Indice Articoli
In Italia Alexa, assistente vocale(con le app Rcs)
Brevi, semplici, chiare (e in video)Le notizie in formato «snack»
Gialloverdi divisi su Paterniti al Tg1: “Troppo europeista”
«No a un direttore europeista al Tg1»
Tetto per “reddito” e pensioni Sigarette più care, sgravi al Sud
Prorogata la riduzione del Canone Rai
Il Pd non sa più che fare e si affida ai magistrati
Chessidice in viale dell’ Editoria
Nell’ ultima bozza assunzioni nella Pa e tasse su sigarette
Rai, raffica di veti sul Tg1 la Lega non vuole Paterniti
Alt del M5S allo spot della Difesa
Una successo da rockstar per il bravo Alberto Angela
In Italia Alexa, assistente vocale(con le app Rcs)
Corriere della Sera
Paolo Ottolina
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amazon nel 2015 ha inventato gli smart speaker: sono altoparlanti da collegare alla rete wi-fi che si controllano con la voce grazie a un assistente digitale, un software capace di capire il linguaggio umano e di rispondere. Questo assistente si chiama Alexa e ora parla anche italiano. È il cervello degli Echo, famiglia di dispositivi smart con e senza display che servono a sentire musica, a gestire gli oggetti smart della casa, a rispondere a domande più o meno complesse. Possono fare altre cose tramite le skill, ovvero le app per Alexa: ce ne sono già 400 in italiano e tra queste anche quelle del Corriere della Sera. Dicendo la frase «Alexa, apri Corriere della Sera» ascolteremo i primi 3 titoli del sito e sarà possibile farsene leggere uno. Non mancano l’ editoriale e gli approfondimenti di Milena Gabanelli per Dataroom (anche con video sul dispositivo Echo Spot). Infine si può giocare con il quiz della settimana. Servizi analoghi sono presenti su Google Home, rivale di Amazon Echo.
Brevi, semplici, chiare (e in video)Le notizie in formato «snack»
Corriere della Sera
Michela Rovelli
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Pillole d’ informazione che si mandano giù in un paio di minuti e che raccontano le notizie con un linguaggio ritmato e fresco. Nuovo. Un formato costruito pensando ai più giovani, a chi ha 16 o 17 anni e si prepara a chiudere il ciclo della scuola dell’ obbligo. Così è stata pensata Snack News, un’ iniziativa nata dall’ incontro di due storiche istituzioni: da una parte la tradizione giornalistica del Corriere della Sera, dall’ altra l’ esperienza nella formazione dell’ università Bocconi. Che hanno raccolto la sfida di andare incontro a un trend che vede la parola cedere sempre più terreno all’ immagine, soprattutto in movimento: passiamo in media 192 minuti al mese a guardare video online, secondo le statistiche di Zenith. E più l’ età si abbassa, più la quantità di tempo aumenta. La prima edizione di Snack News ha sfornato 91 video. Brevi, ma concisi e sintetici racconti di notizie d’ attualità, fenomeni sociali, ricorrenze. I temi sono i più disparati: dall’ intelligenza artificiale all’ avanzata cinese, dalle startup ai mezzi di trasporto elettrici. C’ è spazio anche per settori trasversali, come lo sport, la cultura, la televisione. Ora si riparte, per un secondo capitolo. Che diventa ancora più «interattivo». Perché Snack News è un progetto in primis pensato per creare un canale di comunicazione con i ragazzi – andando incontro al loro linguaggio – ma che vuole coinvolgerli anche in prima persona. Il ciclo di pillole video dello scorso anno si è concluso infatti con una chiamata alla partecipazione per le scuole superiori lombarde. Gli studenti dovevano mettersi in gioco e produrre loro stessi – in autonomia – una puntata di Snack News. Insieme ai vincitori del primo contest, i ragazzi del liceo classico Sarpi di Bergamo, al rettore della Bocconi Gianmario Verona e al vicedirettore del Corriere Daniele Manca, ieri è stata lanciata la seconda edizione del contest «Snack News va a scuola». Che avrà questa volta un respiro nazionale. Dopo la prima tappa milanese, la sfida verrà lanciata in altre quattro città: Napoli è la prossima (la presentazione venerdì) poi Torino, Padova e Bari. C’ è tempo per lavorare alla propria pillola d’ informazione fino al 31 marzo. Poi appuntamento al 6 maggio a Roma, con i vincitori. I premi sono tanti, uno per ogni categoria: Economia, Cultura, Esteri, Tecnologia, Politica. Fino a uno speciale riconoscimento a quella giudicata migliore. Ma qui la vera vittoria è mettersi alla prova, esplorare montaggio video e scrittura per raccontare, bilanciando sintesi e approfondimento, un piccolo pezzo di mondo.
