Indice Articoli
Tv e Servizi, Lega e M5S se le danno sulle deleghe
Cda Rai, ecco i candidati. I gialloverdi verso l’ en plein
Il Tg2 già corre verso il futuro
Sky, via libera all’ offerta di Fox a patto che ceda il canale news
Anche a Saxa Rubra vincono i «sovranisti»
“Dimmi cosa non funziona alla Pixar”. E poi: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”.
Le domande canaglia di Steve Jobs per i curriculum Rai
Santoro si candida in Rai e ci parla di Salvini, Di Maio e Renzi
Diritti tv, addio Mediapro. Ora tocca a Sky
Il cda Rai come prosecuzione delle parlamentarie con altri mezzi
La Rai, la Gabanelli direttore generale e Renzi che deve farsi da parte. Parla Santoro
Cda Rai, in corsa anche Santoro e Minoli
Rai, dalla Iena M5S all’ ex ministra azzurra la carica dei curricula per entrare nel cda
Diritti tv, bocciate le garanzie Mediapro: nuove trattative
Calcio, rescissione tra Serie A e Mediapro
Premio Biagio Agnes Tra i vincitori Adriana Cerretelli
Pubblicati i curricula per aspiranti al cda Rai
Sky strizza l’ occhio a Tim, Premium «non interessa»
Audiweb 2.0, da domani i dati daily e weekly
Diritti tv, minimo a 1,1 miliardi
Natali (4Aim): il valore di Telesia è ben superiore agli attuali livelli di borsa
Chessidice in viale dell’ Editoria
Da Santoro a Minoli, 239 candidati per 4 posti nel cda della Rai
Sky in pay sul digitale terrestre
Rai 3, Kilimangiaro conquista quattro prime serate
Corsa ai diritti tv Ieri la Lega serie A ha rescisso definitivamente il contratto con Mediapro, …
LA NUOVA SKY CANALI SENZA LIMITI
Mediapro è fuori gioco nuova base asta da 1,1 miliardi
Mediapro fuori dai giochi la Lega riparte da Sky
Il «vento del cambiamento» soffia pure sul sindacato dei giornalisti Rai
C’ è il sì a Fox-Sky «Ma Murdoch venda le news»
Tv e Servizi, Lega e M5S se le danno sulle deleghe
Il Fatto Quotidiano
Luca De Carolis
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In Senato hanno applaudito senza sosta e perfino intonato cori, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e le sue promesse. Ma fuori dell’ Aula gli alleati che non vogliono essere definiti tali, Lega e Cinque Stelle, se le danno su quella che è una priorità anche per i partiti del “governo del cambiamento”: le poltrone e le relative deleghe. E dai sussurri e dalle note di agenzia “ispirate” ora si è passati al duello in pubblico, misurato ma evidente. Innanzitutto sulla delega alle telecomunicazioni, che il neo ministro allo Sviluppo economico Luigi Di Maio vorrebbe tenersi, scontentando il Silvio Berlusconi che al Carroccio continua a ripeterlo: “Quella delega non deve andare ai grillini”. Ed è un tema centrale, al punto che dal Movimento assicurano: “Luigi ha scelto il Mise anche per cautelarsi sulle tlc”. Ma la Lega ha altre idee. E ieri lo ha confermato a microfoni aperti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Perché mentre lasciava la buvette di Palazzo Madama per tornarsene tra i banchi del governo, il numero due del Carroccio ha seminato una risposta telegrafica quanto chiara: “A chi andrà la delega alle telecomunicazioni? La Lega avrà il viceministro al ministero dello Sviluppo economico”. Tradotto, deve andare a un nostro uomo. Magari al deputato Alessandro Morelli , direttore del sito ilpopulista.it e salviniano di stretta osservanza. Anche se sul suo nome Giorgetti si è limitato a un “non so”, allargando le braccia. Di certo il Carroccio non molla l’ osso, facendo notare che Di Maio guida già due ministeri accorpati (Lavoro e Mise) ed è vicepremier. Un bel problema, soprattutto politico, perché l’ ombra del silente B. incombe sempre sul governo gialloverde (o gialloblu, secondo il Salvini di ieri). E ovviamente l’ ha alimentata anche l’ incontro di lunedì mattina tra il Caimano e il segretario della Lega, nel quale Berlusconi ha chiesto ampie garanzie sulle tlc. Così un pontiere come il senatore del M5S Gianluigi Paragone, giornalista già in quota Lega, lo precisa appena appare a Palazzo Madama: “Sarebbe un grave errore assegnare quella delega a una persona riconducibile al mondo berlusconiano, e il Carroccio dovrebbe esserne consapevole”. Intanto balla anche la delega ai servizi segreti, che il premier Conte pensa (irritualmente) di tenere per sé. Ma su cui ha rimesso gli occhi anche la Lega, in maniera decisa. Però in corsa c’ è anche il grillino Vito Crimi , ex Copasir e attuale vicecapogruppo in Senato, per cui il Movimento invoca una poltrona. Quella da sottosegretario a Palazzo Chigi con la competenza sui servizi, appunto. Oppure quella di viceministro di Matteo Salvini al Viminale, per cui si parla da giorni anche della deputata Fabiana Dadone . “Ma non esiste nessuna guerra sui servizi tra me e Giorgetti” giura Crimi al Fatto, negando che quella delega sia nelle mire del sottosegretario. Vero. Ma il Carroccio pensa di darla a un altro sottosegretario. E comunque la lista delle deleghe che suonano come problemi prosegue con quella all’ editoria. E un candidato naturale per il M5S potrebbe essere il senatore Primo Di Nicola , giornalista. Però le caselle ancora ballano, con molti leghisti e grillini candidati sia per ruoli di sottogoverno che per presidenze di commissioni, da assegnare in base al principio dell’ alternanza (chi prende la commissione Esteri alla Camera non può averla in Senato, e così via). E non a caso un leghista di peso come Stefano Candiani riflette se rinunciare a un ruolo di governo per fare il capogruppo a Palazzo Madama. Mentre tra i 5Stelle si allunga la schiera dei papabili. Per esempio per un posto da sottosegretario agli Esteri corre il lucano Vito Petrocelli . E un ruolo andrà anche al senatore Andrea Cioffi , probabile sottosegretario ai Trasporti con il dimaiano Danilo Toninelli, mentre il viceministro dovrebbe essere il leghista Edoardo Rixi . Ma i nodi sono tanti, e i tempi si allungano. “Chiuderemo su viceministri e sottosegretari la prossima settimana, entro il 15” hanno fatto sapere dal governo alle opposizioni e alla presidente del Senato Casellati. E solo dopo toccherà alle commissioni. Anche perché domani Conte partirà per il G7 in Canada. Intanto ieri sera i 5Stelle si sono riuniti con Di Maio in un’ assemblea alla Camera, dove sono stati nominati i nuovi capigruppo. In Senato sarà il triestino Stefano Patanuelli , al debutto in Parlamento, mentre a Montecitorio guiderà il messinese Francesco D’ Uva . E i nomi per il governo? “Non ne ho ancora parlato con la Lega” ha assicurato Di Maio ai suoi. Per non agitarli.
Cda Rai, ecco i candidati. I gialloverdi verso l’ en plein
Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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C’ è l’ ex direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce , l’ ex ad di Tre Vincenzo Novari , il patron di Telelombardia Sandro Parenzo e pure un manager di area Lega come Dario Fruscio . E naturalmente i nomi che avevano già annunciato la loro candidatura: Michele Santoro , Giovanni Minoli , e i consiglieri uscenti Carlo Freccero , Arturo Diaconale , Giancarlo Mazzuca , Rita Borioni e Franco Siddi . Ma pure l’ ex Iena Dino Giarrusso e la consigliera del Csm Paola Balduzzi . Ieri Camera e Senato hanno reso noti i nomi delle persone che hanno inviato il curriculum in Parlamento per candidarsi al prossimo Cda di Viale Mazzini. Secondo la nuova normativa, infatti, 4 consiglieri su 7 saranno eletti dal Parlamento (2 dalla Camera e 2 dal Senato), 2 saranno nominati dal governo su indicazione del Tesoro e uno sarà eletto all’ interno dei dipendenti della tv pubblica. Spulciando tra le 236 candidature si può iniziare a fare supposizioni sui giochi dei partiti in Aula. Il grande interrogativo è se Lega e 5 Stelle faranno l’ en plein con 6 consiglieri tra Parlamento e governo oppure se ne lasceranno un paio alle opposizioni (Pd e Forza Italia). Al momento sembra che i due partiti al governo vogliano prendersi tutto, lasciando all’ opposizione solo le presidenze che le spettano di diritto, Vigilanza Rai e Copasir. È anche in chiave partitica, dunque, che vanno lette certe candidature. Come appunto quella di Fruscio, commercialista e docente all’ Università di Pavia, con un passato in Eni, Sviluppo Italia, Standa ed Expo, tutt’ ora uno dei principali consiglieri del governatore lombardo, Attilio Fontana. Oppure quella di Andrea Mascetti , avvocato varesino presidente di Nord Energia ma noto anche per essere il motore di Terra Insubre, associazione culturale molto vicina alla Lega. O Ruben Razzante , giornalista ma anche docente di Diritto dell’ informazione alla Cattolica di Milano. Guardando al mondo pentastellato, invece, si notano la ricandidatura di Freccero e quella dell’ ex Iena Giarrusso, così come il nome della giornalista del Tg1 Claudia Mazzola , che segue da tempo le vicende dei 5 Stelle. E il Pd? “Non ci sono nostri candidati”, dicono dal partito dem. Novari e Minoli, però, potrebbero essere considerati vicini, così come Flavia Barca . Forza Italia sembra invece puntare su Nunzia De Girolamo , rimasta fuori dal Parlamento. Altri politici in lizza sono l’ ex forzista in Vigilanza, Giorgio Lainati e l’ ex senatore Pdl poi Ncd, Paolo Tancredi . Scorrendo la lista, poi, troviamo Giorgio Balzoni , volto del Tg1, che ha da poco pubblicato il libro su Aldo Moro da cui è stata tratta una fiction Rai, e la quirinalista di Radio Rai, Maria Grazia Trabalza . Dal mondo dello spettacolo vengono Paolo Giaccio , autore di lungo corso per radio e tv, e Francesco Siciliano , attore e autore, figlio di Enzo Siciliano. Da imprese e università viene Emanuel Gout (ex presidente Telepiù), mentre dalla comunicazione arriva Camillo Ricci (capo di Epr). Fra gli outsiders spiccano poi i nomi del direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori , e dell’ ex direttore generale del Censis, Giuseppe Roma . Altri giornalisti candidati sono Aldo Forbice (ex vice direttore del giornale Radio Rai), Eugenio De Paoli (ex direttore di Raisport) e Renato Parascandolo (ex presidente Rai Trade). Infine c’ è pure Piero Vigorelli , passato alle cronache per le passeggiate in Rai (ha diretto la Tgr) avvolto nella bandiera di Forza Italia dopo la vittoria berlusconiana del 1994. Infine Fabrizio Del Noce , da tempo espatriato in Portogallo per non farsi tassare la pensione in Italia.
Il Tg2 già corre verso il futuro
Il Fatto Quotidiano
Fq
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L’ informazione del servizio pubblico nel giorno del debutto parlamentare del governo Conte è all’ insegna della nota massima “Hai visto mai?”. Nel senso, certo, di “Hai visto mai che dura?”, ma anche di “Hai visto mai che non dura?”. Il Tg1, dunque, va di ecumenismo: un servizio per uno non fa male a nessuno, razionati gli aggettivi, spariti gli angoli. In ritmo sincopato un bel servizio sul discorso del premier, uno per i grillini e uno per Salvini, uno per Forza Italia, uno per Renzi e pure uno per tutti gli altri (Meloni, Grasso, ma anche Bonino e Monti). D’ altronde, hai visto mai? Tutto, tutto, tutto, ma senza aggettivi: cala la Borsa, sale lo spread? Sì, ma non drammatizziamo. E già che siam qui, sentiamo pure i sindacati: hai visto mai? Il modello è giudiziosamente ribadito dal Tg3 (con un po’ più di spazio all’ opposizione) e dal Tg2, che però si smarca. Il secondo canale Rai decide meritoriamente di prendere la parte del più debole: il povero Conte. Al servizio sul discorso in Aula, dunque, il Tg2 ne fa seguire uno sul professore, più sbarazzino (“in scuro, pochette, cravatta lilla”): “Non ha esperienza politica, è vero, ma Conte sa come incuriosire una platea”, “deve aver sviluppato una certa abilità quanto a dialettica “, non manca di “senso scenico” e allora “la maggioranza lo travolge di applausi”. E qui, se dura, già intravvediamo il futuro.
