Indice Articoli
Chessidice in viale dell’ Editoria
Sky, ecco i fronti ancora aperti
Scatta la corsa alle poltrone della Rai
Prove di scambio tra Cdp e Rai
Pronta a rilanciare per conquistare Fox
La testata al giornalista: sei anni per Spada «È un gesto mafioso»
La testata costa cara a Spada: sei anni per metodo mafioso
” La testata fu un atto mafioso” Spada condannato a sei anni
Rete 4 guarda al modello La7
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il direttore di Rete 4, Sebastiano Lombardi, e il direttore generale dell’ informazione Mediaset, Mauro Crippa, avevano già dato segnali molto netti della nuova Rete 4 che avevano in mente. Chiudendo i programmi di Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro, e rimuovendo Mario Giordano dalla direzione del Tg4, affidandogli la fumosa ‘direzione strategia e sviluppo dell’ informazione’. Adesso si vanno delineando meglio le linee editoriali, che saranno presentate nei dettagli il prossimo 4 luglio, ma sulle quali già escono le prime indiscrezioni. La nuova Rete 4 dovrà essere una La7 con target più allargato e qualche risorsa di library più potente rispetto alla tv di Urbano Cairo. Gerardo Greco, attuale direttore del Giornale Radio Rai e di Rai Radio 1, dovrebbe diventare il Giovanni Floris di Rete 4 (e forse pure l’ Enrico Mentana), con un programma di approfondimento politico che già si è dimostrato capace di fare ai tempi di Agorà su Rai Tre, ma che questa volta andrà in prima serata. Barbara Palombelli sarà invece la rivale di Lilli Gruber, con un ritorno della giornalista ex Repubblica ai temi di politica dopo gli anni di conduzione di Forum su Canale 5. Nicola Porro, più frizzante e giovanile, dovrebbe essere invece il Corrado Formigli di Rete 4, dove trasferirà il metodo Matrix in prime time, mentre Roberto Giacobbo, ex vicedirettore di Rai Due, proporrà approfondimenti scientifici e documentaristici, sempre in prima serata, in un mix tra Alberto Angela della Rai e Andrea Purgatori su La7. Ci sarà, infine, Gianluigi Nuzzi col suo Quarto Grado che proseguirà il filone noir e di cronaca nera, in competizione con Chi l’ ha visto su Rai Tre. L’ operazione Rete 4, sulla carta, ha un senso, tenuto conto del drastico calo di ascolti che il canale ha subito negli ultimi mesi (sorpassato da La7 sia in prima serata, sia nelle 24 ore), e di una lenta perdita di identità del brand. Si vuole elevare il target e portare sul canale ascolti più pregiati con un tono di informazione meno populista. Non sempre, tuttavia, queste strategie, perfette sulla carta, trovano poi un riscontro nella realtà. Per esempio, da anni La7 prova a trovare la strada per un programma di cronaca (prima con Salvo Sottile, prelevato proprio da Rete 4, poi con Luca Telese), ma non ci riesce. Altre volte, invece, tutto funziona a meraviglia, come nel caso di Massimo Giletti, ingaggiato da La7 per allargare il bacino di ascolti anche verso un pubblico più generalista, e che in questa sua prima stagione ha centrato l’ obiettivo (pure domenica sera il suo Non è l’ Arena ha raggiunto il 9,2% di share grazie alla presenza di Fabrizio Corona). E per un pubblico di Rete 4 cresciuto a botte di Emilio Fede, telenovelas, filmissimi e una informazione con registro sempre un po’ urlato, il cambio di rotta potrebbe non essere semplice da digerire. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
Italia Oggi
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Walt Disney studia il rilancio dell’ offerta su Fox. L’ ipotesi, secondo indiscrezioni di stampa Usa, prevede di aggiungere una quota in contanti ai 52,4 miliardi di dollari in titoli messi sul piatto (45,1 miliardi di euro). La contromossa arriva dopo l’ offerta da 65 miliardi di dollari in contanti avanzata da Comcast (55,9 miliardi di euro). Il consiglio di amministrazione di 21st Century Fox ha in programma di valutare domani l’ offerta presentata da Comcast. YouTube Music arriva in Italia. Il servizio di musica in streaming varato dalla piattaforma di Google, è arrivato in Italia. Lanciato lo scorso 22 maggio in Corea del Sud, Stati Uniti, Messico, Australia e Nuova Zelanda, si espande adesso ad altri 12 Stati. Oltre all’ Italia, ci sono Austria, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Russia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna. Il nuovo servizio è una sorta di fusione tra Spotify e i