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Rassegna Stampa del 02/06/2018

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Mediapro dà battaglia «Illegittimo risolvere il contratto con noi» La Lega tira dritto

Cda Rai, chiuse le candidature: ci riprovano gli ex, tranne Guelfi

Il governo chiude talk-show e giornali. D’ora in poi solo meteo, segnale orario e santo del giorno

La Rai primo obiettivo: la nuova maggioranza vuole tutte le poltrone

Comunicato dell’ Editore

Stampa, raccolta a -8,3%

News show, Facebook chiama le tv

Monga sostituisce Barbano alla direzione de Il Mattino

Giornalisti, -15% di posti in 5 anni

MediaPro diffida la Lega: risoluzione illegittima

Chessidice in viale dell’ Editoria

Mediapro dà battaglia «Illegittimo risolvere il contratto con noi» La Lega tira dritto

Corriere della Sera
Monica Colombo
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All’ ora di pranzo l’ email di Jaume Roures ha creato trambusto nel primo consiglio di Lega diretto da Gaetano Miccichè (foto). Mediapro, dopo la comunicazione della risoluzione del contratto votata dall’ assemblea, ha inviato una lettera durissima nella quale ha sottolineato che la decisione di interrompere l’ accordo «è illegittima e deve essere revocata entro tre giorni». In caso contrario il gruppo spagnolo si avvarrà della possibilità di tutelare i propri diritti in sede civile, penale oltreché in via cautelare. Gli spagnoli hanno ricordato i numerosi ostacoli incontrati, dai paletti posti dall’ Antitrust al bando annullato dal Tribunale di Milano fino all’ accordo commerciale fra Sky e Mediaset. Nel testo – indirizzato anche all’ ex commissario Malagò – si è fatto riferimento a un atteggiamento di «mala fede» tenuto dalla Lega che nel corso del contratto con Mediapro avrebbe avuto colloqui con Sky e Perform. Sconcertato il presidente Miccichè che ha dato mandato all’ avvocato Nicoletti di preparare una lettera di risposta. Da via Rosellini traspare serenità sulla correttezza della posizione tenuta e si preferisce affrontare l’ eventualità di una battaglia legale piuttosto che tornare sui propri passi. Perciò se Mediapro non presenterà la fideiussione da 1,2 miliardi entro lunedì, spazio dal giorno seguente alle trattative private. Sperando che Sky confermi l’ offerta «importante» promessa a parole.

Cda Rai, chiuse le candidature: ci riprovano gli ex, tranne Guelfi

Il Fatto Quotidiano
Gianluca Roselli
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Il Cda uscente si ricandida a governare la Rai. Nel centinaio di curriculum arrivati in Parlamento, da cui dovranno uscire 4 dei 7 nomi per il prossimo consiglio di amministrazione di Viale Mazzini, ci sono tutti i consiglieri uscenti, tranne Guelfo Guelfi. Carlo Freccero, Rita Borioni, Arturo Diaconale, Franco Siddi e Giancarlo Mazzuca si sono candidati, insieme a qualche altro personaggio noto come Michele Santoro, Giovanni Minoli e il giornalista del Sole24Ore Marco Mele. Tutti i curricula sono ora al vaglio dell’ ufficio Affari generali di Camera e Senato che dovrà vagliare i requisiti, per poi rendere noti i nomi definitivi. Ma c’ è già chi storce il naso. “Per trasparenza tutti i nomi andrebbero pubblicati subito. Non è possibile che il vaglio dei requisiti venga fatto in gran segreto dai funzionari”, afferma il deputato dem Michele Anzaldi. La nascita del nuovo governo, comunque, ha sgombrato il campo dall’ ipotesi di eventuali proroghe del vertice attuale. Il nuovo Cda, in scadenza il 30 giugno, verrà rinnovato secondo i tempi previsti dalla legge. E sarà interessante vedere come si comporterà la maggioranza Lega-M5S. Lo schema dovrebbe essere: 4 consiglieri a Lega e M5S (2 a testa), uno al Pd, uno a Fi, più il membro interno. Ma non è detto che andrà così. Presentate, intanto, anche le candidature dei dipendenti Rai, che potranno eleggere un consigliere. I nomi sono una quindicina, tra cui Roberto Natale per Usigrai; Gianluca De Matteis (relazioni istituzionali) per Cgil, Cisl, Uil e Ugl; Stefano Ciccotti per Adrai (sindacato dei dirigenti); Maurizio Fattaccio per Libersind. Ma ci sono anche candidati indipendenti come Riccardo Laganà (IndigneRai); Alessandro Currò (dirigente); Angelo Costantini (funzionario); Roberta Enni (direttrice di Rai Gold); Alessandra Paradisi (vice chief technology officer); Lorenzo Mucci (dirigente di produzione).

