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Rassegna Stampa del 08/06/2018

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Il cda Rai, primo banco di prova per l’ esecutivo

DIRITTI TV

Audiweb diventa 2.0 Raddoppiano gli utenti del Sole24Ore.com

Ad Amazon un pezzetto di Premier

Mediaset apre a partnership internazionali per lo sviluppo della televisione in chiaro

Mediaset cerca alleati all’ estero

Audiweb 2.0, ecco i primi dati dei siti con la navigazione sull’ app di Facebook

Mondiale, Mediaset si scatena tra gol e varietà

Rai, la carica dei 236 curricula (ma scelgono sempre i partiti)

Chessidice in viale dell’ editoria

Quotidiani, aprile avaro di copie

Audiweb, al via il nuovo sistema di rilevazione: Repubblica.it si conferma leader

L’ ad: Mediapro? Pronti con tutti a collaborare

Il cda Rai, primo banco di prova per l’ esecutivo

Il Fatto Quotidiano
Roberto Faenza
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Il primo banco di prova del governo sarà a breve, quando verrà deciso il futuro della Rai con il rinnovo del Cda. Avremo la solita lottizzazione o finalmente l’ azienda sarà liberata dalla servitù politica? Credo di parlare con cognizione sin da quando un mio pamphlet, Senza chiedere permesso, fu tra le cause della caduta del secondo governo Andreotti, inciampato sulle rovine dell’ allora monopolio. In queste ore si sono palesate le prime bramosie. Scandalosa la pretesa dei consiglieri uscenti che senza pudore hanno chiesto di essere rinnovati (tutti eccetto uno), dopo aver dato prova di inerzia e vassallaggio. Hanno persino avallato la cacciata di Massimo Giletti, nonostante gli ottimi ascolti. Aveva ragione Montanelli quando diceva che i dirigenti tv andrebbero processati non solo per ciò che fanno, ma per ciò che non hanno mai fatto. Saranno capaci 5Stelle e Lega di dare un segnale, rinunciando alla spartizione dei tg, che ci affligge sin dai tempi di Telekabul? L’ ultimo asservimento è stato sancito da Renzi, quando ha varato una riforma peggiore persino di quella del dominus targato Dc Ettore Bernabei. Il Pd renziano, dopo aver promosso direttore Campo Dall’ Orto, lo ha costretto alle dimissioni, reo di non ubbidire abbastanza. Di recente è stato pubblicato un bando e poco dopo i nominativi di chi ha fatto domanda per il nuovo Cda. Sarà la solita farsa di parvenza democratica per coprire decisioni prese nelle segrete stanze? Roberto Fico, che prima di diventare presidente del Senato era a capo della Commissione di Vigilanza Rai (un coacervo di inutilità), ha pubblicato un post auspicando che la scelta avvenga “in base al merito e alla competenza”. Gli ha risposto Michele Anzaldi, fedelissimo renziano, chiedendo un consigliere anche per il Pd, dunque sancendo il diritto a perpetuare la lottizzazione. Stando alla legge, il Cda dovrà essere formato da 7 componenti, di cui 6 di nomina politica, roba da repubblica delle banane. Manca la possibilità che qualche consigliere venga espresso dal pubblico attraverso una consultazione e qualcun altro dalle associazioni giovanili. Dovrebbero essere questi i primi referenti, se si avesse rispetto degli spettatori. Nel bando si specifica che possono partecipare “persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali”. Una poltiglia così vaga da consentire di nominare anche quei due disgraziati studenti di aria fritta, nipoti di Vittorio Feltri, di cui si lamenta dovendoli mantenere a casa. Ho avuto modo di leggere curricula molto interessanti, inviati da una docente della Sapienza e da alcuni esperti di comunicazione. Venisse scelto anche solo uno di loro, avremmo un bel salto di qualità. Attraverso quali criteri e quale trasparenza verificabile dall’ opinione pubblica verranno fatte le nomine? Temo nessuna. Occorrerebbe che personalità di conclamata indipendenza vagliassero le proposte, valutandole alla luce del sole. Salterebbero i soliti giochini dei partiti per premiare i fedeli, anziché gente competente con la schiena dritta. Infine la cosa più importante: nulla si dice del progetto di tv che si vuole perseguire, né dei programmi da realizzare invece del quotidiano minestrone. Siamo contenti che la Rai sia seguita da un pubblico ultra anziano (i cosiddetti telemorenti) e disertata dai giovani? E ci sta bene che le risorse finanziarie siano divorate da appalti esterni in presenza di circa 13.000 dipendenti lasciati all’ angolo, da presentatori costosissimi e servili, da una fiction sempre uguale che spartisce circa 200 milioni di euro l’ anno in barba a ogni pretesa di equità?