contenuti tradizionali di YouTube: ci saranno quindi in un’ unica app videoclip e performance dal vivo. Ma anche album ufficiali, singoli, remix e cover. Come in Spotify, ci sarà anche la possibilità di creare playlist o ascoltarne alcune predefinite, in base all’ umore o al genere musicale. Gli abbonati potranno (anche in questo caso come fanno i principali concorrenti) ascoltare tutti i contenuti gratuitamente (ma con la pubblicità) oppure abbonarsi. Mediaset, i Mondiali spingono ancora gli ascolti. Grazie alla trasmissione delle partite dei Mondiali di calcio di Russia 2018 domenica scorsa le reti Mediaset si sono aggiudicate prima, seconda serata e 24 ore con, rispettivamente, 9.590.000 spettatori totali (49,53% di share attiva), 3.259.000 spettatori totali (35,05% di share attiva) e 3.640.000 spettatori totali (39,76% di share attiva), hanno fatto sapere ieri con una nota dal gruppo di Cologno Monzese. Canale 5 è avanti in prima, seconda serata e 24 ore con, rispettivamente, 6.531.000 spettatori totali (35,32% di share commerciale), 1.101.000 spettatori totali (12,72% di share commerciale) e 1.367.000 spettatori totali (15,26% di share commerciale). Radio Italia, emittente ufficiale alla Biennale. Radio Italia è radio ufficiale della 75ª Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che avrà luogo a Venezia dal 29 agosto all’ 8 settembre prossimo. L’ emittente di sola musica italiana, che avrà uno spazio dedicato presso il Palazzo ex Casinò, garantirà la copertura radiofonica dell’ evento con la speaker Manola Moslehi, realizzerà interviste ai protagonisti e alle delegazioni dei film presentati alla Mostra, oltre a essere presente all’ interno del Palazzo del Cinema. Facebook Italia rinnova la struttura organizzativa. Il nuovo organigramma, guidato dal country director Luca Colombo, si dota quindi di un’ organizzazione più verticale rispetto ai diversi settori di business e vede l’ ingresso di due nuovi manager: Evita Barra, sector lead-automotive, tech&telco, e Mariano Di Benedetto, agency lead. La nuova organizzazione punta ad avvicinare ancora di più le aziende all’ utilizzo delle piattaforme della famiglia Facebook. La Libreria dei Ragazzi scommette su Ranfagni. La Libreria dei Ragazzi punta su Saverio Ranfagni come responsabile della sede storica di Milano e della sede di Brescia. Saverio Ranfagni, classe 1955, ha un’ esperienza di oltre quarant’ anni in ambito librario, avendo rivestito nel corso della sua lunga carriera diversi ruoli di responsabilità che gli hanno permesso una conoscenza approfondita e diretta di ogni aspetto della filiera libro e più in generale del mondo editoriale. Casa editrice Di.Co, allo studio nuove testate. La casa editrice Di.Co srl, che dal 28 dicembre 2017 edita il settimanale familiare Sono, si mette al lavoro per la realizzazione di nuovi prodotti verticali mensili, dedicati a contenuti specializzati. E lo sviluppo di questa nuova area di business sarà affidato a Laura Avalle, che entra a far parte del gruppo editoriale fondato e guidato da Anna Disabato, con la direzione editoriale di Guido Veneziani e con Alessandro Banchero direttore di Sono. Avalle, 40 anni, laureata in comunicazione interculturale alla facoltà di lettere e filosofia dell’ Università di Torino, è giornalista professionista dal 2003. Di estrazione giornalistica multimediale con collaborazioni in televisione, web e radio nazionali, su carta stampata ha maturato la sua esperienza con la direzione di Vero Salute, che ha guidato dal 2011 consecutivamente per sette anni. Connexia lancia la divisione corporate communication. La data driven creativity agency del gruppo Doxa ne affida la guida a Zornitza Kratchmarova, giornalista professionista, attiva per oltre 15 anni nelle principali case editrici italiane, dove si è occupata di attualità, economia e finanza. In arrivo i nuovi prodotti di Ben 10. Ben Tennyson è il ragazzo-eroe protagonista della serie tv in onda su Cartoon Network (canale 607 di Sky) e Boing (canale 40 del Dtt) che, grazie allo speciale orologio Omnitrix, riesce a trasformarsi in 10 diversi alieni e a sconfiggere i malvagi. I nuovi prodotti estivi sono nati dalla partnership tra Turner, editore nel nostro paese dei canali kids Cartoon Network e Boomerang, su piattaforma Sky, e dei canali Boing e Cartoonito sul dtt, insieme con Original Marines, Commerciale Campana e Mondo.