Il governo chiude talk-show e giornali. D’ora in poi solo meteo, segnale orario e santo del giorno

Il Foglio

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Cartastraccia. Regime change, è mediacrash. Il governo del cambiamento manco il tempo di cambiare cravatta e giurare al Quirinale, e la prima cosa che fa è chiudere i giornali e spegnere le trasmissioni d’ informazione: solo previsioni del tempo, segnale orario, programmazione al cinema e Santo del Giorno. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Altro che piano B per l’ uscita dall’ Europa e il ritorno alla lira, ben altro è il protocollo segreto del contratto di governo tra la Lega di Matteo Salvini e il M5s di Luigi Di Maio: abolizione del giornalismo. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Senza neppure attivare la censura (o perdere tempo con lottizzazione in Rai o con la cooptazione nella cerchia fidata delle più autorevoli testate), il governo gialloverde dispone l’ immediata cessazione di ogni attività delle rotative e quel che si nota da subito è la quasi -totale indifferenza dell’ opinione pubblica. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Chiude la Repubblica e gli unici ad accorgersene del vuoto in edicola sono i calabresi fedelissimi lettori di Eugenio Scalfari, quindi gli amici di Civitavecchia e non – per esempio – Carlo De Benedetti, l’ ex padrone. Cartastraccia. Regime change, è media crash. L’ ex editore, nel suo eremo elvetico, per non farsi prendere da collera legge e rilegge sempre la stessa copia: quella del primo giorno di direzione di Marione Calabresi. All’ attuale direttore intanto, il ministro dell’ Interno – il Capitano Matteo Salvini – ha appena comunicato la destinazione di confino: bagnino al lido Punta Canna di Chioggia, quello con i cartelli di “ordine e disciplina”. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Chiuso, da par suo, il Corriere della Sera. Alle 16.30 di ieri, neppure mezz’ ora dopo il giuramento del governo di Giuseppe Conte innanzi a Sergio Mattarella, veniva notificata l’ ingiunzione di chiusura di baracca e burattini all’ asinello mascotte di Via Solferino. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Non c’ era nessuno nelle redazioni a parte i bivacchi di fedelissimi manipoli di Joe Servegnini (vero, Irene?) impegnati nell’ affissione di post -it, ormai in uso come samizdat della dissidenza, ma anche lì: chi s’ accorge dell’ assenza in edicola? Nessuno. Con la sola eccezione – e non certo per essersi privati della lettura – dei tassisti impegnati nella corsa Milano -Crema: “Ue’, com l’ è che non si vedono più i buoni taxi?”. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Come neanche nel peggiore incubo di George Orwell, il dottor Davide Casa leggio – una ne fa, cento ne pensa – mentre chiudono tutti i giornali, ne lascia aperto solo uno, l’ Espresso, solo che nessuno s’ accorge della solitaria presenza in edicola. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Il settimanale di Largo Fochetti è dunque miracolato in cotanta strage di libertà, il suo direttore, Marco Damilano, continua imperterrito nelle sue presenze in tivù – in particolare a La Prova del Cuoco, giusto a conforto di Antonella Clerici – ma viene ormai considerato tale e quale un monoscopio, e sempre a telecamera fissa. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Spente anche le trasmissioni di approfondimento. Senza più giornalisti finisce la pacchia de La7 che con questi – reclutati quali ospiti – si riempiva il palinsesto a gratis. Chiude “Otto e Mezzo” per ché tanto Damilano è dalla Clerici, chiude “Omnibus” con Alessandra Sardoni a Dubai, forte di un contratto con Al Jazira; chiude “l’ Aria che Tira” e Myrta Merlino si prende “Porta a Porta” con Bruno Vespa – ancora un’ idea di Casaleggio – che si trasferisce al Quirinale (Sergio Mattarella, infatti, si dimette). Cartastraccia. Regime change, è media crash. Abolito il giornalismo, è chiuso – va da sé – Il Foglio. Nemico irriducibile qual è del governo del cambiamento, il nostro Fogliuzzo, è proprio nel mirino del governo giornalicida e neppure l’ instancabile battaglia di questa povera rubrica – sem pre al fianco del cambiamento gialloverde, in eroico isolamento rispetto alla linea editoriale voluta dal direttore – è riuscita a scongiurare la chiusura della testata. Cartastraccia. Regime change, è media crash. Molte firme hanno preso la via dell’ esilio. Giulia Pompili è già arrivata in Corea del nord; Annalena è in Costa Azzurra; Allegranti è a Campobasso; Capone a Piovarolo; Matzuzzi e Vietti in Vaticano; Salvatore Merlo avvistato in via Montenapoleone, a Milano, ai servizi sociali con Fabrizio Corona; Daniele Raineri consegnato ad Assad; Peppino Sottile ad Ange lino Alfano mentre Claudio Cerasa e Giuliano Ferrara, manco a dirlo, spediti al portale Rousseau. Non senza sottrarsi alla depilazione imposta da Rocco Casalino.

