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Rassegna Stampa del 01/08/2018

Indice Articoli

E «occupa» subito il maxi-ufficio al settimo piano

Sfera Ebbasta è l’ artista più citato dai media

Riffeser: Casaleggio scorretto verso i lettori

Rai, il cda va avanti su Foa presidente Rischio incompatibilità. Il no di Pd e FI

«Siamo già tutti amici, bella squadra» Bon ton al 7° piano mentre fuori è guerra

Carta stampata

Il sogno della Netflix dello sport debutta con la partita del debito

Riffeser (Fieg): Casaleggio scorretto verso i lettori

Servono i due terzi in Vigilanza

Rai, la resa dei conti su Foa

Poligrafici Editoriale, utile netto di 0,3 mln Raccolta pubblicitaria su dello 0,3%

Chessidice

Stampa, raccolta a -7,3%. Quotidiani -6,9%, mensili -6,8%

Raffica di incarichi dalla presidenza del consiglio

“Noi dipendenti vogliamo i partiti fuori ma non è cambiato nulla”

Roma channel batte Juve Tv è l’ unica che resta nel bouquet Sky

La Sergio Bonelli arruola Lansdale

E «occupa» subito il maxi-ufficio al settimo piano

Corriere della Sera
P. Co.
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roma Nessuno scambio di consegne, come è (quasi) sempre avvenuto al settimo piano di viale Mazzini, cuore del potere Rai. Solo un rapido saluto tra il direttore generale uscente, Mario Orfeo, e l’ amministratore delegato entrante, Fabrizio Salini. Un avvicendamento freddo tra vertici Rai, quello avvenuto ieri poco prima delle 17. Il settimo piano di viale Mazzini è un «Impero dei Segni» dove ogni spostamento ha un significato. E così è avvenuto ieri. Le stanze del direttore generale (ora amministratore delegato, secondo la riforma del dicembre 2015) e della presidenza erano già libere da giorni, sia Mario Orfeo che la ormai ex presidente Monica Maggioni avevano portato via carte e oggetti personali. Appena finita la riunione del Consiglio nella saletta vicina all’ ufficio del presidente, Marcello Foa ha preso possesso della scrivania che era stata della Maggioni: ufficio notoriamente luminoso con vista su Prati-Delle Vittorie. E lo stesso ha fatto Salini. Presidenza e direzione generale hanno due veri e propri «appartamenti» (una porta di chiusura, saletta di riunione, stanze per la segreteria) ben distanti tra loro che marcano la differenza dei ruoli: il presidente legale rappresentante e simbolo della Rai; l’ amministratore delegato, il manager col vero potere sulle nomine e sulle scelte aziendali. Foa si è comportato come un presidente nella pienezza delle sue funzioni: dichiarazione alle agenzie, rapida intervista al Tg1. Non è trapelata alcuna preoccupazione di poter essere il presidente dalla vita più breve nella storia di viale Mazzini, se oggi alle 8.30 la commissione di Vigilanza non lo approverà con i due terzi dei voti. Intanto da ieri è cominciata un’ era surreale. Per la prima volta nella storia della Rai, sia la presidente uscente che il direttore generale uscente sono dipendenti della Rai. Ovvero restano in azienda. Hanno il ruolo di direttori: Maggioni lasciò Rainews 24 al momento della nomina nell’ agosto 2015 (oggi c’ è alla guida Antonio Di Bella), per succedere ad Antonio Campo Dall’ Orto nel giugno 2017 Mario Orfeo lasciò la direzione del Tg1 (ora affidata ad Andrea Montanari). Quindi due direttori «pesanti» che sono in attesa di un nuovo incarico. Visto il ruolo, da ieri hanno ciascuno una nuova propria stanza sempre al settimo piano di viale Mazzini. Insomma, di nuovo per la prima volta nella storia della Rai, un nuovo presidente e il suo predecessore, un nuovo amministratore delegato e l’ ex direttore generale si ritroveranno sullo stesso piano. Intanto ieri prima nomina: Bruno Gentili diventerà direttore ad interim di Rai Sport dopo l’ uscita di Gabriele Romagnoli. Un interim, ma la stagione delle poltrone è cominciata.

Sfera Ebbasta è l’ artista più citato dai media

Il Giornale
RS
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Nonostante con l’ album Rockstar sia 9° nelle classifiche di vendite musicali della Fimi GFK dell’ ultima settimana, il rapper Sfera Ebbasta è il cantante che nell’ ultimo mese ha ricevuto più citazioni (539) sui mezzi di informazione italiani, lasciandosi alle spalle il 22enne vincitore di Amici Irama (440), 1° nella classifica di vendite con Plume, e il 20enne Biondo (371 menzioni), che con Dejavu è 7° nella classifica di vendite. A mettere in evidenza questi risultati è il monitoraggio svolto su oltre 1.500 fonti d’ informazione fra carta stampata (quotidiani nazionali, locali e periodici), siti di quotidiani, principali radio, tv e blog da Mediamonitor.it. Mediamonitor.it ha rilevato le citazioni avute dal 27 giugno al 26 luglio sui media dai cantanti nella top ten di vendite musicali dell’ ultima settimana. Tra gli artisti che hanno ricevuto maggiore copertura mediatica c’ è Gemitaiz, che con i suoi 29 anni è il ‘vecchio’ di questi cantanti che hanno conquistato la hit parade musicale. Gemitaiz, al secolo Davide De Luca, nel mese esaminato da Mediamonitor.it ha ricevuto 316 citazioni sui media mentre con l’ album Davide ha conquistato la 6° posizione nella classifica Tante le menzioni anche per il 20enne salernitano Capo Plaza (229), pseudonimo di Luca D’ Orso, che con l’ album 20 ha conquistato il 3° posto della classifica di vendite. Segue, nella graduatoria di Mediamonitor.it, Carl Brave (225 citazioni), Una buona copertura mediatica ha ricevuto anche il 24enne Rkomi, psudonimo di Mirko Maratona, che con Ossigeno è secondo nella Hit Parade musicale. Secondo quanto rilevato da Mediamonitor.it, nell’ ultimo mese è stato molto nominato sui mezzi di informazione anche il 21enne rapper pugliese Drefgold (215 citazioni). RS.