Gialloverdi divisi su Paterniti al Tg1: “Troppo europeista”
Il Fatto Quotidiano
Gi. Ros.
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È ancora il Tg1 a essere in bilico per le nomine Rai. Il mosaico sembrava composto ma poi, nell’ incontro di lunedì sera a cena tra Salvini e Di Maio, qualcosa si è inceppato sulla nomina di Giuseppina Paterniti alla direzione del Tg1. “Troppo europeista”, sarebbe l’ accusa a sostegno di un veto leghista sull’ ex corrispondete Rai da Bruxelles. E così la casella è tornata vuota. Tocca ora al M5S proporre un nuovo nome per il tg della rete ammiraglia. Qualcuno sussurra il nome del giornalista del Tg2 Giuseppe Carbone, ma non vi sono conferme. Anche se Di Maio, si dice, su Paterniti vorrebbe tenere duro, mentre al momento sembra uscita di scena Federica Sciarelli. Per il resto le altre caselle dovrebbero vedere Marcello Ciannamea alla direzione di Raiuno, Gennaro Sangiuliano al Tg2 e Maria Pia Ammirati al Raidue, Luca Mazzà al Tg3 e Stefano Coletta a Raitre, anche se qualcuno non esclude Sciarelli. Dall’ azienda trapela che l’ ad Salini vorrebbe chiudere questa settimana, con un Cda da tenersi venerdì. Cda che il presidente Foa dovrebbe convocare oggi. Altrimenti tutto slitterà di nuovo, alla prossima settimana.
«No a un direttore europeista al Tg1»
Il Mattino
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La convocazione del Cda Rai ancora non c’ è stata, ma sembra che l’ ad Fabrizio Salini prema perché il consiglio si riunisca entro la settimana. Questo compito, però, spetta al presidente Marcello Foa che ancora non si è mosso. E questo per il mancato accordo sul nome del giornalista che dovrà guidare il Tg1. In particolare la Lega non gradirebbe la figura di Giuseppina Paterniti per il suo profilo troppo europeista e vicino alla sinistra, mentre il Movimento Cinque Stelle sarebbe orientato a mantenere la barra dritta su questo nome. In sostanza è la casella del telegiornale della rete ammiraglia a non far tornare i conti, ma se l’ impasse non si sbloccasse passerebbe un’ altra settimana, l’ ennesima.
Tetto per “reddito” e pensioni Sigarette più care, sgravi al Sud
Il Messaggero
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LA BOZZA ROMA Nel 2019 sono disponibili 9 miliardi per il reddito di cittadinanza e 6,7 per le pensioni anticipate (diventeranno 7 a partire dall’ anno successivo). Le primissime bozze del disegno di legge di bilancio – in realtà atteso in Parlamento già da sabato scorso – confermano l’ accordo politico tra le due forze di maggioranza, creando apposite dotazioni finanziarie ma rinviando a specifiche norme per l’ attuazione delle novità: quella in tema di previdenza dovrebbe essere inserita nello stesso disegno di legge ma non è ancora definita nei dettagli. Viene comunque precisato che questi fondi rappresentano un limite massimo di spesa. Vuol dire che il tetto complessivo non potrà essere superato e dunque in caso sia raggiunto le prestazioni potrebbero essere sospese. È previsto però un meccanismo di flessibilità: qualora su una delle due misure risultino risparmi, ottenuti anche dalla «decorrenza delle disposizioni», le relative risorse potranno essere trasferita all’ altra. In pratica vuol dire che il reddito di cittadinanza o la pensione anticipata con quota 100 potrebbero partire in ritardo oppure – nel caso della previdenza – funzionare in modo diluito ad esempio attraverso il meccanismo delle finestre. Per questo le amministrazioni competenti dovranno procedere a verifiche trimestrali. LE CLAUSOLE A clausole di questo tipo si riferiva il ministro dell’ Economia Tria, quando spiegava (anche all’ Unione europea) che non si intende andare in nessun caso oltre l’ obiettivo di deficit già fissato. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, l’ importo comprende anche i previsti aumenti delle pensioni basse. Nella bozza è scritto che affluiscono a questa voce anche le risorse finanziarie già stanziate dai precedenti governi per il reddito di inclusione, che però continuerà ad essere erogato fino alla piena entrata in vigore del nuovo strumento. L’ AGEVOLAZIONE Il testo contiene anche il promesso incremento dei fondi per gli investimenti: nel 2019 2,8 miliardi aggiuntivi andranno allo Stato centrale e 3 agli enti territoriali, Comuni e Regioni. Gli importi crescono leggermente per gli anni successivi: su questo fronte però oltre agli stanziamenti saranno decisive le norme per sbloccare la capacità di spesa effettiva delle amministrazioni. A beneficio del Mezzogiorno viene prorogata per il 2019 e il 2020 la decontribuzione al 100 per cento per le nuove assunzioni di giovani fino a 35 anni e di disoccupati da almeno sei mesi. Anche per questa misura c’ è un tetto di spesa fissato a 500 milioni l’ anno. L’ esonero contributivo è cumulabile con altre eventuali agevolazioni. Sebbene al tema fisco sia specificamente dedicato il decreto legge appena inviato in Parlamento, molte norme tributarie saranno contenute nella legge di Bilancio. È il caso ad esempio della cedolare secca sugli affitti che verrà estesa ai negozi relativamente ai nuovi contratti di locazione stipulati nel 2019 (che non siano rinnovi di quelli scaduti in precedenza). L’ agevolazione prevede un’ imposta sostitutiva del 21 per cento al posto della tassazione ordinaria, ma riguarda solo le «unità immobiliari destinate all’ attività commerciale per la vendita o la rivendita di prodotti». Come di consueto, la manovra finanziaria contiene un inasprimento del prelievo sui giochi e sul fumo: nel primo caso il prelievo unico erariale (Preu) viene incrementato di 0,5 punti, nel secondo gli aumenti riguardano sigari, sigarette e tabacco trinciato. Il canone Rai viene invece mantenuto a 90 euro. Come già annunciato, arriva la stretta fiscale su banche e assicurazioni. Per le compagnie assicurative aumenta l’ acconto dell’ imposta dei premi del ramo danni: passerà l’ anno prossimo all’ 85%, al 90% nel 2020 e al 100% a partire dagli anni successivi. L’ acconto fino a 2 anni fa era fissato al 40 per cento, ma la manovra dello scorso anno lo aveva già portato al 58. Per la banche è previsto il differimento della deduzione delle svalutazioni e perdite su crediti. LA SOGLIA È confermata l’ estensione del regime forfettario (tassazione al 15 per cento) alle partite Iva con ricavi fino a 65 mila euro. Tra questa soglia di fatturato e i 100 mila euro dovrebbe essere applicato un prelievo del 20 per cento. Spariscono però alcune agevolazioni: l’ Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) pensata per le piccole imprese e l’ Ace (aiuto alla crescita economica). In quest’ ultimo caso le disposizioni applicative continuano ad applicarsi «relativamente all’ importo del rendimento nozionale eccedente il reddito complessivo netto del periodo d’ imposta in corso al 31 dicembre 2018». Luca Cifoni © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Prorogata la riduzione del Canone Rai
Il Sole 24 Ore
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Più tasse sui giochi e sigarette È prorogata la riduzione del canone Rai a 90 euro. Cedolare secca al 21% sull’ affitto degli immobili a uso commerciale. Sui giochi, le misure del prelievo erariale unico sugli apparecchi sono incrementate dello 0,50. Aumentano le tasse anche sulle sigarette.