DIRITTI TV

Il Manifesto

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II Arriverà nel giro di pochi giorni l’ esito del reclamo presentato da Mediapro contro la sospensione del bando per commercializzare i diritti tv della Serie A, ordinata il 9 maggio scorso dal Tribunale di Milano, che lo ha di fatto annullato accogliendo le istanze di Sky. Lunedì la Lega Serie A ha infatti risolto il contratto con gli spagnoli per inadempienza, rimettendo sul mercato i diritti tv con trattative private. Ieri mattina il reclamo è stato discusso dagli avvocati di Media pro e Sky, nel corso di un’ udienza durata tre ore e che porterà a un esito nei prossimi giorni. Durante l’ udienza il collegio ha anche invitato le parti a prendere in considerazione l’ ipotesi di una conciliazione. NEL FRATTEMPO Amazon, il colosso americano del commercio elettronico si è aggiudicato i diritti per trasmettere alcune partite della Premier League per tre stagioni a cominciare dal prossimo anno. Con una mossa simile, Jeff Bezos punta ad aumentare gli iscritti al servizio Prime su scala internazionale. I diritti sono limitati per il momento al Regno Unito e all’ Irlanda, dove gli spettatori potranno guardare un ristretto numero di partite attraverso Prime. Non è chiaro quanto il colosso americano del commercio elettronico abbia speso per un numero limitato di partite; quelle più importanti sono già state assegnate a Sky e a BT Group. Sky per esempio ha comprato i diritti per 128 partite a stagione per 1,2 miliardi di sterline.

Audiweb diventa 2.0 Raddoppiano gli utenti del Sole24Ore.com

Il Sole 24 Ore

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Ci sono voluti due anni di lavoro ma l’ informazione digitale ha finalmente una rappresentazione numerica adeguata al peso reale che ha assunto nella vita dei cittadini. E i grandi media dimostrano complessivamente tutta la loro forza online. Sono queste le conclusioni che escono dalla diffusione dei primi dati ufficiali della nuova Audiweb 2.0, realizzata con la società Nielsen, che misura le audience dei siti utilizzando nuovi parametri e soprattutto tenendo conto di tutte le piattaforme a disposizione. Il Sole 24 Ore, con la sua informazione desktop e mobile, ha segnato il 4 giugno – il primo dato a disposizione – 864mila utenti unici contro una media di giugno dello scorso anno di380mila utenti Audiweb database. Per la maggior parte degli editori i dati seguono un simile trend di raddoppio. Il risultato è un’ audience digitale – misurata appunto in termini di utenti reali e non più di browser – che tiene testa o supera quella televisiva. Dunque, un posizionamento che rappresenta un chiaro indicatore anche per il mondo pubblicitario. La nuova ricerca, che entrerà a regime a settembre con la pubblicazione dell’ Audiweb data base che contiene tutti i dati dettagliati, è da ieri disponibile con il primo prodotto, la rilevazione Daily/Weekly, che è una grande novità per il settore. Per la prima volta sono infatti disponibili dei dati “currency” giornalieri e settimanali del traffico degli editori che hanno aderito alla rilevazione e hanno implementato nelle loro piattaforme il nuovo TAG/SDK per la certificazione dei dati. La rilevazione Daily/Weekly, come spiega la società presieduta da Marco Muraglia, non è la sola novità dell’ Audiweb 2.0, realizzato da Nielsen. Nuove sono anche le caratteristiche: ovvero la qualità e “granularità” del dato, che contiene elementi significativi di profilazione degli utenti – ottenuti con la collaborazione di Facebook quale provider di big data – relativi a genere ed età degli utenti. Dietro la nuova dimensione dell’ audience digitale c’ è la capacità di Audiweb 2.0 di misurare, anche con l’ ampliamento del panel, le audience dei contenuti degli editori online su tutti i device (con una decisa miglior rappresentazione del mobile) e su tutte le piattaforme (browsing tradizionale, applicazioni, browsing in app mobile Facebook, FB Instant Article, Google AMP). Il mercato ha dunque a disposizione, attraverso il lavoro di un organismo indipendente, un dato finalmente reale. “Abbiamo lavorato per molto tempo con l’ intenzione di sviluppare una rilevazione basata sui valori fondanti del nostro Joint Industry Commitee: trasparenza e obiettività; rappresentatività e coerenza, perché espressione di tutte le parti che compongono il mercato; flessibilità e apertura rispetto alla continua evoluzione del mezzo e alla convergenza tra online e mezzo televisivo”, ha sostenuto Muraglia. Intanto Agcom, come aveva già fatto con Auditel e Audiradio, ha deciso di avviare un’ istruttoria di verifica sulla nuova Audiweb 2.0. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Ad Amazon un pezzetto di Premier

Il Sole 24 Ore
Ri.Ba.
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Amazon si è aggiudicata per la prima volta un pezzetto dei diritti televisivi per la Premier League. Offrirà agli abbonati del suo servizio Prime in Gran Bretagna l’ accesso gratuito a venti partite per due turni del campionato inglese, senza costi aggiuntivi. Il colosso dell’ e-commerce ha comprato uno dei due pacchetti di diritti ancora non assegnati per tre anni, a partire dal campionato 2019-20. L’ ultimo pacchetto disponibile è stato opzionato da BT Sport, pay tv del gruppo BT, che aggiunge al suo pacchetto altri 20 match, per 90 milioni di sterline su tre anni. Le partite che si vedranno sulla piattaforma di Amazon sono legate a due precise giornate del campionato: il turno infrasettimanale del primo dicembre, e il turno del bank holiday, la festività di dicembre di cui in passato godevano solo i lavoratori delle banche del Regno Unito, successivamente estesa anche agli settori produttivi. «La Premier League è il campionato di calcio più seguito al mondo», ha scritto in una nota Jay Marine, vice president di Prime Video in Europa. «In questi due turni di campionato di dicembre gli abbonati di Prime Video potranno seguire tutte le venti partite della Premier League». Non sono stati forniti dettagli sul valore economico dell’ accordo. In Gran Bretagna Amazon Prime, che comprende la consegna gratuita delle merci, oltre a un catalogo di musica e video in streaming illimitato, costa 79 sterline all’ anno (106 euro). Sky e BT a febbraio si sono aggiudicate la fetta più grande dei diritti televisivi per la Premier per i tre anni: Sky ha pagato 3,58 miliardi di sterline per i diritti su 120 partite. Mentre BT pagherà 975 milioni di pound, compreso l’ ultimo pacchetto, per i diritti tv su 52 partite. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Mediaset apre a partnership internazionali per lo sviluppo della televisione in chiaro

Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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«Noi siamo sempre entusiasti sulle cose che facciamo. Però è veramente dura. L’ Italia è un Paese in difficoltà e il mercato è difficilissimo». È da poco finita negli studi di Cologno la presentazione dei Mondiali in Russia targati Mediaset – al via giovedì – quando il vicepresidente e amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi si lascia andare a questo amaro commento. Bene che ci sia un Governo e bene anche su una legge sul conflitto di interesse «ma per tutti» dice comunque il numero uno del Gruppo. Che per il futuro lancia un auspicio: «Spero presto di potervi raccontare altre storie come quella che avevamo iniziato con Vivendi». Del resto «la strada obbligata per Mediaset è lo sviluppo internazionale anche attraverso partnership». Nessuno lo ha fatto nella tv free, dice l’ ad che nella combinazione di Italia e Spagna vede già un buon punto di partenza per un’ unione internazionale. Il nome che balza alla mente è quello della tedesca Prosiebensat, ma Pier Silvio Berlusconi smorza le congetture segnalando che da Itv a Tf1 i player sono tanti. Che ci sia necessità di unire le forze sembra quindi scontato in una tv free che, secondo l’ ad Mediaset, sarà l’ unica a reggere insieme con l’ on demand à la Netflix, mentre la «pay tv tradizionale la immagino molto in difficoltà». Punto di vista diametralmente opposto a quello del ceo di Sky Italia Andrea Zappia («la pay tv non è morta»). Intanto con Netflix Mediaset sta «parlando per eventuali collaborazioni che vanno da una vendita di contenuti a eventuali coproduzioni». Il focus ora è però sul “ritorno” alla tv in chiaro. E il Mondiale per un mese darà una grossa mano: sulle 64 partite è stato costruito un palinsesto da mille ore di programmazione, impegno su radio, sito web, app e il debutto della “tv aumentata” con contenuti aggiuntivi e servizi come il “restart”, per ora comunque solo su televisori connessi e di ultimo modello. Tutto in chiaro su 4 reti: Canale 5, Italia 1, il 20 e il nuovo canale tematico Mediaset Extra. E così a Cologno si fregano le mani per un’ operazione «già a break even», ha detto l’ ad Berlusconi e «con margini interessanti». La raccolta sarebbe già superiore agli 80 milioni e «speriamo di chiudere con un 9 davanti». In generale nei sei mesi «la raccolta sarà positiva», come anche nei sette mesi. Ma cosa fare dopo la sbornia mundial, con la Serie A in assegnazione, senza calcio europeo e senza Coppa Italia andata alla Rai? «Per quanto è stata pagata, la Coppa Italia non sarebbe stata remunerativa», replica Berlusconi aggiungendo che il gruppo ha «sempre trovato il modo di avere dello sport» e vuole cogliere «tutte le opportunità possibili». Rispedita al mittente l’ idea di una smobilitazione: «Siamo orgogliosi della nostra redazione sportiva e resteranno con noi». Quanto ai diritti della Serie A – su cui ieri si è fatta viva anche Mediapro per la trattativa privata – l’ ad Mediaset conferma «l’ approccio opportunistico». Possibile collaborazione con gli spagnoli? «Siamo disponibili, ma per il momento non c’ è nulla». L’ intesa commerciale con Sky è comunque la prova del new deal di Premium. Che diminuirà ricavi «ma i costi più che proporzionalmente». Con 400mila abbonati i conti starebbero in piedi secondo le stime che circolano in una Mediaset che guarda a Vivendi con sempre maggiore distanza. «Bolloré – dice Pier Silvio Berlusconi – è un uomo solo al comando. Ha fatto cose buone in passato». Ma ora «gli errori si vedono». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Mediaset cerca alleati all’ estero

Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Il 14 giugno iniziano i Mondiali di calcio in Russia, in esclusiva tv Mediaset per l’ Italia, con 64 partite tutte in chiaro, 1000 ore di trasmissioni dedicate di cui 500 in diretta. Ma è naturale che l’ amministratore delegato del gruppo, Pier Silvio Berlusconi, debba gettare lo sguardo più in la, sul futuro del gruppo, e sulle condizioni per assicurarne una prospera sopravvivenza. E in questo senso «quella con Vivendi era una operazione perfetta, a respiro internazionale. Poi è saltato tutto, Vincent Bollorè è un uomo solo, decide tutto lui e non ci sta capendo più molto. Però quella è la strada alla quale stavamo già pensando da tempo quando abbiamo firmato con Vivendi. E alla quale continuiamo a pensare. Anzi, l’ affaire Vivendi ci ha frenato su questo punto, ci ha fatto perdere un anno. Ma sono convinto che per Mediaset, che è comunque un nano nel confronto coi colossi internazionali, la strada sia solo quella: cercare e trovare intese, sviluppi, partnership a livello internazionale. Peraltro», prosegue Pier Silvio Berlusconi, «nella tv in chiaro ancora nessuno ha fatto una unione industriale che crei un grandissimo gruppo mondiale. Mediaset è già molto forte in Italia e Spagna, e può rappresentare un punto di partenza per questo polo, con tutti i grandi big europei, penso a Tf1, Itv, Pro Sieben, anche se fare nomi non ha molto senso». ITALIA PAESE IN DIFFICOLTÀ. Secondo l’ a.d. di Mediaset, «a prescindere dai Mondiali di calcio e dall’ entusiasmo che noi dimostriamo sempre, lavorare in Italia è duro. L’ Italia è un paese in difficoltà, il mercato è difficile, l’ editoria è in una situazione terribile, tanto che io ormai non prevedo più aumenti di ricavi. E proprio per questi motivi spero di poter raccontare presto altre storie, tipo quella che avevamo pensato insieme con Vivendi, e che è poi tramontata. Ora le cause legali con loro vanno avanti, la prossima udienza in tribunale è fissata in ottobre». La raccolta pubblicitaria del Biscione chiude con un primo semestre in crescita rispetto al 2017, «e i primi sette mesi vanno ancora meglio. Il primo trimestre 2018 è andato male», sottolinea Stefano Sala, amministratore delegato di Publitalia, «molto bene aprile, maggio fiacco anche sull’ onda della crisi politica, molto buono giugno con i Mondiali di calcio. La radio cresce in doppia cifra nei primi sei mesi, molto meglio del mercato. E il comparto digitale cresce in cifra singola alta (insomma, diciamo +8%, ndr)». LO SPORT SU MEDIASET. C’ è un rapporto di amore-odio con lo sport in tv: un prodotto dal quale non si può prescindere, ma i cui diritti costano ormai troppo. «Da un punto di vista di editore», sottolinea Pier Silvio Berlusconi, «mi convinco sempre di più di quanto sia meglio un singolo evento sportivo concentrato in poche settimane, rispetto a un evento spalmato su più tempo. Perché i diritti tv dello sport costano tantissimo e, finora, non ci ha guadagnato nessuno. La Coppa Italia di calcio, nella scorsa edizione 2017-2018 sulla Rai, ha raccolto 10 milioni di euro di pubblicità. E la Rai si è aggiudicata i diritti per i prossimi tre anni pagandoli ben 35,5 milioni di euro all’ anno. Una operazione fuori mercato che Mediaset, per il suo business in chiaro, non può permettersi. Detto questo, però, non escludo che Mediaset potrebbe fare una follia per i prossimi Mondiali di calcio. Per i quali, se si qualificasse l’ Italia, ci vorrebbero non meno di 150 milioni di euro». Possibilità della Champions league su Canale 5 nel 2019? «Anche a me risulta che +Sky, per ogni turno, abbia ceduto una partita di Champions in chiaro alla Rai solo per la stagione 2018-2019. Staremo attenti a cogliere le opportunità giuste. Anche se, in generale, come dicevo, i diritti sportivi non creano margini. E noi siamo una azienda quotata in borsa che deve guardare ai conti. Siamo però orgogliosi della nostra redazione sportiva. E ci tengo a ribadire che loro staranno con noi a prescindere dai diritti tv che Mediaset acquisirà». IL FUTURO DELLA PAY-TV DI MEDIASET. Il numero uno operativo di Mediaset ha le idee piuttosto chiare sul tema: «Io credo che la classica pay-tv con tanti canali di film, serie e sport sia un modello molto in difficoltà e che non ha futuro. Nel futuro della tv, secondo me, ci sono solo due strade: o le offerte on demand alla Netflix, alla Infinity, alla Now Tv, oppure la tv in chiaro, in diretta, calda, nazionale. Quindi, per tornare a Premium, il futuro della nostra pay-tv lo abbiamo già tratteggiato all’ inizio del 2017: si va verso un modello più leggero, tipo over the top. Se con il calcio o senza calcio, lo sapremo a breve, al termine delle trattative private in corso per i diritti tv 2018-2021 della Serie A. La pay tv di Mediaset, con cinema, serie tv e quant’ altro ci sapremo inventare, andrà comunque verso i device digitali, ma con un passaggio molto graduale». Anche perché Premium, a oggi, ha ancora oltre 1,5 milioni di abbonati. COME GUADAGNARE SOLDI CON I MONDIALI DI CALCIO. Per i Mondiali 2018, i cui diritti tv sono costati a Mediaset una cifra superiore ai 70 milioni di euro, «la raccolta pubblicitaria ha già superato gli 80 milioni di euro, ci sono 60 clienti pubblicitari che hanno pianificato tutte le 64 partite del Mondiale, e faremo un margine interessante per l’ editore. Da adesso in poi», prosegue l’ a.d. di Publitalia, Sala, «si parte vendendo ai clienti pubblicitari le singole partite, una a una, e arriveranno altri investitori e altre pianificazioni. Si parla tanto dell’ assenza dell’ Italia a Russia 2018. Ma nelle edizioni 2010 e 2014 dei Mondiali di calcio l’ Italia è uscita sempre nei gironi, ha giocato solo tre partite, e le audience dei match dell’ Italia hanno rappresentato solo il 5% sul totale ascolti dei Mondiali. Inoltre, nelle precedenti edizioni dei Mondiali, gli incontri erano trasmessi in parte in chiaro dalla Rai, in parte in pay tv da +Sky. Questa volta, invece, tutte le partite saranno in chiaro, con un fuso orario favorevole. E quindi sarà il Mondiale di calcio con le audience più alte degli ultimi anni: gli scorsi Mondiali di Rai++Sky hanno fatto 6,4 miliardi di contatti pubblicitari lordi in Italia, mentre per il nostro su Mediaset stimiamo oltre 17 miliardi di contatti lordi. Con una audience per i break pubblicitari che sarà superiore al passato del 20-35%». Un aspetto che va sempre ricordato, quando si assegnano i diritti tv di certe manifestazioni a uno o a un altro broadcaster: «Il MotoGp, per esempio, su Mediaset faceva 5 milioni di telespettatori a gran premio, su +Sky 800 mila. O partite buone di Champions league arrivavano a 4 milioni su Italia Uno, mentre si fermavano a 800 mila su +Sky. Insomma», conclude Sala, «il nostro bacino di ascolti è quattro-cinque volte superiore». © Riproduzione riservata.

