Indice Articoli
I contributi all’ editoria? Eliminarli è un errore
Cda Rai verso il rinvio: le Camere votano il 18 luglio
Effetto dazi sulla pubblicità: investimenti in frenata nel 2018
Upa, la pubblicità 2018 a +1,5%
Chessidice in viale dell’ Editoria
Copyright, giornali e Internet Lotta all’ ultimo voto sulla riforma
“Solo il dialogo corretto tra giornalisti e giudici produce buona informazione senza teatralità”
Rai, le Camere votano il 18 i membri del cda
Copyright, oggi il voto a Strasburgo ma l’ Europarlamento è ancora diviso
I contributi all’ editoria? Eliminarli è un errore
Italia Oggi
link
Eliminare i contributi all’ editoria «sarebbe un errore clamoroso», ha detto il presidente dell’ Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi durante la conferenza stampa di presentazione dell’ assemblea annuale dell’ associazione. «la stampa professionale è garanzia di democrazia. È dovere degli Stati difendere la professionalità dell’ editoria. Vogliono togliere gli aiuti di stato? Solo citizen journalism? Evviva, ci sarebbero conseguenze drammatiche». Il commento è stato alle dichiarazioni del sottosegretario all’ editoria, Vito Crimi che in un’ intervista alla Verità ha parlato di superamento del sistema dei contributi pubblici. Crimi ha parlato anche di un provvedimento per eliminare l’ obbligo di pubblicazione degli avvisi di gara per le pubbliche amministrazioni e su questo tema al sottosegretario ha replicato anche il neopresidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti: «I quotidiani svolgono una fondamentale funzione sociale di tutela della democrazia e della legalità», ha detto. «Soprattutto nel campo degli appalti e delle gare pubbliche, dove si lamenta da sempre la mancanza di trasparenza sulla conoscenza delle procedure».
Cda Rai verso il rinvio: le Camere votano il 18 luglio
Il Mattino
link
Per la composizione del Cda Rai, si va verso un rinvio: le Camere voteranno i 4 componenti che loro competono il 18 luglio e non più l’ 11. Il 19 i dipendenti di viale Mazzini voteranno il loro rappresentate e negli stessi giorni il governo indicherà, attraverso il Tesoro, i restanti due nomi. L’ insediamento della commissione di Vigilanza è previsto solo l’ 11 luglio e sulla presidenza l’ accordo è ancora lontano. Lo schema secondo cui la Vigilanza andrebbe a Fi e il Copasir al Pd continua a mietere malumori: nel M5S, nel primo caso, nella Lega nel secondo.
Effetto dazi sulla pubblicità: investimenti in frenata nel 2018
Il Sole 24 Ore
Francesco Prisco
link
Frena la crescita degli investimenti in pubblicità: il 2018 si chiuderà all’ insegna di un incremento dell’ 1,5% rispetto all’ anno precedente, performance all’ insegna di un rallentamento rispetto al +1,8% che si registrava fino ad aprile. Un fenomeno riconducibile essenzialmente a due fattori: «da un lato i timori delle aziende investitrici miniacciate dai dazi, dall’ altro i dati non proprio ottimistici sui consumi». A parlare è Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa, gli utenti di pubblicità associati che ieri, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, hanno celebrato l’ assemblea del 70ennale. Un discorso, il suo, che come da tradizione parte dall’ analisi delle dinamiche di settore: «La Tv generalista – sottolinea – tiene. La radio va molto bene: per fine anno è ipotizzabile una crescita a doppia cifra». Continua la crescita del web, mentre «la stampa – sottolinea Sassoli de Bianchi – continua a calare. La speranza è che, nella seconda metà dell’ anno, il tax credit riesca a invertire la tendenza». L’ analisi degli investimenti per comparto economico porta inevitabilmente il discorso sui temi di attualità: «Per fine anno – spiega Sassoli de Bianchi – cresceranno gli investimenti legati al tempo libero». All’ interno di questo segmento esercita un peso importantissimo il gioco d’ azzardo, per il quale il Decreto dignità ha imposto a partire dal 2019 il blocco di qualsiasi forma di pubblicità. «La ludopatia – commenta il presidente di Upa – è un problema grave. Su 2,5 milioni di italiani giocatori se ne contano almeno 200mila ludopatici. Non mi sembra però che il governo abbia dato una risposta efficace al problema: togliendo la pubblicità penalizzeremo soltanto i media tradizionali, perché sfido chiunque a bloccare le inserzioni sul web, quando i server possono avere sede legale ovunque nel mondo. Meglio sarebbe stato lavorare a un rafforzamento del codice di autodisciplina della pubblicità su questi temi e all’ imposizione di fasce protette, come avviene per gli alcolici». A guardare gli altri comparti economici, l’ alimentare è statico, causa il lieve calo dei consumi, turismo e viaggi crescono a doppia cifra, si assiste a un calo degli investimenti delle Tlc «e qui – prosegue Sassoli de Bianchi – bisognerà vedere gli effetti del debutto del nuovo player», Iliad, «ma la guerra sulle tariffe porta a una contrazione dei margini. E, quando i margini vanno giù, la prima a rimetterci è la pubblicità». Discreta vivacità da parte dei comparti casa e arredamento e delle aziende online come Amazon e Trivago, «sempre più interessate a investire offline». Nell’ ultimo decennio più che a «un’ epoca di cambiamenti abbiamo assistito a un cambio di epoca – ha proseguito Sassoli – e nel caso di Upa le soluzioni passano attraverso i Panel per le audience che devono avere un ruolo strategico nelle misurazioni censuarie di tutti i device». Auditel sta estendendo le rilevazioni dalla Tv a Pc, tablet e smartphone. Il Superpanel Auditel ha generato un campione nuovo di zecca. In parallelo Upa sta progettando un approccio alternativo alle attuali filiere della comunicazione, basato sulla blockchain. E sta impostando una Data Management Platform condivisa tra i propri associati che accresca l’ affidabilità e la qualità dei dati. Sassoli, nei giorni del varo della Direttiva Ue sul Copyright, difende il diritto d’ autore. Dall’ area politica del governo arrivano pensieri in libertà su come riformare la Rai, tra Beppe Grillo che propone di vendere due reti e rendere la terza di servizio pubblico e senza pubblicità e Luigi Di Maio che auspica la nascita di una Netflix italiana «ma, su quest’ ultimo aspetto, di piattaforme italiane di streaming – secondo Sassoli – ne esistono almeno cinque». Quanto alla politica fuori dalla Rai «è un vecchio tema, molto caro a noi di Upa. Mi piacerebbe comunque vedere le forze politiche che dibattono sul ruolo culturale che deve avere la Tv di Stato». @MrPriscus © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Upa, la pubblicità 2018 a +1,5%
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
link
Sarà dell’ 1,5% la crescita degli investimenti pubblicitari in Italia nel 2018, un incremento limitato e ridimensionato rispetto a quello dei primi mesi dell’ anno. Conseguenza di diversi fattori: «il ristagno dei consumi, la minaccia di dazi internazionali che spaventa le imprese, il Pil che cresce meno di quell’ 1,5%», ha spiegato ieri Lorenzo Sassoli de Bianchi, il presidente dell’ Upa, l’ associazione degli investitori pubblicitari che ha tenuto al Teatro Strehler di Milano l’ assemblea annuale. I dati della survey condotta fra le aziende associate mostrano una tv generalista che tiene e va meglio rispetto a quella tematica, la radio con una crescita a due cifre, internet che continuerà ad andare bene e la stampa che invece continua a calare. In quest’ ultimo caso, però, ci potrà essere qualche segnale di ripresa nella seconda metà dell’ anno in virtù del tax credit sugli investimenti incrementali in pubblicità, ha detto Sassoli. Per l’ Upa questo è l’ anno del settantesimo dalla fondazione (di qui il nome Upasettanta dell’ appuntamento), ma due delle novità annunciate da Sassoli vanno nella direzione di una forte innovazione: il progetto di una blockchain (la tecnologia anche alla base delle monete virtuali) su tutta la filiera degli investimenti pubblicitari che garantisca la trasparenza e correttezza su ogni singolo passaggio. Seconda novità è quella che il presidente ha definito la Upa Dataleak: le aziende associate metteranno insieme i propri dati (clienti, utenti ecc.) per costruire una sorta di grande database (un Dmp), un asset prezioso a fini pubblicitari ma rispettando le norme sulla privacy. Sassoli, però, durante l’ incontro con i giornalisti si è soffermato sui temi più caldi del momento, dal