Indice Articoli
Sky, tre giornaliste licenziate. Protesta Stampa Romana
Stop agli sponsor delle scommesse ora il calcio trema
Mediaset, affondo su Vivendi «I vostri voti sono illegittimi»
I grandi eventi sportivi pesano sulla raccolta pubblicitaria Rai
Mediaset, fallisce il blitz Vivendi Maxi-raccolta grazie ai Mondiali
Isoardi e l’ improvvisa popolarità Direttori e colleghe in coda da lei
Ok antitrust Usa a Disney per l’ operazione Fox
La7, più share e pubblicità«È la terza rete nazionale»
Agcom, ok a piano frequenze Segnalate criticità al governo
Mediaset vuole la tv paneuropea
Disney, ok condizionato ad acquisto Fox
Telesia, pianificazioni più efficaci
Chessidice in viale dell’ Editoria
Rai, la rete ammiraglia pigliatutto
Sky cambia i nomi dei canali sportivi
Mediaset lancia l’ alleanza anti-Netflix
Offensiva Mediaset su Vivendi: «I vostri voti non sono legittimi»
Più vicino il 5G Agcom approva il piano frequenze ma c’ è l’ ostacolo emittenti locali
Tv, compromesso lontano Mediaset tiene fuori Vivendi e spera in un’ intesa europea
Orfeo: “La Rai non è solo un brand: è accoglienza e solidarietà”
Sky, tre giornaliste licenziate. Protesta Stampa Romana
Il Fatto Quotidiano
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L’ impegno a “soluzioni non traumatiche” è stato disatteso, salta anche l’ applicazione della legge 104 a cui due delle tre giornaliste licenziate da Sky hanno diritto per assistere congiunti a Roma. Le lettere recapitate nei giorni scorsi chiudono nel peggiore dei modi la vicenda del trasferimento della redazione da Roma a Milano, avvenuto nei mesi scorsi. Erano stati in sei a rifiutarlo e tre, tutte donne, sono state licenziate. Eppure Skytg24 “ha meno giornalisti di quelli previsti nella pianta organica che la direttrice ha indicato nel suo recente piano editoriale”, rileva l’ Associazione Stampa Romana. Sky nel 2017 ha aumentato i ricavi del 3 per cento e chiuso con 41,6 milioni di euro di utili. “Sky ha fatto carta straccia di un accordo sindacale; Sky ha violato una legge dello Stato”, protesta Stampa Romana con il Comitato di redazione. E chiede l’ intervento del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio. È già andata molto peggio ai tecnici e agli operatori di Sky: con il “trasloco”, secondo il Slc Cgil, 120 sono finiti in mobilità e di fatto licenziati, 170 sono andati a casa con 18-24 mensilità di buonuscita e 130 sono andati a Milano dove però alcuni denunciano mobbing e mancato rispetto degli accordi.
Stop agli sponsor delle scommesse ora il calcio trema
Il Mattino
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IL CASO ROMA Fino a qualche giorno fa, i vertici del calcio italiano e i presidenti delle squadre erano sereni. Qualche rassicurazione dal governo che le misure sulla pubblicità dei giochi non sarebbero state draconiane era arrivata. Ma nelle ultime ore, non appena capito che Luigi Di Maio avrebbe tirato dritto sulla strada del divieto assoluto non solo per gli spot in tv, ma anche per le sponsorizzazioni, l’ allarme ha raggiunto il livello rosso. Dei 200 milioni di euro che ogni anno il sistema giochi investe in comunicazione, la fetta più grossa, 120 milioni, va proprio alle sponsorizzazioni. Con il calcio a fare la parte del leone. In Italia, aveva rilevato il sito specializzato Calcio&Finanza, ci sono undici società di serie A che hanno un betting partner. Bwin, dopo aver prestato per diversi anni il suo marchio al campionato di serie B ed aver sponsorizzato il Milan, ha deciso di affiancare l’ Inter. Betfair, un altra società di scommesse, ha un accordo con la Juventus, mentre la Snai è al fianco della Roma e del Milan. Planetwin365 ha un contratto con il Napoli. Cagliari, Lazio, Sampdoria, Genova e Udinese, hanno accordi con Eurobet, il marchio presente sui tabelloni luminosi degli stadi e sui backdrop durante le interviste. Più di mezza serie A, insomma, è legata a qualche società di scommesse. Ma il problema è anche un altro. I club traggono linfa vitale dai diritti Tv, quelli che Sky si è aggiudicata da poco dopo la lunga querelle con Mediapro. Oltre che con gli abbonati, sul prodotto calcio le televisioni raccolgono anche pubblicità legata soprattutto alle scommesse. Una torta che vale 70 milioni l’ anno, la cui fetta maggiore, 35 milioni, va a Mediaset. Il venir meno di questi introiti, svaluterebbe il prodotto calcio. «Il meccanismo», ricorda l’ agenzia specializzata Agipro, «è semplice: il prodotto calcio aumenta o diminuisce di valore di pari passo con le prospettive pubblicitarie che può offrire. Se i centri media», si legge nell’ analisi, «non potranno vendere spazi alle aziende del gioco legale, le grandi aziende televisive tenderanno a tagliare il budget programmato per l’ acquisto dei diritti. Di conseguenza, il calcio si troverà a gestire un prodotto meno remunerativo». IL CONTRATTO I contratti con Sky e Performa sono triennali e sono stati appena firmati. Non sono in discussione. Ma prevedono una parte variabile legata agli incassi pubblicitari che, inevitabilmente, ne risentirà. Secondo Moreno Marasco, country manager di Bwin e presidente dell’ associazione delle società on line di gioco legale Logica, «questo decreto che nasce con le migliori e condvisibili intenzioni, rischia di produrre un effetto esattamente opposto a quello voluto». La ragione è semplice. «La pubblicità fatta dai concessionari pubblici di scommesse on line, serve a distinguere i marchi legali da quelli illegali». Per capire, il marchio Eurobet a bordo campo serve solo a dire che si tratta di una società che raccoglie le scommesse per l’ amministrazione pubblica dei Monopoli. Gli illegali non possono fare pubblicità e quindi hanno più difficoltà ad affermare i loro marchi che però comunque girano liberamente on line. Ma c’ è anche un altro aspetto che Marasco sottolinea. «I giochi non sono come il fumo, non fanno male di per se. Sono come l’ alcol, possono danneggiare se se ne abusa. Ma allora», ragiona, «per evitare una evidente disparità bisognerebbe vietare anche gli spot delle birre». Una provocazione, ovvio. Ma che ha l’ intenzione di far ragionare il governo. Che per adesso ha rimandato, insieme alle altre, la decisione sul divieto di pubblicità dei giochi perché ci si è accorti che a fermare gli spot diminuirebbe la raccolta, con un ammanco stimato per le casse dello stato di 700 milioni in un triennio. La decisione è solo rimandata di qualche giorno, in attesa di capire dover recuperare quei soldi. Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mediaset, affondo su Vivendi «I vostri voti sono illegittimi»
