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Rassegna Stampa del 12/06/2018

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Il nuovo Sole 24 Ore cresce del 12% in edicola

La politica dà slancio alla raccolta di La7

I grandi giornalisti vogliono fare senza gli editori fruendo però dei loro soldi

Beauty contest Iab: comScore, Ias e Meetrics per misurare la qualità della pubblicità dei siti

Diritti tv, i giudici di Milano respingono ricorso MediaPro

Governo, i giornali si schierano

Chessidice in viale dell’ Editoria

La tv cresce dello 0,2% a quota 1,3 miliardi di euro. Rai -1,7%, Mediaset -0,1%, Sky +1,1%, La7 +2,9%, Discovery +6,2%

Diritti tv, un’ applicazione salverà gli utenti dal doppio abbonamento

Respinto il reclamo di Mediapro Gli spagnoli attaccano la Lega risponde

La Rai di Milano perde il direttore I sindacati: allarme smantellamento

Il nuovo Sole 24 Ore cresce del 12% in edicola

Il Sole 24 Ore

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L’ uscita in edicola del nuovo Sole 24 Ore, con prezzo aumentato di 0,50, martedì 5 giugno ha riscosso grande interesse, conquistando nuovi lettori, che hanno incrementato le vendite edicola Italia del + 40% rispetto a martedì della settimana precedente; vendite che si sono assestate a un +12% medio nei giorni successivi. Sul fronte abbonamenti, la promozione “blocca il prezzo”, a un mese dal lancio, ha generato oltre 7.000 abbonamenti singoli tra le tre formule carta, digitale, carta+digitale, di cui oltre 1.700 nuovi. «Siamo molto soddisfatti che i lettori abbiano apprezzato il gran lavoro di tutta la redazione – tra giornalisti, grafici e area di preparazione – per cambiare e innovare il quotidiano e farlo diventare ancora di più strumento di lavoro per tutte le categorie professionali e insieme offrire una bussola autorevole nel mare delle fake news», dichiara Guido Gentili, direttore del Sole 24 Ore e direttore editoriale del Gruppo 24 Ore. «Questi numeri sono motivo di grande soddisfazione e dimostrano che quando si fanno le cose per bene, pensando alle esigenze dei lettori, i lettori rispondono», afferma Massimo Colombo, dg commerciale del Gruppo: «Voglio approfittarne per ringraziare la forza vendite insieme al marketing e alla produzione e soprattutto i lettori e i clienti pubblicitari che ci hanno scelto dandoci la loro fiducia».

La politica dà slancio alla raccolta di La7

Il Sole 24 Ore

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La politica è ancora indubbiamente la migliore alleata di La7. Nel bene – quando in momenti vivaci porta ad aumenti di share e raccolta – come nel male in periodi di stasi. Per ora l’ emittente di Urbano Cairo può permettersi di sorridere dinanzi a quello che per l’ emittente hanno significato questa campagna elettorale ed, evidentemente, lo stallo post elezioni. Le elaborazioni del Sole 24 Ore su dati Nielsen diffusi ieri – e relative agli andamenti della raccolta pubblicitaria nel solo campo delle tv (che di suo ha chiuso il quadrimestre in salita dello 0,2%) – segnalano per La7 una raccolta a +2,9% annuo nei 4 mesi, poco sopra i 54 milioni. Questa crescita si è avvantaggiata anche del +1,2% di aprile. A fronte di una La7 che brinda, i battistrada Rai e Mediaset hanno ancora il segno meno dinanzi ai propri dati dei 4 mesi. Va peggio alla Rai con un -1,7% (275,6 milioni) mentre Mediaset (729,8 milioni) a gennaio-aprile ha chiuso in sostanziale pareggio (-0,1%). Entrambi però con aprile positivo (+1,7% la Rai e +3,4% il gruppo di Cologno) e con una Mediaset attesa ora all’ abbuffata dei Mondiali di Russia. In crescita la raccolta di Sky (+1,1% a 158,8 milioni) anche se con un aprile di sostanziale stasi (-0,2%), mentre cresce a colpi del 6% Discovery. Per la concessionaria guidata da Giuliano Cipriani i primi 4 mesi si sono chiusi a +6,2% (81,2 milioni) con un +6,6% ad aprile. (A. Bio.)

