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Rassegna Stampa del 26/06/2018

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Mediaset, Rai, Cairo chi paga per la gara 5G

Mediaset, Rai, Cairo e Tarak è guerra con il governo sui costi dell’ asta miliardaria del 5G

“Digitale terrestre, il futuro è segnato”

Rai pronta al calcio d’ autunno

Viale Mazzini, con il via libera ai palinsesti si chiude oggi il mandato dell’ attuale cda

Chessidice in viale dell’ Editoria

Mediaset, Rai, Cairo chi paga per la gara 5G

Affari & Finanza
STEFANO CARLI
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[ L’ INCHIESTA/2] I broadcaster storici da una parte, quelli che controllano le frequenze tv: Rai e Mediaset su tutti, ma anche La7 di Urbano Cairo, la Prima Tv di Tarak Ben Ammar. Il governo e l’ Agcom dall’ altra. In mezzo, come spettatori interessati, i broadcaster senza rete, cioè quelli che affittano la diffusione del loro segnale dai titolari delle frequenze e dalle tower company: Sky, Discovery, Viacom. Il campo di gioco è il fatto che entro 4 anni le tv dovranno sgomberare la banda 700 mhz. Significa, al netto dei tecnicismi, che tutto il sistema del digitale terrestre italiano, che oggi viaggia su 30 frequenze, dovrà restringersi in metà spazio: 15 frequenze. Aiutato però da uno step tecnologico che dimezza la quantità di banda richiesta. Ma le cose non vanno così lisce. E’ per questo che dieci giorni fa da Mediaset e da Cairo sono partiti due ricorsi davanti al Tar per bloccare l’ intera partita. E altri ricorsi sono in arrivo, a partire da quello di Ben Ammar. segue a pagina 8.

Mediaset, Rai, Cairo e Tarak è guerra con il governo sui costi dell’ asta miliardaria del 5G