Il Mattino
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L’ ASSEMBLEA ROMA Mediaset ripesca il progetto di una grande tv paneuropea. «Vogliamo essere la locomotiva» di questo progetto, chiarisce subito Pier Silvio Berlusconi. Ma questa volta – è sicuro – non ci sarà di mezzo Vivendi. Ieri il gruppo francese ha trovato sbarrata anche la porta dell’ assemblea. Certo, a bussare con il 19,9% è stato il trust Simon Fiduciaria della famiglia Giubergia, sulla carta una società indipendente, a cui Vivendi ha conferito il pacchetto di Mediaset per rispettare i paletti dell’ Agcom. Il blitz, come qualche osservatore di mercato lo ha definito, non è stato tentato con il restante 9,9% nel portafoglio di Vivendi. Ma per Mediaset e i suoi legali questo non conta. Il cda del gruppo si è riunito a pochi minuti dall’ avvio dell’ assemblea che ha approvato il bilancio 2017 e la nomina del nuovo cda, e ha prima preso atto della comunicazione trasmessa sui 226,7 milioni di azioni, di proprietà di Vivendi e intestate fiduciariamente a Simon con il mandato di esercitare i relativi diritti di voto nell’ interesse e per conto di Vivendi, ma ha poi deciso lo stop. Dopo aver valutato alcuni pareri legali, il board ha infatti ritenuto, all’ unanimità, che Vivendi «abbia costruito la partecipazione nel capitale di Mediaset in violazione delle obbligazioni assunte» nel contratto per l’ acquisto di Premium (poi sfumato) dell’ aprile 2016 nel quale Vivendi si impegnava a non superare il 3,5% di Mediaset. Non solo. Secondo il cda, la quota è stata costruita in violazione delle disposizioni del Testo unico della radiotelevisione (Tusmar), come già riconosciuto dall’ Agcom. Infine, gli stessi titoli sono stati acquistati anche in violazione degli impegni di stand still assunti da Vivendi nei confronti di Mediaset col contratto. Risultato? Fiduciaria o no, i diritti di voto del grosso delle azioni Vivendi non sono esercitabili. A questo punto non è escluso che Simon Fiduciaria decida di impugnare l’ assemblea. Ma se lo farà, dovrà mettere in conto anche una pronuncia dell’ Agcom che, a sua volta, possa bollare come «illegittimo» il pacchetto in questione. LO SCENARIO Sullo sfondo rimangono i piani di Pier Silvio Berlusconi per il futuro del gruppo: «Al momento non ci sono trattative, ma siamo molto interessati a fare qualcosa in Europa, qualcosa del quale saremmo motore, locomotiva trainante». Il progetto dovrebbe ricalcare lo schema di creare la grande tv paneuropea immaginata due anni fa con Vivendi nell’ asse tra Mediaset Premium e Canal+. Oggi l’ idea di creare una piattaforma transnazionale per i contenuti tv, che respinga l’ assalto di Sky e Netflix, ha ancora più senso. E Mediaset si candida a fare il primo azionista accanto a grandi gruppi televisivi esteri. Intanto nel nuovo cda ci sono tante conferme e qualche nome nuovo: accanto a Fedele Confalonieri, Pier Silvio Berlusconi, Marco Giordani, Gina Nieri, Niccolò Querci, Stefano Sala, Marina Berlusconi, Danilo Pellegrino, Carlo Secchi, Marina Brogi, Francesca Mariotti, Andrea Canepa (dalla lista di maggioranza presentata), oltre a Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon, Raffaele Cappiello (dalla lista di minoranza). Ma nessun rappresentante di Assogestioni. Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA.
I grandi eventi sportivi pesano sulla raccolta pubblicitaria Rai
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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La seconda parte dell’ anno dovrebbe portare nuova linfa nelle casse della concessionaria di pubblicità Rai. Il 2018 dovrebbe quindi chiudere “flat” rispetto all’ anno precedente, con una raccolta a 640 milioni di euro. Insomma, un colpo di coda, almeno stando a quanto affermato ieri a Milano durante la presentazione dei palinsesti per la prossima stagione. Un’ offerta che fa seguito a una «stagione che è stata ricca di soddisfazioni, dal punto di vista dei conti e degli ascolti. Il bilancio del 2017 si è concluso in maniera positiva e ci avviamo verso la chiusura di un anno con il segno più», ha detto il direttore generale Mario Orfeo che ha dato il via alla presentazione ricordando, commosso, la scomparsa di Fabrizio Frizzi. L’ interrogativo è ora sul futuro del dg, con l’ avvicinarsi del Cda eletto con la nuova legge. I due componenti decisi dalla Camera saranno votati l’ 11 luglio ha reso noto ieri Montecitorio. «Quando ho accettato questo incarico sapevo che sarebbe durato un anno. L’ ho svolto con grande spirito di servizio e grande amore per questa azienda. Sono felice di restare qualsiasi ruolo si definirà in questa azienda», ha detto il dg con parole che forse lasciano presagire la fine dell’ avventura al settimo piano di Viale Mazzini. Di certo Orfeo ha rivendicato la scelta fatta su Fazio («lo rifarei domani mattina») a Rai 1; una linearità nel caso Gabanelli («ha fatto lei una scelta dopo offerte nostre non giudicate adeguatre e controfferte sue che abbiamo valutato non adeguate»); la scelta di non rilanciare per i diritti di trasmissione dei Mondiali («senza Italia non sarebbe stato servizio pubblico»). Proprio i Mondiali di calcio però, trasmessi da Mediaset, sarebbero fra i motivi della flessione della raccolta per la Rai nel primo semestre: un -3% «che è un terzo della perdita che i centri media immaginavano per noi», ha spiegato Antonio Marano, presidente e ad di Rai Pubblicità. A pesare sono state poi la situazione generale del mercato (a gennaio-aprile -0,2% secondo Nielsen), l’ aumentata concorrenza con nuovi canali (come il 20) e la stasi dovuta alle elezioni politiche. Per la seconda parte dell’ anno è quindi attesa l’ inversione. Rai Pubblicità posiziona fra gli artefici il calcio – con il ritorno della Champions League in chiaro (una partita a settimana con le altre in esclusiva Sky) – ma anche, fra le varie cose, le grandi fiction tra cui le tre coproduzioni internazionali “Medici – Lorenzo il Magnifico”, “L’ Amica Geniale” e “Il Nome della Rosa”. «Inoltre in autunno – precisa Rai Pubblicità – avremo anche la raccolta di Isoradio e Rai 5 e Rai Storia». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Mediaset, fallisce il blitz Vivendi Maxi-raccolta grazie ai Mondiali
Il Sole 24 Ore
Simone Filippetti