Sky, ecco i fronti ancora aperti
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Chiuso il tavolo principale per l’ acquisizione dei diritti tv della Serie A di calcio 2018-2021, per Sky Italia si aprono ora nuovi fronti di negoziazione, un po’ meno importanti per sforzo economico, ma comunque cruciali per le strategie dei prossimi anni. Prima cosa: c’ è da completare l’ offerta dei match di Serie A per gli abbonati Sky. La media company guidata da Andrea Zappia, infatti, ha acquistato solo due dei tre pacchetti di partite messe in vendita dalla Lega Serie A, sborsando 780 milioni di euro all’ anno, ma il terzo pacchetto è invece andato a Perform, per 193,3 milioni. A questo punto, quindi, come spiega Federico Ferri, direttore di Sky Sport, «Sky ha già assicurato ai propri abbonati la visione di 16 big match su 20 del campionato di Serie A 2018-2019, e sta lavorando per trovare la migliore modalità per rendere facilmente accessibili anche ai nostri clienti le tre partite settimanali acquisite da Perform». Ci sono poi i rinnovi per i contenuti di Discovery Italia e di Fox Sports sulla piattaforma pay di Sky. I contratti sono in scadenza a fine agosto per i canali di Discovery, i dialoghi tra le parti proseguono, ma non ci sono grossi dubbi sul fatto che un accordo per prolungare la partnership si troverà: Discovery channel e fratelli, infatti, sono i canali più visti dell’ area 400 di Sky; e i due canali di Eurosport forniscono alla piattaforma di Sky contenuti sportivi assolutamente pregiati e complementari alla offerta pay della media company (senza dimenticare che dal 2019 la gran parte del golf mondiale che conta sarà in esclusiva su Eurosport). Un po’ più complessa la vicenda con Fox Sports (vedere anche ItaliaOggi del 16 giugno scorso): il contratto triennale in esclusiva da 32 milioni di euro all’ anno versati da Sky a Fox Italia è in scadenza, Fox Sports potrebbe non acquisire i diritti della Liga spagnola di calcio (anche essi in scadenza) e a questo punto, senza contenuti sportivi interessanti, il destino di Fox Sports sarebbe segnato. Sky e Fox trattano da mesi, ma in questi giorni hanno intensificato i contatti. Soprattutto perché, nel frattempo, i 20 giornalisti di Fox Sports si guardano attorno e un serrato corteggiamento di Perform verso il direttore di Fox Sports, Marco Foroni, sarebbe già stato avviato. Nulla è deciso, ma, al momento, non si possono escludere drastiche e dolorose scelte. Un quarto fronte di Sky è l’ acquisizione dei diritti 2018-2021 della Serie B di calcio. Che la media company trasmetteva in esclusiva pay nel passato triennio versando un po’ più di 17 milioni di euro all’ anno. Il 20 giugno, in mattinata, i vertici della Serie B hanno convocato i quattro broadcaster più interessati dopo l’ avvio delle trattative private: sono Sky, Rti-Mediaset, Perform e MediaPro. Si tratterà di ascoltare le proposte, per decidere se e quando assegnare i diritti. Da ricordare che nel passato triennio 2015-2018 la Lega Serie B ha incassato circa 22 milioni di euro dai diritti tv (tutti i diritti, compresi quelli in chiaro), e circa 60 milioni all’ anno dalla cosiddetta mutualità (di cui la Serie B riceve il 6% sul totale mutualità). Un importo complessivo di 82 milioni all’ anno che va a confrontarsi con i 150 milioni di euro annui incassati dalla Liga Adelante (la Serie B spagnola) o i 185 milioni della seconda divisione tedesca, per non parlare della seconda divisione inglese, che può contare su quasi 140 milioni di euro solo di diritti tv, cui sommare altre decine di milioni di euro di mutualità. © Riproduzione riservata.
