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Rassegna Stampa del 24/06/2018

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Di Maio, le cariche e il caso Lanzalone al tavolo con Grillo

Libero meme in libero web? Non proprio. Lo dice l’ Ue

Taobuk, al Teatro Antico di Taormina la letteratura incontra lo spettacolo

Nella tv estiva buone intenzioni e vecchi vizi che ha il terrore

Di Maio, le cariche e il caso Lanzalone al tavolo con Grillo

Il Fatto Quotidiano
Luca De Carolis
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Il capo che è anche vicepremier e ministro ultimamente è pure un bersaglio. Del Matteo Salvini che straparla di tutto, ma soprattutto dei tanti 5Stelle insoddisfatti per mille ragioni, più o meno reali. E allora in settimana Luigi Di Maio avrà molto da dirsi con il garante Beppe Grillo, in arrivo mercoledì a Roma anche perché subissato da telefonate di lamentele. Mentre è ormai pronto il nuovo coordinamento degli enti locali: un terzetto di eletti, non parlamentari, che prenderà il posto della vecchia trimurti dimaiana composta da Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Giancarlo Cancelleri. L’ unica novità per ora accettata dal capo, al vertice di un Movimento a cui salire al governo ha tolto serenità. Perché ha riportato a galla antiche ruggini ma anche mostrato i nervi della valanga di nuovi eletti: più smaliziati e ambiziosi dei grillini che nel 2013 entrarono in Parlamento come astronauti sulla Luna. Cinque anni dopo ecco Di Maio che in assemblea congiunta, giovedì sera, ha alzato la voce per cautelarsi: “Ascolto i consigli ma non i piagnistei, ora tutti voi dovete fare i fatti”. E il corpaccione del M5S , dove stavano cercando firme per cambiare i regolamenti dei gruppi e togliergli così potere, ha evitato lo scontro. “Luigi si è difeso attaccando, ma i malumori restano” avverte un dimaiano. E anche per questo nella partita delle presidenze delle commissioni, chiusasi a ridosso dell’ assemblea, il leader ha cercato di accontentare molti inquieti. Spingendo perché venissero dati ruoli a ortodossi vicini a Roberto Fico (Giuseppe Brescia e Luigi Gallo, il più attivo dei dissidenti). E recuperando figure da sempre legate a Grillo, come Carla Ruocco, già nell’ ex Direttorio. E da qui si torna al fondatore, che negli ultimi mesi si è defilato. Solo, a seminare opinioni sul suo blog, dove alcuni avversari irriducibili di Di Maio come il senatore Nicola Morra hanno trovato casa con i loro post. Ma Grillo è pur sempre il garante. Così presto sarà nella capitale, anche per valutare gli effetti del caso di Luca Lanzalone. Perché a rappresentare il Movimento a Genova contro ex iscritti che reclamano l’ uso del simbolo sono legali dello studio dell’ ex presidente di Acea. E ora bisogna capire come gestire la situazione, assieme a Grillo. Ma a Roma il fondatore dovrà occuparsi anche di politica, eccome. E la speranza dei dimaiani è che tranquillizzi i veterani che reclamano più condivisione e democrazia. Calmando indirettamente anche i nuovi eletti che sognavano posti di governo. Nodi connessi a quello di una nuova struttura che affianchi il capo politico, e che faccia da cinghia di trasmissione tra i 300 parlamentari e ministri e sottosegretari. Una soluzione per cui spingono anche la casa madre di Milano e molti eletti. E più d’ uno giura di averlo sentito proprio da Grillo: “Luigi non può fare tutto da solo, va aiutato”. Ma Di Maio era ed è contrario. Teme guerre di potere e sovrapposizioni. “Ora l’ esigenza è sostituire i responsabili degli enti locali” ripete. Così ecco un nuovo terzetto che si dividerà poteri e rogne per aree. E il referente per il Sud sarà certamente Dario De Falco: compagno di liceo del capo a Pomigliano d’ Arco, dove è consigliere comunale, e già tesoriere del suo comitato elettorale. Intanto però si muove anche il presidente della Camera Fico, l’ ex primo avversario di Di Maio, che ormai rintuzza Salvini a scadenza quotidiana. E che insiste sull’ esigenza di non lottizzare in Rai. Ma dai piani alti assicurano che l’ ex presidente della Vigilanza “viene aggiornato costantemente sul tema”. Ergo, sul lavoro di selezione per il cda di viale Mazzini. Perché su un totale di oltre 200 curriculum, i 5Stelle hanno scelto dieci nomi. Mentre per la carica di amministratore delegato vagliano “manager di alto profilo”, da presentare al tavolo con la Lega. Ossia con Salvini, che tutti i giorni scappa in avanti. “Lo fa soprattutto pensando alle amministrative, tra qualche giorno si calmerà” pronosticano dal M5S . Dove sostengono che il Carroccio al primo turno non sia poi andato così bene (“basta vedere il tonfo a Brescia”). Però il leghista che gioca a fare il premier ha innervosito tanti eletti, quindi provocato nuove accuse verso il Di Maio reo di non tamponarlo. Ma per adesso il capo politico punta sui temi, dai diritti dei riders al reddito di cittadinanza, come antidoto alle sparate dell’ alleato. “Ma se Salvini non la smette dovrà affrontarlo” sussurrano dal Movimento. In attesa, delle soluzioni.