Riffeser: Casaleggio scorretto verso i lettori

Il Mattino

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«Quando Casaleggio afferma che le fake news le legge sui giornali, commette una grossa scorrettezza verso i giornalisti e verso i 2,7 milioni di italiani che ogni giorno si recano in un punto vendita per acquistare un quotidiano». Lo ha detto, a margine del cda della Poligrafici editoriale, Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, commentando le parole di Davide Casaleggio, che domenica scorsa ha attaccato la carta stampata. «Non dobbiamo dimenticare – ha aggiunto Riffeser – che è proprio grazie al lavoro di editori e giornalisti che quotidianamente viene offerta ai lettori la garanzia di una informazione verificata e verificabile, sia sulla carta sia on line, mentre non è sempre possibile risalire alle fonti delle notizie on line dei portali che non sono riconducibili al lavoro dei giornalisti e dei loro editori».

Rai, il cda va avanti su Foa presidente Rischio incompatibilità. Il no di Pd e FI

Il Messaggero
Marco Conti
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Allo strappo mancano poche ore. La fine del centrodestra si consuma sulla presidenza della Rai con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi fermi nelle rispettive posizioni. Ieri il cda della Rai ha dato il via libera a Marcello Foa presidente, anche se oggi il voto in vigilanza potrebbe bocciarlo: contrari FI e Pd. A pag. 8 Ajello a pag. 8.

«Siamo già tutti amici, bella squadra» Bon ton al 7° piano mentre fuori è guerra

Il Messaggero

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IL RACCONTO ROMA Piovono bombe su Viale Mazzini, ma al Settimo Piano nessuno se ne accorge. «Ah, che clima disteso, diventeremo amici, anzi già lo siamo diventati subito», si carezzano l’ un l’ altro i componenti del nuovo Cda della Rai al primo giorno di scuola. Anche se hanno qualcosa di surreale i salamelecchi da Settimo Piano, il felpato bon ton, il «che piacere conoscerla», «il piacere è tutto mio ma diamoci del tu» e il festival dell’ irrilevanza, mentre le vere decisioni politiche si prendono nei tinelli di partito, nel confronto-scontro tra i leader, nei giochi di potere tra maggioranza e minoranza (e c’ è opposizione nel governo e governismo nell’ opposizione) piuttosto che nel palazzone del (finto) vogliamoci bene a Roma Prati. Tra un caffettuccio e l’ altro portati dagli inservienti della tivvù di Stato. «Io contro Foa? Ma nooooo», non fa che ripetere Gianpaolo Rossi, ossia quello che dovrebbe prendere il posto del presidente designato se questo viene impallinato oggi in Vigilanza. E se Foa viene colpito e affondato, che cosa farà?, si chiedono tutti quelli che siedono intorno al tavolone insieme a lui. Lui naturalmente non dice che si dimetterà ma non dice neanche il contrario, perché semplicemente non lo sa. Farà le sue prime valutazioni oggi pomeriggio, dopo lo scrutinio parlamentare e una nuova riunione del Cda è convocata proprio dopo il voto. L’ aspetto surreale è che, qui dentro, al Settimo Piano dove la Borioni fa tutto un discorso carino e rispettosissimo per Foa per poi dire «voto contro perché non dà garanzie all’ azienda» e dove Rossi si dice «orgoglioso» di votare per Foa presidente anche se il presidente magari sarà lui, nessuno sa minimamente ciò che sta accadendo fuori. Il clima è cordiale ma gli sguardi sono persi nel vuoto. Ognuno cerca di captare dall’ altro una verità, o almeno lo straccio di una mezza informazione o l’ eco di un minuscolo spiffero proveniente dai registi di questa partita che sono altrove. «Mi hanno detto che un deputato vicino alla Meloni avrebbe detto che Giorgia….». Cose così. PRAGMA Ma è pragmatico nella sua brevità, come nello stile del personaggio, il discorso che pronuncia il neo-direttore generale Fabrizio Salini. «La Rai – scandisce – ha tutte le potenzialità per competere con i giganti mondiali del multimediale, come Netflix. La nostra sfida dovrà essere questa. Sarà una sfida difficile ma possiamo affrontarla con convinzione e con forza». «Ammazza il Salini quanto ci crede!», sono le reazioni di chi lo sta ascoltando. E il nuovo capo sembra piacere ai sottoposti. Il dg si è astenuto, come da prassi, nel voto sul presidente. Il quale, Foa, prima di uscire dalla sala per non votare per se stesso, ha evitato di fare un’ autodifesa alla maniera di Socrate ma ha voluto raccontare chi è, che cosa ha fatto nella vita, e quali saranno i principi ispiratori della sua azione: non la sudditanza politica, visto che è un alieno rispetto alle logiche di Palazzo, ma la meritocrazia. «Sì, la meritocrazia, proprio quella ci vuole», lo applaude Laganà, il commissario eletto dai dipendenti Rai, molti dei quali la meritocrazia l’ hanno letta forse sui libri se qualche editore generoso ha avuto la bontà di regalarglieli o se si possono mettere in nota spese. Gli scenari, le fake, le trame politiche e fantapolitiche che riempiono tutta Roma riguardo alla Rai si fermano come per incanto ai piedi del celebre cavallo morente creato dallo scultore Messina. Quelli del Cda sanno, e se lo ripetono, che «il problema è fuori», eppure s’ interrogano su questioni «di prodotto» (che nel lessico di Viale Mazzini significa tutto e niente), si promettono di «fare squadra», si sorridono vicendevolmente perché non hanno tantissimo da dirsi. E sono appesi senza darlo a vedere alla trattativa notturna tra Salvini e Berlusconi (se accetti Foa ti dò un direttore di tiggì, o magari l’ amministratore delegato di un’ azienda parastatale o la candidatura di un forzista come prossimo governatore regionale in Abruzzo?) o alla possibilità o impossibilità che il Pd dopo aver votato in Parlamento il fratello d’ Italia Rossi per il Cda lo voti in Vigilanza anche come presidente della Rai in cambio della permanenza a sinistra del Tg3 o della Rete 3 o di tutte e due così nessuno può dire che i giallo-verdi non sono pluralisti. Poi il Cda finisce. Sono tutti soddisfatti, e non si capisce perché. Mario Ajello © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Carta stampata