divieto alla pubblicita sui giochi d’ azzardo alla proposta di privatizzare la Rai. Lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse. Per Sassoli de Bianchi, si tratta di «un tema delicatissimo» dal momento che in Italia ci sono 2,5 milioni di persone che giocano e per il 7% di queste si può parlare di ludopatia: «Che si intervenga è una cosa di gran senso ma ci sono vie intermedie in questo modo togliamo ogni forma di comunicazione al gioco». La stima è di 75 milioni di euro di investimenti pubblicitari da questo settore, 200 milioni se si considerano anche le altre attività di comunicazione. A subire le conseguenze maggiori saranno le società di calcio e fra i mezzi la televisione. Anche Internet sarà colpito, ma lo saranno soprattutto gli editori italiani, più controllabili. Fra i passi intermedi che era possibile fare, Sassoli ha parlato di norme del codice di autodisciplina (che già contiene otto articoli sull’ argomento) più stringenti o l’ istituzione di fasce protette. Uguali regole per Facebook e Google. «Continuerò a insistere su questo tema», ha detto il presidente dell’ Upa, «ma per esempio sul tema della dichiarazione dei ricavi in Italia siamo ancora al punto zero. Quando parlo della quota di Internet sui ricavi pubblicitari parlo del 30%, ma su questo stiamo navigando un po’ alla cieca proprio perché loro non dichiarano i loro. Inoltre non hanno aderito al Libro Bianco (sulla comunicazione digitale, ndr), non hanno aderito all’ Autodisciplina». L’ istruttoria Agcom su Audiweb. «Non mi permetto di giudicare l’ iniziativa dell’ Agcom, avrà i suoi motivi per aver aperto l’ istruttoria», ha detto Sassoli commentando l’ iniziativa dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha deciso di vederci chiaro sulla nuova rilevazione dell’ online, in cui si utilizza Facebook come fornitore di big data per affinare i dati. «Noi abbiamo espresso una posizione favorevole allo strumento Audiweb perché ci permette di pianificare, perplessi o contrari al fatto che ci siano delle aree di opacità nel passaggio dei dati fra Nielsen e Facebook. Ci sono verbali datati fin dal 2015 in cui chiediamo che sia fatta chiarezza su questo passaggio. Vediamo adesso quale sarà la valutazione da parte dell’ Agcom». E un possibile inglobamento di Audiweb e Auditel che a volte si ipotizza nel settore? «È qualcosa a cui non ho mai pensato», risponde Sassoli, «ma quando si mettono insieme interessi non del tutto convergenti si rischia di creare un pasticcio. In teoria avrebbe senso, in pratica ci sono valutazioni da fare con attenzione». Auditel in borsa e una futura Audiradio. Prima della quotazione di Auditel erano previsti dei passaggi obbligati ovvero la costruzione del Superpanel e l’ allargamento della ricerca verso la tv vista online. «A giorni questo processo sarà compiuto e successivamente probabilmente si potrà riprendere il discorso della quotazione». Per quanto riguarda invece la radio, l’ Upa non partecipa alla società di rilevazione, Tavolo editori radio: «non possiamo accettare dei metodi di ricerca obsoleti come quelli dell’ intervista telefonica. Il giorno che si useranno strumenti di misurazione passiva come fa l’ Auditel con il meter noi rientreremo. È possibile che con il meter ci possa essere un ridimensionamento degli ascolti, ma ciò non penalizzerà il mezzo. Gli investitori sono più intelligenti di quanto si creda». Le nuove norme Ue del copyright. Per il presidente dell’ Upa, «la proprietà intellettuale va difesa, ogni articolo è un investimento di denaro, umano e culturale. È un principio generale assoluto». Le norme che oggi approderanno all’ Europarlamento saranno da valutare nella formulazione definitiva, nelle questioni che riguardano «gli stralci» degli articoli soprattutto. «In ogni caso la tutela del diritto d’ autore è un principio fondamentale della democrazia. La Netflix italiana e la Rai da privatizzare. Sassoli non è contrario alle proposte fatte dal ministro dello svilupppo economico Luigi Di Maio in tema di banda larga e di una Netflix italiana («ce ne sono già»), ma è sull’ idea di Beppe Grillo sulla necessità di privatizzare due reti della Rai che rivendica un terreno comune. «Per quanto riguarda le proposte di Grillo c’ è una cosa su cui sono d’ accordo: bisogna sganciare la Rai dalla politica. Privatizzare due reti e tenerne una senza pubblicità è una proposta simile a quella che Upa ha già portato in passato su tutti i tavoli, ovvero sganciare la politica dalla Rai creando una fondazione e chiudendo la Vigilanza ma mantenendo il canone. Piuttosto che è una Rai lottizzata è meglio privatizzata anche se le ricerche mostrano che gli italiani la vogliono pubblica». © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
