove mesi raccolta su del 2,5%»

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Passato il boom estivo dei Mondiali, ora per Mediaset si guarda al futuro della raccolta pubblicitaria. «Abbiamo l’ ambizione di chiudere il 2018 in positivo nonostante l’ assenza dei ricavi relativi al calcio nell’ ultimo quadrimestre», chiosa Stefano Sala, 56 anni, consigliere d’ amministrazione Mediaset e alla guida della concessionaria Publitalia. Un ulteriore tassello insomma che avvicina al ritorno del Biscione al dividendo. Certo, molte cose stanno portando Mediaset a pensarsi in maniera diversa per il futuro. «Il perimetro di gioco – spiega Sala – è sempre più articolato e complesso. Competono media company, telco e ott. È altrettanto chiara la rilevanza, anche a livello locale, dei players globali. Mi riferisco al peso di Google e Facebook sugli investimenti pubblicitari, all’ incidenza di Amazon e Netflix nell’ offerta di contenuti video e all’ ingresso di over the top globali anche nei diritti sportivi. Dazn ne è un esempio. Nuovi soggetti che avranno effetti pesanti sulla pubblicità televisiva? Oggi il modello di business di questi player non è fondato sulla pubblicità tv, ma realisticamente è una opzione che non si può escludere nel futuro. È chiaro, quindi, come serva un nuovo approccio strategico: occorre reinventare il nostro perimetro di attività, con vitalità nelle scelte e velocità di esecuzione. Noi nel 2018 lo abbiamo fatto. A cosa si riferisce? L’ anno è partito con l’ acquisizione dei Mondiali: un successo. In primavera abbiamo sviluppato il lancio di due nuovi canali, Focus e 20. Nello stesso periodo è stato concluso l’ importante accordo con Sky che, da un lato, allarga al satellite la visione dei nostri canali Premium, serie e cinema, aumentandone gli ascolti e, dall’ altro, permette agli abbonati Sky l’ accesso a tutte le nostre reti free: Canale 5 è già visibile, gli altri canali lo saranno a breve. A proposito di Sky: ormai raccolgono pubblicità anche per canali terzi free. Un problema per voi? Direi di no, siamo abituati a competere nel mercato Tv con il più alto numero di players in Europa. Piuttosto è interessante come Sky stessa abbia riconosciuto che la crescita arriva prevalentemente dai canali free. C’ è chi legge la cessione a Sky delle attività tecniche di Premium come l’ inizio di un percorso di smantellamento del Gruppo. Questa domanda eventualmente andrebbe posta all’ azionista. Per quel che mi riguarda, e parlo solo dell’ operazione-Premium, posso dire che non si tratta per niente di un addio alla pay tv. Continueremo a essere editori dei canali pay di cinema e serie: è il nostro lavoro. Quindi su cosa investirete? Per essere “a prova di futuro” il nostro gruppo ha fatto precise scelte strategiche concentrandosi sull’ offerta free di tre mezzi: Tv, Digital e Radio. Mezzi che non solo stanno crescendo in un mercato pubblicitario flat ma lo fanno a tassi superiori alla media del segmento. La conseguenza è stata l’ uscita dal calcio pay – dove il costo dei diritti ha raggiunto livelli non sostenibili e i contatti adv sono in calo – e la focalizzazione sullo sport free. Progetti sulle radio? Abbiamo completato il nostro portfolio, composto da Radio105, Virgin Radio, R101 e Subasio, con Rmc. In soli 3 anni abbiamo portato questo mezzo, che prima non faceva parte delle nostre attività, a essere un’ area strategica del gruppo. A “prova di futuro” per noi vuol dire che la vitalità evergreen della radio si deve abbinare all’ evoluzione dell’ audio digital streaming che stiamo proponendo, da oltre un anno, come complemento alle pianificazioni radio tradizionali. Quali invece sul digital? Sempre quest’ anno abbiamo lanciato la nuova piattaforma online Mediaset Play per accedere ai contenuti della tv Mediaset, in modalità live e on demand, sia dalle Tv connesse sia da computer e dispositivi mobili. In questa prospettiva, la sfida del futuro è strutturare un’ offerta video over the top che generi importanti crescite di volumi e di ricavi. Potremmo da un lato lanciare iniziative consortili con importanti operatori italiani e dall’ altro avviare partnership anche con over the top globali. La Tv resterà però centrale. Siamo convinti che la Tv abbia un grande futuro davanti; in particolare la nuova frontiera è quella della sinergia tra broadcasting & narrowcasting, permessa dalle smart TV connesse che uniscono broadcast e broadband, trasmissione ed interattività, fruizione lineare e on demand. Un nuovo ecosistema che promuove un futuro in Tripla A: All Addressable Adv. Infatti l’ uso della tecnologia e dei dati ci consente, già oggi, di proporre campagne adv data driven su Tv connesse, audio streaming e digital. Andamento della raccolta? Prima di tutto occorre avere una “chiave di lettura” corretta, tarata sul nostro nuovo perimetro di business. Nuovo perché la scelta strategica di uscire dal calcio pay ha ridefinito le nostre attività con focus sul core business delle reti storiche, affiancato dai driver di crescita delle reti tematiche, del digital e delle radio. Ed è pertanto su questo nuovo perimetro di business che dobbiamo essere giudicati. Per essere chiari: nei dati Nielsen settembre 2018-maggio 2019 sconteremo un confronto non omogeneo per l’ assenza dei ricavi del calcio pay e del match di Champions in chiaro. E a giugno e luglio 2019 avremo la controcifra del Mondiale 2018. E i primi nove mesi 2018? Il nostro core business Tv, anche grazie ai Mondiali, è in decisa crescita mentre il resto del mercato Tv italiano, nel complesso, registra un andamento negativo. Digital e radio, mezzi gestiti da Mediamond, chiudono i primi nove mesi con incrementi a doppia cifra e hanno un’ inerzia positiva per i mesi conclusivi dell’ anno. Questa combinazione di fattori, tutti positivi, produce una crescita nel gennaio-settembre pari al +2,5% per il nostro perimetro di business consolidato. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Premium, il Biscione esercita l’ opzione e cede a Sky