Affari & Finanza
STEFANO CARLI
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LE TV DEVONO LASCIARE LA METÀ DELLE LORO FREQUENZE ALLE TELCO PER LA BANDA ULTRALARGA MOBILE, COME VUOLE L’ UE. TUTTO FUNZIONEREBBE MEGLIO SE IL NUMERO DI EMITTENTI DIMINUISSE. MA È UNA QUESTIONE DI SOLDI. CHE OGGI NON CI SONO segue dalla prima È un avvertimento al governo: serve un accordo. E questa è la prima grana che il neoministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio si troverà a dover risolvere avendo mantenuto le deleghe sul settore delle Comunicazioni. E ora si capisce anche bene perché. Perché da lui dipenderà una decisione che avrà un impatto sui bilanci di Mediaset e di Rai. Anzi, più esattamente, di EiTower e di Ray Way. La posta in gioco? È doppia. Per le tv è l’ utilizzo di un’ operazione da 700 milioni circa, ossia i costi per l’ abbandono della banda 700 mhz da lasciare agli operatori mobili per il 5G. Per il governo la possibilità di incassare i 2,5 miliardi di euro dell’ asta per le frequenze della banda ultralarga mobile e che sono un punto non indifferente della Legge di Stabilità approvata alla fine dello scorso anno dal governo Gentiloni. L’ incrocio micidiale che si è creato è che il governo oggi ha la necessità assoluta di convincere le telco che parteciperanno all’ asta di settembre- ottobre che non ci saranno problemi (e che quindi possono serenamente aprire i portafogli). Ma i problemi ci sono. Due ostacoli Ci sono due ostacoli, uno imprevisto e uno no. Il primo: bisogna passare dall’ attuale sistema denominato Dvbt1, o T1, al nuovo, il Dvbt2, o T2 e non sarebbe vero che il nuovo richieda esattamente la metà dello spazio del vecchio, coem si è finora sostenuto. Ma più spazio di quello non ce ne è. Insomma, il T2 occupa più banda del previsto. Secondo nodo. Un canale digitale non occupa oggi 20 megabit di banda ma circa 24: e questo lo si sa da sempre, lo sanno anche al Mise e all’ Agcom. Perché è scritto nero su bianco sui contratti di trasporto del segnale che Ei-Towers ha con i suoi clienti, in primis Mediaset, e Rai Way con il suo unico cliente, ossia Rai. E lo sa Prima Tv, che trasporta canali di Mediaset, Sky e Discovery. Nel nuovo assetto dell’ etere, visto che lo spazio si dimezza, e che invece le frequenze non si possono suddividere, si è pensato bene di cambiare i termini giuridici delle concessioni: non si concedono più frequenze ma capacità di trasmissione. Chi ha una sola frequenza, come Cairo, Prima Tv, Wind3, l’ Europa7 di Francesco Di Stefano o la ReteCapri di Costantino Federico, si troverà in mano qualcosa di meno concreto. E resta un problema: oggi c’ è un operatore di rete per ogni frequenza; domani? Una frequenza è gestita da un apparato che può suddividere il segnale in più porzioni. Ma chi gestirà il segnale della mezza frequenza di Cairo o di Ben Ammar? In pratica è come una fibra ottica: la si può suddividere in mille modi, ma la fibra, il singolo capello di fibra ottica, resta sempre uno e uno solo, e può avere un solo proprietario. Insomma le cose non sono chiare, ma se la partita ingegneristica è da mal di testa, quando si passa a parlare di soldi tutto diventa più chiaro. Il passaggio al T2 può mettere a rischio il conto economico delle tower company: Ei Tower, Rai Way, Persidera e Cellnex (ma quest’ ultima in minima parte perché ha pochissime torri tv). Lo può fare in due modi. Il primo: se si dimezzano le frequenze si dimezzano gli apparati su cui vengono trasportati i singoli segnali tv (un ingegnere forse inorridirebbe per l’ approssimazione, ma al fondo le cose stanno così). Ma poiché alla fine quello che il cliente paga alla tower company non è il trasporto un tanto al chilo ma il servizio di consegna del prodotto finito, ossia il canale tv, la cosa può trovare una compensazione (basta cambiare congruamente le componenti del prezzo). Ma c’ è sempre il rischio di incertezza che questo passaggio comporta. Soprattutto se lo spazio per tutti i canali non fosse garantito come sembrava invece promesso. Una soluzione c’ è. Il problema è solo trovare i soldi per realizzarla. E’ infatti vero che la coperta delle frequenze è sempre più corta, anzi si dimezza, ma è anche vero che in questo momento ce ne sono molte inutilizzate. Per favorire la liberazione della banda 700 e il contemporaneo passaggio alle nuove tecnologie, il governo Gentiloni aveva messo in Legge di Stabilità ulteriori stanziamenti per la rottamazione di frequenze usate da tv locali: un incentivo economico alla restituzione delle frequenze locali. La stessa Legge di Stabilità fissa il budget