link
Il Giornale d’ Italia chiude, Storace lascia la direzione. Da mercoledì scorso Francesco Storace non è più direttore del Giornale d’ Italia. Lo ha annunciato lo stesso Storace nell’ ultimo editoriale di ieri, comunicando ai lettori la volontà dell’ editore Marco Matteoni di porre fine alle pubblicazioni. «A conclusione della mia attività, il nostro quotidiano, a quanto ho appreso dalla società editrice, sospenderà le sue pubblicazioni per ripensare la propria missione editoriale», ha scritto l’ ex governatore della Regione Lazio. «Spero che si tratti di una chiusura temporanea per dare modo a chi mi succederà di saper raccogliere la preziosa eredità di questa testata. Ovviamente non ne sono felice, anche se va dato atto a Matteoni di essersi impegnato per mandare avanti il giornale». Rai, il 18 e 19 luglio le elezioni per i rappresentanti in cda. Il prossimo 18 luglio alle 9.30 si terrà la votazione in senato a scrutinio segreto per la nomina di due componenti del cda della Rai. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, come ha comunicato in aula il vicepresidente Ignazio La Russa. Sempre ieri, il consiglio di amministrazione della Rai riunitosi sotto la presidenza di Monica Maggioni e alla presenza del direttore generale Mario Orfeo ha indetto per il 19 luglio la giornata di voto dei dipendenti per l’ elezione del rappresentante dei lavoratori nel nuovo cda così come previsto dalla legge di riforma della tv pubblica. Rudy Vanschoonbeek è il nuovo presidente della Federazione degli editori europei. L’ Assemblea generale della Federazione degli editori europei (Fep), riunita a Berlino, ha eletto il suo presidente: l’ editore fiammingo Rudy Vanschoonbeek, della casa editrice Uitgeverij Vrijdag (Belgio). Nel board della Fep è stato riconfermato, in rappresentanza dell’ Associazione italiana editori (Aie), Piero Attanasio, responsabile delle relazioni internazionali e dei progetti di ricerca e innovazione dell’ associazione. Fondata nel 1967, la Fep si occupa della legislazione europea e fornisce consulenze alle associazioni degli editori sul diritto d’ autore e su altre questioni legislative. La Federazione è la voce della maggioranza degli editori europei e rappresenta 29 associazioni nazionali di editori di libri, riviste specializzate e materiali didattici in Europa. Priorità, il copyright: «Stiamo affrontando un momento delicato», ha detto il neo presidente Vanschoonbeek, «dal momento che la direttiva sul diritto d’ autore sarà votata al Parlamento europeo domani, 5 luglio (oggi, ndr). Siamo inoltre impegnati per avere aliquote Iva ridotte per gli ebook in tutti i paesi europei, lavoriamo per avere una giurisdizione sulla piattaforma on line Tom Kabinet, sull’ accessibilità per i non vedenti di contenuti sia stampati che digitali e presenteremo il Manifesto di Berlino dell’ industria editoriale al nuovo Parlamento prima delle elezioni». Ricomincio dai Libri, a Lorenzo Marone la direzione editoriale. Sarà lo scrittore Lorenzo Marone (Feltrinelli) il nuovo direttore editoriale della Fiera del Libro di Napoli Ricomincio dai Libri. La rassegna letteraria si terrà al Mann e alla Galleria Principe di Napoli il 5/6 e 7 ottobre. «Sono contento e orgoglioso che i ragazzi di Ricomincio dai Libri abbiano voluto affidarmi la direzione editoriale della Fiera», dichiara Marone. «Darò il mio contributo e porterò il mio entusiasmo in una casa già piena di entusiasmo». La quinta edizione di Ricomincio dai Libri avrà il patrocinio dell’ assessorato alla cultura e ai giovani del Comune di Napoli e della collaborazione della III Municipalità e del presidente Ivo Poggiani.