Scatta la corsa alle poltrone della Rai
Il Tempo
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«Sulle prossime nomine Rai siamo d’ accordo, nel governo, che non ci deve essere lottizzazione». Lo garantisce Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello sviluppo economico e del Lavoro, spiegando che l’ obiettivo sarà di «premiare il merito con meccanismi di merito: lo faremo individuando i migliori profili, con persone che non devono essere legate alle forze politiche del governo». Eppure sembra che le trattative per il prossimo consiglio di amministrazione della Rai siano già partite. Non solo. Lega e 5 Stelle avrebbero già cominciato a discutere pure del le direzioni dei telegiornali. Non è un mistero, peraltro, che sia Di Maio sia Salvini reputino faziosi e a senso unico (contro di loro) gli attuali numeri uno dei canali d’ informazione della tv pubblica. Per la presidenza di Viale Mazzini si fa il nome di Milena Gabanelli, ex conduttrice di «Report». Ma potrebbe avere un ruolo prioritario (magari come direttore generale) anche Michele Santoro. In alternativa Carlo Freccero, Massimo Franco o Ferruccio De Bortoli, La Lega punterebbe invece al Tg1. In questo caso sarebbe in pole position Gennaro San giuliano, attuale vicedirettore della testata e molto vicino al centrodestra. A qualche 5 Stelle piacerebbe anche l’ attuale direttore del «Fatto quotidiano», Marco Travaglio. Ma anche Enrico Mentana (TgLa7) avrebbe buone possibilità. Una direzione potrebbe andare a Giovanni Minoli. Nel dibattito interviene il presidente della Camera Roberto Fico. Da ex numero uno della Commissione di vigilanza Rai, la terza carica dello Stato ha scritto un dettagliato post su Facebook. «Il modo in cui la politica si comporterà rispetto a questo percorso sarà il primo vero banco di prova della legislatura». Il riferimento, pur senza citarlo, è alle esternazioni del ministro dell’ Interno, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva parlato di «alcuni telegiornali della Rai» che «sembrano quelli degli anni ’20 e degli anni ’30». La volontà di Fico è quella di fare un «appello vigoroso» a tutto l’ arco parlamentare. «Occorre un salto culturale, è necessario rifiutare la logica dell’ appartenenza per premiare esclusivamente merito, competenze, capacità di visione del servizio pubblico», spiega. La politica insomma deve «rimanere fuori: non devono esistere consiglieri, direttori o vicedirettori appartenenti ad aree poli tiche». Una scelta che, se effettuata, porterebbe «finalmente un segnale forte di cambiamento». In caso contrario saremmo davanti ad un «vero e proprio fallimento». Secondo la legge approvata nella scorsa legislatura dal Parlamento, toccherà ancora alla politica scegliere i componenti del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. Due saranno votati dalla Camera, due dal Senato, due – oltre all’ amministratore delegato – scelti dal Governo, più un settimo componente eletto dai dipendenti. E proprio nel pomeriggio di venerdì Fico ha voluto ricevere a Montecitorio l’ attuale presidente e direttore generale, Monica Maggioni e Mario Orfeo. Al centro dell’ incontro le tempistiche per il rinnovo del consiglio di amministrazione. Per quanto riguarda i membri che saranno eletti dal Parlamento i curriculum giunti sono circa 240. Attacca Michele Anzaldi (Pd): «La maggioranza prepara un’ occupazione selvaggia».