I grandi giornalisti vogliono fare senza gli editori fruendo però dei loro soldi

Italia Oggi
DANIELE CAPEZZONE
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Come nei migliori film, premetto la frase: «Ogni riferimento a fatti e personaggi realmente esistenti è puramente casuale». Di che si tratta? Sulle terrazze del giornalismo «ufficiale», va molto di moda la lacrima contro i propri editori. C’ è il direttore allontanato, pare, perché l’ editore non voleva aggredire preventivamente il Governo. E c’ è un altro editore che ha a sua volta preso carta e penna per raccomandare la stessa cosa al suo giornale. E così, dalle terrazze fisiche alla portineria virtuale di Twitter, da giorni esponenti della stampa «libera e indipendente» (scusate se metto gli aggettivi tra virgolette, ma fanno troppo ridere) si lagnano, soffrono, in qualche caso strepitano. Hanno censurato per anni ogni opinione estranea al politicamente corretto. Hanno manifestato ostilità a tutte le forme di pensiero non allineato, di dissenso, di opinione alternativa. Hanno gestito le loro testate sulla base di complicità con gli amichetti e di avversione quasi fisica verso altri. Sono stati nominati anche in base ai calcoli politici dei proprietari dei giornali. E in quel caso non si sono lamentati degli editori. Se però ora subiscono (per qualche giorno, o per la prima volta) ciò che hanno inflitto agli altri per anni, piangono lacrime dolorose, confortati dai vicini di terrazza, inconsolabili pure loro. Sia detto con rispetto: fate ridere. Senza editori, senza qualcuno che paghi stipendi (e note spese), non si fanno media tradizionali. Volete essere liberi, volete esprimervi, non volete negoziare la linea con l’ editore? Legittimo. Fate come Atlantico, allora: aprite una testata online, con costi di fatto azzerati. Potrete dire quello che vi pare, tutti i giorni, senza limiti: non vi costerà nulla, e potrete farlo senza la paghetta di papà. Atlanticoquotidiano.

Beauty contest Iab: comScore, Ias e Meetrics per misurare la qualità della pubblicità dei siti