Il Sole 24 Ore
A.Bio.
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Mediaset esercita l’ opzione put, di cessione a Sky della società R2: la vendita della “piattaforma” su cui gira Premium. L’ ufficialità, a quanto risulta al Sole 24 Ore, c’ è stata nella giornata di ieri, con una comunicazione fra le società che dà così il via a tutto il processo per la cessione di ciò che Mediaset ha già inserito nel veicolo societario R2, controllato al 100% e quindi l’ infrastruttura su cui poggia il tutto. Come l’ ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi ha voluto didascalicamente precisare ai suoi stessi manager in un incontro di metà ottobre, non è Premium che sarà venduta a Sky, ma un perimetro in cui rientrano circa 130 contratti di lavoro subordinato; il contratto con Nagravision che è la società che fornisce a Premium software e hardware per il criptaggio del segnale televisivo utile all’ attività pay e poi tutta la parte “operation”. Il tutto previsto all’ interno di un accordo complessivo, siglato il 30 marzo che ha portato i canali di cinema e serie Premium visibili sulla piattaforma Sky, con i canali free di Mediaset che lo diventeranno da gennaio 2019 e Sky a lanciare la sua offerta sul digitale terrestre. Ora, con un outsourcing agreement Sky passerà a ospitare l’ offerta pay di Premium. Ma per questo sarà necessario il closing e l’ ok incondizionato dell’ Antitrust, senza il quale Sky potrebbe fare marcia indietro. Quindi Mediaset in un tempo congruo potrebbe comunque decidere di chiudere l’ attività pay. Con l’ esercizio dell’ opzione put adesso parte l’ attività di notifica all’ Antitrust e all’ Agcom. Intanto ieri è stato il giorno della visita del numero uno di Comcast nel quartier generale di Sky a Milano. L’ ad del colosso Usa di broadband e contenuti – possiede anche Nbc Universal- ha parlato davanti ai dipendenti insieme con il ceo di Sky Plc Jeremy Darroch, il ceo di Nbc Universal & Senior Evp Comcast, Steve Burke, e il ceo di Sky Italia Andrea Zappia. Un incontro, quello di ieri, frutto di un’ operazione fortemente voluta, ha detto Brian Roberts, perché «Murdoch voleva dare Sky alla Disney». C’ è anche chi, come Berenberg, in un report prevede che nulla da ora in avanti sia da dare per scontato nei rapporti fra Disney e Sky su film e serie. L’ unione di Comcast con una realtà consolidata come quella di Sky, è stato definito da Roberts come «un punto di partenza sul mercato europeo» in una direttriche in cui broadband e contenuti viaggeranno insieme per creare valore. Nel primo caso c’ è l’ accordo con Open Fiber che permetterà di muoversi da subito. Sul secondo versante c’ è il plus di Sky che continuerà a essere centrale. E con ampia autonomia. «Nessun manager – ha chiosato – può conoscere il Paese meglio di un manager di quel Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Buduàr, resiste l’ ultimo mensile che fa umorismo d’ autore Ci lavorano solo volontari ed è disponibile gratis online