Il Messaggero

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«Quando Casaleggio afferma che le fake news le legge sui giornali, commette una grossa scorrettezza verso i giornalisti e verso i 2,7 milioni di italiani che ogni giorno si recano in un punto vendita per acquistare un quotidiano». Lo ha detto, a margine del cda della Poligrafici editoriale, Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, commentando le parole di Davide Casaleggio, che domenica scorsa ha attaccato la carta stampata. «Non dobbiamo dimenticare – ha aggiunto Riffeser – che è proprio grazie al lavoro di editori e giornalisti che quotidianamente viene offerta ai lettori la garanzia di una informazione verificata e verificabile, sia sulla carta sia on line, mentre non è sempre possibile risalire alle fonti delle notizie on line dei portali che non sono riconducibili al lavoro dei giornalisti e dei loro editori».

Il sogno della Netflix dello sport debutta con la partita del debito

Il Sole 24 Ore
Andrea BiondiAndrea Franceschi
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milano Juventus-Napoli e Roma-Lazio alla settima d’ andata si potranno vedere solo su Sky, come Inter-Milan della nona o Juventus-Inter della 15esima. Attenzione però, perché per chi vorrà vedere in Tv – o meglio in video visto che parliamo di una piattaforma in streaming – Inter-Juventus della 15esima di ritorno o Juventus-Roma della 17esima di andata o il derby della Mole, Torino-Juventus, alla 16esima di andata, non ci sarà alternativa a Dazn. E anche per i tifosi del Napoli non ci sarà scelta: le prime due giornate solo sulla piattaforma di Perform Group. Meglio incominciare a familiarizzare con la “Netflix dello sport”, che per le prossime tre stagioni ha deciso di lanciare la sua scommessa sul calcio in Italia. Una sfida giunta ieri al suo primo passaggio chiave, con la definizione del palinsesto per le prime tre giornate – e con la scelta dei 20 big match esclusiva di Sky (16) o Dazn (4) – di una Serie A che sperimenterà, per la prima volta, l’ esclusiva tv per prodotto. E quindi sette partite su 10 ogni giornata si vedranno solo su Sky. Per le altre 3 (fra cui l’ anticipo del sabato sera) c’ è la piattaforma di Perform, che ambisce a ritagliarsi il ruolo di “Netflix dello sport”. Non ci saranno più quindi partite visibili su più piattaforme, in contemporanea e grazie a più gestori (il satellite per Sky e il digitale terrestre per Mediaset Premium fino all’ ultima stagione). Da ieri il tifoso vede avvicinarsi l’ eventualità-necessità di organizzarsi per seguire la Serie A senza perdersi la polpa. Due le scelte, non si scappa: o doppio abbonamento (se fatto via Sky con uno sconto di 2 euro rispetto ai 9,99 euro da aggiungere come prezzo di listino di Dazn al proprio abbonamento) o bar e amici, come ai vecchi tempi. Anche gli abbonati a Mediaset Premium sono in qualche modo interessati. Ma solo perché avranno l’ abbonamento a Dazn compreso nella loro offerta a 19,90 al mese: più costoso che abbonandosi separatamente a Dazn (9,99 euro con un mese di prova gratuita) ma puntando a far breccia con l’ offerta di cinema e serie tv. Del resto Mediaset non ha di suo alcun diritto di trasmissione per la Serie A in tv per il prossimo triennio. Il campionato “a due padroni” è arrivato così al primo dunque. Il settore dell’ intrattenimento sportivo è uno dei pochi ad aver resistito alle trasformazioni tecnologiche di questi anni. Ma ora c’ è un’ azienda britannica (Perform Group) controllata da un miliardario americano di origini ucraine (Len Blavatnik) che con il lancio di una nuova piattaforma di streaming (Dazn) vuole fare quello che Netflix ha fatto ai grandi network televisivi: mettere in atto quella che in gergo si chiama «disruption», ossia una forma di concorrenza basata sull’ impiego di nuove tecnologie tale da mettere in discussione il modello di business delle aziende che finora hanno dominato il mercato. Che poi è quello che Amazon sta facendo al settore delle vendite al dettaglio, oppure che Google e Facebook stanno facendo al mondo dei media tradizionali. La scommessa di Perform si basa soprattutto su un ricorso al debito molto intensivo. Un fardello che continua a crescere di pari passo con l’ espansione del business e che, al 31 marzo di quest’ anno, era pari a 787,7 milioni di sterline (al netto dei 111,4 milioni di cassa il saldo è a 676,3). La società ha emesso in questi anni bond con scadenza 15 novembre 2020 per un ammontare di 215 milioni di sterline su cui l’ azienda paga una cedola maxi dell’ 8,5 per cento. Il resto del debito è rappresentato da un prestito contratto con una finanziaria che fa riferimento al suo principale azionista (Access Industries, holding di Blavatnik) su cui paga, anche in questo caso, interessi molto alti, pari all’ 8 per cento. Il prestito dovrà essere rimborsato entro il 12 agosto 2019, ma con ogni probabilità sarà rifinanziato se non convertito in azioni perché ad oggi la società non genera cassa ma la brucia. Il lancio della nuova piattaforma Dazn ha del resto richiesto investimenti notevoli. Solo nel primo trimestre Perform ha dovuto sostenere costi operativi per 108 milioni, serviti a pagare i diritti tv ma anche gli investimenti tecnologici e in marketing, a fronte di ricavi per 114,9 milioni. Se si sommano tutte le altre spese sostenute (come gli interessi sul debito) l’ ultima riga del conto economico al primo trimestre fa registrare un rosso pari a 82,9 milioni di sterline. Una perdita che si va a sommare ai 485,5 milioni persi nel 2017 e ai 104,6 del 2016. Perform, che al 31 marzo aveva un patrimonio negativo per 331,5 milioni, ha bruciato cassa per oltre 86 milioni di sterline in soli tre mesi. Gli restano risorse per 111 milioni, buona parte dei quali servirà a pagare gli interessi sul debito. Secondo Standard & Poor’ s, che un anno fa ha declassato del rating della società portandolo a CCC+ (giudizio che si assegna a titoli estremamente speculativi) «la struttura di capitale dell’ azienda è insostenibile nel lungo termine». I mercati tuttavia non sembrano dare segnali di allarme e i bond a oggi quotano sopra il prezzo di emissione. Come mai? Molto probabilmente perché il principale azionista, nonché principale creditore, è il 48esimo uomo più ricco al mondo secondo Forbes, titolare di un patrimonio personale stimato intorno ai 20 miliardi di dollari. La tenuta del gruppo in questa sua fase di espansione dipende soprattutto dalla sua disponibilità a continuare a dare supporto finanziario alla società. Almeno fintanto che non sarà in grado di camminare da sola. Il nome di Blavatnik rappresenta evidentemente una garanzia per il colosso giapponese della pubblicità Dentsu che quest’ anno ha rilevato il 10% delle azioni Perform per 300 milioni di sterline. Numeri che implicano una valutazione di 3 miliardi per la società e fanno di Perform la startup tecnologica di maggior valore nel Regno Unito. Prezzi giustificati? Per scoprirlo bisognerà vedere se e in che misura il pubblico degli appassionati di sport, in Italia e negli altri mercati dove l’ azienda ha lanciato la sua piattaforma, sarà disposto ad abbandonare i canali tradizionali e scegliere Dazn. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riffeser (Fieg): Casaleggio scorretto verso i lettori