Audiweb 2.0, ecco i primi dati dei siti con la navigazione sull’ app di Facebook

Italia Oggi

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Repubblica sempre prima con 3,068 milioni di utenti unici, Corriere della Sera secondo con 2,36 milioni e poi Tgcom24 con 2,24 milioni. È il podio dei siti di informazione più visti in Italia restituito dai nuovi dati dell’ Audiweb diffusi ieri agli editori. Si tratta della cosiddetta rilevazione 2.0 che include anche la navigazione sui siti all’ interno dell’ app di Facebook, gli Instant Articles e le Amp di Google, oltre a tutta la parte video. I dati riportati sono la media dei singoli giorni, dall’ 1 al 4 giugno, perché d’ ora in poi Audiweb diffonderà anche gli utenti unici giornalieri, ovvero conterà le teste ogni giorno, non solo i browser unici, a cui si aggiungeranno i dati settimanali e quelli soliti mensili. Come è accaduto negli ultimi mesi, Tgcom24, che comprende anche Meteo.it e SportMediaset, è molto vicino al Corriere, e anzi, lunedì scorso lo ha superato (2,61 milioni contro 2,53). In ogni caso i numeri sono più alti per tutti contanto gli utenti in ogni piattaforma: Repubblica a marzo aveva 1,65 mln di utenti giornalieri, Corriere 1,26 mln e Tgcom24 1,3 mln. A seguire nei nuovi dati c’ è Il Messaggero con 1,72 milioni di utenti e il Fatto Quotidiano, 1,69 milioni. In realtà il Fatto ha superato Il Messaggero in 2 giorni su quattro. Poi ancora, fermandosi alla top ten, Citynews a 1,66 milioni, Fanpage 1,37 milioni, Ansa 1,2 milioni, Giornale 795 mila, Stampa 741 mila. Si tratta comunque di una classifica provvisoria perché è possibile che non tutti i siti in questo momento abbiano lo stesso perimetro di rilevazione. Gli editori infatti, erano chiamati a implementare i tag che servono per contare i clienti nelle diverse piattaforme e non tutti hanno completato le procedure oppure semplicemente hanno deciso di posticipare.

Mondiale, Mediaset si scatena tra gol e varietà

Corriere della Sera
Renato Franco
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Tutte le 64 partite in diretta, in chiaro e in Hd; un minimo di 37 telecamere per match; oltre 1000 ore di programmazione, di cui 500 live. Mediaset ha presentato il suo palinsesto mondiale, quello di Russia 2018, quello che segna il debutto della tv commerciale nella rassegna che sicuramente l’ Italia non vincerà. Il palinsesto è un mix tra calcio e intrattenimento, di gol e varietà, perché intorno alle partite girano anche i programmi non solo per calciofili. La parte tecnica è garantita dalla squadra di giornalisti (tra i telecronisti Piccinini, Pardo e Callegari) e di commentatori, da Zanetti a Massaro, da Ciro Ferrara a Giovanni Galli, «l’ Inps del calcio» come li ha freddati il comico Andrea Pucci, che è nel cast dei programmi leggeri dove spicca Balalaika, appuntamento serale con Nicola Savino e Ilary Blasi, ma anche con Abatantuono, Belén, la Gialappa e il Mago Forest che commenta con il rasoio l’ abito cortissimo dell’ argentina: «Vedo che ti sei messa la prima cosa che hai trovato, ma non l’ hai trovata tutta». L’ amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi viaggia tra orgoglio e responsabilità: «Facciamo tanto calcio ma il Mondiale è una prima volta. Lo tratteremo come non si è mai visto, in modo spettacolare, allegro e brillante». Complice l’ assenza dell’ Italia, il prezzo dei Mondiali è diventato abbordabile (si è parlato di una spesa intorno ai 70 milioni di euro) e la raccolta pubblicitaria suggerisce che è stato un ottimo investimento: «Già oggi abbiamo superato il break even, come speravamo dunque i Mondiali genereranno margine». Il via dunque il 14 giugno con la gara inaugurale (Russia-Arabia Saudita), le reti coinvolte sono Canale 5, Italia 1, il canale 20 e Mediaset Extra, accesa 24 ore su 24 sulla manifestazione che si potrà seguire anche in radio, sul web e in mobilità attraverso siti e app dedicati. Berlusconi Jr. conferma la linea della tensione con Vivendi («La causa va avanti») e quella della distensione con Sky («Rete 4, Canale 5 e Italia 1 torneranno sulla piattaforma»). Quanto a Premium, riflette: «La pay non è il nostro core business, ma ci piacerebbe proporre un’ offerta per i nostri abbonati. Per questo Mediaset tiene un approccio opportunistico sui diritti della Serie A».