Italia Oggi

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Buduàr Almanacco dell’ Arte leggera può essere considerato l’ ultimo salotto buono della satira italiana. Il mensile pubblicato a Sanremo dal suo ideatore Alessandro Prevosto, diretto da Dino Aloi, entrambi coadiuvati dal disegnatore e giornalista (con un passato al Popolo e a Repubblica) Marco De Angelis, prende infatti linfa dallo storico Salone internazionale dell’ umorismo di Bordighera (salotto da cui sono passati firme tra cui Raymond Peynet, Guillermo Mordillo ma anche Giovannino Guareschi ed Enzo Tortora). Buono invece perché «Buduàr si definisce un giornale su invito, in modo da tenere sempre alta la qualità dei contenuti», spiega a ItaliaOggi Prevosto. Detto questo, a giudizio del suo fondatore, editore e anche condirettore, «nessuno paga più per l’ umorismo» e quindi il mensile (in formato A4 orizzontale, almeno 120 pagine a uscita e oltre 150 autori a rotazione) oggi è disponibile gratuitamente online (www.buduar.it). Diffusione: non esiste alcun dato ufficiale ma, stando a stime digitali, ha circa 2.500 lettori al mese. Come sopravvive il giornale? «Grazie al lavoro volontario della redazione», sottolinea Prevosto. «Anche i diritti sulle opere sono offerti gratuitamente. Per esempio, grazie alla concessione della famiglia, stiamo per pubblicare un racconto poco conosciuto di Gino Bramieri sui vizi degli italiani». E su Buduàr compaiono vignette, disegni, testi (spesso inediti o ralizzati ad hoc) di molti altri autori famosi come Benito Jacovitti, Giorgio Cavallo, Silver e Fabio Sironi. Insomma, dopo sette anni di vita, Buduàr inizia a pensare al futuro e, nonostante «il governo attuale sia una manna per la satira, così come lo era quello del Pd e tutti gli altri precedenti», «sul tavolo ci sono due ipotesi per proseguire e pubblicare su carta: vivere di pubblicità editando un free press, da distribuire in occasione di alcuni eventi» oppure «diventare l’ inserto di qualche giornale più grande», come nel tempo ha fatto Satyricon con Repubblica o il Misfatto col Fatto Quotidiano. Come mai s’ è persa la tradizione satirica tricolore? «Oggi è cambiata la percezione della satira», rilancia Prevosto. «Satira è quella delle Iene o di Striscia la notizia ma, in realtà, si tratta di sberleffi. La satira è diversa. Lo sberleffo può anche rendere simpatico chi è stato preso di mira. Non a caso anche Striscia s’ è occupata di Silvio Berlusconi, uomo politico e soprattutto suo editore. Un altro motivo della scomparsa della satira è che ormai noi ci indigniamo. Ci indigniamo per i disegni di Charlie Hebdo, che effettivamente è forte, dissacrante e grossolano, ma non ricordiamo che in Italia il Male faceva lo stesso. All’ estero, invece, la satira resiste. Si trovano vignette anche nei grandi quotidiani, utilizzate al posto delle fotografie. E persino paesi come l’ Egitto mantengono la loro tradizione». Ci siamo dimenticati del Vernacoliere… «Il Vernacoliere vende di più se fa titoli volgari», sottolinea il fondatore della testata che vende contenuti anche all’ Unione europea. «Ma, al di là di questo, è conosciuto fuori dalla Toscana ma, poi, finisce per vendere solo in quella regione». Quindi adesso la satira è in mano a dei liguri, che non sono proprio famosi per la simpatia? «Io sono ligure doc», conclude con autoironia Prevosto. «Ma ho studiato in un’ altra regione». © Riproduzione riservata.