Il Sole 24 Ore

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«Quando Casaleggio afferma che le fake news le legge sui giornali, commette una grossa scorrettezza verso i giornalisti e verso i 2,7 milioni di italiani che ogni giorno si recano in un punto vendita per acquistare un quotidiano». A margine del Cda di Poligrafici Editoriale per l’ approvazione dei dati relativi al primo semestre 2018, l’ editore Andrea Riffeser Monti, in qualità di presidente della Fieg (Federazione italiana editori giornali), ha risposto all’ intervento di Davide Casaleggio, svolto sabato scorso a margine dell’ evento Rousseu CityLab a Cesenatico. Il presidente della Casaleggio Associati e presidente e fondatore della associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma digitale M5S, aveva dichiarato che «le fake news si leggono sui giornali di carta». «Forse non sa – ha aggiunto Riffeser Monti – che circa 17 milioni di cittadini leggono tutti i giorni un quotidiano nei bar, nei locali pubblici o in famiglia (fonte Audipress 2018/I). Mentre 7 milioni di persone decidono di acquistare ogni settimana un periodico (dati Ads gennaio-dicembre 2017), mercato che vanta circa 14 milioni di lettori (fonte Audipress 2018/I). Non dobbiamo dimenticare – ha concluso – che è proprio grazie al lavoro di editori e giornalisti che quotidianamente viene offerta ai lettori la garanzia di una informazione verificata e verificabile sia sulla carta sia on line, mentre non è sempre possibile risalire alle fonti delle notizie on line dei portali che non sono riconducibili al lavoro dei giornalisti e dei loro editori». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Servono i due terzi in Vigilanza

Il Sole 24 Ore

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M5S e Lega fermi a 21 voti Per ratificare l’ elezione di Foa a presidente della Rai servono i due terzi dei 40 componenti della Vigilanza Rai. Ma Lega (7) e M5S (14) non raggiungono i voti richiesti: serve anche il sì di Forza Italia (7)