complessivo per l’ intera operazione T2 in circa 700 milioni in quattro anni. A spanne: oltre 200 milioni per le emittenti nazionali per i costi di trasformazione e aggiornamento degli impianti; oltre 300 milioni per gli incentivi alla rottamazione delle frequenze; 100 milioni sono stanziati per agevolare l’ acquisto di decoder da parte di utenti i cui televisori di vecchia generazione non siano in grado di ricevere i nuovi canali in T2 (come invece accade per tutti gli apparecchi in vendita da inizio anno); infine circa 60 milioni a disposizione del Mise per costi di organizzazione della transizione tecnologica. In apparenza i soldi dunque ci sono ma pare – perché di certezze ufficiali in questo momento ce ne sono poche – che dentro i 300 milioni per la rottamazione delle frequenze locali sarebbero nascosta una pillola avvelenata: la Rai. Il piano del “vecchio” governo prevede infatti che Rai dovrebbe scendere dagli attuali 5 mux (oggi uno per ogni frequenza, con una capacità di trasportare fino a 7 canali “normali” o 3-4 in alta definizione) a 2 mux e mezzo. Ma su uno di questi dovrebbe andare la sola Rai3 regionale e portare in tutto il resto delle capacità trasmissiva, emittenti locali. Buon progetto, sulla carta, che garantisce alle locali un operatore di rete pubblico come Rai Way, alla stessa Rai Way, che ha l’ handicap di avere in pratica un unico cliente, ossia il suo azionista, una nuova area di business. Peccato però che questa capacità trasmissiva sia stata allocata nella banda Vhf. E non tutte le case in Italia hanno un’ antenna in grado di ricevere questi canali. Che sono quelli usati dall’ Europa 7 di Francesco Di Stefano. Per rendere visibili a tutti gli italiani tutti i canali e per il “refarming” dei canali Rai si stima – sempre in via non ufficiale – che Viale Mazzini dovrebbe spendere giusto attorno ai 300 milioni. E qui i conti iniziano evidentemente a non tornare. Quello che i broadcaster chiedono al governo è dunque una quota maggiore di fondi, a valere sull’ incasso dell’ asta 5G per un riassetto definitivo dello spettro radio. E potrebbe essere un’ occasione per mettere la parola fine al caos dell’ etere italiano. Perché non solo molte emittenti locali continuano a mantenere la titolarità di frequenze solo in attesa di una loro definitiva valorizzazione economica (basta guardare la quantità di programmi ripetuti che si susseguono pigiando sul telecomando dopo il tasto 50) ma ci sono anche emittenti nazionali forse pronte a restituire le frequenze. A partire daRete Capri e Europa 7. Ma perfino Wind3 potrebbe essere pronta a restituire la frequenza che dai tempi dell’ H3g di Vincenzo Novari non usa più per trasmettere un suo canale. A questo punto, facendo scendere le frequenze riservate alle locali dalle attuali 5 (garantite per legge in misura di un terzo del totale) a 3, forse anche a solo 2, e con almeno un paio di nazionali in meno, ci sarebbe molto più spazio. Per fare cosa? Rai, per esempio, potrebbe fare a meno di investire sulla banda Vhf. Mediaset non ha per ora problemi di spazio visto che è riuscita ad ospitare una decina di nuovi canali Sky, frutto dell’ accordo del mese scorso, nel suo bouquet pay di Premium senza particolari sofferenze. Ma per i conti e le prospettive di Rai Way e Ei Tower avere più capacità trasmissiva da gestire significa avere più ricavi. Senza contare che sia Rai che Mediaset dovranno iniziare a pensare presto a portare il 4k, la nuova generazione dell’ altra definzione sui canali terrestri. E allora servirà sì più spazio. Lo switch off Infine il passaggio di tecnologia. Oggi non è prevista una data per uno switch off, come per il passaggio dal digitale all’ analogico. Ma nella situazione attuale tutti i broadcaster lo ritengono necessario. Con più frequenze per tutti, invece, si potrebbe procedere in modo più graduale. La soluzione ? Che il ministero si decida ad abrogare la riserva di un terzo di frequenze per le locali. E scriva in modo più chiaro il percorso di passaggio dal T1 al T2. Pare sia d’ accordo anche Agcom che questa settimana pubblicherà il primo atto formale del nuovo piano frequenze: formale perché si limiterà a dire che la banda 700 va liberata entro il 2022, come vuole l’ Ue. Ma rimandando al governo la palla delle decisioni sostanziali. A quel punto sarà Di Maio a guidare il gioco. Ha tempo fino a inizio autunno. Ed è probabile che questo tempo se lo prenderà tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nei grafici qui sopra, le quotazioni di Borsa delle due tower company che dipendono dai gruppi Rai e Mediaset.