Rai, la carica dei 236 curricula (ma scelgono sempre i partiti)

La Repubblica
CONCETTO VECCHIO
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roma « Guardi, capiremo presto se faranno le nomine come si sono sempre fatte in Italia oppure se siamo in presenza di una novità storica » . Giovanni Minoli, 73 anni, il padre di “Mixer”, è una delle 236 personalità che hanno presentato la propria candidatura per il nuovo cda Rai. Il parlamentino di viale Mazzini scadrà il 30 giugno e la Rai è uno dei banchi di prova su cui si misurerà la discontinuità del « governo del cambiamento». È anche la prima volta che entra in vigore la legge Renzi, varata nel 2015, che demanda direttamente al voto delle Camere la scelta di quattro componenti del consiglio: la norma impone che vadano pescati tra una rosa di figure i cui curriculum devono essere pubblicizzati, per legge, sui siti internet di Camera, Senato e Rai, « almeno 60 giorni prima della nomina». Si sono fatte avanti figure chiave della nostra tv come Michele Santoro, ma anche il membro laico del Csm Paola Balducci; l’ iperberlusconiano Pietro Vigorelli, già vice del Tg5, ma anche i membri uscenti Rita Borioni, Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Giancarlo Mazzuca e Franco Siddi; il reporter tedesco Wolfgang Achtner, una vita nei maggiori network tv, che nel 2003 girò un doc sui Girotondi ma pure l’ ex direttore di Rai Uno negli anni del centrodestra imperante, Fabrizio Del Noce; lo sceriffo del web, il generale Umberto Rapetto, il produttore tv Francesco Siciliano, il manager Alberto Conti, che già occupò la carica negli anni 1998-2002. E poi c’ è l’ ex delle Iene Dino Giarrusso, che non fu eletto il 4 marzo nelle file dei Cinquestelle e ora cura la comunicazione per Roberta Lombardi alla Regione Lazio: « Mi sembra di avere un curriculum adeguato » , si limita a dire. In teoria, uno dei favoriti. « C’ è un bando e ho risposto, come hanno fatto tanti altri » , vola basso. Che titoli ha Nunzia De Girolamo, non eletta in Parlamento dopo una vita in Forza Italia, salvo una parentesi con l’ Ncd di Alfano? «Conosco la tv dal di dentro, per esservi stata molte volte come ospite; inoltre sono avvocato e ho un dottorato in economia aziendale. Questa sfida m’ interessa doppiamente: sia come prospettiva professionale sia per capire se le scelte che faranno sono effettivamente meritocratiche » . Poi De Girolamo domanda: «Non ho però capito chi stabilisce i criteri di scelta fra questi 236? » . Lo chiediamo a Freccero, anche lui candidato: « Ah, non l’ ho capito nemmeno io » . Rivolgiamo la domanda al deputato democratico Antonello Giacomelli, che ebbe la delega alle Comunicazioni nei governi Renzi e Gentiloni: « Non c’ è un criterio, né una commissione che farà una scrematura: la scelta è demandata alle aule parlamentari. Ma, a differenza del passato, quando la partita si giocava in Vigilanza, ora tutto avverrà sotto i riflettori del Parlamento e in più s’ imporranno delle intese che potranno favorire la qualità dei consiglieri». Questa selezione rischia di rivelarsi un’ impostura, considerato l’ attivismo sotterraneo dei partiti populisti, che possono fare l’ en plein: per non parlare dei due membri nominati direttamente dal governo M5S-Lega. L’ ex premier Matteo Renzi volle questa legge, accusò all’ epoca il berlusconiano Maurizio Gasparri, perchè, dopo le europee del 2014, era convinto di poter contare su una maggioranza schiacciante in Parlamento. «Ora invece rischiamo di restare a mani vuote, non toccheremo palla » , chiosa il pd Michele Anzaldi. « Per questo dico che dovremmo proporre Michele Santoro e, con quel nome, sfidare i grillini ». «Vediamo cosa cercano: una figura con una dimensione manageriale o più un direttore di rete o uno che ha avuto la responsabilità di programmi? » , ragiona Minoli. « Probabilmente un manager a tutto tondo. Io ho un curriculum da spavento: direttore di Rai2, di Rai3, di Rai Educational, di Rai Storia, Rai Scuola, e ho confezionato un’ enorme quantità di prodotti; diamogli fiducia, non costa niente». «Il rischio», prevede Freccero, che è in Rai su designazione dei Cinquestelle, « è che alla fine si cada tra i caminetti dei partiti, se i criteri non saranno meglio precisati » . Il punto è come si stabilisce chi ha i titoli giusti? La Rai è sempre stata la palestra del manuale Cencelli, dove nella Prima Repubblica si perfezionò la massima: «Ne assumiamo uno in quota Dc, uno Psi, uno Pci e poi uno bravo » . Si rischia di rimpiangerla. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Chessidice in viale dell’ editoria

Italia Oggi

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Quotidiani, aprile avaro di copie