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Al gol capolavoro di Lionel Messi martedì sera, al settimo piano della palazzina di vetro che ospita lo stato maggiore di Mediaset, hanno brindato. La partita Nigeria-Argentina è stata la trasmissione più vista del paese: con 7 milioni ha fatto il 32% di ascolti. Sebbene orfano della Nazionale, un italiano su 3 guarda i Mondiali di Russia 2018. Nelle prime 36 partite del torneo di calcio, la media di spettatori è stata di circa 4 milioni. Nemmeno quando, quattro anni fa, gli Azzurri giocavano in Brasile, la Coppa del Mondo, trasmessa fino ad allora dalla Rai, riusciva a riunire tanta gente davanti alla tv (lo share si fermava a 3,5 milioni). Lo scorso dicembre, con l’ Italia clamorosamente esclusa, molti pensavano che l’ affondo sui diritti tv di Russia 2018 fosse la mossa disperata di una Mediaset finita nell’ angolo tra la guerra in casa con Vivendi e l’ assalto delle pay-tv, da Sky a Netflix e pure Amazon con la loro libreria infinita di serie tv e reality show. E invece i Mondiali 2018, i più visti degli ultimi 20 anni (grazie anche ormai alla fruizione globale da teleschermo a smartphone), hanno sancito definitivamente la resurrezione della tv generalista e gratuita, data per morta con troppo anticipo (almeno in Italia) da mess-mediologi e analisti finanziari, mentre Confalonieri ha passato gli ultimi anni, profeta solitario nel deserto, a convincere il mercato del contrario. Pagati 70 milioni di euro, i diritti tv di Russia 2018 si sono già ripagati, ha spiegato ieri Fedele Confalonieri, il Presidente decano di Mediaset, memoria storica dell’ azienda e braccio destro di Silvio Berlusconi. Finora le stime parlano di circa 80 milioni di euro di pubblicità raccolta grazie ai Mondiali: ma, secondo alcune stime di mercato aggiornate, il 15 luglio, giorno della finale, gli introiti per Publitalia, la concessionaria di casa, potranno raggiungere i 100 milioni. La maggior parte degli spot pubblicitari sono stati venduti già prima del calcio d’ inizio dell’ evento; e infatti qui sono filtrate le prime indiscrezioni sui numeri. Ora che la competizione entra nel vivo, ci sono ancora degli spazi pubblicitari rimasti liberi e il prezzo giocoforza salirà. Una regola non scritta del commercio è che il negoziante non si sbilancia mai coi clienti; sono tutti ugualmente coccolati nei loro gusti. Regola ancor più vera nel pallone, unica religione globale nell’ epoca di internet. Ma ieri Pier Silvio Berlusconi si è sbilanciato: a Mediaset «tifano» la Spagna. Banalmente perché TeleCinco ha l’ esclusiva e se le «Roja» va avanti, lo share a Madrid si impenna. Con un 2017 che ha visto il ritorno all’ utile (per 95 milioni) del gruppo, su cui nel 2016 era caduta la tegola di Premium, e sulla scia del successo dei Mondiali, Mediaset rialza la testa. Sterilizzato il nemico Vivendi (che pure ieri ha tentato un blitz, mandando a sorpresa in assemblea la fiduciaria Simon, il trust che custodisce il 19% del Biscione), ma è stato respinto, ora in casa Mediaset riprendono in mano quello che in fondo era il vecchio progetto accarezzato all’ epoca con Vivendi: la grande piattaforma tv paneuropea che faccia da argine allo strapotere dei nuovi concorrenti americani. Mediaset cerca un grande gruppo tv con sui allearsi, ma stavolta, per dirla con le parole di Pier Silvio Berlusconi, gli italiani vogliono fare la «locomotiva» . Per il resto, l’ assemblea è scivolata via liscia e così la prevista nomina del nuovo cda: confermati Confalonieri presidente, Pier Silvio Berlusconi vice con deleghe, come pure i top manager Marco Giordani e Gina Nieri. Si segnala la «sostituzione» in casa Fininvest: esce dal board di Mediaset l’ ex ad Pasquale Cannatelli ed entra il nuovo (ma in realtà è arrivato più di un anno fa) numero uno Danilo Pellegrino. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Isoardi e l’ improvvisa popolarità Direttori e colleghe in coda da lei
La Stampa
MICHELA TAMBURRINO
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Il rapporto popolarità-successo non produce lo stesso effetto di quello più consistente di potere-successo. Se ne è resa conto ieri Elisa Isoardi, star alla presentazione dei Palinsesti Rai 2018/2019. E non è un fatto di programma più o meno visibile, ne è solo una logica conseguenza, è il mondo che improvvisamente, dall’ oggi al domani si muove in altro modo. I fotografi che non hanno occhi che per lei, i flash senza sosta e la nuova considerazione che hanno di lei i capi struttura, i direttori di rete, i colleghi, le colleghe. Un anno fa il suo era un nome, posto in ventesima fila, un saluto sbrigativo sulla porta e nulla più. Un anno fa. Oggi a Milano nella cerimonia che è la vetrina più importante per gli inserzionisti pubblicitari, Elisa Isoardi è stata al centro dell’ attenzione. Seconda fila, al suo fianco le altre star griffate Raiuno, come Caterina Balivo ed Eleonora Daniele. Ma solo di lei il direttore di Raiuno Teodoli si è spinto a dire: «Isoardi è l’ incarnazione perfetta della bellezza mediterranea». E chissà come ha accolto le frecciatine anti governative che il direttore generale Mario Orfeo ha lanciato nel corso della sua presentazione, a proposito di raccomandati, di chiusure all’ altro, giochi di poltrone. Isoardi e le interviste: non si concede, fa una sola eccezione per una rivista vaticana, in quanto lei è molto religiosa. Così spiega a favore di papato che il post con la preghiera della Madonna era lì non per il suo Matteo Salvini bensì per una sua congiunta malata alla quale lei vuole molto bene. Nell’ incontrare tutti gli altri, quanti vogliono approfondire l’ Isoardi pensiero, ribadisce che è disposta a parlare del programma, di quanto è felice per questa splendida occasione che si sta cucendo addosso come una seconda pelle. Ma di Matteo Salvini, della politica e di tutto quello che attiene la sua vita privata non vuole parlare. Un accenno soltanto alla cucina romana che gli piace tanto e alla casa che stanno cercando per viverci insieme a Roma. E mentre Isoardi incassa i complimenti persino dalle colleghe, non si ferma la ridda del toto-nomine. E dove meglio che proprio in casa Rai? Come direttore generale si fa forte il nome di Andrea Sassano, direttore delle risorse sempre in Rai, oppure di Valerio Fiorespino, per anni alla direzione del personale. Per la presidenza il nome di Milena Gabanelli è tra i preferiti dai pentastellati a patto che riesca a battere l’ agguerrita concorrenza di chi invece vorrebbe Ferruccio de Bortoli. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
Ok antitrust Usa a Disney per l’ operazione Fox
Il Sole 24 Ore
M.Val.