“Digitale terrestre, il futuro è segnato”

Affari & Finanza
PERCHÉ DICE CHE IL VIDEO ONLINE È SEMPRE PIÙ VICINO ALLA TV?
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PER AUGUSTO PRETA DI IT MEDIA CONSULTING LOO STREAMING STA DIVENTANDO LA PIATTAFORMA DOMINANTE ANCHE PER I CANALI LINEARI. IL CASO AMAZON E L’ ANNUNCIO DELL’ AUTHORITY FRANCESE Roma «I l futuro della tv è online. E i contenuti video entro tre anni rappresenteranno l’ 82% del totale del traffico Ip. Ma soprattutto sarà un video sempre più vicino a quello che oggi chiamiamo tv» Augusto Preta ha appena chiuso la nuova edizione del rapporto “Video on Demand in Europe” che It Media Consulting, di cui è direttore, pubblicherà nei prossimi giorni. «Perché i dati di mercato che abbiamo analizzato sul Vod, il video on demand, ci dicono che il modello che si sta affermando è quello a sottoscrizione, con il pagamento di un canone mensile e l’ accesso illimitato a contenuti di qualità di livello tv e cinematografico: film e serie, grandi eventi, e soprattutto e sempre di più, sport. La prima forma di video online, ossia l’ acquisto di ogni singolo contenuto volta per volta, come nel primo modello iTunes per la musica, per esempio, è in calo costante. Perde diversi punti percentuali ogni anno ed è ormai sotto il 20%. Tutto il resto è il modello Netflix. Che poi anche il modello Amazon Video, Tim Vision, Sky Now, Infinity e così via». Ma perché tutto questo sia la tv, non manca qualcosa? «Si certo, i canali lineari. Ma, è proprio questa la novità stanno arrivando anche quelli. E, per esempio, proprio questo che sta differenziando l’ offerta di Amazon rispetto a Netflix. La streaming tv di Hastings è concentrata ancora su singoli titoli, siano film o serie tv, mentre Amazon ha già inserito nella sua offerta una cinquantina di canali lineari. Questo può spiegare perché in Germania, Amazon Video abbia più abbonati di Netflix, in Gran Bretagna abbia comprato dei diritti del calcio. Lo scenario è in movimento». E l’ Italia, ancora indietro, invece continua a litigare sulle frequenze.. «In parte è inevitabile, ogni azienda punta a proteggere le proprie attività ed avere più frequenze significa prolungare la vita di quel business. Ma tutti sanno dove si sta andando, anche se l’ Italia è ancora un po’ indietro rispetto a questa evoluzione». Intanto però il vecchio sistema non molla. Mediaset ha dichiarato che la raccolta pubblicitaria sulle partite del mondiale hanno già coperto i costi con la prima settimana. «Occorre distinguere il presente dal futuro. Qualche giorno fa il presidente dell’ Autorità francese delle telecomunicazioni, Arcep, ha dichiarato che il digitale terrestre è visto da meno della metà della popolazione in Francia e che tra il 2025 e il 2030 non vi saranno più ragioni per tenere in vita questo sistema. E’ solo una questione di tempo». (s.car.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il direttore di ItMedia Consulting Augusto Preta.