Sky, via libera all’ offerta di Fox a patto che ceda il canale news
Il Fatto Quotidiano
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Il Regno Unito dà via libera alla Fox 21st Century di Rupert Murdoch per l’ acquisizione di Sky a condizione che ceda Sky News a un’ altra società. L’ esecutivo, dice il Guardian, ha anche approvato l’ offerta rivale del gigante dei media americano Comcast, che possiede NBC e Universal Studios. La Fox sta tentando di acquistare il 61% di Sky in un accordo che valuta la società a 18,5 miliardi di sterline, ma l’ offerta è stata ostacolata dalle preoccupazioni che tale operazione avrebbe lasciato a Murdoch un controllo eccessivo sui media britannici. È stato il segretario di Stato alla Cultura, Matt Hancock, a comunicare il via libera condizionato spiegando che il governo ha anche approvato l’ operazione di Comcast. Hancock ha specificato che il governo dà il via libera a Murdoch se Sky News verrà trasferita a un acquirente che garantirà la sua indipendenza e sarà in grado di finanziare la società per 10 anni. Disney si è già offerta.
Anche a Saxa Rubra vincono i «sovranisti»
Il Tempo
FERRUCCIO DE BORTOLI, MASSIMO FRANCO
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In 197 alla Camera e in 170 al Senato, in totale 367, di cui 129 identici perché fatti avere sia all’ uno che all’ altro ramo del Parlamento. Quindi, al netto, sono 239 domande per quattro posti in Cda Rai. È cominciatala grande corsa al Cda più «osservato» d’ Italia, quello che in base alla legge di riforma varata dal governo Renzi non sarà più composto da 9 ma da 7 componenti: 4 consiglieri indicati dal Parlamento (due dalla Camerae due dal Senato), due consiglieri indicati dall’ esecutivo a Palazzo Chigi su proposta del ministro dell’ Economia (oggi nelle mani di Giovanni Tria, leghista), un consigliere nominato dai dipendenti del servizio pubblico radiotelevisivo. E tra i candidati che secondo quanto previsto dall’ articolo 49, comma 6 -bis, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, hanno fatto avere i propri curricula al parlamento non mancano le sorprese, come pure le conferme, ovvero figure che già da tempo ruotano intorno al mondo Rai o della televisione in genere. A cominciare dai consiglieri Rai uscenti Carlo Freccero, Franco Sid di, Arturo Diaconale, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca. Non si sono invece candidati Paolo Messa (che si era dimesso nel corso della consiliatura), Guelfo Guelfi e Marco Fortis (quest’ ultimo era peraltro il consigliere indicato dal Mef, quindi figura terza rispetto a quelle indicate dalla commissione di Vigilanza che nella precedente legislatura aveva potere di nomina). A scorrere l’ elenco dei candidati si trovano diversi nomi noti in casa Rai. Come quello di Michele Santoro, il quale aveva annunciato al sua candidatura in occasione della presentazione della serie di trasmissioni speciali di «M» su Rai2 dedicate al caso Moro dicendo di nutrire poche, se non zero speranze ma che così facendo avrebbe costretto Camera e Senato a spiegare perché il suo curricula non sarebbe stato preso in considerazione. E poi Fabrizio Del Noce, già direttore di Rai1, Aldo Forbice (conduttore radiofonico), Eugenio De Paoli (un passato alla guida di Rai Sport), Giovanni Minoli, Andrea Lorusso Caputi, Renato Parascandolo, Paolo Pagliaro, Piero Vigorelli, Giorgio Lainati (ex deputato e già figura di spicco della Vigilanza Rai). E ancora, l’ ex Iena e candidato pentastellato al Parlamento (ma non eletto) Dino Giarrusso; l’ ex parlamentare Paola Balducci (componente del Csm, in carica fino a settembre) e l’ ex ministro Nunzia De Girolamo. L’ elenco conta anche Umberto Rapetto, generale della Guardia di finanza esperto in cybercrime; Stefano Rolando, in passato a capo del settore editoria a Palazzo Chigi; Giuseppe Sangiorgi, esperto tv; Enzo Savarese (in passato componente Agcom); Alberto Contri, Li hanno definiti «lista del cambiamento» o sovranisti, sta di fatto che il nuovo clima irrompe anche al congresso Usigrai, il granitico sindacato Rai, per decenni riferimento monolite del servizio pubblico. A Saxa Rubra, ieri, è stato fatto lo spoglio delle liste nazionali per l’ elezione dei delegati del XV congresso Usigrai, fissato a Bologna dal 18 al 21 giugno. La lista «Pluralismo e libertà», guidata dal redattore del Tg1, Giuseppe Malara, da Maria Antonietta Spadorcia (Tg2), Massimo Calenda (Tgr Campania) ed Elisa Billato (Tgr Veneto) ha riportato 194 voti su 1.345 votanti, quasi il 15 per cento, considerate 43 schede bianche e 38 nulle. Mentre, al listone unitario sono andati 1.069 voti e 17 delegati nazionali. Un risultato più che positivo tenuto conto che la lista è nata in pochi giorni, ispirata dall’ Associazione Lettera 22. «Abbiamo ottenuto uno straordinario risultato», ha osservato Giuseppe Malara, capolista e candidato alla segreteria Usigrai, «considerato che siamo stati osteggiati, guardati con sospetto, come se avessimo compiuto un delitto di lesa maestà. Invece, ci dovrebbero ringraziare perché pluralismo e democrazia dovrebbero costituire valori fondanti per tutti». A «Pluralismo e Libertà» sono andati anche un buon numero di delegati di testata, ben 3 su 8 solo al Tg1. «Punteremo a difendere i valori di un giornalismo indipendente, non schierato, non condizionato dalla dittatura del politicamente corretto. Siamo gli anti mainstream, pronti a difendere la libertà di espressione secondo i valori della Costituzione repubblicana. Gli ultimi anni sono stati una pagina discutibile per il servizio pubblico. C’ è la partita decisiva del contratto integrativo dove bisogna impedire la dequalificazione professionale dei giornalisti Rai». esperto di comunicazione, presiden tedi Pubblicità Progresso; Massimiliano Dona, presidente dell’ Unione nazionale consumatori; Angelo Maria Perrino, editore. Questo per la parte di pertinenza del Parlamento, con senatori e deputati che potranno votare un solo nome, e questo potrebbe anche determinare che Lega e M5s li portino a casa tutti e quattro. Perché poi c’ èl’ altra grande, e forse più importante, corsa: quella ai due posti in Cda di pertinenza del governo. Palazzo Chigi indica i due membri del Cda di sua pertinenza attraverso il ministero dell’ Economia, che teoricamente la legge sembra lasciare ancora aperti alcuni dubbi circa la competenza a decidere- dovrebbe portare a fare i nomi del presidente e del direttore generale -amministratore delegato. Il presidente sarà formalmente eletto all’ interno del Cda, che comprenderà anche il componente indicato dai dipendenti Rai – al momento il nome annunciato è quello di Gianluca de Matteis Tortora, funzionario esperto anche in relazioni istituzionali -, ma poi dovrà avere il vaglio della commissione di Vigilanza, ovvero il via libera dei 2/3 dei componenti del futuro organismo parlamentare bicamerale. Invece il dg sarà indicato senza dubbio dal governo. E su queste due figure si stanno incrociando in questi giorni numerose indiscrezioni. Con nomi di peso, a cominciare da quello di Milena Gabanelli, data come presidente in pectore. Poi, per la direzione generale, ci sono i nomi di Ferruccio de Bortoli (ex direttore de Il Sole 24 Ore e del Corsera), di Massimo Franco (editorialista del Corsera), di Fabrizio Salini, ex Ceo di Fox Italia, dello stesso Freccero, al quale non manca certamente la padronanza del mondo televisivo, ed anche di Fabrizio Del Noce, anch’ egli conoscitore della materia. E si parla anche di Vincenzo Spada fora, che era dato anche come ministro in quello che era stato un primo ipotetico governo M5s e che però nel caso dovrebbe dimettersi da parlamentare. Quanto alla commissione di Vigilanza, la presidenza dovrebbe andare all’ opposizione, più facile pensare Forza Italia che Pd, e si fanno i nomi di Paolo Romani e di Maurizio Gasparri. Ovviamente non mancano le indiscrezioni su reti e testate, e in particolare, per il Tg1, viene fatto con insistenza il nome di Marco Travaglio. E gli attuali dg e presidente Rai? A Mario Orfeo sarebbe stata offerta, nelle scorse settimane, la direzione de La Gazzetta dello Sport (in precedenza anche quella de Il Sole 24 Ore, ma a quanto pare avrebbe detto di no), mentre per Monica Maggioni si parla di direzione del nuovo canale Rai in lingua inglese, canale che dovrebbe inglobare anche altro, ad esempio Rai Italia.
“Dimmi cosa non funziona alla Pixar”. E poi: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”.
Il Foglio
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“Dimmi cosa non funziona alla Pixar”. E poi: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”. Lo chiedessero a voi, della vostra ditta, capite che c’ è da sudare freddo. Ma comandare è fare le domande giuste. Così un’ altra domanda che va forte tra i selezionatori è: “Puoi, per piacere, dirmi due cose che sto facendo davvero bene in questa circostanza e due aree in cui ritieni che io possa migliorare?”. L’ ex dirigente di Google Kim Scott usava questa: “C’ è qualcosa che potrei fare o smettere di fare che renderebbe più semplice lavorare con me?”. E ci vuole sangue freddo, perché puoi trovare anche la testa di cazzo che ti risponde davvero. Ma niente, selezionare lo staff è il vero potere, ed era giusto per dire: se alla Rai, invece che chiedere curriculum da ubriachi per il cda, si fossero limitati a domandare: “Secondo voi la dobbiamo chiudere, questa baracca?”.
Le domande canaglia di Steve Jobs per i curriculum Rai
Il Foglio
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Se davvero bastava così poco per essere dei geni universali e cambiare i destini dell’ umanità per il prossimo millennio, probabilmente l’ iPhone lo avremmo inventato tutti e ora saremmo a spassarcela in qualche atollo fiorito della galassia, fottendocene del governo del vaffa. Steve Jobs non era Steve Jobs per come faceva i colloqui di lavoro, questo non lo possiamo credere. Però rubiamo da Business Insider il resoconto di una cosa scritta su Medium da Andy Raskin, “professionista del marketing di San Francisco”, in cui si svela che Mr. Apple aveva un metodo infallibile per giudicare i collaboratori. Due domande secche, e se ci pensate bene manco a trabocchetto come l’ enigma della Sfinge. Quando andava alla Pixar chiedeva:
Santoro si candida in Rai e ci parla di Salvini, Di Maio e Renzi
Il Foglio
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Roma. Come gli altri duecento aspiranti, anche lui ha presentato il suo curriculum, indubbiamente vasto, e si è candidato al consiglio d’ amministrazione della Rai. “Lega e Movimento cinque stelle dicono di essere rivoluzionari? Benissimo. Adesso devono farci vedere come si compie questa rivoluzione. Anche nella televisione di stato. Se vuoi cambiare, non è difficile, basta mettere le persone giuste. E non solo nel cda, dove mi sono candidato io. Ma alla direzione generale, a capo delle reti e dei telegiornali. Sento dire che vogliono dare un programma a Milena Gabanelli, nella striscia serale dopo il Tg1. Questo non ha niente di rivoluzionario. E’ rivoluzionario se la Gabanelli la fai direttore generale, o se le dai la direzione del primo telegiornale. Se il governo del cambiamento significa mettere anche alla guida della Rai uno come Conte, un esecutore, allora che rivoluzione è? E fatela ‘sta rivoluzione, dico io. Metteteci Marco Travaglio, al Tg1!”. E a parte tutte le leccate (agli amici) e le manganellate (agli altri) che ci si può immaginare con Travaglio al Tg1, il tono di Michele Santoro è serio. Nella provocazione, per lo meno, che precipita proprio nel giorno in cui il nuovo governo riceve il primo voto di fiducia al Senato. “Assistiamo alla gestazione di una mostruosità”, dice lui. “E’ nato un mostro, che contiene anche elementi interessanti. Per questo dico che bisogna avere curiosità. Il che non vuol dire blandire il mostro, ma aspettarlo sul terreno dei fatti concreti. Nell’ opera di governo. Non amo questi proclami tardivi di antifascismo che sento recitare alla sinistra, questi allarmi irridenti in televisione o su Twitter. Capisco che l’ opposizione cerchi la sua identità, ma la settimana scorsa sarebbe stato più intelligente mescolarsi alla folla che applaudiva Mattarella, e farlo senza bandiere e senza simboli di partito, anziché mobilitare una manifestazione del Pd nelle stesse ore in cui il presidente della Repubblica stringeva la mano a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini augurando loro buon lavoro”. Sembra che all’ opposizione per adesso basti la soddisfazione – tutta privata, tutta lirica – di gridare senza posa dai tetti che il mondo non va come dovrebbe andare. “Quando invece andrebbe misurata la debolezza di questa onda che adesso è al governo. Nello scarto tra le aspettative (che hanno suscitato) e la realtà delle cose (che saranno in grado di fare) c’ è l’ insidia di questa mostruosità al potere. Sono attorcigliati in un tale groviglio di promesse, che alle prime difficoltà non si attarderanno a cercare capri espiatori, ad alzare il tiro. Questo inquieta, ma è una debolezza. Vedi le scompostezze ultime di Salvi ni. Vuole rassicurare il tumulto da cui proviene, sembra voler dire: ‘Guardate che io la cravatta non me la metto, sono sempre quello che vuole azzannare i clandestini’. Per questo io li sfiderei a venire fuori sull’ esercizio reale delle cose: fateci vedere cosa sapete fare. Già hanno rinviato la flat tax, poi toccherà pure all’ im.