Rai, la resa dei conti su Foa

Italia Oggi
ALESSANDRA RICCIARDI
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Il Consiglio di amministrazione della Rai ha votato ieri Marcello Foa, proposto dal ministero dell’ economia, come presidente della società. Lo ha fatto a maggioranza, con un voto contrario, quello della consigliera Rita Borioni di area Pd, e un astenuto, Riccardo Laganà, il consigliere eletto dai dipendenti Rai. Il cda ha successivamente nominato Fabrizio Salini, indicato sempre dal Mef, amministratore delegato. Ma la partita decisiva sarà quella di oggi, quando la commissione paralmentare di Vigilanza dovrà ratificare la nomina di Foa. Se la Lega insiste sul nome del giornalista per la presidenza, Forza Italia a ieri sera confermava l’ intenzione di votare no. «È una questione di metodo», precisava Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla camera. Una spaccatura che farebbe saltare il quorum dei due terzi dei voti favorevoli richiesti dalla legge. E che manderebbe gambe all’ aria anche la coalizione di centrodestra, da un lato Fratelli d’ Italia schierata con la Lega di Matteo Salvini, dall’ altro il partito di Silvio Berlusconi che finirebbe per votare con le opposizioni di Leu e Pd. Se Foa sarà bocciato, Forza Italia, trapela da Palazzo Grazioli, si attende un altro nome dal ministro del Tesoro, auspicando però un metodo diverso, quello del confronto preventivo. Invita a ritirare la proposta e fare un altro nome per la presidenza, «un nome di garanzia», anche il Pd, «la forzatura è un grave errore», dice il segretario dem Maurizio Martina. Migranti, è un giallo la vicenda della Asso 28, la nave italiana accusata di aver soccorso nel Mediterraneo 108 profughi e di averli riportati in Libia. «L’ ordine di riportare a Tripoli i migranti è arrivato dall’ Eni per cui Asso 28 lavora e le autorità italiane erano informate», dice Nicola Fratoianni, deputato di LeU, da bordo di Open Arms, «in piena violazione del diritto internazionale». Una versione smentita dal governo italiano. «Le attività si sono svolte sotto il coordinamento della Coast Guard libica, la Guardia Costiera Italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni», ha affermato il ministro dell’ interno, Matteo Salvini. «È stata direttamente la Guardia costiera libica a coordinare le attività del rimorchiatore italiano Asso 28 nelle operazioni di recupero e soccorso», ha riferito anche la Marina italiana. Non la pensa così l’ Unhcr che raccoglie informazioni sul caso. Istat, l’ economia italiana continua a crescere più lentamente rispetto alle stime. La variazione per il 2018 è pari a +0,9%, sei decimali sotto la stima di crescita (+1,5%) contenuta nel Def, il documento di programmazione economica presentato dall’ Italia all’ Unione europea a fine aprile. A certificarlo ieri l’ Istat. Una doccia gelata per il governo Lega-M5s in vista della prossima legge di bilancio. Il ministro dell’ economia, Giovanni Tria, ha chiarito infatti in più occasioni che flat-tax e reddito di cittadinanza si faranno ma soltanto in un «quadro coerente con i conti pubblici», ovvero tenendo fermi i saldi, perché il percorso di riduzione del debito «non è in discussione». Negativi anche i dati sul lavoro: dopo tre mesi di crescita, il numero di occupati scende dello 0,2% rispetto a maggio (49 mila posti di lavoro in meno). Il calo, precisa l’ Istat, è concentrato tra gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila). Continuano a crescere i dipendenti a termine (+16 mila), che aggiornano di nuovo il loro record storico, raggiungendo i 3 milioni 105 mila. Disoccupazione al 10,9%, la più alta in Europa, tra i 15 e 24 anni il 32,6% non lavora. Per M5s e Lega una ragione in più per modificare il Jobs act. Replica il Pd: «È l’ incertezza sugli incentivi a produrre effetti negativi sul mercato». Tav, per il ministro Danilo Tonielli nessun effetto negativo deriverebbe dalla revisione del progetto. In audizione al senato, il ministro dei Trasporti ha spiegato che «non vi è alcuna ragione per la quale l’ Italia, in applicazione del programma concordato dall’ attuale maggioranza parlamentare, non ridiscuta integralmente il progetto, pur nell’ applicazione dell’ accordo tra i due Paesi (Italia e Francia, ndr) e all’ esito di una nuova valutazione complessiva di costi e benefici alla luce della situazione attuale». Inoltre, ha voluto sottolineare Toninelli, «i timori paventati riguardo ai possibili effetti negativi che potrebbero derivare da questo programma di elementare razionalità non hanno alcun fondamento, in quanto l’ analisi sarà condotta nell’ ambito della situazione di contesto e del quadro normativo vigenti». Stop alle domeniche gratis ai musei. Ad annunciarlo il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli: «Le prime domeniche del mese gratis andavano bene come lancio pubblicitario… Per l’ estate non cambia nulla, ma poi le cose cambieranno. Lascerò maggiore libertà ai direttori dei musei», dice. L’ annuncio fa scoppiare la polemica. «È una castroneria», attacca il Pd. E il predecessore Dario Franceschini invita il governo a ripensarci: «Le cose giuste non hanno colore politico». Dl Dignità, 400 emendamenti. L’ aula della camera ha iniziato ieri, dopo il parere favorevole della commissione bilancio, la votazione sui 400 emendamenti al disegno di legge di conversione in legge del dl Dignità. Nel mirino delle opposizioni il ripristino dei voucher (contrari Pd e Leu) e la riduzione del ricorso ai tempi determinati (contestata da Fi). Biotestamento, via libera dal Consiglio di stato all’ attuazione della legge sul biotestamento. Palazzo Spada ieri ha depositato le risposte ai quesiti formulati dal ministero della Salute, con particolare riferimento alla Banca dati nazionale, e ha precisato che «ciascun individuo, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, può decidere ora per allora su eventuali trattamenti sanitari che potrebbero riguardarlo e sui quali in futuro non sarà in condizione di prestare il consenso». Per l’ aggressione a Daisy Osakue, l’ atleta italiana di origini nigeriane colpita al volto da un’ auto in corsa, la Procura di Torino indaga per il reato di lesioni ma senza l’ aggravante razziale. È intervenuto monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino: «L’ unico vero nemico che tutti abbiamo in comune è coltivare l’ idea del nemico». «Spero mettano gli aggressori in galera il prima possibile», dice il ministro del lavoro, Luigi Di Maio. Altolà di Avvenire, il giornale dei vescovi, al ministro dell’ interno Salvini: «C’ è un clima xenofobo, pesi le parole». La Procura di Roma ha chiesto l’ archiviazione per il regista Fausto Brizzi indagato per violenza sessuale. Brizzi era stato iscritto nel registro degli indagati ad aprile a seguito delle denunce per tre presunti episodi di violenza. Per l’ accusa, «il fatto non sussiste». «È vero, sono stato io a fare a pezzi il corpo di Pamela. Ma lei era già morta di overdose». Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano, accusato di omicidio, vilipendio e distruzione di cadavere lo ha confessato ai magistrati che lo hanno interrogato nuovamente nel carcere di Marino del Tronto in merito alla morte della diciottenne romana Pamela Mastropietro, avvenuta lo scorso 30 gennaio a Macerata. Contraccettivi gratis in Lombardia per giovani fino a 24 anni che si recano nei consultori. È uno degli obiettivi di un ordine del giorno alla manovra di bilancio 2018-2020, presentato dalla consigliera Pd Paola Bocci, approvato dal Consiglio regionale della Lombardia con 63 voti favorevoli e un solo non partecipante al voto. Sono 83.127 i candidati iscritti ai test per l’ ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria, Architettura e Veterinaria per l’ anno accademico 2018/2019. In 67.005 hanno presentato domanda per Medicina e Odontoiatria, erano 66.907 nel 2017. Per Architettura le iscrizioni sono 7.986 (nel 2017 erano 9.340). Infine, sono 8.136 i candidati a Veterinaria (8.431).Per i test di Medicina in lingua inglese sono 7.660 i candidati, l’ anno scorso erano stati 7.021. Russiagate, Donald Trump si autoassolve. «La collusione non è un reato»: così Trump su Twitter nel giorno in cui si apre il processo all’ ex responsabile della sua campagna presidenziale Paul Manafort, indagato per eventuali collusioni con Mosca.