Rai pronta al calcio d’ autunno

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Mentre Sky è ancora impegnata a capire se potrà mostrare tutte le partite di Serie A di calcio ai suoi abbonati, e Mediaset, satolla di ascolti per i Mondiali in Russia, sta trattando con Perform per ipotesi di alleanze commerciali sugli ott e prova ad aggiudicarsi i match in chiaro della Serie B, ecco che Rai è invece l’ unica che, a oggi, sa per certo quale sarà la sua offerta di calcio per il prossimo autunno. Un bel gruzzolo di sfide in chiaro partendo dalla Supercoppa europea del 15 agosto tra Real Madrid e Atletico Madrid, passando poi per il miglior incontro di Champions league del mercoledì (quest’ anno ci sono Juventus, Inter, Napoli e Roma in gara), la Coppa Italia, la Supercoppa italiana e tutti i match della Nazionale maggiore e di quella Under 21 (comprese le qualificazioni agli Europei Under 21 che si disputeranno proprio in Italia nel giugno 2019). In particolare gli Azzurri di Roberto Mancini giocheranno le quattro sfide, di andata e ritorno, con Polonia e Portogallo per la Nations league: la prima squadra del girone si qualificherà poi per la fase finale del torneo in cartellone nel giugno 2019. Sempre in autunno l’ Italia ha in programma anche due amichevoli contro Ucraina e Usa. Insomma, ci sono circa 13 incontri trasmessi da Rai Uno, Radio Rai e su Rai Play per i quali gli analisti Rai stimano in autunno ascolti tra i 5 e i 7 milioni di telespettatori a match, e che offrono, quindi, grandi leve di marketing alla strategia commerciale della concessionaria Rai pubblicità. Sky, in base ai due pacchetti di diritti Serie A 2018-2021, ha la certezza di trasmettere ai suoi abbonati 16 dei 20 big match previsti in andata e ritorno tra Inter, Milan, Juventus, Napoli e Roma nel campionato 2018-2019. Perform, sulla sua piattaforma over the top Dazn, avrà gli altri quattro incontri di cartello, poiché il suo pacchetto di diritti tv prevede 114 partite complessive, tre a turno, con l’ anticipo del sabato sera delle 20.30, l’ anticipo domenicale delle ore 12.30, una delle partite domenicali delle ore 15, oltre agli highlights di tutti i match (9,99 euro al mese, primo mese gratis, si entra e si esce dall’ abbonamento come si vuole, esattamente alla Netflix). Gli uomini di Perform hanno fatto sapere di non avere necessità pressanti di stringere accordi con altri broadcaster, poiché il loro sbarco in Italia ha obiettivi di medio e lungo termine, possono permettersi alcuni esercizi in perdita, e l’ acquisto dei diritti tv del calcio è finalizzato esclusivamente allo sviluppo dell’ over the top Dazn. Perciò, al limite, Perform può essere interessato a intese commerciali con altri over the top, per esempio Infinity di Mediaset, per svilupparsi più rapidamente in Italia. Non ha, invece, un classico canale tv da «cedere» a Sky o Premium per completare le loro rispettive offerte pay. Quindi, in queste ore, proseguono le discussioni con Sky e Mediaset per poter trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti. Resta, infine, pure il capitolo Serie B, i cui diritti verranno assegnati il prossimo 29 giugno, e nel quale sono in gioco Sky, Perform, Mediaset, Discovery, Eleven Sports e MediaPro. Ci sono pacchetti pay e pure un pacchetto free (fortemente voluto da Mediaset) che potrebbe essere propedeutico a una prossima asta Serie A 2021-2024 in cui predisporre anche match di Serie A in chiaro. © Riproduzione riservata.

Viale Mazzini, con il via libera ai palinsesti si chiude oggi il mandato dell’ attuale cda

