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Rassegna Stampa del 22/06/2018

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Audiovisivo: «Il sistema delle quote è inefficace»

Rai immodificabile se non si rompe il guscio

Saviano ha un sacco di amici, il povero Marco Biagi no

Comunicazione, sistema da 58 miliardi nel 2016

Diritti tv, la Lega di Serie B apre il secondo giro di trattative private

Chessidice in viale dell’ Editoria

Gerardo Greco in arrivo nella Rete4 tutta news

Audiovisivo: «Il sistema delle quote è inefficace»

Il Sole 24 Ore
A. Bio.
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Gli obblighi di investimento e programmazione «in capo agli operatori media, e soprattutto ai broadcaster con l’ intento di perseguire l’ obiettivo di promozione e sviluppo dell’ original content nazionale ed europeo» sono obsoleti. L’ istituto Bruno Leoni ed e-Media Institute parlano di «traduzione inefficace di un intento politico in un obbligo». È un giudizio severo quello espresso nel Rapporto IBL ed e-Media Institute presentato ieri su “Il Sistema Audiovisivo”. Arrivato alla sua terza edizione, il Rapporto ha affiancato alla parte descrittiva di dimensioni del mercato e degli attori economici, una seconda parte con approfondimento del “Decreto quote” (Dlgs 204/2017) sugli obblighi di investimento e programmazione per tv, ma anche Ott. Il giudizio tranchant, a sentire i redattori dello studio, è sulle quote di investimento come sulle quote di programmazione, anche se dal punto di vista dei numeri l’ analisi viene fatta sui soli effetti (e quindi sulle diseconomie) degli obblighi di programmazione. Il tutto in una partita in cui broadcaster e produttori si sono confrontati anche aspramente l’ anno scorso su quella che rappresenta l’ attuazione della Legge sul cinema e l’ audiovisivo (la legge Franceschini) nella parte in cui è richiesta la riscrittura dell’ articolo 44 del Tusmar. Gli effetti inizieranno a verificarsi dal 2019. E per quanto riguarda gli Over the top, a quanto risulta al Sole 24 Ore Agcom dovrà dire la sua. Al momento sono in corso audizioni e l’ idea è che l’ Authority possa chiedere un catalogo per il 30% fatto da opere italiane ed europee. A conti fatti, esaminando le evoluzioni dei budget delle produzioni e con confronti internazionali su ciò che avviene in altri Paesi, il Rapporto arriva comunque a conclusioni amare: La screen quota, e quindi l’ obbligo di programmazione, «stimola una produzione di titoli spesso a basso costo e basso valore di attrazione» e inoltre «la moltiplicazione dei titoli prodotti non corrisponde per forza di cose alla crescita del mercato». In pratica un contesto artificiale che può risultare tanto più pericoloso in un sistema audiovisivo che si trova a un punto di svolta: in ripresa dopo la crisi del 2014 (grazie in gran parte al canone Rai in bolletta) ma sottoposto agli effetti della digital transformation. I numeri dicono che nel 2016, in Italia, il sistema della comunicazione mediale ha raggiunto il valore di circa 58 miliardi. All’ interno di tale ambito, il settore editoriale (televisione, radio, cinema, home video, videogiochi, musica preregistrata, carta stampata e Internet) ha attirato nel 2016 risorse per 24,1 miliardi: +2% su base annua e riportandosi ai livelli del 2013. Sempre considerando i valori correnti, il monte risorse del settore dei contenuti editoriali nel 2010 raggiungeva i 28 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Rai immodificabile se non si rompe il guscio