Poligrafici Editoriale, utile netto di 0,3 mln Raccolta pubblicitaria su dello 0,3%

Italia Oggi
GIOVANNI GALLI
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Poligrafici Editoriale archivia il primo semestre riportando un utile netto di 0,3 milioni di euro che va confrontato con una perdita di 2,1 milioni relativa all’ analogo periodo dello scorso esercizio. Con l’ approvazione dei conti al 30 giugno scorso, il gruppo di Quotidiano nazionale-Qn, Giorno, Nazione e Resto del Carlino registra ricavi pubblicitari aumentati dello 0,3% su base tendenziale a 26,6 milioni di euro, mentre quelli da vendite sono diminuiti a 48 milioni dai 51,2 mln comunicati al 30 giugno 2017. Complessivamente il fatturato passa a 79,4 milioni dai precedenti 81,8 milioni. L’ ebitda è positivo e migliora del 18,5% sui 4,2 milioni, mentre l’ ebit sale a 1,4 milioni dagli 0,153 mln precedenti. A fine periodo, l’ indebitamento finanziario netto è pari a 28,8 milioni, in riduzione dai -30,9 mln registrati al termine dell’ ultimo esercizio. Nella seconda parte dell’ anno, il gruppo punterà a mantenere una marginalità positiva e a generare flussi di cassa che consentiranno un’ ulteriore riduzione del debito finanziario. Ieri il titolo Poligrafici Editoriale ha chiuso a piazza Affari a +6,52% a 0,245 euro. A margine del cda di ieri, l’ editore Andrea Riffeser Monti, in qualità di presidente della Fieg (Federazione italiana editori giornali), ha risposto anche all’ intervento di Davide Casaleggio. Il leader del Movimento 5 Stelle e presidente della Casaleggio associati, infatti, in occasione di un incontro pubblico, aveva dichiarato che «le fake news si leggono sui giornali di carta». «Quando Casaleggio afferma che le fake news le leggono sui giornali, commette una grossa scorrettezza verso i giornalisti», ha sottolineato ieri in una nota il presidente degli editori, «e verso i 2,7 milioni di italiani che ogni giorno si recano in un punto vendita per acquistare un quotidiano. Forse non sa che circa 17 milioni di cittadini leggono tutti i giorni un quotidiano nei bar, nei locali pubblici o in famiglia (fonte Audipress 2018/I). Mentre 7 milioni di persone decidono di acquistare ogni settimana un periodico (dati Ads gennaio-dicembre 2017), mercato che vanta circa 14 milioni di lettori (fonte Audipress 2018/I)», ha proseguito Riffeser Monti. «Non dobbiamo dimenticare che è proprio grazie al lavoro di editori e giornalisti che quotidianamente viene offerta ai lettori la garanzia di una informazione verificata e verificabile sia sulla carta sia online, mentre non è sempre possibile risalire alle fonti delle notizie online dei portali che non sono riconducibili al lavoro dei giornalisti e dei loro editori.» © Riproduzione riservata.

Chessidice

Italia Oggi

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Calcio, Dazn trasmetterà tre match della Juventus con Torino, Inter e Roma. La Lega Serie A ha ufficializzato i big match che saranno trasmessi da Dazn nel corso della stagione 2018/19. Dazn ha l’ esclusiva per i match del sabato alle 20.30 e della domenica alle 12.30 e 15.00. La piattaforma del gruppo inglese Perform trasmetterà la partita della 16ª giornata che vedrà in campo Torino-Juventus, quella della 17ª giornata Juventus-Roma, della 21ª Milan-Napoli e della 34ª Inter-Juventus. A Barabino & Partners le pr di Unirec. Barabino & Partners è stata nominata advisor per le relazioni con i media a supporto di Unirec – Unione nazionale imprese a tutela del credito, l’ associazione di Confindustria servizi innovativi e tecnologici presieduta da Francesco Vovk che rappresenta le aziende e società che offrono servizi di gestione del credito. Musica, siglato l’ accordo Lea-Fimi. È stata firmata l’ intesa tra l’ Associazione liberi autori ed editori (Lea) e la Federazione industria musicale italiana (Fimi). La convenzione quadro stabilisce i termini e le condizioni ai quali ogni produttore discografico iscritto a Fimi potrà procedere alla riproduzione di opere appartenenti al catalogo Lea.