Diritti tv, addio Mediapro. Ora tocca a Sky
Il Tempo
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Si ricomincia da zero. La Lega boccia le garanzie di Mediapro, apre un nuovo bando per la vendita dei diritti tv del campionato di calcio e alza il tiro: base d’ asta, 1,1 miliardi, cinquanta milioni di euro in più rispetto al bando precedente. Tempo limite, il 13 giugno, giorno in cui i presidenti di serie A vogliono chiudere la partita. Iniziano le trattative private, torna in corsa Sky, Perform, Tim e Mediaset restano un’ incognita, non demorde Mediapro che rilancia con un’ offerta al minimo sindacale per i prossimi per sei anni; 6,6 miliardi per i prossimi sei campionati di calcio di serie A, l’ obiettivo è quello di realizzare il canale tematico che non rientra nei piani e nell’ attuale bando della Lega. Da questa mattina si inizierà a trattare. «È un momento importante, mi auguro che tutti i broadcaster valorizzino a pieno il nostro prodotto – ha affermato il presidente di Lega, Gaetano Miccichè, al termine dell’ assemblea che ha respinto le garanzie patrimoniali di Mediapro – erano inaccettabili, dal punto di vista formale e quantitativo. Il contratto si è di fatto risolto, la caparra da 64 milioni di euro versata dagli spagnoli a marzo è stata incamerata e resterà nelle casse della Lega Calcio». Ora la speranza da parte dei presidenti di Serie A è quella di avere almeno due acquirenti, in modo che nessuno possa mostrare l’ intero campionato. Lo schema per piattaforma (satellitare, digitale terrestre, Iptv e Internet), prevede due pacchetti: uno con le partite di 7 squadre incluse le big, e uno con le altre 13. Il secondo schema, per prodotto, si basa su esclusive per finestre orarie: un pacchetto con tre gare a giornata (114 eventi totali), una alle 18 del sabato, una alle 15 e una alle 20.30 di domenica. Un secondo ne contiene quattro (152 eventi), una alle 15 del sabato, una alle 15 e una alle 18 della domenica, e il posticipo del lunedì sera. Il terzo pacchetto include tre partite, una alle 20.30 di sabato, una alle 12.30 e una alle 15 di domenica. Venerdì l’ assemblea si riunirà per approvare i modelli di vendita con il prezzo minimo relativo a ciascuno pacchetto. S.P.
Il cda Rai come prosecuzione delle parlamentarie con altri mezzi
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Roma. In mezzo alla selva di candidature spontanee pervenute alla Camera e al Senato – cercatori d’ oro del quarto d’ ora di celebrità insieme a seri esperti, compreso qualche ottimo professore universitario come Leonardo Bianchi, che insegna diritto dell’ informazione e della comunicazione all’ Università di Firenze – ci sarà pure chi effettivamente farà parte del cda della Rai. Il Parlamento dovrà scegliere quattro persone che siederanno nel prossimo consiglio d’ amministrazione della tv di Stato del cambiamento del governo del cambiamento. A chi toccherà? Di questi tempi è tutto davvero possibile. Chi si sarebbe immaginato di trovare Alfonso Bonafede come ministro della Giustizia? O Barbara Lezzi ministro per il Sud? O Luigi Di Maio vicepresidente del Consiglio nonché superministro del Lavoro e dello Sviluppo economico? Che volete che sia, oggi è l’ epoca dell’ impossibile. Quindi può capitare che tale Salvatore Acanfora, ex capotreno della linea Ro ma -Lido e per “quattordici anni nel libro ‘Il Guinness dei Primati, per aver inoltrato oltre 4.000 petizioni al Parlamento repubblicano italiano”, nonché “scrittore autodidatta”, “accademico internazionale”, già candidato alla Camera, al consiglio regionale del Lazio (“per tre volte”), al Consiglio comunale di Roma (“per tre volte”), insomma si diceva può capitare che tale Acanfora si candidi e si segga su uno scranno di Viale Mazzini. Idem per Cosimo Carmelo Caridi, dirigente di ruolo della Regione Calabria del dipartimento “fitosanitario, vivaismo, micologia, patrimonio ittico e faunistico”, già organizzatore della mostra nazionale itinerante “agricoltreno 1995” nonché relatore alla “biennale internazionale di Apicoltura” organizzata da Apimondia. Direte voi: e che c’ azzecca il vivaismo con la Rai? Niente, ma che importa: queste candidature sono un supplemento delle parlamentarie del M5s di qualche mese fa, dove con qualche clic vincevi ‘win for life’ e questo è il paese delle opportunità. Sicché accanto a gente che di tv capisce eccome, come Michele Santoro, Giovanni Minoli o Fabrizio Del Noce, c’ è anche chi prova a reinventarsi, come Nunzia De Girolamo, già deputata della Repubblica, rimasta fregata da Francesca Pascale. Oppure c’ è chi s’ è candidato con i Cinque stelle e non ce l’ ha fatta a essere eletto, è il caso dell’ ex Iena Dino Giarrusso, che da qualche settimana ha trovato una sua collocazione come collaboratore della comunicazione del M5s in Regione Lazio. Ci sono anche gli ex membri del cda appena scaduto, tutti tranne Guelfo Guelfi che si gode la pensione. Ma a parte questi si torna prepotentemente fra quelli che di tv nulla sanno, come Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che ha mandato un curriculum scritto in comic sans. Oppure Matteo Minà, specializzato in giornalismo di moda, che dice di essere scrittore ma ha pubblicato un solo libro. C’ è pure il professor beneco munista Ugo Mattei, che però non pareva aver così tanta voglia di redigere un curriculum come si deve, visto che l’ ha scritto in terza persona come se fosse la bio sulla retrocopertina di un libro. “Ugo Mattei è nato a Torino nel 1961. Laureatosi in giurisprudenza…”. Oppure c’ è Alessia Fulgeri, commercialista di Napoli, lungo curriculum da professionista della revisione dei conti: “Presidente del Collegio Sindacale del Cargest Srl, centro Agrolimentare di Roma (Guidonia) Organismo di vigilanza monocratico in Iter Gestioni e Appalti Spa”. Spunta pure Andrea Mascetti, avvocato leghista e fondatore dell’ asso ciazione “Terra Insubre”. La Rai del cambiamento, quella del governo gialloverde, sta arrivando. Magari con Massimo Franco, notista del Corriere della Sera, come direttore generale. Con Milena Gabanelli presidente e Marco Travaglio al Tg1, come suggerisce Santoro nell’ intervista a Salvatore Merlo. Affari d’ oro per Netflix, par di capire. (da)
La Rai, la Gabanelli direttore generale e Renzi che deve farsi da parte. Parla Santoro
Il Foglio
ROCCO CASALINO
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E allora finirà come la scena del film di Dino Risi, “La marcia su Roma”, quando le camicie nere Gassman e Tognazzi, sempre più disilluse, cancellano anche gli ultimi punti rimasti del programma (pardon: contratto) sansepolcrista non realizzato da Mussolini. “Togli di qua, rinvia di là, alla fine resteranno soltanto le cose più ideologiche, quelle che non servono a una beneamata”, dice Santoro. Il taglio dei vitalizi, delle cosiddette pensioni d’ oro… “Ma certo. Sembra che l’ ordine pubblico sia diventato un’ ossessione, però poi non c’ è richiesta di mettere le mani dove davvero ci sono i problemi. Vi pare che il comune di Roma sia in prima linea perché alcuni quartieri periferici della città sono territorio degli spacciatori? Non ne parlano nemmeno. E non solo perché in quei quartieri votano i 5 stelle. Ma perché a Roma, come altrove, non hanno un’ idea della società. Ecco, io penso che l’ opposizione debba muoversi su queste cose. Deve recuperare un contatto con la realtà. E incalzare. Basta fare le pulci al contratto di governo. Basta ironie cretine. Ma ripartire dalla realtà. Anche alla Rai: ‘Cari grillo-leghisti, siete rivoluzionari? Bene. Allora fateci vedere come si compie questa rivoluzione'”. E tutto questo lo deve fare Renzi? “Io a Renzi gli direi: ‘Stai calmo. Salta un giro. Fermati. Mettiti di lato'”. Deve farsi da parte? “Di Maio non ha laurea, non ha una vera esperienza politica, non ha un lavoro… non ha niente. E noi dobbiamo fidarci di lui perché in tivù dimostra una certa arguzia? Ovvio che no. Però bisogna anche dire questo: chi è che ha cominciato con i signor nessuno al governo? Renzi. Solo che Renzi li prendeva ai bordi della casta, e Salvini e Di Maio li pescano tra quelli che vendevano panini allo stadio”. Forse la casta conosce la grammatica, perlomeno. “Sì, ma se ti vuoi contrapporre a questi amministratori del tumulto devi avere una tua ‘idea superiore’. Devi chiamare a raccolta le forze migliori del paese, che ci sono ancora. E che hanno voglia di partecipare. Invece c’ è il deserto”. Il deserto dei signor nessuno del Pd. “Ro ma è un paradigma. Chi si contrappone alla Raggi? Nessuno. Cos’ ha prodotto il Pd? Niente”. Persino il referendum sul trasporto pubblico è un’ idea dei Radicali, osteggiata da un pezzo del Pd. “Così l’ unica figura che spicca è Raggi. Malgrado tutto”. Pare che all’ inizio fosse stato teorizzato: lasciamola governare, si distruggerà da sola. “Ed è la dimostrazione del fatto che il modo di ragionare di Renzi, al quale io guardo e ho guardato con simpatia, è di valutare le cose volta per volta. Alla giornata. Invece bisogna cambiare totalmente. La crisi delle élite e delle classi dirigenti è profondissima. Siamo usciti dalla crisi finanziaria con un indebolimento violento del ceto medio, cioè di quelle persone che di solito permettono la crescita civile e sociale di un paese. Ciò che è rimasto del ceto medio viene vissuto come un mondo privilegiato sotto al quale c’ è un tumulto. Gente che usa i social pensando di esercitare così un ruolo di cittadinanza attiva, mentre invece sono parte di una mandria che galoppa verso un futuro incerto. Ho apprezzato l’ analisi di Walter Veltroni, nei giorni scorsi. Ma la parte ‘degli ultimi e dei poveri’ di cui parla lui non mi convince. Nella rete i poveri non vogliono essere chiamati poveri: l’ esse re sociale è cambiato. Nel mondo internettiano i rapporti produttivi non contano”. E questo viene interpretato meglio da Salvini e dal M5s. “Che sono dei portavoce, non dei leader. Non hanno visione. Mussolini aveva una visione, brutale. Ma una visione. Sapeva per esempio cos’ era l’ Africa, come ipotesi di espansione e come occasione. Salvini non lo sa. Non gli importa. E’ solo il portavoce di una piccola patria assediata, dove meno siamo meglio stiamo. E’ il portavoce delle paure che lo legano profondamente a Grillo. Per questo dico che c’ è una debolezza strutturale in questa mostruosità che adesso ci governa. Ma se dall’ altra parte hai il buonismo retorico…”. Adesso non abbiamo neanche quello. “Non c’ è nulla. L’ opposizione è perdente nel senso comune della rete, ed è perdente anche sul piano della realtà”. E’ proprio quello che è successo a Roma. Forse c’ è da preoccuparsi se la Roma di Virginia Raggi è la metafora d’ Italia. “Ma è successo anche in Rai“, dice Santoro. “Ti rendi conto cosa vuol dire aver regalato il know how dell’ informazione a La7? Non è un caso che sull’ informazione ora non c’ è più competizione. Lasciamo perdere il mio caso personale. Ma pensa a Floris. Pensa a Giletti… era troppo populista, troppo urlato? Va bene. Ma queste cose vanno governate. E comunque quale alternativa ha prodotto la Rai alla televisione di Giletti?”