Italia Oggi
CARLO VALENTINI
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Il rinnovo (fisiologico) della governance Rai sarà un importante banco di prova per la maggioranza che sostiene un governo che si autodefinisce di cambiamento. Quelle che finora trapelano sono indiscrezioni sui nomi che, ovviamente e come sempre, sono presentati «al di sopra delle parti». Sarebbe singolare che il cambiamento riguardasse il contenuto delle caselle lasciando il puzzle così com’ è. Ovvero meno Pd nel consiglio d’ amministrazione per far posto all’ arrivo di qualcuno ben disposto verso i 5stelle e la Lega, oltre a un direttore generale semplicemente trasformato in amministratore delegato. Un cambiamento che nulla cambierebbe. Del resto la Rai è ancora ferma, immobile dalla nascita. La sua struttura di comando è passata senza sostanziali mutamenti dai governi Dc a quelli Psi e da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi. In verità quest’ ultimo aveva tentato un colpo d’ ala, mandando alla direzione generale Antonio Campo Dall’ Orto con un obiettivo ambizioso: trasformarla in una media company, ovvero un volano dell’ industria dello spettacolo e culturale nazionale ma anche dello sviluppo della multimedialità. Il traguardo da raggiungere era quello della Bbc. L’ illusione è durata un paio d’ anni. Poi le mani del tran-tran politico sono tornate a far presa sulla Rai e il dg anomalo ha dovuto fare le valigie. La lezione indica l’ impossibilità di riformare l’ emittente pubblica dall’ interno, lasciando inalterato il guscio. Ecco perché il balletto dei nomi di questi giorni e di quelli a venire ha poca importanza. Tutto si risolverà, come sempre, nella spartizione dell’ azienda tra chi governa, con qualche briciola all’ opposizione? A meno che non si voglia davvero tenere fede alla promessa del cambiamento. In questo caso la Rai va emancipata dal parlamento e dai partiti e messa sul mercato. Tante possono essere le formule affinché non si tratti di una semplice operazione di vendita poiché la materia, l’ informazione radiotelevisiva, è assai delicata e coinvolge la formazione dell’ opinione pubblica e quindi ha riflessi elettorali. Così come avviene per altri rami considerati strategici per l’ interesse nazionale si potrebbe studiare la formula di una golden share ma declinata in modo che i partiti, cacciati dalla porta, non rientrino dalla finestra. Insomma, una privatizzazione su misura (mantenere il canone o no?) che consenta finalmente alla Rai di lanciarsi sul mercato, anche internazionale. Questo sì sarebbe il cambiamento. © Riproduzione riservata.

Saviano ha un sacco di amici, il povero Marco Biagi no

Italia Oggi
PIETRO MANCINI
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Ennesima bufera su Matteo Salvini, dopo la sua esternazione sulla scorta di Roberto Saviano: «Le autorità competenti valuteranno se lo scrittore corra, o meno, dei rischi. Intendiamo valutare come si spendono i soldi degli italiani». La protezione dello stato, infatti, dovrebbe essere garantita, in primis, a quanti difendono le istituzioni e i suoi, pro tempore, rappresentanti. Non a coloro che incitano alla ribellione contro lo stato e i legittimi governanti, talvolta, arringando i telespettatori dagli studi della Rai, finanziata con il canone, versato da tutti gli utenti. Immediata la mobilitazione degli intellettuali de’ sinistra, dura e pura, anti Salvini. Tra i primi a mitragliare il ministro degli interni, l’ attore Alessandro Gassmann: «Togliere, forse, la scorta a chi è minacciato dalla camorra? È intimidazione. Solidarietà a Saviano #ministrodeglinferni». Molto polemico con Salvini anche il direttore di Repubblica, che ospita gli articoli di Saviano. Secondo Mario Calabresi, il saggista campano non ha chiesto la scorta, ma «ha la colpa di aver denunciato i casalesi, mentre la Lega negava la presenza della ‘ndrangheta al Nord». Non ricordo, tuttavia, tante proteste, di Repubblica e di altri, quando l’ allora ministro dell’ interno, il forzista Claudio Scajola, nel 2002, non assegnò la scorta a Marco Biagi, collaboratore del titolare del Lavoro, il leghista Bobo Maroni. Biagi l’ aveva chiesta, dopo aver ricevuto pesanti minacce. E, purtroppo, il giuslavorista, 52 anni, fu ucciso dalle Br, mentre tornava a casa, nel centro di Bologna, in bicicletta.