Stampa, raccolta a -7,3%. Quotidiani -6,9%, mensili -6,8%

Italia Oggi

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Frenano ancora gli investimenti in comunicazione sulla carta stampata. Secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al periodo gennaio-giugno 2018 il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato un calo del 7,3% rispetto allo stesso semestre dell’ anno precedente raggiungendo quota 435,3 milioni di euro. In particolare i quotidiani nel loro complesso hanno evidenziato un andamento negativo sia a fatturato (-6,9%, pari a 275,7 milioni di euro) che a spazio (-0,3%). Per quanto riguarda le singole tipologie, la commerciale nazionale ha visto un -5,3% a fatturato e un +6,3% a spazio, la commerciale locale un -4,4% a fatturato e un -0,9% a spazio, la legale un -22,6% a fatturato e un -11,3% a spazio. La tipologia finanziaria ha segnato un +0,8% a fatturato e un +4,4% a spazio, la classified un -5,9% a fatturato e un -15,9% a spazio. I periodici hanno visto un calo sia a fatturato (-8,1%, a quota 159,5 milioni di euro) che a spazio (-1,6%). I settimanali hanno avuto un andamento negativo a fatturato del 7,5% (a quota 85,9 milioni di euro) e positivo a spazio dell’ 1,8%. I mensili hanno registrato un calo del 6,8% a fatturato (pari a 70,3 milioni di euro) e del 4,5% a spazio. Le altre periodicità hanno chiuso il periodo con un -38,1% a fatturato (a quota 3,3 milioni di euro) e un -21,3% a spazio.

Raffica di incarichi dalla presidenza del consiglio

Italia Oggi
PASQUALE QUARANTA
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Nella giornata di ieri la presidenza del consiglio dei ministri ha comunicato al parlamento il conferimento dei nuovi incarichi di livello dirigenziale generale. Daria Perrotta sarà il capo dell’ ufficio di segreteria del consiglio dei ministri; Roberto Chieppa, il segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri; il consigliere Ermanno De Francisco, capo del dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della presidenza del consiglio dei ministri; il consigliere Ferruccio Sepe, capo del dipartimento per l’ informazione e l’ editoria della presidenza del consiglio dei ministri; Sabrina Bono, capo dell’ ufficio del segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri; Giuseppe Renna, capo del dipartimento per i rapporti con il parlamento della presidenza del consiglio dei ministri; a Francesco Paolo Schiavo, incarico di funzione dirigenziale di livello generale di prima fascia, nell’ ambito del ministero dell’ economia e delle finanze; ad Anna Cammalleri, incarico di funzione dirigenziale di livello generale di seconda fascia, nell’ ambito del ministero dell’ istruzione; a Sergio Ferdinandi, incarico di funzione dirigenziale di livello generale di prima fascia, nell’ ambito del ministero degli affari esteri mentre al consigliere Ferdinando Ferrara, incarico di capo del dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del consiglio dei ministri. © Riproduzione riservata.

“Noi dipendenti vogliamo i partiti fuori ma non è cambiato nulla”

La Repubblica
CONCETTO VECCHIO
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ROMA Consigliere Riccardo Laganà, perché nel cda si è astenuto sulla nomina a presidente di Marcello Foa? «Perché, come dipendenti Rai, non condividiamo il metodo che ha portato alle scelte di Foa e Salini. Meritavano un po’ di riflessione in più. Invece entrambi sono stati imposti in modo poco partecipato, seguendo le logiche di sempre». Il Consiglio è stato messo davanti al fatto compiuto? «Io sono stato eletto da duemila dipendenti, a cui prima ho esposto il mio programma, insomma mi sono dovuto far conoscere. Non si capisce perchè l’ ad e il presidente della Rai non siano passati attraverso delle audizioni pubbliche, per esempio». Cosa andava fatto? « Per segnare una discontinuità si poteva scegliere una rosa ristretta di nomi e sottoporli al vaglio preventivo: per conoscerli meglio, per valutarne le idee». Lei che idea si è fatto delle cose che ha letto sui giornali su Foa? «Preferirei non esprimermi, lo giudicherò da quel che farà nel cda». Foa oggi rischia di non ottenere i numeri in Vigilanza e l’ opposizione minaccia ricorsi contro un presidente non nella pienezza dei suoi poteri. Lei cosa farà? «Voglio prima studiare bene il caso. Il punto è che questa legge è stata scritta male ed interpretata peggio». Ma non dice anche che, se un presidente non ottiene i due terzi dei voti, soglia necessaria per qualificarlo come di garanzia, la sua elezione è nulla? «In realtà la legge non fornisce un’ indicazione esplicita su cosa succede se non ottiene il quorum. Deve dimettersi? Bisogna rifare la votazione?». Foa ha esordito dicendo che le logiche partitocratiche sono estranee alla sua cultura. L’ ha convinta? «È presto per dare giudizi. Mi è parsa una persona ammodo, ma anche qui sarà giudicato dai fatti». Avrà una valutazione politica su quel che è successo in questi giorni? «Me la tengo per me. Come dipendenti vorremmo che i partiti fossero fuori da queste dinamiche. Il nostro voto di astensione è un modo per segnalare che vorremmo volare un po’ più in alto rispetto alle dinamiche politiche». Ovvero? «Deve esserci una reale tutela delle risorse interne e una visione partecipata delle scelte fondanti del servizio pubblico. Servono investimenti tecnologici. E poi va cambiata la legge». La legge che ha permesso la sua elezione? «Sì, per svincolarla davvero dalle scelte dei partiti, serve una riforma che ricalchi il modello tedesco, con un consiglio dei garanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA In cda mi sono astenuto perché non condivido il metodo delle scelte. La legge è scritta male e interpretata peggio: deve essere cambiata Il consigliere dei dipendenti Riccardo Laganà, 43 anni, in Rai dal 1996, è stato eletto nel nuovo cda con 1.916 voti.