Il Pd non sa più che fare e si affida ai magistrati
Il Tempo
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Ma quale garantismo! sempre, la solita rassicurante sinistra della scorciatoia giudiziaria, dell’ espediente fondato sull’ aggrappo alla toga. Se ne ha la riprova in questi giorni. Matteo Renzi in una diretta Facebook si è scagliato contro il Presidente della Rai Marcello Foa, reo di aver detto, in un’ intervista al quotidiano israeliano Haaretz, che il magnate filo immigrazione e multiculturalismo George Soros finanzierebbe l’ attività di un buon numero di eurodeputati compresa l’ intera delegazione del Pd. «Possono non invitarmi più in Rai, farmi una fatwa, un editto bulgaro, ma il presidente della Rai ha detto una cosa di cui deve rispondere di fronte a un tribunale», ha tuonato Renzi. In precedenza, anche la capodelegazione dei dem a Strasburgo, Patrizia Toia, aveva annunciato querela. Per carità, loro diritto farlo se ritengono, ma evidentemente a nulla è valsa la lezione di Andreotti, il quale sosteneva di non aver mai querelato nessuno perché, a suo dire, possedeva un grande senso dell’ umorismo. Massima che nascondeva un significato più profondo, ossia giocare i duelli Marcello Foa Presidente della Rai sul piano della politica e non delle carte bollate. Cosa che non ha mai fatto la sinistra e oggi non fa il Pd. Su Foa, soprattutto. Oltre alla questione della querela, c’ è la richiesta formale presentata alla Presidenza della Commissione di Vigilanza per il riconteggio delle schede della votazione che lo porte) ad essere Presidente della Rai. Un modus operandi cavillo -dipendente che accomuna il Pd, guarda un po’, ai nemici del MoVimento 5 Stelle, anche loro com’ è noto ipergiustizialisti. Spesso poi, addirittura li superano. Luigi Di Maio minaccia esposti in Procura contro la presunta esistenza di una «manina» che avrebbe cambiato il decreto fiscale? Dal Pd lo fanno davvero. E così il deputato Pd Carmelo Miceni annuncia la presentazione di una querela alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma per «accertare l’ effettiva sussistenza di operazioni di falsificazione del testo del Dl fiscale esitato nella seduta del Consiglio dei ministri n.23 del 15 u.s nonché procedere all’ identificazione dei relativi autori». Questa tendenza, peraltro, avvolge tutte le anime dell’ area. Ad esempio Riccardo Magi, deputato di +Europa, presente) un esposto contro Matteo Salvini per «sequestro di persona a scopo di coazione» relativamente al caso della nave Diciotti. L’ esponenete di LeU Roberto Speranza, invece, ne partorì un altro, sempre contro il Ministro dell’ Interno, individuando nelle sue dichiarazioni «la propaganda di idee basata sulla superiorità o sull’ odio razziale ed etnico». Una continua coazione a ripetere dunque, nella nostalgia di quella grande ondata manettara che nell’ ultimo quarto di secolo ha più volte soffiato sulle sgonfie vele della sinistra italiana. P.D.L.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Le Monde, l’ azionista storico Pigasse vuole uscire completamente. Almeno stando alle indiscrezioni pubblicate ieri dal quotidiano parigino Libération, secondo il quale Pigasse aveva concordato di cedere l’ intera quota all’ imprenditore ceco Daniel Kretinsky. Intesa poi ostacolata dall’ altro socio storico Xavier Niel (Iliad). Vero obiettivo di Kretinsky, sempre secondo Libé: fare affari in Francia nel settore dell’ energia, dopo essere entrato nell’ Esagono forte della copertura mediatica de Le Monde. Quotidiani, arriva il Paese Sera. Un quotidiano per tutti al costo di 50 centesimi in edicola, gratis nei bar e a bordo dei treni Italo: lunedì prossimo arriva il Paese Sera, quotidiano diretto e fondato da Luca Mattiucci in formato tabloid di 16 pagine a colori e tirato in 40 mila copie. Il nome è un omaggio allo storico giornale romano, ma non c’ è alcun legame con la testata. Il Paese Sera parte da Milano, Roma e Napoli, sostenuto da vari editori perlopiù provenienti dal terzo settore. La redazione sarà composta anche da giornalisti neo mamme e neo papà, disoccupati e giovani. La distribuzione è invece autonoma, affidata a migranti ed ex detenuti selezionati dalla Comunità di Sant’ Egidio. Google, round finale per il fondo Dni. È partita l’ ultima tranche di candidature per il fondo Dni, dedicato all’ innovazione digitale nel giornalismo. Dalla sua creazione a oggi, hanno fatto sapere da Google, il fondo ha sostenuto oltre 559 progetti nel giornalismo digitale assegnando circa 115,2 milioni di euro ad organizzazioni dell’ informazione in 30 paesi. Ieri, per l’ appunto, si è aperto il sesto e ultimo round di candidature che si chiuderà il prossimo 3 dicembre. Charlie Hebdo a processo al Teatro Manzoni. Il processo al settimanale satirico parigino è in programma il 4 marzo 2019 e chiuderà la rassegna milanese del Teatro Manzoni, che prenderà il via lunedì con lo spettacolo dedicato a Marco Pannella. La rassegna è intitolata «La Storia a processo» ed è alla sua decima edizione.