Comunicazione, sistema da 58 miliardi nel 2016

Italia Oggi

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L’ intero sistema della comunicazione ha raggiunto il valore di circa 58 miliardi di euro nel 2016, in Italia. In particolare, il settore editoriale (composto da televisione, radio, cinema, homevideo, videogiochi, musica preregistrata, carta stampata e internet) ha attratto nel 2016 risorse per 24,1 miliardi, segnando una crescita del 2% rispetto all’ anno precedente e riportandosi ai livelli 2013. Il monte risorse del settore dei contenuti editoriali nel 2010 raggiungeva i 28 miliardi e un’ incidenza sul Pil pari all’ 1,75%. In termini assoluti, fra il 2010 e il 2016, la riduzione è stata di circa 4 miliardi. Sono questi alcuni dei risultati del rapporto di Istituto Bruno Leoni-Ibl ed e-Media Institute, giunto alla terza edizione e dedicato al sistema audiovisivo tra evoluzione e dimensioni economiche. La televisione è il mezzo che ha il peso maggiore sul mercato dei contenuti editoriali e arriva a valere il 40% sul totale. L’ editoria cartacea scende dal 39% al 34% fra il 2015 e il 2016. Il segmento dei consumi su dischi (musica preregistrata, home video, videogiochi) vale il 4% del totale del mercato mentre radio e cinema mantengono un peso del 3%. Internet cresce e tocca il 16% del totale del mercato editoriale. La classifica 2016 dei primi 10 operatori sul mercato del contenuto editoriale vede il gruppo Fininvest, con Mediaset e Mondadori, che si colloca al primo posto in classifica. Per pochissima differenza di ricavi dal gruppo Sky (secondo); al terzo posto in classifica arriva l’ operatore di servizio pubblico Rai e al quarto Google. Alla prima parte di natura specificamente quantitativa, quest’ anno lo studio incentra la seconda parte su un approfondimento del «Decreto quote» e sugli obblighi di investimento e programmazione per le emittenti televisive a favore della cinematografia italiana. Nei due saggi di riferimento (il primo realizzato da Emilio Pucci dell’ e-Media Institute e Filippo Cavazzoni di Ibl, il secondo scritto da Giovanni Guzzetta dell’ Università di Roma Tor Vergata) viene messa in evidenza sia l’ inefficacia di un approccio basato sugli obblighi di programmazione sia vengono approfonditi i numerosi dubbi di legittimità dello stesso decreto.