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Sono comScore, Integral Ad Science e Meetrics le società che certificheranno la qualità dell’ offerta pubblicitaria dei siti web nel progetto lanciato da Iab Italia lo scorso anno. Si tratta di tutti i soggetti che hanno partecipato al beauty contest dello Iab, dal momento che alcuni non hanno nemmeno potuto accedere perché non avevano i requisiti, come la sede in Italia. A questo punto si passerà al secondo step, quello di stabilire il modo con cui la qualità delle audience sarà misurata: in sostanza si vuole arrivare a determinare quali siti sono virtuosi nel trattare la pubblicità oltre che i contenuti perché gli investitori abbiano anche questo parametro di valutazione, non solo quello meramente numerico degli utenti unici. Selezionati i partner tecnici, quindi, si definiranno le modalità di misurazione o i perimetri di cinque indici: la viewability delle inserzioni, ovvero quanto realmente sono visualizzabili le pubblicità inserite nelle pagine; la brand safety, che considera l’ accostamento dei marchi pubblicizzati con contenuti appropriati (niente incitamento all’ odio o simili, per esempio); l’ ad fraud, per segnalare la presenza di frodi sulla pubblicità, con impression o click generati da macchine; il cluttering per evitare il sovraffollamento pubblicitario; il rispetto dei principi Lean dello Iab: inserzioni leggere che non rallentano la navigazione, rispettose della privacy degli utenti e non invasive. Tutto questo andrà poi a costituire un super-indice, lo Iab Quality Index che certificherà la qualità complessiva degli editori online: chi avrà l’ indice più alto sarà il sito che più ha rispetto dell’ utente e del brand anche nella parte pubblicitaria. Il presidente di Iab Italia, Carlo Noseda, spiega che la scelta delle tre società è «frutto di un’ attenta analisi condotta in questi mesi, coadiuvati anche da EY, atta a verificare la capacità dei fornitori di possedere e mettere a nostra disposizione le specifiche necessarie per l’ implementazione di un progetto così ambizioso, ma quanto mai impellente, come la certificazione della qualità della pubblicità digitale dell’ editoria italiana». L’ indice è un po’ una sintesi del lavoro che lo Iab sta facendo a livello internazionale sull’ innalzamento della qualità dell’ offerta pubblicitaria, rispondendo alle istanze degli inserzionisti da una parte (i casi di blocchi delle pubblicità su alcuni social, per esempio) e degli utenti dall’ altra (l’ uso degli ad blocker) «Il tema della qualità dell’ advertising online è cruciale per poter attirare nuovi investimenti», ha detto Aldo Agostinelli, vicepresidente di Iab Italia. «Alla luce anche dell’ ultimo datagate gli utenti pretendono non più solo un’ esperienza di fruizione appagante ma al tempo stesso anche più trasparente, e così pure gli inserzionisti. Ciò si ottiene inevitabilmente grazie a uno sforzo di sistema, con l’ intero settore chiamato a dimostrare di avere il coraggio di mettersi in discussione per migliorare. Il rispetto di regole oggettivamente imprescindibili, che sono alla base dal nostro Iab Quality Index, innalzerebbe non solo il livello della qualità dell’ editoria online, ma anche quello della fiducia degli advertiser che così potranno continuare a investire laddove vengono garantiti elevati standard qualitativi». La chiamata, insomma, è agli editori online, che ovviamente accederanno a pagamento alla rilevazione di una delle società scelte. Il lancio del progetto è previsto per prima dell’ estate, con i primi dati che potranno arrivare al più tardi entro l’ anno.

Diritti tv, i giudici di Milano respingono ricorso MediaPro

Italia Oggi

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Il tribunale di Milano respinge il ricorso presentato da MediaPro e conferma così l’ annullamento del bando che l’ intermediario spagnolo aveva preparato per ridistribuire i diritti televisivi della Serie A nel triennio 2018-2021. Il tribunale conferma quindi la decisione con la quale il 9 maggio scorso aveva accolto a sua volta il ricorso di Sky, anche se la decisione è stata superata dall’ attualità: la scorsa settimana, infatti, la Lega di Serie A ha risolto il contratto con MediaPro dopo che per mesi gli spagnoli sono risultati inadempienti, non avendo presentato la fideussione da 1,2 miliardi di euro. Secondo l’ ordinanza dei giudici, l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha deliberato la conformità al decreto Melandri dei risultati e dei criteri adottati nella procedura competitiva svolta dalla Lega relativa all’ assegnazione dei diritti audiovisivi, di conseguenza l’ Agcm non ha approvato il successivo impianto di cessione dei diritti di MediaPro. «Non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, non si può pensare di massimizzare i ricavi e nel contempo, cosa che può essere anche un desiderio dell’ opinione pubblica, avere il calcio free», ha dichiarato ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò, secondo cui il discorso delle partite «free» incide nelle «tasche dei signori che sono dei proprietari». Infine Malagò ha aggiunto che «noi spesso guardiamo a dei modelli stranieri dove questo tipo di ”spezzatino” delle partite, con tutte le dinamiche che ne conseguono sotto il profilo della visibilità, sono anni che la fanno da padrone. Ed è proprio quello che chiedono i soggetti televisivi al di là della piattaforma che viene utilizzata per rispondere alle richieste della Lega e delle società per massimizzare i ricavi. Per cui da una parte o dall’ altra a qualcosa si deve rinunciare».