Prove di scambio tra Cdp e Rai
Il Giornale
Pasquale Napolitano
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Pasquale Napolitano Roma Matteo Salvini e Luigi Di Maio provano a chiudere entro venerdì la partita sulle nomine dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti e Rai. Tra domani e mercoledì i due vicepremier si vedranno con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’ Economia Giovanni Tria e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (Lega) e Vincenzo Spadafora (M5S) per definire l’ accordo sulle due aziende di Stato. La prima scadenza sarà il rinnovo dei vertici di Cdp: entro fine settimana i due azionisti, Tesoro e Acri, l’ associazione che riunisce le 70 Fondazioni bancarie azioniste di Cassa spa e che detiene il 16% del capitale, depositeranno la lista dei nomi. È il dossier più urgente sul tavolo dell’ esecutivo Conte, che sarà affrontato insieme al capitolo Rai per giungere a un’ intesa unica. L’ assemblea dei soci è convocata per il 28 e il 29 giugno per procedere alla nomina di presidente del Cda e amministratore delegato. L’ idea è di arrivare al giorno dell’ assemblea con una sola proposta tra Tesoro e Acri per evitare il braccio di ferro. L’ accordo per ora è lontano. Il presidente delle Fondazioni Giuseppe Guzzetti ha auspicato scelte in continuità con il passato. Salvini e Di Maio vogliono imporre una linea di rottura con i precedenti governi. Il Mef nominerà 6 consiglieri compreso l’ amministratore delegato, mentre l’ Acri sceglierà tre componenti compreso il presidente del Cda. Per la poltrona di presidente sarebbe in pole Massimo Tononi, ex Goldman Sachs, un passato come sottosegretario all’ Economia nel governo Prodi ed ex presidente di Mps. Scartata l’ ipotesi di una riconferma dell’ attuale presidente Claudio Costamagna, le Fondazioni, cui spetta la nomina del presidente, avrebbero deciso di virare su Tononi. Nome su cui c’ è per ora l’ ok di Giancarlo Giorgetti ma non di Di Maio e Spadafora. La scelta dell’ ad spetta al Tesoro; un altro passaggio su cui si è inceppata la trattativa. I leghisti spingono per Massimo Sarmi, ex ad di Poste. In alternativa Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri. Il M5S opterebbe per una scelta in continuità, con la promozione ad amministratore delegato di Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario. Un ritorno a Cdp sarebbe, invece, quello di Antonino Turicchi, oggi a capo della direzione Finanza e privatizzazioni del Tesoro, in passato anche Dg della Cassa. La richiesta di un posto in Cdp per molti potrebbe essere una strategia per maturare un credito verso Lega e M5S da saldare con la scrivania di direttore generale. Oltre a Turicchi per la direzione generale del Tesoro c’ è l’ ipotesi di Antonio Guglielmi, banchiere di lungo corso in Mediobanca che avrebbe il placet sia di Salvini che Di Maio. La partita della Cdp si intreccia con quella della Rai: a fine mese va rinnovato il Cda. Per la presidenza il M5S punterebbe su Carlo Freccero. A rovinare i piani è arrivato Roberto Fico: il presidente della Camera sta silurando i nomi vicini a Di Maio. Oltre alle nomine, oggi terrà banco la risoluzione della maggioranza al Def, il Documento di economia e finanza varato dal governo Gentiloni. Nel testo che M5S e Lega porteranno in Parlamento è stata introdotta negli ultimi giorni l’ indicazione al governo di avviare un confronto con l’ Europa di rinviare al 2021 il pareggio di bilancio, previsto ora nel 2020 dal quadro tendenziale delineato dall’ ex ministro Pier Carlo Padoan.
Pronta a rilanciare per conquistare Fox
Il Giornale
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Per contrastare Comcast, Walt Disney è pronta al rilancio aggiungendo una parte in contanti all’ offerta in azioni fatta a 21st Century Fox per l’ acquisto di asset che includono la quota nella britannica Sky. Lo scorso dicembre Disney e Fox (gruppo Murdoch) firmarono accordo per 52,4 miliardi di dollari in azioni.