Libero meme in libero web? Non proprio. Lo dice l’ Ue

Il Fatto Quotidiano
Virginia Della Sala
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Avete presente i meme, le foto, spesso di vip, corredate da frasi divertenti (o anche diffamatorie) che circolano online? Se dovesse essere approvata una direttiva europea in discussione, potrebbe diventare illegale usare gratuitamente le foto per realizzarli. Il 20 giugno la Commissione giuridica dell’ Europarlamento ha approvato le proposte di una nuova direttiva per il copyright, la tutela del diritto d’ autore, sui prodotti digitali, dalle immagini ai video ai contenuti audio. E non solo. Lo spunto per parlarne è il riferimento ai meme, un contenuto satirico che si intercetta sulle pagine social come “Le migliori frasi di Osho” oppure “Baby George ti disprezza” (la prima scherza su storia e politica, la seconda sulla famiglia reale inglese) ma la norma ha implicazioni molto più profonde. Tanto che settanta tra ricercatori e studiosi, tra cui i cosiddetti “padri di internet” come Tim Berners-Lee e il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, hanno scritto una lettera al presidente dell’ Europarlamento, Antonio Tajani, per chiedergli di opporsi ad alcuni aspetti del testo che rischiano di applicare un controllo preventivo sui contenuti pubblicati online. Isabella Adinolfi, del M5s, ha parlato di “mannaia sulla libertà di Internet” e ha già annunciato l’ opposizione del gruppo. Il documento dovrà infatti essere approvato dal Parlamento Ue entro i primi mesi del 2019. Gli articoli problematici sono tre e ognuno si riferisce a un aspetto che si pronuncia in inglese ma che ha conseguenze in ogni lingua. Si parte dall l’ articolo 3, che riguarda il data mining, la possibilità di analizzare i dati degli utenti disponibili online. Se per il regolamento privacy non è concesso ai privati accedervi se non a determinate condizioni, la direttiva lascia più libertà agli enti di ricerca – nella pratica atenei e università. Non si tratta però di una tutela completa: lo scandalo Facebook – Cambridge Analytica, ad esempio, è nato proprio da un set di dati fornito a una università. L’ articolo 11 prevede, invece, la possibilità per un editore di ricevere ricavi ogni volta che una piattaforma usa un link a un proprio contenuto con uno snippet, ovvero una porzione di quel contenuto. Ad esempio, quando Google News indicizza gli articoli del fattoquotidiano.it riportandone il titolo e un breve estratto. Per farlo, con queste nuove regole, Google dovrà corrispondere dei soldi agli editori per ogni titolo e ogni anteprima mostrati. Alla base, l’ idea è che i lettori ormai si limitino a leggere solo titoli ed estratti, senza neanche aprire la pagina di quel link e quindi senza generare traffico sul sito dell’ editore. Si pone però il problema delle fake news che, in quanto gratuite, rischieranno di diffondersi più in fretta. Infine, il più contestato: l’ articolo 13 che riguarda il finger printing (impronta digitale), la possibilità di creare sui prodotti caricati online (video, immagini, tracce musicali) una sorta di impronta digitale che permetta di riconoscere quel contenuto tra milioni e capire se a caricarlo sia qualcuno che non è titolare dei diritti. Le grandi piattaforme, come Youtube, sono già dotate di questi o sistemi. Il Content Id avvisa i possessori del copyright di un eventuale abuso e permette loro di scegliere tra la rimozione, l’ ignorare o il farsi trasmettere gli eventuali guadagni generati da quel contenuto. L’ intenzione della direttiva è che questa tecnologia – già presente sui maggiori social – sia estesa a tutti i siti. Le piattaforme eserciterebbero però un controllo preventivo (oggi il contenzioso si apre spesso su segnalazione) e si colpirebbero le piccole imprese e le startup che non sarebbero in grado di sostenere il costo per lo sviluppo di tali sistemi. I piccoli editori o artisti indipendenti , d’ altro canto, continuerebbero a dover rintracciare manualmente in tutto il web eventuali violazioni dei loro diritti. Al centro, il problema della libertà di espressione: un sistema automatizzato non è in grado di distinguere i casi di cosiddetto “fair use”, un giusto uso magari senza scopo di lucro, dei contenuti. Dalla satira al diritto di cronaca e alla libertà di espressione. Come i meme, appunto.