Gedi, i giornali locali fanno club

Italia Oggi
PAGINA A CURA DI MARCO A. CAPISANI
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I quotidiani locali del gruppo Gedi sperimentano la formula della membership per i loro lettori. Tradotto in italiano: una sorta di club di lettori a cui testate come Messaggero Veneto, Tirreno, Mattino di Padova o la Gazzetta di Mantova offrono a pagamento non solo contenuti speciali ma anche l’ organizzazione di eventi per discutere di problemi locali o ancora invitano a partecipare a eventi terzi come il Lucca Comics. Come anticipato da ItaliaOggi dell’ 1/12/2016, i quotidiani ex Finegil tornano quindi sul territorio, peraltro come da tradizione delle storiche Gazzette, e puntano a conoscere meglio il proprio pubblico (tramite la registrazione sui siti delle singole testate), oltre che sviluppando nel tempo fonti alternative di ricavi. Il tema è infatti quello del pagamento delle notizie online (altrimenti detto paywall), che è stato intrapreso anche da Repubblica con R:, per completare e approfondire la copertura dell’ attualità gratuita coperta dal quotidiano diretto da Mario Calabresi. Anche la Stampa guidata da Maurizio Molinari, che è la capofila dei quotidiani Gnn (Gedi News Network), ha invece avviato una sezione denominata Topnews, seguendo sempre lo stesso filone. Tra le varie testate Gnn, che sono partiti col progetto membership o lo stanno progressivamente implementando, c’ è per esempio il Mattino di Padova che ha già superato i 30 mila lettori registrati oppure il toscano Tirreno sui 20 mila. Il primo a partire, però, è stato a Nordest il Messaggero Veneto (oggi con oltre 40 mila registrazioni all’ attivo). Mentre a inizio dell’ anno prossimo sarà la volta del ligure Secolo XIX. In alcuni casi alla nuova offerta informativa del gruppo guidato dall’ a.d. Laura Cioli si sono accompagnati restyling grafici dei siti dei singoli giornali o la loro ottimizzazione per la lettura mobile, ma per tutti i quotidiani locali Gedi (comprendendo anche il Piccolo di Trieste, la Provincia pavese, la Tribuna di Treviso, la Nuova di Venezia e Mestre, la Gazzetta di Reggio, la Gazzetta di Modena e ancora la Nuova Ferrara, il Corriere delle Alpi a Belluno, il trisettimanale di Ivrea Sentinella del Canavese) il focus si concentra su un approfondimento trasversale dall’ attualità allo sport e passando per la cultura. Di contro, non tutti gli articoli diventano a pagamento; spesso è la cronaca della giornata che rimane consultabile gratuitamente. Per tutto il resto si possono scegliere tra differenti formule pay, che ogni testata ha modellato secondo le esigenze attese del suo lettorato oppure selezionandone alcune e tralasciandone altre. Tre sostanzialmente i profili principali, che possono accumunare le varie pubblicazioni. Si parte da «Uno di noi», profilo che richiede al lettore-utente la sola registrazione online gratuita. Scegliendo questa opzione si può accedere ai contenuti esclusivi ma anche ricevere la newsletter e soprattutto partecipare agli eventi organizzati dal giornale, oltre che approfittare di convenzioni e sconti. «Stai con noi» è il passo successivo a «Uno di noi» e, rispetto a quest’ ultimo, permette anche di accedere senza limiti agli articoli pubblicati online. In questo caso, il costo è di 4,99 euro al mese («un caffè a settimana», secondo lo slogan Gedi) oppure di 49,99 euro l’ anno. Si sale a quota a 21,99 euro al mese o 179,99 euro per chi vuole anche leggere il quotidiano locale in versione digitale da pc o mobile (il pdf in versione premium annuale costa invece 300 euro). L’ offerta, non a caso, si chiama «Leggi con noi». © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Presentato in Fieg Gli Arrabbiati, il nuovo libro di Roberto Sommella. «Ripartire con coscienza e serietà dai giovani, gli europei di domani, per ri-costruire quella cittadinanza europea che è l’ architrave mancante dell’ integrazione comunitaria. E farlo contrastando l’ idea diffusa che conoscere la Storia non serva, che sia inutile leggere libri e giornali, che ognuno possa semplicemente diffondere le sue verità distorcendo i fatti». Questo il messaggio lanciato dal nuovo libro di Roberto Sommella Gli Arrabbiati. La prima guerra di secessione europea, edito da La Nuova Europa e presentato ieri a Roma nella sede della Federazione Italiana Editori Giornali. Nel volume, Sommella descrive l’ imbarbarimento