Copyright, giornali e Internet Lotta all’ ultimo voto sulla riforma
La Stampa
LUIGI GRASSIA
link
Oggi il Parlamento europeo vota a Strasburgo sulla riforma del copyright, cioè il diritto d’ autore, a tutela dei giornali: obiettivo del provvedimento è garantire agli editori una remunerazione per gli articoli che finora sono stati prodotti ad alto costo dai giornali e utilizzati gratis dalle piattaforme online per ricavarne contatti e pubblicità; se passa la riforma, i giganti di Internet saranno costretti a pagare i diritti di pubblicazione. I sostenitori della mozione dicono che si tratta semplicemente di applicare ai giornali le regole generali che si applicano (senza contestazioni) alla musica e ai film; gli oppositori ci vedono invece un attacco alla libertà di espressione. Anche chi propone la riforma vede in gioco la libertà di espressione, ma da una prospettiva diversa: sostiene che i giornali chiuderanno uno dopo l’ altro se i loro contenuti continueranno a essere saccheggiati impunemente, e allora tutto il sistema collasserà, perché non ci sarà più nessuno che produce le notizie da riprendere e commentare nei siti e nei blog. I due fronti si dividono anche sulla portata effettiva del provvedimento: i sostenitori affermano che anche con le nuove regole i singoli utenti di Internet potranno continuare a scaricare tutto il materiale che vogliono; non è la libertà individuale a essere messa in gioco, saranno solo gli aggregatori di Internet a dover pagare. E chi approva la riforma si spinge anche più in là: a suo dire, resteranno liberi di fare quel che hanno sempre fatto anche i siti come Wikipedia – che però non ci crede e ha oscurato le proprie pagine, per una specie di sciopero di protesta in vista del voto. Chi si oppone alle nuove regole sul copyright non prende per buone queste rassicurazioni: teme che una volta intaccate la libertà e gratuità del web, sarà difficile porre limiti ai nuovi obblighi di cui verranno caricati gli utilizzatori delle notizie dei giornali. La questione ha un margine d’ incertezza anche perché non esiste un testo definitivo su cui ragionare: il voto di oggi all’ Europarlamento di Strasburgo non è per approvare o respingere un testo di legge, si tratta solo di una votazione interlocutoria, su un mandato a negoziare con il Consiglio e con la Commissione Ue la revisione delle norme; perciò qualunque rassicurazione risulta aleatoria. Schematizzando (ma è una forzatura) gli schieramenti in vista del voto di oggi, si può dire che a favore della riforma delle norme sul diritto d’ autore sono le due grandi famiglie politiche del Parlamento europeo, cioè i popolari (di centro e di centro-destra) e i socialdemocratici (di centro e centro-sinistra) mentre sono tendenzialmente ostili le opposizioni dei Verdi, dell’ estrema sinistra, dell’ estrema destra e della galassia populista. In realtà questo schema pro e contro è forzato, perché in quasi tutte le compagini esistono fazioni che si ribellano apertamente alle indicazioni ufficiali di voto dei rispettivi gruppi. Viene scambiata in toni accesi l’ accusa di difendere interessi economici costituiti: i sostenitori della riforma sono accusati di tutelare i grandi gruppi editoriali, gli oppositori di fare gli interessi dei colossi di Internet. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
“Solo il dialogo corretto tra giornalisti e giudici produce buona informazione senza teatralità”
La Stampa
GIUSEPPE LEGATO
link
Come cercare un corretto rapporto tra giustizia e informazione? Come trovare un punto di equilibrio tra istanze diverse eppure legittime? Se n’ è discusso per quasi due ore ieri, nell’ aula 6 di Palazzo di Giustizia tra il procuratore Armando Spataro, il direttore della Stampa Maurizio Molinari e la presidente del Consiglio dell’ Ordine degli avvocati Michela Malerba. L’ uditorio era composto in larga parte da giovani tirocinanti di magistratura. Il Csm Un tema talmente centrale «che – ha spiegato Spataro – il Csm lo ha messo a fuoco e ne ha recentemente discusso. Ed è probabile che a breve esca una risoluzione sul rapporto tra le procure e il mondo dell’ informazione». Parole