La Rai primo obiettivo: la nuova maggioranza vuole tutte le poltrone

Il Giornale
LAURA CESARETTI
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C’ è anche – qualcuno dice soprattutto – una ragione molto solida e concreta, dietro l’ ultima giravolta che ha portato alla nascita del governo Salvini-Di Maio (per interposto Conte): le nomine. Altro che elezioni, c’ è una marea di posti pesanti da assegnare, di qui ai prossimi mesi: da Enel, Eni, Fincantieri a Poste, Leonardo, Enav, Mps passando per Terna, Mps, Snam, Italgas. E poi Cassa Depositi e prestiti e, ciliegina sulla torta, il gran carrozzone Rai. E tra Viale Mazzini e il Transatlantico è un frenetico turbinio di voci e di nomi dati in pole position per le più ambite poltrone, che verranno assegnate a cominciare da luglio, quando il vecchio Cda della tv pubblica andrà a scadenza, e verrà sostituito in base alle nuove regole della riforma votata in era Renzi: due consiglieri nominati dalla Camera, due dal Senato e uno dai dipendenti Rai (dovrebbe essere l’ ex portaborse di Laura Boldrini, Roberto Natale, Usigrai). Un dato di partenza sembra assai probabile: per la prima volta la consueta lottizzazione maggioranza-opposizione, che si tramanda dalla Prima repubblica (quando il Pci aveva la sua bella fetta di potere su Raitre assicurata, di legislatura in legislatura), è destinata a saltare. Come hanno fatto sui collegi dei Questori di Camera e Senato, Lega e Cinque Stelle puntano a fare cappotto e prendersi tutto: Cda, presidenza, dg, reti, tg eccetera. A dare le carte in questo assalto alla diligenza, saranno Rocco Casalino per la Casaleggio, Emilio Carelli per il cotè Di Maio, e direttamente Matteo Salvini per la Lega. Con interessi e obiettivi non sempre convergenti, da cui la ridda di ipotesi diverse. Rimbalza ad esempio il nome di Vincenzo Spadafora, stretto consigliere e braccio destro del neo ministro del Lavoro grillino: fatto fuori dal governo (guarda caso dopo che il Fatto Quotidiano ha rovistato nel suo passato da «balduccino», e nei suoi rapporti con l’ allora potentissimo boss del ministero dei Lavori Pubblici Angelo Balducci, poi travolto da inchieste), raccontano che Di Maio vorrebbe risarcirlo niente meno che con la poltrona di direttore generale della Rai, ma la concorrenza è agguerrita, e in alcuni casi notevolmente più titolata di lui: c’ è ad esempio Enrico Mentana, che di tv ne sa senza dubbio più dell’ ex «balduccino», e che sarebbe il candidato preferito di Casalino. Ma ci sono anche interni Rai che puntano alla poltronissima: si parla di Roberto Nepote, ora alla guida di Rai.Com. Alla presidenza Rai, posto di grande visibilità e di tutto rispetto, aspira fortissimamente Carlo Freccero, che ha avuto l’ onore di essere il primo «lottizzato» Rai a Cinque Stelle, che nel 2015 lo piazzarono in Cda. Ma circola anche il nome di Ferruccio De Bortoli che guarda caso, fanno notare i maligni, durante le convulse contorsioni grillin-leghiste di questa interminabile crisi non si è sbilanciato in nessuno dei suoi classici, severi editoriali. Assegnate le due mega-poltrone, si passerà poi all’ occupazione delle postazioni interne: direzioni di rete, direzioni di telegiornali, giornali radio, conduzioni importanti. E se sinistra e Pd sperano di mantenere almeno la storica riserva indiana di Raitre, resteranno con ogni probabilità delusi. Lo schema di massima sulla divisione delle spoglie dovrebbe essere questo: Raiuno ecumenico-governativa, con un occhio al Vaticano e uno al Quirinale; Raidue ai Cinque Stelle e Raitre alla Lega. Al Tg1 dicono ambisca il notista del Corriere della Sera Massimo Franco, con la benedizione di Di Maio. Ma per i nomi ci sarà l’ imbarazzo della scelta, visto che dentro la Rai la corsa al cambio di casacca tra funzionari e giornalisti è frenetica: tutti o quasi sono diventati grillin-leghisti. Alcuni destini vengono dati per segnati: Bianca Berlinguer (che del resto fa da tempo ascolti non adeguati) e Lucia Annunziata potrebbero essere i primi volti noti a saltare. Il dg attuale, Mario Orfeo, viene dato in partenza per la Gazzetta dello Sport. La presidente Maggioni potrebbe invece tornare a Rainews, se i nuovi padroni confermeranno gli accordi pregressi.

Comunicato dell’ Editore

Il Mattino

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Comunicato dell’ Editore Il dottor Alessandro Barbano lascia oggi la Direzione de Il Mattino. Gli succede, come Direttore responsabile, il dottor Federico Monga, vice direttore de Il Mattino, che firmerà il giornale da domani. L’ Editore ringrazia Alessandro Barbano per il professionale e costante impegno svolto nell’ interesse del giornale in questi anni difficili per il Paese, il Mezzogiorno e la Campania. A Federico Monga i migliori auguri di buon lavoro.