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La fusione tra Disney e 21st Century Fox ha ricevuto la benedizione del Dipartimento della Giustizia americano. Un via libera, seppur con alcune condizioni, che potrebbe rendere più probabile la conquista degli asset pregiati dell’ impero di Rupert Murdoch da parte del gigante guidato da Bob Iger in un’ operazione da 71 miardi di dollari che darebbe vita a un rafforzato protagonista globale dei media. La decisione delle autorità antitrust potrebbe scoraggiare un rilancio per Fox da parte della grande rivale di Disney, la Comcast di Brian Roberts. La principale richiesta del governo per garantire la sua approvazione definitiva è la cessione di 22 canali sportivi regionali statunitensi oggi nel portafoglio di Fox, un businessa da due miliardi di profitti annuali che altrimenti si sommerebbe al leader dei programmi sportivi Espn già di proprietà della Disney. Iger aveva inizialmente raggiunto un accordo da 52 miliardi in azioni con Murdoch per rilevare studi cinematografici e televisivi assieme ad attività internazionali quali la quota nell’ europea Sky e nell’ indiana Star Tv. Comcast, che già controlla NbcUniversal e reti via cavo e Internet, aveva risposto offrendo 65 miliardi in contanti, spingendo Disney ad alzare la propria proposta agli attuali 71 miliardi in contanti e azioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
La7, più share e pubblicità«È la terza rete nazionale»
Corriere della Sera
Paolo Conti
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ROMA «Questi sono i risultati… E allora, cosa aspettate a investire su di voi?». Ieri sera, nella splendida Villa Aurelia a Roma, l’ editore Urbano Cairo ha giocato le carte dell’ ironia e del sorriso parlando alla platea del mercato pubblicitario romano, investitori e rappresentanti di agenzie, invitati ad analizzare il roadshow de La7, «Un anno di +», cioè di risultati definiti da Cairo «straordinariamente positivi». La soddisfazione nasce dalle ultimissime cifre esposte da Uberto Fornara, amministratore delegato di Cairo Communication e Cairo Pubblicità: in maggio La7 è diventata la terza rete generalista nazionale in prime time con il 6,3% di share dopo Rai 1 e Canale 5, con una crescita secca del 77% rispetto al maggio 2017. Nel totale giorno, La7 è al quinto posto con il 4,7% di share e un aumento del 66% sul maggio 2017. Ma dal punto di vista pubblicitario il risultato ancora più interessante per La7, ai fini della campagna di vendita degli spazi pubblicitari, è il piazzamento al secondo posto, sempre a maggio, come rete nazionale capace di attirare il pubblico della classe socio economica definita da Auditel AA, ovvero quel 20% della popolazione italiana di «altoconsumanti», 11,7 milioni di italiani responsabili del 60% degli acquisti. La7 arriva all’ 11,5% di share in quella fascia subito dopo Rai 1, battendo Canale 5, Rai 3, Rai 2, Italia 1 e Rete 4. Rispetto al maggio 2017, il maggio 2018 de La7 registra il 135% in più di share nella fascia di età 18-34 anni, il 94% in più tra le donne di età 25-54 e l’ 86% in più degli adulti 25-54. Dati, secondo Cairo, importanti soprattutto per gli investitori. L’ editore si è dichiarato soddisfatto dei risultati «ottenuti con l’ impegno di tutti, con la qualità dell’ offerta televisiva. Sono numeri strepitosi, i target raggiunti sono bellissimi». In platea, con l’ amministratore delegato Marco Ghigliani, i volti di La7, guidati dal direttore di rete Andrea Salerno (Cairo ha ricordato «il grande lavoro fatto insieme a lui»): Lilli Gruber, Giovanni Floris, Myrta Merlino, Zoro-Diego Bianchi, Andrea Purgatori, Tiziana Panella, Andrea Pancani, Luca Telese. L’ editore Cairo ha ricordato di essere riuscito ad azzerare le perdite de La7 «solo tagliando gli sprechi e i costi inutili, per esempio i famosi taxi, senza mai toccare un solo posto di lavoro, e ne sono orgoglioso, e la stessa cosa abbiamo fatto in Rcs-Corriere della Sera. Anche lì abbiamo puntato sulla qualità, investendo sui nuovi prodotti, e gli effetti si vedono. L’ Economia rinnovata del lunedì ha portato 15 mila copie in più, l’ inserto Buone Notizie 12 mila, il “7” di Severgnini vede una crescita di pubblicità del 53%, “Liberi tutti” registra 18 mila copie in più, La Lettura della domenica vale 80 mila copie in più, in autunno arriverà il nuovo “Io Donna”…».
Agcom, ok a piano frequenze Segnalate criticità al governo
Italia Oggi
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L’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato il nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze, il documento che stabilisce quali siano gli spazi da assegnare alla televisione una volta fatta la transizione della banda 700 alle tlc per l’ avvento del 5G. Il Pnaf 2018 era stato stabilito dalla legge di bilancio 2018 che ha accolto le norme europee sulla transizione prevista entro il 2022. Come già si sapeva, il nuovo piano prevede 10 reti nazionali in banda Uhf in luogo delle attuali 20, in cui far trasmettere i broadcaster nazionali, mentre per le reti locali sono state riservate 4 reti. Si prevede inoltre ancora una rete, questa volta in banda III Vhf destinata alla trasmissione «di programmi televisivi in ambito locale nonché di programmi di servizio pubblico contenenti l’ informazione a livello regionale», in sostanza Rai3 più altre emittenti locali. Il tutto sarà fatto con la tecnologia Dvb-T2, il digitale terrestre di seconda generazione per poter far stare più canali nelle frequenze rimaste. L’ Agcom ha però anche inviato una segnalazione al governo in cui si presentano «elementi di criticità connessi all’ applicazione delle disposizioni della Legge di Bilancio» che sono emerse durante le consultazioni e gli approfondimenti dell’ Autorità. In sostanza l’ authority sta avvertendo il governo che il disegno previsto dalla legge di bilancio ha qualcosa che non va. Il primo punto segnalato è il mantenimento della riserva di un terzo delle frequenze alle televisioni locali prevista per legge. Un vincolo, ha fatto sapere il commissario Antonio Nicita, che potrebbe non essere aderente al principio di un uso efficiente dello spettro, perché non derivante da una effettiva analisi del fabbisogno. In altre parole, quattro multiplex per le tv locali, più altro spazio nel mux Rai potrebbero essere troppi, mentre 10 mux per quelle nazionali potrebbero non essere sufficienti. Il secondo punto riguarderebbe i criteri di conversione: dal momento che le frequenze saranno dimezzate, gli attuali diritti d’ uso saranno trasformati in diritti di capacità trasmissiva. Ma questo significa che un operatore si troverà a condividere un multiplex, una rete, con un altro operatore con tutti i problemi che questo comporta. © Riproduzione riservata.