Italia Oggi
MARCO A. CAPISANI
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Aprile avaro di copie per i principali quotidiani italiani: le diffusioni su carta e digitale sono in calo trasversale. Tranne che per il caso particolare di Avvenire (+1,9%). Invece, progressivamente, Quotidiano Nazionale Qn-Resto del Carlino contrae dell’ 1,9%, Sole 24 Ore del 2,1%, Repubblica del 2,2%, Messaggero del 2,3%, Quotidiano Nazionale Qn-Nazione del 3,1% e Giornale contrae del 3,3%. Poi accentuano Corriere della Sera, Libero e Quotidiano Nazionale Qn-Giorno tutti e tre a -3,5%, Stampa a -5,5%, Fatto Quotidiano a -5,8%, Verità a -6,4% e Quotidiano Nazionale Qn-Telegrafo a -6,6%. Tra gli sportivi sopravvivono i segni positivi ma non sempre così netti: Gazzetta dello Sport perde l’ 1,8% ma cresce il lunedì col +5,1%. Corriere Sport-Stadio aumenta, invece, sia in settimana (+5,1%) sia il lunedì (+13,1%) così come TuttoSport (segnando rispettivamente +2,5% e +9,6%). Stando alle ultime rilevazioni Ads sul mese di aprile confrontate con il precedente marzo, pesa in parte il paragone con un mese durante il quale si sono svolte le elezioni politiche, anche se poi il dibattito e le trattative per la recente formazione del nuovo governo sono proseguite. Certo è che, dopo un gennaio in altalena, l’ andamento diffusionale dei principali quotidiani italiani era riuscito a mantenersi al rialzo fino a marzo compreso. Riordinando in ordine decrescente le prime 10 testate, il Corriere della Sera è ancora una volta primo e, seppur il trend generalizzato del mese, ha dalla sua quasi 79 mila copie di distacco da tutti gli altri giornali. Questo mese Repubblica non solo si conferma seconda ma è in fuga da Quotidiano Nazionale-Qn (dorso sinergico di Giorno, Nazione, Resto del Carlino e Telegrafo), terzo classificato che complessivamente diffonde 210.052 copie carta+copie replica. La distanza tra il quotidiano romano e quello con sede principale a Bologna cresce dalle precedenti (a marzo scorso) 990 copie e ammonta ora a 1.990. Giù dal podio, conquista il quarto gradino il lunedì della Gazzetta dello Sport, a discapito del Sole 24 Ore che diventa quinto. Dopo di loro si allineano, stabili, la Gazzetta dello Sport nel resto della settimana, Stampa, Avvenire e Messaggero. Chiude il ranking il lunedì del Corriere Sport-Stadio. In edicola, il panorama non cambia, anzi il canale dove il lettore decide giornalmente di andare ad acquistare il suo giornale riflette qualche peggioramento. Così il Fatto Quotidiano peggiora a -7,5%, Stampa a -6,7%, Repubblica a -5% e il Sole 24 Ore a -3,3%. C’ è poi un gruppo di testate che rimane col segno negativo davanti: Verità (-7,1%), Qn-Telegrafo (-6,6%), Libero (-3,8%), Giornale (-3,4%), Qn-Nazione (-3%), Messaggero (-2,4%) e ancora Qn-Resto del Carlino (-1,7%). Pochi i quotidiani che riescono a recuperare, almeno in parte. Tra questi ci sono Qn-Giorno che argina a -2,6% e Corriere della Sera a -1,8%. La settimana della Gazzetta dello Sport torna in positivo ma con un contenuto +0,3% (mentre l’ edizione del lunedì migliora raggiungendo il +6,2%). Infine erano e restano in crescita Avvenire che consolida su del 4,6%, Corriere Sport-Stadio del 6% e del 13,8% al lunedì, TuttoSport del 2,7% e del 10,2% al lunedì. La top ten dell’ edicola ha molte novità rimescolandosi sia ai vertici sia nelle posizioni più basse. Intanto il primo posto viene riespugnato dal Corriere della Sera che, con sole 325 copie di vantaggio, relega Quotidiano Nazionale-Qn al secondo posto. Il dorso sinergico ha dalla sua 190.532 copie in tutto. Al terzo posto, poi, sale il lunedì della Gazzetta dello Sport. Repubblica scende dal podio per la prima volta da molto tempo. La distanza dalla Gazzetta è di 6.295 copie. Al quinto e sesto posto si mantengono le altre edizioni della Gazzetta dello Sport e la Stampa. Invece al settimo posto sale il lunedì del Corriere dello Sport, col Messaggero che retrocede di uno all’ ottavo. La settimana del Corriere Sport-Stadio è nono, il Giornale decimo. Il digitale riserva qualche consolazione, almeno per Qn-Giorno a +26,3%, Verità +15%, Qn-Nazione +13,3%, Qn-Resto del Carlino +10,8%, Repubblica +5,5%, Messaggero +4,2%, Avvenire +2,6% e infine Sole 24 Ore +1,8%. Diminuiscono le diffusioni totali digitali per Corriere della Sera -4,2%, Gazzetta dello Sport -3,7% e -3,9% al lunedì, Libero e Stampa entrambi -2,5%, Giornale -2,4%, Corriere Sport-Stadio -1,7% e -1,8% al lunedì, TuttoSport -1,7% e -2% il lunedì, Fatto Quotidiano -0,6%. Nel ranking ci sono sommovimenti ma tutti nella seconda parte, dopo che nell’ ordine si attestano Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e (quinto) il Fatto Quotidiano. Sale invece di uno e occupa il sesto gradino Avvenire. Il Messaggero balza di due e diventa settimo. Ottavo il lunedì della Gazzetta dello Sport, che indietreggia di due caselle. Nono il Gazzettino, storicamente decimo, postazione che viene ora occupata dalla Gazzetta dello Sport in settimana. Quest’ ultima è decima, dopo aver perso due posizioni.