Roma channel batte Juve Tv è l’ unica che resta nel bouquet Sky

La Repubblica
MATTEO PINCI
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Picchi di 150mila spettatori prima e dopo le partite I decoder accesi per il 10% del tempo sul canale mentre quello bianconero non è più in chiaro Nell’ estate di Cristiano Ronaldo, la Roma ha già battuto la Juventus. Non sul campo, ma davanti alla tv: anzi, dietro. A molti è passato inosservato, ma oggi, il bouquet di canali Sky, contiene una sola esperienza televisiva tematizzata su una squadra di Serie A: Roma tv. Dal 2015, il canale della Roma e quello della Juventus erano trasmessi ” in chiaro” ( ossia senza la necessità di un abbonamento supplementare) agli abbonati della tv di Murdoch. Servizio che ha dei costi non esattamente trascurabili: oltre ai soldi che Sky garantisce per acquistare i diritti d’ archivio alle squadre – cifre superiori al milione – ballavano i 500/ 600mila euro di costi per dare la banda in alta definizione alle due piattaforme. Gli ascolti di Juve tv però sono mai decollati, trasformando quel canale in un costo da ” tagliare”. Al contrario di quelli del canale romanista. E visto che a Rogoredo non fanno di professione i benefattori, hanno fatto due conti: per loro ha valore il minutaggio medio che un cliente fa di ogni canale. E un numero considerevole di abbonati – verosimilmente romanisti – trascorre mediamente il 10% del tempo in cui è sintonizzato sul decoder, sul canale di “casa” a Trigoria. In città, la media è persino più alta di quella del tg sportivo dell’ emittente. Insomma, un piccolo trionfo che la Roma ha costruito nel tempo: investendo nell’ intrattenimento e nei contenuti propri come tg, riprese live degli allenamenti, interviste. Centocinquantamila telespettatori nelle trasmissioni prima e dopo le partite, i picchi stagionali di un canale nelle sei ore di diretta giornaliere registra una media di 18mila persone collegate. Trasformando quello che era un costo a bilancio – anni fa il vecchio ” Roma channel” fu persino a rischio chiusura – in una voce di ricavo. Il mondo del calcio è sempre più dipendente dalle televisioni: delle prime tre partite di campionato della Roma – i giallorossi debutteranno domenica 19 agosto alle 18 contro il Torino, giocheranno la seconda con l’ Atalanta lunedì 26 alle 20.30 ( ma se l’ Atalanta non si qualifica in Europa League si anticiperà a domenica 26 alle 18) e la terza di venerdì 31 alle 20.30 in casa Milan – due saranno trasmesse sui canali Sky. Che a dire il vero è anche il titolare della pubblicità di Roma tv, mentre quella che compare all’ interno dei vari programmi del canale tematico finisce nel bilancio della Roma che la gestisce e la utilizza. L’ effetto è che gli allenamenti della Roma continueranno a entrare nelle tv italiane, mentre quelli di sua maestà Cristiano Ronaldo si potranno vedere soltanto sul web. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sei ore di trasmissioni al giorno. E domenica 19 alle 18 esordio esterno di campionato contro il Torino.

La Sergio Bonelli arruola Lansdale

Libero

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Lo scrittore americano Joe R. Lansdale è il nume tutelare del nuovo progetto della Sergio Bonelli Editore: la major italiana del fumetto ha inaugurato questo mese l’ etichetta Araldo, che rispolvera il primo nome, risalente agli anni 40, della casa editrice per proporre pubblicazioni in grado di raggiungere anche un pubblico più maturorispetto a quello tradizionale di giovani e giovanissimi. «Azzardo e innovazione, di forma e di linguaggio» saranno le caratteristiche delle collane pubblicate sotto l’ egida di Araldo, la prima delle quali è la serie western di sei albi mensili intitolata Deadwood Dick e dedicata all’ omonimo personaggio, protagonista dell’ epopea western Paradise Sky ispirata alla storia vera del cowboy Nat Love, scritta da Lansdale nel 2015 e pubblicata in Italia da Einaudi nel 2016. Dick è un giovane di colore che, dopo la fine della guerra di secessione e l’ abolizione della schiavitù, si ritrova libero ma senza lavoro e ancora alle prese con il razzismo dei bianchi del sud, per i quali nulla sembra cambiato. Per sfuggire all’ impiccagione, Dick si arruolerà nell’ esercito e vivrà varie avventure. Il primo albo, Nero come la notte, scritto da Michele Masiero e illustrato da Corrado Mastantuono, mette in luce la vivacità del linguaggio ereditata dal romanzo di Lansdale e, con il taglio cinematografico dei disegni, esalta la verve iconoclasta dell’ autore texano. MARCO VALLARINO «Deadwood Dick»

L'articolo Rassegna Stampa del 01/08/2018 proviene da Editoria.tv.


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