della vita quotidiana e il moltiplicarsi delle manifestazioni di rabbia, soprattutto tramite i social, che inevitabilmente favoriscono il degenerare dei commenti in odio, intolleranza, violenza. Il presidente Fieg, Andrea Riffeser Monti, ha sottolineato l’ importanza dei giornali per una corretta informazione che contrasti in maniera efficace ogni verità distorta. Nel suo messaggio di saluto, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha ribadito che «chi vuole farci tornare nel recinto delle frontiere statali, racconta favole». Il presidente dell’ Agcom, Angelo Marcello Cardani, concorda con Sommella che scrive che «nell’ era del web e dei social viviamo in un’ epoca di inesattezze e falsità. Si è ormai diffusa una neonata coscienza sviluppata in rete che si potrebbe definire ignoranza artificiale». L’ Archivio Storico Ricordi pubblica online le lettere di Casa Ricordi. Archivio Storico Ricordi pubblica per la prima volta online il patrimonio di lettere di Casa Ricordi conservato nei caveau della Biblioteca Braidense. Grazie a un imponente lavoro di digitalizzazione, la Collezione Digitale presente sul sito www.archivioricordi.com si arricchisce della raccolta di corrispondenza aziendale, un totale di 31 mila lettere originali che raccontano la storia di una delle più grandi case editrici musicali del XIX secolo. Italiaonline concessionaria di Quantum per l’ Italia. Italiaonline continua il suo rafforzamento nel mercato del digital advertising e sigla una partnership con AdUX per la concessione pubblicitaria in esclusiva per l’ Italia di Quantum. Quantum è il network di native advertising attivo nella Penisola con una media di 350 milioni mensili di impression e oltre 300 siti e si avvale di una tecnologia che eroga, attraverso trading in programmatic e non solo, adv in modalità native su un ventaglio di siti di informazione, business, lifestyle e altro ancora. Sul mercato italiano Quantum è uno dei principali fornitori di soluzioni pubblicitarie native per editori, inserzionisti e agenzie e un pioniere nella pubblicità programmatica integrata. Rai, Enrico Motta nuovo responsabile del Centro di produzione tv Milano. Enrico Motta è il nuovo responsabile del Centro di produzione tv Rai di Milano. Con Motta, ha spiegato la Rai in una nota, che proprio a Milano ha maturato una lunghissima esperienza aziendale con crescenti responsabilità, il Centro di produzione torna ad avere una guida stabile, dopo il breve interim tenuto dal chief operations officer-direttore della produzione tv. Muse super ospiti internazionali della finale di X Factor 2018. Saranno i Muse i super ospiti internazionali della finale di X Factor 2018, in programma il prossimo 13 dicembre dal Mediolanum Forum di Assago in diretta su Sky. Nella serata che vedrà Alessandro Cattelan incoronare il vincitore di questa edizione i Muse presenteranno uno dei brani tratti dal loro ottavo album in studio Simulation Theory, la cui pubblicazione è prevista il 9 novembre. Vigilanza Rai, annullata l’ audizione dell’ a.d. Salini di oggi. Sconvocata l’ audizione dell’ amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, prevista per oggi alle ore 19, in commissione di Vigilanza sulla Rai. Mondadori acquista azioni proprie. Arnoldo Mondadori Editore ha acquistato sul Mercato telematico azionario, nel periodo tra il 29 ottobre e il 2 novembre, 13 mila azioni ordinarie (pari allo 0,005% del capitale sociale) al prezzo unitario medio di 1,5272 euro per un controvalore complessivo di 19.853 euro. A seguito di tali operazioni, realizzate nell’ ambito dell’ autorizzazione all’ acquisto di azioni proprie deliberata dall’ assemblea degli azionisti del 24 aprile 2018, la società detiene 1.261.700 azioni proprie pari allo 0,483% del capitale. Verizon avvia la riorganizzazione incentrata su 5G. Il nuovo a.d. di Verizon, Hans Vestberg, ha intrapreso un piano di ristrutturazione di alcuni business dell’ azienda tra cui sarà inclusa la principale divisione delle reti wireless. Vestberg ha avviato una riorganizzazione delle divisioni del gruppo personalizzandole in base ai clienti a cui è rivolto il servizio, piuttosto che a partire dal tipo di servizio offerto. Vestberg, ceo di Verizon dal 1° agosto scorso, ha spinto per tagliare i costi dell’ azienda e ha reso il 5G potenziato il fulcro delle operazioni del gruppo. Il nuovo assetto sarà effettivo a partire da gennaio.