Mediaset vuole la tv paneuropea
Italia Oggi
MARCO LIVI
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Il futuro di Mediaset è sempre più internazionale. Un progetto di alleanza in cui il Biscione vorrebbe giocare un ruolo da protagonista. È quanto emerso ieri nel corso dell’ assemblea dei soci dell’ azienda, chiamata ad approvare i conti 2017 e a nominare il nuovo cda. Il presidente Fedele Confalonieri ha sottolineato che «quello che fino a poco tempo fa era considerato qualcosa di non realistico, la creazione di un broadcaster paneuropeo, oggi è un dossier presente in tutti i piani strategici dei principali gruppi del continente. Anche noi siamo pronti ad entrare in questo scenario, l’ unico possibile se pensiamo alle nostre dimensioni in Italia, alla nostra capacità di fare editoria oltre confine, la Spagna, alla nostra bravura nel confezionare contenuti tv». Sull’ argomento è intervenuto anche l’ a.d. e vicepresidente, Pier Silvio Berlusconi. «Non ci sono colloqui o trattative in corso. Siamo interessati a creare qualcosa di europeo, dove Mediaset sarebbe la locomotiva trainante. Stiamo valutando tutte le possibilità e i progetti». Un tema che ha tenuto banco nel corso dei lavori assembleari è stato quello relativo al Campionato del mondo di calcio in Russia: «I Mondiali di Mediaset sono il primo evento la cui raccolta pubblicitaria supera il costo netto di acquisizione dei diritti», ha detto Confalonieri. «Mai nella storia televisiva un evento sportivo ha fatto segnare una marginalità positiva». La media di ascolto delle prime 36 partite è stata del 26% di share con 4 mln di spettatori: «Un ascolto medio addirittura superiore al 2014 quando gli incontri dei Mondiali, trasmessi sia su Rai che su Sky, ottenevano mediamente 3,5 mln di spettatori. E nel 2014 l’ Italia partecipava al torneo». L’ accordo commerciale siglato con Sky è stato per il presidente un atto di rivincita dopo la vicenda Vivendi. «Abbiamo saputo reagire con prontezza e oggi, con Sky, Mediaset può allargare la copertura multipiattaforma dei propri canali pay». Secondo l’ accordo, i canali cinema e serie tv di Premium sono visibili su Sky, inoltre Mediaset ha il diritto di opzione di vendita a Sky Italia della società a cui il ramo di azienda costituito dalla piattaforma tecnologica di Premium è stato conferito. Il secondo passo è l’ accordo siglato nel maggio scorso con Telecom Italia, per il quale a partire dal prossimo mese di gennaio tutte le reti Mediaset gratuite saranno visibili nel bouquet Timvision di Tim. Secondo Confalonieri «è importante il principio sotteso a questo accordo: se un operatore è interessato a distribuire un contenuto tv, deve pagare». Per quanto riguarda la Serie A, Mediaset è anche pronta a riscendere in campo per i diritti di ritrasmissione del calcio dopo la vittoria di Sky e Perform. «Stiamo parlando e valutando con Perform e con l’ operatore satellitare per dare ai nostri clienti il calcio», ha detto Berlusconi, sottolineando che nel caso in cui i colloqui andassero a buon fine «si tratterebbe di un accordo senza il minimo garantito e che stipuleremmo solo nel caso in cui non fosse peggiorativo rispetto al piano presentato a Londra». In assemblea Mediaset ha sbarrato la porta al blind trust gestito da Simon Fiduciaria a cui Vivendi, con il benestare dell’ Agcom, ha conferito qualche settimana fa il 19,9% del capitale del Biscione. Mediaset in una nota ha spiegato che, valutati i pareri legali rilasciati dai propri consulenti, il cda ha ritenuto che Vivendi ha acquistato, e detiene, la partecipazione nel proprio gruppo in violazione delle obbligazioni assunte con il contratto dell’ aprile 2016, con cui si cedeva Mediaset Premium, e delle disposizioni del Testo unico della radiotelevisione (partecipazione contemporanea sopra soglia in Mediaset e Telecom). L’ assemblea ha infine approvato il bilancio d’ esercizio decidendo di destinare l’ utile di esercizio, pari a 69.15 milioni di euro a riserva straordinaria. Il titolo del Biscione ha chiuso ieri in crescita dell’ 1,34% a 2,875 euro. © Riproduzione riservata.
Disney, ok condizionato ad acquisto Fox
Italia Oggi
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Il dipartimento di giustizia statunitense ha chiesto a Walt Disney alcuni disinvestimenti come condizione per dare il via libera all’ acquisto di asset di 21st Century Fox per oltre 71 miliardi di dollari (circa 61,2 mld di euro). Le autorità hanno reso noto che vogliono che Disney ceda 22 reti regionali sportive, questo perché altrimenti l’ acquisizione degli asset di Fox «probabilmente provocherebbe prezzi più alti per la programmazione sportiva via cavo sui mercati locali», dato che non ci sarebbe più la competizione tra Disney e Fox. Condizioni, queste, accettate da Disney. Disney e Fox siglarono un primo accordo da 52,4 miliardi di dollari (circa 45,2 miliardi di euro) in azioni lo scorso dicembre, mentre una settimana fa Disney ha alzato a 71 miliardi di dollari la sua offerta per asset che comprendono la britannica Sky, Star India, studi cinematografici e televisivi, reti via cavo dedicate all’ intrattenimento e la quota nel servizio di video in streaming Hulu. La nuova offerta era stata recapitata dopo che Comcast aveva proposto 65 miliardi di dollari (56,1 miliardi di euro) per gli stessi asset.
Telesia, pianificazioni più efficaci
Italia Oggi
GIOVANNI GALLI
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Grazie all’ innovativa tecnologia proprietaria di Telesia, WeCounter, che consente di calcolare minuto per minuto i passeggeri presenti negli ambienti coperti dai canali Go Tv della società, in prossimità di ogni schermo, «chi pianifica le proprie campagne televisive ha a propria disposizione uno strumento di analisi che consente sia di pianificare in modo più mirato e preciso sia di avere un effettivo riscontro dell’ efficacia delle campagne stesse», dice Gianalberto Zapponini, amministratore delegato della società. «WeCounter è il primo strumento di post analisi per la nostra Go Tv e consente di calcolare per ogni singola emissione di spot i dati di audience relativi», continua Zapponini. Il nuovo strumento di post analisi per la Go Tv sarà disponibile per tutte le pianificazioni sui canali Telesia Metro e Telesia Airport a partire dal 1° ottobre prossimo. «Grazie a WeCounter, già utilizzato per fornire i dati necessari all’ acquisto dei canali Telesia in modalità digital attraverso le piattaforme programmatic, la nostra Go Tv risponde in modo concreto alle richieste espresse dal mercato e avvicina in maniera sensibile i due canali (Telesia Metro e Telesia Airport) agli standard con cui si valuta la tv tradizionale», aggiunge Angelo Sajeva, presidente di Class Pubblicità che, nel ruolo di consigliere di amministrazione di Class Editori, ha anche la delega per il coordinamento commerciale della casa editrice e la gestione economica dei quotidiani e dei magazine. Con la messa in funzione della moderna tecnologia vengono anche introdotti nell’ offerta commerciale di Telesia i nuovi moduli che permettono di effettuare una personalizzazione maggiore delle campagne, tarandole in modo ancora più preciso sulle esigenze dei clienti. Ciò grazie alla possibilità di differenziare le frequenze degli spot per fascia oraria. Diventa in tal modo possibile stabilire in quali orari calibrare la maggior pressione pubblicitaria, e in particolare nei momenti di prime time della Go Tv, quindi mattina e pomeriggio, in cui la mobilità tocca i picchi maggiori. I nuovi moduli commerciali consentono di ottenere maggiore efficienza e di modulare in modo più flessibile le campagne, ottenendo ora un’ audience maggiore con il medesimo numero di spot. Questo tipo di struttura rende la Go Tv il mezzo complementare per eccellenza alla televisione per tutti coloro che vogliano raggiungere il moving target che è servito dai diversi canali di Telesia. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Serie B, domani la decisione sui diritti tv. Per i diritti tv della Serie B di calcio 2018-2021 si decide domani. Dalle ore 10 i vertici della Lega Serie B incontreranno Mediaset e Rai, che hanno manifestato interesse per i diritti in chiaro dell’ anticipo di ogni turno della competizione cadetta. Nel pomeriggio, poi, l’ Assemblea di Lega valuterà le offerte pervenute per il pacchetto dirette a pagamento, nel quale è comunque compreso pure l’ anticipo (che quindi si potrà vedere sia in chiaro, sia in pay). E per quel pacchetto hanno manifestato interesse Sky, Mediaset, MediaPro, Perform, Discovery-Eurosport ed Eleven sports. Facebook testa nuove funzionalità per Instant Articles. Facebook sta effettuando dei test su delle nuove funzionalità per Instant Articles, cercando così di vincere lo scetticismo ancora persistente di alcuni editori. Con le nuove funzionalità gli editori potranno controllare il numero di volte in cui i lettori hanno accesso ai contenuti prima di procedere alla sottoscrizione e di supportare offerte promozionali limitate. Un altro strumento, inoltre, permetterà di comprendere con quanta probabilità alcuni lettori si iscriveranno per leggere gli articoli. In edicola Oggi Enigmistica Junior. Oggi, il settimanale edito da Rcs, in occasione delle vacanze estive lancia Oggi Enigmistica Junior. La testata arriva in edicola con una tiratura di 50 mila copie.