d’ ordine? «Rispetto e dialogo». Con paletti precisi e con la prudenza di evitare quelli che Molinari ha definito pericolosi «cortocircuiti». Quale soluzione? «Indipendentemente da quello che scriverà il Csm – ha detto il procuratore – sono abbastanza convinto che abbiamo possibilità di interventi per venire incontro alle attese dei giornalisti. Perché ad esempio un articolo del codice di procedura penale, in un’ interpretazione ampia, autorizza chiunque abbia interesse a chiedere al pm che procede o al giudice che ha emesso la sentenza la copia degli atti che sono ormai ostensibili». C’ è un problema sulla velocità di acquisizione che non si sposa affatto con le tempistiche dei quotidiani «ma questo – ha aggiunto Spataro – consentirebbe al giornalista di accedere alla fonte reale». I comunicati stampa La procura di Torino ha varato il sistema del comunicato stampa: «garantisce sobrietà e assenza di teatralità». «È utile – ha sottolineato Molinari – perché consente alla catena di comando di un giornale di capire se la navigazione intrapresa è corretta». Utile «ma che diventa ostacolo se è unica fonte». E se Spataro – come ha detto in più occasioni – non accetta la progressiva convinzione di alcuni magistrati di essere storici e moralizzatori, perché «È uno stravolgimento del nostro ruolo», resta salda e condivisa dai relatori la necessità di un rispetto reciproco tra i due mondi. «L’ obiettivo del giornalista – afferma Molinari – è avere un dialogo con un magistrato. È un interesse oggettivo avere un rapporto fondato sul rispetto che si deve basare sulla conoscenza reciproca del lavoro di entrambi e delle chiavi di lettura e delle priorità di cui ognuno è portatore». «Nessuno – ha aggiunto Molinari rivolgendosi ai tirocinanti – è obbligato ad avere a che fare con un giornalista, ma c’ è un’ altra strada. E cioè pensare che è importante che vengano divulgate notizie fondate perché questo rientra nel novero dell’ utilità collettiva. A quel punto però bisogna essere umili e spiegare le cose. Un giornalista allora vi ascolterà». Segreto investigativo Il tema delicato è tutto sulla violazione del segreto investigativo su cui a Torino, negli ultimi mesi, si è dibattuto a lungo. Inaccettabile «se pregiudica le indagini» per Spataro. Una violazione grave anche per Molinari «se volontaria e fatta con la consapevolezza del danno». Il procuratore ha richiamato la necessità che siano gli stessi giornalisti, «ai quali nessuno può imporre cosa scrivere», a interrogarsi «come è avvenuto in passato nella mia esperienza a Milano – ha detto – quando alcuni giornalisti furono i primi a chiedersi se la notizia andasse data o no». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Rai, le Camere votano il 18 i membri del cda
Il Messaggero
link
E all’ indomani del dl dignità si moltiplicano i potenziali «incroci pericolosi» tra Lega e 5Stelle, a cominciare da quello delle nomine. Rai e Cassa depositi e prestiti (Cdp) restano i nodi più delicati dove un accordo appare ancora lontano e ostacolato da veti incrociati. I due dossier sono strettamente legati ed è probabile che, se uno prevarrà il segno pentastellato sull’ altro sarà quello leghista ad avere la meglio. Nel frattempo, per la composizione del Cda Rai, si opta per uno slittamento: le Camere voteranno i 4 componenti che loro competono il 18 luglio e non più l’ 11. Il 19 i dipendenti di viale Mazzini voteranno il loro rappresentate e negli stessi giorni il governo indicherà, attraverso il Tesoro, i restanti due nomi. Nomi che dovranno passare al vaglio della commissione di Vigilanza il cui insediamento è previsto solo l’ 11 luglio e sulla presidenza della quale l’ accordo è ancora lontano. Lo schema secondo cui la Vigilanza andrebbe all’ azzurro Maurizio Gasparri e il Copasir al dem Lorenzo Guerini continua a mietere malumori: nel M5S, nel primo caso, nella Lega nel secondo. Il 13 luglio toccherà invece a Cdp rinnovare i propri vertici e anche qui i veti incrociati rallentano i tempi. I 5Stelle puntano su Fabio Vaccarono, country manager di Google che, secondo i rumors parlamentare, il M5S vedrebbe bene come dg Rai.