Stampa, raccolta a -8,3%

Italia Oggi
MARCO LIVI
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Restano in terreno negativo gli investimenti in comunicazione sulla carta stampata. Secondo i dati dell’ Osservatorio Stampa Fcp relativi al quadrimestre gennaio-aprile 2018 la raccolta pubblicitaria del mezzo stampa in generale ha registrato un calo dell’ 8,3% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente raggiungendo i 280,9 milioni di euro. In particolare i quotidiani nel loro complesso hanno visto un andamento negativo del 7,7% a fatturato (pari a 176,7 milioni di euro) e dell’ 1,2% a spazio. Per quanto riguarda le singole tipologie, la commerciale nazionale ha evidenziato un -7,7% a fatturato e un +2,9% a spazio, la commerciale locale un -4,7% a fatturato e un -1,3% a spazio, la legale un -21,2% a fatturato e un -9,6% a spazio. La tipologia finanziaria ha segnato un +0,4% a fatturato e un +3,0% a spazio, la classified un -4,6% a fatturato e un -16,4% a spazio. I periodici hanno mostrato un calo del 9,3% a fatturato e del 2,6% a spazio. I settimanali hanno chiuso il periodo con un andamento negativo dell’ 8,3% a fatturato (a quota 54,9 milioni di euro) e positivo dello 0,3% a spazio, mentre i mensili hanno registrato un -7,7% a fatturato (pari a 46,9 milioni di euro) e un -4,1% a spazio. Le altre periodicità hanno visto un -43,3% a fatturato (a quota 2,3 milioni di euro) e un -23,4% a spazio.

News show, Facebook chiama le tv

Italia Oggi

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Facebook strizza sempre più l’ occhio al mondo tradizionale dell’ editoria e dell’ informazione. Il social network di Mark Zuckerberg starebbe per annunciare il lancio, sulla sua piattaforma video Watch, di alcuni programmi interamente dedicati alle news, i quali potrebbero anche includere contenuti prodotti da Fox News e Cnn. I programmi saranno finanziati direttamente da Facebook e trasmessi esclusivamente sulla piattaforma e potrebbero includere il programma di Fox News condotto da Shepard Smith. Altri show potrebbero essere annunciati all’ inizio della prossima settimana, per poi essere ufficialmente lanciati a luglio. Facebook ha avviato trattative con una serie di grandi società dei media e alcune startup del settore digitale per la fornitura dei contenuti necessari. Si tratta di una mossa volta a espandere l’ impegno del colosso dei social nel campo dell’ informazione affidabile, cercando così di diffondere solo i dati più attendibili e distinguerli da articoli tendenziosi e illazioni presenti sulla piattaforma. A partire dalla campagna elettorale statunitense del 2016, sono state molte le pressioni esercitate sulla società, accusata di favorire la diffusione di informazioni fuorvianti. Facebook, al contrario, sembra ora voler promuovere l’ informazione di alta qualità. Durante le trattative, alcuni membri dello staff di Facebook avrebbero chiesto ai potenziali partner di elencare gli standard etici a cui rispondono, incluse le loro politiche correttive. Tra le società coinvolte nelle trattative figurerebbero Dow Jones & Co. di News Corp (che controlla il Wall Street Journal), BuzzFeed e la società del settore digitale Attn. Nella sezione news di Watch Facebook spera di poter offrire una programmazione composta da show settimanali e giornalieri, insieme alla copertura live di alcuni eventi. I colloqui con i possibili partner sarebbero stati avviati già a fine febbraio. Il social network avrebbe offerto loro tra 1 e 3 milioni di dollari (tra 0,85 e 2,5 milioni di euro) per contratti di un anno.

Monga sostituisce Barbano alla direzione de Il Mattino

Italia Oggi

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Cambio al vertice de Il Mattino. Il Gruppo Caltagirone Editore ha reso nota ieri la decisione di sostituire da oggi il direttore del quotidiano partenopeo Alessandro Barbano con Federico Monga. Torinese, 46 anni, Monga è dal 2010 vicedirettore de Il Mattino. In precedenza ha lavorato a La Stampa ricoprendo l’ incarico di responsabile dell’ inserto Tuttosoldi e di vicecaporedattore all’ economia e alla cronaca di Torino.