Nell’ ultima bozza assunzioni nella Pa e tasse su sigarette
La Repubblica
ROBERTO PETRINI
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ROMA Doveva essere presentata in Parlamento il 20 ottobre, per ora c’ è solo una bozza, aggiornata a ieri e ampiamente diffusa dal governo anche se per vie non ufficiali: 73 articoli che potranno cambiare nei dettagli ma che, come ha detto il premier Conte, non saranno modificati nella sostanza, perché «cambiare ora la manovra non ha senso». Non potranno comunque cambiare, rispetto alla bozza di ieri, le norme su reddito di cittadinanza e quota 100 perché nel pur esteso articolato figurano solo come titoli ma senza il contenuto che dovrà definire platee e criteri di accesso alle nuove misure. Fino ad oggi infatti si sa che M56 e Lega hanno avuto ciascuno, per reddito e pensioni, circa 6,7 miliardi. Dal testo emerge comunque che il reddito di cittadinanza dovrebbe avere 2 miliardi in più in quanto beneficerà delle risorse attualmente stanziate per il reddito di inclusione. Compaiono invece una marea di spese, a partire da un cospicuo capitolo di assunzioni. L’ elenco è notevole: vi figurano assunzioni di magistrati, personale amministrativo giudiziario, diplomatici, avvocatura dello Stato, vigili del fuoco, polizia, medici specializzandi, personale del ministero dell’ ambiente e 1.000 ricercatori. In tre anni sono stanziati 807 milioni per le assunzioni nella pubblica amministrazione e 3 miliardi per il rinnovo del contratto degli statali. Restano naturalmente i capisaldi della manovra, appena bocciata seppure nella sua versione schematica del Documento programmatico di bilancio: dal maggior deficit di 21,7 miliardi alle maggiori entrate (soprattutto su banche e assicurazioni) e all’ ingente pacchetto di spese pari a 19,9 miliardi. Spunta un classico delle vecchie “Finanziarie”: aumenteranno sigarette, sigari e tabacco. Oltre ad una ulteriore stretta ai giochi. Naturalmente troppo poco per risolvere i problemi con Bruxelles. Compare il fondo per la famiglia (circa 100 milioni) e si conferma il fondo di ristoro sui risparmiatori; entra anche la cedolare secca per l’ affitto degli immobili ad uso commerciale. Non si rinuncia nemmeno alla proroga di misure dei precedenti governi: gli iperammortamenti (rimodulati), i bonus casa e il canone Rai a 90 euro. Come annunciato più volte viene sterilizzato l’ aumento dell’ Iva per 12,4 miliardi.