Italia Oggi

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Con l’ approvazione dei palinsesti autunnali si chiude oggi il mandato dell’ attuale consiglio d’ amministrazione della Rai. Anche se formalmente in carica fino al 30 giugno, sarà quella di oggi l’ ultima riunione del board di Viale Mazzini guidato dal presidente Monica Maggioni e dal direttore generale Mario Orfeo, subentrato un anno fa ad Antonio Campo Dall’ Orto. All’ ordine del giorno del cda di oggi c’ è in particolare il via libera ai palinsesti autunnali, ovvero l’ offerta Rai in termini di intrattenimento, cultura, informazione a partire dal prossimo settembre. Lo schema è praticamente definito, e del resto domani i palinsesti saranno presentati ufficialmente agli investitori pubblicitari nel corso di una convention in programma a Milano. Evento che assieme a quello previsto il 5 luglio a Roma e per lo stesso scopo, costituirà l’ ultima uscita pubblica di vertice e consiglieri Rai. È acquisito che Alberto Angela sarà su Rai1 in prima serata il sabato; acquisito il ritorno di Flavio Insinna sulla rete ammiraglia; quello anche di Roberto Bolle su Rai1, in autunno. Ancora incertezza su Fiorello, per uno show tutto suo su Rai1, progetto a cui ha lavorato molto il d.g. Orfeo. Ad oggi la novità più rilevante è il passaggio di Alberto Angela da Rai3 a Rai1 con un programma di divulgazione culturale-scientifica, riproponendo quindi una linea editoriale inaugurata lo scorso anno con la migrazione di Fabio Fazio dalla terza rete alla rete ammiraglia. Da segnalare inoltre il passaggio di testimone alla Vita in diretta del pomeriggio della rete ammiraglia tra Marco Liorni e Tiberio Timperi. E c’ è Lucia Annunziata che su Rai3 farà un programma settimanale dedicato alla pagina degli esteri, finendo così con il triplicare il suo impegno in Rai, se si considera l’ appuntamento raddoppiato, in termini di durata, del primo pomeriggio della domenica. Sul piano invece della composizione del nuovo vertice aziendale, al giudizio del parlamento si sono proposti in 239 per quattro posti in cda che in base alla legge di riforma varata dal governo Renzi non sarà più composto da 9 ma da 7 componenti: 4 consiglieri indicati per l’ appunto dalle camere, due consiglieri indicati dall’ esecutivo a Palazzo Chigi su proposta del ministro dell’ economia, un consigliere nominato dai dipendenti del servizio pubblico radiotelevisivo. E tra i candidati che hanno fatto avere i propri curricula al parlamento ci sono anche i consiglieri Rai uscenti Carlo Freccero, Franco Siddi, Arturo Diaconale, Rita Borioni e Giancarlo Mazzuca, oltre a Michele Santoro, all’ ex direttore di Rai1 Fabrizio Del Noce, al conduttore radiofonico Aldo Forbice, a Eugenio De Paoli (un passato alla guida di Rai Sport) e a Giovanni Minoli. Per i due posti in cda di pertinenza del governo circolano i nomi di Milena Gabanelli, data come presidente in pectore, mentre per la direzione generale ci sarebbero l’ ex direttore del Corriere della Sera e del Sole24 Ore Ferruccio de Bortoli, l’ ex ceo di Fox Italia Fabrizio Salini e lo stesso Freccero. Per gli attuali d.g. e presidente Rai si prospetta un futuro in azienda: Orfeo potrebbe avere un nuovo ruolo apicale in Viale Mazzini, mentre per Monica Maggioni si parla di direzione del nuovo canale Rai in lingua inglese.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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AT&T acquisirà AppNexus per 1,6 miliardi di dollari. AT&T acquisirà AppNexus, una società di tecnologie pubblicitarie. L’ operazione potrebbe aiutare il colosso delle telecomunicazioni a capitalizzare sui contenuti media acquisiti attraverso il deal con Time Warner. I termini finanziari della transizione non sono stati rivelati, ma il deal, secondo quanto riportato la scorsa settimana dal Wall Street Journal, sarebbe valutato attorno a 1,6 miliardi di dollari (1,4 mld di euro). AppNexus offre tecnologie che aiutano gli inserzionisti ad acquistare pubblicità attraverso vari siti web e app, utilizzando un software automatico. La società fornisce anche degli strumenti agli editori che li facilitano nella gestione e vendita degli spazi pubblicitari sui loro siti web. La piattaforma di AppNexus si estende anche al campo di video e web-tv. Dopo le indiscrezioni iniziali sull’ interesse di AT&T per AppNexus, l’ industria pubblicitaria si è chiesta se la società avrebbe mantenuto i servizi per editori terzi o avrebbe deciso di utilizzare la tecnologia per monetizzare i suoi contenuti. Una fonte vicina al dossier ha affermato che la piattaforma di AppNexus sarà mantenuta e AT&T avrà accesso ai suoi clienti (editori e inserzionisti) globali. Sky, Elliott incrementa di nuovo la sua quota al 