Diritti tv, la Lega di Serie B apre il secondo giro di trattative private

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Offerte interessanti quelle ricevute il 20 giugno da parte di Sky, Mediaset, Perform e Mediapro, ma non abbastanza per aggiudicare i diritti tv della Serie B di calcio 2018-2021. E allora la Lega Serie B presieduta da Mario Balata ha deciso ieri di aprire un secondo giro di trattative private, al quale potranno partecipare i quattro pretendenti e pure Eleven sports, Eurosport e Fox networks group, che in una prima fase avevano espresso un interesse per la competizione cadetta. Qualche operatore ha già messo sul tavolo oltre 23 milioni di euro all’ anno, superando la quota annua incassata complessivamente dalla Serie B nelle stagioni dal 2015 al 2018 (quando i match in pay tv erano trasmessi da Sky che aveva versato circa 17 mln all’ anno, cui sommare gli altri diritti per le partite e gli highlights in chiaro). Ma i vertici della Serie B, che all’ inizio dell’ asta avevano fissato un minimo di 60 milioni di euro annui, vogliono valorizzare al massimo i diritti tv del campionato. Le nuove offerte dovranno arrivare entro i prossimi giorni, con buste aperte e poi valutate dall’ assemblea dei club di Serie B convocata per il 29 giugno alle ore 12. Oggi, intanto, sarà presentato a Milano il nuovo title sponsor della Serie B, che subentrerà a ConTe.it. A breve anche la Serie A di calcio dovrà ufficializzare il nuovo title sponsor, dopo la fine del contratto (il prossimo 30 giugno) che da 20 anni legava la manifestazione a Tim. Tornando al campionato cadetto, ci sono una serie di nodi da risolvere. Il primo riguarda il giorno in cui disputare le partite, e che potrebbe cambiare: si dovrebbe passare dal sabato alla domenica pomeriggio a partire dal 2018-2019. C’ è poi da stabilire l’ elenco dei 22 club che giocheranno il campionato: il Cesena, infatti, è sull’ orlo del fallimento; il Parma, appena promosso in Serie A, potrebbe tornare in B per presunti illeciti sportivi; anche la promozione in A del Frosinone non è ancora del tutto certa dopo il caos in campo nello spareggio col Palermo; e, infine, sono, almeno teoricamente, a rischio le iscrizioni al campionato di Serie B di Foggia (per una vicenda di pagamenti in nero) e del Bari (problemi finanziari). © Riproduzione riservata Mario Balata Un momento della finale playoff di Serie B tra Frosinone e Palermo.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Facebook sperimenta i gruppi a pagamento. Una parte dei gruppi Facebook in futuro potrebbero diventare a pagamento. Il social network sta infatti testando un sistema per permettere alle persone di monetizzare la gestione dei gruppi, quella funzione che permette di creare dei circoli, dei club virtuali di utenti attorno a specifici interessi. Gruppi che fino ad oggi erano del tutto gratuiti, come il resto della piattaforma. Ma Facebook ha annunciato di stare sperimentando un servizio che permetterà agli amministratori di questi gruppi privati di chiedere un abbonamento mensile agli iscritti per poter accedere a contenuti esclusivi. Il programma pilota per ora coinvolge solo un numero limitato di gruppi, dedicati alla cucina, alla casa e alla famiglia. Gli abbonamenti andranno da 4,99 a 29,99 dollari al mese. Gli amministratori potranno raccogliere le sottoscrizioni attraverso Facebook che inizialmente non prenderà alcuna parte dei ricavi. Mentre ne prenderanno una fetta i sistemi iOS e Android attraverso cui avviene il pagamento: 30% per il primo anno, 15% dal secondo. Gli abbonamenti ai gruppi funzionano così: prima un utente deve essere iscritto a un gruppo più ampio, e dopo aver ricevuto un invito ulteriore dagli amministratori può decidere di iscriversi anche al sottogruppo a pagamento con contenuti ulteriori. Nel comunicato in cui ha lanciato l’ iniziativa, Facebook dice di aver introdotto questa funzione per permettere agli amministratori dei gruppi di raccogliere fondi per sostenere e migliorare le attività degli stessi. Twitter acquisirà Smyte, start-up attiva in settore sicurezza. Twitter punta ad acquisire Smyte, una start-up che si occupa di sicurezza e spam. Twitter ormai da tempo cerca di migliorare il proprio business e ha come obiettivo quello di limitare l’ uso improprio della piattaforma social. Prima delle elezioni Usa di medio termine, la società vuole ridurre ulteriormente la quantità di informazioni errate presenti sul social network. Sky Italia, accordo con la Polizia sui crimini informatici. È stato siglato a Roma l’ accordo tra Polizia di stato e Sky Italia per la prevenzione e il contrasto dei crimini informatici che hanno per oggetto i sistemi e servizi informativi critici di particolare rilievo per il paese. L’ accordo rientra nell’ ambito delle direttive impartite dal ministro dell’ interno per il potenziamento dell’ attività di prevenzione alla criminalità informatica attraverso la stipula di accordi con gli operatori che forniscono prestazioni essenziali. Il Quotidiano di Sicilia al restyling. La testata diretta da Carlo Alberto Tregua sarà in edicola dal 26 giugno con numerose innovazioni, sia a livello grafico sia nei contenuti. Tra le novità una connessione tra informazione e servizi, sostegno a chi cerca un’ occupazione, più spazio per il tempo libero (pagine Turismo, Salute, Cultura e Innovazione) e una relazione diretta con i lettori tramite web e social network. «Il rigore giornalistico di sempre con una veste più accattivante. Così il Quotidiano di Sicilia», fanno sapere dal giornale con una nota, «si prepara ad affrontare la seconda metà dell’ anno e il 2019, anno del suo 40° compleanno». Mondiali, da oggi i match su Italia 1. Con il match Argentina-Croazia si è conclusa ieri sera la serie di partite dei gironi eliminatori di Russia 2018 trasmesse su Canale 5. Da oggi, come previsto, tutte le rimanenti partite della fase a gironi saranno in onda solo su Italia 1 (17 incontri) e sul canale 20 (8 incontri). E per tutta la settimana, sempre su Italia 1 e fino al 28 giugno, il programma post partita di prima serata sarà Tiki Taka Russia. Canale 5 riprenderà a trasmettere in esclusiva tutti i match a eliminazione diretta al via da sabato 30 giugno fino alla finale di domenica 15 luglio. E dal 30 giugno dopo tutte le partite di prima serata partirà anche Balalaika-Verso la Finale, una nuova versione studiata per la fase più calda dei Mondiali, con tutte le immagini dei match e il contributo della redazione sportiva di Mediaset. Digitale: Zuckerberg ceo più amato, Bezos fuori dalla top 100. Mark Zuckerberg (Facebook) e Satya Nadella (Microsoft) sono i ceo di società tecnologiche più amati dai propri dipendenti. Fanno meglio di Sundar Pichai (Google) e Tim Cook (Apple). È la classifica che emerge dall’ EmployeÈs Choice Awards, premio conferito da Glassdoor (società che indaga le condizioni di lavoro negli Usa). A colpire, però, sono le assenze illustri: non c’ è Jeff Bezos (Amazon). Fuori dalla top 100 anche altri due nomi noti, che invece erano presenti (al 38esimo e 39esimo posto) nell’ edizione 2017: Jack Dorsey (apprezzato per la guida di Square e non per quella di Twitter) e Dara Khosrowshahi (lo scorso anno ceo di Expedia e oggi di Uber). Studenti.it compie 20 anni. Il brand del gruppo Mondadori specializzato nel segmento education affianca i maturandi con la sua audience da 4 milioni di utenti unici mensili (dati Audiweb, gennaio 2018). Nato nel 1998 come database di appunti per consentire agli studenti di scambiare materiale didattico, il sito è cresciuto con la generazione Millennial-Z, ragazzi e ragazze che hanno tra i 10 e i 20 anni. Dalla sua nascita il sito ha aggiunto contenuti curati da ricercatori e professori universitari, un flusso di notizie sul mondo della scuola, riassunti, tesine, strumenti di simulazione e altri supporti alla didattica, per un totale di circa 50 mila documenti. Novità di quest’ anno è stato il coinvolgimento di webstar come Frank Matano, Favij, Sofia Viscardi e Salvatore Aranzulla.