Rai, raffica di veti sul Tg1 la Lega non vuole Paterniti
La Repubblica
GIOVANNA VITALE
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roma Alla cena organizzata lunedì sera dal premier Conte per costringere allo stesso tavolo Di Maio e Salvini c’ è un boccone che è andato di traverso a tutti i commensali: le nomine Rai. Una volta confermata la spartizione definita nei giorni scorsi, l’ accordo giallo- verde ha rischiato di saltare sulla poltrona più prestigiosa dell’ informazione tricolore: il Tg1. Perché se l’ assegnazione al Movimento non è stata messa in discussione, a finire nel mirino del leader leghista è stato il nome scelto dai grillini: Giuseppina Paterniti, classe ‘ 56, vicedirettrice della TgR, per anni corrispondente da Bruxelles. « Per noi non va bene » , ha dato l’ altolà Salvini invitando Di Maio ad avanzare una proposta alternativa, più adatta a costruire «la nuova narrazione sovranista » . Un veto vissuto dall’ altro vicepremier come una sorta di ripicca per il rifiuto opposto dai 5S a Gennaro Sangiuliano, fedelissimo del ” Capitano”. Nessuna discussione invece su Marcello Ciannamea alla guida della rete ammiraglia. Uno scontro che fino a ieri sera non era ancora rientrato. Ma dovrà essere superato entro oggi, quando dovrebbe partire la convocazione per il cda di venerdì, che l’ ad Fabrizio Salini non intende far slittare ancora, al punto da aver già precettato tutti i consiglieri. Su questo l’ ex direttore de La7 è stato chiaro: la Rai non può stare a bagnomaria così a lungo, o si fa in fretta o si trovino un altro amministratore. Tanto più che su Paterniti i 5S sarebbero orientati a fare muro: non solo la ritengono un’ ottima giornalista, ma non vogliono darla vinta alla Lega, che ha già potuto decidere la guida della testata più numerosa della tv pubblica, la TgR, destinata ad Alessandro Casarin con l’ affiancamento di un condirettore, sempre in quota Carroccio: Roberto Pacchetti, in forza alla sede di Milano. Senza considerare l’ impuntatura su Casimiro Lieto, capo autore della Prova del Cuoco, il programma della fidanzata Elisa Isoardi, cui Salvini affiderebbe volentieri una struttura Rai. Per il resto, in pole per il Giornale Radio c’ è Ludovico Di Meo, attuale vicedirettore di Rai1 ( anche lui gradito alla Isoardi). E se per la guida del Tg2 c’ è Gennaro Sangiuliano, alla rete arriverà Maria Pia Ammirati, in quota 5S. Per Rainews si fa il nome di Simona Sala o in alternativa di Luca Mazzà, se non dovesse essere riconfermato al Tg3. Dove potrebbe invece andare Giuseppe Carboni. Il quale, insieme ad Alberto Matano e Franco Di Mare, verrebbe tenuto in serbo anche come ipotesi secondaria per il Tg1. Sempre che alla fine non rispunti Federica Sciarelli: «A Salvini non dispiacerebbe, è un fan sfegatato di Chi l’ ha visto? » , rivela un deputato padano. Rai Parlamento andrebbe invece ad Antonio Preziosi, gradito a Fi. A Rai Sport Maurizio Losa l’ avrebbe spuntata su Jacopo Volpi. A uscire indenne dalla manovra giallo-verde potrebbe infine essere il terzo canale. Si vocifera nella maggioranza che è proprio per scongiurare ingerenze in un terreno storicamente appannaggio della sinistra che il Pd sta alzando la voce contro la nomina di Marcello Foa. Il capogruppo in Vigilanza Davide Faraone è tornato a chiedere al presidente della Commissione Alberto Barachini l’ accesso agli atti e un controllo delle schede che hanno portato all’ elezione dell’ ex inviato del Giornale, giudicata illegittima dai dem. Istanza che però Barachini ha già rifiutato. Solo qualora i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, individuassero una procedura idonea si potrebbe aprire uno spiraglio. Ipotesi tuttavia remota: se Foa ce l’ ha fatta, dopo una prima bocciatura, è grazie al patto Lega-5S allargato a Fi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Alt del M5S allo spot della Difesa
La Stampa
NICOLA PINNA