Effe Tv, accordi sulle serie

Italia Oggi

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Effe Tv, la media company di Feltrinelli con il canale laF (Sky 135), ha siglato una serie di accordi per l’ Italia con Bbc Studios, Itv Studios Global Entertainment, Endemol Shine ed Entertainment One (eOne). Gli accordi riguardano sei nuove serie tratte da classici e bestseller della narrativa mondiale: Cardinal, In The Dark, I misteri di Pemberley, La guerra dei mondi e le terze stagioni di Victoria e de I Durrell – La mia famiglia e altri animali. «Siamo soddisfatti e orgogliosi», ha spiegato Riccardo Chiattelli, direttore di laF, «di avere arricchito il nostro palinsesto con tante nuove serie di qualità tratte dai libri e di essere i primi a portarle in Italia, come già avvenuto in passato con serie ormai cult come il Maigret di Rowan Atkinson, Guerra e pace, Poldark, Vanity Fair – La fiera delle vanità, Apple Tree Yard – In un vicolo cielo, L’ ispettore Wallander, Omicidi tra i fiordi – I gialli di Camilla Läckberg, Fred Vargas: Crime Collection, Borgen e tante altre».

Niente rottamazione delle frequenze tv nazionali Intanto Europa 7 non si arrende e vuole fare una pay tv