Giornalisti, -15% di posti in 5 anni

Italia Oggi
ANDREA SECCHI
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Una continua discesa: così l’ occupazione nel mondo del giornalismo secondo l’ ultimo rapporto dell’ ufficio studi dell’ Inpgi, l’ Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. In particolare, si è passati dai 17,9 mila occupati del 2012 ai 15,2 mila dello scorso anno, 2,7 mila posti persi in cinque anni, il 15% del totale. Non che siano mancate le assunzioni, mostrano i dati dell’ Istituto, ma il bilancio è sempre negativo e in particolare sono stati il 2014 e il 2017 ad avere toccato i picchi verso il basso: 1,166 assunzioni contro 1.816 cessazioni nel primo anno (-650 il saldo), 724 assunzioni contro 1.523 cessazioni nel secondo, -799 il saldo. Effetti della crisi complessiva? Non solo, se si considera che nel 2017 il totale degli occupati in Italia è arrivato ai 23,07 milioni, con un aumento dell’ 1,5% sul 2012, mentre in Europa lo scorso anno gli occupati erano 222 milioni, con un incremento del 5% rispetto a cinque anni prima. Nel nostro paese, perciò, il tasso di contrazione del lavoro giornalistico è in controtendenza di dieci volte rispetto all’ occupazione generale. Una situazione, spiega l’ ufficio studi dell’ Inpgi, «influenzata dal perdurare della crisi dell’ editoria tradizionale, connessa ai nuovi sistemi di informazione tecnologica che hanno permesso la formazione e lo sviluppo di differenti forme di comunicazione – sia su piattaforme internet che sui social media – che hanno eroso le risorse del sistema dell’ informazione senza contribuire, tuttavia, a generare adeguati livelli di occupazione giornalistica». In totale gli iscritti all’ Inpgi disoccupati sono 1.477, con l’ incidenza maggiore nella fascia d’ età 35-49 anni (849) seguita dagli ultracinquantenni (412). Più bassa rispetto alla media nazionale la disoccupazione dei giovani dai 25 ai 34 anni, mentre sono solo 4 i disoccupati fra i 15 e i 24 anni, segno però questo che quella giornalistica non è una professione per giovani perché non arrivano neanche a maturare i requisiti per richiedere l’ assegno. Dopo essere cresciuti negli anni precedenti, i beneficiari della disoccupazione Inpgi sono calati negli ultimi tre anni, dai 1.853 del 2015 ai 1.477 del 2017, sono però cresciuti i beneficiari della cassa integrazione, dai 638 del 2013 ai 1.897 dello scorso anno. Andamento differenziato i contratti di solidarietà: il numero cresce dai 2.113 iscritti del 2013 ai 3.905 del 2015 per poi calare fino ai 3.503 del 2017. Lo scorso anno è anche sceso il costo totale degli ammortizzatori sociali per il settore giornalistico: 58,3 milioni dagli 87,9 milioni di un anno prima con la quota a carico dell’ Inpgi passata dai 36,8 milioni ai 24,2 milioni. Già dal 2015 queste cifre erano in diminuzione dopo le modifiche normative che hanno interessato i vari ammortizzatori. Tornando al quadro generale, c’ è un’ altra particolarità del lavoro in ambito giornalistico, quella sui contratti a tempo determinato. Mentre in Italia le persone con questo tipo di contratto sono il 16% del totale occupati e in Europa sono il 12%, i giornalisti a tempo determinato sono solo il 9% dei 15 mila occupati. Secondo l’ Inpgi questo si spiega con due motivi, da un lato che nell’ ambito giornalistico «la professionalità e la fidelizzazione e del dipendente è ancora ritenuto un valore imprescindibile per la realizzazione di un prodotto editoriale di qualità», dall’ altro «che il ricorso al tempo determinato viene spesso sostituto con la collaborazione coordinata e continuativa, che presenta meno costi e maggiore elasticità di gestione del rapporto». Infine il lavoro femminile: 41% dei giornalisti occupati sono donne, quota simile a quella italiana in generale (42%), ma inferiore a quella europea, pari al 54%.