. Per questo ti sei candidato al consiglio di amministrazione. “Ho dei progetti per l’ anno prossimo, di studio e di lavoro. Potrei esercitare bene il mio ruolo nel cda. Girerei per le diverse sedi Rai in Italia. Vorrei organizzare i produttori indipendenti. Vorrei che in Rai tornassero i documentari. Sono pronto a fare questo lavoro, e senza prestare servizio per una parte politica. La Rai è stata depotenziata. E invece dovrebbe essere un servizio per il paese, dovrebbe aiutare le forze migliori del paese a emergere, a manifestarsi. I capi struttura della Rai un tempo erano dei produttori, non dei modesti funzionari. Bruno Voglino tirò fuori Chiambretti e Guzzanti. Il capostruttura Rai era la mente della creazione di un programma. Crescenti, Tantillo, Beghìn… e sto facendo solo pochissimi esempi. Oggi i programmi escono fuori dalle idee degli agenti delle star televisive. Nascono dalle case di produzione private, che sarebbero anche in grado di fare dei bei prodotti perché ne hanno la capacità e le competenze, ma invece adattano i loro show alla mediocrità dei funzionari Rai, gente che non vuole problemi. Una volta c’ era ‘Studio uno’. Era il varietà. Ogni anno lo conduceva una star diversa. Non c’ era un volto che rimaneva lì per venticinque anni invecchiando assieme al programma. Quella Rai aveva un solo canale, e cambiava star ogni anno. Oggi abbiamo cento canali e sempre le stesse persone che fanno le stesse cose. E’ evidente che c’ è una lottizzazione. Che una volta almeno corrispondeva a una visione politica e culturale, mentre adesso è solo potere: il potere degli agenti, il potere delle case di produzione, le censure della politica e la mediocrità generale di persone che hanno paura della loro ombra”. Ma adesso c’ è il governo del cambiamento. “Per questo dico: mettete la Gabanelli alla direzione generale. C’ è bisogno di gente che perda la faccia, se fa sciocchezze o non corrisponde alle aspettative. Però, come ho già detto, a me questi non sembrano rivoluzionari. Alla fine metteranno un altro Conte. Anche alla Rai. Perché la verità è che la Rai è un cavallo che se si rialza, poi corre e non sai cosa provoca. La politica prova sempre a farlo andare al passo delle sue esigenze. Ci avevano provato a farlo correre. Con Campo Dall’ Orto. E avete visto com’ è andata a finire. L’ hanno disarcionato”. Non ti eleggeranno mai al cda, lo sai? “E io mi chiamerò fuori dalle produzioni Rai. E una volta libero dirò quello che penso. Dirò quello che ho visto in questi anni, senza problemi. Ma ho tante cose che mi frullano in testa. Quindi non importa molto. Penso solo di avere il dovere civile di reagire alla situazione che si è verificata in Italia”. Ora che comandano in Rai, i 5 stelle secondo te continueranno a dettare le scalette nei talk -show? Rocco Casalino farà invitare gli uomini della maggioranza senza contraddittorio? “Questa cosa può solo peggiorare. Hanno più potere. Ma c’ è un’ insidia. Nei talk, loro hanno sempre assunto la posizione di oppositori. Se vogliono continuare a usare questi programmi, hanno bisogno di nemici. Renzi non c’ è più. Che fanno?”. C’ è l’ Europa. “Può essere. Ma a un certo punto anche la mandria che corre, davanti al baratro dell’ euro, potrebbe fermarsi. Per questo Salvini e Di Maio devono stare attenti a sventolare troppo certe bandiere. Finisce che nel baratro ci cascano soltanto loro due. Lo ripeto: vanno aspettati alla prova dei fatti. E inchiodati lì”. Salvatore Merlo.
Cda Rai, in corsa anche Santoro e Minoli
Il Manifesto
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Governo e maggioranza gialloverde dovranno misurarsi presto con il rinnovo dei vertici Rai. I consiglieri saranno scelti «per merito, in base ai curriculum», ha assicurato recentemente l’ attuale presidente della camera e ex presidente della commissione di vigilanza, il 5S Roberto Fico. E’ tutto da dimostrare. Ma intanto di curriculum ne sono arrivati 196 alla camera e 169 al senato. Ci sono consiglieri uscenti come Freccero, Diaconale, Siddi, Borioni e Mazzuca, l’ ex cda Alberto Contri, Fabrizio De Noce, Michele Santoro, Giovanni Minoli, trai tanti. E anche il grillino candidato non eletto il 4 marzo Dino Giarrusso. Ultimo atto dell’ attuale cda dovrebbe essere la presentazione dei palinsesti autunnali agli sponsor il 27 giugno a Milano eil 4 luglio a Roma. Con la riforma del governo Renzi i membri del cda passano da 9 a 7: due eletti dalla camera e due dal senato, due designati dal consiglio dei ministri su proposta del ministero dell’ economia, uno eletto dall’ assemblea dei dipendenti Rai.
Rai, dalla Iena M5S all’ ex ministra azzurra la carica dei curricula per entrare nel cda
Il Mattino
EMILIO PUCCI
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LA TV PUBBLICA ROMA Big del giornalismo come Giovanni Minoli e Michele Santoro, ex dirigenti di aziende di tlc, come Vincenzo Novari (è stato ad di 3Italia) e Lucia Calvosa nel board di Tim come indipendente fino al maggio scorso, ex parlamentari come i forzisti Nunzia De Girolamo e Giorgio Lainati, l’ ex Iena Dino Giarrusso, candidato con i pentastellati alle ultime elezioni. Ed ancora: Fabrizio Del Noce, già direttore di Rai1, il conduttore radiofonico Aldo Forbice, l’ ex direttore di Rai sport Eugenio De Paoli, il cassazionista Salvatore Fulvio Sarzana di S.Ippolito, il numero uno di Euro Spa Roberto Diacetti. Arrivano da mondi diversi ma sono tutti in corsa per far parte del nuovo Consiglio di amministrazione della Rai. L’ attuale Cda scade il 30 giugno (anche gli uscenti Franco Siddi, Rita Borioni, Carlo Freccero e Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca partecipano alla gara), poi a viale Mazzini comincerà la nuova stagione che fa riferimento al governo giallo-verde. Ieri sui siti di Camera e Senato sono stati pubblicati tutti i curricula degli aspiranti. Veterani della tv, esperti del settore, produttori, ex amministratori di aziende pubbliche. L’ elenco è lunghissimo: 236 i concorrenti per i 4 componenti che saranno eletti da Camera e Senato (due per ciascun ramo del Parlamento). Movimento 5Stelle e Lega ufficialmente non hanno ancora aperto il dossier anche perché le trattative, riferiscono fonti parlamentari, sono legate a tutto il pacchetto di nomine in arrivo, a partire da quelle degli enti di Stato per finire ai sottosegretari e ai viceministri. PRODUCER E ASSESSORI Ci sono i nomi di Flavia Barca, ex assessore capitolina e sorella dell’ ex ministro Fabrizio, c’ è l’ ex parlamentare Paola Balducci (componente del Csm, in carica fino a settembre), il produttore tv Francesco Siciliano, dell’ ex dirigente di Telepiù (la prima tv a pagamento in Italia proposta da Canal plus) Emmanuel Gout, Umberto Rapetto, generale della Guardia di finanza esperto in cybercrime. In lizza anche Stefano Rolando, in passato a capo del settore editoria a Palazzo Chigi, Giuseppe Sangiorgi, esperto tv, Enzo Savarese (in passato componente Agcom), Alberto Contri, esperto di comunicazione, presidente di Pubblicità Progresso, Massimiliano Dona, presidente dell’ Unione nazionale consumatori, Angelo Maria Perrino, editore. Ambiscono ad un posto al sole anche Piero Vigorelli (che ha lavorato in Rai, Mediaset e nelle emittenti del gruppo Telecom), Marco Mele, firma del Sole 24 Ore fino al 2017, Wolfgang Achtner (ex Cnn e Abc), Piero De Chiara, con un curriculum ricco di esperienze nelle tlc e da ultimo consulente dell’ Agcom. Tra i curricula anche annotazioni curiose: l’ outsider Salvatore Acanfora dichiara orgogliosamente di essere un ex capotreno, pensionato, padre di tre figli e di avere il record di petizioni inviate in Parlamento, oltre 4mila, così da entrare nel guinness dei primati. Hanno inviato la propria candidatura pure Massimiliano Dona (Unc), Carlo Rienzi (Codacons), un ex consigliere regionale della Lista Bonino, Giuseppe Rossodivita, storico militante e avvocato dei Radicali. Inoltre: Gianni Celata, ex membro della Commissione Nazionale Cinema e del consiglio d’ amministrazione dell’ Ice e Camillo Ricci, che in carriera ha curato la comunicazione di Alenia, Salini, Grandi Stazioni e del Dalai Lama. EN PLEIN GIALLO VERDE Senatori e deputati potranno votare un solo nome. L’ obiettivo di Lega e M5s è fare bottino pieno. Per quanto riguarda i vertici dell’ azienda circolano da tempo i nomi di Milena Gabanelli per la presidenza (ma nel centrodestra circola anche l’ ipotesi di Stefano Parisi) mentre per la direzione generale in ballo ci sono Carlo Freccero (consigliere uscente vicino a M5s), Ferruccio de Bortoli (ex direttore de Il Sole 24 Ore e del Corsera), Massimo Franco (editorialista del Corsera), Fabrizio Salini, ex Ceo di Fox Italia. Emilio Pucci © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Diritti tv, bocciate le garanzie Mediapro: nuove trattative
Il Mattino
Paolo Cappelleri
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MILANO Bocciate le garanzie di Mediapro, la Lega Serie A archivia il contratto con gli spagnoli e apre una nuova fase per la vendita dei diritti tv del campionato. Iniziano le trattative private, che nel minimo tempo (l’ obiettivo è vendere il 13 giugno) devono fruttare il massimo ricavo possibile. Torna in corsa Sky, e sono un’ incognita Perform, Tim e Mediaset. Il prezzo minimo è fissato a 1,1 miliardi di euro, 50 milioni in più rispetto al bando naufragato per l’ inadempienza di Mediapro. Che è pronta a rilanciare pareggiando la richiesta, non per i tre anni previsti dal bando ma per sei, con l’ obiettivo di realizzare il canale tematico, obiettivo sempre dichiarato dal n.1 del gruppo spagnolo, Jaume Roures, ma non ancora nei piani e nel bando della Lega. «È un momento importante. Mi auguro che tutti i broadcaster valorizzino a pieno il nostro prodotto», ha detto il presidente di Lega, Gaetano Miccichè, al termine dell’ assemblea che ha respinto le garanzie patrimoniali di Mediapro alla luce del parere negativo degli avvocati. «Erano inaccettabili, dal punto di vista formale e quantitativo. Il contratto con Mediapro da mezzanotte si è di fatto risolto», ha aggiunto Miccichè, secondo cui la caparra da 64 milioni di euro versata dagli spagnoli a marzo «è stata incamerata e resterà nelle casse della Lega». Mediapro, però, non molla la presa. L’ altra sera Roures, affiancato da Marco Bogarelli, avrebbe ribadito ai vertici della Lega l’ interesse suo e dei suoi soci nel conquistare il mercato italiano, con un’ offerta da 6,6 miliardi di euro in sei anni, più revenue sharing. I requisiti per le garanzie sono immutati nel nuovo bando per trattative private rivolto a operatori della comunicazione e intermediari indipendenti, che prevede due schemi di partenza per la commercializzazione dei pacchetti, approvati all’ unanimità dall’ assemblea: uno per piattaforma e uno prodotto. La speranza della Lega e dell’ advisor Infront è avere almeno due acquirenti, in modo che nessuno possa mostrare tutto il campionato. PACCHETTI Lo schema per piattaforma (satellitare, digitale terrestre, Iptv e Internet), prevede due pacchetti: uno con le partite di 7 squadre incluse le big, e uno con le altre 13. Il secondo schema, per prodotto, si basa su esclusive per finestre orarie con lo schema 3-4-3′. Un pacchetto con 3 gare a giornata (114 eventi totali), una alle 18 del sabato, una alle 15 e una alle 20.30 di domenica. Un secondo ne contiene 4 (152 eventi), una alle 15 del sabato, una alle 15 e una alle 18 della domenica, e il posticipo del lunedì sera. Il terzo pacchetto include 3 partite, una alle 20.30 di sabato, una alle 12.30 e una alle 15 di domenica. Nel secondo schema è previsto che i broadcaster si spartiscano le 20 partite più importanti: attraverso la cosiddetta procedura del pick’, con un ordine definito dal bando, potranno collocarne una a testa negli slot orari compresi nel pacchetto che hanno acquistato. Le offerte devono arrivare nella mattina del 13 giugno. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Calcio, rescissione tra Serie A e Mediapro
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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La giostra dei diritti della Serie A si prepara a un altro giro. L’ ennesimo – il primo bando andò a vuoto un anno fa – che i club confidano però sia l’ ultimo. Anche perché l’ inizio del campionato fissato per il 19 agosto non è lontano. Il mancato deposito della fideiussione da 1,2 miliardi di euro da parte di Mediapro ha intanto portato alla rescissione del contratto fra spagnoli e Lega Serie A, sancita ieri dall’ assemblea dei club. A nulla sono valse le assicurazioni in extremis, con Mediapro che nella serata di lunedì aveva proposto alla Lega Serie A garanzie patrimoniali alternative per 1,6 miliardi di euro bocciate però prima dagli avvocati della Lega e poi dagli stessi club. «L’ assemblea ha considerato inaccettabili le garanzie sia dal punto di vista quantitativo sia da quello formale» ha dichiarato il presidente della Lega Serie A Gaetano Miccichè secondo cui «è un momento di valorizzazione del calcio italiano». Miccichè ha poi chiuso la porta alla restituzione dei 64 milioni già versati dagli spagnoli: «Sono ligio ai contratti e in genere le caparre vengono incamerate». Facile pensare che la questione si trascinerà nei tribunali. A ogni modo, da ieri è stato dato il via alla fase di trattative private, con la pubblicazione di schemi di massima dei pacchetti: uno per piattaforma e uno per prodotto. Obiettivo minimo: 1,1 miliardi annui. Entro le 18 di venerdì 8 giugno la Lega pubblicherà sul proprio sito i pacchetti definitivi indicando il prezzo minimo per ciascun pacchetto e invitando i partecipanti alla trattativa privata a sottoporre le loro offerte da presentare entro il 13 giugno, giorno di aperttura delle buste. Occhi puntati soprattutto sulle mosse di Sky. Si guarda anche a Perform, Tim e Mediaset che sarebbe intenzionata a fare un’ offerta. Da capire le reali intenzioni di Mediapro, che ieri ha fatto trapelare di essere pronta a partecipare alle trattative private. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Premio Biagio Agnes Tra i vincitori Adriana Cerretelli
Il Sole 24 Ore
Mar.B.