Audiweb, al via il nuovo sistema di rilevazione: Repubblica.it si conferma leader

La Repubblica

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ROMA Dopo due anni di lavoro preparatorio, Audiweb ha reso disponibili ieri i primi dati di traffico giornaliero su Internet rilevati con il nuovo sistema messo a punto con Nielsen, la società globale che da novant’ anni produce dati e analisi indispensabili per le attività dei media, della pubblicità e di quanti producono e vendono prodotti o servizi nel mondo reale e in quello virtuale ( ormai quasi sempre sovrapposti e sinergici). Il quadro che emerge conferma l’ acquisita centralità, se non la prevalenza, della Rete nell’ informazione e nella comunicazione nel nostro paese. I dati, ancora parziali poiché il sistema andrà a regime nei prossimi mesi, rendono finalmente giustizia alle audience dell’ informazione digitale italiana, che s’ avvicinano e talvolta superano quelle delle televisioni, così come accade in tutto il mondo. Qualche esempio prendendo l’ ultimo giorno rilevato con il nuovo sistema, lunedì 4 giugno: sulle diverse piattaforme (il sito, le app, i social network) e attraverso tutti gli strumenti collegati a Internet, sia in mobilità sia in modalità ” stanziale” ( a casa o in ufficio), i contenuti di Repubblica sono stati fruiti da 3 milioni 292mila utenti unici. Quelli del Corriere della Sera da 2 milioni 585mila. Notevole anche la performance di Tg-Com24, con 2 milioni e 678mila utenti unici. Delle altre testate di GEDI, editore di questo giornale, la Stampa il 4 giugno ha sommato 770 mila utenti unici, i giornali locali di GNN 648 mila e HuffPost 554 mila. Ma Audiweb cosa fa esattamente? La risposta la dà il sito della società, i cui soci sono Fedoweb (la Federazione degli editori digitali), UPA ( l’ associazione delle aziende che investono in pubblicità) e AssoCom ( che rappresenta agenzie e centri media): “È l’ organismo super partes per la rilevazione e la distribuzione al mercato dei dati dell’ audience di internet”. Più precisamente, Audiweb misura la fruizione dei contenuti digitali su qualsiasi strumento e piattaforma ( personal computer, smartphone, tablet, applicazioni etc.) grazie a codici implementati su ogni pagina web. Per la prima volta, tutti gli operatori possono ora accedere a dati puntuali ed esaustivi riguardanti gli utenti unici, definiti da Audiweb “singoli individui che si sono collegati, in un determinato arco temporale, a un sito e/o elementi di esso, effettuando una o più visite”, compresi i loro dati sociodemografici principali, ossia sesso ed età. Della nuova rilevazione si occuperà nei prossimi mesi l’ AgCom, l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che intende verificare i complessi meccanismi attraverso i quali le audience vengono misurate su base quotidiana, settimanale e mensile. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

L’ ad: Mediapro? Pronti con tutti a collaborare

Il Giornale
DPis
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«Mediapro? Siamo disposti a collaborare con chiunque». Una frase che può scatenare scenari imprevedibili, ma in realtà è una semplice ipotesi. Senza nessun fondamento ad oggi. Nessun retroscena nelle parole di Pier Silvio Berlusconi perché Mediaset considera la possibilità di cooperare con altre realtà, una strada già intrapresa con Sky. Adesso in ballo ci sono i diritti della Serie A del prossimo triennio: la Lega ha appena rescisso il contratto con la società spagnola, che ha fatto ricorso al tribunale di Milano che si esprimerà la prossima settimana. Mediapro comunque insiste e ieri ha inviato una manifestazione d’ interesse per le trattative private e stamattina dovrebbe incontrare i dirigenti della Lega. «Se agiamo nell’ interesse di Mediaset e dei nostri abbonati, siamo disponibili ad una collaborazione, anche se al momento non vedo di che tipo possa essere», ha aggiunto l’ ad di Mediaset. Messo da parte il canale della Lega, si potrebbe pensare al noleggio della banda, ma non ci sono stati contatti tra le due aziende. Più realistico che Cologno Monzese acquisisca un pacchetto di quel bando che la Lega calcio non ha ancora pubblicato. Mercoledì c’ è stato un incontro in via Rosellini e il Biscione ha avanzato i suoi desiderata, cioè confermare i diritti dell’ ultimo triennio: vale a dire l’ esclusiva delle otto squadre principali mettendo sul piatto sempre duecento milioni di euro. Con la disponibilità a scendere di uno o due club, ovviamente rivedendo al ribasso il prezzo. Pier Silvio Berlusconi detta comunque la linea: «La pay per noi non è core business». Fermo restando che per quanto riguarda lo sport «coglieremo ogni possibilità». DPis.

L'articolo Rassegna Stampa del 08/06/2018 proviene da Editoria.tv.


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