MediaPro diffida la Lega: risoluzione illegittima

Italia Oggi

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La risoluzione del contratto della Lega di Serie A con MediaPro è «illegittima» e per questo deve essere revocata entro tre giorni, ovvero prima che diventi effettiva trascorsi i sette giorni dalla comunicazione avvenuta lunedì scorso. È ciò che ieri ha fatto sapere ufficialmente la società spagnola ai responsabili di via Rosellini, avvertendo che in caso contrario è pronta a tutelare i propri diritti sia in sede civile che penale, oltre che in via cautelare, ovvero chiedendo che si blocchi da subito la procedura di trattativa privata con gli operatori che la Lega è pronta ad avviare. La questione dell’ assegnazione dei diritti televisivi del calcio italiano non trova quindi strada spianata, com’ era da attendersi. Il presidente di MediaPro, Jaume Roures, aveva già fatto sapere che non avrebbe mollato il colpo, dopo che lunedì l’ assemblea della Lega aveva deciso di chiedere la risoluzione del contratto per la mancata presentazione della garanzia da 1,2 miliardi di euro da parte degli spagnoli. Ora Roures minaccia anche le vie legali nell’ incertezza di poter presentare la fideiussione entro lunedì. Il rischio, quindi, è che l’ assegnazione subisca ancora un rinvio perché è possibile che la Lega non riesca ad avviare le procedure per la trattativa privata, principalmente con Sky e Perform, previste a partire da martedì. Giovedì, infatti, sul sito della Confindustria del pallone sono state pubblicate le regole della trattativa privata che prevede un assegnazione dei diritti entro il 13 giugno, una mossa per accelerare i tempi, avvertendo che martedì prossimo sarebbero stati resi noti anche gli schemi di pacchetti. In attesa di capire cosa accadrà, si sa già invece quello che farà MediaPro in Francia, dove si è aggiudicata i diritti della Ligue 1 soffiandoli a Canal+ che storicamente li deteneva. Farà esattamente un canale della Ligue, quello che ha ancora intenzione di realizzare in Italia. Un canale, ha detto Roures, da offrire a 25 euro al mese a partire dalla stagione 2020. L’ intermediario spagnolo si è aggiudicato i diritti per 780 milioni di euro, a cui si aggiungono i 320 milioni di beIn Sports e i 50 milioni della compagnia telefonica Free. In questo modo la Ligue 1 francese, da sempre fanalino di coda, supererà l’ Italia e si aggiudicherà 1,153 miliardi a stagione, +60% rispetto al valore del contratto attuale.