La testata al giornalista: sei anni per Spada «È un gesto mafioso»
Corriere della Sera
Fulvio Fiano
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Roma La «mafiosità» della testata che diede il via all’ aggressione di Roberto Spada alla troupe Rai, il 7 novembre scorso a Ostia, regge alla lettura dei giudici di primo grado. Il boss, che secondo la Dda romana guida il clan del litorale in coabitazione con il fratello Carmine «Romoletto», riceve così una condanna a sei anni per lesioni e violenza privata che porta il marchio dell’ ex articolo 7 (metodo mafioso, appunto). Analoga pena tocca al suo guardaspalle Nelson Ruben del Puerto, che si accodò al pestaggio. Riconosciuti risarcimenti da quantificare alle due vittime, il giornalista Daniele Piervincenzi e il cameraman Edoardo Anselmi, e anche alle parti civili: Regione, Comune, associazione Libera, Ordine dei giornalisti e Federazione della stampa. I giudici hanno inoltre disposto per Spada e del Puerto la misura di sicurezza di un anno di libertà vigilata al termine dell’ espiazione della pena. In attesa del processo appena iniziato, che vede alla sbarra la famiglia quasi al completo (24 imputati) questa a Roberto è la seconda occasione in cui a uno Spada viene riconosciuto l’ agire mafioso, dopo la condanna di Carmine (10 anni) per l’ estorsione a un tabaccaio. «Nonabbassiamolosguardo, #FuoriLaMafiaDaRoma», ha commentato su twitter la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Riconosciuta dunque, se non la quantificazione della pena (la richiesta era di 8 anni e nove mesi per entrambe gli imputati), la sua qualificazione. Nel corso della requisitoria il pm Giovanni Musarò ha ribadito come la «plateale e ostentata aggressione» davanti a una telecamera accesa avesse per Spada la funzione di veicolare un messaggio preciso: «Dare una lezione ai giornalisti e ribadire il suo predominio sul territorio» sapendo anche che tutta Nuova Ostia era, metaforicamente e non, alla finestra. «Piervincenzi continua a fare domande – ha ripercorso in aula il pm – e Spada si accorge che la situazione sta diventando un boomerang. Così prova a riequilibrare il prestigio del clan con i metodi violenti e tipicamente mafiosi che lui conosce meglio». Anzi, nel codice malavitoso a cui si ispira il boss, tutta quella visibilità avrebbe accresciuto la sua fama. «Se avesse inteso solo picchiare Piervincenzi senza cercare un ritorno in termini di prestigio – ha concluso il magistrato – Spada lo avrebbe aggredito all’ interno della palestra, quando già impugnava lo sfollagente poi usato contro le vittime in strada. Questa aggressione mira a colpire la libertà di informazione. Siamo in presenza di un reato commesso per ostentare la forza criminale del clan sul territorio di Ostia». Il resto del sostegno all’ impianto accusatorio lo ha fornito la testimonianza di Piervincenzi e Anselmi. I due hanno raccontato ai giudici il rumore delle tapparelle che si chiudevano omertose per mano di chi un attimo prima aveva assistito alla scena senza batter ciglio. Hanno ricordato le minacce ricevute per bocca anche di altri presenti non identificati: «Non fatevi più vedere, sennò questo è quello che vi succede qui. Vi bruciamo la macchina». Hanno rivissuto la paura che li spinse a non farsi medicare al pronto soccorso di Ostia, dove il loro ricovero avrebbe dato nell’ occhio, tanto da preferire un ospedale della Capitale al sicuro da ulteriori ritorsioni. La «Femus boxe», teatro dell’ aggressione, si trova al centro del quadrante di piazza Gasparri, ritenuto dalla Dda il fortino degli Spada. Nell’ occasione dell’ arresto di Roberto e del suo complice i pm anticiparono i temi sfociati nella maxi operazione di poche settimane dopo, vicenda arrivata da poco alla prima udienza del processo, con la rumorosa assenza di tutte le vittime identificate. Dal 2007 al marzo scorso l’ ufficio coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino elenca almeno 49 episodi di estorsioni, intimidazioni, omicidi, incendi a scopo di racket che portano la firma dell’ alleanza criminale in cui gli Spada si sono affiancati ai Fasciani, per prenderne poi il posto. Roberto Spada, 42 anni, è detenuto in massima sicurezza nel carcere di Tolmezzo, dove ha ricevuto la notizia della condanna e da dove assiste, in videocollegamento, alle udienze del processo al clan.