Governo, i giornali si schierano

Italia Oggi
MARCO LIVI
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L’ Huffington Post di Lucia Annunziata replica al Corriere della Sera, che rimanda la palla alla Stampa di Torino, edita però dallo stesso editore (Gedi) dell’ Huffington Post, oltre che di Repubblica. In mezzo c’ è la più grande causa degli attuali sconquassamenti socio-politico-editoriali: il nuovo governo populista giallo-verde, verso cui quasi tutti i giornali hanno dovuto riposizionarsi. E più in particolare c’ è la lettera di Annunziata, direttore del quotidiano online di www.huffingtonpost.it, al quotidiano diretto da Luciano Fontana per chiarire sabato scorso che «l’ Huffington non si è prestato a nessun complotto» pubblicando in anteprima (il 15 maggio) una delle versioni del contratto Movimento5Stelle-Lega con inclusa la possibilità di uscire dall’ euro. Notizia che, secondo un articolo di Federico Fubini del Corsera, avrebbe contribuito alla speculazione sui titoli di stato italiani. Fubini ha risposto limitandosi a ricordare la concomitanza della pubblicazione dell’ Huffington Post con l’ avvio della speculazione ma butta lì anche che, già il 16 maggio, la Stampa aveva avanzato la stessa ipotesi. In quel caso, però, non c’ era stata nessuna replica del direttore Annunziata. Tralasciando che forse quest’ ultima non ha voluto criticare una testata del suo gruppo, tra Corsera e il gruppo di Repubblica emerge piuttosto un vero e proprio atteggiamento differente verso il nuovo governo. Il primo, da sempre filogovernativo e oggi edito da Urbano Cairo, patron di La7, si tiene più sul diplomatico e, parlando dei piani giallo-verde, punta su titoli tecnici, poco ad effetto. Semmai affida a Gian Antonio Stella, la firma anti-casta per eccellenza, le analisi più critiche. Il tutto accompagnato, sempre con una veste neutrale, sia da schede tecniche su flat tax e pensioni sia da approfondimenti di fact checking. A mo’ di esempio, sulla vicenda dei migranti (tema a cavallo tra diritti umani e regolamentazione tecnica Ue), il Corsera titola secco «porti chiusi ai migranti». Invece Repubblica (che nelle vendite ha già pagato un atteggiamento morbido verso il Pd di Matteo Renzi) usa toni diversi dal Corsera come «629 persone ostaggio di Salvini». La stessa Stampa ricorda che «Salvini respinge la nave dei disperati». In generale sul governo di Giuseppe Conte il quotidiano diretto da Mario Calabresi ha titolato spesso su «la facile e discutibile ricetta leghista» contro la crisi, «”Mai con Salvini, fa schifo”. Un anno di bugie a 5 stelle» e ancora sul «rischio isolamento» internazionale «del nuovo governo gialloverde». Certo Repubblica è in buona compagnia nel criticare il governo populista, tra gli altri assieme al Giornale che ha chiamato «spergiuramento» l’ impegno preso davanti al presidente Sergio Mattarella, oppure ha titolato: «il governo è grillino, Salvini salvaci tu» e «i grillini si tengono 17 milioni e case gratis». Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti ed edito dalla famiglia di Paolo Berlusconi non rinuncia comunque a strigliare l’ alleato storico della Forza Italia di Silvio Berlusconi: «Salvini primo stop. E gli sbarchi continuano». Un atteggiamento che, paradossalmente, ricorda quella del Fatto Quotidiano, storicamente vicino ai Pentastellati con la direzione di Marco Travaglio, che ieri titolava sui migranti «Libia, Malta e Salvini: 3 furbi», senza citare Luigi Di Maio, capo politico del Movimento e vicepremier. Sarebbe costata infine l’ intera poltrona da direttore, secondo indiscrezioni di stampa, ad Alessandro Barbano, ex direttore del Mattino di Napoli edito Francesco Gaetano Caltagirone la poca apertura verso i giallo-verdi. E immobiliarista è anche Valter Mainetti, editore del Foglio che direttamente dalle colonne del suo stesso giornale ha strigliato quotidiano e direttore Claudio Cerasa per non aver dato troppa apertura di credito all’ esecutivo. © Riproduzione riservata.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Universal Music Italia riorganizza il repertorio pop su 3 etichette. Da ieri 3 etichette gestiscono autonomamente le proprie fonti di repertorio locale e internazionale, ognuna ha la responsabilità diretta dell’ attività di ricerca artistica, di marketing e promozione. Si tratta di: Island Records guidata da Jacopo Pesce, Polydor guidata da Graziano Ostuni e Virgin Records guidata da Mario Sala. I tre direttori riporteranno al presidente di Universal Music Italia, Alessandro Massara. Audiweb 2.0, Gazzetta oltre gli 1,8 mln di utenti al giorno. I dati quotidiani e settimanali della nuova rilevazione Audiweb 2.0 evidenziano la leadership nella categoria sport del quotidiano Rcs. «Le nuove rilevazioni confermano quello che i dati