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Il governo non sembra finora disposto ad aprire la rottamazione delle frequenze televisive nazionali, ovvero a concedere un indennizzo agli operatori che vogliano lasciare il proprio multiplex in vista del passaggio della banda 700 alle tlc. Si era pensato che questa fosse la soluzione per avere qualche frequenza in più da suddividere fra gli altri broadcaster, che sottolineano come passare da 20 a 10 mux non consentirebbe di continuare a trasmettere gli attuali canali, nemmeno con il digitale terrestre di seconda generazione. E si era anche pensato che operatori come Retecapri, Europa 7 o H3G sarebbero stati pronti a lasciare i propri spazi accettando l’ indennizzo. Così invece non sembra possa accadere a meno di cambi all’ ultimo, nonostante l’ incasso della gara 5G sia stato molto superiore al previsto (6,55 miliardi contro i 2,5 miliardi ipotizzati nella legge di bilancio 2018). Ieri c’ è stata la terza riunione del Tavolo Tv 4.0 in cui si stanno discutendo gli aspetti dell’ abbandono della banda 700 che non sarà indolore pure per i cittadini. Ma la sorpresa è stata anche il fatto che Europa 7, in realtà, l’ indennizzo non lo vorrebbe comunque e il suo patron Francesco Di Stefano continua la lotta (portata avanti per anni sul fronte giudiziario) per avere le frequenze su cui trasmettere nonostante anche le difficoltà economiche in cui si è trovato. Di Stefano, infatti, qualche anno fa aveva ottenuto un multiplex in Vhf e aveva cominciato a trasmettere in Dvb-T2 in anticipo sui tempi. Ma la scarsa copertura del multiplex (mancavano anche i «cerotti» per raggiungere diverse aree del paese) oltre alla dotazione tecnologica richiesta non avevano facilitato la riuscita del progetto della nuova pay tv chiamata Europa7 HD. L’ editore, però, non ha gettato la spugna ed è convinto di avere ancora un’ altra idea innovativa. Per questo al governo chiede che gli sia confermata l’ assegnazione del canale 8 del Vhf, che gli siano concessi i cerotti in Uhf che gli si devono secondo l’ accordo siglato con il sottosegretario del ministero dello sviluppo economico del governo Renzi, Antonello Giacomelli, e un ulteriore mux in Vhf che reclama in virtù di una sentenza della Corte di giustizia europea. Il progetto è di fare ancora una volta una pay tv, ma con qualcosa di differente rispetto a quello che si è fatto finora. Di Stefano parla di una pay per view, in cui ci sono film ed eventi musicali internazionali da acquistare singolarmente, un transaction video on demand a basso prezzo, sulla piattaforma terrestre così come su mobile. La particolarità, però, è che i cellulari riceverebbero i video non attraverso la connessione internet ma via etere, grazie a un «dongle», un piccolo apparecchietto che connesso allo smartphone consente di vedere anche le trasmissioni via etere: nessun consumo di banda e minore di batteria. Un po’ quello che doveva accadere con il Dvb-h, ormai abbandonato. In questo modo si comprende come mai Europa 7 abbia manifestato interesse durante le ultime aste per i diritti della Serie A, non arrivando però poi a presentare alcuna offerta. La pay tv, però, sarebbe solo una parte del progetto, perché in realtà Di Stefano pensa anche a «un’ offerta di altri servizi» senza rivelarne i particolari, mentre voci del settore dicono che stia pensando a trasportare in Dvb-t2 la radio digitale. Per tutto ciò l’ editore sta cercando un partner internazionale. Di fatto ormai Europa 7 è l’ unico operatore televisivo in Italia interessato al Vhf. Sempre ieri, infatti, la Rai ha richiesto al governo di poter trasmettere Rai 3 soltanto in Uhf e non in Vhf com’ è previsto dal piano attuale e di non trasportare le emittenti locali in questo multiplex su base regionale. La trasmissione in Uhf consentirebbe a Rai 3 di essere ricevuta anche nelle zone dove i cittadini non hanno l’ antenna per la banda terza. Per contro, però, per coprire l’ intero territorio la Rai richiederebbe più risorse frequenziali, il che pone un nuovo problema su questo tavolo già complicato. © Riproduzione riservata.

Scrosati al lavoro in Fremantle

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Da pochi giorni Andrea Scrosati è uscito a tutti gli effetti da Sky Italia e ha preso formalmente i poteri nel suo ufficio di Londra, da cui guiderà il gruppo Fremantle come chief operating officer, riportando direttamente a Jennifer Mullin, chief executive officer del gruppo. Nel suo ruolo supervisionerà vari mercati, tra cui Spagna, Francia, Portogallo, Brasile, Messico, Israele, compresa l’ etichetta Euston Films attiva nel Regno Unito. Ma è naturale che un occhio di riguardo lo dedicherà al business italiano. Che, in questi anni, si è sviluppato in maniera molto positiva. Fremantlemedia Italia spa, guidata dall’ amministratore delegato Lorenzo Mieli e controllata al 100% da Fremantle group, si è infatti affermata nel mercato delle produzioni televisive con ricavi e risultati operativi in costante crescita. La società è passata dai 38,9 milioni di euro di ricavi del 2013 ai 48 milioni del 2014, salendo a 61,3 milioni nel 2015, fino ai 74,8 milioni di euro con cui ha chiuso l’ esercizio 2017. Il mol si è impennato dai 5,6 milioni del 2013 agli 11,2 milioni di euro del 2017, il risultato operativo è a 3,3 milioni nel 2017, anno nel quale pure gli utili netti sono arrivati a una cifra importante, pari a due milioni di euro. E le stime per i conti del 2018 sono piuttosto buone. Fremantlemedia Italia, in particolare, ha sviluppato tre aree di business: il genere drama, nel quale produce da anni la soap Un posto al sole per Rai Tre, e dove ha pure realizzato la serie Non uccidere, per Rai Due, esperimento che tuttavia, dopo due stagioni, si deve ritenere concluso. Questo comparto, nel 2017, ha portato in Fremantle ricavi per 22,4 milioni di euro. Poi ci sono le aree dell’ intrattenimento leggero e del factual, che valgono complessivamente 50,1 milioni di euro nel 2017, e nelle quali la società di produzione diretta da Mieli si è saputa ben distribuire tra i vari broadcaster televisivi. Produce, infatti, X-Factor per Sky Italia, Italia’ s got talent per Tv8, Il contadino cerca moglie e Parla con lei per Fox, Take me out per Real Time, Non è l’ Arena per La7. E poi Nemo-Nessuno escluso per Rai Due, molte trasmissioni per Tv 2000 e per A+E. Impiegando una media di 308 persone, di cui 273 tra tecnici e maestranze. Nel 2017 il gruppo europeo Fremantle, che controlla la filiale italiana, ha chiuso l’ esercizio con ricavi pari a 1,47 miliardi di euro (-1,9% sul 2016) e un ebitda di 140 milioni di euro (in crescita dell’ 8,5%). Nei primi sei mesi del 2018 il business è cresciuto, con ricavi Fremantle per 672 milioni di euro (+5,2%) e un ebitda stabile a 42 milioni di euro. Il gruppo Fremantle, a sua volta, è controllato da Rtl group, un colosso da 6,37 miliardi di euro di fatturato nel 2017, nato nel 2000 dalla fusione tra Clt-Ufa e Pearson tv. © Riproduzione riservata.