Gerardo Greco in arrivo nella Rete4 tutta news

Il Giornale
Laura Rio
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Laura Rio Pare che per il passaggio di Gerardo Greco dalla Rai a Mediaset, sia cosa fatta. Per ora non c’ è nulla di ufficiale, ma se le indiscrezioni venissero confermate, l’ attuale direttore del Giornale Radio Rai e Radio uno andrebbe a far parte della squadra di informazione di Retequattro. Il suo nome si aggiungerebbe a quello di altri colleghi per completare un palinsesto sempre più rivolto verso l’ approfondimento, un canale in stile La7 con quasi tutte le serate occupate da programmi divulgativi. E con uno stile un po’ più morbido rispetto al passato dove si è dato molto spazio al malcontento popolare. Pare che Greco abbia già trovato l’ accordo per lasciare l’ azienda nelle prossime settimane. Per lui a Mediaset sarebbe allo studio una delle prime serate di Retequattro focalizzata sulla cronaca e, si vocifera, potrebbe anche prendere la direzione del Tg4, lasciato da Mario Giordano e ora guidato da Rosanna Ragusa. Un’ altra prima serata è già stata appaltata a Roberto Giacobbo, che pure ha lasciato la tv di Stato alla volta del Biscione: ovviamente si dedicherà alla divulgazione (più o meno) scientifica. Gli altri appuntamenti, come tradizione, sono Quarto Grado e Quinta Colonna. E, forse, potrebbe arrivare anche Nicola Porro, che potrebbe aggiungere uno spazio dedicato alla politica in prima serata oltre a Matrix su Canale 5. Un’ altra importante novità potrebbe essere una striscia quotidiana di informazione in access prime time, cioè subito dopo il tg serale, guidata da Barbara Palombelli. Che andrebbe in diretta concorrenza con il fortissimo programma Otto e mezzo di Lilli Gruber su La7. Una bella sfida per la conduttrice di Forum che tornerebbe ad occuparsi di giornalismo. Comunque sono tutte caselle non ancora decise: il quadro completo si conoscerà alla presentazione ufficiale dei palinsesti il 4 luglio.

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