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Ci sono Paolo Mieli ed Ezio Mauro (premio per il decennale), il direttore di Le Monde Jerome Fenoglio (premio internazionale), ma anche una delle firme di punta del Sole 24 Ore, Adriana Cerretelli (giornalista per l’ Europa) tra i vincitori del decimo Premio Biagio Agnes, il riconoscimento giornalistico internazionale, che, dopo l’ udienza con Papa Francesco lunedì in Vaticano, torna a Sorrento dal 22 al 24 giugno (su Rai1 il 27 in seconda serata). «È un appuntamento che ormai scandisce il calendario della Rai», ha spiegato ieri alla presentazione del premio la presidente di Viale Mazzini, Monica Maggioni seduta a fianco della presidente del Premio e della Fondazione Biagio Agnes, Simona Agnes figlia dello storico direttore generale della Rai. Che ha invitato ieri la Rai a a «riprendere Check Up, storica trasmissione ideata da Agnes e trasmessa per 30 anni». «Agnes è stato un personaggio fondamentale, non solo per la Rai, ma per il modo di intendere e praticare l’ informazione. Ha saputo ridefinire il servizio pubblico», ha ricordato il presidente di giuria Gianni Letta in un momento delicato come quello della nascita delle tv private, «rafforzando valori e principi per la crescita culturale e civile del paese». Tra gli altri premiati ci sono anche Antonio Tajani, presidente delParlamento Ue (premio giornalista nelle istituzioni); Barbara Stefanelli, vicedirettore Corriere sella sera (carta stampata); Fabrizio Frizzi (Tv) a pochi mesi dalla sua scomparsa; «Il ruggito del coniglio» di Antonello Dose e Marco Presta (Radio); Alberto Brambilla de Il foglio (Under 35); Antonio Monda (Giornalista scrittore) e Gloria Satta (Cinema e fiction). Premi speciali infine a Milly Carlucci, per la carriera e il legame con il premio; Michelle Hunziker, per l’ ultimo Sanremo; e Luca Zingaretti per i record di ascolti de «Il commissario Montalbano». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Pubblicati i curricula per aspiranti al cda Rai
Il Sole 24 Ore
Marzio Bartoloni
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Parte la corsa al rinnovo di vertici della Rai che per metà luglio vedrà Camera e Senato alle prese con l’ elezione di 4 dei 7 membri del nuovo Cda. Ieri sono stati pubblicati i curricula – 196 arrivati alla Camera e 169 al Senato – del maxi plotone di candidati che ambiscono a un posto nel consiglio di amministrazione. Tra le candidature ci sono diversi consiglieri uscenti come Carlo Freccero, Arturo Diaconale, Franco Siddi, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca, ma anche l’ ex componente del cda Alberto Contri o il dirigente di lungo corso Fabrizio Del Noce. Lunga anche la lista dei giornalisti: dai due big della tv Giovanni Minoli e Michele Santoro a Marco Mele, ma anche l’ ex ad di H3G, Vincenzo Novari (già in pista in passato per la poltrona di dg), il produttore Francesco Siciliano, il direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori e il comunicatore Camillo Ricci. Tra le candidature di peso c’ è quella dell’ ex iena Dino Giarrusso, candidato ma non eletto con M5S lo scorso 5 marzo. Mentre tra le donne ci sono Lucia Calvosa, ex consigliere Telecom e Mps e l’ ex assessora alla Cultura di Roma, Flavia Barca. Tra i nomi Rai anche Aldo Forbice, Eugenio De Paoli (ex Rai Sport), Renato Parascandolo; e ancora Piero Vigorelli, l’ ex presidente di Tele+ Emmanuel Gout, l’ ex dg del Censis Giuseppe Roma, l’ ex vicepresidente della Vigilanza Giorgio Lainati (in quota FI). Il rinnovo del vertice della tv pubblica è uno dei primi banchi di prova per il «governo del cambiamento» giallo-verde guidato dal premier Conte che rischia di fare il pieno delle nomine, anche se M5S continua a ribadire che valuterà in base ai curriculum. Oltre ai 4 scelti dal Parlamento altri due membri del cda saranno designati dal Governo su proposta del ministero dell’ Economia e uno sarà eletto dall’ assemblea dei dipendenti Rai. Il cda nominerà infine tra i suoi membri il presidente (acquisito l’ ok della Vigilanza a maggioranza di due terzi) e l’ ad su proposta dell’ assemblea dei soci. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Sky strizza l’ occhio a Tim, Premium «non interessa»
Il Sole 24 Ore
Andrea Biondi
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Non più solo satellite, ma anche digitale terrestre e fibra ottica, oltre allo streaming di Now Tv. Allo spegnere della sua 15esima candelina in Italia, Sky si presenta come un player che vuole andare “oltre le piattaforme”. Nell’ headquarter di Santa Giulia ieri si respirava l’ atmosfera dei momenti clou, grazie al lancio di “Sky sul digitale terrestre” e alla possibilità di ricevere i diversi pacchetti Sky anche via fibra, connettendo il decoder My Sky direttamente alla rete web di casa. «Pensiamo di poter crescere in maniera importante nei prossimi anni», dice il ceo di Sky Italia, Andrea Zappia, che considera quello di ieri un passaggio chiave per un futuro in cui fibra e digitale terrestre possono rappresentare carte importanti per aumentare un parco clienti mai riuscito a bucare la soglia dei 5 milioni. Sull’ esito positivo l’ ad non ha dubbi: «Se il percorso delle pay tv fosse finito non avremmo grandi gruppi americani che cercano di acquistare aziende come Sky». Frase, questa, che ha preceduto di qualche ora la notizia del via libera a Rupert Murdoch sull’ offerta di 21st Century Fox per Sky plc (di cui Murdoch ha ora il 39%), ma a condizione che il colosso Usa venda Sky News. Per il tycoon si tratta di una mezza vittoria visto che le autorità hanno dato l’ ok anche all’ offerta di Comcast per Sky senza imporre alcun paletto. In Italia l’ approdo di Sky sul digitale terrestre sancito ieri corona l’ accordo strategico con Mediaset del 30 marzo. Un’ intesa «win-win – dice Zappia – con un’ azienda con cui io personalmente non ho mai interrotto il dialogo». Come comunicato a suo tempo, in base agli accordi si potrà arrivare alla vendita da parte di Mediaset della piattaforma tecnologica di Premium a Sky – l’ opzione è nelle mani di Cologno – ma nulla più. Zappia lo conferma: «Non c’ è nessun interesse a rilevare Mediaset Premium». Dall’ altra parte il ceo Sky tiene a precisare che lo sbarco nel digitale terrestre con un’ offerta pay non influirà sull’ interesse della media company nel “free-to-air” dove è presente con tre canali e da cui sta avendo risposte importanti sul fronte pubblicitario. «Faccio anche presente che molti dei diritti sportivi prevedono anche uno sbocco nel free» spiega Zappia che sulla vicenda dei diritti tv della Serie A (si veda articolo a pagina 11) non si concede se non con l’ auspicio «che entro il mese di giugno si possa sbloccare tutto». L’ attenzione è tutta per le innovazioni, a iniziare dai 15 canali suddivisi in due pacchetti sul digitale terrestre (con all’ interno canali Premium), all’ offerta via fibra (che in futuro si amplierà grazie all’ accordo con Open Fiber), al “superdecoder” Sky Q fino all’ accordo con Netflix con l’ accesso diretto ai contenuti del colosso dell’ on demand all’ interno del menu Sky Q. Andare «oltre le piattaforme» in questo quadro è visto come il game changer. Sulla fibra un tentativo di intesa strategica era stato fatto in passato con Tim. Ma la questione è poi finita in tribunale. Ieri le parole di Zappia sono state all’ insegna della distensione, indice di un’ atmosfera cambiata con l’ ad Amos Genish rispetto all’ era Cattaneo: «L’ accordo con Telecom resta in piedi. Ci auguriamo di poter lavorare tantissimo con Tim, che è una grande azienda e vogliamo lavorare bene con loro». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Audiweb 2.0, da domani i dati daily e weekly
Italia Oggi
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Saranno distribuiti a partire da domani i dati della nuova Audiweb 2.0, ovvero le rilevazioni dell’ audience dei siti Internet che comprendono anche la navigazione all’ interno dell’ app mobile di Facebook, gli Instant Articles e le Amp di Google, tutti elementi finora non compresi nella rilevazione tradizionale. Si comincerà con i dati giornalieri (daily) e settimanali con decorrenza 1° giugno relativi agli editori che hanno già aderito alla rilevazione e che negli ultimi mesi hanno implemento e certificato il nuovo Tag/Sdk, ovvero che hanno introdotto i codici grazie ai quali i server di Nielsen sono in grado di rilevare le visite. In questa prima fase, quindi, ci potranno essere differenze nel perimetro misurato a seconda delle decisioni o del lavoro fin qui fatto dagli editori. Questi primi dati si riferiranno agli utenti, non ai browser unici come avvenuto finora. Per i big data con cui li affinerà Nielsen ha un accordo con Facebook finalizzato «alla sola attribuzione di genere ed età all’ audience dei contenuti. Processo che avviene mediante procedure che garantiscono la completa anonimizzazione dei dati», si ribadisce in una nota in risposta alle polemiche sorte sull’ argomento nei mesi scorsi. I dati giornalieri saranno diffusi entro 60 ore dalla rilevazione, due giorni e mezzo agli editori e agli altri operatori iscritti, mentre da settembre saranno pubblici i dati mensili e del giorno medio dell’ Audiweb Database. «Abbiamo lavorato per molto tempo con l’ intenzione di sviluppare una rilevazione basata sui valori fondanti del nostro Joint Industry Commitee: trasparenza e obiettività, in primis; rappresentatività e coerenza, perché espressione di tutte le parti che compongono il mercato; flessibilità e apertura rispetto alla continua evoluzione del mezzo e alla convergenza tra l’ online e il mezzo televisivo», ha detto il presidente di Audiweb Marco Muraglia. «A questo si aggiunge la novità della rilevazione Daily/Weekly che, oltre ad aver raggiunto i risultati che ci aspettavamo in termini di copertura e aderenza ai fenomeni rappresentati, consente di rappresentare quasi in tempo reale l’ offerta online».