censuari ci dicevano da tempo: La Gazzetta dello Sport trionfa sul web», ha detto il vicedirettore Andrea Di Caro. «Su tutti i fronti la leadership è assoluta e incontrastata, con grandi soddisfazioni soprattutto nel mobile». Le pagine viste di Gazzetta.it, sottolinea la casa editrice, superano la somma delle pagine viste di SportMediaset, Sky Sport, Corriere dello Sport e Tuttosport. Dall’ 1 al 8 giugno, i primi giorni rilevati con il nuovo metodo, Gazzetta.it ha totalizzato in media al giorno 1.823.780 utenti unici e 6.895.821 pagine viste. Rispetto a marzo 2018 (l’ ultimo pubblicato con il precedente metodo di rilevazione) il sito segna un +89% nelle pagine e una crescita del 192% sugli utenti unici medi giorno. Style Magazine con novità ed esclusive. Nel numero di luglio/agosto in edicola da domani con Corriere della Sera, Style Magazine dedica la cover story a Pedro Pascal, star della serie tv Narcos targata Netflix e de Il Trono di Spade, protagonista di una lunga intervista nel magazine e di Hopeless, un cortometraggio girato in esclusiva per il magazine Rcs, online su style.corriere.it. A settembre con il debutto del semestrale Style Dress Code: il nuovo spin off di Style Magazine dedicato alla moda di stagione. Prima semifinale del Fun Cool Music Awards, La prima edizione del Fun Cool Music Awards, il Festival della canzone divertente, arriva su Zelig TV (canale 243 del Dtt) con la conduzione di Marco Maccarini. Dopo le selezioni online dei migliori 24 partecipanti al contest scelti dal pubblico, i primi 12 si esibiranno oggi alle 21.30 davanti a una giuria composta da il maestro trombettista Roy Paci, l’ autrice e conduttrice radiofonica Paola Maugeri e Corrado Nuzzo (del duo comico Nuzzo Di Biase). Rai Teche finalista ai Focal International Award di Londra. Rai Teche parteciperà il prossimo 14 giugno a Londra ai Focal International Award 2018 come finalista nella categoria Best Archive Restoration And Preservation Title con il film La lunga strada del ritorno di Alessandro Blasetti assieme ai francesi Le Salaire de la Peur di Hiventy per TF1 e Voyage au Congo di Hiventy per Films du Jeudi. I Focal International Award, tra i più prestigiosi premi internazionali nell’ ambito archivistico, celebrano il successo nell’ uso di filmati in tutte le varietà di generi e su tutte le piattaforme multimediali, oltre al restauro e alla conservazione degli archivi. Rai Teche sarà in finale con il film con cui la Rai partecipò per la prima volta nel 1962 al Festival del Cinema di Venezia. Il film raccoglie testimonianze dei reduci italiani della Seconda Guerra Mondiale, coniugando il racconto del conflitto a quello delle vicende degli uomini impegnati al fronte. Rai Radio Kids for Kids: serata-evento dedicata ai bambini. Rai Radio Kids, la radio digitale specializzata Rai dedicata ai bambini, presenterà una serata-evento dedicata ai bambini, che si terrà al Teatro Olimpico di Roma giovedì 14 giugno alle 20. I protagonisti della serata saranno alcuni tra i personaggi più cari ai bambini, le cui musiche sono la colonna sonora della radio: Regal Academy, Masha e Orso, le Winx, Maggy e Bianca. L’ incasso della biglietteria sarà interamente devoluto alla Fondazione Bambino Gesù Onlus. Dopo questo primo evento romano, Radio Kids for Kids diventerà un appuntamento fisso che verrà realizzato in altre città a sostegno degli ospedali pediatrici di tutta Italia. Cinema e tv, dal 4 al 9 luglio il Festival di Benevento. Conto alla rovescia per la seconda edizione del Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento, in programma dal 4 al 9 luglio e con apertura dedicata a Luciano Ligabue, Nel pomeriggio le proiezioni dei suoi primi due film, Radiofreccia e Da Zero a Dieci. In serata è prevista la proiezione del suo ultimo film, Made In Italy, in contemporanea all’ incontro-intervista con l’ artista che avverrà all’ interno del centro storico. Al Biografilm Iuventa, cosa spinge a soccorrere i migranti? Cosa ha spinto un gruppo di giovani tedeschi a mettere a rischio le loro proprie vite per salvare quelle di migliaia di migranti nel Mediterraneo? Proprio nei giorni in cui la crisi della nave Aquarius ha segnato le prime azioni politiche del nuovo esecutivo italiano guidato da Lega e M5S, arriva in prima mondiale al Biografilm Festival di Bologna Iuventa, film documentario diretto da Michele Cinque e prodotto da Lazy Film con Rai Cinema. Il documentario segue per oltre un anno i protagonisti della ong tedesca Jugend Rettet, dalla prima missione nel Mediterraneo al sequestro della nave, avvenuto il 2 agosto del 2017 nel porto di Lampedusa. Il film sarà presentato al Biografilm Festival il 17 e 19 giugno ed è stato realizzato in coproduzione con Sunday Films e ZDF/3Sat, e in associazione con Bright Frame.