3,6997%. Elliott Management ha di nuovo aumentato la sua quota in Sky, il gruppo satellitare europeo di cui sia Comcast sia 21st Century Fox vogliono prendere il controllo. Stando a un documento depositato presso la Securities and exchange commission, l’ equivalente americano della Consob italiana, l’ investitore attivista ha portato la sua partecipazione al 3,6997%. Elliott aveva annunciato per la prima volta una partecipazione in Sky del 3,1% (poi alzata) lo scorso aprile, il giorno successivo alla formalizzazione da parte di Comcast della sua offerta su Sky per 12,50 sterline per azione. Rolling Stone, torna Coppola. Massimo Coppola torna a Rolling Stone con la carica di direttore editoriale di tutti i contenuti della casa editrice. Giovanni Robertini è confermato come editor-in-chief del magazine. Coppola era stato direttore di Rolling Stone tra il 2015 e il 2016 per poi passare in Rai. In edicola il nuovo Quotidiano di Sicilia. Presentato ieri a Catania il nuovo Quotidiano di Sicilia in edicola da oggi. Il direttore Carlo Alberto Tregua ha parlato di «un’ impaginazione diversa nel tentativo di invogliare il cittadino a una lettura più agevole e attenta» e «un’ informazione documentata, fondata sui dati». Mondadori, avvio del programma di acquisto di azioni proprie. Arnoldo Mondadori Editore ha avviato ieri il programma di acquisto di azioni proprie in esecuzione della delibera dell’ assemblea del 24 aprile scorso. L’ acquisto e la disposizione di azioni proprie sarà per un importo massimo pari allo 0,472% del capitale sociale volto a dotare, nel triennio, la società delle 1.236.065 di azioni necessarie per adempiere agli obblighi connessi al «Piano di Performance Share 2018-2020» e a proseguire nel programma avviato lo scorso anno. Martusciello (Agcom): media fluency contro la disinformazione online. Per scongiurare la disinformazione su Internet serve una media fluency, ovvero una padronanza dei media non solo una semplice conoscenza. Ne è convinto il commissario dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Antonio Martusciello, intervenuto al workshop su Disinformazione e soluzioni di mercato promosso da Agcom nell’ ambito del tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’ informazione sulle piattaforme digitali. «L’ analisi della disinformazione in Rete», ha detto Martusciello, «spesso è stata accostata alla necessità di garantire la solenne e fondamentale libertà di espressione. Non raramente si è confusa quella libertas philosophandi con quei principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità che dovrebbero caratterizzare una notizia». Per Martusciello l’ individuo deve avere la capacità di selezionare notizie di qualità: «Viviamo in una sorta di confort zone digitale in cui, a causa delle ricerche personalizzate, ci confrontiamo con noi stessi e la nostra ombra, tralasciando l’ inesauribile varietà del mondo. Se appartenenza e pregiudizio culturale sono gli elementi di cui si nutre la disinformazione, la media literacy non basta più a scongiurare il fenomeno disinformativo, ma serve una media fluency non si tratta più di insegnare un’ attività da svolgere meccanicamente come l’ alfabetizzazione digitale, ma di rendere consapevoli gli utenti, padroneggiando un qualcosa che in realtà già sanno fare: reperire contenuti, stavolta però con un grado di difficoltà maggiore: lo spirito critico». Rutelli: «Il ciak giusto? lo sceglie un algoritmo». «Con l’ avvento di Netflix il mondo dell’ audiovisivo sta cambiando: a decidere il ciak giusto non è più il regista, ma un algoritmo». Lo ha detto Francesco Rutelli, presidente di Anica e protagonista dell’ intervista con Federico Pontiggia su Movie Mag, il magazine di Rai Movie in onda domani alle 23.20. Cinema del futuro, ma anche cinema del passato a Movie Mag, con un servizio interamente dedicato alla trentaduesima edizione de «Il cinema ritrovato», storica rassegna della Cineteca di Bologna, dedicata alla riscoperta di film rari, poco noti o oggetto di restauro. Apple News, una sezione dedicata alle elezioni Usa di medio termine. Dopo che il Congresso statunitense ha richiesto audizioni con i rappresentanti di Facebook, Twitter e Google in merito al modo in cui hanno presentato le notizie durante la campagna elettorale del 2016, Apple ha deciso che offrirà agli utenti di Apple News dei contenuti esclusivi per il periodo delle elezioni di medio termine negli Usa. La sezione comprenderà «breaking news, highlights esclusivi e analisi proposte da fonti attendibili, selezionate direttamente dal team di editori esperti dell’ app». Comprenderà inoltre una dashboard del Washington Post e un briefing settimanale da parte di Axios.

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