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La censura sembra definitiva, senza margini di trattativa. Il Movimento 5 Stelle blocca la diffusione dello spot video del ministero della Difesa. Di certo il filmato non andrà in onda prima del 4 Novembre (giorno dell’ Unità nazionale e delle Forze armate), l’ occasione scelta proprio per mostrare al grande pubblico il lavoro quotidiano dei militari italiani. L’ altolà al video, realizzato con tecniche cinematografiche e di grande impatto, arriva da Palazzo Chigi. Anche se solo con una telefonata. «Immagini troppo violente e non destinate a essere viste dal grande pubblico», sostengono i Cinque Stelle. La ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, preferisce non commentare ma nel governo c’ è imbarazzo. Il braccio di ferro Le polemiche attorno al video erano nate qualche giorno fa. Perché la prima versione dello spot, destinato a essere trasmesso dalla Rai ed altri canali televisivi, aveva già avuto una bocciatura. Ma non definitiva. La mediazione tra la ministra Trenta e il sottosegretario all’ Editoria, Rocco Crimi, era servita a trovare un compromesso: eliminare alcune immagini, risistemare il montaggio. Ma non è bastato. Quel che non ha convinto i grillini è la sceneggiatura del video. Immagini drammatiche e di grande impatto, che scorrono accompagnate da una voce narrante che recita “Soldato”», la poesia-preghiera di George L.Skypeck: «Io sono stato quello che gli altri non volevano essere. Io sono andato dove gli altri non volevano andare… Ho pianto, ho sofferto e ho sperato… ma più di tutto, io ho vissuto quei momenti che gli altri dicono sia meglio dimenticare. Quando giungerà la mia ora agli altri potrò dire che sono orgoglioso per tutto quello che sono stato: un soldato». «L’ intenzione – raccontano dagli uffici del ministero – era quella di raccontare cosa fanno i nostri militari, ma anche i rischi quotidiani che corrono nel corso delle attività in patria e all’ estero. Volevamo mostrare il volto reale del nostro lavoro, non solo quello che facciamo per aiutare le popolazioni durante le calamità naturali». Ma ai grillini quelle immagini sono sembrate «guerrafondaie, non adatte per il pubblico televisivo di tutte le fasce orarie». E così è arrivato lo stop. Ma tra i militari c’ è qualche ufficiale che si lascia sfuggire la delusione: «Ci dispiace molto che lo spot voluto e apprezzato dal ministro Elisabetta Trenta non sia stato approvato per la divulgazione. Peccato perché la prima versione, anticipata su alcuni siti e sui social network, stava già raccogliendo un discreto successo. Segno dell’ apprezzamento degli italiani verso l’ attività delle forze armate». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Una successo da rockstar per il bravo Alberto Angela
Libero
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Dopo tanti anni di tv, l’ altro giorno è accaduto un fatto che finora avveniva solo nei concerti rock più tosti o, al limite, nell’ 800, ai grandi autori dei romanzi d’ appendice. Alberto Angela (foto LaP) ha chiuso il suo usuale ciclo di Ulisse (Raiuno, sabato, prime time) e ha fatto il solito botto d’ ascolti: 4 milioni 453mila spettatori, share 22.5%. Però stavolta, i fan accarezzati dal terrore di non rivederlo più in Rai, hanno gridato, straziati, al suo ritorno; e, bombardando, parrebbe, le mail e le pagine social della tv di Stato, si sono prodotti in una inedita campagna per la preservazione dell’ Alberto nazionale. Non ci si crede. Ai miei tempi l’ Albertone nazionale era Sordi. Adesso è questo ex ragazzo figlio d’ arte che alla scuola materna essiccava pipistrelli, li metteva in frigo accanto al latte pastorizzato e li sezionava invece di dedicarsi alle poppate; e oggi, ereditato lo stesso eloquio felpato del padre, ha personalizzato la divulgazione scientifica divenendone signore incontrastato. Eppure, Angela era stato cazziato democraticamente da diversi fronti ideologici. L’ illustre ebraista Massimo Giuliani gli aveva fatto notare che la teoria sul fatto che l’ eruzione di Pompei fosse accaduta in autunno poggiava su basi scientifiche traballanti. L’ Osservatore Romano gli ha dato dell’ approssimativo sull’ analisi iconografica degli affreschi della Cappella Sistina (ma poi s’ è ricreduto). Perfino il resuscitato Partito Comunista di Marco Rizzo ne aveva denunciato le «false dichiarazioni» sulle deportazioni degli ebrei russi in Germania. Attacchi concentrici epocali, che naturalmente hanno donato un quarto d’ ora di celebrità ai critici e hanno circonfuso Albertone dell’ aura del martire cristiano assediato nella catacomba. L’ effetto sortito è stato mezzo milione di interazioni di solidarietà e plauso tra Facebook, Twitter e Instagram. E la puntata sulla principessa Sissi ha fatto il record d’ ascolti. Agli inizi del 900 Conan Doyle fu costretto, dai suoi lettori, a resuscitare il personaggio di Sherlock Holmes fatto defungere prematuramente. Ecco, Albertone è Conan Doyle, Holmes e il dottor Watson contemporaneamente… riproduzione riservata.
L'articolo Rassegna Stampa del 24/10/2018 proviene da Editoria.tv.