Diritti tv, minimo a 1,1 miliardi
Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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La Lega di Serie A ha rifiutato le garanzie presentate lunedì da MediaPro e da ieri ha dato il via alla trattativa privata per l’ assegnazione dei diritti tv del calcio 2018-2021. E questa volta ha alzato l’ asticella: prezzo minimo complessivo 1,1 miliardi di euro a stagione, 50 milioni in più rispetto all’ ultimo bando. Oggi cominceranno gli incontri con gli operatori per verificare l’ effettivo interesse sui due schemi di pacchetti proposti, uno per piattaforma e uno per prodotto. Questa fase durerà fino alle 13 di venerdì ed entro le 18 dello stesso giorno dovrebbero conoscersi i pacchetti definitivi sui quali presentare le offerte irrevocabili da lunedì 11 a mercoledì 13 giugno. La sensazione nell’ ambiente è che l’ assegnazione possa a questo punto esserci anche solo arrivando a un miliardo complessivo a stagione perché il prezzo minimo non impedisce alla Lega di chiudere la partita anche a un livello inferiore. Attenzione però anche a quello che farà MediaPro, che nonostante la Lega abbia risolto il contratto e non accettato le garanzie patrimoniali da 1,6 mld (si chiedeva la fideiussione), non è uscita di scena. Da una parte c’ è infatti la possibilità che blocchi la procedura attuale, dall’ altra ieri ha rilanciato dichiarando che metterà sul piatto 6,6 mld di euro, 1,1 mld a stagione in questa fase di trattativa privata. Restando a quello che si sa finora, fra i due schemi di pacchetti della trattativa è quello per prodotto che ha la maggiore probabilità di arrivare alla fase delle offerte irrevocabili, anche perché il principale interessato, Sky, ha sempre spinto per questa soluzione ed è l’ operatore che in questo momento è maggiormente in grado di sfruttare diritti in esclusiva nelle diverse piattaforme (si veda anche l’ articolo a pag. 19). Nella trattativa a Sky dovrebbe aggiungersi sicuramente anche Perform e probabilmente Mediaset. Lo schema per piattaforma prevede un totale di otto pacchetti, due ciascuno per satellite, digitale terrestre, Internet e mobile, Iptv. Il pacchetto 1A per il satellite contiene 224 partite di sette squadre, in casa e in trasferta, comprese quattro fra le prime cinque in classifica. Il pacchetto 1B, sempre per il satellite, ha 338 incontri delle restanti 13 squadre, in casa e in trasferta. Questo significa che ci saranno 182 eventi condivisi. Lo stesso schema si ripete per i pacchetti 2A e 2B destinati al digitale terrestre, 3A e 3B per Internet e reti mobili, 4A e 4B per Iptv. Lo schema per prodotto prevede tre pacchetti: un primo con 114 match per stagione, pari a 3 partite per ogni giornata suddivise in altrettante finestre orarie (ore 18 del sabato, ore 15 e 20,30 della domenica). Un secondo pacchetto con 152 partite in 4 finestre: alle 15 del sabato e della domenica, alle 18 della domenica e il lunedì sera. Il terzo e ultimo pacchetto consentirà di trasmettere 114 gare (la partita delle 20.30 del sabato, quella delle 12.30 della domenica e infine una delle 15 della domenica). Sia nell’ uno che nell’ altro caso ci sono poi i pacchetti opzionali, per bordocampo, interviste e così via. Dal momento che è Sky l’ operatore maggiormente interessato, come detto, sorprese di MediaPro a parte, si comprende come mai è lo schema per pacchetti quello ad avere maggior probabilità di offerta. Anche perché bisogna considerare i vincoli del no single buyer rule: nel caso dello schema per piattaforme, un solo operatore non può acquisire più di due delle tre fasce di piattaforme indicate dalla Lega: satellite, digitale, rimanenti piattaforme, quindi a Sky resterebbe sempre qualcosa fuori. Anche nel caso dello schema per pacchetti resta qualcosa fuori perché un operatore non può acquisire più di due pachetti su tre. Però Sky potrebbe comunque avere l’ intero campionato prendendo due pacchetti e accordandosi con un altro operatore, mettiamo Perform (o Mediaset, chissà), per includere un canale ad hoc nella propria piattaforma. La trattativa privata, infatti, permette agli aggiudicatari dei diritti la ritrasmissione, una vendita wholesale che farebbe quadrare il cerchio. La vendita per prodotto, infine, permetterebbe alla Lega di ottenere di più perché questi pacchetti in esclusiva sono più pregiati, sempre che a via Rosellini non si ritenga di rimaneggiare tutto alla fine degli incontri e tornare al passato con i pacchetti misti. © Riproduzione riservata.
Natali (4Aim): il valore di Telesia è ben superiore agli attuali livelli di borsa
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Giovanni Natali è fra i maggiori sostenitori dell’ Aim e delle sue prospettive. Prima come amministratore delegato di Ambromobiliare, che ha condotto il maggior numero di advisoring per l’ entrata al mercato alternativo. Ora come presidente di 4Aim, uno dei pochi se non l’ unico fondo specializzato in Aim. Quindi è particolarmente attento a ogni occasione che possa consentire di migliorare l’ efficienza del mercato alternativo. Una occasione è l’ andamento anomalo di Telesia. Domanda. Dottor Natali, come si spiega che Telesia (controllata da Class Editori che edita MF-Milano Finanza) ieri in mattinata abbia perso quasi il 10% pur crescendo il fatturato della GoTv del 30% da inizio anno? Risposta. Assurdo. La società nel 2017 ha over-performato rispetto alle attese del mercato con un ebitda che è aumentato del doppio della crescita del fatturato, del 21%, e un utile netto quasi triplicato. L’ unica cosa che può spiegarlo e non giustificarlo è l’ annuncio di un’ assemblea straordinaria per concedere delega al consiglio d’ amministrazione per eventuali aumenti di capitale. D. Sicuro che ci sia solo questo? Perché se è solo questo c’ è il pericolo che sull’ Aim operino anche persone distratte… R. Probabilmente. La delega ai consigli per aumenti di capitale è generalizzata anche grazie alla riforma del codice civile. Noi siamo azionisti dalla quotazione e non abbiamo venduto un’ azione. Se i malintesi o i non approfondimenti fanno andar male anche le società che vanno bene e che hanno programmi di sviluppo allora dobbiamo riflettere su cosa serve fare per rendere l’ Aim un mercato solido. La delega proposta all’ assemblea straordinaria di 30.000.000 totali (quel «nominali», va inteso totali compreso il sovrapprezzo), tra l’ altro da eseguirsi in cinque anni, è solo uno strumento per snellire e favorire operazioni di natura straordinaria che, sono certo, il cda, su delega dell’ assemblea, vorrà eseguire tenendo ben presente il prezzo di ipo e il valore intrinseco della società, che noi continuiamo a vedere ben superiore agli attuali livelli registrati in borsa. © Riproduzione riservata.
Chessidice in viale dell’ Editoria
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Internet, raccolta di aprile a +6,9%. Secondo l’ Osservatorio Fcp-Assointernet gli investimenti pubblicitari del mese di aprile su mezzo sono cresciuti del 6,9% per un totale di 39,4 milioni di euro che portano il totale dell’ anno a 143,9 milioni (+3,8%). Giorgio Galantis, presidente di Fcp-Assointernet ha sottolineato «il risultato fortemente positivo degli investimenti su Smartphone al +40,1%, e la sostanziale tenuta della componente Desktop/Tablet», spiegando che si tratta del terzo mese consecutivo nell’ anno in territorio positivo. Sky, governo Gb apre a una gara al rialzo tra Murdoch e Comcast. Il segretario alla Cultura, Matt Hancock, ha spiegato in Parlamento che l’ esecutivo ha deciso di non bloccare l’ offerta della 21st Century Fox del magnate australiano, anche se il nulla osta definitivo è condizionato alla cessione di Sky News alla Disney o a un altro acquirente «serio». Di fatto in Uk si apre una gara fra l’ offerta di Fox (18,5 mld di sterline, 21,2 mld di euro) e quella di Comcast, su cui l’ esecutivo non ravvisa ostacoli, per 22 mld di sterline (25,2 mld di euro).
Da Santoro a Minoli, 239 candidati per 4 posti nel cda della Rai
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È cominciata la grande corsa al consiglio di amministrazione della Rai: 239 domande per i quattro posti che deve indicare il parlamento, 197 alla camera e 170 al senato, in totale 367, di cui 129 identici perché fatti avere sia all’ uno che all’ altro ramo. In base alla legge di riforma varata dal governo Renzi il prossimo cda non sarà più composto da 9 ma da 7 componenti: due indicati dalla camera, due dal senato, due dall’ esecutivo su proposta del ministro dell’ economia, un consigliere nominato dai dipendenti del servizio pubblico radiotelevisivo. Tra i candidati che hanno fatto avere i propri curricula al parlamento ci sono i consiglieri uscenti Carlo Freccero, Franco Siddi, Arturo Diaconale, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca. Non si sono invece candidati Paolo Messa (che si era dimesso nel corso della consiliatura), Guelfo Guelfi e Marco Fortis (il consigliere indicato dal Mef). A scorrere l’ elenco dei candidati si trovano inoltre diversi nomi noti: Michele Santoro, Fabrizio Del Noce, già direttore di Rai1, Aldo Forbice (conduttore radiofonico), Eugenio De Paoli (un passato alla guida di Rai Sport), Giovanni Minoli, Andrea Lorusso Caputi, Renato Parascandolo, Paolo Pagliaro, Piero Vigorelli, Giorgio Lainati (ex deputato e già Vigilanza Rai). E ancora, l’ ex Iena e candidato pentastellato al parlamento (ma non eletto) Dino Giarrusso; l’ ex parlamentare Paola Balducci (componente del Csm, in carica fino a settembre) e l’ ex ministro Nunzia De Girolamo. Questo per la parte di pertinenza del parlamento, con senatori e deputati che potranno votare un solo nome, e questo potrebbe anche determinare che Lega e M5s li portino a casa tutti e quattro. Perché poi c’ è l’ altra grande, e forse più importante, corsa: quella ai due posti in cda di pertinenza del governo. Palazzo Chigi indica i due membri del cda attraverso il ministero dell’ economia, che teoricamente (la legge sembra lasciare ancora aperti alcuni dubbi circa la competenza a decidere) dovrebbe portare a fare i nomi del presidente e del direttore generale-amministratore delegato. Il presidente sarà formalmente eletto all’ interno del cda, che comprenderà anche il componente indicato dai dipendenti Rai (al momento il nome annunciato è quello di Gianluca De Matteis Tortora, funzionario esperto anche in relazioni istituzionali) ma poi dovrà avere il vaglio della commissione di Vigilanza, ovvero il via libera dei 2/3 dei componenti del futuro organismo parlamentare bicamerale. Invece il d.g. sarà indicato senza dubbio dal governo. E su queste due figure si stanno incrociando in questi giorni numerose indiscrezioni. Con nomi di peso, a cominciare da quello di Milena Gabanelli, data come presidente in pectore e che ieri non ha escluso un ritorno in Rai («mai dire mai. Dipende dal come, dal cosa e dal quando», ha detto la giornalista). Poi, per la direzione generale, ci sono i nomi di Ferruccio de Bortoli, di Massimo Franco, di Fabrizio Salini, ex ceo di Fox Italia, dello stesso Freccero, di Fabrizio Del Noce. Quanto alla commissione di Vigilanza, la presidenza dovrebbe andare all’ opposizione, più facile pensare Forza Italia che Pd, e si fanno i nomi di Paolo Romani e di Maurizio Gasparri. Ovviamente non mancano le indiscrezioni su reti e testate, e in particolare, per il Tg1, viene fatto con insistenza il nome di Marco Travaglio.