La tv cresce dello 0,2% a quota 1,3 miliardi di euro. Rai -1,7%, Mediaset -0,1%, Sky +1,1%, La7 +2,9%, Discovery +6,2%

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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In aprile gli investitori tornano a pianificare la televisione, e il mezzo, dopo lo stop di marzo causa elezioni politiche, recupera terreno nel mese (+2,7% aprile 2018 vs aprile 2017) e ritorna in positivo (+0,2%) nel confronto gennaio-aprile 2018 rispetto allo stesso periodo 2017. Il mercato pubblicitario televisivo vale circa 1,3 miliardi di euro nel quadrimestre, con 328 milioni di euro investiti in aprile sui principali broadcaster tv. Il ritmo migliore lo tiene sempre Discovery Italia (canali Nove, Real Time, Dmax ecc), che raccoglie in aprile quasi 21 milioni di euro, con un +6,6% sull’ aprile 2017 e un +6,2% complessivo nel quadrimestre. Buono l’ aprile di Mediaset (+3,4% a quota 190 milioni di euro) che consente di riportare in equilibrio (-0,1%) il confronto con i primi quattro mesi del 2017. E, come anticipato da Publitalia nei giorni scorsi, la concessionaria chiuderà in positivo il semestre sulla spinta dei Mondiali di calcio. In aprile la Rai è a +1,7% (64 milioni di euro), ma la tv pubblica rimane in negativo (-1,7%) nel raffronto gennaio-aprile 2018 vs 2017. I record di ascolti di La7 non si traducono ancora in generosi incrementi della raccolta pubblicitaria: tra gennaio e aprile sale del 2,9%, ma nel singolo mese di aprile avanza appena dell’ 1,2%, con 13,6 mln di euro messi in cascina. Pure Sky ha un momento di riflessione: -0,2% in aprile (39,4 milioni di euro) e +1,1% nel quadrimestre. Insomma, passa il tempo ma alla fin fine la situazione del mercato televisivo cambia poco: in aprile Mediaset intercetta il 57,8% degli investimenti sul mezzo (57,5% nell’ aprile 2017), Rai il 19,5% (19,7%), Sky il 12% (12,3%), Discovery il 6,3% (6,1%) e La7 il 4,1% (4,2% nell’ aprile 2017). © Riproduzione riservata.