Chessidice in viale dell’ Editoria

Italia Oggi

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Apple vuole espandere il business della pubblicità con una rete per app. Apple sta cercando di espandere il business della pubblicità digitale, mentre focalizza la sua strategia di crescita non più tanto sulla vendita dei device ma sui servizi offerti. A dirlo sono fonti vicine al dossier. Nell’ ultimo anno la società della Mela ha incontrato Snap, Pinterest e altre compagnie, discutendo della possibilità di partecipare a una rete che distribuirebbe pubblicità all’ interno delle app sviluppate da queste ultime. Apple condividerebbe i ricavi generati con le app che mostrano le pubblicità. La mossa amplierebbe l’ attuale piccolo business (sebbene in crescita) di Apple legato alla vendita di inserzioni pubblicitarie per i termini di ricerca nell’ App Store, che lo scorso anno ha registrato quasi 1 miliardo di dollari di ricavi. Secondo i termini discussi internamente e presentati ai potenziali partner, gli utenti che cercano un determinato termine sull’ app di Pinterest o Snap potrebbero vedere comparire una pubblicità, distribuita da Apple, legata a parole o prodotti cercati. Qualora il tentativo di ampliamento della pubblicità digitale andasse in porto, porrebbe Apple in competizione con Google e Facebook, che controllano rispettivamente il 35 e il 25% del mercato delle inserzioni su dispositivi mobili, secondo la società di ricerca eMarketer. Rai, i sindacati hanno scelto il membro del cda espresso dai lavoratori. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Informazione hanno scelto il candidato per l’ elezione del consigliere di amministrazione Rai espresso dai lavoratori: è Gianluca de Matteis Tortora, funzionario Rai. «Il suo compito», si legge in un comunicato, «sarà quello di indirizzare l’ attività del cda verso la modernizzazione dell’ azienda, garantire l’ indipendenza dell’ informazione, rilanciare la capacità produttiva ed ideativa del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale in un’ ottica di qualità. La scelta di questa candidatura inoltre risponde alla necessità di rispettare i rigorosi requisiti previsti dalla normativa vigente, difficilmente ascrivibile ad un lavoratore dipendente appartenente al contratto operai, impiegati e quadri e, al contempo, essere riconoscibile dal più ampio numero di lavoratori Rai». Pirelli main sponsor al Festival del Libro Possibile. Alimentare il dialogo tra impresa e cultura, comprendere e interpretare la contemporaneità, arricchire e rappresentare i valori del brand, sono gli obiettivi con cui Pirelli sostiene per il primo anno come main sponsor il Festival del libro possibile. Giunta alla 17esima edizione, spiega una nota, la kermesse culturale si svolgerà dal 4 al 7 luglio a