Sky in pay sul digitale terrestre
Italia Oggi
CLAUDIO PLAZZOTTA
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Tutta l’ offerta di serie tv e di cinema di Mediaset Premium (nove canali) è già disponibile per gli abbonati satellitari di Sky. E, da ieri, sono partite pure le operazioni di Sky in pay tv sul digitale terrestre: con un pacchetto Sky Tv da 19,9 euro al mese che comprende i canali Mediaset Premium di serie e film, cui sommare Sky Uno, Sky Atlantic, Fox, National Geographic e Sky Tg24; un pacchetto Sky Sport (a 10 euro al mese), con i canali Sky Sport 24, Sky Sport 1 (Champions league, Europa league e Premier league di calcio, Formula Uno, MotoGp, Nba di basket, gli Atp 1000 e Wimbledon per il tennis) e la sua versione in hd. In questo pacchetto Sport, a prezzo modificato, potrebbero poi arrivare le partite di Serie A di calcio (probabilmente non tutte per evitare pericolose cannibalizzazioni con l’ offerta pay satellitare), a cura di Sky, al termine delle trattative private per l’ acquisto dei diritti tv 2018-2021 avviate ieri e che si concluderanno il prossimo 13 giugno. Collaborazione strettissima, quindi, tra Sky e Mediaset, anche se ieri l’ amministratore delegato della media company di Santa Giulia, Andrea Zappia, ha ribadito come «non vi sia un nostro interesse ad acquistare Mediaset Premium, ma solo l’ accordo per la eventuale cessione a noi da parte loro della piattaforma tecnologica (le operations di Premium confluite nella nuova società R2 srl, ndr) entro fine anno». Anche quando le due pay tv sembravano farsi la guerra, in realtà «il dialogo tra noi e Mediaset non si è mai interrotto. E la partnership è stata la scelta naturale e coerente pure con quanto già annunciato da Mediaset nel gennaio 2017». A questo punto, comunque, a Mediaset Premium rimangono oltre 1,5 milioni di abbonati. E non arrivano disdette dai clienti, pure loro in attesa di capire cosa accadrà. Il Biscione è certamente interessato a fare offerte per i diritti tv della Serie A sul digitale terrestre. E potrebbe portare a casa qualcosa, per proseguire così la sua avventura nella pay tv in autonomia, e non solo come fornitore di contenuti per Sky. Il gruppo guidato da Zappia, nel frattempo, colma il gap che l’ aveva per tanti anni relegato quasi esclusivamente sul satellite, sbarca sul digitale terrestre, e pure sulla fibra, con diversi pacchetti in alta definizione. Quanto all’ ecosistema Sky Q (partito in Italia a novembre e con oltre 100 mila Sky Q platinum venduti finora), ci saranno alcune novità: da luglio arriva Sky Q black (una versione meno costosa, per chi desidera il sistema Sky Q solo sul televisore principale della casa); a settembre la Sky Soundbox, un sistema audio molto sofisticato, in grado di tarare i livelli ad hoc per i differenti contenuti (film di azione, documentari, sport, ecc); in ottobre sul telecomando dello Sky Q diventerà attivo il controllo vocale, premendo un tasto e ordinando al sistema cosa fare. Nel primo trimestre del 2019, invece, «arriverà tutta l’ offerta Netflix su Sky Q, e, nel secondo trimestre, Sky Q andrà pure su fibra», aggiunge Zappia. Secondo cui non è assolutamente vero che il business della pay tv sia in crisi o abbia raggiunto il suo massimo potenziale: «Fosse così non ci sarebbero grandi gruppi statunitensi che fanno a gara per comprare anche Sky, e non ci sarebbe stata la partnership con Netflix. Il mercato della pay tv può crescere ancora, e credo che con la fibra potrà aumentare pure in Italia». Bocca cucita di Zappia sulla vicenda dei diritti tv della Serie A, precisando comunque che la legge attualmente in vigore non vieta a Sky di fare contemporaneamente offerte per i diritti su satellite, digitale terrestre e Iptv, mentre al neonato governo Conte augura un «in bocca al lupo, perché più l’ Italia sta bene, più andrà bene il nostro business». Il presidio di Sky sul mercato over the top è lasciato a Now Tv, «che è un sottoinsieme delle offerte di Sky ed è destinato a un pubblico più giovane, alla ricerca di contenuti on demand», e il comparto della tv in chiaro rimane comunque strategico «poiché c’ è il business della pubblicità e poi perché certi diritti che acquistiamo hanno bisogno pure di uno sbocco in chiaro. E avere delle tv free è dunque per noi irrinunciabile», conclude Zappia. © Riproduzione riservata.
Rai 3, Kilimangiaro conquista quattro prime serate
Italia Oggi
GIORGIO PONZIANO
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Camila Raznovich conclude la fortunata stagione del Kilimangiaro con la promozione da parte del direttore di Rai3, Stefano Coletta: quattro (impreviste) puntate (dalla prossima domenica) in prima serata su Rai3. Per nulla intimorita dal ritorno in Rai di Licia Colò, conduttrice delle prime tre edizioni del Kilimagiaro, sta programmando la nuova stagione ma intanto a supporto di queste quattro serate speciali ha chiamato l’ alpinista Reinhold Messner e lo scrittore Paolo Giordano. Veronica Maya in attesa del debutto in autunno alla conduzione di Weekend d’ Italia, nuovo programma di Canale5 che farà il verso a Sereno Variabile (Rai2) è tornata su Rai1 in Quelle brave ragazze, il talk al femminile che inizia in coda a Unomattina Estate. Accanto a lei Valeria Graci, Mariolina Simone e Arianna Ciampoli. Per Veronica Maya una specie di rodaggio prima di passare alla concorrenza. Eleonora Daniele riconfermata alla ripresa autunnale di Sabato Italiano. Il risultato di 1,4 milioni di telespettatori (14,4%) ha convinto il direttore di Rai1, Angelo Teodoli, a riproporre la squadra. Anche se su Canale5 Silvia Toffanin, con Verissimo, ha quasi sempre fatto meglio, con una media di 2,6 milioni (20,8%). La gara riprenderà in autunno. Paolo Bonolis arriva in prima serata dopo una stagione nel preserale con Avanti un altro (Canale5, una media di 4,3 milioni, 21,6%). Questa sera ultima e speciale puntata prima delle vacanze, principale ospite sarà Barbara D’ Urso. In attesa che Bonolis, dopo tante riproposizioni, trovi un altro nuovo programma al top. Paolo Rossi, anchorman calcistico prima di Sky e poi di Premium, è corteggiato dalla Rai. Gabriele Romagnoli, direttore di RaiSport, lo vorrebbe per le telecronache della Champions League, che avrà quattro squadre italiane con forte seguito (Juventus, Napoli, Roma e Inter). Lui è orientato ad accettare. Unico problema: a Romagnoli scade il contratto e la redazione reclama la sua sostituzione. Rossi potrebbe ritrovarsi senza sponsor. Gigi Proietti (Rai1 sta mandando in replica le puntate di due anni fa di Cavalli di battaglia) ha terminato le riprese della terza serie della fiction Una pallottola nel cuore (regia di Luca Manfredi) che Rai1 proporrà in ottobre ma potrebbe anche ritentare con un programma tutto suo. Dice: «La Rai mi sta corteggiando da tempo, ci sto pensando, ma sto temporeggiando: fare oggi un one man show non è facile. La tv odierna è complicata, l’ ascolto, lo share, gli indici di gradimento, una roba da esperti». Tiberio Timperi lascia, dopo 22 anni, la conduzione di Uno mattina in famiglia. Trasloca alla Vita in diretta, sempre su Rai1. Prima puntata il 15 settembre. Affiancherà Francesca Fialdini. Ha salutato il pubblico con un toccante ricordo del padre, dipendente Rai: «Permettetemi di fare un ringraziamento alle maestranze Rai ma soprattutto a un tecnico che, qualche anno fa, era dietro le telecamere, confuso tra macchinisti e cameraman. A lui sono debitore per avermi insegnato onestà, il non mollare mai, l’ etica del lavoro e l’ amore per questa azienda. Lo guardavo con orgoglio e lui guardava con orgoglio me. Dedico questi 22 meravigliosi anni a mio padre Flavio». Antonella Clerici e il passaggio di testimone a Elisa Isoardi, che condurrà la prossima edizione de La prova del cuoco (Rai1, 1,8 milioni di telespettatori, 17,5%). Saluta la Clerici: «Faccio i miei migliori auguri a Elisa Isoardi. Da supplente diventa conduttrice a tutti gli effetti». Risponde la Isoardi concludendo il suo programma Buono a sapersi (Rai1, 800 mila, 14,2%): «Ci rivedremo a settembre cercando di fare la prova più bella». La prova è ovviamente quella del cuoco e la Clerici non l’ ha presa bene. Lino Guanciale ha terminato le riprese di L’ allieva, la fiction di Rai1 di cui è protagonista insieme ad Alessandra Mastronardi. Sarà in palinsesto la prossima stagione. Ma Guanciale recita pure nella nuova serie di Non dirlo al mio capo (Rai1), insieme a Vanessa Incontrada, in programmazione a fine anno. Non solo. Ora è sul set, a Trieste, del seguito de La porta rossa (Rai2), scritta da Carlo Lucarelli. Insomma, per Guanciale una full immersion televisiva. Giovanni Ciacci sembra intenzionato a non condurre la prossima stagione di Detto Fatto (Rai2). Poiché se ne va Caterina Balivo (trasloca a Rai1) che sarà sostituita da chi supererà il provino tra Bianca Guaccero, Laura Chiatti ed Elena Santarelli, pure lui medita di abbandonare: «Non so se tornerò a Detto Fatto. Sicuramente sono molto legato al programma, ma mi hanno offerto altre cose, sto valutando. Il mio futuro è incerto». Vuoi vedere che Rai2 dovrà fare provini anche per un nuovo conduttore? Lucia Annunziata e il conflitto d’ interessi. Chi chiama a commentare la formazione del nuovo governo nella sua rubrica In mezz’ ora (Rai3)? Il vicedirettore del web giornale Huffington Post, Alessandro De Angelis. Cioè il suo vice, poiché l’ Annunziata è il direttore dell’ Huffington Post. Maria De Filippi con Amici (Canale5) sconfigge nettamente la domenica sera (4 milioni, 21,8%) Fabio Fazio che su Rai1 con Che tempo che fa si ferma a 3,5 milioni (16,9%). La rete ammiraglia esce sconfitta anche nel sabato sera: la replica di Cavalli di battaglia (con Gigi Proietti) convince 2 milioni di telespettatori (14%) mentre Canale5 ne raccoglie (ma su un periodo più lungo) 2,3 milioni (12,6%). Il terzo posto spetta ad Alberto Angela, che continua a macinare ascolti col suo Ulisse (Rai3), seguito da 1,6 milioni (9,4%). Francesco e Sergio Manfio sono gli ideatori del progetto, i produttori e i registi dei film che compongono Ciak Junior, ovvero il cinema fatto dai ragazzi (Canale5 dal 10 giugno alle 11,15 per quattro puntate). I cortometraggi sono scritti e interpretati dai ragazzi, con l’ intento di far conoscere agli studenti come nasce un prodotto audiovisivo. Ogni anno vengono coinvolti un gran numero di studenti delle scuole medie e superiori. Stefano Chiarazzo, di Social Radio Lab, ha indagato sulle radio più seguite su Twitter. Risultato della sua ricerca: al primo posto vi è Radio Deejay con 2,4 milioni di follower, seguita da: Radio 105 (1,5 milioni), Rds (880 mila), Rtl (768 mila), Radio Italia (665 mila) e Radio KissKiss (618 mila). RadioRai è fuori classifica ma con una consolazione: negli ultimi tre mesi è stata Radio2 a conquistare un numero maggiore di nuovi follower (3.500) davanti a Radio24 (1.900) e Radionorba (1.500). Gaia Tortora invita a Omnibus (La7) Alessandro Barbano, direttore del Mattino, improvvisamente dimissionato dall’ editore (il quotidiano fa parte del Gruppo Caltagirone) e sul web è sommersa dalle critiche dei grillini che esultano per il defenestramento incolpando l’ ex direttore di propaganda anti M5s. Lei risponde su Twitter: «Ho ricevuto una dose di insulti. Ma sappiate che dei vostri deliri non me ne importa nulla». Insomma, Tortora è tutt’ altro che Gaia. Elisa Isoardi, che condurrà la prossima serie della Prova del cuoco (Rai1), dal 2014 fa coppia con Matteo Salvini e durante i giorni febbrili del varo del nuovo governo ha voluto appoggiare pubblicamente, via social, il leader della Lega, postando una citazione del musicista e scrittore Gio Evan: «È da quando muoio dalla voglia di rivederti che penso che qui c’ è di mezzo l’ amore». Poi l’ hashtag: #ioetecomenellefavole. Claudio Lippi chiosa la sua partecipazione a Domenica In (Rai1): «Un’ esperienza avvilente. Mi hanno fortemente voluto nel cast sin dall’ inizio, ma dalla prima puntata c’ è stato un uso improprio della mia persona e non si è più potuto recuperare. Il progetto con le signore Parodi, ahinoi, è fallito sul nascere. Ho fatto quel che mi è stato chiesto, cioè niente, e ho portato avanti faticosamente la mia inutile presenza». © Riproduzione riservata.