Diritti tv, un’ applicazione salverà gli utenti dal doppio abbonamento

Il Messaggero

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IL CASO MILANO Le società del nostro campionato domani potrebbero tirare, finalmente, un sospiro di sollievo. Sarà il giorno dell’ assegnazione, da parte della Lega serie A, dei diritti televisivi del triennio 2018-2021. Stavolta sul tavolo dovrebbero esserci le offerte di Sky e Perform. Quest’ ultima è un Over The Top company, che lavora nei principali mercati internazionali, dal Giappone agli Stati Uniti. Avrebbe offerto una cifra tra i 180 e i 200 milioni di euro all’ anno per tre anni. Non solo. La novità è un’ altra. Perform permetterebbe con un’ applicazione digitale che tutti i contenuti possano confluire su Sky. Ed ecco dribblato il problema del doppio abbonamento. Con uno solo – così da tranquillizzare le associazioni dei consumatori – si potranno vedere tutte le gare di campionato. Gli abbonati di Sky potranno avere accesso alle partite di Perform e, viceversa, quelli di Perform a quelle dell’ emittente di Rupert Murdoch. L’ INVESTIMENTO Visto l’ investimento di Perform, di circa 600 milioni di euro fino al 2021, è comprensibile che venga chiesto una tutela sugli highlights in chiaro, da trasmettere dopo le 22 di domenica (altro motivo di irritazione delle associazioni dei consumatori). Ma siamo sicuri che con sole tre gare alla domenica pomeriggio una trasmissione come Novantesimo Minuto sarebbe potuta restare in vita? La storica trasmissione della Rai perde la sua forza non tanto per la questione degli highlights, ma per un calendario diverso che privilegia la possibilità del tifoso di poter vedere più partite possibili, non essendoci una sovrapposizione con altri incontri. Ed è per questo che sono stati scelti dei pacchetti per prodotto e non per piattaforma. Per le società che vivono del 15% degli introiti del botteghino, del 20% grazie a sponsor e marketing e del 65% dei proventi dei diritti televisivi, diventa fondamentale il ruolo di Sky e Perform. Soprattutto perché in Italia, a differenza degli altri paesi, manca una compagnia telefonica che voglia investire nel calcio. Domani Mediapro potrebbe anche presentare un’ offerta (da rivendere a BeIn Sports?), ma al momento nei fatti resta il parere legale dell’ avvocato Alberto Toffoletto sull’ inadempienza degli spagnoli e la decisione del Tribunale di Milano sul reclamo dell’ agenzia catalana, condannata a pagare anche 15mila euro di spese processuali: «I criteri adottati dalla Lega, relativi ai diritti audiovisivi, sono conformi alla Legge Melandri», si legge sul dispositivo. La replica di Mediapro («Abbiamo preso dalla Lega serie A un prodotto non conforme») ha visto subito la contro risposta di via Rosellini: «Le autorità hanno sempre confermato la correttezza della procedura di commercializzazione dei diritti e la Lega si riserva di agire in ogni sede competente a tutela delle proprie ragioni e della propria immagine». Salvatore Riggio © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Respinto il reclamo di Mediapro Gli spagnoli attaccano la Lega risponde

Corriere della Sera
m. col.
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La guerra tra Mediapro e la Lega non si placa. Ieri il gruppo spagnolo si è visto respingere il reclamo presentato al Collegio del Tribunale di Milano dopoché il giudice Marangoni in primo grado aveva annullato il bando accogliendo le istanze di Sky. L’ emittente di Murdoch era assistita dall’ avvocato Marco D’ Ostuni, dello studio Cleary Gottlieb. Anche l’ ordinanza d’ appello ha confermato la sospensione cautelare del bando ravvedendo una posizione di abuso dominante, elementi di concorrenza sleale, violazione del decreto Melandri e degli obblighi dell’ intermediario indipendente. Il gruppo di Roures non ha accolto con nonchalance la decisione ricordando che anche l’ ordinanza d’ appello rimanda al provvedimento dell’ Antitrust – ora oggetto di ricorso davanti al Tar del Lazio -, che ha inficiato il bando della Lega. In sostanza, Mediapro ritiene di aver acquistato dalla Lega un prodotto non conforme alle regole vigenti. Non si è fatta attendere la replica di Miccichè: da via Rosellini hanno rilevato che «le Autorità hanno sempre confermato la piena correttezza della procedura di commercializzazione dei diritti e la totale conformità alla legge della licenza offerta dal mercato». La Lega si riserva di agire a tutela delle proprie ragioni e immagine. Mediapro, che ancora si aspetta la restituzione dell’ acconto di 64 milioni, non desiste dal proposito di partecipare alla futura asta per due pacchetti. Insidiando cioè il favorito della gara, Sky, che parteciperà con Perform. Domani l’ apertura delle buste.