LA SFIDA DEL DIALOGO COL PUBBLICO PASSA ANCHE DA FACEBOOK

La Stampa

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Una «discarica di link» per «fare traffico», ma senza dialogo con i lettori. Non la tocca piano l’ ultima analisi sulle pagine Facebook dei giornali italiani targata DataMediaHub, il think tank su editoria e digitale guidato da Pier Luca Santoro, che ci ha illustrato i risultati della ricerca. Unica consolazione, La Stampa interagisce con il pubblico più di tutti, rispondendo ai messaggi e moderando i commenti: grazie all’ implementazione di una «social media policy», primo giornale in Italia ad averla adottata, che è servita a far crescere una comunità che ha imparato ad auto-moderarsi. Pena il richiamo o il «blocco», cioè il respingimento dalla «fanpage», nel caso di linguaggio d’ odio, di diffamazione o di diffusione di bufale, per proteggere gli altri lettori. Anche nell’ analisi delle reazioni (rappresentate dalle icone emotive, le cosiddette faccine) associate ai commenti da parte del pubblico che interagisce sulla pagina Facebook de La Stampa emergono in prevalenza sentimenti di gioia (64,2 per cento) rispetto all’ ira, minoritaria. «Noi proviamo a far crescere il clima favorevole e il dialogo con i lettori» commenta Bruno Ruffilli, innovation editor e responsabile della strategia social de La Stampa . «Anche perché siamo su più piattaforme e Facebook non è certo l’ unico modo di portare traffico al sito, dunque la nostra pagina è il tentativo di costruire una comunità». Da quando è stato introdotto in maniera più organica il pagamento nelle versioni digitali, gli editori di giornali puntano più sul tempo speso e sulla fedeltà al marchio che sui social. Così, come già emergeva da un rapporto realizzato dal Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford, in generale i giornali non hanno rivisto la loro strategia e continuano a riversare il giornale su Facebook, ma senza prevedere un vero confronto dei giornalisti con il pubblico, per lo più lasciato in balìa di se stesso. Gli utenti preferirebbero interagire con gli autori degli articoli, così come fanno con i politici che su Facebook ci battono 4 a 0 secondo DataMediaHub. Per esempio, nonostante il numero superiore di aggiornamenti dei giornali rispetto a quelli di personaggi come Laura Boldrini, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, questi ultimi interagiscono e raggiungono molto di più il loro pubblico. La scelta dei giornalisti di gestire i commenti sui social, come fa per esempio da noi Mattia Feltri, nei giornali è lasciata al libero arbitrio, non è una strategia editoriale. La domanda che tutti si fanno è: ne varrebbe la pena? BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

L'articolo Rassegna Stampa del 06/11/2018 proviene da Editoria.tv.


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