Rai, la rete ammiraglia pigliatutto
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il direttore generale della Rai, Mario Orfeo, esce di scena presentando a Milano col sorriso sulle labbra i palinsesti autunnali della tv pubblica: «Quando un anno fa mi hanno dato questo incarico sapevo bene che sarebbe durato solo 12 mesi. L’ ho accettato per amore verso la Rai. Non dico cosa farò da grande, ma resterò in questa azienda, con altri ruoli». Il lavoro impostato da Orfeo ha grandemente potenziato Rai Uno (Fabio Fazio e Alberto Angela sono diventati volti della rete ammiraglia), penalizzato molto Rai Due e, in parte, Rai Tre. Ma al direttore generale va riconosciuto il merito di aver puntato sul concetto di Rai «una, unica, indivisibile e trasversale a tutti i canali», ribadito pure nella conferenza stampa di ieri dove i palinsesti autunnali non sono stati presentati per singole reti, come si faceva un tempo, ma per generi (intrattenimento, fiction, cinema, sport, informazione, serie tv ecc.) spalmati poi su tutte le piattaforme Rai. La raccolta pubblicitaria non ha brillato nel primo semestre del 2018, con un calo del 3% sullo stesso periodo 2017, «ma è stato un calo almeno tre volte inferiore a quello previsto da molti centri media. E sono sicuro che col nostro lavoro di squadra», racconta Antonio Marano, presidente e amministratore delegato della concessionaria Rai pubblicità, «riusciremo a recuperare e a chiudere bene l’ anno. I nostri mezzi sono, pubblicitariamente, i meno affollati di tutti, -50% rispetto alla media sul digital, -80% sulla tv. E a Rai pubblicità ci stiamo concentrando soprattutto sul branded content e sul product placement, voci che, a livello di mercato italiano in generale, valgono già oltre 400 milioni di euro di investimenti nel 2018». Per il momento Massimo Giletti e Giovanni Floris rimangono tranquilli su La7, mentre di Fiorello ancora non si sa nulla «e, nel caso, sarà una sorpresa», dice Orfeo. Fazio straconfermato su Rai Uno, «una scelta che rifarei sempre. Fazio è stato un successo duplice. Sia economico, poiché ogni sua puntata è costata 410 mila euro, ovvero un terzo di quello che ci costavano le fiction che in precedenza andavano in onda alla domenica in prime time su Rai Uno. Sia di ascolti, con una media del 16,3% di share e di 4.151.000 telespettatori, in crescita di 1,5 punti e di 427 mila telespettatori rispetto alla precedente stagione di Rai Uno. Fazio ha vinto 26 su 33 prime serate della domenica», chiosa Orfeo. Le grandi novità Rai per i prossimi mesi? Beh, Alberto Angela, come detto, diventa a tutti gli effetti un volto di Rai Uno; Claudio Baglioni dirigerà il Festival di Sanremo anche nel 2019; La Prova del cuoco passa a Elisa Isoardi, mentre Antonella Clerici va a condurre la nuova edizione di Portobello (ennesimo brand riesumato dagli archivi, dopo La Corrida, Rischiatutto, e molti altri); alla Vita in diretta arriva Tiberio Timperi al posto di Marco Liorni che si sposta al sabato pomeriggio di Rai Uno; alla domenica pomeriggio cancellata la Domenica In di Cristina Parodi, a favore del rientro in Rai di Mara Venier; l’ Eredità sarà guidata da Flavio Insinna. Tornano pure Licia Colò (su Rai Due) e Serena Dandini (su Rai Tre). E Riccardo Rossi trasloca col suo bel format I miei vinili da Sky alla terza rete. Orfeo non ammette il disastro compiuto alla domenica pomeriggio di Rai Uno nella stagione 2017-2018, cui si è dovuto rimediare stravolgendo nuovamente il format nel 2018-2019, e non si pente dell’ allontanamento di Giletti: «Abbiamo fatto un altro tipo di tv, non ho pentimenti. Anzi, esprimo solidarietà a Selvaggia Lucarelli per quello che le è stato detto in trasmissioni su altre reti (da Giletti su La7, ndr)». Quanto a ipotesi di rientro in Rai di Milena Gabanelli, il direttore generale in uscita ribadisce che «l’ addio alla Rai è stata una sua decisione, nessuno l’ ha mandata via. Le abbiamo fatto una offerta, non ha ritenuto di accettarla, ci ha fatto una contro-offerta che noi non abbiamo ritenuto adeguata. Spero possa tornare». Due parole, infine, sui Mondiali di calcio, che per la prima volta la Rai non trasmette, e che stanno facendo il pieno di ascolti su Mediaset: «Una volta che l’ Italia non si è qualificata, la spesa per i diritti tv non si poteva più giustificare per motivi di servizio pubblico. Avrebbe dovuto essere un investimento commerciale recuperabile attraverso la pubblicità. E la Rai», conclude Orfeo, «con un affollamento al 4%, non avrebbe mai recuperato quella spesa. Mediaset, invece, può farlo. Peraltro, ricordo che dal 16 luglio tutte le partite di calcio in chiaro (Coppa Italia, Nazionale, Champions league, ndr) andranno in onda solo sui canali Rai». In realtà ci saranno anche i match di Europa league trasmessi in chiaro su Tv8 di Sky. E bisogna poi vedere che fine faranno gli incontri in chiaro della Serie B, i cui diritti tv saranno assegnati domani. © Riproduzione riservata.
Sky cambia i nomi dei canali sportivi
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Come già anticipato da ItaliaOggi, cambiano i nomi dei canali sportivi di Sky, in un processo di verticalizzazione che già era partito con i canali dedicati alla Formula Uno e alla MotoGp. Dal prossimo 2 luglio confermati Sky Sport 24 al 200 e Sky Sport 1 al 201, mentre le novità arrivano al 202 con Sky Sport Football, e poi Sky Sport Arena al 203 (tennis, rugby, basket e altri sport), Sky Sport Golf al 204, Sky Sport Nba al 205, Sky Sport F1 al 206, Sky Sport MotoGp al 207 e, infine, Sky Sport Super Calcio (Serie A e altro) al 208. Sempre da inizio luglio parte anche la nuova offerta del Pacchetto Calcio di Sky per il digitale terrestre, che va a sommarsi ai già esistenti pacchetti Sky Tv (intrattenimento) e Sky Sport (Formula Uno, MotoGp, Champions league, tennis ecc.). Il Pacchetto Calcio costa 15 euro al mese, e offre agli abbonati Sky sul digitale terrestre la possibilità di vedere sette incontri di Serie A su dieci in ciascun turno, e, al massimo, quattro incontri in contemporanea, in uno standard qualitativo SD. Gli altri due pacchetti Sky Tv e Sky Sport costano invece 19,90 euro complessivi al mese fino al 30 giugno. Poi verrà orchestrata una nuova offerta commerciale. È chiaro che nelle sue strategie il gruppo Sky Italia deve stare molto attento a non cannibalizzare il core business, ovvero i 4,7 milioni di abbonati alla offerta satellitare, con i nuovi abbonati del digitale terrestre, piattaforma sulla quale Sky opera solo da qualche settimana, dopo l’ intesa con Mediaset Premium. © Riproduzione riservata.