Polignano a Mare. L’ azienda della Bicocca sosterrà l’ evento anche attraverso una partecipazione attiva ai suoi appuntamenti. Giovedì 5, alle 22, il vicepresidente e a.d. Marco Tronchetti Provera dialogherà dal palco con l’ ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli su temi legati a impresa e cultura per lo sviluppo. Nella stessa piazza, il giorno successivo alle 22.45, il direttore della Fondazione Pirelli Antonio Calabrò presenterà, dialogando con il fondatore e presidente di Eataly Oscar Farinetti, Il Canto della Fabbrica, volume edito da Mondadori e curato dalla Fondazione Pirelli che racconta il concerto dell’ Orchestra da Camera Italiana nel cuore del Polo Industriale Pirelli di Settimo Torinese. Giorgio Locatelli è il nuovo giudice di Masterchef Italia. È lo chef stellato Giorgio Locatelli il nuovo giudice di MasterChef Italia, il talent show culinario di Sky prodotto da Endemol Shine Italy che quest’ anno raddoppia con MasterChef All Stars, un’ edizione speciale che vede in gara i più talentuosi concorrenti delle 7 edizioni del programma. Locatelli, 55 anni, di Corgeno di Vergiate, sulla sponda varesina del Lago Maggiore e londinese d’ adozione, è stato il primo chef italiano a conquistare all’ estero una stella Michelin con un ristorante italiano, la sua Locanda Locatelli a Londra. Sostituirà Antonia Klugmann e affiancherà i confermati giudici Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo. La nuova formazione è pronta a debuttare a gennaio 2019 su Sky Uno. Estate d’ autore, le sale d’ essai a sostegno dei film di qualità. «Estate d’ Autore. Prime visioni al cinema» è l’ iniziativa della Fice – Federazione italiana cinema d’ essai giunta alla quinta edizione, che promuove l’ offerta di film di qualità italiani ed europei nel periodo estivo: 13 i titoli, in uscita nei mesi estivi, ai quali la Fice assicurerà un’ ampia diffusione e promozione negli oltre 400 schermi d’ essai associati. Grazia, anteprima del film Respiri. Continuano gli appuntamenti di Grazia dedicati al mondo del cinema. Il settimanale Mondadori ha presentato mercoledì scorso al Cinema Barberini di Roma l’ anteprima esclusiva di Respiri di Alfredo Fiorillo, interpretato da Alessio Boni e Pino Calabrese. Respiri narra la storia di Francesco (Boni), un ingegnere quarantenne, che dopo una misteriosa disgrazia si ritira a vivere in un paese sul lago d’ Iseo. Con la figlia ancora piccola occupa l’ antica villa di famiglia, una magnifica costruzione liberty lambita dalle acque. Nella grande casa vi è anche un’ altra misteriosa persona, di cui si percepisce soltanto l’ eco del respiratore che la tiene in vita. Ma ulteriori presenze non meno inquietanti, e decisamente più pericolose, si muovono intorno alla villa.

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