Copyright, oggi il voto a Strasburgo ma l’ Europarlamento è ancora diviso
Il Messaggero
link
LA DECISIONE ROMA Il clima della vigilia è quello che precede le grandi svolte epocali. Ed è anche comprensibile viste le distanze delle posizioni in campo sulla proposta di direttiva sul copyright oggi sottoposta al voto dell’ Europarlamento e che ha scatenato anche la protesta plateale di Wikipedia, con tanto di oscuramento del suo sito internet in Italia. Perché se approvato così com’ è, sostiene il gruppo, il testo dell’ Europarlamento «limiterà significativamente la libertà di Internet». Proteste che per la verità sia l’ Europarlamento che la Commissione europea hanno già bollato come pretestuose. Anche perché secondo fonti dell’ Europarlamento la proposta dello stesso Parlamento esclude l’ applicazione delle nuove norme a enciclopedie online a fini non commerciali, come Wikipedia o piattaforme open source, come GitHub. IL COMPROMESSO DIFFICILE Quel che è certo è che oggi a Strasburgo l’ Europarlamento è chiamato a votare la proposta emendata dalla Commissione giuridica lo scorso giugno. Nessuno si spinge ad azzardare un pronostico. Troppo spinosa la partita. I due fronti contrapposti sono quelli noti da tempo: in estrema sintesi, da un parte c’ è chi considera la direttiva un freno alla libertà di espressione su internet, dall’ altra c’ è chi la sostiene come la giusta risposta al monopolio dei colossi tech sui contenuti rapinati e diffusi in rete, ovvero i cosiddetti over the top. Due visioni ben rappresentate tra gli otto gruppi politici dell’ Europarlamento. Al punto da fare immaginare una votazione da lasciare il fiato sospeso fino all’ ultimo. Nel dibattito è intervenuto anche il Garante europeo per la protezione dei dati. Per Giovanni Buttarelli è a rischio la completezza dell’ informazione. «Non vi è dubbio – ha commentato – che i diritti di proprietà intellettuali andrebbero tutelati, ma lo sviluppo delle tecnologie rende questa tutela estremamente difficile». Tecnicamente, per far votare la plenaria e spingerla a modificare il testo, l’ opposizione alla posizione adottata dalla Commissione giuridica doveva essere espressa da almeno un decimo dei membri dell’ Europarlamento (76 deputati). Senza i numeri sufficienti all’ Europarlamento spetterà negoziare con il Consiglio europeo (l’ istituzione che rappresenta i governi) sulla base del testo attuale. Sono sostanzialmente due i punti i punti in discussione della direttiva sui diritti d’ autore nel mercato interno digitale. L’ articolo 11, approvato con un solo voto di scarto dalla commissione giuridica, introduce una sorta di tassa sui link alle notizie, in base al quale gli editori possono esigere il pagamento di diritti dalle piattaforme online e dagli aggregatori che condividono una notizia pubblicata. L’ articolo 13, invece, potrebbe portare a forme di censura preventiva, perché rende le piattaforme responsabili per eventuali violazioni del diritto d’ autore dei contenuti che ospitano. L. Ram. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
CRIMI E LA LIBERTÀ DI STAMPA
La Repubblica
MARIO CALABRESI
link
Gentile sottosegretario all’ Editoria Vito Crimi, ieri, a pochi giorni dal suo insediamento alla presidenza del Consiglio, in più di un’ intervista ha spiegato cosa vuole fare per garantire un’ informazione libera e pluralista. Leggendo le sue parole abbiamo ritrovato subito un cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle: l’ abolizione del finanziamento pubblico ai giornali. Faceva già impressione e rabbia sentirlo dire da una forza di opposizione e in campagna elettorale, oggi fa ancora più effetto – anzi, mi permetta, fa scandalo – che lo affermi un esponente di governo. Perché il finanziamento pubblico ai giornali non esiste da tempo. Quotidiani come Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa o il Fatto non ricevono soldi dei contribuenti, ma vivono delle copie che vendono e della pubblicità. Finanziamenti sono previsti solo per giornali di fondazioni, cooperative e testate parrocchiali, ma non per noi. Mi chiedo allora a cosa si riferisca e se queste parole non suonino ancora come un attacco e una delegittimazione verso una stampa che è mal tollerata per le sue critiche. Nelle stesse interviste annuncia di voler togliere l’ obbligo per le pubbliche amministrazioni di diffondere attraverso i giornali gli avvisi sugli appalti e le gare. Si tratta di una forma di trasparenza nell’ uso del denaro dei contribuenti che deve essere considerato il minimo sindacale della civiltà in ogni Paese democratico. continua a pagina 29 segue dalla prima pagina Ed è sorprendente che proprio l’ esponente di una forza politica che ha fatto della trasparenza una bandiera voglia abolirla. A meno che non si tratti di un modo per togliere un introito ai quotidiani per metterli in difficoltà. Ci aveva provato anche il governo Renzi e anche allora tutti gli editori la vissero come una minaccia impropria. Chiede poi che ci sia trasparenza su chi sono gli inserzionisti dei quotidiani e, di nuovo, mi chiedo cosa significhi. Ogni giorno sfogliando le pagine si vede chi fa pubblicità, è sotto gli occhi di tutti con chiarezza. Inoltre i grandi investitori pubblicano ogni anno i loro bilanci in cui si vede quanto spendono, come e dove. Nei nostri bilanci d’ altra parte può trovare l’ incidenza della pubblicità sul fatturato. Cosa ci vuole dire allora? Ho nelle orecchie i racconti che mi fanno colleghi ungheresi e polacchi di come i governi di quei due Paesi intervengano pesantemente per bloccare la pubblicità sui giornali d’ opposizione, premendo su tutti i gruppi che hanno partecipazioni statali e indicando a tutti gli altri chi sono i nemici. Spero di sbagliarmi ma c’ è in giro una preoccupante aria di bavaglio e di resa dei conti. Infine si interroga, sul mensile Prima Comunicazione, su quali siano le ragioni che collocano l’ Italia al quarantaseiesimo posto nella classifica della libertà di stampa. Elenca tre motivi: mancanza di editori puri; mancanza di una vera tutela della professione che garantisca la libertà dei giornalisti e – di nuovo – i finanziamenti pubblici «dati a pioggia e senza freni». Purtroppo siamo in fondo a quella classifica per ben altri motivi: perché abbiamo un numero record di giornalisti nel mirino delle mafie e della criminalità organizzata che vivono sotto scorta; perché nel nostro Paese la libertà di stampa è minacciata da un numero abnorme di querele fatte dai poteri politici e economici per intimidire chi fa informazione; infine perché da noi la diffamazione a mezzo stampa è un reato penale per cui è prevista la galera, caso unico in Occidente. La nostra informazione andrebbe protetta e sostenuta, non indicata come un bersaglio. Tra l’ altro proprio l’ ultimo rapporto di Reporters sans frontières sottolinea come «numerosi addetti dell’ informazione sono sempre più preoccupati per la recente vittoria alle elezioni legislative di un partito, il Movimento 5 Stelle, che ha spesso condannato la stampa per il suo lavoro e che non esita a comunicare pubblicamente l’ identità dei giornalisti che lo disturbano». Gentile sottosegretario, l’ editoria vive tempi di faticosa e appassionante trasformazione: da chi ricopre il suo ruolo non ci aspettiamo certo regali o prebende, ma nemmeno ostacoli o avvertimenti. Mi auguro che la campagna elettorale finisca una volta per tutte e che venga il tempo in cui ci si possa confrontare sulle cose reali e sul valore del pluralismo, che le dovrebbe stare particolarmente a cuore. Buon lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'articolo Rassegna Stampa del 05/07/2018 proviene da Editoria.tv.