La testata costa cara a Spada: sei anni per metodo mafioso
Il Messaggero
Paolo Graldi
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Si racchiude in due parole, autentici macigni del codice penale, la condanna a sei anni di reclusione per Roberto Spada, il rom palestrato che voleva ridurre alla ragione, a suon di testate, i cronisti di una troupe della Rai. Due parole: metodo mafioso. Un argomento formidabile per il pm Giovanni Musarò. Ne ha fatto largo uso nella requisitoria, con la richiesta finale di una pena lunga otto anni e nove mesi, poi sensibilmente ridotta dal verdetto del collegio. Quella esibizione muscolare, imperiosa e selvaggia, a favore di telecamera, perché se ne apprezzasse il contenuto intimidatorio, ad uso di tutti, un avvertimento banale, plateale e insieme esplicito, potente appunto come una testata in pieno viso: Questo territorio è mio e ci viene chi voglio io, nessun altro. Ecco, è nel concetto di possesso pieno e incontrastato dei luoghi, sottoposti alle regole del clan compresa la violenza punitiva per i trasgressori, gli sfidanti, chi non accetta la sottomissione e chi non si adegua alla soggezione, è in quel concetto che si ricava il metro per misurare, in termini di legge, la pena che aspetta nel carcere severo di Tolmezzo la sbruffonata del giovane Spada. Il quale avrà il tempo necessario per riflettere che il suo gesto da bullo per marcare il controllo del territorio ha segnalato con la potenza delle immagini un comportamento criminale da reprimere come mai si era fatto in precedenza anche davanti a delitti più gravi. Lui, rampollo di una consolidata famiglia di personaggi dalla solida reputazione criminale che per decenni hanno operato nell’ ombra, paga salatissimo quel gesto, sempre di una testata si tratta, che distrugge il naso di Daniele Piervincenzi, cronista Rai, Tg2, accorso a Ostia con il cameraman Edoardo Anselmi, per confezionare un reportage su un quartiere che doveva ricordare Miami e che si è trasformato in una banlieue di frontiera, infiltrata dai clan assetati di potere locale e di soldi rastrellati sulla sabbia del litorale. Come paga il suo complice, Ruben Alvez Del Puerto, anch’ esso condannato a sei anni. Istituzioni latitanti, lasciate senza guida e con gente incapace di una corretta visione politica di sviluppo della zona e mancanza grave di una incisiva azione di prevenzione e di repressione di una malavita sempre più torbida, aggressiva, organizzata in famiglie, autentici potentati criminali, come ha disvelato Alfonso Sabella, magistrato antimafia, prestato alla politica nella giunta Marino. Con la sua azione determinata e cocciuta Ostia, quartiere di Roma grande come una media città italiana, ha mosso i primi passi verso una riscossa, verso la voglia di legalità. Un’ operazione complessa che ha visto alcuni giornalisti in prima linea, alcuni apertamente minacciati tanto da dover essere protetti da una scorta della Polizia. Questo il contesto nel quale da bullo di periferia, dedito ai bicipiti curati in ogni fibra, Roberto Spada ha cominciato ad accarezzare ambizioni politiche, sedotto dalle falangi di gruppetti di estrema destra, divenuti ambiziosi e vogliosi di aumentare i consensi alle urne delle elezioni locali. Una miscela pericolosa che è divenuta temperie politica e culturale. Il gioco perverso della intimidazione, del racket, della prostituzione e della droga, ha creato intrecci che sono finiti nel sangue: omicidi, ferimenti, bombe intimidatorie. Piervincenzi voleva documentare una realtà cangiante: accanto ad una popolazione laboriosa, stava crescendo la malapianta dei clan. Il metodo mafioso, appunto. Il verdetto di primo grado è giunto con sollecitudine considerato che i fatti si sono svolti in autunno, il 7 novembre dell’ anno scorso: vedremo se l’ impianto accusatorio, cioè quella norma che impone di aumentare la pena edittale da un terzo ai due terzi e non è bilanciabile con le attenuanti verrà confermata dai giudici della corte d’ Appello. In diversi casi i giudizi sono apparsi difformi e quello di secondo grado non sempre assimilabile al precedente. Un dato su tutti, comunque, pone in rilievo questa sentenza: l’ azione malavitosa, anche grazie alla muraglia delle costituzioni di parte civile, compreso il Comune e gli organismi della stampa, ha dato vita ad una risposta processuale coraggiosa e compatta. A un gesto mafioso la legge ha risposto senza farsi attendere né intimidire. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
” La testata fu un atto mafioso” Spada condannato a sei anni
La Repubblica