La Rai di Milano perde il direttore I sindacati: allarme smantellamento

Corriere della Sera
Giampiero Rossi
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La Rai di Milano «perde la testa» e rischia di tornare al passato: Piero Gaffuri, direttore del centro di produzione dell’ emittente di Stato, sta facendo le valigie. Nessun siluramento: torna a Roma per motivi personali. La notizia non è ufficiale, ma da giorni nei corridoi di corso Sempione (ma anche in quelli di Saxa Rubra) non è mistero per nessuno. E i lavoratori milanesi sono in fibrillazione, perché la perdita del capo – che non sarà sostituito ma affidato ad interim al direttore Produzione tv Roberto Cecatto – rischia di mortificare le residue speranze di un degno futuro per la sede lombarda. A lanciare l’ allarme è stato un volantino della Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di corso Sempione: «Ci giungono notizie della imminente uscita del direttore del centro di produzione di Milano e dell’ assegnazione ad interim del ruolo a un dirigente di Roma. Sarebbe una notizia gravissima – si legge – perché ulteriore prova dello smantellamento gestionale e direttivo della Rai a Milano». Una scelta definita «scellerata» perché «destruttura la parte organizzativa minando la capacità a gestire un futuro che sembrava delineare importanti novità». I lavoratori, quindi, invitano le istituzioni locali «a prendere una netta posizione sulla vicenda». A cavallo del fine settimana sono arrivate ripetute conferme, rigorosamente informali: Gaffuri se ne va e per il momento non si parla di alcuna nomina sostitutiva, anche perché in Rai, più che altrove, le vicende politiche si riverberano profondamente su quelle aziendali. Difficile immaginare, sulla scorta delle esperienze passate, una scelta «forte» su Milano mentre tutti sono in attesa che i nuovi poteri esprimano le proprie scelte su viale Mazzini. «O forse non la faranno mai questa scelta – commenta amaro Andrea Corbella, storico rappresentante sindacale della Slc Cgil in corso Sempione – perché a molti fa comodo una sede azzoppata per inchiodare Milano al rango di sede periferica. E lo stesso direttore uscente lo ha capito tempo fa». Secondo il tecnico-sindacalista, «al di là delle scelte personali, che non discutiamo, questo centro di produzione è stato progressivamente decapitato di tutti i suoi colonnelli e adesso anche dell’ unico generale. Siamo praticamente all’ autogestione e così si perdono le ultime opportunità di rilancio di una sede che avrebbe i requisiti per essere un luogo di lavoro e di produzione culturale di respiro nazionale. Invece si sta lentamente spegnendo tutto, a partire dalla radiofonia, che avrebbe un potenziale enorme». Piero Gaffuri, infatti, è il dirigente di più alto livello che l’ emittente di Stato abbia mai inviato a Milano. E lui per primo aveva coltivato (e raccontato al Corriere) qualche ambizione, simboleggiata dal sogno di produrre una soap opera tutta ambrosiana, sullo stile di Un posto al sole che ha significato il rilancio della sede di Napoli. Non sembra a rischio l’ operazione (peraltro non del tutto formalizzata) di trasferimento di parte degli studi negli spazi della ex Fiera al Portello. «Ma a questo punto – dice Corbella – rischia di essere un semplice trasloco».

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