Corsa ai diritti tv Ieri la Lega serie A ha rescisso definitivamente il contratto con Mediapro, …
Corriere della Sera
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Corsa ai diritti tv Ieri la Lega serie A ha rescisso definitivamente il contratto con Mediapro, che aveva vinto il bando per l’ assegnazione dei diritti tv 2018-2021 offrendo 1,05 miliardi a stagione I club hanno giudicato inaccettabili le garanzie patrimoniali fornite dal gruppo spagnolo La nuova vendita L’ assemblea ha deciso di procedere con la vendita dei diritti per trattativa privata: oggi iniziano i colloqui con i brodcaster (Sky, Mediaset, Tim e Perform fra gli interessati), venerdì saranno confezionati in via definitiva i pacchetti con i match e il 13 è prevista l’ apertura delle buste con le offerte La posta in gioco L’ obiettivo è raccogliere 1,1 miliardi di euro a stagione solo dalla vendita dei diritti interni, quelli internazionali sono già stati assegnati a Img per 371 milioni.
LA NUOVA SKY CANALI SENZA LIMITI
La Repubblica
SARA BENNEWITZ
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L’ evoluzione di Sky. Tutti i contenuti, dai film allo sport, anche di terzi tra cui Netflix e Mediaset Premium, su tutti i canali possibili: satellite, internet e digitale terrestre. Con l’ offerta più ricca di sempre, e senza limiti di tecnologie, il gruppo guidato in Italia da Andrea Zappia conta di conquistare ancora più abbonati e una fetta sempre più grande della pubblicità tricolore ( tant’ è che manterrà pure i suoi canali in chiaro come Cielo). Va dato merito a Sky di non aver combattuto le battaglie con le altre pay tv a suon di offerte sottocosto, ma di aver portato i rivali a vendere (almeno i contenuti). Sky ha aspettato che Mediaset venisse a più miti consigli – fermando gli investimenti sulla tv a pagamento, e smettendo di investire in contenuti milionari come la Champions League – per partire con l’ offerta sul digitale terrestre che resta l’ unica tecnologia che finora è entrata nelle case di tutti gli italiani. Ma Zappia si porta avanti anche sullo streaming e dopo aver venduto i contenuti a tutti i maggiori operatori telefonici tricolori, sigla accordi con Open fiber per portare la banda larga nelle case. Insomma Sky per tutti, e tutti per Sky.
Mediapro è fuori gioco nuova base asta da 1,1 miliardi
La Repubblica
MARCO MENSURATI
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La fine della telenovela spagnola si consuma silenziosamente in una pausa dell’ assemblea della Lega di serie A. I presidenti a favore di Mediapro che stanno valutando un ultimo disperato blitz ne approfittano per contarsi. Ma la conta finisce presto, arrivano a due, forse tre. Game over. Il sogno di Jaume Roures, patron della società di Barcellona, e Marco Bogarelli suo amico e ideologo dell’ intera operazione, si schianta contro l’ ultimo niet dell’ assemblea. Volevano rivoluzionare il modo di vendere il calcio in Italia, tagliare fuori Sky, di fatto, e portare le partite direttamente agli utenti attraverso un canale costruito insieme alla Lega calcio. Ma il loro progetto non era stato costruito in maniera adeguata e soprattutto aveva due enormi punti deboli: il primo era l’ aver partecipato a un bando che prevedeva tutt’ altro, e cioè il solo diritto a intermediare la vendita con i broadcaster; il secondo era la mancanza di soldi. Già perché la Lega avrebbe cominciato a ragionare di un tema del genere solo dopo il pagamento, a titolo di garanzia, di 1,3 miliardi di euro a stagione per tre stagioni. E invece gli spagnoli, soprattutto dopo l’ accordo Sky-Mediaset e le decisioni del tribunale non hanno trovato sponde bancarie. «Niente soldi, niente diritti tv», hanno detto ieri i presidenti dei club, dopo aver ritenuto irricevibili i documenti con i quali da Barcellona speravano di sostituire le suddette garanzie. La Lega ha dunque tirato dritto sulla strada del terzo bando. Base d’ asta 1,1 miliardi a stagione (ma sarà molto se si arriverà a 970 mln). Lo schema pubblicato subito dopo sul sito è quanto di più aperto si possa immaginare, chiunque sia interessato ad acquistare i diritti tv della A per il prossimo triennio vi può partecipare. Lo schema di vendita, in questa prima fase prevede sia la possibilità di procedere per piattaforma ( satellitare, digitale terrestre, iptv e ott) sia per esclusive. Di sicuro parteciperanno Sky e Mediaset, quasi certamente Perform (che vuole fare la Netflix del pallone), da vedere cosa deciderà Tim. Subito dopo la decisione della Lega, Mediapro ha tentato l’ ultimo clamoroso colpo di scena, sparando sulle agenzie di stampa un’ offerta ” da presentare in trattativa privata” da 6,6 miliardi di euro nei prossimi sei anni. Che poi sarebbero 1,1 miliardi di euro l’ anno, cioè la base d’ asta del bando appena emesso. La proposta è stata ufficiosamente definita “risibile” da fonti della Lega. La Melandri prevede una vendita di triennio in triennio. E il partner si è dimostrato inaffidabile, oltre a essere sulla soglia di un contenzioso legale con la Lega. « Al prossimo giro – scherzavano i presidenti mentre lasciavano l’ assemblea – proporranno la flat tax». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ ultimo tentativo in extremis degli spagnoli: offerta da 6,6 miliardi per i prossimi sei anni La legge lo impedisce.
Mediapro fuori dai giochi la Lega riparte da Sky
Corriere della Sera
Daniele Sparisci
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MILANOMediapro adiós. La Lega considera irricevibili le garanzie fornite last minute dagli spagnoli, dà il via alle trattative private e lancia un messaggio chiarissimo: il calcio non sarà svenduto. Così l’ assemblea fissa a un miliardo e cento milioni l’ obiettivo minimo d’ incasso a stagione per i prossimi tre anni, alzando l’ asticella rispetto al precedente bando vinto da Mediapro per 1,05. La giornata che può segnare una svolta nella faticosissima assegnazione dei diritti tv inizia con i legali che spiegano ai presidenti come le garanzie presentate lunedì sera da Jaume Roures non siano conformi al bando in quanto fornite da soggetti terzi rispetto a Mediapro e quindi non immediatamente esigibili; non contemplano più il versamento dei 186 milioni promesso in passato e, inoltre, sono accompagnate da lettera di certificazione priva di valore legale non essendo stata redatta da Kpmg audit ma da Kpmg advisor che non è revisore dei conti. «L’ assemblea ha considerato inaccettabili le garanzie in quanto non aderenti al bando sia dal punto di vista formale che quantitativo» ha spiegato il presidente Gaetano Miccichè che ha chiarito di voler trattenere i 64 milioni già versati dal gruppo catalano: «Rappresentano una caparra che è stata incamerata e resterà nelle casse della Lega». Roures invece considera la cifra come prima rata dell’ anticipo e ha già dato mandato ai suoi avvocati di valutare i presupposti per una causa con risarcimento danni. Certo, ci sarebbe un’ ulteriore proposta sul tavolo: Mediapro si è detta pronta a versare 6,6 miliardi di euro in sei anni ai club per realizzare il canale della Lega. Qualche squadra tentenna ma i più considerano l’ idea «un’ esagerazione fantasiosa», non fidandosi più dei ritardi e dei continui cambi di carte in tavola degli spagnoli. Il tempo stringe: il 19 agosto il campionato riparte, il governo è stato formato mentre i palinsesti del calcio ancora no. A Via Rosellini hanno fretta di chiudere questa partita infinita: oggi partono i colloqui con i broadcaster, dopodomani saranno approvati i pacchetti definitivi e il 13 si apriranno le buste. Già ieri sono stati abbozzati i nuovi schemi d’ acquisto: uno prevede la vendita per prodotto basato su esclusive per orario. Con una novità importante: tv e altri operatori ora possono acquistare i 20 match più importanti della stagione decidendone, entro certi limiti, l’ orario in cui si giocheranno. L’ altro schema è per piattaforma (satellite, digitale terrestre, Iptv e Internet) e prevede due opzioni: un pacchetto con le partite di 7 squadre, incluse le «grandi», il secondo con le restanti 13. A questo punto la palla passa al mercato, Sky è l’ unico big in corsa. Dopo aver promesso «un’ offerta importante» dovrà soddisfare le aspettative dei club. Da Perform e Tim sono arrivate manifestazioni d’ interesse, e anche Mediaset è tornata sul campo in cerca di «accordi sostenibili». Tradotto: non si svenerà per una fetta della torta.
Il «vento del cambiamento» soffia pure sul sindacato dei giornalisti Rai
Libero
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Il cosiddetto “vento del cambiamento” irrompe anche all’ interno del granitico sindacato dei giornalisti Rai, l’ Usigrai, per decenni riferimento monolite dei redattori del servizio pubblico. Ieri, a Saxa Rubra, è avvenuto lo spoglio delle liste nazionali per l’ elezione dei delegati del XV congresso Usigrai, fissato a Bologna dal 18 al 21 giugno. La lista “Pluralismo e libertà”, guidata dal redattore del Tg1, Giuseppe Malara, da Maria Antonietta Spadorcia (Tg2), Massimo Calenda (Tgr Campania) ed Elisa Billato (Tgr Veneto) ha ottenuto 194 voti su 1.345 votanti, quasi il 15 per cento, considerate 43 schede bianche e 38 nulle. Al listone unitario sono andati 1.069 voti e 17 delegati nazionali. Un risultato più che positivo per quelli che dai loro avversari sono stati definiti filo-leghisti, o quantomeno ispirati a posizioni culturali sovraniste, tenuto conto che la lista è nata in pochi giorni, sostenuta dall’ Associazione Lettera 22. «Abbiamo ottenuto uno straordinario risultato», ha osservato Giuseppe Malara, capolista e candidato alla segreteria Usigrai, «tenuto conto che siamo stati osteggiati, guardati con sospetto, come se avessimo compiuto un delitto di lesa maestà. Invece, ci dovrebbero ringraziare perché pluralismo e democrazia dovrebbero costituire valori fondanti per tutti». “Pluralismo e Libertà” ha ottenuto anche un buon numero di delegati di testata, ben 3 su 8 solo al Tg1. «Punteremo a difendere i valori di un giornalismo indipendente, non schierato, non condizionato dalla dittatura del politicamente corretto. Siamo gli anti-mainstream, pronti a difendere la libertà di espressione secondo i valori della Costituzione repubblicana. Gli ultimi anni sono stati una pagina nera, per il servizio pubblico. C’ è la partita decisiva del contratto integrativo, dove bisogna impedire la dequalificazione professionale dei giornalisti Rai». riproduzione riservata.
C’ è il sì a Fox-Sky «Ma Murdoch venda le news»
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Il governo del Regno Unito dà semaforo verde alla Fox 21st Century di Rupert Murdoch per l’ acquisizione di Sky a condizione che ceda Sky News a un’ altra società. L’ esecutivo britannico, secondo quanto si legge sul sito di The Guardian, ha anche approvato l’ offerta rivale per l’ emittente avanzata dal gigante dei media americano Comcast, che possiede la rete televisiva americana NBC e gli Universal Studios ed ha avviato una guerra a colpi di diversi miliardi di sterline. La Fox sta tentando di acquistare il 61% di Sky che non è già in suo possesso, in un accordo che valuta la società a 18,5 miliardi di sterline, ma l’ offerta è stata complicata e quindi ha subìto ritardi in seguito alla preoccupazione che tale operazione avrebbe lasciato a Murdoch un controllo eccessivo sui media britannici. È stato il segretario di Stato alla Cultura, Matt Hancock, a comunicare il via libera condizionato all’ offerta di Fox spiegando che il governo ha anche approvato l’ operazione di Comcast. Hancock ha specificato che il governo dà il via libera a Murdoch se Sky News verrà trasferita a un acquirente appropriato, e che sarà in grado di finanziare la società per 10 anni.
L'articolo Rassegna Stampa del 06/06/2018 proviene da Editoria.tv.