Mediaset lancia l’ alleanza anti-Netflix
Il Giornale
Maddalena Camera
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Maddalena Camera Mediaset rilancia l’ alleanza paneuropea. Quella che doveva essere il punto di forza dell’ accordo con Vivendi per la pay tv Premium, poi finito in tribunale. Lo ha detto il presidente del gruppo Fedele Confalonieri nel corso dell’ assemblea degli azionisti che si è svolta ieri nella sede di Cologno monzese. «L’ unica alternativa per il mercato dei contenuti televisivi è quella di creare aggregazioni e combinazioni di imprese europee». Realizzare dunque una piattaforma transnazionale per i contenuti, che respinga l’ assalto delle tv via web Usa come Netflix e Amazon Prime. Il progetto di alleanza a cui i vertici di Mediaset stanno lavorando vedrebbe la società italiana come «socio promotore», nell’ intento di coinvolgere tutte le grandi tv estere. L’ ad Pier Silvio Berlusconi ha spiegato che «al momento non ci sono trattative precise ma solo la voglia e l’ interesse di fare qualcosa in Europa, del quale saremmo la locomotiva trainante». Per Confalonieri il progetto è presente nei piani strategici di tutti i gruppi europei. Ovviamente però Vivendi in questo trust panaeuropeo per la creazione di contenuti, non è prevista. Anzi, l’ assemblea di ieri ha segnato un nuovo strappo. Poco prima dell’ inizio, infatti, la società francese, che ha in mano il 29% di Mediaset di cui un 19% affidato a un trust, ha tentato un blitz. Il delegato di Simon Fiduciaria, il trust a cui è intestato il 19,9% del capitale Mediaset, aveva chiesto l’ accesso ai lavori. Ma il cda della società italiana si è opposto perchè le azioni «sono state acquistate in violazione» degli impegni assunti da Vivendi nei confronti di Mediaset nel contratto di vendita di Premium siglato nell’ aprile 2016 e poi non rispettato dal gruppo francese. Ormai le relazioni tra le due società, con Mediaset che ha chiesto un risarcimento di 3 miliardi di euro, sono affidate al tribunale. La prossima udienza è prevista in ottobre. «Ad oggi siamo per vie legali con Vivendi. Non ci sono trattative» ha detto Pier Silvio Berlusconi. Quanto ai diritti per il campionato di calcio di Serie A Piersilvio Berlusconi ha specificato che la società sta parlando con chi si è aggiudicato i diritti. Ossia Perform e Sky, per dare agli abbonati di Premium un’ offerta di calcio. L’ accordo comunque sarebbe senza minimo garantito con una formula di abbonamento che, secondo indiscrezioni, potrebbe ricordare quella di Netflix. Ossia un tanto al mese con possibilità di recesso per gli abbonati in ogni momento. «Possiamo offrire il calcio solo se, per farlo, non dovesse cambiare il piano presentato lo scorso gennaio a Londra» ha detto Berlusconi. Una piacevole sorpresa viene invece dai Mondiali di calcio di cui Mediaset ha preso l’ esclusiva per 70 milioni di euro. Ebbene, l’ investimento è stato già ripagato grazie alla buona raccolta pubblicitaria. «L’ evento non solo di ripagherà ma creerà margine» ha detto Berlusconi sottolineando che per un evento sportivo è la prima volta. L’ assemblea ha anche rinnovato il cda che sarà in carica fino al 2020. Il nuovo board è composto da 15 membri: 12 sono della lista Fininvest guidata da Fedele Confalonieri, confermato presidente, tre della lista di minoranza presentata da Assogestioni. Approvato il bilancio, che registra un ritorno all’ utile: risultato netto pari a 69,2 milioni di euro (90,5 milioni a livello consolidato). In crescita i ricavi, saliti oltre quota 3,6 miliardi.
Offensiva Mediaset su Vivendi: «I vostri voti non sono legittimi»
Il Messaggero
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LO SCENARIO ROMA Mediaset ripesca il progetto di una grande tv paneuropea. «Vogliamo essere la locomotiva» di questo progetto, chiarisce subito Pier Silvio Berlusconi. Ma questa volta – è sicuro – non ci sarà di mezzo Vivendi. Ieri il gruppo francese ha trovato sbarrata anche la porta dell’ assemblea. Certo, a bussare con il 19,19% è stato il trust Simon Fiduciaria della famiglia Giubergia, sulla carta una società indipendente, a cui Vivendi ha conferito il pacchetto di Mediaset per rispettare i paletti dell’ Agcom. Il blitz, come qualche osservatore di mercato lo ha definito, non è stato tentato con il restante 9,9% nel portafoglio di Vivendi. Ma per Mediaset e i suoi legali questo non conta. Il cda del gruppo si è riunito a pochi minuti dall’ avvio dell’ assemblea che ha approvato il bilancio 2017 e la nomina del nuovo cda, e ha prima preso atto della comunicazione trasmessa sui 226,7 milioni di azioni, di proprietà di Vivendi e intestate fiduciariamente a Simon con il mandato di esercitare i diritti di voto nell’ interesse di Vivendi, ma ha poi deciso lo stop. Dopo aver valutato alcuni pareri legali, il board ha infatti ritenuto, all’ unanimità, che Vivendi «abbia costruito la partecipazione nel capitale di Mediaset in violazione delle obbligazioni assunte» nel contratto per l’ acquisto di Premium (poi sfumato) dell’ aprile 2016 nel quale Vivendi si impegnava a non superare il 3,5% di Mediaset. Non solo. Secondo il cda, la quota è stata costruita in violazione delle disposizioni del Testo unico della radiotelevisione (Tusmar), come già riconosciuto dall’ Agcom. Infine, gli stessi titoli sono stati acquistati anche in violazione degli impegni di stand still assunti da Vivendi nei confronti di Mediaset col contratto. Risultato? Fiduciaria o no, i diritti di voto del grosso delle azioni Vivendi non sono esercitabili. A questo punto non è escluso che Simon Fiduciaria decida di impugnare l’ assemblea. Ma se lo farà, dovrà mettere in conto anche una pronuncia dell’ Agcom che, a sua volta, possa bollare come «illegittimo» il pacchetto in questione. IL PROGETTO Sullo sfondo rimangono i piani di Pier Silvio Berlusconi per il futuro del gruppo: «Al momento non ci sono trattative, ma siamo molto interessati a fare qualcosa in Europa, qualcosa del quale saremmo motore, locomotiva trainante». Del resto, «se fino a poco tempo fa la creazione di un broadcaster paneuropeo era considerata qualcosa di non realistico – ha dichiarato il presidente Fedele Confalonieri – oggi è un dossier presente in tutti i piani strategici dei principali gruppi del continente». Il progetto dovrebbe ricalcare lo schema di creare la grande tv paneuropea immaginata due anni fa con Vivendi nell’ asse tra Mediaset Premium e Canal+. Oggi l’ idea di creare una piattaforma transnazionale per i contenuti tv, che respinga l’ assalto di Sky e Netflix, ha ancora più senso. E Mediaset si candida a fare il primo azionista accanto a grandi gruppi televisivi esteri. Intanto nel nuovo cda ci sono tante conferme e qualche nome nuovo: accanto a Fedele Confalonieri (riconfermato presidente), Pier Silvio Berlusconi, Marco Giordani, Gina Nieri, Niccolò Querci, Stefano Sala, Marina Berlusconi, Danilo Pellegrino, Carlo Secchi, Marina Brogi, Francesca Mariotti, Andrea Canepa (dalla lista di maggioranza presentata), oltre a Giulio Gallazzi, Costanza Esclapon, Raffaele Cappiello (dalla lista di minoranza). Ma nessun rappresentante di Assogestioni. Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Più vicino il 5G Agcom approva il piano frequenze ma c’ è l’ ostacolo emittenti locali