Taobuk, al Teatro Antico di Taormina la letteratura incontra lo spettacolo

Il Messaggero

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Torna Taobuk, il Festival internazionale di Letteratura di Taormina, ideato e diretto da Antonella Ferrara. Al centro dell’ evento (dal 23 al 27 giugno), la letteratura: la rassegna si sviluppa a partire da un tema centrale. Il 2018 è l’ anno in cui ricorrono gli anniversari della scomparsa di Bob Kennedy, Mahatma Gandhi e Martin Luther King, come il centenario della nascita di Nelson Mandela e il cinquantesimo del Sessantotto. Oggi pomeriggio incontro su Editoria e informazione 4.0, quali rivoluzioni? sulle nuove strategie da adottare: intervengono Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, il direttore di RaiNews Antonio Di Bella, il direttore di Rai2 Andrea Fabiano, quello del Corriere della Sera Luciano Fontana, il presidente Rai Monica Maggioni, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, il direttore del Tg1 Andrea Montanari, l’ ad di GdS Ses e direttore editoriale di Gazzetta del Sud Lino Morgante e il giornalista e membro del cda Rai Giancarlo Mazzuca.

Nella tv estiva buone intenzioni e vecchi vizi che ha il terrore

Il Tempo

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Nel mare di repliche che si sono già in circolazione nei palinsesti Rai, hanno esordito alcune nuove produzioni, oltre alla versione estiva di contenitori come UnoMattina e La vita in diretta. E’ tornata la seconda edizione di Quelle brave ragazze nel day time mattutino di Rai1. Reazione a catena, il game show sulla lingua italiana, ha sostituito L’ Eredità con la conduzione di Gabriele Corsi. Amadeus ha portato in video il nuovo programma Ora o mai più e Rai2 sta sperimentando il format dal titolo “Il supplente”. UnoMattina estate si è presentata ai telespettatori con i volti di Valentina Bisti, giornalista del Tg1 già presente lo scorso anno e della new entry Massimiliano Ossini. La Bisti ha confermato la capacità di affrontare con sicurezza e competenza argomenti di attualità e non solo, forte della sua esperienza. Ossini è ancora in fase di apprendistato giornalistico: proviene da settori differenti ed ha bisogno di carburare. Il contenitore mantiene ascolti elevati. Subito dopo Rai 1 ha riconfermato Quelle brave ragazze, talk al femminile con Arianna Ciampoli, Valeria Graci, Veronica Maya e Mariolina Simone detta La Mario. Le quattro conduttrici, dalle 10 alle 11.30, intrattengono, un po’ confusamente e senza un filo conduttore i telespettatori con ospiti che si susseguono e parlano di argomenti vari. In primis tematiche estive. Il limite è che non si può essere tuttologi. La share per loro è in salita: l’ ultimo dato segnava il 15%. Diverso il discorso per La vita in diretta estate che ha alla conduzione Ingrid Muccitelli e Gianluca Semprini. Il trend non cambia: nonostante la stagione calda, i temi sono sempre gli stessi: la predominanza della cronaca nera con i cold case italiani affrontati con particolari troppo spesso strappa- audience. Il tutto gestito per stimolare il voyeurismo del pubblico ed evitare che si sposti con il telecomando verso altri lidi. E’ il solito problema estivo: si parte con buoni propositi, poi il timore di un calo di share incita ad una retromarcia immediata. Quando L’ Eredità va in vacanza arriva quel piacevole e fresco giochino che risponde al titolo Reazione a catena. Quest’ anno lo gestisce Gabriele Corsi catapultato su Rai1 al posto di Amadeus che ne era stato conduttore per quattro edizioni. Le prime puntate hanno sofferto della novità della conduzione e si è avuto un calo di ascolti. Gli affezionati del quiz sulla lingua italiana hanno bisogno di assuefarsi: il pubblico di Rai 1 non ama le novità. E Corsi è un giovane che proviene da realtà molto differenti. Sta lentamente conquistare la fiducia. Ora o mai più, su Rai 1 nasce con l’ intento di riportare al successo vecchie glorie musicali cadute nel dimenticatoio. Amadeus ne è un padrone di casa affabile e gradito al trend della rete. Lo show mescola, infatti, amarcord, voli pindarici tra passato e presente, atmosfere da Tale e quale show e punta su duetti canori. L’ audience ha premiato con il 25% la prima puntata. La seconda è scesa al 20%. E adesso, finalmente, una sperimentazione estiva positiva. Si tratta de Il supplente su Rai 2: personaggi del mondo dello spettacolo e dell’ informazione si recano in una classe di un istituto superiore e sostituiscono il docente facendo una lezione su tematiche di attualità. Le prime due puntate hanno raggiunto il 7% di share.

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