FRANCESCO SALVATORE
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Di che cosa stiamo parlando Il 7 novembre 2017, Roberto Spada, esponente dell’ omonimo clan di Ostia, aggredì con una testata il giornalista Daniele Piervincenzi che lo stava intervistando davanti alla sua palestra. Seguirono altre botte ai danni sempre di Piervincenzi e del cameraman che lo accompagnava, Edoardo Anselmi. Spada fu arrestato il 10 novembre e si trova ora recluso nel carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, da dove ieri ha seguito la lettura della sentenza: per quella testata dovrà scontare sei anni di carcere. roma La testata sferrata davanti a tutti, davanti alla palestra in cui insegnava boxe. Poi l’ inseguimento per strada, con un manganello in mano, del giornalista che aveva provato ad intervistarlo, Daniele Piervincenzi, inviato del programma televisivo Nemo, che con il naso insanguinato fu costretto ad andare via insieme al suo operatore, Edoardo Anselmi. A sei mesi da quella aggressione, Roberto Spada è stato condannato a 6 anni di reclusione. E per quella testata immortalata da un video, per quello che ha significato «una prova di forza sul suo territorio», i giudici del tribunale penale di Roma hanno riconosciuto l’ aggravante del metodo mafioso. Spada, infatti, è un rappresentante di spicco dell’ omonima famiglia di Ostia, quartiere di Roma con affaccio sul mare, che è stata sgominata con 32 arresti da un’ inchiesta della Dda di Roma lo scorso gennaio. L’ accusa: associazione per delinquere di stampo mafioso. Ed è in questo contesto di omertà e violenza che il pm Giovanni Musarò ha collocato l’ aggressione: « Se Spada avesse inteso solo picchiare Piervincenzi senza fare una cosa plateale e cercare un ritorno in termini di prestigio – ha spiegato il magistrato nella requisitoria – lo avrebbe aggredito all’ interno della palestra, contando sul fido Rubén Alvez. Invece lo fa in strada, davanti a tutti, e soprattutto davanti alla telecamera, in modo plateale e ostentato. D’ altronde, cosa c’ è di meglio di una telecamera per acquisire quel tipo di prestigio da parte degli Spada?». Per Spada, e per il coimputato Ruben Nelson Alvez del Puerto, suo guardaspalle che partecipò al pestaggio, anche lui condannato a 6 anni, la procura aveva chiesto 8 anni e 9 mesi di reclusione per le accuse di lesioni personali e violenza privata. Il massimo considerando le aggravanti, tutte accolte meno quella dei futili motivi. I giudici, oltre alla reclusione, hanno disposto anche un anno di sorveglianza speciale per entrambi gli imputati, da scontare al termine della pena. Quanto ai risarcimenti la cifra sarà stabilita in sede civile. Per quanto riguarda le spese di difesa gli imputati dovranno ripagare Piervincenzi e Anselmi con quattromila euro. Poco meno per le parti civili: Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti, Comune di Roma, Regione Lazio e le associazioni antimafia Libera e Antonino Caponnetto. «Se arriveranno i soldi li daremo alle associazioni che cercano di fare qualcosa a Nuova Ostia, a piazza Gasparri e dintorni. Perché ce ne sono tante e aspettano solo i fondi per portare qualcosa di nuovo in un quartiere dove non c’ è mai stato nulla se non le palestre di Roberto Spada». « Ci sono stati casi analoghi a questo tipo che hanno coinvolto altri giornalisti, e non hanno avuto tale risvolto mediatico – ha spiegato nella sua arringa l’ avvocato Lucia Gargano, codifensore di Roberto Spada con l’ avvocato Angelo Staniscia – il filmato di due ore, tra l’ altro, attesta una serie di provocazioni. Non si tratta di certo di un atto mafioso». « Il lavoro di giornalisti con la schiena dritta come Piervincenzi e Anselmi ha consentito l’ acquisizione di prove inconfutabili a carico del clan Spada di Ostia, proprio come ha fatto in altri processi Federica Angeli – ha commentato l’ avvocato Giulio Vasaturo, legale di Libera, Odg e Fnsi – Nella plateale violenza di Spada si coglie tutta la tracotanza delle nuove mafie che sui loro territori vorrebbero solo cronisti servili, pronti a fare da megafono ai loro proclami». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il video della testata al giornalista Daniele Piervincenzi che stava girando un servizio a Ostia per “Nemo” L’ arresto I carabinieri fermano Roberto Spada dopo l’ aggressione alla troupe di Nemo, nel novembre 2017. Per la testata al cronista Rai, il boss del litorale romano è stato condannato a sei anni dal tribunale che ha riconosciuto l’ aggravante mafiosa.
L'articolo Rassegna Stampa del 19/06/2018 proviene da Editoria.tv.