La Repubblica
ALESSANDRO LONGO
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Roma L’ Autorità garante delle comunicazioni ha approvato il nuovo piano nazionale delle frequenze per il digitale terrestre: passo necessario per lanciare la rete mobile ultra veloce, 5G. Il riordino delle frequenze serve infatti per assegnarle agli operatori della rete mobile attraverdo un’ asta che può portare 2,5 miliardi di euro allo Stato, a settembre, come previsto dalla scorsa Legge di Bilancio. In particolare, il piano stabilito oggi prevede 15 nuove reti digitali terrestri in tecnologia DVB- T2 ( il nuovo digitale terrestre, più efficiente), così ripartite: dieci reti nazionali in banda UHF, quattro reti locali in banda UHF e una rete su base regionale in banda III VHF destinata, secondo la normativa vigente, alla trasmissione di programmi televisivi in ambito locale e di programmi di servizio pubblico contenenti l’ informazione a livello regionale. È di maggio invece la delibera Agcom con le regole per l’ asta 5G. L’ Italia procede così la corsa per dare il 5G agli italiani, per la quale però appaiono oggi due ostacoli all’ orizzonte. Primo, il recente ricorso al Tar del Lazio da Mediaset e il gruppo Cairo (editore de LA7) contro la cessione delle loro frequenze (seppure a fronte di un risarcimento), previsto dalla delibera di maggio. Secondo, ieri Agcom ha segnalato al Governo un problema: il fatto che nell’ attuale piano sia stata costretta, dalla Legge di Bilancio, a riservare un terzo dello spettro alle emittenti locali. Un vincolo normativo che secondo Agcom non risponde a un effettivo fabbisogno e può inficiare un’ allocazione efficiente dello spettro. L’ Autorità ha chiesto così un intervento legislativo per correggere questo aspetto; di qui potrà quindi rivedere il proprio piano frequenze in senso migliorativo. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Tv, compromesso lontano Mediaset tiene fuori Vivendi e spera in un’ intesa europea
La Repubblica
SARA BENNEWITZ
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Assemblea chiusa per il trust Simon, che custodisce un 19% dei francesi Confermata la linea dura. Berlusconi: “Noi decisivi in una nuova alleanza” Milano Porte chiuse a Cologno. Nonostante l’ esito dell’ assemblea fosse già deciso, Mediaset non ammette a partecipare il blind trust Simon che gestisce quel 19% di azioni del Biscione comprate da Vivendi a fine 2016, in barba al Testo unico della Radiotelevisione ( Tusmar) sulla concentrazione della pubblicità. Far entrare il fondo Simon, e ammetterlo a votare, non avrebbe spostato di una virgola né il rinnovo del cda, né l’ approvazione di tutti i punti all’ ordine del giorno, ma lasciarlo fuori permette a Mediaset di mandare diversi segnali, sia a Parigi sia al mercato. I legali di Cologno da tempo sostengono che Vivendi non poteva comprare oltre il 10% di Mediaset senza violare il Tusmar, e che non poteva rilevare oltre il 3,5% senza rompere l’ accordo firmato nel marzo 2016, per l’ acquisto di Mediaset Premium. E così secondo gli avvocati della famiglia Berlusconi, far entrare il fondo che amministra due terzi delle azioni dei francesi, equivaleva a riconoscere che il rastrellamento di Vivendi era di fatto legittimo. Negare l’ ingresso di un socio in assemblea significa anche ribadire al suo mandante, Vivendi, che Mediaset non è pronta a fare sconti. Un messaggio che vale anche per tutti gli altri investitori. Dal canto suo il gruppo controllato da Vincent Bolloré non solo non si è presentato, ma resta convinto che prima di ottobre – quando è fissata l’ udienza presso il tribunale di Milano – le due aziende troveranno una soluzione amichevole. Nel frattempo Mediaset è andata avanti da sola, stringendo accordi con Sky per la sua pay tv, e con la Telecom ( di cui Vivendi ha il 23,9%) per i suoi contenuti free. Secondo fonti vicine al gruppo del Biscione, l’ unico accordo che si può trovare con Vivendi è quello sul numero di milioni del risarcimento. Mediaset e Fininvest insieme hanno chiesto ben 3 miliardi di danni. Non a caso ieri l’ ad Pier Silvio Berlusconi è tornato a parlare di «un’ alleanza europea» in cui il gruppo di Cologno avrebbe un ruolo « decisivo » , e che di fatto strizza l’ occhio alla francese Tf1 e alla tedesca ProSieben, con cui in passato ci sono stati diversi contatti, ma che finora non si sono tradotti in nulla di concreto. Bolloré, che invece ha già investito tutta la cassa di Vivendi su Havas, preferirebbe trovare un accordo di natura industriale con Mediaset, piuttosto che dover sborsare milioni di risarcimento a fondo perduto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Bolloré punterebbe ancora su una soluzione amichevole prima dell’ udienza in tribunale prevista per ottobre A. G. F.
Orfeo: “La Rai non è solo un brand: è accoglienza e solidarietà”
La Repubblica
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MILANO «Quando ho accettato l’ incarico sapevo che sarebbe durato un anno. Era un momento di difficoltà, l’ ho fatto per amore della Rai» dice il direttore generale Mario Orfeo presentando i palinsesti a Milano «Ora che i risultati sono stati raggiunti sarei felice di restare, qualsiasi ruolo si definirà». A fine mandato lancia un amo e qualche frecciatina. «La Rai non è solo un’ azienda o un brand: è anche accoglienza, vicinanza, solidarietà. Ringrazio il presidente della Repubblica Mattarella, perché ci ha ricordato che la solidarietà è nel dna degli italiani». Standing ovation per ricordare Fabrizio Frizzi. Negli studi di via Mecenate la più omaggiata è la first lady Elisa Isoardi. Tra tante conferme (Fazio, Sciarelli, Iacona, Lucci, Leosini, Conti), Alberto Angela sbarca su Rai 1, Licia Colò racconta la natura su Rai 2, Mario Tozzi approda su Rai 3. Sanremo bis per Baglioni, nessun ritorno in Rai per Giletti e Floris, la Champions League porterà grande pubblico. E Fiorello? «Lui è sempre una sorpresa» dice Orfeo, «Chi vivrà, vedrà». Fiction d’ autore: L’ amica geniale, Il nome della rosa, Montalbano; su Rai 3 Albanese firma la serie I topi, satira su un boss autorecluso in bunker con famiglia. – S.Fuma. Protagoniste Dall’ alto a sinistra, Mara Venier, Antonella Clerici, Elisa Isoardi e Franca Leosini.
L'articolo Rassegna Stampa del 28/06/2018 proviene da Editoria.tv.